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Padre nostro che sei nei cieli

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Padre nostro che sei nei cieli
I° incontro
PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI, SIA SANTIFICATO IL TUO NOME
Riscoprirsi figli: pensati, amati, voluti da un Padre
Obiettivo generale:
Obiettivo di questo primo incontro è la consapevolezza profonda della chiamata originaria che tutti ci
accomuna: la vocazione alla vita! Sì chiamati alla vita per realizzarla in un progetto d’amore che è dono
di sé, felicità, pienezza di grazia. Chiamati alla vita da un Padre, da un Padre buono, che attraverso
l’amore di due persone, qui sulla terra, ha realizzato il suo “sogno”: la nostra vita!
Se chiamati da un Padre, allora siamo figli: figli pensati e non frutti di un caso; figli amati di un amore
liberante che rende dignità alla nostra storia; figli voluti e quindi amore concreto che si realizza
attraverso le nostre persone. Ecco perché l’umanità intera attende il nostro sì: perché attende l’amore,
quello unico e irripetibile di cui ciascuno di noi è destinatario e nello stesso tempo “mittente”: è questo
un dono immenso ed anche una responsabilità grande! A noi la scelta di “metterci in cammino”!
Dinamica iniziale: “Padre nostro”
Meditazione: Lc 11,1-4
Adorazione: Riscoprirsi figli:pensati, amati voluti da un Padre
Dinamica del pomeriggio: Padre nostro che sei nei cieli… e se Tu fossi un sognatore?
Celebrazione Eucaristica: la preghiera dei fedeli.
Mandato finale: “Il Padre vostro celeste sa…”
DINAMICA INIZIALE
L’obiettivo di questo inizio di giornata è aiutare a cogliere la propria identità come figlio/a di quel
Padre che ha fatto ogni cosa bene e per amore. Attraverso una presentazione essenziale di sé il giovane prende
coscienza di come legge la propria vita, in relazione a che cosa e a chi. Il brainstorming sulle parole Padre nostro
può far emergere qualcosa sulla esperienza che ha del Padre/padre. La presentazione di sé e del suo modo di
percepire il Padre diventa dono reciproco.
*Giro veloce di presentazione in cui ognuno dice solo nome e provenienza…
*Altro giro in cui ognuno presenta se stesso con un massimo di due parole.
*C’è un Altro a cui noi ci rivolgiamo con due parole: Padre nostro.
Liberamente ognuno dice cosa suscitano immediatamente queste due parole. Su un cartellone
che ha al centro il logo degli incontri saranno scritte le risonanze.
*Vediamo la prima parte del filmato La vita umana: prima meraviglia! Per la conoscenza della vita
prenatale, Centro Documentazione, Firenze 1996. (2/3 minuti).
*Lodiamo il Padre nostro che ci ha fatti come un prodigio: Sal 139
1
Dio mi conosce
Signore, tu mi guardi e mi leggi negli occhi
ciò che custodisco nel segreto del cuore;
ogni mio gesto ti è familiare,
lo segui con amorosa premura.
Il mio stesso corpo è un dono meraviglioso
creato dalla tua mano,
cesellato con arte e con gusto
fin dal seno di mia madre.
Accompagni il mio lavoro
e il mio tempo libero,
il filo dei miei pensieri
e i miei desideri più nascosti.
Ti ringrazio, Signore,
per avermi fatto in modo così bello!
Tutto quello che fai è meraviglioso,
ogni cosa è un raggio della tua bellezza.
Conosci le parole che dico
e i progetti che mi frullano per la testa.
La tua è una presenza costante,
uno sguardo che avvolge la mia vita.
Tu conoscevi i miei pregi e i miei difetti
prima ancora che io li scoprissi;
conoscevi i miei entusiasmi e le mie paure
prima ancora che le sperimentassi.
Quando ci penso, resto come incantato,
sorpreso e insieme affascinato.
E’ una cosa grande, meravigliosa
e spesso non me ne rendo conto!
Tutti gli avvenimenti della mia vita
ti erano familiari
prima ancora che li vivessi.
E i hai riempito l’esistenza di doni!
Se mi appassiono a studiare
le meravigliose leggi della natura
e penetro nei segreti delle cellule e degli atomi,
è la tua sapienza che mi si svela!
Avrei voglia di mettermi a raccontarli
ma sarebbe una storia troppo lunga:
innumerevoli piccoli segni che sempre mi portano
all’unico grande dono che sei tu, Signore,
Padre nostro!
Da CARRARINI Sergio,
Salmi d’oggi. Condivisione e contemplazione diventano preghiera di un credente
Ed. Mazziana 1991.
Meditazione: Luca 11, 1-4
1. “Maestro, insegnaci a pregare…”: l’ansia di una relazione vitale (Lc 11,1-4)
Con queste parole l’evangelista Luca introduce la preghiera del Padre nostro, sono i discepoli che chiedono al
Maestro dopo averlo visto a più riprese ritirarsi tutto solo sulla montagna nel silenzio. Ma è Gesù che con la
sua testimonianza li provoca a guardarsi dentro e a scoprire che c’è nell’animo umano uno specifico bisogno di
confronto, dialogo e chiarificazione circa il senso della propria vita che non può essere trascurato. E’ un
bisogno di senso e di identità così forte e ben radicato che non può essere gratificato o risolto dalla persona
umana da sola, nella sua autonomia, ma occorre che altri (genitori, educatori, amici, direttori spirituali…) ci
introducano, ci guidino alla scoperta di una relazione vitale con colui che è all’origine del mondo, delle cose, di
noi stessi.
2. “Quando pregate dite: Padre…”: una relazione più che una formula
Gesù accontenta i suoi discepoli avviandoli però non tanto a ripetere delle formule, delle semplici parole
bensì inserendoli dentro una relazione vitale. Preghiera allora non è recitare delle formule per quanto belle
possano essere, ma vivere, partecipare ad una relazione con Dio Padre. E’ bello notare come Gesù dimostra di
non soffrire nessuna gelosia quasi che la sua relazione col Padre sia esclusiva. No, anzi, sembra essere lieto
di condurre i discepoli a condividere questa sua stessa relazione col Padre. Egli ci dona la sua stessa dignità
di figlio del Padre: quella di poter stargli dinanzi, alla pari. Gesù mentre insegna il Padre nostro in realtà
insegna una relazione. E’ una formula che poggia, si incarna dentro una relazione. Pronunciare l’espressione
“Padre nostro” o anche solo la parola “Padre” significa sentirsi in due, significa riconoscere che esiste una
dinamica relazionale in cui uno è Padre e l’altro è figlio, ecco la grande dignità che ci viene conferita con la
vita: essere figli di Dio e insieme fratelli fra noi. La relazione con il Padre allora è fondamentale perché
• ci toglie dal caso (siamo pensati, voluti, amati da Qualcuno da sempre)
• ci libera dal caos (sappiamo chi siamo e che siamo al mondo per amare)
2
• ci tiene lontani dalla solitudine (siamo capaci di relazione e di compassione).
Insegnandoci per la prima volta nella storia biblica (nessuno aveva osato prima!) a chiamare Dio con il nome di
Padre, Abbà in ebraico, Gesù ci sollecita a confidare totalmente nel Padre, proprio come il bimbo si affida
con tutta l’energia affettiva del suo piccolo cuore ai genitori. Anche noi che pronunciamo quella parola
sublime e carica di confidenza possiamo seguire Gesù che ha chiamato sovente Abbà il proprio padre: in
particolare prima di patire la morte e poi anche sulla croce. Come per Gesù anche per noi è possibile vivere
ogni evento della nostra esistenza in compagnia del Padre, nell’invocazione aperta: nella gratitudine quando
siamo felici, nella richiesta quando siamo in crisi. Dire “Padre” almeno una volta al giorno per il cristiano è
sufficiente perché è tutto, tutto quello che gli serve per vivere perché significa da una parte riconoscere la
sua protezione nell’amore e dall’altra impegnarsi a vivere da figlio abbandonandosi sempre alla sua volontà nel
compiere il bene a qualunque costo.
3. Modello di ogni preghiera
Pregare non è piegare Dio ai nostri desideri, ma renderci liberi, aperti all’azione di Dio perché si manifesti
Padre e attui il suo Regno, la sua paternità sovrana su di noi e ci dia anche ciò che ci serve. Il Padre nostro
allora è la preghiera della fiducia radicale, il modello di ogni preghiera per la sua particolare impostazione. Si
compone di due strofe, ognuna suddivisa poi in tre momenti distinti. La prima ha per protagonista Dio Padre
e predomina l’aggettivo “tuo” riferito proprio a Dio; la seconda è centrata sull’uomo e le sue necessità e
predomina l’aggettivo “nostro”. L’impostazione ci insegna pertanto che per pregare occorre non
preoccuparsi subito di se stessi, ma piuttosto “decentrarsi”, uscire da sé per aprirsi alla relazione
profonda con Dio e fargli spazio in noi.
4. Sia santificato il tuo nome
Questa prima invocazione non esprime la distanza, ma la trascendenza e l’invisibilità di Dio, la sua libertà e la
sua alterità. Dio è altro rispetto a ogni altra cosa. Eppure non esiste Dio che sia così vicino al cuore
dell’uomo. L’espressione allora ci aiuta a capire che Dio non è a nostro uso e consumo, né pronto a legittimare
o giustificare le nostre pretese, ma resta sovrano e gratuito, disponibile a chi si fa piccolo e sempre aperto
ad una relazione profonda con noi. Sia santificato il tuo nome (= il nome di Dio Padre). E’ un’espressione
insolita per noi perché non indica una lode fatta di culto e di parole, ma un permettere a Dio di svelare nella
vita di ognuno di noi e della comunità la sua potenza salvifica. Possiamo notare come Dio ci coinvolge nel suo
disegno, nel progetto di benevolenza verso l’umanità. Dio quindi ci chiede di collaborare, ha bisogno di noi e
della nostra preghiera per benedire e sostenere il mondo. Ha senso allora il sottotitolo generale dei nostri
incontri fatto di tre parole chiave:
• Memoria: ricordarci, fare memoria, prendere coscienza della nostra preziosità come creature,
• Responsabilità: riceviamo la vita come dono gratuito ed è nostra preoccupazione saperla ben gestire
secondo il progetto che Dio inscrive in essa. Vivere sì, ma per cosa?
• Adesione: la nostra realizzazione di persone si compie nel diventare artefici, protagonisti di quel
progetto che Dio ci affida con tanta fiducia e libertà.
Conclusione. Cartesio, ha detto: Cogito, ergo sum (= penso, dunque sono, esisto). Questa frase in base a
quanto abbiamo riflettuto fino qui andrebbe modificata così: Cogitor, ergo sum (= sono pensato, dunque sono,
esisto). Sì, perché la nostra preziosità e dignità non sta in noi o nelle nostre doti e capacità, ma nell’essere
stati pensati, voluti, amati da un Padre tenero e ricco di misericordia .
3
Adorazione
Riscoprirsi figli:
pensati, amati voluti da un Padre
I momento
ADORAZIONE COMUNITARIA
Canto di esposizione
Preghiamo insieme: Io per te sono unico
Credo, mio Dio,
che sei mio Padre
ed io sono tuo figlio.
Credo che mi ami d’un amore eterno
e che porti impresso il mio nome
sul palmo della mia mano.
Credo che mi conosci
come se per te io fossi
un essere unico.
Credo al tuo amore
incondizionato e gratuito
per tutti gli uomini.
Credo che tu credi nell’uomo
e che l’uomo per te
è la tua speranza.
Credo che ci hai fatti per te
e che il nostro cuore è inquieto
finché non riposerà in te.
Credo che dopo la morte
vedrò direttamente il tuo volto
e in te la mia gioia sarà perfetta.
(Jules Bulliard)
Dalla lettera ai Romani (8,14-17; 28-30)
Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da
figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito
che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente
partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.[…] Del resto, noi sappiamo che
tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché
quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del
Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche
chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.
4
II momento
ADORAZIONE PERSONALE
Canone
Piste per la riflessione personale
1. Bisogno di relazione «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1)
All’inizio di questo cammino di discernimento vocazionale prova ad esplorare in te per comprendere “chi” o
“cosa” cerchi e qual’ è il bisogno più grande del tuo cuore.Ti lasci aiutare nel cammino di ricerca?
2. Quale Padre «Quando pregate dite: Padre» (Lc 11,2)
Che immagine hai di Dio Padre? Lo senti come un padre o padrone? Dedichi del tempo alla preghiera come
incontro quotidiano con il Padre?
3. Responsabilità verso la vita «Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare» (Lc 11,1)
Chi sei tu e cos’è la vita per te? Cosa “sogni” per il tuo futuro? Quali i progetti?
III momento
ADORAZIONE COMUNITARIA
Canone
In ascolto dei testimoni: Raul Follereau
(Raoul Follereau nacque nel 1903 e morì nel 1977. Nel 1925 sposa Madeleine Boudou con la quale condividerà tutte le
esperienza a servizio della vita che caratterizzeranno tutta la sua esistenza. Nel 1935 incontra Charles de Foucauld e visita
un lebbrosario che diventa il luogo del suo incontro con “Cristo malato”. Inizia così la sua grande battaglia contro la
lebbra, viaggi, conferenze, scioperi, incontri e lettere ai “grandi del mondo”, una vita completamente donata. Nel 1954
istituisce la “Fondazione della Giornata Mondiale dei Lebbrosi” fissata all’ultima domenica di gennaio, ancora oggi
celebrata da più di centocinquanta Stati, e insieme all’inseparabile moglie, ogni anno si reca in qualche paese per
festeggiare questa giornata in compagnia di quelli che li chiamavano: «papà Raoul e Mamma Madeleine». Insieme hanno
combattuto più di 50 anni di battaglie incessanti, di fatiche, di pene, ma anche di grandi gioie, 50 anni di vagabondaggio a
fianco a fianco, con l’unica preoccupazione della felicità degli altri, dei più sofferenti.Vagabondi della carità!)
IO, purché
sia provvisto
di tutto ciò che desidero,
(notate ho dei gusti modesti:
notate, tre pasti al giorno, un buon letto e il resto)
mi accontento di questa vita.
Non domando nulla a nessuno
e non mi occupo degli altri.
IO, purché
abbia la mia televisione, la mia auto,
e purché i miei vicini vedano bene
che ne ho appena cambiata una
per un modello superiore;
purché trovi un sistema per prolungare
il mio mese di vacanza,
per andare in giro per il mondo e spedire cartoline
dalle diverse capitali o dalle spiagge del Portogallo
tutto il resto per me è lo stesso.
Non chiedo nulla a nessuno
e non mi occupo degli altri.
Quando suonano a casa mia,
guardo sempre dalla finestra
prima di socchiudere la porta.
5
Non si sa mai chi può essere!…
C’è della gente di ogni tipo e così strana…
E poi non mi piace che mi disturbino.
Ciascuno per se.
Ciascuno a casa propria.
Tutti quei merli che si credono apostoli,
tutti questi svitati
che dicono: «le ricchezze del mondo
son di tutti»: che senso ha tutto ciò?
Perché cambiare qualcosa? Perché?
Ho tutto ciò che mi occorre a mia disposizione;
IO, io sono contro la rivoluzione.
Come se non si avessero abbastanza guai
con la circolazione!!!
In maggio, a causa di quegli imbecilli,
di quei cretinetti del Quartiere Latino,
le mie digestioni sono state difficili.
Talvolta mi sono svegliato
con la testa sotto il cuscino
e al mattino non avevo mai fame.
Sembra che lontano dal mio quartiere
anche altri… Che più della metà
del mondo abbia fame…
Non so più dove… in qualche posto…
(se poi si dovesse credere a tutto ciò
che scrivono i giornali!…).
E poi infine
IO non c’entro per nulla
se tutta quella gente non ha da mangiare.
IO non posso per questo dar loro la mia parte.
Già pago imposte fenomenali
perché vengano aiutati, perché vivano.
Al cinema ho visto cose terribili,
talmente orribili che ho avuto degli incubi…
parecchie volte.
E questo fa malissimo al mio fegato…
Perciò intendo continuare a modo mio,
senz’altro desidero ma senza rimpianto
- e senza rimorsi –
la mia modesta vita tranquilla…
«Ma quale vita?
Tu sei già morto».
(Da “La civiltà dei semafori” 1969 di Raoul Follereau: estratto contenuto in “Stringere le mani del mondo” Ed.
Emi 2003)
Celebrante
Signore, amante della vita e Padre di tutti
dona al nostro cuore giovane
di ricercare la verità che non delude,
la passione per la bontà che sa accogliere,
il gusto della bellezza che non tramonta.
6
A noi affidi un'avventura
carica di prospettive e novità:
l’avventura dell’AMORE.
Vinci le nostre paure e diffidenze e
da’ alla nostra fede la forza della certezza
nel tuo amore.
Per Cristo nostro Signore. Amen
Benedizione
Canone
Canto finale
DINAMICA DEL POMERIGGIO
Obiettivo
Qual è l’esperienza che i ragazzi hanno di Dio Padre? Come parlano gli altri di Lui,
cosa ne pensano concretamente?
E’ importante far emergere la reale e concreta relazione o idea che ciascuno ha di Dio,
a partire dalla relazione con il proprio padre naturale.
Strumenti
Immagini fotografiche che richiamino l’idea del padre. Prevederne una notevole
quantità così da permettere una scelta il più possibile libera e non condizionata. A
questo proposito è importante scegliere una gamma di immagini molto ampia: alcune
che esprimano palesemente la figura di un padre, altre che ne alludano anche
lontanamente o che ne rappresentino una contraddizione.
Padre nostro che sei nei cieli… e se Tu fossi un sognatore?
Percorso
In pochi minuti, introdurre a grandi linee il tema specifico, incastonandolo nel
percorso che al gruppo si desidera proporre.
Fare sempre molta attenzione a non essere espliciti negli obiettivi specifici e soprattutto
nelle conclusioni. Quest’ultime dovrebbero emergere solo alla fine di un incontro, grazie
alla ricchezza condivisa da ciascuno.
Provocare i giovani a risposte personali:
•
qual è la nostra esperienza di Dio Padre
•
come parla la società di Dio
•
è veramente Padre? Per tutti?
•
come parlano di Lui i nostri amici?
•
Chi è per me Dio Padre?
A partire da quest’ultima domanda chiedere ai giovani di scegliere tra le immagini
precedentemente preparate, quella che esprime più direttamente la personale
esperienza di Dio. E’ necessario dare loro del tempo sufficientemente lungo e riunirli,
successivamente, in assemblea, perché ciascuno possa condividere la sua scelta e la
motivazione di fondo.
Spingere la riflessione in profondità!
•
su cosa si fonda la mia relazione con il Padre?
•
quello che penso di Lui è esperienza personale e diretta o è ciò che altri
realmente mi dicono?
7
se Lui è Padre, chi siamo noi? Chi sono io?
c’è una responsabilità da figli?
Dio Padre potrebbe essere un sognatore e avere un sogno per noi?
Se fosse vero, il nostro Sì farebbe la differenza! Ma un Sì a cosa? E’ necessario
scoprirlo!
•
•
•
Per una sintesi e un orientamento progressivo nella conduzione globale della dinamica
può essere utilizzata la scheda allegata che complessivamente può essere un punto di
riferimento tanto per l’animatore, nell’animare e condurre la condivisione, quanto per
ogni ragazzo/a.
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Durante la Celebrazione Eucaristica verranno sottolineati in particolare due momenti:
- la preghiera dei fedeli come momento in cui ci facciamo portavoce presso
l’Unico Padre delle necessità dei fratelli che nel mondo soffrono a causa di
ingiustizie, guerre, violenze, sofferenze fisiche e psicologiche;
- il Padre Nostro, in particolare la prima espressione: “Padre Nostro che sei nei
cieli”, dopo la quale ci fermeremo un po’ di tempo per riflettere sul valore delle
parole pronunciate affinché diventino realmente preghiera pregata!
MANDATO FINALE
…di un Padre così ci si può fidare, perché, non solo fa bene ogni cosa, ma provvede ad ogni sua
creatura perché viva e cresca col suo Amore.
Parola:
Atteggiamento:
“Il Padre vostro celeste sa…” Lc 12, 30
fiducia in Colui che provvede.
PREGHIERA FINALE
«IO VI RIPETO…
“Non abbiate paura!”. Cristo rivolse molte volte questo invito agli uomini che incontrava. Di che
cosa non dobbiamo aver paura? Non dobbiamo temere la verità su noi stessi.
Pietro ne prese coscienza, un giorno, con particolare vivezza e disse a Gesù: “Signore, allontanati da
me che sono un peccatore”. Cristo gli rispose: “Non temere: d’ora in poi sarai pescatore di
uomini”. Non aver paura degli uomini! L’uomo è sempre uguale. I sistemi che egli crea sono
sempre imperfetti, e tanto più sono imperfetti quanto più egli è sicuro di sé.
Tutte le volte che Cristo esorta a “non temere”, ha sempre in mente sia Dio sia l’uomo. Vuol dire:
“Non abbiate paura di Dio”, ma invocateLo con me: “Padre nostro”.
Desiderate persino di essere perfetti come lo è Lui, perché Egli è perfetto. Sì: “Siate voi dunque
perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”».
(Giovanni Paolo II, in “Varcare la soglia della speranza”, intervista con Vittorio Messori, 1994, pp.4-5)
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