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Non aver paura di credere, cioè di andare

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Non aver paura di credere, cioè di andare
Sentieri
ANNO 1II - N. 4 - INVERNO 2015
“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24)
BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI S. MARIA NASCENTE DI PIEVE DI CADORE
E DI S. TOMMASO APOSTOLO DI POZZALE
Piazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL)
Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Direttore don Diego Soravia • Resp. ai sensi di legge don Lorenzo
Sperti - Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL • Stampa
Tip. Piave Srl (BL)Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L.
27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL •
Non aver paura di credere, cioè di andare
Entrando nella nostra Chiesa arcidiaconale veniamo
subito attirati dalle scene pittoriche presenti davanti
a noi: l’Ultima Cena, i santi Pietro e Paolo e l’Annunciazione a Maria. Ho scelto proprio uno dei protagonisti - l’Angelo Gabriele - per arrivare a tutti i
Parrocchiani e ai Lettori con l’augurio di Buona Natale e per un messaggio di gioia e speranza all’inizio
del nuovo anno, capace però di sostenerci per tutto
l’anno.
L’Angelo Gabriele ha appena fatto una proposta a
Maria, una proposta che, se accolta, cambia completamente la vita di quella giovane ragazza palestinese.
Lei non nasconde lo stupore e la preoccupazione:
“come é possibile”, ella dice all’angelo. Anche
Maria, come noi, non trova facile la fede, l’accogliere
Dio nella sua vita. Anche per Lei la fede é un cammino, un percorso che attraverserà tutta la sua vita
fino ad arrivare sotto la croce e poi tra le mura accoglienti del Cenacolo quando Lei stessa sarà punto di
riferimento per gli Apostoli.
Gabriele, l’angelo, sembra accorgersi della perplessità di Maria e la incoraggia: “non aver paura di credere...”. Sappiamo che Maria si fida di Dio, accetta
di far parte d’un grande progetto, si rende disponile
ed allora in Lei comincia a prendere forma il Figlio
stesso di Dio. E’ per la fede di Maria che noi possiamo recitare nella professione di fede: “per non e
per la nostra salvezza Egli é disceso dal cielo”.
Quanto vorrei che l’angelo Gabriele si mettesse a
dialogare con ognuno di noi e ci chiedesse di fidarci
di Dio, di aprirci alle sue provocazioni, di sentirlo
presente nella nostra vita!
Ecco allora l’augurio che vi propongo: durante tutto
il nuovo anno Dio desidera dialogare con noi, ci propone di fidarci di Lui, di fargli posto dentro di noi, le
nostre scelte siano le sue scelte, i nostri sogni i suoi
sogni. Allora Lui nascerà dentro di noi, sarà gioia
piena perché Lui sarà il motore del nostro viaggiare
nella quotidianità.
Voltandomi per uscire di chiesa, mi sembrava che
l’Angelo Gabriele sia ancora lì e stia aspettando una
mia risposta; allora quella giovane donna ha saputo
attivarsi per realizzare il progetto di Dio non solo su
di Lei ma su tutti noi: é per la sua fede che possiamo
celebrare il Natale, la Pasqua, la domenica, la vita
eterna. Dentro di noi può abitare il Mistero e un invito: il Regno di Dio lo stiamo costruendo con la nostra vita, magari con tanta fatica e tanta fragilità. Con
Lui però stiamo facendo le prove generali del futuro.
Buon Natale allora, e buon anno a tutti voi:
pronti a credere e pronti per andare.
don Diego
2
Sentieri
L'uomo frainteso e il Dio inatteso
L'identità di Gesù
C’è un tema che attraversa tutto il
Vangelo di Marco e che, a ben vedere, è il tema del Vangelo, il centro
di gravità attorno al quale il testo
ruota. È la questione dell’identità di
Gesù.
Chi è Gesù? Non si tratta di trovare
la risposta esatta a un problema matematico, perché non c’è una dimostrazione da formulare. È la chiamata
a una presa di posizione personale:
chi è Gesù per me? Il che equivale a
dire: in quale volto di Dio credo? E
di conseguenza: che cosa significa
credere in Dio, essere discepoli di
Gesù? Come dovrebbe essere la
chiesa, nel “sogno” di Gesù? Il Vangelo è una parola che mi chiama, mi
provoca a decidere della mia vita,
perché tocca le corde della mia umanità. Lo si vede bene, dopo la sezione
delle controversie, nel testo di Mc
3,7-31.
C’è molta gente che cerca Gesù, che
lo vuole vedere e toccare, vere e proprie folle (cfr. 3,7-8). Vogliono i miracoli, vogliono essere guariti da
quest’uomo che sembra avere grandi
poteri. Gesù è diventato un uomo di
successo, ma invece di sfruttare il
momento e di cavalcare l’onda, si
sottrae. Gli spiriti maligni cadono ai
suoi piedi gridando: «Tu sei il Figlio
di Dio!» (3,11). Se accadesse oggi, ci
aspetteremmo un Gesù sotto i riflettori, che spopola nelle immagini e nei
video condivisi sui social network.
Guardate il Figlio di Dio! Gesù, invece, impone il silenzio. Non vuole
che si dicano queste cose di lui. È
quello che gli esegeti chiamano “il
segreto messianico”.
cesso è dolce, a un buon sapore, è un
vino che ubriaca facilmente, perché
ci illude di essere importanti. Ma il
successo è anche bugiardo, si ferma
all’immagine e all’apparenza. La
gente vedeva in Gesù un uomo di potere ed era pronta a seguirlo, ma sarebbe stato per i motivi sbagliati. E
lui lo spiega: «Chi fa la volontà di
Dio, costui per me è fratello, sorella
o madre» (3,35).
Gesù non vuole essere il padrone di
nessuno, vuole fratelli e sorelle che
come lui imparino a fare la volontà di
Dio, cioè imparino ad amare. E il
segno dell’amore è la morte in croce,
il contrario del potere. È solo sulla
croce che si capisce davvero chi è il
Figlio di Dio e a riconoscerlo per
come è veramente è un pagano, il
centurione (cfr. 15,39).
Ecco il motivo del “segreto messianico”. Gesù capisce che la gente
fraintenderebbe lui e fraintenderebbe
Dio, il quale non è un imperatore celeste a cui inchinarsi attendendo dei
favori da lui. Porta gli apostoli sul
monte, perché non vuole che si facciano un’idea sbagliata. Il loro compito non è diventare autorità
religiose, ma annunciare il Vangelo e
aiutare i sofferenti. Per amore, non
per conquistare adepti!
Gli apostoli devono imparare a non
credersi migliori degli altri, padroni
delle coscienze; devono imparare a
servire, più che a essere serviti. Come
il loro maestro. È il motivo per cui
Seguendo questa scelta di anti-popolarità, Gesù si ritira su un monte,
fuori dalla mischia, e sceglie i dodici
apostoli, perché stessero con lui e per
mandarli a predicare con il potere di
scacciare i demoni (3,14). Gli apostoli sono chiamati a stare con lui e a
fare come lui, a camminare lungo la
sua via, ad assumere il suo stile. E subito dopo si capisce il motivo del suo
comportamento, perché la via del
Vangelo è una via che viene fraintesa,
anche dalle stesse persone religiose.
Proseguendo la lettura, infatti, vediamo che i parenti di Gesù lo credevano pazzo (cfr. 3,21) e gli scribi lo
accusavano di essere lui stesso posseduto dal demonio (cfr. 3,22). Il suc-
papa Francesco da fastidio a certi uomini di chiesa, quando ricorda queste
cose. Bisogna fare attenzione a chi
parla tanto del bene dell'uomo, di
Dio, della verità, ma con il linguaggio dell'autorità e non con quello dell'amore.
Lo scopo della chiesa non è essere
una sorta di partito religioso che deve
affermare le sue posizioni, acquisire
importanza e sbaragliare i propri nemici. Il suo unico scopo è vivere e testimoniare il Vangelo, la legge
dell’amore.
Christian Albini
(articolo tratto da sperarepertutti.typepad.com)
Signore,
vogliamo pregarti oggi
per tutti i sacerdoti del mondo.
Ti preghiamo per questi nostri
fratelli che dedicano la loro vita
a costruire comunità.
Ti preghiamo per i sacerdoti:
categoria ormai
in via di estinzione...
E mentre preghiamo
per i sacerdoti, pensiamo a tutti
quelli che abbiamo conosciuto:
a volte sacerdoti staccati
dalla gente comune,
a volte uomini pieni di comprensione e di umanità,
altre volte sacerdoti inchiodati
dalle loro incoerenze
più o meno evidenti...
Molte volte i preti che abbiamo
avuto accanto li abbiamo giudicati, criticati, contestati, isolati...
Poche volte abbiamo ricordato
che il prete è solo un nostro fratello, limitato e fragile, che dedica la sua vita ad annunciare
il Vangelo, cercando con tanta
fatica di vivere le cose che dice.
Ti chiediamo, Signore,
di aiutarci a voler bene
ai nostri sacerdoti.
Aiutaci a cercare il bene insieme.
Facci capire
che prima di abbandonarli,
pensiamo che, anche loro,
come tutti noi, hanno bisogno
di un sorriso e di un amico.
Il Cristo della moneta è un dipinto a olio
su tavola di Tiziano, databile al 1516
circa e conservato nella Gemäldegalerie
di Dresda. È firmato "Ticianus F.”
Signore Gesù, tu cerchi sempre
dei "pazzi", dei "folli" d'amore
disposti a seguirti. Manda ancora
nelle nostre comunità sacerdoti
pieni di gioia, capaci di stravolgerci il cuore con la tua grazia.
Amen.
ANAGRAFE DI PIEVE
Hanno cominciato a vivere
con il Sacramento
del Battesimo
Sentieri
BRAVI I VOLONTARI
6. BOLDO TOMMASO MARIA,
figlio di Giovanni Maria e di Marika
Soravia, nato a Pieve il 7 gennaio e
battezzato il 24 ottobre.
7. SCURIATI NATALIE di Claudio
e di Buca Simona, nato a Bolzano il
25.01.2015 e battezzato a Pieve il 29
novembre.
8. BRAIDO SAMUEL, di Davide e
di Bortoli Silvia, nato a Belluno il I°
settembre e battezzato a Pieve il 29
novembre.
GIUNTI AL TRAGUARDO
DELL’ETERNITA’
10. CRUZZOLA GIOVANNA, di anni
92, morta presso la residenza “Marmarole” il 4 settembre.
11. TABACCHI BORIN LUIGI di anni
65, morto a Pieve il 19 settembre.
12. MAIEROTTI ALDO, di anni 77,
morto a Belluno il 23 settembre.
13. TABACCHI GENOVEFFA di anni
77, morta in casa a Villanova il 27 settembre.
14. TABACCHI MARIA, di anni 82,
morta Pieve il 28 settembre.
15. GAGLIAZZO LUIGIA, di anni 61,
morta a Belluno il 17 ottobre.
16. TABACCHI GIOVANNI, di anni
76, morto improvvisamente a Sottocastello il 28 ottobre.
17. PASSUELLO CESARE, di anni 89.
morto a Tai il 13 novembre e sepolto a
Pieve.
18. TABACCHI MARIO di anni 101,
morto in Villanova di Pieve il 17 novembre.
RICETTA PER LA FELICITA’
“Non aspettare di finire l'università, di
innamorarti, di trovare lavoro, di sposarti, di avere figli, di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili, che arrivi il
venerdì sera o la domenica mattina, la
primavera, l'estate, l'autunno o l'inverno.
Non c'è momento migliore di questo per
essere felice. La felicità è un percorso,
non una destinazione. Lavora come se
non avessi bisogno di denaro, ama come
se non ti avessero mai ferito e balla,
come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce, i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni. Ma l'importante non cambia:
la tua forza e la tua convinzione non
hanno età. Il tuo spirito è il piumino che
tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c'è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c'è un'altra
sfida. Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere”.
Beata Madre Teresa
Il volontariato é un vero dono
nella vita paesana e in quella ecclesiale: ci si offre per accompagnare i bambini a scuola o per
essere punto d’appoggio per gli
anziani nei loro spostamenti; c’è
chi offre il suo tempo e le sue
competenze per seguire i ragazzi
nell’attività sportiva e chi anima la
vita musicale e culturale. C’è chi
ha a cuore il cammino di fede dei
bambini e si offre come catechista
e chi tiene aperte e in ordine le nostre chiese.
C’è anche chi si prende cura dell’arredo urbano e mantiene ordinate e pulite le aiuole. A tutti
costoro giunga la nostra cordiale e
sincera riconoscenza.
L’isola e la campana
Nessun uomo
é un’isola intera in se stessa;
ogni uomo
é un pezzo del continente,
una parte della terra;
se una zolla viene portata via
dal mare, l’Europa ne èdiminuita, come se lo fossero
un promontorio
o la casa di un tuo amico
o la tua stessa casa;
ogni morte di uomo
mi diminuisce; perché́io
partecipo dell’ umanità̀:
e così non mandare mai
a chiedere
per chi suona la campana.
Essa suona per te ...
John Donne
3
IL MATTONE
Il muratore posava il mattone
sul letto di cemento.
Con gesto preciso della sua
cazzuola vi gettava una copertura, e senza chiedergli il parere posava su un nuovo
mattone.
A visto d’occhio le fondamenta
salivano, la casa poteva elevarsi
alta e solida per ospitare uomini.
Ho pensato, Signore, a quel
povero mattone interrato nella
notte alla base del grande edificio: nessuno lo vede ma lui fa
il suo lavoro e gli altri hanno
bisogno di lui. Signore, non
conta che io sia in cima alla
casa o nelle fondamenta, purché́ io sia fedele, al mio posto,
nella Tua Costruzione.
Michel Quoist
ANAGRAFE DI POZZALE
Hanno cominciato a vivere
con il Sacramento del Battesimo
3. COLETTI NATALIA, di Simone e
di Daniela De Mingo, nata a Pieve il 30
giugno e battezzata il 10 ottobre.
Hanno consacrato il loro amore
con il Sacramento del Matrimonio
1.
SVALUTO
MOREOLO
CARLO e BARBARA CRUZZOLETTO, il 12 settembre.
2. TABACCHI MASSIMILIANO e
VOLPE MARZIA, il 20 settembre.
GIUNTI AL TRAGUARDO
DELL’ETERNITA’
2.
CARGNEL MARIA GIOVANNA, di anni 88, morta a Pieve il
I° aprile e sepolta a Pozzale.
3. DE POL GIANNI, di anni 75,
morto presso la residenza “Marmarole” il 15 settembre.
4
Sentieri
RICORDO DI UN AMICO
C’ero anch’io tra le tante persone
presenti a Sottocastello al funerale di
Luigi Borin e mi hanno raggiunto
tanti ricordi, colmandomi di emozioni. L trascrivo, per condividerli
con altri amici e persone a lui care: lo
faccio utilizzando la forma della
lettera, perché per me sono ricordi
intrisi di amicizia.
smo. Fu in una di queste grandi manovre pasquali che avvenne…. Il
“fattaccio”. Tra i tanti collaboratori
c’era chi portava secchi d’acqua per
lavare il pavimento, chi lucidava i
candelieri – mi pare ancora di sentire
CARO LUIGI,
l’altro giorno al
tuo funerale ci siamo ritrovati quasi
tutti i bambini e i ragazzi degli anni
cinquanta e sessanta di Sottocastello…. Sotto il cappello d’alpino
o in borghese, dentro e fuori la
chiesa: eravamo lì con te per l’ultimo saluto.
E’ stata una celebrazione di fede
ma per me è stata anche popolata da
tantissimi pensieri che continuano
a vagarmi dentro e che oggi mi portano a scriverti. Mi sono ricordato
di quando facevamo a gara a fare i
chierichetti, c’era ancora la Messa
in latino – “introibo ad altare Dei,
ad Deum qui laetificat juventutem
meam” - e alla consacrazione noi
sollevavamo i lembi della pianeta
del prete che voltava le spalle alla
gente, con un lungo scampanellio…
Non c’era inverno, neve o maltempo
che ci impedisse di andare a servir
Messa a don Osvaldo Bortolot – detto
“don Kilometro” -, o al piccolo don
Luigi Farenzena . detto “don Centimetro” o a don Giovanni Belli che ci
scorazzava con la sua prima Fiat 600.
Eravamo sempre presenti anche alle
feste grandi o ai funerali, alle celebrazioni di mons. Angelo Fiori, sempre piuttosto burbero ma buono e
molto generoso.
Poi c’era Adele, la nostra sacrestana,
che ci preparava la cena di polenta e
baccalà, dopo la processione del Giovedì Santo, quando dalle varie frazioni coinfluivamo tutti nella Chiesa
di Pieve, cantando il “Miserere” a
cori alternati con le voci femminili
che noi chiamavamo “le bagarole”.
Era proprio intenso il nostro impegno
attorno e dentro la Chiesa.
Specialmente per Pasqua e per san
Lorenzo, la nostra opera di aiutanti
per le grandi pulizie era richiesta e
accolta sempre con grande entusia-
l’acre odore del “Sidol” - , chi andava
a caccia di ragnatele servendosi di
una lunga canna di bambù con in
cima uno scopino di piume. Fu proprio questa “l’arma del delitto”. Cercando di pulire il nostro bell’altare
maggiore da un’enorme ragnatela che
partiva dalla trombetta dell’angelo di
sinistra – per chi guarda - e arrivava
poi alla pala di san Lorenzo, a uno di
noi, eroico chierichetto, capitò per
sbaglio di asportare assieme alla ragnatela anche la trombetta dell’angelo! E qui si dice il peccato ma non
il peccatore! Chissà quanti fedeli,
guardando l’’altare, si saranno meravigliati della mancata simmetria degli
angeli trombettieri… Ecco svelato
l’arcano. La trombetta in questione
finì sopra un’armadio della sacrestia
e il fatto restò avvolto nel segreto con
la complicità di tutta la banda dei volontari pulitori.
Mentre ti accompagnavano per l’ultima volta per le vie del paese, io ti
aspettavo in chiesa e pensavo a
quanto, da bambini e da ragazzi, vivevamo il paese: le piazze, i “tabia-
roi”, le fontane e gli angoli più reconditi, nascondigli per le nostre lunghissime partite a “ladri e
carabinieri”. Poi ancora le nostre
scorribande su per i campi dei “Piei”,
a fine autunno a rubare i “rai”. E
quante feste, quante cene assieme
nelle nostre case, quante sagre,
scampagnate ed eventi sportivi nel
prato del “piovan” in località “Le
piazze”.
Ma il ricordo più intenso che ci
ha accomunato, caro Luigi, è la
passione per la montagna, con
quell’avventura verso il Campanile di Val Montanaia, giusti cinquant’anni fa. Mi ero procurato la
guida di Antonio Berti “Dolomiti
Orientali”. Studiandola avevamo
scoperto che dietro agli Spalti di
Toro c’era il Campanile di Val
Montanaia: ce ne siamo subito innamorati. Abbiamo scelto il tragitto di Forcella Segnata, A
ripensarci mi vengono ancora i brividi. Eravamo in quattro: io, tu,
Noelio Marchet studente di Teologia di Feltre e un quarto compagno
che non nomino. Siamo partiti all’alba da Sottocastello e abbiamo
raggiunto Vedorcia poi siamo scesi
al Rifugio Padova e siamo risaliti
in mezzo agli Spalti di Toro, arrampicando per i canaloni e le
roccette di Forcella Segnata, con
l’idea di pernottare ai piedi del Campanile nel Bivacco Perugini.
Ma avevamo calcolato male i tempi:
prima di arrivare in cima alla Forcella
ci ha colto il buio. Ci fu appena il
tempo di appollaiarci su una cengia,
per fortuna abbastanza ampia e vegliare poi tutta la notte. Spero che in
Paradiso tu abbia reincontrato Noelio, poi diventati prete, che ci ha lasciati qualche anno fa e che insieme
abbiate ricordato l’avventura di
quella notte passata cantando, chiacchierando e pregando. Credo che il ricordo di quel rosario, immersi come
eravamo nella notte e nella nebbia, ti
abbia accompagnato per tutta la vita.
Spero infine che quella parte dell’AVE MARIA che dice. “prega per
noi peccatori, adesso e nell’ora della
nostra morte” ti sia stata di consolazione nel tuo passaggio da questa
vita.
Ciao e arrivederci, caro Luigi.
Nelso Tabacchi
Sentieri
“SE NON RITORNERETE COME BAMBINI…”
Preparando la celebrazione della
Messa in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico, abbiamo
scelto un messaggio da condividere
insieme, alunni, insegnanti e genitori:
abbiamo scelto il grande tema della
pace sia per ricordare il centenario
della guerra mondiale sia per riflettere sui tanti focolai di guerra presenti
nel mondo. Il Parroco ha portato in
Chiesa il libro dell’anagrafe di cent’anni fa con la pagina aperta proprio
dove era scritto il nome dei soldati
morti nell’ospedale militare di Tai
durante le sanguinose lotte al fronte.
I bambini invece erano stati invitati
a prendersi un qualche impegno per
vivere la pace nel loro ambiente di
vita. Con tanto di nome e cognome
ognuno aveva compilato un foglio
che recitava così: “Durante quest’anno scolastico io m’impegnerò
a realizzare la pace facendo: ….”
Ogni alunno ha avuto l’occasione di
riflettere un po’ e poi scrivere un suo
impegno, un suo piccolo, ma importante contributo, perché la pace possa
mettere più radici tra di noi e perché
la pace non sia un problema degli
altri, dei grandi, dei capi di stato.
Ecco allora alcune risposte date dai
ragazzi stessi, risposte che parlano di
casa e di scuola, di gioco e di preghiera, di facili baruffe e di grandi
sogni. Le offro ai lettori di “Sentieri”
con l’invito che anche loro, i lettori,
si sentano coinvolti almeno in parte
per essere seminatori di pace nei loro
ambienti di vita.
Leggendo quanto i ragazzi hanno
scritto m’è venuta in menta quella pagina del Vangelo dove Gesù dice: “ se
non ritornerete come bambini… non
entrerete nel regno dei cieli”; ecco
un’occasione per noi grandi di ritornare bambini nei progetti, negli
slanci, nell’entusiasmo e nella speranza d’un modo nuovo.
m’impegnerò a realizzare la pace
facendo:
“il bravo a scuola, non litigare più
con gli amici, non giocare più con i
giochi di guerra.
“Impresterò i miei giochi ai miei
compagni e giocherò insieme a
loro”.
“ Non giocherò con i soldatini che
fanno guerra, pistole giocattolo che
sparano missili e bombe giocattolo”.
“ farò il bravo, m’impegnerò al massimo senza litigare, darsi a botte, non
prendendo in giro gli altri, senza
mordersi”.
“diventerò piò gentile, più dolce e carina con gli altri. Donerò ai bambini
poveri i giocattoli che non uso più,
sarò più generosa anche nella preghiera”.
“pace ogni volta che litigherò; non
reagirò quando qualcuno mi prenderà in giro e mi farà male”.
“la pace con ogni bambino cui litigo;
cerco di essere amica di tutti e di rimanerci, rispettando i compagni e
quello che dicono”.
“mi succede di prendere sempre in
giro i miei compagni; vorrei non farli
arrabbiare ricordandomi del materiale scolastico e di andare spesso in
chiesa”.
“non litigare con gli amici; al massimo, se succede, devo dire : ho fatto
la cosa sbagliata. Scusami”.
“Mi impegnerò a dare una mano alla
gente cercato di ascoltarli sempre di
più; voglio pregare più volte per la
gente”.
“ a calcio non devo fare falli e a casa
non voglio fare dispetti a mia sorella;
poi vorrei aiutare di più la mamma”.
“amicizia con i bambini nuovi, non
litigare con le amiche, anche con
quelle antipatiche; vorrei ascoltare
meglio le maestre quando parlano.
Bisogna rispettare anche loro”.
5
Non farò più i dispetti al mio gatto;
non litigherò più con mio cugino”.
“voglio imparare a chiedere gentilmente”.
“essere più brava a scuola e comportarmi bene in casa, in piazza, al bar.
Voglio aiutare la mamma a preparare
la cena”.
“aiuterò la mamma ad aiutare mia
sorella quando ha bisogno di me”.
“durante quest’anno vorrei stare un
po’ più zitta e buona sia nello sport
che nella scuola e a catechismo anche
se mi é stato sempre molto difficile”.
“quando gioco in squadra non tralasciare nessuno”.
“facendo del bene verso gli altri, a
proteggere Dio da chi gli parlerà
male contro. Mi piacerebbe di dire
agli altri che la violenza non é la
strada giusta; basta una parolina e
tutto finisce con serenità”.
“devo smettere di giocare con la
fionda”.
“non prenderò in giro nessuno perché causerei una piccola guerra”.
“Non voglio più litigare con la
mamma; al posto di guardare la tv
voglio fare i compiti per i giorni seguenti”.
“voglio mantenere le promesse per
sempre”
“perché non farsi compromessi
quando si litiga, senza farsi male?”.
“mi metterò im mezzo alle liti e,
anche se entrerò al litigio non mi
comporterò male ma aiuterò a non litigare. Non farò ciò che non vorrò
fosse fatto a me”.
“Come é brutta la guerra!”.
“Non litigare con gli altri e essere
amico con tutti: so che sembra un
piccolo passo insignificante, ma tanti
piccoli passi conducono a uno più
grande per la pace nel mondo”.
Buona continuazione nella lettura
mentre potete assaporare - tra le
righe - ciò che i bambini si sono impegnati a vivere. E noi grandi, cosa
siamo disposti a fare perché la pace
possa fare un passo avanti?
*** Trascrivo alcune frasi senza citare il nome del bambino e della ragazza che hanno firmato il loro
impegno.
Durante quest’anno scolastico io
“... NON ENTRERETE MAI”
6
Sentieri
GRANDE GIORNO NELLA COMUNITÀ’
8 settembre: festa della Natività di Maria
Era un giorno feriale quest’anno l’8
settembre e si temeva che la popolazione avesse continuato le abitudini
quotidiane ed invece... già dal primo
mattino la piazza centrale del paese
cominciava ad animarsi non per i
banchetti del solito mercato ma per
offrire ai visitatori i prodotti dell’artigianato locale. Si trattava d’un bel
modo per iniziare a vivere una giornata all’insegna dell’apprezzamento
di ciò che abbiamo e siamo.
La mattinata ha avuto il suo momento più significativo presso il
COSMO con la presenza di don Luigi
Ciotti che ha ricevuto la cittadinanza
onoraria da parte dell’Amministrazione Comunale e l’iscrizione del
suo nome nel Libro d’Onore dei Cadorini Illustri, ad opera della Magnifica Comunità di Cadore. In una sala
gremita come non mai il Coro “Cadore” ha creato un clima di famiglia
con il canto “son tornà...” e don Luigi
s’é agganciato alle parole della canzone per dirci: “... Ma é come se da
Pieve e dal Cadore non sia mai partito. Questi luoghi li ho sempre avuti
nel cuore. E, qualche tempo fa,
quando attraverso una intercettazione in un carcere d'Italia, è stato
reso noto che il capo di Cosa Nostra,
Totò Riina, ha deciso di uccidermi,
ho scritto nel mio testamento che - se
non costa troppo - vorrei essere sepolto a Pieve di Cadore".
Poche volte ho avuto l’occasione di
vedere nei volti dei presenti un’attenzione viva e costante a tutto quanto
don Luigi riusciva a trasmettere con
la carica e la capacità che gli é nota.
In questa stessa pagina ho trascritto
lo stato d’animo e le emozioni di una
persona presente in sala.
Anche la consegna della Costituzione Italiana ai giovani diciottenni
del nostro Comune é stata salutata da
sinceri e abbondanti applausi.
Chiamati uno per uno sono stati salutati ed abbracciati personalmente da
don Luigi che, rivolto soprattutto ai
giovani ha detto: "il Cadore conta
molto su di voi. Conta molto anche
perché restiate in questi luoghi meravigliosi e siate testimoni nella società, dove voi state entrando. Dovete
sapere che mia madre, povera montanara partita da Sottocastello,
quando abitavamo in una baracca a
Torino e non avevamo la luce elettrica, leggeva libri a luce di candela.
Aveva capito l'importanza dell'educazione. Ricordatevi che la cultura è
fondamentale per la vostra vita. Non
accettate mai quello che vi riportano.
Andate a fondo delle cose e fatevi una
idea vostra. Oggi avete una meravigliosa enciclopedia che ci chiama Internet. E’ uno strumento formidabile,
ma non prendete ciò che trovate per
verità. Fate la fatica di cercare voi!
Prendete la Costituzione, che avete
ricevuto oggi, come un vademecum di
viaggio per la vita futura, essa contiene i principi che ogni cittadino
deve fare propri per la vita futura:
una vita degna d’essere vissuta. Essa
contiene molti messaggi che sono
quelli del Vangelo”.
Infine don Luigi ha accennato alle
nostre Dolomiti: “Siamo diventati
tutti Patrimonio dell’Umanità. Non
sarebbe accettabile che qualcuno per
guadagno rovinasse le Dolomiti. Tutti
voi dovete fare on modo che non accasa; per fare questo é necessario
che in Cadore nasca un parco, il
Parco delle Marmarole, dell’Antelao
e del Sorapiss”.
La mattinata s’è conclusa a tavola,
presso l’albergo “Giardino” con il
pranzo offerto dai titolari orgogliosi
d’accogliere un loro paesano, un cittadino, un prete in camba, un Ciotti
come loro.
Ill.ma
sig.ra Maria Antonia Ciotti
Sindaco di Pieve di Cadore
Partecipo alla gioia della festa Patronale nella quale verrà conferita
la Cittadinanza Onoraria a don
Luigi Ciotti per quello che egli
rappresenta e per tutta la sua
azione educativa e di solidarietà.
Vi porgo l'apprezzamento e la partecipazione di tutta la Diocesi di
Belluno-Feltre.
+Giuseppe Andrich, vescovo
Un incontro emozionante
Martedì 8 settembre sono andata ad
assistere alla consegna della cittadinanza onoraria del comune di Pieve Di
Cadore a Don Luigi Ciotti, nativo di
questo paese. Devo dire che è stato un
incontro che mi ha suscitato grande
emozione, l'evento si è svolto nella
sala Cosmo di Pieve, erano presenti
tutte le autorità locali civili e religiose,
molti soci di Libera, i ragazzi diciottenni del paese, il coro “Cadore” ... ed
è stato proprio con le loro voci unite in
un bellissimo canto che è iniziata la cerimonia, sono seguiti i discorsi di rito,
quello del sindaco di Pieve è stato bellissimo.
C’e stato poi l'intervento di don Luigi
che mi è piaciuto da morire perché è
stato trascinante e profondo nella sua
semplicità. Lui sa dire con parole piccole delle cose grandi, che sanno arrivare al cuore di tutti, soprattutto mi
colpisce la sua capacità di agire nel
senso che non si perde in fiumi di parole o pose esteriori ma si dà da fare ed
è determinato a portare a termine i suoi
obiettivi esponendosi in prima persona.
E' veramente un grande esempio di
cristiano, ed è una gioia ascoltarlo perché oltre alle lacrime che mi sono
scese sul viso in seguito alle sue toccanti affermazioni sono uscita con nel
cuore una carica di speranza e di gioia
ed ho pensato che il Signore ci vuole
proprio tanto bene per mandarci delle
testimonianze di fede così feconde!
da “Attorno alla Torre”, bollettino della
Parrocchia di Lozzo di Cadore
Sentieri
In serata, in una
Chiesa Arcidiaconale
gremita,
abbiamo
pregato con don
Luigi che ci ha indicato la Madonna
come generosa e coraggiosa collaboratrice del progetto di
Dio.
7
UN SINCERO
RINGRAZIAMENTO:
- Alle Autorità Comunali e alla
Presidenza della Magnifica Comunità di Cadore per la loro collaborazione “istituzionale” alle
festa patronale;
- Alla Pro Loco per aver sollecitato la partecipazione del mondo
economico e sportivo alla festa del
paese;
- Agli Artigiani che hanno vivacizzato Piazza Tiziano;
- Ai Cantori della Parrocchia e al
Coro “Cadore” che hanno reso più
solenni i nostri incontri.
- Ai Volontari che hanno allestito,
con gli Alpini, il rinfresco a conclusione d’una intensa giornata.
L’anello della catena
Significativo quanto scritto da Bonhoeffer in Lettera a due sposi (maggio 1943):
«Il matrimonio è più del vostro
amore reciproco. Ha maggiore dignità e maggior potere. Finché siete
solo voi ad amarvi, il vostro sguardo
si limita nel riquadro isolato della vostra coppia. Entrando nel matrimonio siete invece un anello della
catena di generazioni che Dio fa andare e venire e chiama al suo Regno.
Nel vostro sentimento godete solo il
cielo privato della vostra felicità. Nel
matrimonio, invece, venite collocati
attivamente nel mondo e ne divenite
responsabili. Il sentimento del vostro
amore appartiene a voi soli. Il matrimonio, invece, è un’investitura e un
ufficio. Per fare un re non basta che
lui ne abbia voglia, occorre che gli
riconoscano l’incarico di regnare.
La concelebrazione, animata dal
Coro Parrocchiale,
é stato un momento di vera aggregazione di tutta
la Comunità che
sa trarre
la sua vitalità
dall’Eucaristia
don Luigi ha voluto concludere la
giornata davanti al
Battistero ricordando con affetto
e commozione la
fede dei suoi Genitori.
___
Un ringraziamento
particolare vada a
Tommaso Albrizio
per il servizio fotografico di queste
pagine.
Così non è la voglia di amarvi, che
vi stabilisce come strumento della
vita. È il matrimonio che ve ne rende
atti. Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio: è il matrimonio
che d’ora in poi, porta sulle spalle il
vostro amore. Dio vi unisce in matrimonio: non lo fate voi, è Dio che lo
fa. Dio protegge la vostra unità indissolubile di fronte ad ogni pericolo
che la minaccia dall’interno e dall’esterno. Dio è il garante dell’indissolubilità. È una gioiosa certezza
sapere che nessuna potenza terrena,
nessuna tentazione, nessuna debolezza potranno sciogliere ciò che Dio
ha unito».
8
Sentieri
PER IMPARARE A VIVERE
In passato si cominciava ad andare a
scuola immancabilmente il primo
giorno d’ottobre, ora tutto é anticipato di qualche settimana ma non per
gli adulti e gli anziani della Sezione
del Cadore dell’Università. Puntualmente il primo di ottobre erano in
tanti al COSMO per iniziare il settimo ciclo del quarto anno dell’Università: presenti il coordinatore
Pierpaolo Genova e il Presidente don
Attilio Menia che ha aperto ufficialmente il nuovo anno scolastico.
L’Arcidiacono ha portato il suo saluto con un pensiero di Seneca: “Ci
vuole tutta una vita per imparare a
vivere”. Quella frase trova la sua attualità proprio nel guardare il folto
gruppo di “alunni” che, nei giovedì di
questi mesi, s’incontrano e s’interessano delle donne e la prima guerra
mondiale, visitano i musei della zona,
incontrano gli artisti del Cadore e
della Carnia leggono l’enciclica
“laudato si’”, assistono alla proiezione d’un film d’autore, condividono le emozioni di chi ha percorso il
cammino di Santiago, rivivono il referendum che opponeva la monarchia
alla repubblica. guardano all’Europa
con i vari squilibri. Infine andranno
all’Arena di Verona per assistere
all’Aida di Giuseppe Verdi. Un programma ben articolato ed interessante viene loro offerto mentre si
respira un clima di cordialità e di
amicizia tra tutti i partecipanti: centinaia di persone provenienti dai vari
paesi del Cadore. Un’iniziativa davvero interessante che propone stimoli
e aperture mentali ma anche concrete
occasioni d’incontro e di dialogo.
Il decalogo della III età
l. Ignora sistematicamente il
numero dei tuoi anni.
2. Non dire mai che sono vecchio, ai miei tempi, una volta ...
*****
3. Sii corretto e riservato; comprensivo e indulgente; affabile
e cortese con tutti.
4. Sii tollerante e cordiale con
le persone curiose, maldicenti,
spregiudicate, invadenti, lasciando cadere il seme della
buona parola.
*****
5. Se hai ancora buone energie
da impiegare, comportati negli
ambienti di studio, di lavoro, di
svago, come se appartenesse
alla generazione che segue la
tua.
6. Il tuo linguaggio sia sobrio e
sincero, non immischiarti mai
in discussioni futili; preferisci
ascoltare più che parlare.
Una parte dei Cresimandi in visita la Cimitero, all’inizio del mese di novembre.
LAVORI MA NON SOLO
Il tetto della Canonica di Pozzale
ha urgente necessità d’un intervento perché la copertura lascia
entrare l’acqua. Con il Consiglio
per gli affari economici abbiamo
individuato la ditta che lavorerà
per cambiare la copertura e così
risolvere il problema. Il costo economico ci viene un po’ alleggerito
dal contributo che la Diocesi ci
offre con i proventi dell’8/ooo.
Nel bilancio di fine anno sarà reso
noto l’ammontare dell’intervento.
***
L’anno catechistico vede i bambini e i ragazzi partecipare all’incontro settimanale del lunedì con
la presenza delle catechiste.
Quest’anno, accanto al gruppo
delle “solite” catechiste, abbiamo
la disponibilità di alcune “nuove”
animatrici e accompagnatrici del
cammino di fede che i bambini
sono chiamati a vivere. E’ bello
vedere la quasi totalità dei ragazzi
presenti ed è altrettanto bello vedere degli adulti accanto ai ragazzi: stiamo offrendo il meglio
delle nostre forze per il domani
delle nostre Comunità.
La contentezza del Parroco sarebbe completa se egli potesse celebrare il giorno del Signore, la
domenica, con tutti questi bambini
e ragazzi che vivacizzano il centro di Pieve ogni lunedì alle ore
15.00. Non abbiamo perso la speranza di vedere la nostra Chiesa in
festa con più ragazzi e ... più genitori.
*****
7. Ogni giorno una pagina di un
buon libro, specie il Vangelo.
8. Non chiuderti nella solitudine; se vivi solo, procura di
confortare la solitudine di altri
che vivono soli.
*****
9. Sappi che non sei mai solo,
in te dimora lo Spirito del Signore, datore di pace, della
gioia.
10. Abbi cura che la tua persona, in casa e fuori, non sia di
ingombro, né tanto meno rechi
fastidio; il tuo volto sia sempre
espressione di serenità e letizia
interiore.
Sentieri
MOMENTI DI FESTA IN FAMIGLIA
Le foto di questa pagina documentano la celebrazione di ringraziamento per due traguardi invidiabili di vita coniugale: i 50
anni di matrimonio di Da Cortà Franco e Mazzoleni Ferracini
Maria nella chiesa di Pozzale il 19 settembre e, in santa Maria, i
60 anni di matrimonio di Luciano Livan e Carla Tabacchi. Commossi gli sposi mentre rinnovavano le loro promesse matrimoniali coinvolgendo nell’emozione i numerosi parenti e paesani
presenti.
Di questi tempi, data la scarsità di matrimoni celebrati in Chiesa
con il Sacramento, questi appuntamenti di anniversario sono gli
unici momenti per ringraziare il Signore del dono dell’amore fedele e fecondo. Nella preghiera abbiamo chiesto al Signore che
i giovani non abbiano paura di impegnarsi in scelte coraggiose e
durature manifestando, con la loro vita, di essere strumento e
segno dell’amore di Dio per noi.
9
QUANDO UNO E’ VECCHIO?
La domanda è stata fatta alla piccola Giovanna di cinque anni.
"È quando si hanno i capelli bianchi?" “Oh, no! La nonna ha i capelli
bianchi, bianchi, ma non è vecchia.
Lei non si stanca mai di giocare con
me!”
"Si è vecchi quando si hanno le
rughe?"
“Niente affatto! Il nonno di Francesco è pieno di rughe, ma ha la faccia
bella come il sole!”
Si diventa vecchi quando non si può
più camminare? Quando si
vive su una sedia a rotelle?"
“Non è vero! Il mio fratellino non
cammina e viene portato con il passeggino, ma non è vecchio!”
"La Tua mamma è vecchia?"
“Oh, no! La mamma è grande, ma
non è vecchia!”
"Ma tu conosci qualcuno allora
che sia vecchio, molto vecchio?"
“Oh, sì! La signora Maddalena, lei si
che è vecchia, vecchia, ... (la signora
Maddalena è una donna di cinquant'anni, vestita con eleganza, dall 'andatura vivace ... )"
"Cos'è che ti fa dire che è vecchia?"
“Beh, lei ... non ride mai!”
*****
- Io non pretendo di sapere cosa sia
l'amore per tutti, ma posso dirvi che
cosa è per me: l'amore è sapere tutto
su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni
altra persona. L'amore è la fiducia di
dirgli tutto su voi stessi, compreso le
cose che ci potrebbero far vergognare. L'amore è sentirsi a proprio
agio e al sicuro con qualcuno, ma
ancor di più è sentirti cedere le gambe
quando quel qualcuno entra in una
stanza e ti sorride.
- Per perdere la testa, bisogna averne
una!
- La pace non può essere mantenuta
con la forza, può essere solo raggiunta con la comprensione.
- Il mondo che abbiamo creato è il
prodotto del nostro pensiero e dunque
non può cambiare se prima non modifichiamo il nostro modo di pensare.
- Se una scrivania in disordine è
segno di una mente disordinata, di
cosa sarà segno allora una scrivania
vuota?
Albert Einstein
10
Sentieri
La mia famiglia: il più bel posto del mondo
Ecco un semplice aiuto nel
compito meraviglioso ed impegnativo di
educare figli e
nipoti (e forse
anche genitori).
1. Alzate
bandiera bianca
Ogni giorno un numero di fatti spiacevoli: rumore, l'auto che non parte,
uno scontro con una persona volgare,
un documento perduto, ecc., ci fanno
reagire urlando, battendo i pugni, imprecando o sfogandosi con i più vicini.
"Alzare bandiera bianca" significa
scongiurare l'effetto valanga: un piccolo scatto di nervi comincia a ingrandirsi fino a diventare una guerra
civile. Una bambina calmò di botto la
mamma, che aveva appena rotto una
tazzina, dicendo pacata: «E' la vita!».
2. Ascoltate
L'ascolto è pillola miracolosa.
Quanto apprezziamo le persone che
ci ascoltano perché sentiamo di essere compresi e stimati. Ci vogliono
dosi abbondanti di onestà e umiltà,
sforzo e pazienza, ma i risultati sono
miracolosi.
Donare a qualcuno la sensazione di
essere ascoltato ed ascoltare effettivamente è un magnifico riduttore
dello stress. Lasciare agli altri l'ultima
parola è sempre un segno di forza e
di equilibrio.
3. Accettate le differenze
Ciascuno ha una sua personale scala
di valori. E tutti siamo convinti che il
nostro modo di vedere è il migliore. Il
problema è che gli altri la pensano
allo stesso modo.
La ricchezza dell'umanità dipende
proprio dalle differenze. Invece di
sguainare la spada quando qualcuno
vi contraddice, ripetetevi: «E' nor-
con i vostri figli,
ascoltare musica,
andare tutti insieme a Messa e
goderci poi un
pomeriggio in
semplice
compagnia.
6. Curate
la salute
male: questa persona vede le cose diversamente».
Chi rispetta sinceramente le opinioni
diverse si risparmia un buon numero
di litigi e smorza immediatamente
l'aggressività degli interlocutori.
4. Le persone
vengono sempre prima
Un padre, davanti ai piccoli incidenti, diceva sempre al figlio: «Non
importa. Tutto si può sostituire, eccetto te». A coniuge e figli piace
molto sapere che la loro persona e i
loro sentimenti contano molto di più
dei beni materiali.
Tutto ciò che a prima vista sembra
importante: lavare i piatti, la spesa e
le altre incombenze quotidiane, può
sempre essere rimandato, non così le
emozioni che riguardano le persone.
Soprattutto quelle dei bambini. Ricordiamoci sempre cosa porteremo in
Paradiso: amore e comprensione.
5. Fate rifornimento
Viviamo a un ritmo folle. E' vitale
alzare il piede dell'acceleratore e trovare dei momenti di pausa, ad esempio la domenica come giorno del
riposo, della gioia del vivere insieme
e del rifornimento spirituale.
Trovate il tempo per leggere un
buon libro, vedere un film, giocare
“Diventare genitori
non é obbligatorio.
Ma quando uno lo diventa,
deve darsi una bella regolata
e stare attento a quello
che fa”. (M. Bernardi)
L'attività fisica e
tutto ciò che
mantiene efficiente il corpo contribuisce al benessere della vita familiare: si dorme
meglio, si evitano crisi di nervi e mugugni d'intolleranza, c'è più dinamismo e voglia di vivere.
7. Curate la vostra casa
La vostra casa si modifica e cresce
con voi: è lo spazio vitale della vostra
famiglia.
Pensate a essa con profonda gratitudine: vi protegge dal freddo, dal
caldo e dagli intrusi. Non è un idolo
(serve per vivere, non per lucidarla
continuamente ... ) e neanche un
museo. Amatela con indulgenza
e flessibilità: è il più bel posto del
mondo ed è tutto vostro e delle persone che amate.
8. Esprimete
i vostri sentimenti
Non perdete mai l'occasione di dire
"Ti amo", "bravo". E' semplice, gratuito e fa miracoli. E' un vero balsamo per chi lo dice e per chi lo
riceve. Cambia la giornata alle persone: è il dono perfetto.
9. Date il buon esempio
I vostri figli non faranno mai quello
che predicate, ma solo quello che fate
voi.
Chiedevi ogni giorno: «Qual è il messaggio che sto dando ai miei figli?»
10. Condividete l'anima
Poche cose uniscono la famiglia
come pregare insieme e vivere insieme la propria fede. Fate delle feste
dell'anno un evento di gioia e di intensa comunione, partecipate insieme
agli appuntamenti ed iniziative parrocchiali.
Sentieri
“Nel creato, tutto é carezza di Dio”
Durante l’Assemblea autunnale della Magnifica Comunità
di Cadore, il Parroco ha offerto
a tutti i Consiglieri una copia
della lettera enciclica di Papa
Francesco “laudato si’”.
Il regalo fatto ai Consiglieri voleva essere un attestato di
stima verso il ruolo che i Consiglieri hanno per la “salute” del
nostro territorio, una “salute”
che richiede attenzione e salvaguardia della bellezza e dell’unicità del nostro patrimonio
ambientale. Le scelte degli
Amministratori devono prevenire disastri, devono creare la
cultura del rispetto del creato:
un ambiente che ci é dato perché chi viene dopo di noi lo
trovi armonioso e accogliente.
Nell’offrire l’importante documento del Papa, l’Arcidiacono
ha letto il numero 84 dell’enciclica: “Insistere nel dire che
l’essere umano è immagine di
Dio non dovrebbe farci dimenticare che ogni creatura ha una
funzione e nessuna è superflua. Tutto l’universo materiale
è un linguaggio dell’amore di
Dio, del suo affetto smisurato
per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio.
La storia della propria amicizia con Dio si sviluppa sempre
in uno spazio geografico che
diventa un segno molto personale, e ognuno di noi conserva
nella memoria luoghi il cui ricordo gli fa tanto bene. Chi è
cresciuto tra i monti, o chi da
bambino sedeva accanto al ruscello per bere, o chi giocava
in una piazza del suo quartiere,
quando ritorna in quei luoghi si
sente chiamato a recuperare la
propria identità”.
Noi non ereditiamo la
terra dai nostri antenati,
la prendiamo in prestito
dai nostri figli.
(Proverbio degli Indiani
d’America)
Alcuni aspetti della Messa d’inaugurazione
del nuovo anno scolastico e catechistico
11
12
Sentieri
Dieci motivi per sposarsi
Una panoramica sui dati
In Gran Bretagna il numero di
chi va a vivere insieme senza matrimonio ha superato quello degli
sposati. Negli USA i matrimoni
sono scesi complessivamente al
49%. In Italia, le coppie conviventi sono in continuo aumento.
Se nel 2007 erano meno del 5 per
cento (poco più di 630.000), sono
arrivate a circa un milione nel
2011, a fronte di un calo dei matrimoni nello stesso periodo del
5% annuo. Le cose cambiano rapidamente nelle nuove generazioni (scelgono le convivenze
soprattutto le giovani che hanno
studiato) e in relazione alle regioni
di residenza (le percentuali sono
tre volte più basse al Sud).
Il trend è in crescita. Le quarantenni nate alla fine degli anni Sessanta hanno scelto la convivenza
in un caso su quattro, chi è nata
nella prima metà degli anni Settanta lo ha fatto in un caso su tre.
Si calcola che nel 2015, con la
crisi, le convivenze supereranno i
matrimoni, come già avviene nelle
grandi città del Nord e che le diciottenni di oggi non si sposeranno senza prima aver provato a
convivere, in media per due anni.
I sociologi le considerano coppie
più fragili, ma anche più paritarie
del passato per stile di vita, condivisione dei lavori domestici, età e
reddito; preferiscono rinunciare al
patto definitivo e ideali alti di
amore, a vantaggio di una continua verifica della relazione di coppia; vogliono controllare se la
convivenza peggiorerà la vita,
come lui\lei si comporterà effettivamente…
Si parla di una “strategia adattativa”, come paura dei legami
“eterni” a vantaggio di legami precari, mobili, negoziabili. Non si
tratta tanto di un rifiuto motivato
e deciso del matrimonio, ma di
una sfiducia nella possibilità di
realizzare pienamente nel matrimonio le aspettative che l’amore
suscita. Il matrimonio resta un traguardo possibile, ma solo dopo
che si è sottoposto a verifica il rapporto di coppia, in un confronto
continuo che dovrà confermare o
smentire la scelta.
Le giovani coppie giungono a
queste conclusioni circondati
come sono, nella realtà e nei
media, da numerosi vissuti matrimoniali fallimentari con infinite
sofferenze e guerre familiari. Lo
scoraggiamento prende il posto
del gioioso incontro con la persona con cui condividere la vita.
Bisognerebbe soffermarsi meno
sulle fragilità e sulle patologie del
matrimonio – come tendono a fare
certi sociologi e giornalisti – per
approfondire invece a quali condizioni può avere successo.
Le ragioni per intendere
il matrimonio come
“cosa buona”
Tra le ragioni da esplicitare, in
maniera ragionevole e “laica” per
comprendere il matrimonio come
“cosa buona” e dunque antropologicamente fondata e preziosa per
la persona e per la società, riteniamo se ne debbano approfondire
soprattutto 102:
1. Il tempo di decidere della
propria vita.
In un’epoca di rimando delle
scelte, tanto da renderle difficoltose e infine impossibili, è importante educare ed educarsi a
divenire adulti prendendo in mano
la propria vita e decidere come e
per chi spenderla.
2. Investire sull’altro.
L’altro non è aprioristicamente un
“inferno”, né qualcuno da “provare” in senso meccanico e offensivo
della
sua
dignità.
L’investimento di fiducia nelle sue
buone potenzialità genera risposte
positive, è la premessa della regola d’oro (“Fa agli altri quello
che vorresti fosse fatto a te”), costruisce rapporti di reciprocità.
3. Lavorare sulle differenze.
Dal matrimonio sarebbe ingenuo
aspettarsi un paradiso di serenità.
Esso è piuttosto un laboratorio in
cui giorno dopo giorno s’impara a
vivere con qualcuno, ad accoglierne i limiti a valorizzarne le risorse.
4. Rapporti intergenerazionali.
Nella famiglia le persone non
sono inquadrate in delle categorie
(commerciali, tributarie, sanitarie…), ma convivono imparando
ad accogliere le differenze tra generazioni, il che consente, tra l’altro, la preziosa trasmissione del
patrimonio culturale e religioso di
una nazione oltre che delle memorie di una storia famigliare…
5. Sessualità con e per l’altro.
Nel matrimonio la sessualità non
è abbandono all’istinto, ma si lega
ad una promessa d’amore e dunque s’inscrive in un mondo umano
e relazionale. Quando non è così i
rapporti tendono a degenerare la
persona e la società ad ammalarsi
nelle numerose patologie psico-fisiche legate al cattivo uso del
sesso, e sociali legate alla labilità
dei rapporti e allo sfruttamento
dell’altro (prostituzione, pedofilia..)
6. Procreazione,
futuro di un popolo.
Anche se con il rispetto dei diritti
civili si è sviluppata una sensibilità attenta a tutte le relazioni affettive; anche se la scienza fa di
tutto per cercare di gestire la pro-
creazione facendo a meno dell’abbraccio caldo di un uomo e di una
donna, la natura sembra voler
mantenere il suo segreto circa la
vita umana affidata a un uomo e
una donna che si abbracciano. Le
nazioni sopravvivono perché
uomo e una donna decidono di
procreare e il matrimonio fa di
questa procreazione un istituto
protetto legato alla genealogia e
alla eredità.
7. Figli da accompagnare
a vita.
Due sposi non si limitano a procreare, ma accompagnano i figli
per lunghi anni fino a che questi
non si rendono capaci di gestire in
prima persona la loro vita. Al matrimonio è correlato questo patto
di generosità intergenerazionale,
di tempo, di affetti, di risorse, che
rende possibile ai figli di crescere
sicuri dell’appoggio genitoriale.
8. Stabilità dell’istituzione
e rigenerazione del consenso.
Molte coppie affrontano la convivenza come propedeutica al
matrimonio senza escludere di arrivare se e quando lo riterranno
opportuno, a sposarsi in Comune
o in Chiesa.
Purtroppo non è così quando il
legame si spezza ed essi costatano
amaramente di aver speso gli anni
migliori senza risultati, di aver
fatto un “investimento” fallimentare di risorse di ogni tipo, di essere privi di tutele. Soprattutto le
donne constatano di non avere più
la possibilità di generare.
In alcuni casi la convivenza
viene vissuta come un periodo di
preparazione centrato sulla qualità
di una relazione di complicità e rispetto reciproco in vista di una
unione più stabile e matura, che
talvolta può risultare persino migliore rispetto a quelle regolarmente registrate in Comune e in
Chiesa, ma segnate da indifferenza, micro-violenze e sofferenze
soffocate tra le mura domestiche.
Rimane comunque vero che col
matrimonio due amanti decidono
Sentieri
di stabilizzare la loro unione e renderla pubblica: una istituzione
senza amore è uno scheletro, ma
un amore senza istituzione è più
fragile e più esposto ai rischi dell’abbandono.
9. Una società da coinvolgere.
Gli sposi e la società fanno un
patto implicito di reciprocità: gli
sposi rendono visibile il loro
amore e lo istituzionalizzano e la
società s’impegna a collaborare al
mantenimento della famiglia nelle
varie forme di sostegno. È vero
che purtroppo le istituzioni dello
Stato non danno adeguato risalto
e corrispettivi aiuti ai nuclei familiari, ma spesso si finisce col fare
per necessità ciò che non si è fatto
per virtù.
Così è per le politiche familiari,
divengono rilevanti problemi
come eutanasia, droga, assistenza,
sovrappopolazione, ecologia, tutti
temi in cui la famiglia svolge un
ruolo decisivo ed è in grado di accorciare la distanza tra razionalità
strumentale e astratta del macrosistema e espressività della vita
13
quotidiana.
10. Perdono.
Sebbene il perdono sia visto solo
come una esigente virtù cristiana,
esso è anche una indispensabile
virtù civile: la società si regge
sulla capacità di ricominciare,
dunque di perdonare. Nella coppia, se si vuole mantenere il patto
di fedeltà e di cura reciproche occorre imparare a perdonare il coniuge, i figli, i genitori per tutti
quei comportamenti che arrecano
sofferenza, per le trascuratezze,
per le offese inflitte e subite.
In definitiva, i giovani andrebbero con meno pregiudizi verso il
matrimonio se lo vedessero come
un sostegno alla propria capacità
di mantenere la promessa, alla fiducia in se stessi e nell’altro, alla
gestione quotidiana dell’esistenza
di una famiglia. Vivrebbero forse
con meno pesantezza e con più
gioiosa responsabilità la fedeltà
coniugale, da cui dipende la loro
felicità e quella dei figli. Senza
gonfiare le attese ma anche senza
rifiutare aprioristicamente il dono
del matrimonio, vi vedrebbero un
percorso di crescita nell’amore,
per la possibilità di apprendere
giorno dopo giorno la bellezza di
un agire virtuoso attraverso la relazione di coppia (pazienza, rispetto, tolleranza, premura e
cura…).
Giulia Paola Di Nicola e Attilio
Danese
14
Sentieri
Pregare per i figli, pregare con i figli,
insegnare la preghiera ai figli
Incontro a Belluno una catechista d’una Parrocchia a me cara
perché ha fatto parte dei miei
primi anni di vita sacerdotale; mi
fa piacer essere fermato per
strada da chi, tanti anni fa, é stato
amico e collaboratore.
Ad un certo punto questa catechista mi dice. “Sai, don Diego,
che negli incontri di catechismo
scopro che i bambini delle prime
classi non sanno fare il segno di
Croce e non sanno nemmeno
una preghiera”.
Tutto questo me lo dice mentre mi
richiama alla mente i giovani di
allora che oggi sono diventato genitori di quei bambini che la catechista incontra ogni settimana.
Tornato a Pieve mi sono imbattuto in un bel articolo scritto in
occasione della beatificazione dei
genitori di santa Teresa di Gesù
Bambino, un articolo che offro ai
lettori e ai genitori dei nostri
bambini.
*****
La preghiera gioca un ruolo molto
importante nell’opera educativa.
Per comunicare la fede è necessario imboccare tre sentieri diversi:
pregare per i figli, pregare con i
figli, insegnare la preghiera ai
figli. Tre dimensioni particolarmente vive in casa Martin, la famiglia di Santa Teresa di Lisieux.
La santità non è una parola qualsiasi, nelle lettere di Paolo indica
tutti i battezzati. È una grazia che
ci avvolge fin dall’inizio. Un dono
gratuito di Dio. Quando parliamo
di santità noi invece pensiamo alla
perfezione della vita cristiana, ad
una vita eroicamente vissuta. Santità a quella pienezza che la
Chiesa propone a tutti ma riconosce solo a pochi. Fino al Vaticano
II la santità era off limits per i
laici, un obiettivo troppo ambizioso per chi doveva sporcarsi le
mani nel mondo. La perfezione
cristiana era affidata ai religiosi, la
consacrazione non era ovviamente
una garanzia di santità ma una
condizione per incamminarsi su
quella strada.
La preghiera gioca un ruolo molto
importante nell’opera educativa. I
genitori credenti conoscono bene
l’ammonimento del salmista: “Se
il Signore non costruisce la casa, /
invano vi faticano i costruttori. /
Se il Signore non custodisce la
città, / invano veglia il custode”
(Sal 126, 1). Senza una vita di grazia i genitori non potranno essere
buoni testimoni. Per comunicare
la fede occorre essere riflesso
della luce divina, accogliere e testimoniare la stessa vita divina che
Gesù ha rivelato.
Queste convinzioni forse sono
scontate ma dobbiamo riproporle
con insistenza perché a volte ci
preoccupiamo di come arredare la
casa ma trascuriamo di verificare
se le fondamenta siano solide. È
questo invece il punto di partenza.
A partire dalla preghiera personale, che fa di ciascuno un testimone coerente, dobbiamo articolare il legame tra educazione e
preghiera in tre sentieri: pregare
per i figli, pregare con i figli, insegnare la preghiera ai figli. Tre
aspetti diversi di un’unica esperienza di grazia.
Pregare per i figli
L’educazione usa molteplici registri, il primo è senza dubbio
quello della testimonianza, è il più
efficace; il secondo è quello delle
parole, da usare con attenzione e
sempre in modo complementare al
primo. Ma vi è un terzo canale
educativo, una modalità forse
meno conosciuta. Ed è quella
della preghiera. I genitori credenti
pregano per i figli, li affidano ogni
giorno al Signore, nei tempi di difficoltà prendono speciali impegni
di preghiera.
Questa esperienza è particolarmente ricca nella famiglia Martin.
I genitori e sposi Luigi e Zelia
sono stati canonizzati a Roma da
Papa Francesco, il 18 ottobre
scorso. In una lettera al fratello
Isidoro, studente di medicina a Parigi, Zelia chiede un favore tutto
speciale: «Se tu potessi mettere un
cero per me a Nostra Signora delle
Vittorie, venerdì prossimo, giorno
dell’Immacolata Concezione, te
ne sarei molto grata: faccio una
novena perché le mie due figliolette, Leonia ed Elena, guariscano.
Te ne prego, non rifiutarmi questo
piacere. Vedi di trovare un momento durante la giornata» (Lettera del 3 dicembre 1865).
«L’educazione – diceva don
Bosco, è cosa del cuore e solo
Dio ne possiede la chiave».
Pregare con i figli
In una famiglia la preghiera assume anche la forma comunitaria.
Questa dimensione è particolarmente curata in casa Martin, come
attesta Celina: «L’educazione
aveva come principale leva la
pietà». E spiega: «Vi era tutta una
liturgia del focolare: preghiera
della sera in famiglia, mese di
Maria, uffici della domenica, letture devote della vigilia, ecc.»1.
È un’esperienza senza dubbio
singolare ma per certi aspetti diffusa nelle famiglie del tempo.
Quest’esperienza si è andata perdendo negli ultimi decenni, oggi
possiamo dire che la preghiera in
famiglia è un’eccezione, vi è una
sorta di analfabetismo orante,
un’incapacità di tradurre la fede in
gesti e parole. Tra le molteplici
forme di preghiera l’amore per la
Vergine aveva un posto tutto speciale.
Insegnare ai figli a pregare
Insegnare ai figli le preghiere è
la via maestra per far apprendere
l’arte della preghiera. Zelia è
molto attenta a questo aspetto e riceve anche molte conferme. Con
quanta gioia annuncia alla cognata
che la piccola Teresa «sa già pre-
Sentieri
gare il buon Dio». La piccola è
così abituata a veder pregare che
riprende il padre quando «non lo
vede fare la sua preghiera» (14
marzo 1875).
Era questo lo stile che Zelia
aveva insegnato: «Scrivo alla Visitazione per chiedere a mia sorella e alle bambine di pregare per
lei affinché tutto vada per il meglio», promette alla cognata (12
febbraio 1868). Quando la piccola
Teresa sta molto male, appare vicina alla morte, la mamma chiede
speciali preghiere alla sorella:
«Ecco che nostra sorella si mette
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a pregare San Francesco di Sales
con un fervore straordinario» e
poco dopo annuncia alle nipoti
(Maria e Paolina): «Non piangete
più, la vostra sorellina non morirà» (al fratello, 1° marzo 1873).
La fiducia nella preghiera era tale
che le figlie maggiori sono sicurissime di ottenere la guarigione
della mamma. Zelia stessa era preoccupata di questa eccessiva e ingenua fiducia. Sappiamo com’è
andata a finire: la morte della
mamma non ha tolto né la fede né
il gusto di pregare.
di Giovanna Pauciulo
I coniugi Martin hanno saputo vivere «prima di tutto il matrimonio come vocazione», e poi vivere «anche il rapporto
tra coniugi, quindi tra uomo e donna, come un’amicizia,
dove c’è stima reciproca, dove si è alleati, dove si condivide
un progetto comune, dove ci si aiuta anche ad educare i
figli».
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Che cos'è la vita?
Sentieri
osservò: «Ma che razza di discorsi! Dovremmo
chiedere il parere di persone intelligenti!».
Si accese una vivace disputa, finché fu interrogata una pioggerellina sottile che sentenziò: «La
vita è fatta di lacrime, nient'altro che lacrime».
Poco lontano rombava il mare. Le onde si alzavano imponenti contro le rocce e gli scogli, indietreggiavano quasi per riprendere forza e assalire il
granito delle rive. Anche le onde espressero il loro
parere: «La vita è una inutile lotta verso la libertà».
Nel vasto cielo azzurro un'aquila reale tracciava
i suoi cerchi e fieramente esultò: «La vita è conquistare le altezze».
Un salice flessuoso intervenne: «La vita è sapersi
piegare sotto le bufere».
Cadde la notte.
Un gufo espresse il suo parere: «La vita è approfittare dell'occasione mentre tutti gli altri dormono».
Per un po' ci fu un grande silenzio.
Un caldo giorno d'estate, verso la metà della
giornata, il bosco fu avvolto da un profondo
silenzio. Gli uccelli piegarono la testa sotto
l'ala. Tutto riposava. Solo il fringuello alzò il
capo e domandò: «Che cos'è la vita?».
Tutti furono colpiti da questa difficile domanda.
Una rosa che aveva appena messo fuori un
bocciolo, disse: «La vita è sbocciare».
Una farfalla che volava felice da un fiore all'altro, disse: «La vita è tutta gioia e sole».
Una formica che si affannava a trascinare
una pagliuzza lunga dieci volte lei, disse: «La
vita è lavoro e stanchezza».
Un'ape affaccendata a caricare nettare da un
fiore, ronzò: «La
vita è un miscuglio
di lavoro e di piacere».
Il discorso diventava sapiente e la
talpa, messa fuori
la testa dalla terra,
disse: «La vita è un
combattimento
nell'oscurità».
La gazza, che vive
per giocare brutti
scherzi al prossimo,
Un giovane che tornava a casa a notte fonda
sbottò: «La vita è una continua ricerca della felicità e una catena di delusioni».
Finalmente sorse l'aurora. Si dispiegò in tutta la
sua gloria e disse: «Come io, l'aurora, sono l'inizio del giorno che viene, così la vita è l'inizio dell'eternità».
• Il Cristianesimo è
prima di tutto un
problema di sguar do. Questione di
saper cogliere il già
nel non-ancora: vivere l'oggi e avere
un piede nell'eternità.
Percepire
tutto e tutti - a cominciare da noi
stessi - ancora peccatori, eppure già
salvati.
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