Comments
Transcript
Non aver paura di credere, cioè di andare
Sentieri ANNO 1II - N. 4 - INVERNO 2015 “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24) BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI S. MARIA NASCENTE DI PIEVE DI CADORE E DI S. TOMMASO APOSTOLO DI POZZALE Piazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL) Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Direttore don Diego Soravia • Resp. ai sensi di legge don Lorenzo Sperti - Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL • Stampa Tip. Piave Srl (BL)Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL • Non aver paura di credere, cioè di andare Entrando nella nostra Chiesa arcidiaconale veniamo subito attirati dalle scene pittoriche presenti davanti a noi: l’Ultima Cena, i santi Pietro e Paolo e l’Annunciazione a Maria. Ho scelto proprio uno dei protagonisti - l’Angelo Gabriele - per arrivare a tutti i Parrocchiani e ai Lettori con l’augurio di Buona Natale e per un messaggio di gioia e speranza all’inizio del nuovo anno, capace però di sostenerci per tutto l’anno. L’Angelo Gabriele ha appena fatto una proposta a Maria, una proposta che, se accolta, cambia completamente la vita di quella giovane ragazza palestinese. Lei non nasconde lo stupore e la preoccupazione: “come é possibile”, ella dice all’angelo. Anche Maria, come noi, non trova facile la fede, l’accogliere Dio nella sua vita. Anche per Lei la fede é un cammino, un percorso che attraverserà tutta la sua vita fino ad arrivare sotto la croce e poi tra le mura accoglienti del Cenacolo quando Lei stessa sarà punto di riferimento per gli Apostoli. Gabriele, l’angelo, sembra accorgersi della perplessità di Maria e la incoraggia: “non aver paura di credere...”. Sappiamo che Maria si fida di Dio, accetta di far parte d’un grande progetto, si rende disponile ed allora in Lei comincia a prendere forma il Figlio stesso di Dio. E’ per la fede di Maria che noi possiamo recitare nella professione di fede: “per non e per la nostra salvezza Egli é disceso dal cielo”. Quanto vorrei che l’angelo Gabriele si mettesse a dialogare con ognuno di noi e ci chiedesse di fidarci di Dio, di aprirci alle sue provocazioni, di sentirlo presente nella nostra vita! Ecco allora l’augurio che vi propongo: durante tutto il nuovo anno Dio desidera dialogare con noi, ci propone di fidarci di Lui, di fargli posto dentro di noi, le nostre scelte siano le sue scelte, i nostri sogni i suoi sogni. Allora Lui nascerà dentro di noi, sarà gioia piena perché Lui sarà il motore del nostro viaggiare nella quotidianità. Voltandomi per uscire di chiesa, mi sembrava che l’Angelo Gabriele sia ancora lì e stia aspettando una mia risposta; allora quella giovane donna ha saputo attivarsi per realizzare il progetto di Dio non solo su di Lei ma su tutti noi: é per la sua fede che possiamo celebrare il Natale, la Pasqua, la domenica, la vita eterna. Dentro di noi può abitare il Mistero e un invito: il Regno di Dio lo stiamo costruendo con la nostra vita, magari con tanta fatica e tanta fragilità. Con Lui però stiamo facendo le prove generali del futuro. Buon Natale allora, e buon anno a tutti voi: pronti a credere e pronti per andare. don Diego 2 Sentieri L'uomo frainteso e il Dio inatteso L'identità di Gesù C’è un tema che attraversa tutto il Vangelo di Marco e che, a ben vedere, è il tema del Vangelo, il centro di gravità attorno al quale il testo ruota. È la questione dell’identità di Gesù. Chi è Gesù? Non si tratta di trovare la risposta esatta a un problema matematico, perché non c’è una dimostrazione da formulare. È la chiamata a una presa di posizione personale: chi è Gesù per me? Il che equivale a dire: in quale volto di Dio credo? E di conseguenza: che cosa significa credere in Dio, essere discepoli di Gesù? Come dovrebbe essere la chiesa, nel “sogno” di Gesù? Il Vangelo è una parola che mi chiama, mi provoca a decidere della mia vita, perché tocca le corde della mia umanità. Lo si vede bene, dopo la sezione delle controversie, nel testo di Mc 3,7-31. C’è molta gente che cerca Gesù, che lo vuole vedere e toccare, vere e proprie folle (cfr. 3,7-8). Vogliono i miracoli, vogliono essere guariti da quest’uomo che sembra avere grandi poteri. Gesù è diventato un uomo di successo, ma invece di sfruttare il momento e di cavalcare l’onda, si sottrae. Gli spiriti maligni cadono ai suoi piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!» (3,11). Se accadesse oggi, ci aspetteremmo un Gesù sotto i riflettori, che spopola nelle immagini e nei video condivisi sui social network. Guardate il Figlio di Dio! Gesù, invece, impone il silenzio. Non vuole che si dicano queste cose di lui. È quello che gli esegeti chiamano “il segreto messianico”. cesso è dolce, a un buon sapore, è un vino che ubriaca facilmente, perché ci illude di essere importanti. Ma il successo è anche bugiardo, si ferma all’immagine e all’apparenza. La gente vedeva in Gesù un uomo di potere ed era pronta a seguirlo, ma sarebbe stato per i motivi sbagliati. E lui lo spiega: «Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella o madre» (3,35). Gesù non vuole essere il padrone di nessuno, vuole fratelli e sorelle che come lui imparino a fare la volontà di Dio, cioè imparino ad amare. E il segno dell’amore è la morte in croce, il contrario del potere. È solo sulla croce che si capisce davvero chi è il Figlio di Dio e a riconoscerlo per come è veramente è un pagano, il centurione (cfr. 15,39). Ecco il motivo del “segreto messianico”. Gesù capisce che la gente fraintenderebbe lui e fraintenderebbe Dio, il quale non è un imperatore celeste a cui inchinarsi attendendo dei favori da lui. Porta gli apostoli sul monte, perché non vuole che si facciano un’idea sbagliata. Il loro compito non è diventare autorità religiose, ma annunciare il Vangelo e aiutare i sofferenti. Per amore, non per conquistare adepti! Gli apostoli devono imparare a non credersi migliori degli altri, padroni delle coscienze; devono imparare a servire, più che a essere serviti. Come il loro maestro. È il motivo per cui Seguendo questa scelta di anti-popolarità, Gesù si ritira su un monte, fuori dalla mischia, e sceglie i dodici apostoli, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni (3,14). Gli apostoli sono chiamati a stare con lui e a fare come lui, a camminare lungo la sua via, ad assumere il suo stile. E subito dopo si capisce il motivo del suo comportamento, perché la via del Vangelo è una via che viene fraintesa, anche dalle stesse persone religiose. Proseguendo la lettura, infatti, vediamo che i parenti di Gesù lo credevano pazzo (cfr. 3,21) e gli scribi lo accusavano di essere lui stesso posseduto dal demonio (cfr. 3,22). Il suc- papa Francesco da fastidio a certi uomini di chiesa, quando ricorda queste cose. Bisogna fare attenzione a chi parla tanto del bene dell'uomo, di Dio, della verità, ma con il linguaggio dell'autorità e non con quello dell'amore. Lo scopo della chiesa non è essere una sorta di partito religioso che deve affermare le sue posizioni, acquisire importanza e sbaragliare i propri nemici. Il suo unico scopo è vivere e testimoniare il Vangelo, la legge dell’amore. Christian Albini (articolo tratto da sperarepertutti.typepad.com) Signore, vogliamo pregarti oggi per tutti i sacerdoti del mondo. Ti preghiamo per questi nostri fratelli che dedicano la loro vita a costruire comunità. Ti preghiamo per i sacerdoti: categoria ormai in via di estinzione... E mentre preghiamo per i sacerdoti, pensiamo a tutti quelli che abbiamo conosciuto: a volte sacerdoti staccati dalla gente comune, a volte uomini pieni di comprensione e di umanità, altre volte sacerdoti inchiodati dalle loro incoerenze più o meno evidenti... Molte volte i preti che abbiamo avuto accanto li abbiamo giudicati, criticati, contestati, isolati... Poche volte abbiamo ricordato che il prete è solo un nostro fratello, limitato e fragile, che dedica la sua vita ad annunciare il Vangelo, cercando con tanta fatica di vivere le cose che dice. Ti chiediamo, Signore, di aiutarci a voler bene ai nostri sacerdoti. Aiutaci a cercare il bene insieme. Facci capire che prima di abbandonarli, pensiamo che, anche loro, come tutti noi, hanno bisogno di un sorriso e di un amico. Il Cristo della moneta è un dipinto a olio su tavola di Tiziano, databile al 1516 circa e conservato nella Gemäldegalerie di Dresda. È firmato "Ticianus F.” Signore Gesù, tu cerchi sempre dei "pazzi", dei "folli" d'amore disposti a seguirti. Manda ancora nelle nostre comunità sacerdoti pieni di gioia, capaci di stravolgerci il cuore con la tua grazia. Amen. ANAGRAFE DI PIEVE Hanno cominciato a vivere con il Sacramento del Battesimo Sentieri BRAVI I VOLONTARI 6. BOLDO TOMMASO MARIA, figlio di Giovanni Maria e di Marika Soravia, nato a Pieve il 7 gennaio e battezzato il 24 ottobre. 7. SCURIATI NATALIE di Claudio e di Buca Simona, nato a Bolzano il 25.01.2015 e battezzato a Pieve il 29 novembre. 8. BRAIDO SAMUEL, di Davide e di Bortoli Silvia, nato a Belluno il I° settembre e battezzato a Pieve il 29 novembre. GIUNTI AL TRAGUARDO DELL’ETERNITA’ 10. CRUZZOLA GIOVANNA, di anni 92, morta presso la residenza “Marmarole” il 4 settembre. 11. TABACCHI BORIN LUIGI di anni 65, morto a Pieve il 19 settembre. 12. MAIEROTTI ALDO, di anni 77, morto a Belluno il 23 settembre. 13. TABACCHI GENOVEFFA di anni 77, morta in casa a Villanova il 27 settembre. 14. TABACCHI MARIA, di anni 82, morta Pieve il 28 settembre. 15. GAGLIAZZO LUIGIA, di anni 61, morta a Belluno il 17 ottobre. 16. TABACCHI GIOVANNI, di anni 76, morto improvvisamente a Sottocastello il 28 ottobre. 17. PASSUELLO CESARE, di anni 89. morto a Tai il 13 novembre e sepolto a Pieve. 18. TABACCHI MARIO di anni 101, morto in Villanova di Pieve il 17 novembre. RICETTA PER LA FELICITA’ “Non aspettare di finire l'università, di innamorarti, di trovare lavoro, di sposarti, di avere figli, di vederli sistemati, di perdere quei dieci chili, che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina, la primavera, l'estate, l'autunno o l'inverno. Non c'è momento migliore di questo per essere felice. La felicità è un percorso, non una destinazione. Lavora come se non avessi bisogno di denaro, ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti vedesse nessuno. Ricordati che la pelle avvizzisce, i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni. Ma l'importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela. Dietro ogni traguardo c'è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c'è un'altra sfida. Finché sei vivo, sentiti vivo. Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere”. Beata Madre Teresa Il volontariato é un vero dono nella vita paesana e in quella ecclesiale: ci si offre per accompagnare i bambini a scuola o per essere punto d’appoggio per gli anziani nei loro spostamenti; c’è chi offre il suo tempo e le sue competenze per seguire i ragazzi nell’attività sportiva e chi anima la vita musicale e culturale. C’è chi ha a cuore il cammino di fede dei bambini e si offre come catechista e chi tiene aperte e in ordine le nostre chiese. C’è anche chi si prende cura dell’arredo urbano e mantiene ordinate e pulite le aiuole. A tutti costoro giunga la nostra cordiale e sincera riconoscenza. L’isola e la campana Nessun uomo é un’isola intera in se stessa; ogni uomo é un pezzo del continente, una parte della terra; se una zolla viene portata via dal mare, l’Europa ne èdiminuita, come se lo fossero un promontorio o la casa di un tuo amico o la tua stessa casa; ogni morte di uomo mi diminuisce; perché́io partecipo dell’ umanità̀: e così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te ... John Donne 3 IL MATTONE Il muratore posava il mattone sul letto di cemento. Con gesto preciso della sua cazzuola vi gettava una copertura, e senza chiedergli il parere posava su un nuovo mattone. A visto d’occhio le fondamenta salivano, la casa poteva elevarsi alta e solida per ospitare uomini. Ho pensato, Signore, a quel povero mattone interrato nella notte alla base del grande edificio: nessuno lo vede ma lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui. Signore, non conta che io sia in cima alla casa o nelle fondamenta, purché́ io sia fedele, al mio posto, nella Tua Costruzione. Michel Quoist ANAGRAFE DI POZZALE Hanno cominciato a vivere con il Sacramento del Battesimo 3. COLETTI NATALIA, di Simone e di Daniela De Mingo, nata a Pieve il 30 giugno e battezzata il 10 ottobre. Hanno consacrato il loro amore con il Sacramento del Matrimonio 1. SVALUTO MOREOLO CARLO e BARBARA CRUZZOLETTO, il 12 settembre. 2. TABACCHI MASSIMILIANO e VOLPE MARZIA, il 20 settembre. GIUNTI AL TRAGUARDO DELL’ETERNITA’ 2. CARGNEL MARIA GIOVANNA, di anni 88, morta a Pieve il I° aprile e sepolta a Pozzale. 3. DE POL GIANNI, di anni 75, morto presso la residenza “Marmarole” il 15 settembre. 4 Sentieri RICORDO DI UN AMICO C’ero anch’io tra le tante persone presenti a Sottocastello al funerale di Luigi Borin e mi hanno raggiunto tanti ricordi, colmandomi di emozioni. L trascrivo, per condividerli con altri amici e persone a lui care: lo faccio utilizzando la forma della lettera, perché per me sono ricordi intrisi di amicizia. smo. Fu in una di queste grandi manovre pasquali che avvenne…. Il “fattaccio”. Tra i tanti collaboratori c’era chi portava secchi d’acqua per lavare il pavimento, chi lucidava i candelieri – mi pare ancora di sentire CARO LUIGI, l’altro giorno al tuo funerale ci siamo ritrovati quasi tutti i bambini e i ragazzi degli anni cinquanta e sessanta di Sottocastello…. Sotto il cappello d’alpino o in borghese, dentro e fuori la chiesa: eravamo lì con te per l’ultimo saluto. E’ stata una celebrazione di fede ma per me è stata anche popolata da tantissimi pensieri che continuano a vagarmi dentro e che oggi mi portano a scriverti. Mi sono ricordato di quando facevamo a gara a fare i chierichetti, c’era ancora la Messa in latino – “introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat juventutem meam” - e alla consacrazione noi sollevavamo i lembi della pianeta del prete che voltava le spalle alla gente, con un lungo scampanellio… Non c’era inverno, neve o maltempo che ci impedisse di andare a servir Messa a don Osvaldo Bortolot – detto “don Kilometro” -, o al piccolo don Luigi Farenzena . detto “don Centimetro” o a don Giovanni Belli che ci scorazzava con la sua prima Fiat 600. Eravamo sempre presenti anche alle feste grandi o ai funerali, alle celebrazioni di mons. Angelo Fiori, sempre piuttosto burbero ma buono e molto generoso. Poi c’era Adele, la nostra sacrestana, che ci preparava la cena di polenta e baccalà, dopo la processione del Giovedì Santo, quando dalle varie frazioni coinfluivamo tutti nella Chiesa di Pieve, cantando il “Miserere” a cori alternati con le voci femminili che noi chiamavamo “le bagarole”. Era proprio intenso il nostro impegno attorno e dentro la Chiesa. Specialmente per Pasqua e per san Lorenzo, la nostra opera di aiutanti per le grandi pulizie era richiesta e accolta sempre con grande entusia- l’acre odore del “Sidol” - , chi andava a caccia di ragnatele servendosi di una lunga canna di bambù con in cima uno scopino di piume. Fu proprio questa “l’arma del delitto”. Cercando di pulire il nostro bell’altare maggiore da un’enorme ragnatela che partiva dalla trombetta dell’angelo di sinistra – per chi guarda - e arrivava poi alla pala di san Lorenzo, a uno di noi, eroico chierichetto, capitò per sbaglio di asportare assieme alla ragnatela anche la trombetta dell’angelo! E qui si dice il peccato ma non il peccatore! Chissà quanti fedeli, guardando l’’altare, si saranno meravigliati della mancata simmetria degli angeli trombettieri… Ecco svelato l’arcano. La trombetta in questione finì sopra un’armadio della sacrestia e il fatto restò avvolto nel segreto con la complicità di tutta la banda dei volontari pulitori. Mentre ti accompagnavano per l’ultima volta per le vie del paese, io ti aspettavo in chiesa e pensavo a quanto, da bambini e da ragazzi, vivevamo il paese: le piazze, i “tabia- roi”, le fontane e gli angoli più reconditi, nascondigli per le nostre lunghissime partite a “ladri e carabinieri”. Poi ancora le nostre scorribande su per i campi dei “Piei”, a fine autunno a rubare i “rai”. E quante feste, quante cene assieme nelle nostre case, quante sagre, scampagnate ed eventi sportivi nel prato del “piovan” in località “Le piazze”. Ma il ricordo più intenso che ci ha accomunato, caro Luigi, è la passione per la montagna, con quell’avventura verso il Campanile di Val Montanaia, giusti cinquant’anni fa. Mi ero procurato la guida di Antonio Berti “Dolomiti Orientali”. Studiandola avevamo scoperto che dietro agli Spalti di Toro c’era il Campanile di Val Montanaia: ce ne siamo subito innamorati. Abbiamo scelto il tragitto di Forcella Segnata, A ripensarci mi vengono ancora i brividi. Eravamo in quattro: io, tu, Noelio Marchet studente di Teologia di Feltre e un quarto compagno che non nomino. Siamo partiti all’alba da Sottocastello e abbiamo raggiunto Vedorcia poi siamo scesi al Rifugio Padova e siamo risaliti in mezzo agli Spalti di Toro, arrampicando per i canaloni e le roccette di Forcella Segnata, con l’idea di pernottare ai piedi del Campanile nel Bivacco Perugini. Ma avevamo calcolato male i tempi: prima di arrivare in cima alla Forcella ci ha colto il buio. Ci fu appena il tempo di appollaiarci su una cengia, per fortuna abbastanza ampia e vegliare poi tutta la notte. Spero che in Paradiso tu abbia reincontrato Noelio, poi diventati prete, che ci ha lasciati qualche anno fa e che insieme abbiate ricordato l’avventura di quella notte passata cantando, chiacchierando e pregando. Credo che il ricordo di quel rosario, immersi come eravamo nella notte e nella nebbia, ti abbia accompagnato per tutta la vita. Spero infine che quella parte dell’AVE MARIA che dice. “prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte” ti sia stata di consolazione nel tuo passaggio da questa vita. Ciao e arrivederci, caro Luigi. Nelso Tabacchi Sentieri “SE NON RITORNERETE COME BAMBINI…” Preparando la celebrazione della Messa in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico, abbiamo scelto un messaggio da condividere insieme, alunni, insegnanti e genitori: abbiamo scelto il grande tema della pace sia per ricordare il centenario della guerra mondiale sia per riflettere sui tanti focolai di guerra presenti nel mondo. Il Parroco ha portato in Chiesa il libro dell’anagrafe di cent’anni fa con la pagina aperta proprio dove era scritto il nome dei soldati morti nell’ospedale militare di Tai durante le sanguinose lotte al fronte. I bambini invece erano stati invitati a prendersi un qualche impegno per vivere la pace nel loro ambiente di vita. Con tanto di nome e cognome ognuno aveva compilato un foglio che recitava così: “Durante quest’anno scolastico io m’impegnerò a realizzare la pace facendo: ….” Ogni alunno ha avuto l’occasione di riflettere un po’ e poi scrivere un suo impegno, un suo piccolo, ma importante contributo, perché la pace possa mettere più radici tra di noi e perché la pace non sia un problema degli altri, dei grandi, dei capi di stato. Ecco allora alcune risposte date dai ragazzi stessi, risposte che parlano di casa e di scuola, di gioco e di preghiera, di facili baruffe e di grandi sogni. Le offro ai lettori di “Sentieri” con l’invito che anche loro, i lettori, si sentano coinvolti almeno in parte per essere seminatori di pace nei loro ambienti di vita. Leggendo quanto i ragazzi hanno scritto m’è venuta in menta quella pagina del Vangelo dove Gesù dice: “ se non ritornerete come bambini… non entrerete nel regno dei cieli”; ecco un’occasione per noi grandi di ritornare bambini nei progetti, negli slanci, nell’entusiasmo e nella speranza d’un modo nuovo. m’impegnerò a realizzare la pace facendo: “il bravo a scuola, non litigare più con gli amici, non giocare più con i giochi di guerra. “Impresterò i miei giochi ai miei compagni e giocherò insieme a loro”. “ Non giocherò con i soldatini che fanno guerra, pistole giocattolo che sparano missili e bombe giocattolo”. “ farò il bravo, m’impegnerò al massimo senza litigare, darsi a botte, non prendendo in giro gli altri, senza mordersi”. “diventerò piò gentile, più dolce e carina con gli altri. Donerò ai bambini poveri i giocattoli che non uso più, sarò più generosa anche nella preghiera”. “pace ogni volta che litigherò; non reagirò quando qualcuno mi prenderà in giro e mi farà male”. “la pace con ogni bambino cui litigo; cerco di essere amica di tutti e di rimanerci, rispettando i compagni e quello che dicono”. “mi succede di prendere sempre in giro i miei compagni; vorrei non farli arrabbiare ricordandomi del materiale scolastico e di andare spesso in chiesa”. “non litigare con gli amici; al massimo, se succede, devo dire : ho fatto la cosa sbagliata. Scusami”. “Mi impegnerò a dare una mano alla gente cercato di ascoltarli sempre di più; voglio pregare più volte per la gente”. “ a calcio non devo fare falli e a casa non voglio fare dispetti a mia sorella; poi vorrei aiutare di più la mamma”. “amicizia con i bambini nuovi, non litigare con le amiche, anche con quelle antipatiche; vorrei ascoltare meglio le maestre quando parlano. Bisogna rispettare anche loro”. 5 Non farò più i dispetti al mio gatto; non litigherò più con mio cugino”. “voglio imparare a chiedere gentilmente”. “essere più brava a scuola e comportarmi bene in casa, in piazza, al bar. Voglio aiutare la mamma a preparare la cena”. “aiuterò la mamma ad aiutare mia sorella quando ha bisogno di me”. “durante quest’anno vorrei stare un po’ più zitta e buona sia nello sport che nella scuola e a catechismo anche se mi é stato sempre molto difficile”. “quando gioco in squadra non tralasciare nessuno”. “facendo del bene verso gli altri, a proteggere Dio da chi gli parlerà male contro. Mi piacerebbe di dire agli altri che la violenza non é la strada giusta; basta una parolina e tutto finisce con serenità”. “devo smettere di giocare con la fionda”. “non prenderò in giro nessuno perché causerei una piccola guerra”. “Non voglio più litigare con la mamma; al posto di guardare la tv voglio fare i compiti per i giorni seguenti”. “voglio mantenere le promesse per sempre” “perché non farsi compromessi quando si litiga, senza farsi male?”. “mi metterò im mezzo alle liti e, anche se entrerò al litigio non mi comporterò male ma aiuterò a non litigare. Non farò ciò che non vorrò fosse fatto a me”. “Come é brutta la guerra!”. “Non litigare con gli altri e essere amico con tutti: so che sembra un piccolo passo insignificante, ma tanti piccoli passi conducono a uno più grande per la pace nel mondo”. Buona continuazione nella lettura mentre potete assaporare - tra le righe - ciò che i bambini si sono impegnati a vivere. E noi grandi, cosa siamo disposti a fare perché la pace possa fare un passo avanti? *** Trascrivo alcune frasi senza citare il nome del bambino e della ragazza che hanno firmato il loro impegno. Durante quest’anno scolastico io “... NON ENTRERETE MAI” 6 Sentieri GRANDE GIORNO NELLA COMUNITÀ’ 8 settembre: festa della Natività di Maria Era un giorno feriale quest’anno l’8 settembre e si temeva che la popolazione avesse continuato le abitudini quotidiane ed invece... già dal primo mattino la piazza centrale del paese cominciava ad animarsi non per i banchetti del solito mercato ma per offrire ai visitatori i prodotti dell’artigianato locale. Si trattava d’un bel modo per iniziare a vivere una giornata all’insegna dell’apprezzamento di ciò che abbiamo e siamo. La mattinata ha avuto il suo momento più significativo presso il COSMO con la presenza di don Luigi Ciotti che ha ricevuto la cittadinanza onoraria da parte dell’Amministrazione Comunale e l’iscrizione del suo nome nel Libro d’Onore dei Cadorini Illustri, ad opera della Magnifica Comunità di Cadore. In una sala gremita come non mai il Coro “Cadore” ha creato un clima di famiglia con il canto “son tornà...” e don Luigi s’é agganciato alle parole della canzone per dirci: “... Ma é come se da Pieve e dal Cadore non sia mai partito. Questi luoghi li ho sempre avuti nel cuore. E, qualche tempo fa, quando attraverso una intercettazione in un carcere d'Italia, è stato reso noto che il capo di Cosa Nostra, Totò Riina, ha deciso di uccidermi, ho scritto nel mio testamento che - se non costa troppo - vorrei essere sepolto a Pieve di Cadore". Poche volte ho avuto l’occasione di vedere nei volti dei presenti un’attenzione viva e costante a tutto quanto don Luigi riusciva a trasmettere con la carica e la capacità che gli é nota. In questa stessa pagina ho trascritto lo stato d’animo e le emozioni di una persona presente in sala. Anche la consegna della Costituzione Italiana ai giovani diciottenni del nostro Comune é stata salutata da sinceri e abbondanti applausi. Chiamati uno per uno sono stati salutati ed abbracciati personalmente da don Luigi che, rivolto soprattutto ai giovani ha detto: "il Cadore conta molto su di voi. Conta molto anche perché restiate in questi luoghi meravigliosi e siate testimoni nella società, dove voi state entrando. Dovete sapere che mia madre, povera montanara partita da Sottocastello, quando abitavamo in una baracca a Torino e non avevamo la luce elettrica, leggeva libri a luce di candela. Aveva capito l'importanza dell'educazione. Ricordatevi che la cultura è fondamentale per la vostra vita. Non accettate mai quello che vi riportano. Andate a fondo delle cose e fatevi una idea vostra. Oggi avete una meravigliosa enciclopedia che ci chiama Internet. E’ uno strumento formidabile, ma non prendete ciò che trovate per verità. Fate la fatica di cercare voi! Prendete la Costituzione, che avete ricevuto oggi, come un vademecum di viaggio per la vita futura, essa contiene i principi che ogni cittadino deve fare propri per la vita futura: una vita degna d’essere vissuta. Essa contiene molti messaggi che sono quelli del Vangelo”. Infine don Luigi ha accennato alle nostre Dolomiti: “Siamo diventati tutti Patrimonio dell’Umanità. Non sarebbe accettabile che qualcuno per guadagno rovinasse le Dolomiti. Tutti voi dovete fare on modo che non accasa; per fare questo é necessario che in Cadore nasca un parco, il Parco delle Marmarole, dell’Antelao e del Sorapiss”. La mattinata s’è conclusa a tavola, presso l’albergo “Giardino” con il pranzo offerto dai titolari orgogliosi d’accogliere un loro paesano, un cittadino, un prete in camba, un Ciotti come loro. Ill.ma sig.ra Maria Antonia Ciotti Sindaco di Pieve di Cadore Partecipo alla gioia della festa Patronale nella quale verrà conferita la Cittadinanza Onoraria a don Luigi Ciotti per quello che egli rappresenta e per tutta la sua azione educativa e di solidarietà. Vi porgo l'apprezzamento e la partecipazione di tutta la Diocesi di Belluno-Feltre. +Giuseppe Andrich, vescovo Un incontro emozionante Martedì 8 settembre sono andata ad assistere alla consegna della cittadinanza onoraria del comune di Pieve Di Cadore a Don Luigi Ciotti, nativo di questo paese. Devo dire che è stato un incontro che mi ha suscitato grande emozione, l'evento si è svolto nella sala Cosmo di Pieve, erano presenti tutte le autorità locali civili e religiose, molti soci di Libera, i ragazzi diciottenni del paese, il coro “Cadore” ... ed è stato proprio con le loro voci unite in un bellissimo canto che è iniziata la cerimonia, sono seguiti i discorsi di rito, quello del sindaco di Pieve è stato bellissimo. C’e stato poi l'intervento di don Luigi che mi è piaciuto da morire perché è stato trascinante e profondo nella sua semplicità. Lui sa dire con parole piccole delle cose grandi, che sanno arrivare al cuore di tutti, soprattutto mi colpisce la sua capacità di agire nel senso che non si perde in fiumi di parole o pose esteriori ma si dà da fare ed è determinato a portare a termine i suoi obiettivi esponendosi in prima persona. E' veramente un grande esempio di cristiano, ed è una gioia ascoltarlo perché oltre alle lacrime che mi sono scese sul viso in seguito alle sue toccanti affermazioni sono uscita con nel cuore una carica di speranza e di gioia ed ho pensato che il Signore ci vuole proprio tanto bene per mandarci delle testimonianze di fede così feconde! da “Attorno alla Torre”, bollettino della Parrocchia di Lozzo di Cadore Sentieri In serata, in una Chiesa Arcidiaconale gremita, abbiamo pregato con don Luigi che ci ha indicato la Madonna come generosa e coraggiosa collaboratrice del progetto di Dio. 7 UN SINCERO RINGRAZIAMENTO: - Alle Autorità Comunali e alla Presidenza della Magnifica Comunità di Cadore per la loro collaborazione “istituzionale” alle festa patronale; - Alla Pro Loco per aver sollecitato la partecipazione del mondo economico e sportivo alla festa del paese; - Agli Artigiani che hanno vivacizzato Piazza Tiziano; - Ai Cantori della Parrocchia e al Coro “Cadore” che hanno reso più solenni i nostri incontri. - Ai Volontari che hanno allestito, con gli Alpini, il rinfresco a conclusione d’una intensa giornata. L’anello della catena Significativo quanto scritto da Bonhoeffer in Lettera a due sposi (maggio 1943): «Il matrimonio è più del vostro amore reciproco. Ha maggiore dignità e maggior potere. Finché siete solo voi ad amarvi, il vostro sguardo si limita nel riquadro isolato della vostra coppia. Entrando nel matrimonio siete invece un anello della catena di generazioni che Dio fa andare e venire e chiama al suo Regno. Nel vostro sentimento godete solo il cielo privato della vostra felicità. Nel matrimonio, invece, venite collocati attivamente nel mondo e ne divenite responsabili. Il sentimento del vostro amore appartiene a voi soli. Il matrimonio, invece, è un’investitura e un ufficio. Per fare un re non basta che lui ne abbia voglia, occorre che gli riconoscano l’incarico di regnare. La concelebrazione, animata dal Coro Parrocchiale, é stato un momento di vera aggregazione di tutta la Comunità che sa trarre la sua vitalità dall’Eucaristia don Luigi ha voluto concludere la giornata davanti al Battistero ricordando con affetto e commozione la fede dei suoi Genitori. ___ Un ringraziamento particolare vada a Tommaso Albrizio per il servizio fotografico di queste pagine. Così non è la voglia di amarvi, che vi stabilisce come strumento della vita. È il matrimonio che ve ne rende atti. Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio: è il matrimonio che d’ora in poi, porta sulle spalle il vostro amore. Dio vi unisce in matrimonio: non lo fate voi, è Dio che lo fa. Dio protegge la vostra unità indissolubile di fronte ad ogni pericolo che la minaccia dall’interno e dall’esterno. Dio è il garante dell’indissolubilità. È una gioiosa certezza sapere che nessuna potenza terrena, nessuna tentazione, nessuna debolezza potranno sciogliere ciò che Dio ha unito». 8 Sentieri PER IMPARARE A VIVERE In passato si cominciava ad andare a scuola immancabilmente il primo giorno d’ottobre, ora tutto é anticipato di qualche settimana ma non per gli adulti e gli anziani della Sezione del Cadore dell’Università. Puntualmente il primo di ottobre erano in tanti al COSMO per iniziare il settimo ciclo del quarto anno dell’Università: presenti il coordinatore Pierpaolo Genova e il Presidente don Attilio Menia che ha aperto ufficialmente il nuovo anno scolastico. L’Arcidiacono ha portato il suo saluto con un pensiero di Seneca: “Ci vuole tutta una vita per imparare a vivere”. Quella frase trova la sua attualità proprio nel guardare il folto gruppo di “alunni” che, nei giovedì di questi mesi, s’incontrano e s’interessano delle donne e la prima guerra mondiale, visitano i musei della zona, incontrano gli artisti del Cadore e della Carnia leggono l’enciclica “laudato si’”, assistono alla proiezione d’un film d’autore, condividono le emozioni di chi ha percorso il cammino di Santiago, rivivono il referendum che opponeva la monarchia alla repubblica. guardano all’Europa con i vari squilibri. Infine andranno all’Arena di Verona per assistere all’Aida di Giuseppe Verdi. Un programma ben articolato ed interessante viene loro offerto mentre si respira un clima di cordialità e di amicizia tra tutti i partecipanti: centinaia di persone provenienti dai vari paesi del Cadore. Un’iniziativa davvero interessante che propone stimoli e aperture mentali ma anche concrete occasioni d’incontro e di dialogo. Il decalogo della III età l. Ignora sistematicamente il numero dei tuoi anni. 2. Non dire mai che sono vecchio, ai miei tempi, una volta ... ***** 3. Sii corretto e riservato; comprensivo e indulgente; affabile e cortese con tutti. 4. Sii tollerante e cordiale con le persone curiose, maldicenti, spregiudicate, invadenti, lasciando cadere il seme della buona parola. ***** 5. Se hai ancora buone energie da impiegare, comportati negli ambienti di studio, di lavoro, di svago, come se appartenesse alla generazione che segue la tua. 6. Il tuo linguaggio sia sobrio e sincero, non immischiarti mai in discussioni futili; preferisci ascoltare più che parlare. Una parte dei Cresimandi in visita la Cimitero, all’inizio del mese di novembre. LAVORI MA NON SOLO Il tetto della Canonica di Pozzale ha urgente necessità d’un intervento perché la copertura lascia entrare l’acqua. Con il Consiglio per gli affari economici abbiamo individuato la ditta che lavorerà per cambiare la copertura e così risolvere il problema. Il costo economico ci viene un po’ alleggerito dal contributo che la Diocesi ci offre con i proventi dell’8/ooo. Nel bilancio di fine anno sarà reso noto l’ammontare dell’intervento. *** L’anno catechistico vede i bambini e i ragazzi partecipare all’incontro settimanale del lunedì con la presenza delle catechiste. Quest’anno, accanto al gruppo delle “solite” catechiste, abbiamo la disponibilità di alcune “nuove” animatrici e accompagnatrici del cammino di fede che i bambini sono chiamati a vivere. E’ bello vedere la quasi totalità dei ragazzi presenti ed è altrettanto bello vedere degli adulti accanto ai ragazzi: stiamo offrendo il meglio delle nostre forze per il domani delle nostre Comunità. La contentezza del Parroco sarebbe completa se egli potesse celebrare il giorno del Signore, la domenica, con tutti questi bambini e ragazzi che vivacizzano il centro di Pieve ogni lunedì alle ore 15.00. Non abbiamo perso la speranza di vedere la nostra Chiesa in festa con più ragazzi e ... più genitori. ***** 7. Ogni giorno una pagina di un buon libro, specie il Vangelo. 8. Non chiuderti nella solitudine; se vivi solo, procura di confortare la solitudine di altri che vivono soli. ***** 9. Sappi che non sei mai solo, in te dimora lo Spirito del Signore, datore di pace, della gioia. 10. Abbi cura che la tua persona, in casa e fuori, non sia di ingombro, né tanto meno rechi fastidio; il tuo volto sia sempre espressione di serenità e letizia interiore. Sentieri MOMENTI DI FESTA IN FAMIGLIA Le foto di questa pagina documentano la celebrazione di ringraziamento per due traguardi invidiabili di vita coniugale: i 50 anni di matrimonio di Da Cortà Franco e Mazzoleni Ferracini Maria nella chiesa di Pozzale il 19 settembre e, in santa Maria, i 60 anni di matrimonio di Luciano Livan e Carla Tabacchi. Commossi gli sposi mentre rinnovavano le loro promesse matrimoniali coinvolgendo nell’emozione i numerosi parenti e paesani presenti. Di questi tempi, data la scarsità di matrimoni celebrati in Chiesa con il Sacramento, questi appuntamenti di anniversario sono gli unici momenti per ringraziare il Signore del dono dell’amore fedele e fecondo. Nella preghiera abbiamo chiesto al Signore che i giovani non abbiano paura di impegnarsi in scelte coraggiose e durature manifestando, con la loro vita, di essere strumento e segno dell’amore di Dio per noi. 9 QUANDO UNO E’ VECCHIO? La domanda è stata fatta alla piccola Giovanna di cinque anni. "È quando si hanno i capelli bianchi?" “Oh, no! La nonna ha i capelli bianchi, bianchi, ma non è vecchia. Lei non si stanca mai di giocare con me!” "Si è vecchi quando si hanno le rughe?" “Niente affatto! Il nonno di Francesco è pieno di rughe, ma ha la faccia bella come il sole!” Si diventa vecchi quando non si può più camminare? Quando si vive su una sedia a rotelle?" “Non è vero! Il mio fratellino non cammina e viene portato con il passeggino, ma non è vecchio!” "La Tua mamma è vecchia?" “Oh, no! La mamma è grande, ma non è vecchia!” "Ma tu conosci qualcuno allora che sia vecchio, molto vecchio?" “Oh, sì! La signora Maddalena, lei si che è vecchia, vecchia, ... (la signora Maddalena è una donna di cinquant'anni, vestita con eleganza, dall 'andatura vivace ... )" "Cos'è che ti fa dire che è vecchia?" “Beh, lei ... non ride mai!” ***** - Io non pretendo di sapere cosa sia l'amore per tutti, ma posso dirvi che cosa è per me: l'amore è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona. L'amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi, compreso le cose che ci potrebbero far vergognare. L'amore è sentirsi a proprio agio e al sicuro con qualcuno, ma ancor di più è sentirti cedere le gambe quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride. - Per perdere la testa, bisogna averne una! - La pace non può essere mantenuta con la forza, può essere solo raggiunta con la comprensione. - Il mondo che abbiamo creato è il prodotto del nostro pensiero e dunque non può cambiare se prima non modifichiamo il nostro modo di pensare. - Se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa sarà segno allora una scrivania vuota? Albert Einstein 10 Sentieri La mia famiglia: il più bel posto del mondo Ecco un semplice aiuto nel compito meraviglioso ed impegnativo di educare figli e nipoti (e forse anche genitori). 1. Alzate bandiera bianca Ogni giorno un numero di fatti spiacevoli: rumore, l'auto che non parte, uno scontro con una persona volgare, un documento perduto, ecc., ci fanno reagire urlando, battendo i pugni, imprecando o sfogandosi con i più vicini. "Alzare bandiera bianca" significa scongiurare l'effetto valanga: un piccolo scatto di nervi comincia a ingrandirsi fino a diventare una guerra civile. Una bambina calmò di botto la mamma, che aveva appena rotto una tazzina, dicendo pacata: «E' la vita!». 2. Ascoltate L'ascolto è pillola miracolosa. Quanto apprezziamo le persone che ci ascoltano perché sentiamo di essere compresi e stimati. Ci vogliono dosi abbondanti di onestà e umiltà, sforzo e pazienza, ma i risultati sono miracolosi. Donare a qualcuno la sensazione di essere ascoltato ed ascoltare effettivamente è un magnifico riduttore dello stress. Lasciare agli altri l'ultima parola è sempre un segno di forza e di equilibrio. 3. Accettate le differenze Ciascuno ha una sua personale scala di valori. E tutti siamo convinti che il nostro modo di vedere è il migliore. Il problema è che gli altri la pensano allo stesso modo. La ricchezza dell'umanità dipende proprio dalle differenze. Invece di sguainare la spada quando qualcuno vi contraddice, ripetetevi: «E' nor- con i vostri figli, ascoltare musica, andare tutti insieme a Messa e goderci poi un pomeriggio in semplice compagnia. 6. Curate la salute male: questa persona vede le cose diversamente». Chi rispetta sinceramente le opinioni diverse si risparmia un buon numero di litigi e smorza immediatamente l'aggressività degli interlocutori. 4. Le persone vengono sempre prima Un padre, davanti ai piccoli incidenti, diceva sempre al figlio: «Non importa. Tutto si può sostituire, eccetto te». A coniuge e figli piace molto sapere che la loro persona e i loro sentimenti contano molto di più dei beni materiali. Tutto ciò che a prima vista sembra importante: lavare i piatti, la spesa e le altre incombenze quotidiane, può sempre essere rimandato, non così le emozioni che riguardano le persone. Soprattutto quelle dei bambini. Ricordiamoci sempre cosa porteremo in Paradiso: amore e comprensione. 5. Fate rifornimento Viviamo a un ritmo folle. E' vitale alzare il piede dell'acceleratore e trovare dei momenti di pausa, ad esempio la domenica come giorno del riposo, della gioia del vivere insieme e del rifornimento spirituale. Trovate il tempo per leggere un buon libro, vedere un film, giocare “Diventare genitori non é obbligatorio. Ma quando uno lo diventa, deve darsi una bella regolata e stare attento a quello che fa”. (M. Bernardi) L'attività fisica e tutto ciò che mantiene efficiente il corpo contribuisce al benessere della vita familiare: si dorme meglio, si evitano crisi di nervi e mugugni d'intolleranza, c'è più dinamismo e voglia di vivere. 7. Curate la vostra casa La vostra casa si modifica e cresce con voi: è lo spazio vitale della vostra famiglia. Pensate a essa con profonda gratitudine: vi protegge dal freddo, dal caldo e dagli intrusi. Non è un idolo (serve per vivere, non per lucidarla continuamente ... ) e neanche un museo. Amatela con indulgenza e flessibilità: è il più bel posto del mondo ed è tutto vostro e delle persone che amate. 8. Esprimete i vostri sentimenti Non perdete mai l'occasione di dire "Ti amo", "bravo". E' semplice, gratuito e fa miracoli. E' un vero balsamo per chi lo dice e per chi lo riceve. Cambia la giornata alle persone: è il dono perfetto. 9. Date il buon esempio I vostri figli non faranno mai quello che predicate, ma solo quello che fate voi. Chiedevi ogni giorno: «Qual è il messaggio che sto dando ai miei figli?» 10. Condividete l'anima Poche cose uniscono la famiglia come pregare insieme e vivere insieme la propria fede. Fate delle feste dell'anno un evento di gioia e di intensa comunione, partecipate insieme agli appuntamenti ed iniziative parrocchiali. Sentieri “Nel creato, tutto é carezza di Dio” Durante l’Assemblea autunnale della Magnifica Comunità di Cadore, il Parroco ha offerto a tutti i Consiglieri una copia della lettera enciclica di Papa Francesco “laudato si’”. Il regalo fatto ai Consiglieri voleva essere un attestato di stima verso il ruolo che i Consiglieri hanno per la “salute” del nostro territorio, una “salute” che richiede attenzione e salvaguardia della bellezza e dell’unicità del nostro patrimonio ambientale. Le scelte degli Amministratori devono prevenire disastri, devono creare la cultura del rispetto del creato: un ambiente che ci é dato perché chi viene dopo di noi lo trovi armonioso e accogliente. Nell’offrire l’importante documento del Papa, l’Arcidiacono ha letto il numero 84 dell’enciclica: “Insistere nel dire che l’essere umano è immagine di Dio non dovrebbe farci dimenticare che ogni creatura ha una funzione e nessuna è superflua. Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio. La storia della propria amicizia con Dio si sviluppa sempre in uno spazio geografico che diventa un segno molto personale, e ognuno di noi conserva nella memoria luoghi il cui ricordo gli fa tanto bene. Chi è cresciuto tra i monti, o chi da bambino sedeva accanto al ruscello per bere, o chi giocava in una piazza del suo quartiere, quando ritorna in quei luoghi si sente chiamato a recuperare la propria identità”. Noi non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli. (Proverbio degli Indiani d’America) Alcuni aspetti della Messa d’inaugurazione del nuovo anno scolastico e catechistico 11 12 Sentieri Dieci motivi per sposarsi Una panoramica sui dati In Gran Bretagna il numero di chi va a vivere insieme senza matrimonio ha superato quello degli sposati. Negli USA i matrimoni sono scesi complessivamente al 49%. In Italia, le coppie conviventi sono in continuo aumento. Se nel 2007 erano meno del 5 per cento (poco più di 630.000), sono arrivate a circa un milione nel 2011, a fronte di un calo dei matrimoni nello stesso periodo del 5% annuo. Le cose cambiano rapidamente nelle nuove generazioni (scelgono le convivenze soprattutto le giovani che hanno studiato) e in relazione alle regioni di residenza (le percentuali sono tre volte più basse al Sud). Il trend è in crescita. Le quarantenni nate alla fine degli anni Sessanta hanno scelto la convivenza in un caso su quattro, chi è nata nella prima metà degli anni Settanta lo ha fatto in un caso su tre. Si calcola che nel 2015, con la crisi, le convivenze supereranno i matrimoni, come già avviene nelle grandi città del Nord e che le diciottenni di oggi non si sposeranno senza prima aver provato a convivere, in media per due anni. I sociologi le considerano coppie più fragili, ma anche più paritarie del passato per stile di vita, condivisione dei lavori domestici, età e reddito; preferiscono rinunciare al patto definitivo e ideali alti di amore, a vantaggio di una continua verifica della relazione di coppia; vogliono controllare se la convivenza peggiorerà la vita, come lui\lei si comporterà effettivamente… Si parla di una “strategia adattativa”, come paura dei legami “eterni” a vantaggio di legami precari, mobili, negoziabili. Non si tratta tanto di un rifiuto motivato e deciso del matrimonio, ma di una sfiducia nella possibilità di realizzare pienamente nel matrimonio le aspettative che l’amore suscita. Il matrimonio resta un traguardo possibile, ma solo dopo che si è sottoposto a verifica il rapporto di coppia, in un confronto continuo che dovrà confermare o smentire la scelta. Le giovani coppie giungono a queste conclusioni circondati come sono, nella realtà e nei media, da numerosi vissuti matrimoniali fallimentari con infinite sofferenze e guerre familiari. Lo scoraggiamento prende il posto del gioioso incontro con la persona con cui condividere la vita. Bisognerebbe soffermarsi meno sulle fragilità e sulle patologie del matrimonio – come tendono a fare certi sociologi e giornalisti – per approfondire invece a quali condizioni può avere successo. Le ragioni per intendere il matrimonio come “cosa buona” Tra le ragioni da esplicitare, in maniera ragionevole e “laica” per comprendere il matrimonio come “cosa buona” e dunque antropologicamente fondata e preziosa per la persona e per la società, riteniamo se ne debbano approfondire soprattutto 102: 1. Il tempo di decidere della propria vita. In un’epoca di rimando delle scelte, tanto da renderle difficoltose e infine impossibili, è importante educare ed educarsi a divenire adulti prendendo in mano la propria vita e decidere come e per chi spenderla. 2. Investire sull’altro. L’altro non è aprioristicamente un “inferno”, né qualcuno da “provare” in senso meccanico e offensivo della sua dignità. L’investimento di fiducia nelle sue buone potenzialità genera risposte positive, è la premessa della regola d’oro (“Fa agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”), costruisce rapporti di reciprocità. 3. Lavorare sulle differenze. Dal matrimonio sarebbe ingenuo aspettarsi un paradiso di serenità. Esso è piuttosto un laboratorio in cui giorno dopo giorno s’impara a vivere con qualcuno, ad accoglierne i limiti a valorizzarne le risorse. 4. Rapporti intergenerazionali. Nella famiglia le persone non sono inquadrate in delle categorie (commerciali, tributarie, sanitarie…), ma convivono imparando ad accogliere le differenze tra generazioni, il che consente, tra l’altro, la preziosa trasmissione del patrimonio culturale e religioso di una nazione oltre che delle memorie di una storia famigliare… 5. Sessualità con e per l’altro. Nel matrimonio la sessualità non è abbandono all’istinto, ma si lega ad una promessa d’amore e dunque s’inscrive in un mondo umano e relazionale. Quando non è così i rapporti tendono a degenerare la persona e la società ad ammalarsi nelle numerose patologie psico-fisiche legate al cattivo uso del sesso, e sociali legate alla labilità dei rapporti e allo sfruttamento dell’altro (prostituzione, pedofilia..) 6. Procreazione, futuro di un popolo. Anche se con il rispetto dei diritti civili si è sviluppata una sensibilità attenta a tutte le relazioni affettive; anche se la scienza fa di tutto per cercare di gestire la pro- creazione facendo a meno dell’abbraccio caldo di un uomo e di una donna, la natura sembra voler mantenere il suo segreto circa la vita umana affidata a un uomo e una donna che si abbracciano. Le nazioni sopravvivono perché uomo e una donna decidono di procreare e il matrimonio fa di questa procreazione un istituto protetto legato alla genealogia e alla eredità. 7. Figli da accompagnare a vita. Due sposi non si limitano a procreare, ma accompagnano i figli per lunghi anni fino a che questi non si rendono capaci di gestire in prima persona la loro vita. Al matrimonio è correlato questo patto di generosità intergenerazionale, di tempo, di affetti, di risorse, che rende possibile ai figli di crescere sicuri dell’appoggio genitoriale. 8. Stabilità dell’istituzione e rigenerazione del consenso. Molte coppie affrontano la convivenza come propedeutica al matrimonio senza escludere di arrivare se e quando lo riterranno opportuno, a sposarsi in Comune o in Chiesa. Purtroppo non è così quando il legame si spezza ed essi costatano amaramente di aver speso gli anni migliori senza risultati, di aver fatto un “investimento” fallimentare di risorse di ogni tipo, di essere privi di tutele. Soprattutto le donne constatano di non avere più la possibilità di generare. In alcuni casi la convivenza viene vissuta come un periodo di preparazione centrato sulla qualità di una relazione di complicità e rispetto reciproco in vista di una unione più stabile e matura, che talvolta può risultare persino migliore rispetto a quelle regolarmente registrate in Comune e in Chiesa, ma segnate da indifferenza, micro-violenze e sofferenze soffocate tra le mura domestiche. Rimane comunque vero che col matrimonio due amanti decidono Sentieri di stabilizzare la loro unione e renderla pubblica: una istituzione senza amore è uno scheletro, ma un amore senza istituzione è più fragile e più esposto ai rischi dell’abbandono. 9. Una società da coinvolgere. Gli sposi e la società fanno un patto implicito di reciprocità: gli sposi rendono visibile il loro amore e lo istituzionalizzano e la società s’impegna a collaborare al mantenimento della famiglia nelle varie forme di sostegno. È vero che purtroppo le istituzioni dello Stato non danno adeguato risalto e corrispettivi aiuti ai nuclei familiari, ma spesso si finisce col fare per necessità ciò che non si è fatto per virtù. Così è per le politiche familiari, divengono rilevanti problemi come eutanasia, droga, assistenza, sovrappopolazione, ecologia, tutti temi in cui la famiglia svolge un ruolo decisivo ed è in grado di accorciare la distanza tra razionalità strumentale e astratta del macrosistema e espressività della vita 13 quotidiana. 10. Perdono. Sebbene il perdono sia visto solo come una esigente virtù cristiana, esso è anche una indispensabile virtù civile: la società si regge sulla capacità di ricominciare, dunque di perdonare. Nella coppia, se si vuole mantenere il patto di fedeltà e di cura reciproche occorre imparare a perdonare il coniuge, i figli, i genitori per tutti quei comportamenti che arrecano sofferenza, per le trascuratezze, per le offese inflitte e subite. In definitiva, i giovani andrebbero con meno pregiudizi verso il matrimonio se lo vedessero come un sostegno alla propria capacità di mantenere la promessa, alla fiducia in se stessi e nell’altro, alla gestione quotidiana dell’esistenza di una famiglia. Vivrebbero forse con meno pesantezza e con più gioiosa responsabilità la fedeltà coniugale, da cui dipende la loro felicità e quella dei figli. Senza gonfiare le attese ma anche senza rifiutare aprioristicamente il dono del matrimonio, vi vedrebbero un percorso di crescita nell’amore, per la possibilità di apprendere giorno dopo giorno la bellezza di un agire virtuoso attraverso la relazione di coppia (pazienza, rispetto, tolleranza, premura e cura…). Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese 14 Sentieri Pregare per i figli, pregare con i figli, insegnare la preghiera ai figli Incontro a Belluno una catechista d’una Parrocchia a me cara perché ha fatto parte dei miei primi anni di vita sacerdotale; mi fa piacer essere fermato per strada da chi, tanti anni fa, é stato amico e collaboratore. Ad un certo punto questa catechista mi dice. “Sai, don Diego, che negli incontri di catechismo scopro che i bambini delle prime classi non sanno fare il segno di Croce e non sanno nemmeno una preghiera”. Tutto questo me lo dice mentre mi richiama alla mente i giovani di allora che oggi sono diventato genitori di quei bambini che la catechista incontra ogni settimana. Tornato a Pieve mi sono imbattuto in un bel articolo scritto in occasione della beatificazione dei genitori di santa Teresa di Gesù Bambino, un articolo che offro ai lettori e ai genitori dei nostri bambini. ***** La preghiera gioca un ruolo molto importante nell’opera educativa. Per comunicare la fede è necessario imboccare tre sentieri diversi: pregare per i figli, pregare con i figli, insegnare la preghiera ai figli. Tre dimensioni particolarmente vive in casa Martin, la famiglia di Santa Teresa di Lisieux. La santità non è una parola qualsiasi, nelle lettere di Paolo indica tutti i battezzati. È una grazia che ci avvolge fin dall’inizio. Un dono gratuito di Dio. Quando parliamo di santità noi invece pensiamo alla perfezione della vita cristiana, ad una vita eroicamente vissuta. Santità a quella pienezza che la Chiesa propone a tutti ma riconosce solo a pochi. Fino al Vaticano II la santità era off limits per i laici, un obiettivo troppo ambizioso per chi doveva sporcarsi le mani nel mondo. La perfezione cristiana era affidata ai religiosi, la consacrazione non era ovviamente una garanzia di santità ma una condizione per incamminarsi su quella strada. La preghiera gioca un ruolo molto importante nell’opera educativa. I genitori credenti conoscono bene l’ammonimento del salmista: “Se il Signore non costruisce la casa, / invano vi faticano i costruttori. / Se il Signore non custodisce la città, / invano veglia il custode” (Sal 126, 1). Senza una vita di grazia i genitori non potranno essere buoni testimoni. Per comunicare la fede occorre essere riflesso della luce divina, accogliere e testimoniare la stessa vita divina che Gesù ha rivelato. Queste convinzioni forse sono scontate ma dobbiamo riproporle con insistenza perché a volte ci preoccupiamo di come arredare la casa ma trascuriamo di verificare se le fondamenta siano solide. È questo invece il punto di partenza. A partire dalla preghiera personale, che fa di ciascuno un testimone coerente, dobbiamo articolare il legame tra educazione e preghiera in tre sentieri: pregare per i figli, pregare con i figli, insegnare la preghiera ai figli. Tre aspetti diversi di un’unica esperienza di grazia. Pregare per i figli L’educazione usa molteplici registri, il primo è senza dubbio quello della testimonianza, è il più efficace; il secondo è quello delle parole, da usare con attenzione e sempre in modo complementare al primo. Ma vi è un terzo canale educativo, una modalità forse meno conosciuta. Ed è quella della preghiera. I genitori credenti pregano per i figli, li affidano ogni giorno al Signore, nei tempi di difficoltà prendono speciali impegni di preghiera. Questa esperienza è particolarmente ricca nella famiglia Martin. I genitori e sposi Luigi e Zelia sono stati canonizzati a Roma da Papa Francesco, il 18 ottobre scorso. In una lettera al fratello Isidoro, studente di medicina a Parigi, Zelia chiede un favore tutto speciale: «Se tu potessi mettere un cero per me a Nostra Signora delle Vittorie, venerdì prossimo, giorno dell’Immacolata Concezione, te ne sarei molto grata: faccio una novena perché le mie due figliolette, Leonia ed Elena, guariscano. Te ne prego, non rifiutarmi questo piacere. Vedi di trovare un momento durante la giornata» (Lettera del 3 dicembre 1865). «L’educazione – diceva don Bosco, è cosa del cuore e solo Dio ne possiede la chiave». Pregare con i figli In una famiglia la preghiera assume anche la forma comunitaria. Questa dimensione è particolarmente curata in casa Martin, come attesta Celina: «L’educazione aveva come principale leva la pietà». E spiega: «Vi era tutta una liturgia del focolare: preghiera della sera in famiglia, mese di Maria, uffici della domenica, letture devote della vigilia, ecc.»1. È un’esperienza senza dubbio singolare ma per certi aspetti diffusa nelle famiglie del tempo. Quest’esperienza si è andata perdendo negli ultimi decenni, oggi possiamo dire che la preghiera in famiglia è un’eccezione, vi è una sorta di analfabetismo orante, un’incapacità di tradurre la fede in gesti e parole. Tra le molteplici forme di preghiera l’amore per la Vergine aveva un posto tutto speciale. Insegnare ai figli a pregare Insegnare ai figli le preghiere è la via maestra per far apprendere l’arte della preghiera. Zelia è molto attenta a questo aspetto e riceve anche molte conferme. Con quanta gioia annuncia alla cognata che la piccola Teresa «sa già pre- Sentieri gare il buon Dio». La piccola è così abituata a veder pregare che riprende il padre quando «non lo vede fare la sua preghiera» (14 marzo 1875). Era questo lo stile che Zelia aveva insegnato: «Scrivo alla Visitazione per chiedere a mia sorella e alle bambine di pregare per lei affinché tutto vada per il meglio», promette alla cognata (12 febbraio 1868). Quando la piccola Teresa sta molto male, appare vicina alla morte, la mamma chiede speciali preghiere alla sorella: «Ecco che nostra sorella si mette 15 a pregare San Francesco di Sales con un fervore straordinario» e poco dopo annuncia alle nipoti (Maria e Paolina): «Non piangete più, la vostra sorellina non morirà» (al fratello, 1° marzo 1873). La fiducia nella preghiera era tale che le figlie maggiori sono sicurissime di ottenere la guarigione della mamma. Zelia stessa era preoccupata di questa eccessiva e ingenua fiducia. Sappiamo com’è andata a finire: la morte della mamma non ha tolto né la fede né il gusto di pregare. di Giovanna Pauciulo I coniugi Martin hanno saputo vivere «prima di tutto il matrimonio come vocazione», e poi vivere «anche il rapporto tra coniugi, quindi tra uomo e donna, come un’amicizia, dove c’è stima reciproca, dove si è alleati, dove si condivide un progetto comune, dove ci si aiuta anche ad educare i figli». 16 Che cos'è la vita? Sentieri osservò: «Ma che razza di discorsi! Dovremmo chiedere il parere di persone intelligenti!». Si accese una vivace disputa, finché fu interrogata una pioggerellina sottile che sentenziò: «La vita è fatta di lacrime, nient'altro che lacrime». Poco lontano rombava il mare. Le onde si alzavano imponenti contro le rocce e gli scogli, indietreggiavano quasi per riprendere forza e assalire il granito delle rive. Anche le onde espressero il loro parere: «La vita è una inutile lotta verso la libertà». Nel vasto cielo azzurro un'aquila reale tracciava i suoi cerchi e fieramente esultò: «La vita è conquistare le altezze». Un salice flessuoso intervenne: «La vita è sapersi piegare sotto le bufere». Cadde la notte. Un gufo espresse il suo parere: «La vita è approfittare dell'occasione mentre tutti gli altri dormono». Per un po' ci fu un grande silenzio. Un caldo giorno d'estate, verso la metà della giornata, il bosco fu avvolto da un profondo silenzio. Gli uccelli piegarono la testa sotto l'ala. Tutto riposava. Solo il fringuello alzò il capo e domandò: «Che cos'è la vita?». Tutti furono colpiti da questa difficile domanda. Una rosa che aveva appena messo fuori un bocciolo, disse: «La vita è sbocciare». Una farfalla che volava felice da un fiore all'altro, disse: «La vita è tutta gioia e sole». Una formica che si affannava a trascinare una pagliuzza lunga dieci volte lei, disse: «La vita è lavoro e stanchezza». Un'ape affaccendata a caricare nettare da un fiore, ronzò: «La vita è un miscuglio di lavoro e di piacere». Il discorso diventava sapiente e la talpa, messa fuori la testa dalla terra, disse: «La vita è un combattimento nell'oscurità». La gazza, che vive per giocare brutti scherzi al prossimo, Un giovane che tornava a casa a notte fonda sbottò: «La vita è una continua ricerca della felicità e una catena di delusioni». Finalmente sorse l'aurora. Si dispiegò in tutta la sua gloria e disse: «Come io, l'aurora, sono l'inizio del giorno che viene, così la vita è l'inizio dell'eternità». • Il Cristianesimo è prima di tutto un problema di sguar do. Questione di saper cogliere il già nel non-ancora: vivere l'oggi e avere un piede nell'eternità. Percepire tutto e tutti - a cominciare da noi stessi - ancora peccatori, eppure già salvati.