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ttazione morbosa del nulla, in un accarezzamento compiaciuto della
Leopardi poeta della vita. Per questo Leopardi è sì il poeta del negativo e del nulla,
ma è anche il poeta della vita. Il suo pessimismo non ha le sue radici originarie in un'atttazione morbosa del nulla, in un accarezzamento compiaciuto della sconfitta, della rinuncia a vivere, della dissoluzione, della morte. Il dato primario dell'esperienza leopardiana è, al contrario, un bisogno dipienezzavitale, di vita intensa ed energica, di gioia. Il
pessimismo nasce solo come formazione reattiva, dalla delusione di queste aspirazioni
profonde. E non si manifesta come rassegnazione lamentosa, ma come rivendicazione vigorosa del diritto alla felicità, come protesta generosa ed eroica, per quanto disperata,
contro tutte le forze ostili che soffocano quel bisogno costitutivo dell'uomo. A Situia si
chiude con I'immagine della «fredda morte>>, ma per I'intero componimento il poeta evoca
nonostante tutto, dallo sfondo d'ombra del nulla, le immagini della vita e della gioia, come
protesta contro laforza maligna della natura che le ha negate all'uomo.
Le strutture formali.
La lirica è costruita con una sapienza stilistica che ha del miracoloso; vale perciò la pena di esaminarne alcuni aspetti formali, verificandone le corrispondenze con quelli concettuali e tematici.
fl Lessico risponde alla poetica dell'indefinito: nelle strofe della memoria e dell'illusione
sono disseminate quelle parole vaghe che Leopardi considera sommamente poetiche:
«fuggitivi», <<quiete>> (parola cara alla poesia idillica leopardiana: «e queta sowa i tetti e in
mezzo agli orti / posa Ia luna>>, in La sera del dù di festa, ) T3, p. 541, «tien quelle rive altissima quiete>>, in La, aita solitario), «perpetuo», <<vago>>, .<odorosorr, «da lungi», «dolce>r.
Vi sono anche termini suggestivi per la loro patina arcaica, che li allontana dal trito uso comune: ..rimembri», <<veroni>>, <<ostello>>, <<giovarrezza>>.
La si,ntassi, è molto piana e limpida, fatba di periodi brevi, con poche subordinate. Le subordinate sono prevalentemente temporali: è il segno che domina la dimensione temporale del
flusso di memoria. Nelle strofe 4 e 6, invece, la sintassi si inarc4 si fa più mossa e tesa ricorrono esclamazioni, interrogazioni; Iatensione è accresciuta dalle insistite anafore, che darmo
gn andamento più concitato al discorso: «che ... che ... cherr, <<o ... o>>, «perché ... perché», <.anche ... anche>), <(come ... come>>, «questo ... questi ... eu€sta». È il momento riflessivo, che rompe il flusso contemplativo della memoria e sfocia in mosse di sdegno e di protesta.
La metrica è caratterazata da una modulazione molto piana, pervasa da una segreta musicalità. Tale modulazione è creata soprattutto dalla libertà assoluta della struttura metrica, dall'alternarsi degli endecasillabi e dei settenari senza uno schema flsso, dalle rime liberamente ricorrenti. Questa libertà metrica asseconda perfettamente quella tenderva alla
vag;hezza e all'indeflnitez,za delle immagini che è il motivo centrale della poetica leopardiana. Nel contesto della poesia lirica italiana del primo Ottocento, ancora legata a scherni
strofici fissi, la libertà metrica è una gfande irmovazione di Leopardi, ed è inaugurata proprio da questo canto.
Al fluire melodico contribuisce anche un gioco metrico per cui, all'intemo degli endecasillabi, assrunono spesso rilievo dei più agili settenari, separati da cesure dal resto del versoi <<e tu,, lieta e pensosa, // rl limitare»; «Era il maggio od,oroso: // e tu solevi>>; <<e qui?lfri
il mar fla Lungi,, // e quindi il monte>>; <<che Spsranze, che cori, // o Silvia mialrr; ,geriui, o
tqrcrelln. // E nonvedevi»; <<la speranaa nria d,olce; // agli arni miei». Di conseguenzala
poesia viene ad avere una duplice modulazione: una marrifesta, I'altra più segreta, dissimulata al di sotto della prima.
La fluidità musicale è data anche dal fatto che moltissimi endecasillabi non presentano
pause interne: versi 2, 4, L0, 12, 18, 19, 20,22,25, 32,35, 40, 4L, 45, 46,54,58, 61. Questi versi si addensarìo soprattutto in concomitarva col motivo del canto di Silvia: al «vago e indeflnito>> delf immagine corrisponde anche l'estrema scorrevolezza musicale; al contrario
sono più rotti da pause i versi riflessivi, di protesta.
1.
corpr"nrione del testo
Dopo una prima lettura, riassumere il contenuto informativo del testo. (max 10 righe)
2.
nnalisideltesto
2.1 Esaminare il canto a livello formale riflettendo:
a\ a livello lessicale: ci sono parole che Leopardi indica co-
5ns «poeticissime e piacevoli»? Ci sono termini dotti, arcaici? Del linguaggio quotidiano? Ci sono parole chiave?
b\ a livello grammaticale: come viene usata l'aggettivazione? ln particolare qual è la funzione degli aggettivi
spesso accoppiati, ad esempio, «<ridenti e fuggitivi»? Quali tempi vengono usati?
c) a livello retoricoi ci sono interrogazioni? Apostrofi? Anafore? Metalore? lnteriezioni?
2.2 Spiegare il significato dei seguenti termini tratti dalla
(v. tO), nla faticosa tela, (v.22), «cori» (v.29), «chiuso
morbo» (v. 41), <<sguardi innamorati e schivi» (v. 46).
2.3 Compilare la seguente tabella.
canzone: «occhi ... ridenti e fuggitivi» (v. 4), «liq13 s
sosa» (v.5), «gli studi leggiadri» (v.15), o;s sudate carte»
,.r-
Silvia
Poeta
caratteristiche f isiche
caratteristiche psicologiche
attività svolte
Riflettere sull'immagine complessiva dei due personaggi.
ln particolare il personaggio femminile assume un valore
3.
lpprofondimenti
2.4
ll canto fu composto da Leopardi nellhprile del 1828. Contestualizzarlq scegliendo uno o più dei seguenti ambiti di
riferimento:
zione?
a) altri testi dello stesso autore appartenenti ai canti pisano-recanatesi;
simbolico?
Come viene caratterizzata la natura ai versi 36-39? ln
quale fase del pensiero di Leopardi si colloca tale conce-
2.5
Raccolte tutte le espressioni riferite al tempo e allo
spazio rappresentati nel cantq individuare a quale tipo di
poetica leopardiana rimandano.
2.6 Nella strofa 5 quale parallelismo si istituisce tra il ciclo
naturale e la vita umana?
b) la poetica della «rimembranza» di Leopardi;
c) la teoria del piacere di Leopardi.
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