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Antonio, provaci!

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Antonio, provaci!
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Antonio, provaci!
Quel giorno Antonio rispose al richiamo del prof. di italiano in modo
energico,
infastidito,
inusuale per il suo carattere
sempre sereno ed
equilibrato; la sua reazione ad un semplice invito a seguire la spiegazione con
più attenzione e più impegno era andata oltre il buon senso; in verità da più
giorni Antonio in classe non solo si distraeva, aveva la mente tra le nuvole, ma
si stava isolando da tutte le attività scolastiche, anche dalla sua preferita che
era il disegno libero, nel quale si distingueva per una naturale attitudine a
riprodurre con precisione schizzi di personaggi e cose dell’ambiente. Era
diventato irascibile, assumeva atteggiamenti di ripicca nei confronti dei
compagni e dei docenti; aveva qualche problema, qualcosa lo tormentava.
Molti compagni lo conoscevano da tre anni, dalla prima media, alcuni
dalla scuola elementare: un ragazzo attento, scrupoloso nelle sue cose, pronto
anche alla battuta, allo scherzo, disponibile con tutti.
Ma da quel giorno, quella nota sul registro di classe “L’alunno
Simonetti Antonio risponde in modo sgarbato ad un semplice richiamo del
professore”, provocò commenti e interrogativi tra i docenti, in particolare tra i
compagni, che si chiedevano, radunati a gruppetti, all’uscita dalla scuola : “
Cosa succede ad Antonio? Perché si comporta in questo modo? Che
problema può avere?”
Qualcuno avanzò qualche ipotesi: “ A me sembra che abbia problemi
di salute, da alcuni giorni si accende per un nonnulla, è diventato intrattabile,
si sta allontanando da tutti, in classe è come se fosse assente.” Qualche altro
più malizioso: “Mi dà l’impressione che prenda droga, non si può spiegare
altrimenti il suo comportamento”- “Ma non è possibile, non è un ragazzo di
quelli, non ci crederò mai! e poi i ragazzi che si drogano hanno gli occhi lucidi,
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velati di sangue, non riescono a seguire le lezioni, sono mezzo addormentati,
non è il caso di Antonio,… io penso a qualcosa in famiglia”- replicò un altro.
I commenti si interruppero nel momento in cui Antonio e la sua
ragazza Francesca passarono davanti ai compagni, con piede svelto, senza
alcun segno di saluto, in direzione di una traversa poco lontano dalla scuola; i
due, che frequentavano la stessa classe, si fermarono lontano dagli occhi
indiscreti, in verità fu Francesca a tirarlo per un braccio: “Aspetta, fermati,
dobbiamo parlare!”- “Non ho niente da dirti, adesso non ho voglia di
sottostare al tuo interrogatorio, lasciami andare, ne parleremo un altro giorno,
ho bisogno di stare solo, di meditare”. “Antonio! Io non ti lascerò finché non
mi avrai spiegato quello che ti sta succedendo! Non puoi andartene così!…è
un anno che stiamo insieme, tra noi non ci sono stati mai segreti, cosa ti
tormenta? Puoi parlare con me; lo sai che so mantenere i segreti. Oggi in
classe ti sei comportato molto male, da alcuni giorni sei nervoso, non capisco!
non capisco!... mi devi delle spiegazioni”.
Queste furono le ultime parole di Francesca, perché Antonio con uno
strattone si liberò di lei e prese la strada di casa; camminava in modo nervoso,
era preoccupato, non guardava né a destra, né a sinistra, procedeva con la
testa bassa anche agli incroci.
Da lontano osservò la sua abitazione, piuttosto isolata dalle altre,
accelerò il passo; avvertiva una strana sensazione: si aspettava qualcosa di
spiacevole.
Si fermò, come impietrito, all’entrata della cucina, sulla soglia della
porta, guardò, osservò la scena, non si pose interrogativi, aveva intuito bene; il
padre era seduto a capotavola con il mento appoggiato sul palmo della mano
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sinistra, immobile a fissare il vuoto; la mamma, seduta sul lato opposto, con
un’espressione stanca, guardava il marito preoccupato (non lo aveva mai visto
così abbattuto); la sorella, appoggiata al muro in un angolo della casa, fissava
le mattonelle a terra senza batter ciglia.
L’atmosfera che si respirava nella stanza era cupa, regnava un silenzio
strano, che preannunciava brutte notizie, che non tardarono ad arrivare; prese
la parola la mamma: “Senti, Antonio, tuo padre ha trovato i cancelli della
fabbrica dove lavora chiusi, su un cartello era scritto che le attività erano
sospese fino a nuovo ordine.”
Intervenne il padre:“ Tutti sapevamo, anche voi, che la fabbrica aveva
grandi difficoltà ad andare avanti, ma nessuno pensava che le cose sarebbero
precipitate così in fretta.
Erano mesi che noi lavoratori della S.O.F.I.T. lottavamo contro la
diminuzione dei posti di lavoro. La nostra piccola industria non aveva più
commesse dalla grande industria dell’auto per l’arrivo di una crisi
globale…adesso le cose stanno così”.
Maria, la sorella di Antonio:” Papà, come faremo adesso ad andare
avanti? Io posso rinunciare allo studio, ho diciassette anni, posso trovarmi un
lavoro, una occupazione per aiutare la famiglia, potrei lavorare in un bar,
potrei fare la badante, potrei fare qualcosa presso un commercialista…”
Stai zitta, tu non farai niente, tu e tuo fratello continuerete a studiare,
questi sono problemi da grandi, noi dobbiamo trovare la soluzione; questa
situazione non deve caricarsi su di voi, io e vostra madre sapremo cosa fare”.
Antonio, meravigliato, fissò la scena, poi fermò il suo sguardo sul
padre, notava che gli riusciva difficile trovare la forza per rassicurare gli altri;
Antonio capì anche che egli avrebbe trovato grande difficoltà a trovare lavoro;
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tra l’altro, negli ultimi tempi, egli accusava dolori al petto, accompagnati da
una tosse insistente per cui ogni tanto si assentava dalla fabbrica; si era
sottoposto ad una serie di accertamenti, ma non era risultato niente.
Egli, nel passato, non era stato mai un lavativo, era stato puntuale sul
lavoro, aveva sempre dato il massimo, rispettava ed era rispettato dai
superiori, non si era mai tirato indietro davanti agli straordinari, ai lavori che
si presentavano all’ultimo minuto; Antonio ricordava tutte le domeniche in cui
non era riuscito a seguire le partite della squadra del cuore perché il padre era
stato chiamato alla fabbrica per lavori urgenti.
Il ragazzo, che seguiva da tempo la vicenda del padre, motivo per cui
era nervoso, ripreso coraggio, intervenne:” Considerate che anch’io il sabato
sera e la domenica sera potrei andare a lavorare in una pizzeria, così potrò
dare il mio contributo alla famiglia”.
Chiuse la conversazione il padre, con tono aspro: “ Vi ho detto e vi
ripeto che il problema è mio e solo mio, voi dovete solo pensare a studiare, io
saprò trovare la soluzione migliore, e poi… per la chiusura della fabbrica
dovrò avere la liquidazione, è una bella sommetta, vedrò con questa somma
cosa potrò fare:” Le ultime parole furono accompagnate, anzi spezzate, da
forti colpi di tosse, che risuonarono nella stanza facendo riemergere nei
presenti la preoccupazione per la sua salute.” Papà, io non sono convinta dei
risultati degli ultimi accertamenti; la tosse non ti lascia, e poi … negli ultimi
tempi sei anche dimagrito, qualcosa non va, devi ripetere gli accertamenti, vai
da un altro specialista”, intervenne Maria con tono preoccupato.
Già il giorno seguente, Silvio, così si chiamava il papà di Antonio, uscì
di casa, fiducioso di poter trovare un lavoro che gli permettesse di guadagnare
qualcosa per la famiglia; era disposto a fare di tutto, non poteva rimanere a
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casa con le mani conserte a guardare il soffitto, non era il tipo e poi aveva
dimostrato sempre il senso della famiglia.
Antonio, la mattina seguente, mentre percorreva la strada della scuola,
si convinse che doveva controllare il suo comportamento, i suoi scatti, però
non aveva alcuna volontà di parlare, di aprir bocca, di rispondere a domande e
di soddisfare le curiosità; purtroppo le sue intenzioni vennero subito meno:
Francesca, come un soldato di guardia al Milite Ignoto, lo aspettava con
un’espressione dura davanti al cancello della scuola; egli capì che lo attendeva
uno scontro; lo voleva proprio evitare, ma non era possibile, quindi si preparò
psicologicamente all’incontro:“Fermati, dove vai? Mi devi, anzi pretendo
spiegazioni sul tuo comportamento; sono stato un intero pomeriggio a
chiamarti sul cellulare, ma non mi hai risposto;… ora, o mi dai una
spiegazione, o griderò come una pazza se tendi di andare in classe; sono
rimasta sveglia l’intera notte a pensarti, mi sono posta tanti interrogativi, ma
non sono riuscita a trovare una spiegazione al tuo comportamento,… e poi,
ricordati che se vuoi continuare così, ti giocherai l’anno scolastico, hai
capito!”.
Erano trascorsi alcuni minuti dal suono della campanella e i due erano
là a fissarsi negli occhi; Antonio si sentiva bloccato, non sapeva cosa dire e
cosa fare, alla fine si fece coraggio e rispose.“Questa sera, alle sei davanti San
Giorgio avrai tutte le spiegazioni”.
Le poche e chiare parole convinsero Francesca a spostarsi e a farlo
passare; quindi i due si incamminarono decisi e silenziosi verso l’aula.
La mattinata scolastica trascorse tra sguardi incuriositi e bisbigli tra i
compagni di classe, mentre gli insegnanti, pur avendo preso visione della nota
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sul registro, svolsero la loro attività in una apparente indifferenza per quello
che era successo.
Quel giorno Antonio ritornò a casa con un’ansia addosso che
cresceva man mano che si avvicinava alla sua abitazione; si chiedeva quali
novità avrebbe trovato, se il padre fosse stato fortunato nella ricerca del
lavoro, se…se quella tosse fosse ancora insistente.
Questa volta il padre, appena lo scorse sull’uscio, gli andò incontro
abbracciandolo; fu la madre ad aprire il discorso:”Antonio, oggi abbiamo una
bella notizia, tuo padre ha trovato lavoro presso un grossista di frutta di
Capua, gli hanno promesso una discreta paga giornaliera, prenderà il pullman
delle sei, qua vicino, per rientrare alle diciotto di sera; lo so, sono molte ore di
lavoro, ma dobbiamo ritenerci fortunati. Vedi la tempesta è già passata, ora il
futuro è più sereno, voi potete continuare il vostro impegno senza problemi.
Il Signore Iddio non ci ha abbandonati. Bisogna avere fiducia nella vita, e
poi,… mi ero dimenticata di dirti che Maria ha portato tuo padre a fare la
T.A.C. e altri accertamenti per la tosse; il dottore ha riferito che si nota solo
una piccola macchia sul polmone sinistro, deve curarsi”. E non aggiunse altro.
Mentre la mamma diceva queste cose, lo sguardo di Antonio andò
verso la sorella, che lo fissava con un’espressione strana, come se non fosse
contenta della buona notizia; infatti lo scuotere della testa impensierì non
poco Antonio.
Una volta soli, Maria avvicinò il fratello
e con tono dimesso:”
Antonio le cose si mettono male per nostro padre, egli ha un tumore ai
polmoni, non si sa se la cura riuscirà a fermare la malattia, mamma ha capito
poco, io non ho voluto essere più chiara con lei, papà ha capito tutto, ma fa
finta di non sapere; fra giorni inizierà la cura; il dottore ha detto che non può
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assolutamente lavorare, le cose stanno così….io adesso parlerò con la
mamma, ci organizzeremo alla meglio; io mi ritiro dalla scuola, tu continuerai
a studiare”.
Antonio quella sera non si presentò all’appuntamento con Francesca;
non era disposto a raccontare le sue cose, a sentirsi dire:” Povero Antonio, mi
dispiace per te, cosa posso fare, eccetera..eccetera”.Egli era stato sempre
contrario alle commiserazioni, aveva un carattere forte che gli aveva permesso
di affrontare le difficoltà da solo, non aveva mai chiesto aiuto a nessuno; era
deciso nelle sue cose, la volontà non gli mancava.
Francesca, dopo circa una mezz’oretta d’attesa, andando avanti e
indietro davanti alla chiesetta, ritornò a casa infuriata; per la strada, in alcuni
momenti parlava da sola; qualcuna l’aveva anche notata, ma lei, chiusa nelle
sue riflessioni, non si accorgeva di niente; si andava chiedendo:” Perché non si
è presentato all’appuntamento? Tutti ormai sanno che suo padre ha perso il
lavoro, ma il problema si può risolvere, può trovarsi un altro lavoro, di questo
potevamo discutere; io penso che non si sia presentato perché avrà deciso di
lasciarmi; che comportamento strano!... E’un bel ragazzo, si! ma è diventato
chiuso, non era così. Sarà meglio che ci lasciamo, a questo punto non c’è
motivo per rimanere più insieme.
A casa, la mamma, vedendola con quell’espressione, aveva capito
tutto, ma non era intervenuta in alcun modo; solo la sorellina Concetta di sei
anni, vedendola piangere, si divertiva ad entrare ed uscire precipitosamente
dalla sua stanzetta dopo aver intonato il ritornello:” Antonio ti ha lasciata!...
Antonio ti ha lasciata! Antonio ti ha lasciata!
Alla fine Francesca dovette chiudersi a chiave per non sentire più
quella mocciosa della sorella, sempre protetta dalla madre, la quale, in quel
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momento, sentì il dovere di intervenire:” Concetta, finiscila, vai via! In queste
cose tu non devi entrarci, lascia stare tua sorella, non è il momento!”.
Con tono canzonatorio intervenne il marito:” Cosa sta succedendo
in questa casa, io sono stato sempre l’ultima persona a essere informata su
quello che succede, cos’ha tua figlia? il ragazzo l’ha lasciata? Per me ha fatto
bene, cos’è questa storia di fidanzamento a tredici anni, è ridicolo, tua figlia
deve pensare a studiare e basta! Ancora bambine si rendono la vita difficile…,
verranno gli anni in cui devono affrontare le vere difficoltà! E smettetela, non
voglio più sentir parlare di queste cose!”.
“Stai zitto, tu non capisci niente, tu sei rimasto ancora ai tempi di
Pappagone, la vita oggi è cambiata, anche la figlia tredicenne della nostra
comare, che tu ammiri tanto, si è fidanzata in casa e i suoi genitori sono felici e
contenti; le cose ora vanno così, punto e basta!”
Il povero uomo, ancora una volta, dovette chiudere bocca; sapeva che
continuando il battibecco avrebbe avuto la peggio; questa non era la prima
volta.
Nei giorni seguenti Francesca e Antonio si osservavano da lontano,
cercavano di non incrociarsi nella scuola, nel corridoio,davanti alla scuola; la
ragazza si manteneva sulle sue, non voleva essere lei a fare il primo passo di
avvicinamento, ne valeva della sua dignità, ma il suo sguardo indagatore lo
seguiva in tutti i suoi movimenti; la gelosia la tormentava alquanto, aveva
paura che qualche ragazza potesse entrare nelle grazie di Antonio; timore
infondato perché il ragazzo non andava oltre lo scambio di qualche parola.
Frattanto Maria non frequentava più la scuola, si era assunta, ormai, la
responsabilità di curare il padre, di dare una mano alla famiglia svolgendo a
part-time un lavoro presso una commercialista; sotto questo aspetto le cose
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andavano più o meno bene, si riusciva ad andare avanti, anche con l’aiuto di
Antonio che il sabato e la domenica serviva in una pizzeria, poco lontano da
casa, ma il problema principale era lo stato di salute del padre, il quale, pur
continuando a curarsi, non riusciva a migliorare, anzi si andava sempre più
convincendo che non ce l’avrebbe fatta.
A casa Silvio non riusciva proprio a stare fermo, non avendo niente
da fare, passava dalla televisione alla cucina, alla camera da letto, senza motivo;
si annoiava fortemente, capiva che in quel modo non si sarebbe mai sollevato
dalla depressione; ma, quel giovedì di marzo, quando ebbe tra le mani la
lettera raccomandata dell’I.N.P.S. l’aprì molto emozionato; fece un salto di
gioia mentre leggeva: “Oggetto- rendiconto della liquidazione a seguito della
chiusura del rapporto di lavoro. Si allega assegno di euro 30.000,00”.
A pranzo quel giorno fu la moglie ad aprire il discorso, rivolta al
marito:” Questi soldi sono per noi una manna dal cielo, parte ci serviranno per
la tua malattia e parte sarà conservata, se Nostro Signore ci aiuta”. Subito
replicò il marito:” Sentite, questi soldi devono essere utilizzati per svolgere
qualche attività, in verità ci sto pensando da tempo, ho intenzione di comprare
un’”Ape” perché voglio fare l’ambulante di frutta e verdura. Io ho bisogno di
fare qualcosa, di impegnarmi, non posso stare nell’ozio dalla mattina alla sera.”
Dopo uno sguardo incrociato dei figli, fu Maria a inserirsi nel discorso:” Papà
ha ragione, ma dobbiamo considerare anche che egli da solo non può svolgere
questa attività, c’è bisogno di procurarsi del carico ogni mattina di buon’ora, di
scendere dal mezzo e risalire in continuazione con la pioggia e con il freddo,
di avere pazienza con persone di ogni tipo nel concordare il prezzo; non è
facile, pensiamo bene prima di prendere una decisione”.
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Queste osservazioni furono valutate con attenzione da Antonio, il
quale, dopo aver capito che solo lui poteva risolvere il problema, intervenne
:” Sarò io a prendere questa responsabilità, so fare di conti e poi, e poi… so
tenere a bada i malintenzionati; tu papà rimarrai nella cabina, non scenderai, tu
avrai il compito di guidare ”.
“ Antonio, come farai con la scuola? Per le numerose assenze ti
potranno bocciare! Sei all’ultimo anno della scuola media, devi fare
attenzione”. “ Mamma non ti preoccupare, usciremo di pomeriggio e poi
parlerò con i professori, capiranno, mi aiuteranno”.
Antonio deciso fermò ogni tentativo di farlo desistere.
Quel giovedì del 13 Aprile era tutto pronto: l’”Ape” era stata caricata
bene sotto l’occhio vigile delle donne della casa; il padre, con affianco il figlio,
ingranò la prima e l’automezzo incominciò a muoversi sotto lo sguardo
commosso di Maria e della mamma che non poterono fare a meno di seguirlo
fino in fondo alla strada, accompagnandolo con un segno di croce.
La prima fermata in piazza servì a ricevere gli auguri e i complimenti
dei presenti, che sostavano in gruppi davanti ai bar.
La giornata andò bene con una vendita del 70/80 % della merce;
erano trascorse tre ore per un giro quasi completo del paese.
Il contatto continuo con persone diverse e l’impegno nel maneggiare
il denaro avevano aiutato Antonio a fargli superare il disagio iniziale. Ormai
era andata…
La domenica mattina, allo squillo del telefono accorse Antonio:”
Antonio, sono il tuo prof. di artistica, ho saputo delle tue difficoltà a rientrare
a scuola, ti raccomando cerca di non fare molte assenze, puoi contare, per
quanto è possibile, sull’aiuto di tutti gli insegnanti; ti ho chiamato per
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informarti di un concorso a carattere nazionale, diramato dal Ministero della
Pubblica Istruzione, indirizzato agli alunni delle terze della scuola media; si
richiedono elaborati sotto forma di produzione scritta o di disegno o di schizzi
che trattino del lavoro minorile; ho pensato a te, chi più di te può dare un
risultato migliore, sei il più bravo ritrattista che io abbia mai conosciuto? I
migliori disegni saranno esposti in galleria nel Palazzo del Quirinale. Al primo
classificato sarà data la possibilità di frequentare gratuitamente un liceo
artistico e una bella somma di denaro . Ti prego, Antonio, provaci!
Lunedì non mancare a scuola, conto su dite…ciao”.
Il lunedì Antonio non lavorò, andò deciso a scuola, sentiva una
spinta, un richiamo interiore, una forza che lo spingeva:” Antonio devi andare,
vai, vai,…ce la farai, questa è la tua occasione, prendila, non fartela scappare, è
arrivato il tuo momento!”.
In classe Antonio si mise all’opera: si concentrò, si estraniò dalla
classe, pensò un attimo e poi la matita incominciò a scorrere sul foglio con
sicurezza, come se si muovesse da sola. Dopo circa mezz’ora il suo disegno
attirò l’attenzione di tutti, in particolare dell’insegnante.
Il prof. presentò il lavoro finito alla classe, che rimase ammutolita per
la precisione dei dettagli, la vivacità dei colori, la particolarità del contenuto:
un ragazzo mal vestito con un’espressione triste su un’Ape carica di cassette di
frutta e verdura.
Tutti si congratularono con Antonio, più degli altri Francesca che non
poté fare a meno di dargli un bacio fuggente per poi appartarsi per nascondere
due grosse lacrime.
Quel giorno il ragazzo tornò a casa contento e soddisfatto, quasi
presagendo che il suo disegno sarebbe stato premiato.
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Antonio, nei giorni seguenti, ogni pomeriggio faceva il giro del paese
con il padre; tutto andava bene, ma ogni tanto doveva assentarsi dalla scuola
perche era necessario vendere anche di mattina per evitare che la frutta di
qualche giorno andasse a male.
Fu proprio la mattina del 26 aprile che al nostro ragazzo capitò un
episodio increscioso.
Nel percorso usuale che Antonio faceva con il padre non era prevista
la sosta davanti alla scuola per il disagio che egli provava osservando
quell’ambiente a lui tanto familiare o incontrando i compagni al termine delle
lezioni; ma quel giorno tutto andò storto.
La presenza di due donne anziane davanti ai cancelli dell’edificio
scolastico obbligò l’Ape a fermarsi. Antonio era pronto là ad accogliere le
richieste quando sbucò con una bici, da una traversa, Filippo ( per due volte
bocciato alla scuola media), un poco di buono, trascurato dalla famiglia, il
quale
trascorreva il tempo disturbando tutti, allungando anche le mani
quando gli si presentava l’occasione.
Costui si avvicinò di nascosto all’Ape e allungò come un gatto i suoi
artigli sulla cassetta di mele; Antonio, avvertito dalle signore, gli si lanciò
addosso come un cane da guardia; si azzuffarono, rotolarono più volte a terra;
neanche il suono della fine delle lezioni li separò.
Le parolacce che si scambiarono i due furono molte, ma simili nel
contenuto:” Disgraziato-Fetente-Morto di fame-Delinguente-Io ti uccido-Io ti
faccio a pezzi“ecc.
Furono i compagni di scuola di Antonio a staccare l’uno dall’altro, tra
le grida delle ragazze, che si mantenevano ad una certa distanza. Il padre,
appoggiato all’automezzo, guardava il figlio senza dire una parola.
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Tutti dimostrarono le loro attenzioni ad Antonio, ma la più
premurosa fu Francesca, la quale, dopo aver fatto largo intorno al ragazzo, tirò
fuori dallo zaino la bottiglietta d’acqua e con un fazzolettino cercò, nei
migliori dei modi, di pulire le graffiature.
Antonio la guardò, la
osservò, la fissò, l’apprezzò; in questa
circostanza il ragazzo capì il valore di Francesca, i veri sentimenti che lei
provava nei suoi confronti e si pentì di averla fatta soffrire in altre circostanze.
Dopo circa un mese, il ricordo di quello scontro e il disagio
conseguente cominciarono ad affievolirsi in Antonio; scomparve tutto ciò per
l’arrivo di un’emozione straordinaria: Antonio era risultato il primo classificato
nel concorso sul lavoro minorile.
Fu il prof. di artistica a leggere la comunicazione del Ministero della
Pubblica Istruzione:” La commissione giudicatrice di esperti, a seguito di un
attento esame di tutti i lavori prodotti,
assegna il 1° premio all’alunno
Simonetti Antonio dell’Istituto Comprensivo di… Per ulteriori informazioni
tenersi in contatto con il funzionario Di Stella Alfonso del 7° dipartimento del
Ministero.
Seguirono abbracci, strette di mani, congratulazioni, espressioni quali
:” Sei grande Antonio, sei forte, sei bravo, adesso il tuo futuro cambierà,
Antonio-Antonio-Antonio”. Quel giorno non fu possibile fare lezione.
Gli esami di licenza media andarono benissimo………
Siamo arrivati alla fine. Abbiamo raccontato una storia vera, come ce
ne sono tante non scritte, né raccontate, scolpite solo nell’animo di chi le ha
vissute…..
Volete conoscere la continuazione di questa storia?
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In breve: a distanza di anni, attualmente Antonio, sposato con Maria,
è stilista affermato e lavora come consulente per alcuni atelier d’alta moda per
signore nella metropoli lombarda.
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Sceneggiatura progetto “ VICENDE
DEL
TERRITORIO
“ Titolo “ Antonio, provaci!”
SCENA N.1
In classe il prof. di artistica rimprovera Antonio: “Antonio, è la quarta
volta che ti rifiuti di venire all’interrogazione, se continui così rischi di essere bocciato!”
Replica di Antonio: “Non me ne importa, fate quello che volete.”
Il prof. – “Allora non capisci!! Perché vieni a scuola? Rimani a casa la
mattina!”
La reazione di Antonio:
Esce di scatto dall’aula dopo aver lanciato i libri in aria. E’ giù nelle
vicinanze del cancello dell’Istituto, mentre il prof. lo chiama dalla terrazza:
“Antonio, torna indietro, non fare sciocchezze…”
Nella classe ancora scoperta i compagni commentano.
Alunno n.1 “Cosa succede ad Antonio? Perché si comporta in questo modo?
Che problema avrà?”
Alunno n.2 “Per me si droga! Si comporta in modo strano.”
Alunno n. 3 “Non è possibile, non è un ragazzo di quelli, non ci crederò mai! E
poi i ragazzi che si drogano hanno gli occhi lucidi, rossi di sangue, non riescono a seguire le
lezioni, non è il caso di Antonio.”
Alunno n.4 “Secondo me Antonio ha problemi in famiglia.”
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Il prof. scrive sul registro: l’alunno Simonetti Antonio risponde in
modo sgarbato al prof.
SCENA N.2
All’uscita della scuola, Francesca, la sua ragazza, si dirige verso S.
Giorgio, dopo aver chiesto per la strada indicazioni su Antonio.
Antonio, seduto sugli scalini sta disegnando; appena la vede, si alza
per andare via.
Francesca: “Antonio….Antonio.. fermati, dobbiamo parlare”
Antonio: “Non ho niente da dirti. Lasciami andare, ne parleremo un altro
giorno. Adesso voglio stare solo.
Francesca: “Antonio io non ti lascerò finché non mi avrai spiegato quello che ti
sta succedendo. Non puoi andartene così; è un anno che stiamo insieme…tra noi non ci sono
stati mai segreti, cosa non va? Puoi parlare con me, terrò la bocca chiusa. Ti sembra
normale il tuo comportamento? Sei sempre nervoso, non capisco…non capisco.
Se continui così ti bocciano.”
Nel frattempo Francesca gli porge la cartella.
Antonio reagisce: “Ma quali libri, quale scuola, ho altri problemi per la
testa….”
Dopo uno strattone va via.
Francesca: “Antonio…Antonio… Parliamone, vieni qua…”
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SCENA N. 3
A casa di Antonio
Antonio impietrito sulla soglia della porta.
Il padre seduto a capotavola con il mento appoggiato sul palmo della
mano sinistra; la mamma seduta sul lato opposto guarda il marito; la sorella
appoggiata al muro in un angolo della casa.
La mamma: “Senti, Antonio, tuo padre ha trovato i cancelli della fabbrica dove
lavora chiusi; su un cartello era scritto che le attività erano sospese.”
Il padre rivolto alla famiglia: “Tutti sapevano, compreso voi, che la fabbrica
aveva dei problemi ad andare avanti, ma nessuno pensava che le cose sarebbero precipitate
così in fretta.
Tossisce: “..Ah..Ah..Ah.. Erano mesi che tagliavano posti di lavoro….adesso
le cose stanno così!”
La sorella Maria: “Papà, non ti preoccupare andremo comunque avanti; io mi
ritirerò dalla scuola, ho quasi 18 anni, posso trovarmi un lavoro, una occupazione per
aiutare la famiglia, potrei lavorare in un bar in piazza, potrei fare la badante, potrei
lavorare presso un parrucchiere.”
Il padre con tono aspro: “Stai zitta, non parlare a vuoto, tu e tuo fratello
continuerete a studiare; questi sono problemi da grandi, noi dobbiamo trovare la soluzione;
io e vostra madre sapremo cosa fare.”
Il padre: “e poi… per la chiusura della fabbrica dovrò avere la
liquidazione,..una bella somma, farò sicuramente qualcosa con questi soldi.”
Tossisce: “Ah..Ah..Ah..”
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La figlia Maria al padre: “Papà, io non sono convinta dei risultati degli ultimi
accertamenti, la tosse non ti lascia, e poi..”
La madre sola con i figli: “Sentite, ragazzi, io sono preoccupata della salute di
vostro padre, avete visto, vostro padre non sta bene. È anche dimagrito. Il dottore mi ha
parlato in disparte.”
Esclamazione di Antonio: “Pure questo ci voleva!!Mamma pure io andrò a
lavorare in una pizzeria.. tanto a scuola non voglio più andare.”
La madre sola con i figli: “Antonio, vieni qua! Cos’è questa storia della
scuola? Cosa è successo? parla.”
Antonio: “Mamma, io non voglio più tornare a scuola, anzi…non posso
tornarci…stamattina ho risposto male al professore e sono scappato …”
La mamma decisa:
“Come, sei scappato! Lo so che sei nervoso, è un
momento difficile, devi controllarti. Domani ti accompagnerò io a scuola.”
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SCENA N. 4
Il giorno seguente la mamma di Antonio lo accompagna a scuola e
chiede del prof. di artistica, mentre il figlio entra in aula.
La mamma al prof.: “Professore ho accompagnato mio figlio a scuola, so quello
che ha fatto, mi ha raccontato tutto.”
Il prof.: “Signora è grave quello che ha fatto vostro figlio; prima mi ha risposto
mandandomi a quel paese, poi si è allontanato addirittura dall’istituto.
E’ inconcepibile!
Signora, io gli ho messo una nota sul registro ed ho avvertito la Dirigente;
abbiamo deciso di dargli una sospensione….
Non possiamo fare altrimenti.”
La mamma, mentre parla prende un fazzoletto per asciugarsi le
lacrime: “Professore, in verità, in famiglia stiamo attraversando un brutto momento; mio
marito ha perso il lavoro, noi siamo tutti un po’ nervosi, e poi e poi… come se non bastasse,
egli non sta bene, non ho la forza di aggiungere altro.
Professore, aiutateci!..”
Il prof. “Signora, vi capisco; io sono il prof. di artistica, con vostro figlio ho un
buon rapporto;
visto che non ha creato mai problemi e ha sempre studiato, convincerò i colleghi a
non dare la sospensione…. Ma se dovesse ripetere questi comportamenti, le cose si
metterebbero male.
Capito!!..”
La mamma:
“Va bene! professore, vi ringrazio, cercherò di dargli in
testa.”
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Antonio, provaci!
SCENA N.5
All’uscita dalla scuola Francesca si avvicina al ragazzo: “Antonio, adesso
basta, fermati, dobbiamo parlare! Pretendo spiegazioni; sono stata un intero pomeriggio a
chiamarti sul cellulare, non mi hai risposto; ora o mi dai una spiegazione o griderò come
una pazza se tenti di andar via; sono rimasta sveglia l’intera notte a pensarti.”
Antonio: “ Senti, Francesca, a casa ho problemi, mio padre non solo ha perso il
lavoro, ma è ammalato. Non so come andranno le cose. Per adesso non vediamoci più.”
Francesca: “Ma io posso starti vicino, posso darti una mano…”
Antonio: “ Non ho bisogno di niente.”
Francesca: “ Bene, vattene, vattene!”
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Antonio, provaci!
SCENA N 6
Francesca ritorna a casa. Sconsolata; per la strada parla da sola.
Entra a casa e va dritta nella sua cameretta per lasciarsi andare sul
letto.
La mamma: “Francesca, cosa ti succede? Cos'è successo? Parla!”
Francesca: “ Niente mamma, non ho voglia di parlare.”
La sorellina Concettina entra ed esce dalla cameretta: “ Antonio ti ha
lasciata!.. Antonio ti ha lasciata!..”
La mamma: “Concettina, finiscila!.. Concettina finiscila! Lascia stare tua
sorella, non è il momento!”
Arriva il padre: “Cosa sta succedendo in questa casa…io sono sempre l’ultima
persona a essere informata su quello che succede; perché tua figlia piange? Il ragazzo l’ha
lasciata? Per me ha fatto bene; cos’è questa storia di fidanzamento a tredici anni? E’
ridicolo, tua figlia deve pensare a studiare e basta!.. Ancora bambine si rendono la vita
difficile; verranno gli anni in cui dovete affrontare le vere difficoltà!..e smettetela, non voglio
più sentir parlare di queste cose!”
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Antonio, provaci!
La moglie con tono forte: “Stai zitto tu! non capisci; sei rimasto ai tempi di
Pappagone; la vita oggi è cambiata. Non intervenire più! Chiudi il becco! Le cose ora vanno
così…punto e basta..Capito! “
SCENA N. 7
Dopo circa un mese a casa di Antonio: Il padre è nervoso, entra e
esce
dalla casa. In casa è presente l’intera famiglia all’ora di pranzo. Un
suono del campanello, è il postino, ha di fronte il padre: “C’è una raccomandata
per voi, penso buone notizie…”
Il padre: “ Grazie, finalmente è arrivata.”
Poi legge: “Raccomandata dell’I.N.P.S. Oggetto: rendiconto della liquidazione
a seguito della fine del rapporto di lavoro. Si allega un assegno di euro 30.000.”
La moglie rivolta al marito: “Questi soldi sono per noi una manna dal
cielo…parte ci serviranno per la tua malattia, parte sarà conservata, se Nostro Signore ci
aiuta.”
Il marito: “Sentite, questi soldi mi servono per svolgere qualche attività; in verità
ci sto pensando da tempo, ho intenzione di comprare un furgone perché
voglio fare
l’ambulante di frutta e verdura. Non posso stare in ozio dalla mattina alla sera.”
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Antonio, provaci!
La figlia Maria: “Papà ha ragione, ma da solo non può svolgere
l’attività…bisogna caricare ogni mattina al mercato di buon’ora, bisogna scendere e risalire
sull’Ape con la pioggia e con il freddo, bisogna avere pazienza con persone di ogni tipo; non
è facile, pensiamoci bene…”
Antonio: “Non preoccupatevi, ci sono anch’io, sono bravo in Matematica, so fare
i conti e poi so tenere a bada i
malintenzionati. Tu papà, rimarrai nella cabina, non
scenderai, tu guiderai…”
La madre al figlio: “Antonio, come farai con la scuola? Per le assenza. Ti
potranno bocciare! Non dimenticare, sei all’ultimo anno della scuola media, devi fare
attenzione!”
Antonio: “Mamma non ti preoccupare, usciremo di pomeriggio. E poi parlerò
con i professori, con quello di artistica, quello mi capirà, mi aiuterà.”
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Antonio, provaci!
SCENA N. 8
Giovedì 13 Aprile, l’Ape è pronta; è stata caricata bene dalle donne
qualche ora prima.
La mamma: “Antonio, tuo padre non si sente bene, oggi non potete uscire.
Adesso non ha la forza di alzarsi dalla sedia.”
Antonio: “Ma mamma, è tutto pronto…”
Mamma: “Antonio, ascoltami, non potete uscire.”
Antonio è rimasto solo con l’Ape. All’improvviso parte senza avvisare
i familiari. Dopo alcune fermate è costretto a fare una sosta davanti alla scuola
per la presenza di due donne.
1a donna: “Giovane, due chili di arance; sono buone?”
Antonio: “Signora, sono succose, è tutta roba di prima scelta.”
2 a donna: “A me un sacchetto di patate.”
Nel frattempo, Filippo, un ragazzo di 16 anni, un poco di buono, si
avventa furtivamente sulle mele.
1a donna ad Antonio: “Giovane, stai attento, quel ragazzo sta
rubando le mele!”
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Antonio, provaci!
Antonio a Filippo: “Posa le mele, queste le ho pagate.”
Filippo ne morde una e poi la lascia cadere per prenderne un'altra.
Antonio si lancia su Filippo; si azzuffano violentemente.
Antonio: “Disgraziato, fetente, morto di fame, delinquente…”
Filippo: “Ti farò a pezzi, sono più forte di te.
Nel frattempo arrivano i vigili urbani che separono con forza i due
ragazzi.
1° vigile rivolto a Filippo: “Adesso facciamo i conti con voi. Tu, come ti
chiami? Quanti anni hai?”
Filippo: “Mi chiamo Filippo Conti, ho16 anni…ma ha iniziato prima lui, è lui
che per prima si è lanciato contro di me… guardate come mi ha ridotto.”
1a donna: “Non è vero, questo ragazzaccio voleva rubare le mele.”
1° vigile rivolto a Filippo: “Per adesso stai fermo e non muoverti. Capito!”
Chi guida l’automezzo?”
Antonio: “Mi chiamo…mi chiamo Antonio Simonetti.Guidavo io.”
Il vigile: “Quanti anni hai?”
Antonio: “Ho tredici anni. Ha incominciato lui.. voleva rubarmi le mele.”
Nel frattempo suona la campanella di fine lezione, I ragazzi si
avvicinano.
Il prof. di artistica si fa largo e parla con i vigili: “Cos’è successo?
Comandante, questo è un mio bravissimo alunno.”
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Antonio, provaci!
1° vigile rivolto al prof.: “Professore, non direi proprio tanto bravo. Guida
senza patentino, è minorenne, non ha alcuna licenza per vendere; poi si picchiava con questo
individuo.”
Il 2^vigile con il blocchetto delle multe annota la targa.
Il prof. rivolto al 2 vigile: “Aspettate, allontaniamoci un poco, dobbiamo
parlare..”
Frattanto Francesca si fa largo e si avvicina ad Antonio: “Antonio, ti sei
fatto male? Vedo un ginocchio sbucciato; aspetta, ho dell’acqua e un fazzolettino, cercherò di
pulire.”
Antonio: “No..No.. lascia stare, non sento niente, non sono ferite che mi
preoccupano..Grazie.”
Il prof. ai vigili: “Sentite, conosco bene il ragazzo, è un mio alunno, conosco
anche la sua famiglia; hanno grossi problemi.
Il ragazzo è uscito per guadagnare qualcosa.
Avete ragione….ma la sua famiglia ha bisogno; hanno problemi economici e non
solo…Il padre del ragazzo ha un tumore, sta molto male.
Vi devo chiedere qualcosa che non dovrei..in questo caso dovete chiudere un occhio;
una multa per questa famiglia è come una fucilata…”
Il 1° vigile: “Prof. le infrazioni sono gravi:
1) guida senza patentino,
2) è un minorenne che svolge un mestiere senza i titoli necessari,
3) stava facendo a pugni.”
Dopo essersi consultati, i due vigili: “Prof., dite al ragazzo di non circolare
più con l’automezzo, altrimenti la prossima volta prenderemo i dovuti
provvedimenti…Arrivederci”
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Antonio, provaci!
Il prof. rivolto ad Antonio: “Antonio ritorna a casa e non farti venire più
l’idea di andare in giro con l’Ape senza tuo padre. Questa volta ti è andata bene, ma la
prossima volta non sarà così.”
Antonio: “Grazie..prof..grazie..prof..Ho sbagliato.”
SCENA 9
Dopo alcuni giorni,a casa di Antonio squilla il telefono.
Risponde Antonio: “Pronto, sei tu Antonio? Sono il tuo prof. di artistica, ti
telefono per comunicarti che lunedì devi essere necessariamente presente a scuola, non devi
assolutamente mancare; devi partecipare ad un concorso europeo per gli alunni della scuola
media. Bisogna fare una produzione, anche un disegno sul lavoro minorile; ho pensato a te;
chi più di te può dare un risultato migliore? sei il più bravo ritrattista che io abbia mai
conosciuto.”
Antonio: “Ma, prof., io non posso venire, sono a letto con la febbre a 40, sarà
un’influenza; il dottore mi ha detto che non posso uscire, è pericoloso per la mia salute. Non
posso”
Il prof. : “Antonio..no..no..tu devi venire. Senti, i migliori disegni a livello
europeo saranno esposti in una sala a Strasburgo, nel parlamento europeo; i primi tre
classificati potranno frequentare gratuitamente un liceo d’arte tra i migliori al mondo. Ci
sarà anche un premio in denaro.
Devi venire..,,fammi parlare con tua mamma.”
La mamma al telefono ascolta: “Pronto signora, sono il prof. di artistica. So
che vostro figlio è ammalato, ma lunedì deve venire a scuola ad ogni costo, ho spiegato a lui
la situazione”
La madre: “Ma, prof., come viene?”
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Antonio, provaci!
Il prof.: “Signora state a sentire, lunedì, alle otto, io verrò a prenderlo davanti
alla vostra abitazione. Copritelo bene, io lo porterò con la macchina e lo riporterò a casa
appena avrà finito; signora verrò alle otto.”
SCENA 10
Lunedì a scuola, tutti gli alunni iniziano le prove.
Il prof. segue il disegno di Antonio; poi circondato da tutti gli alunni
ammira: “Antonio, sei stato veramente bravo; hai rappresentato un ragazzo su un’Ape
mentre vende la frutta.
Il contenuto è buono. Hai rappresentato bene il tema del lavoro minorile.”
I compagni si complimentano con Antonio; Francesca lo abbraccia in
modo particolare.
SCENA 11
A distanza di un mese nell’aula magna addobbata della scuola: Dietro
un lungo tavolo la Dirigente, il prof. di artistica, funzionari francesi della
Comunità europea.
La Dirigente: “La nostra scuola partecipa da anni alle varie iniziative
scolastiche promosse dalla Comunità europea.
E’ toccato giustamente a noi la premiazione dei vincitori nazionali ed
internazionali per l’impegno e l’attenzione che noi tutti prestiamo alle attività finalizzate
alla promozione degli alunni. Viene premiato per la nostra scuola un alunno particolare, che
sicuramente avrà un futuro nel mondo dell’arte.
Cedo la parola al funzionario europeo...”
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Antonio, provaci!
Un funzionario europeo: “Sono contento di trovarmi qui, in questa bella
manifestazione per premiare i giovani che meritano.”
Il prof. di artistica offre una coppa a ciascuno dei tre classificati:
“Procediamo alla premiazione del concorso internazionale sulla tematica del
lavoro minorile.
3° classificato: il francese.....
2° classificato: l'indiana Ram Manjt.
1° classificato: Antonio Simonetti.
I compagni festeggiano i premiati con abbracci.
A distanza di anni: attualmente Antonio, felicemente sposato con
Francesca, è stilista affermato e lavora come consulente dell'alta moda nella
metropoli lombarda.
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