LA “FOLLE CORSA” Antonio Savoldi è un poliziotto, ma è anche
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LA “FOLLE CORSA” Antonio Savoldi è un poliziotto, ma è anche
LA “FOLLE CORSA” antico e sempre nuovo sentire nichilista. Nulla di tutto ciò. Antonio Savoldi è un poliziotto, ma è anche uno L’opera scrittore, come ben testimonia il presente volume. disincantato e spudoratamente crudo alla verità Tuttavia (e forse ancora prima di ogni altra del paradosso giovanile contemporaneo. inadeguata è Ma è anche un richiamo forte a tutte le agenzie di educative di oggi (famiglia in primis) a rialzare il titolazione) fondamentalmente un uomo l’autore e un padre di Antonio Savoldi è un guardare famiglia. capo, troppo chino, deluso e fiacco, verso quella Lo testimoniano le pagine di questo libro, sempre che rimane, al fondo, una sempre viva quanto lontane di impellente necessità: l’educazione. “There’s still “deformazione professionale” (come ci si potrebbe time to change the road you’re on”, recita una anche attendere dopo una prima – superficiale – celeberrima canzone dei Led Zeppelin. Cambiare osservazione di questo individuo caratterizzato da rotta è ancora possibile. Correggere “il tiro” è un uno spiccato “phyisique du role” finanche nello imperativo categorico e morale. sguardo…). In dal benché minimo sospetto tal senso si può anche affermare che e l’operazione linguistica attuata dallo scrittore ci disordinata sequenza le circa 250 pagine de “La aiuta a comprendere facilmente i suoi intenti e folle corsa”, ci si rende conto abbastanza in fretta l’obiettivo sotteso alla trattazione del tema. che quanto descritto e trattato è certamente frutto La lingua adoperata da Antonio, graffiante ed di un vissuto professionale, ma è sempre e estremamente comunque umanizzata, volutamente “dissacrante” è, nella realtà dei fatti, interiorizzata, duramente e ostinatamente meditata un esperimento cercato, un tentativo di ritorno ad e impressa nell’anima a caratteri di fuoco. una comunicazione verginale, immediata, senza Il volume corre (come la “corsa” di cui tratta) con interpretazioni di sorta: le cose hanno un nome efficacia su due binari perfettamente paralleli e ben preciso. Le parole indicano cose e fatti di una compensativi l’un dell’altro: da una parte vi è la certa quanto inconfutabile evidenza: i sassi sono trattazione di concetti educativo-pedagogici, la sassi, i corpi sono corpi e il sangue, a sua volta, è disamina di capitoli tecnici inerenti il codice della sangue. strada e la chiamata in causa della giurisprudenza Antonio ci conduce per mano negli interstizi della in stupefacenti. vita, là dove la vita stessa tende a scemare con Dall’altra vi è il racconto, algido e terribilmente tonfi sordi quanto svuotati di ogni possibile senso e evidente (“realistico” è già un riferire ancora troppo interpretazione, ma, allo stesso tempo, ci guida metaforico) delle esperienze direttamente vissute verso dall’autore: racconti della strada e sulla strada. significato, Respiriamo, nella prosa di Antonio, la nebbia ritrovato sapore domestico: la normale quanto mattutina dei caselli autostradali, il gelo invernale straordinaria bellezza degli affetti familiari, la della stazione ferroviaria. Si accampano nella solidità e la sicurezza che da essi possono derivare. mente, i sembianti e le effigi di un’umanità dolente, Per cui anche nell’autore va tornando l’eco antica “al limite” (e forse per questo potentemente e di un passo di Qoèlet (9, 7): Sì, poiché materia trascorrendo anche un’esperienza di uso di sostanze in rapida definitivamente “umana”). Questo libro parla di giovani e delle loro vite vicina straordinarie verso alla gergalità bresciana, aperture di recuperabile dimensioni di rinnovato e “Và, mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto”. spezzate anzitempo per colpa… Non significa, tuttavia, quest’opera, il canto del “De profundis”, la calata del sipario o l’inno ad un Massimo Rossi