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Cavalieri, mamelucchi e samurai

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Cavalieri, mamelucchi e samurai
La Venaria Reale
Ogni volta, lo stupore della bellezza
Cavalieri, mamelucchi e samurai
Armature di guerrieri d’Oriente e d’Occidente
Sale delle Arti della Reggia di Venaria
Dal 25 ottobre 2014 all’8 febbraio 2015
La Venaria Reale – Comunicazione e Stampa
Piazza della Repubblica 4 – 10078 Venaria Reale (TO) – +39 011 4992300 – [email protected]
www.lavenaria.it
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Cavalieri, mamelucchi e samurai
Armature di guerrieri d’Oriente e d’Occidente
Dalla collezione del Museo Stibbert di Firenze
Magnifiche armature italiane, tedesche, indiane, giapponesi e della tradizione islamica risalenti ad
un lungo periodo che spazia dal Cinquecento all’Ottocento, presentate come “opere d’arte” che
mettono a confronto usi, costumi e valori di società distanti e diverse: quella europea, quella medio
-orientale e quella altrettanto raffinata dei samurai giapponesi.
La preziosa mostra sui Guerrieri d’Oriente e d’Occidente consente di scoprire e capire le differenze
tra il “mondo” del guerriero europeo (rigido entro la sua armatura modellata in modo statuario), del
combattente mediorientale (rivestito di maglie metalliche rinforzate con piastre d’acciaio nei soli
punti vitali per meglio muoversi in combattimento), e dello stesso samurai giapponese (che
privilegiava nel suo armamento difensivo una figurazione fantastica dai profili quasi geometrici). Le
numerose opere esposte (oltre un centinaio) documentano inoltre la costante ricerca e l’impegno
degli artigiani e degli artisti dell’epoca nell’inventare e fabbricare nuove armi ed oggetti bellici con
forme e decorazioni sempre diversi rispondenti ad esigenze e mode che variavano di continuo.
Il percorso illustra una sorta di storia del costume “civile” e “guerresco", offrendo al pubblico degli
adulti e delle scolaresche un’occasione per osservare il passato di popoli così distanti
geograficamente tra loro attraverso una prospettiva inusuale ed allo stesso tempo spettacolare.
A cura di Enrico Colle
Dalla collezione del Museo Stibbert di Firenze
In collaborazione con l’Armeria Reale di Torino
DOVE
Sale delle Arti della Reggia
QUANDO
Dal 25 ottobre 2014 all’8 febbraio 2015
COME
Per i biglietti ed altre info.: www.lavenaria.it - tel. +39 011 4992333
La Venaria Reale – Comunicazione e Stampa
Piazza della Repubblica 4 – 10078 Venaria Reale (TO) – +39 011 4992300 – [email protected]
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La mostra alla Reggia di Venaria
L’arte della guerra ha accomunato molta storia dell’umanità ed ha avuto una forte valenza magica,
alchemica e religiosa. Le armi infatti hanno da sempre rappresentato forza e potere e la loro
realizzazione è stata accompagnata da una costante ricerca sia sui materiali da impiegare nella
costruzione, sia sulle decorazioni che le abbellivano. Non a caso per secoli le armerie reali sono
state al centro degli interessi dei sovrani europei che, come nel caso dell’Armeria Reale di Torino,
venivano esibite con vanto al pari delle altre raccolte artistiche.
La mostra che si apre al pubblico presenta proprio l’aspetto artistico ricoperto dalle armature e
propone tre mondi a confronto: quello europeo, quello medio orientale e quello altrettanto
raffinato dei Samurai giapponesi, evidenziando le differenze tra il guerriero europeo rigido entro la
sua armatura modellata in modo statuario, il combattente mediorientale rivestito di maglie
metalliche rinforzate con piastre d’acciaio nei soli punti vitali per meglio muoversi in
combattimento e il Samurai giapponese che privilegiava nel suo armamento difensivo una
figurazione fantastica dai profili geometrici che riduce ad una astrazione forzosa le proporzioni
umane.
Tutte le armature scelte per l’allestimento della mostra (italiane, tedesche, islamiche, indiane e,
soprattutto, giapponesi) condividono il gusto dell’ornato anche prezioso e delicato mescolando
decorazioni e vanità, bellezza e funzionalità espresse con mezzi riscontrabili nelle altre arti suntuarie
e documentate attraverso il confronto di raffinati esemplari, scelti tra i molti conservati nel Museo
Stibbert: si tratta di opere di grande importanza storico artistica le cui tipologie spaziano dal XVI
secolo all’Ottocento documentando la costante ricerca da parte degli artigiani e degli artisti
impegnati nella loro fabbricazione ad inventare forme e decorazioni sempre nuove e variate.
L’esposizione dunque ricrea il fascino delle principesche armerie europee dove, accanto ad
armature da parata, potevano convivere, in scenografici allestimenti, armature provenienti da
popolazioni lontane quale testimonianze di culture diverse, ma altrettanto importanti. Frederick
Stibbert (1838-1906) infatti nella creazione del suo museo si ispirò a varie armerie allora visibili nei
palazzi reali e rimase affascinato, in particolare modo, da quella realizzata a Torino dai Savoia.
Le armi, come gli abiti, in quest’ottica interpretativa, diventano così una manifestazione di ricchezza
e di prestigio in quanto nei secoli passati ci si abbigliava e ci si armava per apparire e quindi la
mostra, intesa come una sorta di storia del costume, civile e guerresco, offre al pubblico una
occasione per osservare il passato di popoli così distanti geograficamente tra loro attraverso una
prospettiva inusuale e allo stesso tempo spettacolare.
Enrico Colle, curatore della mostra
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Le sezioni della mostra:
tre culture a confronto attraverso la storia e l’“arte delle armi”
L'arte della fabbricazione dell'armatura, fino all'avvento delle armi moderne, è stata una costante
nella storia dei popoli, una delle tante chiavi per l'affermazione o la sopravvivenza dell'uno sugli
altri, una componente inscindibile dal potere militare e quindi della capacità di dissuasione e di
minaccia, ma anche della difesa e dell’affermazione del ruolo sociale di chi la indossava.
Nell'ambito di una società in espansione, il contatto con le "tecnologie" degli altri popoli, acquisite
pacificamente o no, era uno dei mezzi principali di miglioramento, nella misura delle possibili
applicazioni sulle conoscenze già in possesso. La figura dell'armaiolo era basilare, sia nella
creazione che nel miglioramento tecnico delle attrezzature, vuoi che fossero armi difensive o
offensive. Con la sua capacità di realizzazione contribuiva alla loro evoluzione, e la sua importanza
crebbe in proporzione all’aumento delle richieste.
In Europa la figura dell’armaiolo fu essenziale, sia in termini tecnici che artistici, nella elaborazione
del sistema di difesa che portò progressivamente all’armatura.
Quando si parla di armi e armature l'immaginario collettivo corre alla figura del “cavaliere
medioevale”. In realtà, questa concezione non è molto precisa, infatti le armature in piastra
d'acciaio, che caratterizzano il guerriero occidentale, si trovano nella loro forma definitiva soltanto
dal XV secolo, pertanto sarebbe più corretto parlare di “cavaliere rinascimentale”. La protezione del
guerriero fino al XIV secolo è formata principalmente da maglia di ferro e placche in cuoio. A
partire dalla fine del Trecento l'uso delle piastre in acciaio va progressivamente aumentando,
inizialmente per proteggere testa e arti, fino ad arrivare alla copertura completa del corpo nel
secolo successivo. Le armature del Quattrocento sono esempi della bellezza derivante dalla
funzionalità, nessuna decorazione è applicata alle superfici scintillanti, che traggono la loro
eleganza semplicemente dall'armonia delle linee di piegatura e dal taglio dei contorni.
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La dirompente forza innovatrice del gusto rinascimentale non poteva non coinvolgere uno degli
oggetti più caratterizzanti del nobiluomo Cinquecentesco. E infatti le armature si vanno ricoprendo
di ricche decorazioni incise e dorate che riprendono le tematiche care al mondo artistico.
Grottesche, mascheroni, animali mitologici si rincorrono tra fogliami e fiori che si spandono sulle
superfici delle armature commissionate dai più potenti esponenti delle corti europee. Alla metà del
secolo il manierismo esplode conferendo alle armature morfologie oniriche che restano il punto più
alto di un'arte che da “minore” rivaleggia con la grande scultura contemporanea.
Il paradosso della storia delle armature in Europa è che il suo apice corrisponde con la sua fine.
L'introduzione e l'impiego massiccio delle armi da fuoco ne rende vano l'uso in battaglia,
decretandone la pressoché totale dismissione già dalla metà del Seicento.
La collezione Stibbert ha il proprio punto di forza nei materiali cinquecenteschi. In mostra sono
presenti esemplari realizzati nei maggiori centri di produzione, Italia, Germania, Paesi Bassi, ecc.,
che evidenziano differenze e punti di contatto fra i prodotti di aree culturalmente diverse, sempre
in competizione, ma in continuo contatto fra di loro con scambi e influenze che hanno costituito il
motore di una evoluzione continua. La presenza di una grande varietà tipologica di armi, da taglio,
da botta, da getto e da fuoco fornisce un panorama completo del mondo del guerriero nella sua
fase più ricca e affascinante.
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Tra le culture guerriere del Medio Oriente si assiste ad un processo analogo, di miglioramento,
d’implementazione, o adozione di tecnologie caratteristiche da aree culturali diverse con cui si
entrava in contatto; un esempio per tutti, l’evoluzione nelle armature di maglia, retaggio delle
popolazioni nomadi originarie, che divengono più articolate con l’adozione di piastre omogenee
aggiuntive a seguito del confronto/scontro con l’Occidente. L’evoluzione degli armamenti va di pari
passo con l’evoluzione sociale di una cultura e il benessere acquisito, l’affermazione della potenza
e della forza militare, determinano anche un altro tipo di evoluzione negli armamenti: quello della
bellezza e della ricchezza dei corredi.
Attraverso l’uso di materiali preziosi, come l’oro, le pietre preziose, le sete più fini o le lacche più
esclusive, il guerriero medio-orientale d’alto rango, il monarca o il signore, diviene prova vivente
della potenza del suo retaggio e della cultura di cui è espressione.
Ancor più che in Europa, al fianco degli armaioli orientali nel realizzare armi ed armature di
primissima qualità sono gli orafi e i tessitori, capaci di armonizzare con maestria le loro arti e
fonderle in opere uniche dalla bellezza straordinaria.
Attraverso lo studio comparato delle opere delle collezione di Frederick Stibbert, ci giungono ancora
altre prove di “contributi extra-culturali” a realizzazioni autoctone; nuove tecnologie, nuove
filosofie d'impiego e modelli; ne è un esempio il Giappone, dove la protezione a lamella e la maglia
ad anelli d'acciaio sono mutuate dalle bellicose popolazioni nomadi dell'Asia centrale in espansione,
che si insediarono stabilmente in Giappone fino a fondersi con le popolazioni più pacifiche
preesistenti. Secoli più tardi, nuovi i contatti con la cultura europea del Cinquecento contribuirono a
introdurre in Giappone la moda “Namban” (“dei Barbari del Sud”) anche nelle armi, e soprattutto la
tecnologia delle armi da fuoco, che provocò un vero e proprio terremoto nei concetti degli
armamenti difensivi fino a quel momento adottati.
L’isolamento a cui il Giappone si sottopose per due secoli, tra la metà del Seicento e la metà
dell’Ottocento, fece sì che l’armamento e tutta la tradizione guerresca nipponica si mantenessero
immutati per tutto quel lungo periodo, nel desiderio di salvaguardare le caratteristiche sociali e
culturali del paese. In mostra si possono apprezzare armature spettacolari, provenienti dalla
collezione Stibbert, che vanno dalla fine del XVI secolo fino a tutto il XVIII, che evidenziano proprio
la conservazione dei queste tradizioni.
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Le opere più significative
Sono 115 nel complesso le armature, gli elmi, i corsaletti, le spade, le mazze, le sciabole, i pugnali e
le armi di vario genere esposte in mostra: ogni singolo oggetto è non solo rappresentativo
dell’abilità artistica di chi lo forgiò, e dei modi di combattere e di difendersi di un’epoca, ma è anche
esemplificativo di valori, società e mode artistiche differenti ed in continua evoluzione.
Tra tutti, se ne segnalano poi alcuni per lo speciale valore storico-artistico, la curiosità delle funzioni
d’uso, l’originaria appartenenza o per la loro stessa straordinaria rarità:
SEZIONE 1 – CAVALIERI
Cat. 1
Cat. 2
cat. 1
Resti di una guarnitura detta “dei soli” per il principe Emanuele Filiberto di Savoia
Orazio da Calino (?), inizi del XVII secolo
acciaio bronzato, inciso e dorato; gr. 18.915
Torino, Armeria Reale
L’armatura è identificabile con una delle due guarniture da giostra decorate con soli, inviate da Milano a
Torino nel 1608, in occasione del matrimonio delle principesse di Savoia con i duchi di Mantova e di Modena.
Fu realizzata per il principe Emanuele Filiberto (1588-1624), figlio terzogenito del duca Carlo Emanuele I,
dall’armoraro bresciano Orazio da Calino, attivo per la corte sabauda dal 1593 al 1623.
cat. 2
Parte di armatura da ragazzo
Orazio da Calino (?), Torino, 1600 ca
acciaio in parte inciso, patinato e dorato, cuoio, ottone e tessuto; gr. 3.810
Firenze, Museo Stibbert
L’armatura, realizzata dall’armoraro Orazio da Calino, appartenne al giovane principe Emanuele Filiberto di
Savoia ed è dunque da mettere in relazione con quella dell’Armeria Reale di Torino, allestita nella prima sala.
Gola, petto e schiena sono completamente ricoperti da soli incisi e dorati su fondo bronzato. La decorazione
segue la moda del tempo, che ricalca sulle superfici d’acciaio, i motivi decorativi degli abiti e dei tessuti più in
voga.
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Cat. 08
Cat. 15
cat. 8
Corsaletto da piede per la guardia medicea
Milano, 1574 ca
acciaio in parte inciso e annerito, pelle, tessuto; gr. 13.350
Firenze, Museo Stibbert
Il corsaletto fa parte di un gruppo fabbricato a Milano attorno al 1574, in occasione dell’incoronazione a
Granduca di Toscana di Francesco de’ Medici. Analizzando la decorazione si può vedere lo stemma mediceo
coronato; sul petto è presente anche la croce dell’ordine cavalleresco di Santo Stefano, di cui il granduca era
gran maestro.
cat. 15
Parte di elmo da cavaliere alla savoiarda
Pompeo della Cesa, Milano, 1590 ca
acciaio in parte inciso, annerito e dorato, tessuto; gr. 970
Firenze, Museo Stibbert
Questa parte frontale di elmo è uno splendido esempio dell’arte di Pompeo della Cesa, il più famoso armaiolo
operante in Milano alla fine del Cinquecento. Le liste alternate a fondo dorato o annerito con trofei d’armi,
figure di guerrieri e nastri intrecciati, incisi e anneriti o dorati, in contrasto col fondo, sono elementi distintivi
della sua officina.
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SEZIONE 2 – MAMELUCCHI
Cat. 42
Cat. 59
cat. 42 - Armatura equestre a piastre e maglia
India, Sind, terzo quarto del XVIII secolo
acciaio, ferro, ottone, cuoio, velluto di seta, seta policroma;
manichino: legno, gesso, cartapesta dipinta, capelli
Firenze, Museo Stibbert
L’armatura equestre, completa di elmo e visiera a maschera ribaltabile, è di straordinaria qualità e rarità; le
altre due sole armature complete dello stesso tipo sono conservate al Metropolitan di New York e al
Volkerkunde Museum di Vienna. L’intera armatura è costituita da piastre e scaglie sovrapposte, unite da
porzioni di maglia d’acciaio. Tutte le piastre sono decorate da fioroni e volute in lamina d’ottone applicata;
imbottiture in seta e velluto di seta.
cat. 59
Talwar (sciabola con fodero) della Tigre di Mysore
India, Mysore, 1782-1799
acciaio a vario tenore di carbonio, oro, argento, legno, velluto di seta
Firenze, Museo Stibbert
La sciabola riporta sulla lama l’iscrizione ageminata ‘L’arma del Sultano Haider’ accompagnata da una tigre e,
sul dorso, ‘Vittoria vicina con l’aiuto di Allah’. Appartenne al Sultano di Mysore Tipu, conosciuto come “La
Tigre di Mysore”, caduto durante la battaglia di Seringapatam nel 1799 contro le forze britanniche comandate
dal generale George Harris.
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Cat. 46
Cat. 67
cat. 46
Khola-khud, bazuband e separ (corredo di elmo, bracciale e rotella)
Persia, manifattura persiana, seconda metà del XVIII secolo
acciaio, oro, ottone, cuoio, lino
Firenze, Museo Stibbert
Il prezioso corredo di elmo, bracciale e rotella sfoggia decori a giorno, ad agemina e incisi con iscrizioni in farsi
(Persiano antico), rosoni, elementi fitomorfi, volute floreali e arabeschi. La maglia di ferro a disegni bicolori è
detta ganga-jamni deriva il suo nome dalla confluenza dei fiumi Gange e Jamuna, che mescolano acque gialle
e chiare, e rappresentano un luogo sacro alla cultura indiana.
cat. 67
Gorz-e gavsar (mazza a testa di toro)
Persia, manifattura persiana, prima metà del XVIII sec.
acciaio, oro
Firenze, Museo Stibbert
La mazza con testa a forma di protome taurina è dotata di aperture in corrispondenza delle narici e delle
orecchie, in modo da produrre un caratteristico suono durante i fendenti; le corna ricurve e lavorate a tutto
tondo, ne accentuano la carica offensiva.
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SEZIONE 3 – SAMURAI
Cat. 109
Cat. 110
cat. 109
Kanō Sansetsu (1589-1651) e allievi
Emakimono Bamōdōizu, Disegni di tipi di manto equino
Giappone, Periodo Edo, 1641 ca.
carta, china, pigmenti vari organici e inorganici, seta, legno
Firenze, Museo Stibbert
Gli emakimono sono rotoli orizzontali figurati e si leggono da destra a sinistra, secondo il modo tradizionale di
leggere i libri e osservare le opere d'arte tipico dell’ Asia Orientale.
Il rotolo Bamōdōizu è un’opera straordinaria e unica, qui eccezionalmente esposta per la prima volta dopo il
restauro eseguito presso l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma (ISCR). Realizzato
probabilmente nel 1641, è frutto della maestria pittorica di Kanō Sansetsu, esponente della scuola Kanō del
ramo di Kyoto, la scuola-famiglia di pittura più prestigiosa e potente del Giappone degli ultimi cinque secoli. Si
sviluppa in circa 8 metri di lunghezza e ritrae 33 potenti cavalli da combattimento, caccia o esercizio, ritratti in
tutta libertà senza finimenti, né indicazioni di luogo. Destinata senza dubbio ad un membro dell’aristocrazia,
poiché alle altre classi sociali non era all’epoca concesso di montare a cavallo, l’opera contiene anche
un’iscrizione del celebre filosofo neo-confuciano Nawa Kassho (1595-1648), amico fraterno di Sansetsu.
cat. 110
Furuyama Moromasa (1712-1772 ca)
Emakimono Shin Yoshiwara, Il quartiere dei piaceri di Edo
Giappone, Periodo Edo, prima metà del XVIII sec.
firma: Yamato Eshi Furuyama, con sigillo
carta, china policroma, lacca, seta
Firenze, Museo Stibbert
Il rotolo raffigura il nuovo quartiere Yoshiwara, inaugurato nel 1657 in una zona a nord di Edo (Tokyo). Dopo
l’incendio del 1656, che distrusse il vecchio quartiere all’interno della città, le autorità decisero di spostare il
quartiere di piacere (yūkaku) in una zona fuori dall’area abitata, più controllabile dalle autorità e meno a
contatto con la vita cittadina.
Shin Yoshiwara si sviluppava in lunghezza per circa 234 metri ed in larghezza per circa 324 metri. Il rotolo,
lungo circa 16 metri e suddiviso in 13 pannelli, ritrae il quartiere al completo: dall’accesso, alla via principale
Nakenochō, alle vie laterali. L’autore Furuyama Moromasa, rappresentante del movimento culturale e
artistico del ‘Mondo Fluttuante’, fondato da Ishikawa Moronobu (1618‑1694), ha voluto descrivere con
estrema cura ogni attività legata al quartiere. Si possono così osservare i vari negozi, le botteghe artigiane, le
attività lavorative, le case da tè, frammisti a decine di personaggi d’ogni età e ceto sociale: samurai, vecchi,
servi, venditori ambulanti, cortigiane.
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Cat. 77
Cat. 83
cat. 77
Tosei gusoku (armatura moderna)
Myōchin Shikibu Ki no Muneakira
Giappone, Periodo Edo (1603-1868), Era Gembun, febbraio 1739
acciaio, lacca, crine, pelle, seta, broccato di seta; kg 19 ca
Firenze, Museo Stibbert
Il busto a sbalzo raffigurante un leone è stato realizzato da Muneakira, importante esponente della famiglia
Myōchin, che diede vita ad una delle più note scuole giapponesi di armaioli, attiva dal XVI al XVIII sec. II.
Particolare di questo corredo è anche l’elmo, un kawari-kabuto che riproduce la testa e il viso di un demone.
Tutte le parti laccate, compresi gli spallacci, recano gli emblemi della famiglia daimyō Nabeshima.
cat. 83
Kawari-kabuto (elmo straordinario)
Giappone, Periodo Edo (1603-1868), XVII-XVIII sec.
acciaio, lega di rame sentoku, carta pesta, lacca, seta, pelle; gr. 2.210
Firenze, Museo Stibbert
Sull’elmo è applicata una struttura in cartapesta a ricordare la forma scoscesa della valle Ichi-no-tani
(prefettura di Hyogo, antica provincia del Settsu), teatro di una epica carica (1184) delle forze di Minamoto
Yoshitsune contro quelle del clan Taira, durante la sanguinosa guerra Gempei (1180-1185). L’ornamento
frontale è una bella farfalla in leghe di rame.
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Cat. 96
Cat. 91 Daishō - cat. 90 Efu no tachi
cat. 96
Tsuba (elsa di spada) con fenice in volo
Scuola Yagami, Giappone, XVIII-XIX sec.
lega di rame shakudō, oro; cm 7,1 x 7,5 x 0,2
Firenze, Museo Stibbert
L’immagine della fenice, diffusosi in Giappone durante i periodi Asuka (552-646 d.C.) e Hakuho (646-710 d.C.),
è ricca di simbolismo: i cinque colori della sua coda rappresentano le Virtù (bontà, moralità, etica, saggezza e
verità); si dice che essa compaia solo in tempi di pace, prosperità e buona legge.
cat 91
Daishō (coppia di spade, lunga e corta)
Giappone, inizio XV sec. (lama lunga); fine XV- primo quarto XVI (lama corta)
montatura: fine del XVII primo quarto del XVIII sec.
Hisakuni (?) (lama lunga)
acciaio, oro, argento, leghe di rame; legno, lacca, seta, pelle di razza
Firenze, Museo Stibbert
La katana, la spada per antonomasia usata dai samurai, è caratterizzata da una lama curva, a taglio singolo, di
lunghezza superiore a due shaku, cioè 60,6 cm ca. Era portata di solito, infilata nell’obi (la fascia) insieme ad
una seconda spada più corta (wakizashi); la combinazione delle due spade era chiamata daishō e
rappresentava il potere e l'onore dei samurai. La montatura, di grande bellezza, è decorata con libellule d’oro
su fondo di lacca nera.
cat. 90
Efu no tachi (spada)
Bizen Osafune Sukesada
Giappone, Periodo Muromachi, Era Tenbun, agosto 1537 ca. (lama);
montatura: Periodo Edo, prima metà del XVIII sec.
acciaio, rame dorato, legno, lacca d’oro con maki-e (disegno ottenuto con lacche di diverso colore), pelle
Firenze, Museo Stibbert
La tachi è la spada che il Samurai portava appesa alla cintura, come denunciano i due laccetti, con il filo
tagliente rivolto verso in basso. Questa in particolare è una splendida realizzazione, con particolari di rara
bellezza; il tipo di montatura fa pensare ad esclusivo uso cerimoniale.
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Il Museo Stibbert
Il Museo Stibbert è uno dei luoghi più affascinanti e inaspettati di Firenze. In una casa-museo
realizzata dal suo proprietario, Frederick Stibbert (1838-1906), sono raccolte e disposte secondo un
allestimento emozionante e ricco di scena, le eccezionali collezioni che ha lasciato alla sua morte
alla città: in particolare la famosa collezione di armi, ma anche oggetti d’arte e di vita quotidiana
della civiltà europea, islamica ed estremo orientale, in particolare giapponese.
E’ la testimonianza del gusto e dell’intelligenza di un individuo e insieme rappresenta la sintesi del
più alti valori culturali del secolo scorso: interesse per il passato, esaltazione dell’arte e passione per
l’esotico.
La villa che Stibbert possiede alle pendici dei colli fiorentini viene da lui trasformata in castello
neogotico, con ampi ambienti a piano terreno pensati per ospitare le collezioni nella successione e
nella forma scenografica da lui ideata. L’altra parte dell’edificio accoglie gli sfarzosi appartamenti
privati, arredati e decorati secondo i criteri ottocenteschi, che assegnavano ad ogni ambiente la
rievocazione uno stile: neorinascimentale per il salone da ballo, rococò per i salottini, impero per le
camere da letto. Lo stesso gusto eclettico, la stessa curiosità per il passato e l’esotico caratterizza il
parco che circonda la villa. Boschetti, padiglioni, statue, false rovine e un piccolo tempio egiziano
scandiscono o sono la meta di percorsi naturalistici-evocativi apparentemente casuali: una visione
romantica del giardino che rappresenta un’ulteriore adesione di Stibbert all’ambiente culturale del
tempo.
L’armeria
In un grande salone di gusto gotico, creato appositamente, i cavalieri cinquecenteschi, chiusi nelle
loro armature, danno vita ad una imponente cavalcata, in cui le pose dei guerrieri e dei cavalli si
ispirano ai grandi monumenti equestri o a personaggi storici, come Emanuele Filiberto di Savoia o
l’Imperatore Massimiliano d’Austria.
Un altro piccolo esercito, abbigliato con tessuti pregiati e maglie metalliche, testimonia la diversa
concezione dell’armamento propria del mondo islamico, che va dal nord Africa, all’Asia centrale fino
all’India.
Non meno suggestiva è la sezione dedicata al Giappone, con i suoi guerrieri colorati e fantastici e
l’estrema eleganza delle vesti e degli arredi. Oltre alle armature, armi e bardature di cavalli, la
collezione comprende bronzi, costumi, lacche: per la sua ricchezza e qualità dei pezzi è una delle più
importanti al mondo fuori dal Giappone.
Le altre collezioni
Se le armature dei diversi popoli servono a testimoniare le vittorie e le sconfitte che segnano e
determinano la storia, gli oggetti quotidiani o artistici che le accompagnano servono a restituirne il
senso e la vita. Stibbert colleziona tutto, ma soprattutto ciò che è attinente alla persona e ne forma
l’immagine, ne svela i valori, come le vesti. Acquista pitture importanti, ma preferisce i dipinti,
anche di artisti sconosciuti, che illustrano la storia del costume, delle armi indossate e degli abiti
concepiti come corazze. Gli arazzi che decorano le pareti della villa sono scelti per il loro soggetto
con lo stesso criterio illustrativo. Tra gli esemplari di abbigliamento se ne contano alcuni addirittura
eccezionali, come indumenti e accessori del Cinquecento e l’abito completo indossato da
Napoleone per l’incoronazione a re d’Italia. Ricchissima è la raccolta di oggetti di arti applicate che
Stibbert usa per l’arredo della sua casa museo, soprattutto negli appartamenti privati: mobili,
maioliche, stoffe, cuoi seicenteschi impressi e dipinti e parati sacri che completano una collezione
assolutamente inaspettata per il visitatore.
A cura del Museo Stibbert
La Venaria Reale – Comunicazione e Stampa
Piazza della Repubblica 4 – 10078 Venaria Reale (TO) – +39 011 4992300 – [email protected]
www.lavenaria.it
L’Armeria Reale di Torino
L’Armeria Reale di Torino, inaugurata nel 1837 dal re Carlo Alberto di Savoia, è una delle più
importanti collezioni di armi e armature antiche a livello mondiale, accanto a musei quali il
Kunsthistorisches di Vienna, il Musée de l’Armée di Parigi e l’Armeria Real di Madrid. Allestita nella
Galleria Beaumont, fastosa appendice settecentesca del Palazzo Reale, la raccolta nacque con
l’intento di celebrare la dinastia sabauda; incrementata attraverso le collezioni personali dei sovrani
fino a Vittorio Emanuele III, essa include armature e armi appartenute ai duchi e poi re di Savoia, ma
anche ad altri illustri personaggi, dall’imperatore Carlo V a Napoleone. Le collezioni dell’Armeria
Reale consentono di seguire l’evoluzione tecnologica delle armi dal Neolitico fino alla Prima Guerra
Mondiale e al tempo stesso fanno di essa un vero e proprio museo d’arte, considerato il valore delle
armature di parata -soprattutto del Cinque e del Seicento, come quelle del celebre armoraro
milanese Pompeo della Cesa- e delle armi da guerra o da caccia, in molti casi preziosi doni
diplomatici non destinati all’uso, bensì concepiti come simbolo della magnificenza del committente.
Particolarmente numerosi e importanti sono gli oggetti (armi, bandiere) legati al periodo
risorgimentale.
Nella seconda metà dell’Ottocento, periodo in cui Frederick Stibbert formava la propria collezione a
Firenze, l’Armeria Reale andava assumendo la fisionomia con cui ci appare oggi, dotandosi al
contempo di cataloghi scientifici e di pioneristici album di riproduzioni fotografiche: il modello delle
raccolte sabaude fu indubbiamente determinante per il collezionista inglese, che visitò spesso
Torino nel corso dei suoi viaggi. Diversi oggetti esposti nell’Armeria Reale sono in rapporto con la
raccolta di armi e armature del Museo Stibbert: tra questi, la cosiddetta “armatura dei soli”,
realizzata all’inizio del Seicento per il principe Emanuele Filiberto di Savoia, cui fanno riscontro i
pezzi di armatura da ragazzo conservati nel museo fiorentino, che presentano un’identica
decorazione con dischi solari incisi e dorati. Ugualmente esposti in mostra a Venaria sono
un’armatura ottomana del Cinquecento e un khanjar, pugnale persiano con fodero in rame
smaltato datato 1826.
Oltre che nel valore storico e artistico dei singoli pezzi, il pregio dell’Armeria Reale risiede nel
singolare contrasto tra la ricca decorazione della Galleria Beaumont e lo scenografico allestimento
di gusto troubadour, concepito da Carlo Alberto insieme all’architetto di corte Pelagio Palagi: armi e
armature compongono una vera e propria scena teatrale che rievoca un Medioevo fiabesco,
attraverso i cavalli di legno (rivestiti di vera pelle equina) sui quali sono collocate le armature, le
panoplie di armi alle pareti e gli oggetti simmetricamente disposti all’interno delle vetrine
neogotiche. Riallestita secondo i criteri ottocenteschi dopo i restauri conclusi nel 2005 e dal 2013
inserita nel percorso di visita del Polo Reale, oggi l’Armeria comprende oltre cinquemila pezzi tra
armi, armature e bandiere; a questi va aggiunto l’annesso Medagliere, che conta più di 33mila pezzi
tra monete, medaglie e sigilli.
Mario Epifani
Direttore dell’Armeria Reale
La Venaria Reale – Comunicazione e Stampa
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Cavalieri, mamelucchi e samurai
Armature di guerrieri d’Oriente e d’Occidente
Dalla collezione del Museo Stibbert di Firenze
Reggia di Venaria, Sale delle Arti
25 ottobre 2014 - 8 febbraio 2015
La mostra è realizzata dal Consorzio La Venaria Reale e dal Museo Stibbert di Firenze
in collaborazione con l’Armeria Reale di Torino
A cura di
Enrico Colle
Comitato scientifico
Enrico Colle, Soprintendente del Museo Stibbert di Firenze
Mario Epifani, Direttore dell’Armeria Reale di Torino
Gian Carlo Calza
Francesco Civita, Museo Stibbert di Firenze
Riccardo Franci, Museo Stibbert di Firenze
Martina Becattini, Museo Stibbert di Firenze
Organizzazione della mostra
Museo Stibbert onlus, Firenze
Segreteria organizzativa e redazione catalogo
Simona Di Marco
Manutenzioni delle opere del Museo Stibbert
Tomaso François con la collaborazione Alessio Cenni
Promozione culturale del Museo Stibbert
si ringrazia
Ente Cassa di Risparmio di Firenze
e inoltre
Accademia Antinori, Baldi Home Jewels, Fashion Institute of Technology, Fondazione Bruschettini,
Fondazione Federico Del Vecchio, Giusto Manetti Battiloro Spa
e con loro
Paolo Fresco, Niccolò Pandolfini, Bonaccorso Vitale Brovarone con Elinor de Spoelberch
Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale
Presidente
Fabrizio Del Noce
Consiglio di Amministrazione
Claudia De Benedetti, Enrico Filippi, Antonella Parigi, Luigi Quaranta
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Collegio dei Revisori dei conti
Giuseppe Mesiano, Mario Montalcini, Lionello Savasta Fiore
Direttore
Alberto Vanelli
Organizzazione generale
Gianbeppe Colombano
Segreteria scientifica
Silvia Ghisotti, Donatella Zanardo
Progetto di allestimento e direzione lavori
Giovanni Tironi con Claudio Marino e Michele Gueli - Magma Progetti
Organizzazione, coordinamento trasporti e accrochage
Tomaso Ricardi di Netro (resp.), Giulia Zanasi (registrar), Patrizia Raineri
Coordinamento dell'allestimento
Francesco Bosso (resp.), Paolo Armand, Fabio Soffredini
Immagine della mostra
Federico Sacco - Showbyte srl
Coordinamento progetto grafico
Domenico De Gaetano (resp.), Chiara Tappero con Anna Giuliano
Amministrazione
Francesca Cassano, Stefania Mina
Gare amministrative
Salvatore Bonaiuto con Alessandra Del Soldato
Servizi educativi
Silvia Varetto
Controllo climatico e servizi impiantistici
Giorgio Ruffino con Alberto Miele
Prevenzione e protezione
Gianfranco Lo Cigno (resp.), Carlo Riontino
Inaugurazione
Sonia Amarena (resp.) in collaborazione con Agenzia Uno
Comunicazione e Stampa
Andrea Scaringella (resp.), Matteo Fagiano, Cristina Negus, Carla Testore con M. Clementina Falletti,
Costantino Sergi, Alessandra Zago
Centro Studi
Andrea Merlotti (resp.), Clara Goria, Lara Macaluso, Erika Paggioro con Paolo Cornaglia e Anselmo
Nuvolari Duodo
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Traduzioni
Language Point
Grafica in mostra
MyBossWas
Realizzazione dell’allestimento
Bond srl
Musiche in mostra
Da una selezione di Alberto Batisti:
‘A la Battaglia’ by Heinrich Isaac (1450ca - 1517), Antique Music Oxoniensis - ‘Marche de Timbales’
by Philidor le Cadet (1657-1708), Marie-Ange Petit - ‘March of the Bey's Soldiers when besieging Belgrade’, Kecskés Ensemble - ‘Tsunami’ by Jeff van Dyck (Shogun II: Total War)
Trasporti
Crown Fine Arts
Assicurazioni
Catani Gagliani snc, Studio Pastore Insurance Broker
Assistenza al montaggio e monitoraggio delle opere
Fondazione Centro per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali ‘La Venaria Reale’
Servizio di gestione
ATI La Corte Reale, Telecontrol, Manital – Res Nova
______________________________________________
Ringraziamenti
Nicoletta Mantovani, Assessore Cooperazione e Relazioni Internazionali del Comune di Firenze
Lia Brunori, Vicedirettore della Galleria dell'Accademia di Firenze
Stefano Damonti, Assessorato Cooperazione e Relazioni Internazionali del Comune di Firenze
Mario Turetta, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte
Edith Gabrielli, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
ISCR di Roma: Gisella Capponi, Daila Radeglia e Maria Vera Quattrini
______________________________________________
Catalogo
A cura di
Enrico Colle
in collaborazione con l'Armeria Reale di Torino
Saggi
Martina Becattini, Gian Carlo Calza, Francesco Civita, Enrico Colle, Mario Epifani, Riccardo Franci
Schede
Francesco Civita, Mario Epifani, Riccardo Franci, Alberto Tosa
sillabe
Direzione editoriale: Maddalena Paola Winspeare
Redazione: Barbara Galla
Progetto grafico: Susanna Coseschi
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BIGLIETTI
La mostra è compresa nel biglietto:
LA VENARIA REALE “TUTTO IN UNA REGGIA” (“tutto compreso”)
Il biglietto comprende:
•
la visita alla Reggia, ai Giardini e alle mostre in corso;
•
il 10% di sconto a caffetterie, ristoranti, punti ristoro e bookshop
•
Ridotto sul noleggio dell’Audiopen e sulle Visite guidate a orario fisso
•
Biglietto ridotto sul Trenino dei Giardini “La Freccia di Diana”, Gondola sulla
Peschiera e Carrozza a cavallo
Prezzo:
• Intero: 25 euro
• PROPOSTA FAMIGLIA: 1 euro per ragazzi (fino a un massimo di 4) dai 6 ai 15 anni,
accompagnati da 1 o 2 adulti che acquistino il biglietto "Tutto in una Reggia". Acquistabile
esclusivamente presso le Biglietterie della Reggia.
Si ricorda che il biglietto comprende anche eventuali attività che si svolgono all'interno di Reggia e
Giardini (Musica a Corte, eventi espositivi,Teatro d’Acqua della Fontana del Cervo).
Per questo ingresso non sono previste ulteriori riduzioni.
CAVALIERI, MAMELUCCHI E SAMURAI
Intero
12 euro
Ridotto
(gruppi di min. 12 persone, maggiori di 65 anni, quanti previsti da conv. per Ridotti)
10 euro
Ridotto
over 6 under 21 (ragazzi dai 6 ai 20 anni)
6 euro
Scuole
(classi minimo di 18 studenti, ingresso gratuito per 2 accompagnatori ogni 27 studenti)
3 euro
Minori di 6 anni e quanti previsti da conv. per Gratuiti
Gratuito
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ORARI
•
•
•
lunedì: giorno di chiusura (tranne eventuali giorni Festivi, escluso Natale, che hanno gli stessi
orari della domenica)
da martedì a venerdì: dalle ore 9 alle 17
sabato, domenica e festivi: dalle ore 9.30 alle 19.30
L'ultimo accesso è sempre 1 ora prima della chiusura.
La Reggia e le Mostre sono aperte (con gli stessi orari della domenica) nei giorni Festivi:
Capodanno (1° gennaio, ma dalle ore 11), Epifania (6 gennaio), Pasqua e Pasquetta, Festa della
Liberazione (25 aprile), Festa del Lavoro (1° maggio), Festa della Repubblica (2 giugno), Ferragosto
(15 agosto), Ognissanti (1° novembre), Festa dell'Immacolata (8 dicembre) e Santo Stefano (26
dicembre). Restano aperte, ma secondo l'orario settimanale, anche il giorno di Sant'Eusebio,
Patrono di Venaria Reale (14 agosto).Reggia e Mostre sono chiuse il 24 e il 25 dicembre.
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
tel. + 39 011 4992333 - www.lavenaria.it
La Venaria Reale – Comunicazione e Stampa
Piazza della Repubblica 4 – 10078 Venaria Reale (TO) – +39 011 4992300 – [email protected]
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LA VENARIA REALE
COMUNICAZIONE E STAMPA
Andrea Scaringella (resp.)
Matteo Fagiano
Maria Clementina Falletti
Cristina Negus
Carla Testore
tel. +39 011 4992300
[email protected]
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