La Brigata Sassari e la sua “madrina”: Teresa Guerrato Nardini
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La Brigata Sassari e la sua “madrina”: Teresa Guerrato Nardini
LA BRIGATA SASSARI E LA SUA “MADRINA”: TERESA GUERRATO NARDINI. di Alberto Cabboi Maria Teresa Guerrato nacque nel 1872 a San Donà di Piave, da una famiglia di commercianti della media borghesia veneta. Non più giovanissima, sposò Valerio Nardini, proprietario insieme ai fratelli dell’omonima distilleria, stabilendosi così a Bassano, dove fu attiva fin dall’anteguerra in molteplici iniziative a scopo benefico e sociale. La cittadina di Bassano, centro urbano reso strategico dalla sua collocazione, cresciuto sulle rive del Brenta a ridosso delle Prealpi vicentine e del massiccio del Grappa, fu dichiarata zona di guerra fin dall’inizio delle ostilità e tale sarebbe rimasta per tutto il conflitto. La vicinanza alla linea del fronte la espose progressivamente ai rischi di una guerra che cominciò ben presto a mostrare i suoi drammatici segni anche nelle retrovie. Dopo la disfatta di Caporetto la città avrebbe conosciuto i momenti più difficili, con migliaia di persone costrette all’evacuazione e la linea del fronte giunta a pochi chilometri di distanza, sul Piave e sulla cima del Grappa. Teresa Guerrato, insieme ad un ristretto gruppo di donne bassanesi, divenne subito crocerossina volontaria all’Ospedale militare, alloggiato allora nei vasti ambienti dell’edificio delle scuole elementari “Umberto I”. E fu proprio qui che incontrò e cominciò a conoscere molti soldati della Brigata “Sassari”. La Brigata era giunta in Veneto sul finire del maggio 1916, a seguito della grande offensiva lanciata dagli austriaci sul fronte del Tirolo meridionale. “Dall’inferno del Carso – avrebbe ricordato il tenente Alfredo Graziani nelle sue memorie – a marce forzate, la “Sassari” era stata inviata sull’Altipiano. La notizia si era sparsa fulmineamente per tutte le popolazioni della provincia”. Dopo i lunghi mesi dell’offensiva in territorio ostile, sulle pietraie carsiche, con il trasferimento sull’Altopiano dei Sette Comuni uno scenario diverso si era presentato dinanzi ai fanti sardi, chiamati ora a combattere per difendere territori e popolazioni familiari. La guerra della Brigata si era caricata di nuove motivazioni e di una diversa consapevolezza. Era sorto un legame nuovo con una terra, il Veneto, e la sua gente. Il rapporto con Teresa, a Bassano, iniziò in questo contesto quasi per caso. Le stalle di palazzo Nardini, svuotate dalle requisizioni, diedero alloggio ai cavalli degli ufficiali del III battaglione del 151° reggimento, il “battaglionissimo” di Emilio Lussu e Alfredo Graziani. Fu proprio Graziani, cavalleggero del Reggimento “Piacenza” divenuto comandante della 12ª compagnia del battaglione, ad avere con lei i primi contatti e ad attribuirsi il merito di quell’incontro. “L’attendente di cavalleria – è il suo ricordo – veniva su due volte la settimana, e mi portava i saluti, i doni della Madrina; ne portava per tutta la compagnia, le altre cominciarono ad invidiarci quella inesauribile sorgente di bene e vollero farne parte. Noi non ci opponemmo; il cuore della signora Nardini era tanto vasto da fare posto non ad una ma a quattro compagnie e l’opera di quella donna si estese a tutto il “Battaglionissimo””. Da Bassano giunsero sull’Altipiano sempre più regolarmente berretti di lana, sciarpe, calze, qualche bottiglia di grappa, segno tangibile della volontà di Teresa di mostrare la sua vicinanza. L’ampia disponibilità offerta dai Nardini ai soldati della Brigata consolidò col tempo quel legame. La loro casa divenne un punto di riferimento per quanti, della “Sassari”, transitassero per Bassano. Con l’infuriare della battaglia sul Fior e sul Castelgomberto, e con l’arrivo del gelido inverno del 1916-17, tra i più duri e nevosi di tutto il conflitto, feriti e malati cominciarono a giungere sempre più numerosi all’ospedale della città. Tra questi Teresa cominciò a riconoscere quei fanti dalle mostrine bianco-rosse e a prendersi cura di loro, imparando ad apprezzarne la fierezza ed il contegno. “Li sapeva eroi – avrebbe scritto ancora Graziani nelle sue pagine dedicate alla “madrina” – e li trovava impenetrabili; assorti forse nel ricordo della loro terra, afflitti forse dall’incurabile malanno della nostalgia. Che fare con tali soldati più che augurar loro il meno lungo soggiorno all’ospedale? Ed era ben quello che essi volevano; e soltanto allora, sotto il miraggio di un sosta brevissima, si vedevano i volti dei “piccoli sardi” illuminarsi di un sorriso e dileguava, dal loro aspetto, l’impronta della millenaria malinconia della stirpe”. Talvolta, motivata in ciò dalla difficile condizione in cui molti di essi si trovavano per il proprio analfabetismo, riuscì ad andare anche oltre l’assistenza sanitaria, impegnandosi a mantenere la corrispondenza epistolare con le famiglie in Sardegna. Nell’agosto del 1917, lo spostamento della Brigata sull’Altipiano della Bainsizza allontanò la “Sassari” dalla “madrina”, costretta pochi mesi più tardi a lasciare Bassano per lo sgombero obbligatorio della città. Del legame affettivo sorto con gli ufficiali del III battaglione ci restituiscono oggi testimonianza diverse immagini che la ritraggono, verso la metà del 1917, sul poggiolo interno di Palazzo Nardini con Emilio Lussu e Alfredo Graziani. Alle quali si aggiungono le numerose immagini con dedica di altri ufficiali del “battaglionissimo” custodite tra i suoi ricordi. La fine del conflitto non avrebbe interrotto il legame con quei soldati e la loro terra. La nave asilo “Azuni”, impegnata nel sostegno ai ragazzi resi orfani dalla guerra, l’avrebbe avuta tra i suoi più importanti e discreti sostenitori. Il legame con Emilio Lussu sarebbe poi andato ben oltre l’esperienza e il ricordo della vita al fronte. Coltivato per quanto possibile nei lunghi anni dell’esilio in Francia del leader sardista, avrebbe inciso su di lei anche politicamente, spingendola ad allontanarsi progressivamente dalla vita pubblica, segno probabile di un intimo rifiuto della politica del regime fascista. Nel 1945, tornando da ministro nella Bassano appena uscita dal secondo conflitto mondiale, segnata in modo drammatico dall’eccidio dei partigiani del Grappa, Lussu avrebbe anteposto alle cerimonie ufficiali l’incontro con Teresa, la “madrina” che nei lunghi anni della vita da esule non aveva dimenticato. FONTI BIBLIOGRAFICHE G. Fois, Storia della Brigata Sassari, Sassari, Gallizzi, 1981. A. Graziani, Fanterie sarde all’ombra del tricolore, Sassari, Gallizzi, 1987. G. Nicolli, P. Pozzato, 1916 – 1917: Mito e antimito. Un anno sull’altipiano con Emilio Lussu e la Brigata Sassari, Bassano del Grappa, Ghedina & Tassotti, 1991. P. Pozzato, La Brigata “Sassari” e Maria Teresa Guerrato Nardini: il significato di un incontro, in A. Monteverde (a cura di), Trincee: i Sardi nella Grande Guerra: atti del convegno internazionale, Cagliari, Askòs, 2000. P. Pozzato, Un anno sull’Altipiano con i Diavoli Rossi, Udine, Gaspari, 2006