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DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO
DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (OVVERO IL PERICOLO DI ESSERE TROPPO ORDINATI) Avreste mai pensato che l’amore per la pulizia, la precisione, l’ordine, potessero diventare una patologia? E’ quello che accade nel Disturbo Ossessivo Compulsivo(DOC) che, tra i vari disturbi di personalità,è forse quello che più di tutti ci induce a riflettere sul confine tra normalità e patologia. Infatti,almeno nella sua fase iniziale, i sintomi si confondono con comportamenti del tutto normali. Spesso inizia con un vago senso di fastidio per lo sporco o il disordine,oppure col dubbio di non aver fatto bene una certa cosa,al lavoro o a casa. Si incomincia così a pulire con particolare cura la casa e a mantenere un ordine rigoroso tra i propri oggetti mentre sul lavoro si è puntigliosi, prestando una particolare attenzione ai dettagli e controllando ripetutamente le cose fatte in cerca di eventuali errori. Ecco qui il primo ostacolo al riconoscimento della patologia:non è forse una virtù essere amanti del pulito e dell’ordine? Per non parlare della precisione sul lavoro. Così accade che i sintomi iniziali del DOC possono essere fraintesi e non individuati poiché appaiono integrati negli atti della vita quotidiana. Poi,però,queste“virtù”incominciano a rivelare il loro vero volto:gli oggetti devono essere messi in quel modo e solo in quel modo,le piastrelle non sono mai abbastanza pulite,la scrivania mai abbastanza ordinata,il lavoro mai finito perché ci si dedica più alla ricerca di una astratta perfezione che non al suo completamento. Il malessere aumenta e si cerca sollievo,illusorio,nell’eseguire all’infinito gesti che,sempre più sganciati dalla loro finalità, incominciano ad apparire segno di un problema anche a familiari e amici:si deve controllare un numero spropositato di volte che la porta sia chiusa,si continua a pulire sul pulito senza riuscire a fermarsi,si ripetono frasi o gesti fino allo sfinimento,si controlla all’infinito il lavoro appena svolto nel dubbio di aver fatto qualche errore. Col risultato che non si procede. L’esagerata attenzione al particolare fa perdere di vista l’insieme. Spesso la vita familiare viene logorata perchè la persona che soffre di DOC impone a tutti le sue “fissazioni” e sono urla e aspri rimproveri se le posate non sono messe in un certo modo,e solo quello,le salviette piegate in un certo modo,i soprammobili in una certa posizione e così via. Questa rigidità si manifesta anche nella conversazione perché chi ha una struttura di personalità di tipo ossessivo,tende ad essere intollerante verso coloro che non hanno le sue stesse idee. Idee e convinzioni sono rigide,immodificabili,quasi fossero l’espressione di un codice morale superiore la cui verità non può essere messa in discussione. A volte le idee ossessive assumono una coloritura emotiva di “colpa” e allora subentra il timore di causare danno a sé stessi o ad altri,la paura di perdere il controllo,di contaminarsi,dubbi su tutto e,quindi,incapacità a prendere decisioni. Tutta la vita viene rallentata dal bisogno di assecondare i comportamenti compulsivi,e le relazioni guastate dalla rigidità delle idee. E’ ovvio che,a questo punto,sia l’interessato che i suoi familiari diventano consapevoli dell’aspetto patologico. Il DOC non è facile da affrontare e risolvere perché ha radici complesse e a volte è la copertura di altre patologie. La terapia consiste innanzi tutto nell’uso di farmaci quali gli antidepressivi triciclici o gli inibitori della ricaptazione della serotonina. Si usano gli antidepressivi perché si è visto che i processi biochimici del DOC sono simili a quelli della depressione. Anche sul piano psicologico vi sono molte analogie:infatti chi soffre di DOC è fondamentalmente un insicuro che spera di contrastare il penoso senso di insicurezza tenendo“tutto sotto controllo”. Inconsciamente teme anche una punizione perchè si sente oscuramente colpevole. Con la psicoterapia analitica si possono modificare le stratificazioni profonde della personalità. Altre volte è invece meglio optare per una psicoterapia cognitiva che privilegia l’adattamento funzionale al presente. Importante è porre una diagnosi corretta,cioè verificare che si tratti effettivamente di DOC e non di altre patologie che,pur avendo anche sintomi di questo tipo,richiedono trattamenti diversi. La diagnosi va posta da uno specialista,ma già il diretto interessato o i suoi familiari posso accorgersi di una cosa molto importante,e cioè che chi soffre di DOC manca totalmente del piacere nel fare quello che sta facendo,e che la frenetica attività che lo contraddistingue serve solo a tenere a bada le angosce dalle quali cerca di difendersi con questa strana,ma assai diffusa,sintomatologia. (pubblicato sulla pagina “Medicina a Salute” del Giornale di Brescia)