ADELE MARESCA COMPAGNA Introduzione al Seminario della
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ADELE MARESCA COMPAGNA Introduzione al Seminario della
ADELE MARESCA COMPAGNA Introduzione al Seminario della Commissione Valutazione del 19 giugno 2012 Il termine “valutazione”, anche in ambito museale, assume una gamma molto ampia di significati, etici, politici, scientifici, economici, sociali. È un processo che si declina in forme diverse a seconda degli obiettivi, dei contesti, dei soggetti che lo promuovono e può affidarsi a considerazioni e parametri oggettivi o a giudizi soggettivi di merito; può riferirsi all’importanza dell’istituzione e del ruolo che ricopre, alle capacità professionali e organizzative, all’efficacia delle attività svolte; esso promuove confronti con altre istituzioni similari e attribuisce in alcuni casi riconoscimenti e status definiti. Inutile nasconderci che la pratica e talvolta l’idea stessa di una possibilità di “valutazione” genera perplessità, diffidenza e scetticismo nella maggior parte dei responsabili o “curatori” dei musei italiani. Ora, se per alcuni questo atteggiamento deriva da una ingiustificabile chiusura, da una difesa delle proprie prerogative, esistono anche delle motivazioni più profonde e articolate, che non vanno liquidate frettolosamente. Si avverte spesso tra gli addetti ai lavori la sensazione che si è passati da un lungo periodo di stabilità delle istituzioni culturali (nessuno avrebbe mai chiesto negli Anni Settanta a un museo o ad una biblioteca se avesse ancora una ragion d’essere!), da una sostanziale autonomia dei direttori e curatori dei musei – almeno per quanto riguardava le scelte di fondo relative alla gestione delle collezioni, agli allestimenti, alle mostre - ad un declino del giudizio tecnico-professionale, rispetto a valutazioni di altro genere (efficienza manageriale, successo in termine di visitatori, impatto economico e sociale sul territorio, etc). Non ha contribuito a rasserenare gli animi il diffondersi di un utilizzo sommario e superficiale di modelli, parametri e indicatori importati d’oltreoceano, applicati talvolta acriticamente a situazioni molto diverse per complessità e contesto (si pensi ad esempio, alla valutazione delle performance nelle università e nelle amministrazioni pubbliche, tra cui il MiBAC). Talvolta spaventa anche il potere assunto da enti valutatori che attribuiscono con spregiudicatezza riconoscimenti e “targhe”, utilizzando metodi discutibili di rilevazione e di indagine. A questo si aggiungono i preoccupanti segnali che provengono dall’incalzare della crisi economica e la conseguente necessità di tagliare la spesa pubblica: si teme ad esempio che un’analisi costi-benefici, tra costi di gestione pesanti e benefici irrilevanti dal punto di vista economico (dato lo scarso numero di visitatori e quindi di introiti) e difficili da dimostrare sotto il profilo sociale, o dello sviluppo economico territoriale, porti a considerare i musei più piccoli, tagliati fuori dai flussi turistici e della comunicazione di massa, come “rami secchi” e inutili, che converrebbe chiudere. Si teme insomma che i meccanismi di valutazione possano diventare un’arma contro i musei. Queste preoccupazioni sono senz’altro comprensibili, ma credo siano imputabili più che alle ragioni, agli obiettivi - ormai inderogabili - della valutazione, alle modalità - peraltro difficili, complesse e talvolta costose - da seguire. È proprio su questo che occorre lavorare. Se la comunità scientifica e accademica si applica da tempo all’individuazione della strumentazione più adeguata, anche gli operatori devono mettersi in gioco, sia nella fase propositiva, di riflessione teorica, di individuazione di obiettivi e metodologie, sia nella costruzione di progetti di ricerca e di sperimentazione sul campo. La Commissione tematica di ICOM “Valutazione dei musei” vuole indurre i professionisti dei musei a guardare i processi di valutazione in un’altra ottica, sottolineando e rendendo evidente che essi possono costituire una risorsa per gli stessi musei - come dice il titolo del nostro incontro, purché siano condotti con rigore metodologico, con obiettività e professionalità, tenendo ben presenti obiettivi e campo d’indagine. Una visione distaccata e “critica” dell’organizzazione, dell’offerta culturale e dei servizi, il punto di vista del pubblico, di segmenti di popolazione, di associazioni, addetti ai lavori, amministratori locali, può costituire uno stimolo a rivedere (o confermare) politiche, attività, modalità di gestione, strumenti di comunicazione e di valorizzazione e ad ottenere migliori risultati. Tra i numerosi campi di applicazione della valutazione la Commissione privilegerà, almeno in una prima fase, quelli inerenti la proiezione esterna del museo, il rapporto con il pubblico effettivo e potenziale e con il territorio di appartenenza. Se è vero, come afferma il Codice dei beni culturali, che il museo svolge un servizio pubblico (o di pubblica utilità, nel caso sia privato), non basta assicurare l’accesso fisico alle collezioni e ai servizi culturali, ma occorre Ø a monte: - individuare, con le comunità, il valore pubblico del museo (chiedendosi: la comunità quanto è investita dalle attività del museo? E’ diversa perché c’è un museo?), rifocalizzare la mission programmare le attività necessarie perché tale ruolo sia riconosciuto e condiviso, perché la partecipazione sia più ampia e consapevole; - verificare quali siano le esigenze di apprendimento, di godimento estetico, di intrattenimento, di coinvolgimento delle diverse categorie di pubblico (studenti, residenti, turisti, specialisti, etc.) Ø a valle - analizzare la composizione del pubblico effettivo, le motivazioni e le modalità della visita, il gradimento dell’offerta museale in termini di mediazione culturale e di servizi; - indagare i risultati più profondi dell’esperienza museale. Non dico nulla di nuovo a voi “militanti”, e del resto di questi temi si parlerà oggi con maggior dettaglio. Voglio comunque ricordare che l’obiettivo della Commissione è quello di sensibilizzare gli operatori museali all’esigenza di confronto con il mondo esterno e di verifica costante del proprio operato. Ci auguriamo che attraverso gli incontri (fisici e virtuali) che intendiamo promuovere si possa facilitare lo scambio di informazioni e implementare le occasioni di dibattito, sia sul piano teorico che su quello operativo. In questa attività è particolarmente impegnato anche Alessandro Bollo, responsabile dell’Area Ricerca della Fondazione Fitzcarraldo, che mi affianca alla guida della Commissione, e che avrebbe dovuto sviluppare oggi il tema delle indagini sul pubblico dei musei. Purtroppo un lutto familiare non gli ha consentito di partecipare a questa giornata di lavoro e ne parlerà Alessandra Gariboldi che ha collaborato con lui alla ricerca, commissionata dalla Direzione generale per la valorizzazione del Ministero, sullo “stato dell’arte” in Italia e all’estero e sulla fattibilità di un Osservatorio nazionale sul pubblico. Faranno inoltre da “apripista” in questa prima rassegna di esperienze e d’indagini, altri membri della Commissione: - Ludovico Solima, di cui stamane in questa sede è stata presentata l’ultima fatica (Il museo in ascolto. Indagine sulla comunicazione nei musei statali italiani); - Elisabetta Falchetti, direttrice del Museo di zoologia del Comune di Roma e membro dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici; - Maria Mercede Ligozzi, responsabile dell’Osservatorio sul pubblico della Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma Alcuni dei temi che saranno affrontati costituiscono oggetto di riflessione e analisi anche da parte di un’altra commissione tematica ICOM, quella sulla “Didattica”, commissione particolarmente attiva che ha già prodotto una notevole mole di documenti e ha organizzato numerosi incontri-dibattiti pubblici. Mi fa piacere che sia presente oggi Silvia Mascheroni, che presenterà un progetto di valutazione dei servizi educativi lombardi, e con la quale, sono sicura, potremo collaborare proficuamente. Ritengo sia anche importante collegarci al lavoro portato avanti in sede internazionale dal Comitato Icom MPR, Marketing e Pubbliche Relazioni, nel cui direttivo siede un’italiana, Romina Mancuso, con la quale abbiamo già preso contatto. Nonostante l’intitolazione (che non sembra corrispondere perfettamente ai nostri obiettivi di lavoro) il Comitato, grazie soprattutto alla vicepresidente Carol Scott (autrice di importanti saggi su riviste specializzate, ricordo Museums: Impact and Value del 2006, Exploring the evidence base for museum value, del 2009), propone anche temi analoghi a quelli di nostro interesse e nello scorso anno ha dedicato l’Assemblea annuale a Brno, in Cecoslovacchia, al tema Measuring (and promoting) Museum Success, con relazioni - disponibili sul sito internazionale di Icom - di notevole interesse. Non voglio rubare altro tempo: siamo ansiosi di ascoltare le voci di soggetti diversi conservatori, ricercatori, docenti universitari - impegnati in progetti e indagini sul pubblico dei musei e sulle comunità di riferimento. Le loro testimonianze, riportate oggi in modo estremamente sintetico, saranno raccolte e pubblicate sul sito di Icom: esse costituiscono un segnale positivo di vitalità e di consapevolezza ed un primo tassello per una ricognizione a tutto campo che intendiamo portare avanti nel tempo: per questo è indispensabile la vostra collaborazione. Vi ringrazio fin d’ora per la partecipazione e vi invito ad iscrivervi alla Commissione (aperta anche ai non soci Icom) e a condividere il nostro lavoro futuro.