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La nuova Chiara Nardo
La nuova Chiara Nardo di Elisabetta Busso È passato poco più di un anno dal terribile incidente che ha visto coinvolta la bella e brava driver Veneta, Chiara Nardo. E allora siamo andati a Padova nella sua vecchia scuderia, a trovarla per sapere come sta e per farci raccontare direttamente da lei che cosa è accaduto quel maledetto giorno, ma soprattutto per farci raccontare come è cambiata la sua vita. Bellissima come sempre, delicata nei modi di fare, eredità lasciata dai tanti anni di danza classica, ma con gli occhi che nascondono tanto dolore e sofferenza. Ricordiamo che la nostra amica è stata una delle donne dalle redini lunghe più brave che il nostro paese abbia avuto: più di 700 successi tra cui il Trofeo dell’Avvenire; ancora oggi è stata l’unica donna ad averlo vinto, un paio di volte Lady Driver a Montecatini e tante Tris, tanti centrali di qualità. Un cavallo del cuore che ha una storia simile alla sua,Firelight, che dopo un grave infortunio a Padova è tornato ad una nuova vita grazie a Chiara, che invece di abbatterlo se lo è portato a casa, curandolo per un anno e rimesso in paddock, dove sarebbe dovuto stare sino alla fine dei suoi giorni. Invece un giorno arriva la telefonata di Sonia, la responsabile del centro di Ippoterapia dell’ippodromo di Ferrara, che stava cercando un cavallo per i ragazzi portatori di handicap, è così ora Firelight è diventato il miglior amico di un ragazzino autistico e di tanti altri. Insomma Chiara gli ha dato un’altra possibilità e lui ora la sta dando a tanti altri bambini… Un’altra possibilità, un’altra vita come quella oggi di Chiara. Veniamo a noi. Che cosa è successo esattamente un anno fa? “Intanto ci tengo a precisare che Munter dopo Firelight è stato il cavallo che al quale sono stata più legata, non tanto perché era ed è un buon cavallo, ma proprio per via del suo carattere molto vivace, ereditato dal papà Uniforz, e poi perchè sua mamma Teresa As era nostra. Il classico cavallo che quando arriva in ippodromo lo sentono tutti, perché inizia a nitrire facendosi notare. A questi cavalli ci può andare dietro solo una persona, standoci molto attenta non solo con due occhi ma con quattro. Quella mattina veniva dalla ferratura, premetto che secondo me tutti i cavalli, dopo, sono sempre un po’ più nervosi dopo, proprio perché obbligati a stare in una posizione non ottimale per loro. Dalla mascalcia di mio zio al suo box ci sono 50 metri. Mio zio lo stava portando nel box, ma sono arrivata io e gli ho detto di lasciare stare che lo avrei portato io, anche perché non nego, ero un po’ gelosa di lui. È successo che in giostra c’era una femmina, lui l’ha vista, si è imbizzarrito, si è alzato in piedi e mentre atterrava, mi ha colpita su di un braccio, facendomi cadere. A quel punto io, d’ istinto, mi sono accovacciata coprendomi la testa e la faccia, lui poverino ha cercato in tutte le maniere di non prendermi, ma ero sotto le sue gambe e non c’è riuscito, e nello scavalcarmi mi ha presa con gli zoccoli, rompendomi le costole e facendomi esplodere la vertebra, infatti nelle carte dell’ospedale cè proprio scritto esplosione della vertebra e lesione midollare che è la cosa peggiore, quella che ha causato tanti danni, ed ore di angoscia. Sono stati bravissimi tutti coloro che mi hanno soccorso, mio zio e Carlo Isella che erano lì mi imploravano di non muovermi. Io continuavo a dire a Carlo di allungarmi le gambe: Lui mi diceva di stare tranquilla, perché vedeva che le mie gambe erano lunghe, dritte, ma io non le sentivo. Mi hanno coperto perché faceva freddo, sino all’arrivo dell’elisoccorso. Mi ricordo solo quando mi hanno detto che avrei sentito un rumore fortissimo, quello dell’elicottero. Poi non mi ricordo altro sino all’arrivo in ospedale, dove mi hanno tagliato tutti i vestiti e fatta immediatamente una tac, ricordo tanto dolore…. tanto male. Ancora non mi capacito del tempo trascorso, perché io sono arrivata in ospedale in tarda mattinata, ma poi sono stata operata verso le cinque del pomeriggio; doveva arrivare il Professor Luigi Alessio, che è il Primario del reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Padova, sette ore di intervento, intervento che ho ripetuto qualche giorno dopo perché essendo molto esile avevo i peduncoli delle vertebre che si rompevano, …non tenevano i chiodi. Sono stati 37 giorni, mesi, molto difficili, che ti fanno cambiare prospettiva della vita.” Nonostante tutto questo, al mattino successivo all’incidente hai subito chiamato in scuderia per sapere come stavano i cavalli. “Ovviamente, i cavalli erano la mia vita, la mia famiglia, Munter stesso per me era come un fratello, forse lo è ancora. Qui avevo i miei amici, sai quando per tanti anni ti alzi alle cinque della mattina, lavori in scuderia, vai in giro a correre, che sia Natale o il primo dell’anno, con il sole, il caldo, il freddo, la bora, questa diventa la tua vita, tutto quello che hai, ed è normale che il mio primo pensiero sia stato per i cavalli.” Cosa ti è rimasto di tutto questo. “Ho vissuto un’esperienza particolare, in particolare all’Ospedale San Bortolo Vincenza, dove sono stata per cinque mesi nell’unità di riabilitazione spinale, seguita dalla Dottoressa Cristina Parise. Lì non sembra neanche di stare in un ospedale, nascono delle belle amicizie, ci scambiamo le nostre esperienze, siamo tutti nella stessa situazione. Un’esperienza di vita che lascia senz’altro il segno. Ci sentiamo ancora adesso, abbiamo creato un gruppo su whatsapp chiamato “gli smidollati” un modo per sdrammatizzare È fondamentale non piangersi, addosso ma essere sempre positivi ottimisti, nonostante tutto...” Chi ti è stato più vicino in questo periodo. “In tanti davvero, da amici a proprietari, ma su tutti devo dire un grosso grazie a Carlo Isella, lui c’era sempre, e c’è sempre, è sempre stato accanto a me, nonostante la scuderia e i suoi impegni, è stata una presenza importante che non mi ha fatto sentire sola, e che mi ha aiutato tanto.” Come passi le tue giornate “Non sono tutte uguali, purtroppo avendo avuto la lesione midollare, che è la cosa peggiore, ho tanti dolori neuropatici, dolori proprio alle gambe infatti mi è rimasta una gamba deficitaria, quindi dipende anche da come mi sento. Quando il mio fisico lo permette, vado Una vittoria per Chiara Nardo al sediolo di Lexington Bi, a Trieste il marzo 2013 38 alle Frastanelle a fare delle passeggiate con i mie due cani. Tre volte la settimana vado in piscina a fare idrokinesi terapia, con la mia fisioterapista Judit Timar. Ho appena terminato un ciclo di peridurale, terapia antalgica seguita dal dott. Giuseppe Fiore, proprio per i dolori che costantemente mi accompagnano. Ovviamente in questi casi quando ci sono questi gravi traumi, si viene seguiti anche nella parte psicologa, che è molto importante come dicevo prima, e sono seguita dal dott. Denis Dal Giovo. Devo ringraziarli davvero tutti, perché ho trovato dei medici uno Staff, eccezionali.” Come vedi il tuo futuro? “Non lo vedo, non ci penso. Ora sono impegnata a conoscermi, a scoprire questa nuova Chiara, il mio fisico è troppo cambiato, la termoregolazione del mio corpo è cambiata, ci sono dei momenti che ho caldo, quando magari fuori ci sono 5 gradi, o al contrario ho freddo quando fuori ci sono 25 gradi. In piscina nonostante l’acqua sia riscaldata ho la muta, perché dopo cinque minuti il mio fisico si ghiaccia. Non mi posso più muovere come voglio,devo imparare ed usare il mio corpo nella maniera migliore.” Una volta nella tua vita c’erano la danza e i cavalli, ora la danza non cè più, ed i cavalli…? “Adesso ho la mia casa, mi sto godendo la mia casa, e i miei cani. Sono molto concentrata su… di me. Non ti nascondo che in quest’ultimo anno, non ho mai aperto un giornale, mai visto una corsa, proprio per mia scelta, dovevo essere concentrata su me stessa, volevo solo guarire il più in fretta possibile. Ho letto i tanti messaggi che mi sono arrivati ai quali non ho risposto, ma sono certa che tutti mi avranno capito. Ho sentito molto il calore di tutti ed è stato importante . I cavalli ci saranno sempre, forse più avanti, ma dall’altra parte della staccionata, magari come proprietaria, non mi dispiacerebbe. Mi sono divertita molto a Trieste, che è un ippodromo che ho nel cuore, perché li ho vinto la mia prima corsa, quando l’otto marzo sono andata a premiare i vincitori delle corse, quindi chissà non mi dispiacerebbe un futuro anche davanti ad una telecamera.”