Mazzucchelli L, Invasione vascolare di carcinoma mammario
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Mazzucchelli L, Invasione vascolare di carcinoma mammario
SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole PATOLOGIA IN PILLOLE Nr. 50 L. Mazzucchelli Storia clinica Una donna di 45 anni viene operata per carcinoma della mammella destra. L’esame istologico rivela carcinoma duttale invasivo di grado istologico 2 del diametro di 1,8 cm. I margini di resezione della quadrentectamia mammaria distano almeno 0,5 cm dal tessuto neoplastico. Le analisi immunoistochimiche evidenziano espressione di recettori estrogeni e progestinici nel 90% delle cellule neoplastiche. La frazione di proliferazione (ki67) corrisponde al 10%. Sovraespressione di cerbB2: score 0; FISH Her2: R=1,7 (non amplificato). L’analisi del linfonodo sentinella mostra cellule tumorali isolate (diametro 0,1 mm). Lo stadio complessivo corrisponde pertanto a pT1c, pN0i+ (sn), G2. Quale ulteriore alterazione degna di nota si segnala in sede peritumorale la presenza di molteplici lesioni come illustrate nelle Figure. Di cosa si tratta? Indica la diagnosi corretta: a Invasione vascolare di carcinoma mammario b Artefatti da fissazione c Carcinoma micropapillare d Carcinoma duttale in situ e Carcinoma lobulare 75 GIUGNO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 233 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Diagnosi Invasione vascolare di carcinoma mammario Commento Il carcinoma della mammella è una malattia eterogenea con prognosi variabile. Uno dei temi principali della ricerca degli ultimi anni si è focalizzato sull’identificazione di fattori prognostici che permettano di predire l’evoluzione della malattia. Il fattore prognostico ideale dovrebbe essere determinato sul tumore primitivo asportato chirurgicamente e dovrebbe correlare significativamente sia con il rischio di sviluppare metastasi sia con la sopravvivenza globale. Attualmente non esiste un unico fattore prognostico; la combinazione di diverse caratteristiche del paziente e del tumore permette tuttavia di stratificare pazienti con carcinomi mammari in categorie di rischio ed, entro certi limiti, di personalizzare il trattamento adiuvante. Tra i possibili fattori prognostici, la presenza di invasione vascolare è considerata potenzialmente importante1. Si ritiene infatti che i vasi linfatici abbiano il ruolo principale nella disseminazione iniziale del carcinoma mammario. La migrazione delle cellule neoplastiche attraverso queste strutture vascolari e quindi nei linfonodi loco-regionali è peraltro il risultato di una complessa interazione tra cellule tumorali, endoteli e cellule stromali coinvolgente un grande numero di molecole quali ed esempio recettori di membrana, citochine e chemiochine. Il significato prognostico dell’invasione vascolare per il carcinoma mammario è conosciuto da più di 40 anni. Tuttavia l’inclusione di questo parametro quale criterio determinante per la gestione di pazienti con carcinoma mammario ha generato lunghi dibattiti e resta ancora controversa. Nel 1999 il “College of American Pathologists”2 definiva tre categorie di fattori di rischio per il carcinoma mammario. La categoria I comprendeva fattori ampiamente 234 TRIBUNA MEDICA TICINESE riconosciuti per significato prognostico ed utili nella gestione dei pazienti (stadio tumorale, grado e tipo istologico, assetto recettoriale); la categoria II consisteva di fattori studiati clinicamente ed a livello biologico in maniera estesa ma per i quali ancora non esistevano statistiche sufficientemente robuste per validarne l’importanza (Her2neu, marcatori di proliferazione (ki67), invasione vascolare e espressone di p53); la categoria III veniva riservata per tutti gli altri fattori ancora non sufficientemente studiati. Nel 2003 l’8° conferenza internazionale di San Gallo definiva due categorie di rischio per stabilire la terapia adiuvante di carcinomi mammari con buona espressione recettoriale e senza metastasi linfonodali3. A basso rischio di recidiva venivano ritenuti carcinomi di diametro ≤2 cm, grado 1 e età ≥ 35 anni; a rischio intermedio carcinomi con diametro > 2 cm, grado 2 o 3 ed età < 35 anni). L’invasione vascolare non veniva considerata per la definizione delle categorie di rischio e per selezionare la terapia sistemica in quanto i dati a disposizione non venivano ritenuti sufficientemente robusti. Nel 2005 alla 9° conferenza internazionale di San Gallo un consenso di esperti accettava l’invasione vascolare peritumorale come fattore prognostico rilevante per carcinomi mammari privi di metastasi linfonodali definendo un gruppo di pazienti a rischio intermedio di progressione di malattia (con invasione vascolare) ed un gruppo di pazienti a basso rischio (senza invasione vascolare)4. Recentemente numerosi studi di coorte e randomizzati sostenuti da analisi statistiche multivariate hanno confermato l’importanza prognostica dell’invasione vascolare nel carcinoma mammario5-7. Alla luce dell’importanza riconosciuta all’invasione vascolare per il carcinoma mammario è lecito chiedersi perché questo fattore prognostico abbia generato un dibattito durato alcune decine d’anni e perché molti esperti lo 75 GIUGNO 2010 ritengano ancora controverso. Uno dei problemi principali risiede senza dubbio nella scarsa riproducibilità e nell’affidabilità della diagnostica istopatologica. L’invasione vascolare viene diagnosticata in sede peritumorale, tipicamente ad una distanza non superiore a 1 mm dal fronte d’invasione del carcinoma; gli emboli di tessuto neoplastico non hanno forma congruente ai contorni delle strutture vascolari e i vasi linfatici, che di solito accompagnano vasi ematici, sono rivestiti come quest’ultimi da cellule endoteliali. La diagnosi differenziale comprende tra l’altro artefatti da fissazione delle cellule neoplastiche che si “staccano” dal tessuto connettivo circostante e che sono particolarmente visibili in carcinomi con aspetti di tipo micropapillare oppure focolai di carcinoma in situ (Figura 2). Utile in questo contesto potrebbe essere l’introduzione sistematica di analisi immunoistochimiche con anticorpi capaci di marcare selettivamente endoteli di vasi linfatici (D2-40) oppure endoteli di vasi ematici (CD34, CD31, FVIII)7; questa opzione avrebbe comunque ricadute sul piano delle risorse finanziarie ed umane. Nella pratica quotidiana esistono quindi sostanziali divergenze a proposito di quali criteri diagnostici debbano essere utilizzati. È inoltre inevitabile che l’anatomo-patologo venga influenzato nella sua valutazione dalla conoscenza di altri fattori quali ad esempio la presenza di metastasi, micrometastasi o cellule tumorali isolate nel linfonodo sentinella, condizioni che necessariamente avvengono per disseminazione attraverso vasi linfatici. Su questa linea vanno interpretati i risultati di un recente studio di popolazione danese che ha incluso 16172 pazienti e coinvolto per le analisi istopatologiche numerosi patologi di18 istituti diversi8. L’invasione vascolare è stata infatti diagnosticata in 2453 pazienti (15,1%) di cui solo 54 (0,33%) appartenevano al gruppo di carcinomi a basso rischio. La SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Bibliografia 1 Mohammed RAA et al. Vascular invasion in breast cancer; an overview of recent prognostic developments and molecular pathophysiological mechanisms. Histopatology 2009, 55:1-9 A 2 Fitzgibbons PL et al. Prognostic factors in breast cancer. College of American Pathologists Consensus Statements 1999, Arch Pathol Lab Med 2000, 126:966-78 B 3 Goldhirsch A et al. Meeting highlights: updated international consensus on the primary therapy of early breast cancer. J Clin Oncol 2003, 21:3357-3365 4 Goldhirsch A et al. Meeting highlights: internetional consensus on the primary therapy of early breast cancer 2005. Ann. Oncol. 2005, 16:1569-1583 C D Fig 2: Quadri di pseudoinvasione vascolare causati da artefatti di fissazione con distacco del carcinoma dallo stroma circostante (A), da crescita di tipo micropapillare (B) e da focolai peritumorali di carcinoma duttale in situ (C). Invasione vascolare di carcinoma duttale invasivo (D) difficilemente diagnosticabile senza l’ausilio di analisi immunoistochimiche per evidenziare il rivestimento endoteliale del vaso non riconoscibile con le colorazioni convenzionali (eosinaematossilina) presenza di invasione vascolare era inoltre significativamente associata a ad altri fattori di rischio conosciuti dal patologo al momento della valutazione del pezzo operatorio quali la dimensione del tumore (> 2 cm), il grado istologico (grado 2 e 3), la presenza di metastasi linfonodali e l’assenza di espressione di recettori estrogeni. I risultati di questo studio hanno pertanto permesso di concludere che l’invasione vascolare ha un valore prognostico per sopravvivenza globale e sopravvivenza priva di malattia nel gruppo di pazienti con carcinomi ad alto rischio ma, da sola, non permette il passaggio di una paziente da un gruppo di basso rischio ad uno gruppo di alto rischio. Si evince pertanto che al di fuori di studi clinici con revisione centralizzata dei vetrini istologici il significato prognostico e quindi clinico dell’invasione vascolare nel carcinoma mammario per il momento va fortemente ridimensionato. Nuovi studi clinici dovranno necessariamente tenere conto di potenziali fattori confondenti: da una parte l’introduzione di tecniche di immunoistochimica con marcatori selettivi per endoteli dovrebbe aumentare la riproducibilità diagnostica; d’altra parte si dovrà meglio considerare l’impatto prognostico della terapia endocrina adiuvante che viene oggi offerta alla maggior parte delle pazienti. Recentissimi lavori suggeriscono infatti che questo tipo di trattamento annulla l’effetto prognostico negativo dell’invasione vascolare in pazienti prive di metastasi linfonodali9. 5 Colleoni M. et al. Prognostic role of the extent of peritumoral lymphovascular invasion in operable breast cancer. Ann. Oncol. 2007, 18:1632-1640 6 Lee AH et al. Prognostic value of lymphovascular invasion in women with lymph node negative invasive breast carcinoma. Eur J Cancer 2006, 42:357-62 7 Mohammed RA et al. Inmproved methods of detection of lymphovascular invasion demonstrate that it is the predominant method of vascular invasion in breast cancer and has important clinical consequences. Am J Surg Pathol 2007, 31:1825-1833 8 Ejlertsen BE et al. Population-based study of peritumoral lymphovascular invasion and outcome among patients with operable breast cancer. J Natl Cancer Inst 2009, 101:729-735 9 Viale G et al. Adverse prognostic value of peritumoral vascular invasion: is it abrogated by adequate endocrine adjuvant therapy?Results from two International Breast Cancer Study Group randomized trials of chemoendocrine therpy for early breast cancer. Ann Oncol 2010, 21:245-54 L. Mazzucchelli, Istituto cantonale di patologia, Locarno 75 GIUGNO 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 235