Il Battaglione Volontari Universitari “Curtatone e Montanara”
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Il Battaglione Volontari Universitari “Curtatone e Montanara”
LA REGGIA Pag. 11 Ai margini della storia A cura di Sergio Leali Il Battaglione Volontari Universitari “Curtatone e Montanara” nella campagna d’Etiopia del 1935-1937 l 29 maggio di ogni anno, in occasione dell’ann ive r s a r i o della famosa Battaglia di Curtatone e Montanara del 1848, vengono commemorate anche le gesta compiute in terra d’Africa nel 1935-1936 dal Battaglione Universitario che porta il glorioso nome delle due località. Giungono a rammentare quegli avvenimenti rettori di varie università italiane fra cui quello di Bologna che per tradizione ricopre anche la carica di presidente del Battaglione e, fino a qualche anno fa, qualche reduce e/o parenti di combattenti che si sacrificarono durante quell’impresa. L’evento, come tutti gli eventi storici, va inquadrato nel giusto contesto e nell’ambito geografico in ire il generale De Bono con il maresciallo Pietro Badoglio. Dal 15 dicembre 1935 al 24 gennaio dell’anno successivo, dopo un tentativo etiopico di aggiramento, ebbe luogo la prima battaglia del Tembien. La vittoria arrise agli italiani, favorita anche dai contrasti sorti fra i comandanti abissini. Tra il 10 febbraio e il 3 marzo ebbero luogo la battaglia di Endertà, condotta contro le masse di ras Mulughietà, e la seconda battaglia del Tembien, contro quelle di ras Cassa e ras Sejum, con esito positivo: conquista dello Scirè e annientamento delle forze che presidiavano la regione. Nelle adiacenze del Lago Ascianghi il negus in persona, alla testa dei 35.000 uomini dell’armata imperiale nei giorni 31 marzo e 1° aprile, portò una controffensiva che però non rallentò l’avanzata delle cui si sono svolti gli avvenimenti bellici. Nel 1935 l’Etiopia era un impero sul cui trono sedeva, dal 1930, il negus Hailé Selassié, figlio di ras Maconnen. L’Italia aprì le ostilità il 2 ottobre 1935, prendendo come pretesto una serie di incidenti (Ual Ual) avvenuti sulla frontiera somala. Vennero schierati, in Eritrea, cinque corpi d’armata, di cui uno composto da soldati di quella nazione e in Somalia due divisioni nazionali ed una libica. Sul confine eritreo l’Etiopia schierava tre “masse”, ciascuna di 150.000 uomini; altre due, ciascuna di 50.000 uomini, erano dislocate al centro dell’impero e sul confine somalo. Il negus Hailé Selassié non aveva però autorità sufficiente sui rais per dare alle operazioni un indirizzo unitario. La prima fase della campagna militare, che durò dal 3 ottobre all’8 novembre, consentì alle truppe guidate dal generale De Bono di conquistare il Tigré; successivamente le operazioni ebbero un forte rallentamento, tanto che i comandi militari si videro costretti a sostitu- truppe italiane che raggiunsero Dessiè, il 15 aprile, e Addis Abeba, il 5 maggio. Nello scacchiere somalo, nel gennaio del 1936, il generale Rodolfo Graziani portò le sue truppe alla conquista di Neghelli e all’occupazione della regione dell’Ogaden difesa da 30.000 uomini. Il 9 maggio a Dire Daua avvenne il congiungimento delle truppe dislocate in Somalia e in Etiopia. Una così rapida vittoriosa conclusione della guerra è da ascrivere, in gran parte, al largo impiego dell’aviazione e all’elevato numero di combattenti che erano stati impiegati. Come conseguenza della vittoriosa campagna militare in Etiopia si venne a costituire, con l’Eritrea e la Somalia Italiana, l’Africa Orientale Italiana (AOI). Alla Campagna d’Etiopia prese parte anche il Battaglione Volontari Universitari “Curtatone e Montanara”. Lo componevano sei Compagnie ed era inquadrato nella Divisione Tevere comandata dal Generale di Divisione Enrico Boscardi. Comandante del Battaglione era il Ten. Col. Aroldo Vinciguerra, gli Aiu- I tanti Maggiori in 1ª erano il Maggiore Aldo Tacca, il Capt. Annibale Fruttarelli, il Capt. Franco Pizzuti, i Dirigenti servizio sanitario erano il Capt. Dott. Vincenzo Agamennone e il Ten. dott. Quintino Cerulli, l’Ufficiale addetto al Comando era il Ten. Salvatore Italia. Il Battaglione contava 890 uomini di cui 36 ufficiali e 35 sottufficiali; gli allievi erano 854. Il 16 ottobre 1935 i giovani volontari erano affluiti al centro di mobilitazione di Tivoli, dove ricevettero un adeguato equipaggiamento e istruzioni sull’uso delle armi e vennero destinati ad un battaglione di mitraglieri. Essi espressero il desiderio che il loro battaglione portasse il nome delle due località del Mantovano per ricordare l’eroico comportamento degli universitari toscani che combatterono, coprendosi di gloria, nella sfortunata ma esaltante giornata del 29 maggio 1848. La partenza per l’Africa orientale ebbe luogo il 13 dicembre da Napoli sul piroscafo Sannio che fece rotta direttamente per Mogadiscio dove giunse una quindicina di giorni dopo. Il campo base venne dislocato nel paese di Burscibis, importante centro carovaniero. Le istruzioni e l’allenamento vennero intensificati eseguendo lunghe marce giornaliere e con addestramento al tiro. Il battaglione raggiunse poi Gabredarre su un centinaio di autocarri e nell’aprile 1936 si congiunse alla Colonna Agostini, con la quale occupò Dagahbur. Successivamente, assieme alla colonna Navarra, entrò in Giggiga (6 maggio 1936), dove si fermò un piccolo contingente, mentre il resto del battaglione conquistava Dire Daua per poi congiungersi nelle vicinanze di Harrar alla Colonna Nasi. Il giorno successivo raggiunsero di nuovo Dure Daua e il 12 maggio trenta allievi ufficiali sfilarono di fronte al Maresciallo Badoglio durante una grandiosa rivista celebrativa della vittoria. Lasciata Dire Daua il Battaglione si mise in marcia per Bur Scibis, raggiunta il 28 successivo. Il 14 giugno, terminata per loro la Campagna d’Etiopia, si imbarcarono a Mogadiscio sul “Principessa Giovanna” diretti al porto di Napoli dove giunsero il 1° luglio, accolti da grandiose manifestazioni di giubilo. Il giorno dopo, dopo aver reso omaggio al Milite Ignoto, i Legionari sfilarono in Piazza Venezia alla presenza del Capo del Governo Benito Mussolini. Per atti di eroismo compiuti durante la “Campagna d’Etiopia” e in anni successivi fu conferita alla bandiera la medaglia d’oro con la seguente motivazione: «A riconoscimento della luminosa tradizione segnata un secolo fa nella giornata di Curtatone del Battaglione Universitario Toscano e riaffermata dagli universitari italiani in tutte le guerre del Risorgimento e successive con largo contributo di volontari e partigiani. A testimonianza della riconoscenza della Patria per le generazioni studentesche italiane che il Paese intende onorare ed esaltare nel glorioso Vessillo che l’Ateneo di Pisa ha il privilegio di custodire. 1848-49, 1859, 1866, 191518, 1935-36, 1940-45». (Decreto 21 maggio 1948) Furono pure conferite ad appartenenti al Battaglione Universitario due medaglie d’oro, cinque d’argento e quattro di bronzo a suoi appartenenti. I loro nomi, come quelli di tutti gli universitari che caddero nelle varie guerre, sono riportati sul monumento posto a Curtatone, nelle vicinanze del fiume Osone, ove si svolsero accaniti combattimenti che videro protagonisti quei giovani provenienti da tutte le Università toscane.