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di Andrea Rossi
STORIA
La milizia e l’8 settembre
LE CAMICIE NERE PASSANO AI TEDESCHI
di ANDREA ROSSI*
N
elle ricostruzioni storiche de- per constatare come le camicie ne- descrizione del comportamento
gli eventi successivi all’armi- re, dopo l’8 settembre, ebbero nel- della Milizia dopo il 25 luglio; anstizio dell’8 settembre 1943, la loro generalità ben altro com- che in questo caso, diversi studiosi
nonostante la dovizia di dettagli portamento.
dello SME ed un notevole numero
sul comportamento delle nostre Dal quadro che emerge dallo stu- di memorialisti appartenenti al
forze armate, continua, a 60 anni dio sin qui svolto (e che sarà pros- mondo militare, hanno più volte
di distanza, a permanere un convi- simamente pubblicato presso la ca- sottolineato come la MVSN abbia
tato di pietra, del quale poco o nul- sa editrice “Biblioteca Franco Se- rispettato la disciplina militare, obla si continua a sapere: la MVSN rantini” di Pisa con il titolo Le bedendo ovunque agli ordini del
(Milizia Volontaria per la Sicurezza guerre delle camicie nere), appare neocostituito governo del mareNazionale).
chiaro che il comportamento dei sciallo Pietro Badoglio.
In realtà, per essere più esatti, nella battaglioni della MVSN dopo l’8 Che la Milizia non abbia operato
storiografia ufficiale dello SME settembre si può soltanto definire contro le altre forze armate già do(Stato Maggiore dell’Esercito), co- in questo modo: il più vasto am- po la caduta di Mussolini, è indubme nella bibliografia e nella me- mutinamento di massa delle forze biamente vero; meno vero che il
morialistica più accreditata presso armate italiane post-unitarie, con cambio di governo sia stato vissuto
le forze armate, esistono cronache l’aggravante del passaggio, armi e in modo indolore dalle camicie neche, curiosamente, assomigliano al bagagli, agli ordini dell’ex alleato re, le quali, invece dettero vita a
mantello di un leopardo: di alcuni tedesco.
manifestazioni minacciose. Già il
episodi che coinvolsero la milizia La breve sintesi che segue affron- 26 luglio, infatti, si manifestarono
si conosce e si narra tutto, di altri ta per sommi capi questo spinoso diversi casi, anche gravi, di insupare che, nonostante sia trascorso tema.
bordinazione.
più di mezzo secolo, non si sia po- Il singolare addolcimento di fatti Il 16° battaglione “M”, di stanza a
tuto ricostruire praticamente nulla. che invece furono assai amari e Ponte Galeria, nei pressi di Roma,
Gli storici dello SME, per essere dolorosi, si inizia in genere con la marciò sulla capitale, venendo ferchiari, hanno sempre accentrato
mato soltanto grazie ad un provla loro attenzione su di un unico
videnziale intervento di un uffiepisodio, ossia quello dei battaciale di collegamento inviato dal
glioni della MVSN che in Corsigià ex-capo di stato maggiore
ca si opposero ai tedeschi al
della Milizia Enzo Galbiati, il
fianco delle altre truppe dell’equale, con parecchie difficoltà,
sercito regio. Immancabilmente,
riuscì a far desistere il comane talvolta anche sulle pagine di
dante del reparto, console GuPatria Indipendente, i memoriastavo Marabini, dal proseguire
listi militari fanno seguire alla
l’azione.
descrizione di questi fatti lo stesA Tivoli, lo stato maggiore della
so commento, ossia che la Milidivisione corazzata “M”, interazia, dopo l’armistizio, condivise
mente formata da camicie nere,
la sfortunata sorte di tutti gli altri
dotata di carri armati tedeschi
reparti del nostro esercito, dimoTigre e pesantemente armata,
strando così di non essere una
concordò con gli ufficiali istrutforza armata di parte, bensì di
tori tedeschi presenti nel reparessere perfettamente integrata
to, di mettersi in contatto con la
nel resto delle altre forze armate.
vicina 3ª divisione panzergrenaIn realtà, a chi scrive, è bastato
dieren per organizzare una azioavvalersi della vasta produzione
ne militare nella capitale. Anche
scientifica sulla lotta di Liberain questo caso ci volle il provvizione in Italia e all’estero, unendo intervento di Galbiati presso
29 ottobre 1943. Un reparto di fascisti repubblido ad essa la ricerca di fonti do- cani della Federazione di Roma depone una coro- il generale della Milizia Alessancumentarie pubblicate e non, na al Milite Ignoto.
dro Lusana, comandante della
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STORIA
œ Un battaglione “M” inquadrato.
Il gen. Enzo Galbiati. ‹
divisione, per disinnescare il pronunciamento.
All’estero avvennero episodi altrettanto preoccupanti, puntualmente
segnalati dai locali comandi germanici (sia della Wehrmacht, sia
delle “SS” e soprattutto dal Sichereitdienst, il servizio di sicurezza
nazista): a Zagabria e a Lubiana,
nei locali distaccamenti delle camicie nere, si inneggiò a Hitler e si
distrussero i ritratti del re; a Spalato, come anche a Cefalonia e Corfù
i fascisti presero contatti diretti con
le forze armate tedesche, nell’eventualità di un prossimo cambio
di alleanze. Lo stesso Himmler, incuriosito da tutti questi abboccamenti, ancora non coordinati, ma
senz’altro (nella sua ottica) promettenti, dispose che presso Graz, in
Austria, venisse creato un campo
di raccolta per tutte le camicie nere che avessero voluto servire in armi i nazisti, come singoli o in reparti organici.
Al di là, quindi, delle velleità dei
gerarchi fuggiti in Germania dopo
il 25 luglio (come ad esempio Alessandro Pavolini, Roberto Farinacci,
Vittorio Mussolini ed altri), furono i
soldati politici della MVSN i primi
a creare le condizioni per la realizzazione di forze armate collaborazioniste, in molti casi diverse settimane prima dell’armistizio.
L’ammutinamento diventò generalizzato e palese dopo la comunicazione radiofonica dell’armistizio,
come emerge dalla descrizione seguente che dipinge, sia pure per
sommi capi, il comportamento delle formazioni della Milizia dopo
l’8 settembre.
Partiamo dal territorio italiano, e
più precisamente dai dintorni della
capitale. A Tivoli, i
battaglioni della divisione corazzata
“M”, nonostante il
cambiamento avvenuto ai vertici dell’unità, con l’inserimento di ufficiali
appartenenti all’esercito regio, una
volta raggiunti dalla
2ª divisione paracadutisti tedesca
decisero in gran parte di unirsi a
queste truppe. Avvenne senz’altro
qualche dispersione nei ranghi, ma
i seguenti fatti parlano chiaro: il
63° battaglione “M”, comandato
dal seniore Merico Zuccari, raccolti gli elementi del 79° e del 41°
battaglione cc.nn. (camicie nere)
con cui costituiva il gruppo Tagliamento, si mise agli ordini dei tedeschi, procedendo su Roma; qui, assieme al 16° battaglione “M”, di
cui abbiamo detto poco fa, dette
vita, già a metà settembre alla 1ª
legione d’assalto “M”. Zuccari, in
seguito, ricostruì ad Alessandria la
legione Tagliamento, nota per le
sue atrocità nei confronti dei partigiani e dei civili. Dalla divisione
“M” trasse origine anche il battaglione “M” Montebello della RSI,
formato nell’inverno 1943 a Novara con gli elementi del 6°, 30° e
12° battaglione “M” (gruppo Montebello della divisione “M”), e conosciuto anch’esso per la sua attività antipartigiana. Sempre proveniente dalla stessa grande unità, si
unì ai tedeschi il gruppo carri Leonessa, passato alla RSI senza neppure cambiare il nome.
Ovunque, nel centro-nord Italia, si
ribellarono agli ordini del governo
legittimo tutte le milizie speciali
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(ferroviaria, forestale, portuale,
confinaria, stradale), che assieme
alle cosiddette “coorti territoriali”
(o depositi delle legioni), che nessuno aveva pensato di disarmare
dopo il 25 luglio, offrirono gli uomini che riaprirono le federazioni
fasciste. Non a caso furono numerosi i federali, prefetti e questori del
risorto fascismo che
arrivavano dalla
MVSN: Aldo Resega
a Milano, Igino Ghisellini a Ferrara, Davide Fossa a Piacenza, Michele Morsero a Vercelli, Armando Rocchi a Perugia ed il feroce
Pietro Caruso a Roma (solo per citare i
più noti).
Ancora in Italia (ma per poco, visto
che la zona passerà sotto controllo
germanico), nel Friuli-Venezia Giulia, passarono immediatamente ai
tedeschi le legioni della Milizia di
Udine (63ª), Gorizia (62ª), Trieste
(58ª), Pola (60ª) e Fiume (61ª). Resteranno sotto pieno controllo nazista fino alla fine della guerra, mutando il nome in reggimenti di milizia difesa territoriale.
All’estero il panorama appare se
possibile ancora più fosco: a Tolone gli elementi ribelli dei battaglioni cc.nn. da sbarco 50° e 42° si
raggrupparono in un reparto chiamato inizialmente compagnia Zardo, dal nome del comandante, e
dopo poco 1° battaglione “M” 9
settembre, ai diretti ordini del feroce reggimento Brandenburg, e adibito esclusivamente ad azioni antipartigiane. Si tratta, per intenderci,
degli impiccatori del patriota romagnolo Silvio Corbari.
A Lubiana passò ai nazisti, sia pure
non in modo integrale, il raggruppamento cc.nn. XXI aprile, i cui reparti costituenti verranno poi inviati alle province di appartenenza;
destino analogo avranno altre legioni cc.nn., che nel corso di settembre rientreranno presso le loro
sedi originarie (come la 75ª legione di Ferrara).
STORIA
Scendendo nei Balcani, l’adesione Gli altri battaglioni, constatato il lo- 45.000 in Francia, circa 32.000 nei
alle proposte tedesche fu decisa- ro basso livello di addestramento Balcani. Con buona approssimamente generalizzata. A Spalato la ed equipaggiamento, furono sciolti zione, seguendo questa divisione,
89ª legione di Siena passò al nemi- dopo poche settimane dalle auto- si può affermare che, in Italia, la cico, venendo poi inviata in Germa- rità germaniche.
fra di 13.000 può essere addebitata
nia per essere riaddestrata: diven- Restarono invece al servizio dei quasi interamente alla Milizia,
terà il nucleo portante della brigata nuovi padroni fino al maggio 1945 mentre in Francia gli appartenenti
d’assalto “SS” italiana, distinguen- le unità della Milizia nelle isole alle camicie nere furono solo gli
dosi nella lotta antipartigiana in greche; il 141° battaglione operò a uomini della base di Tolone (non
Piemonte e Lombardia. A Zara si Creta, mentre l’intera 24ª legione più di 500). Nei Balcani ed in Greaggregò agli occupanti tedeschi il di Milano restò dislocata fra Rodi e cia, su 32.000 optanti per i tede107° battaglione cc.nn., che in se- le altre isole del Dodecaneso, che schi, gli appartenenti alla MVSN
guito, con parziali trasformazioni, avevano visto la dura lotta dei no- furono circa 20.000.
diventerà il battaglione Venezia stri fanti contro le truppe naziste Arrotondando quindi per difetto,
Giulia della GNR, impiegato con- nei giorni successivi all’armistizio. furono non meno di 33.000 gli aptro i patrioti nella Val d’Ossola.
Restano da definire, specie in que- partenenti alle camicie nere che
Nel Montenegro gli ammutina- st’ultimo teatro operativo, le re- decisero, successivamente all’armenti avvennero a pioggia; passa- sponsabilità dei fascisti nelle terri- mistizio, di ribellarsi agli ordini del
rono infatti alla Wehrmacht i se- bili persecuzioni antiebraiche av- governo legittimo, passando conteguenti battaglioni: 33°, 40° e 49° venute nell’arcipelago sotto l’occu- stualmente agli ordini dell’ex-al(legione S. Marco), 72°, 81°, 82°, pazione nazista.
leato, quasi sempre prima ancora
86°, 94°, 144° e 162°. Tutti questi In conclusione, è possibile, grazie della costituzione della RSI. Ciò
reparti rimarranno in Croazia fino anche ad alcune documentazioni avvenne spesso in situazioni in cui
al termine della guerra, impegnati di fonte tedesca, fare i “conti della le nostre truppe già si trovavano in
in continue azioni contro i parti- serva” per offrire alcuni dati nume- contingenze difficili: senza ordini
giani di Tito.
rici relativi all’ammutinamento; dei diretti superiori (comandi d’arIn Albania si unirono praticamente quelli che il comando supremo mata e corpo d’armata), senza consubito ai nazisti il 29° battaglione della Wehrmacht definì “recupera- tatti con altri reparti amici, in pre“M” e la 92ª legione di Firenze. Il ti immediatamente all’alleanza”, senza di truppe tedesche spesso
primo, dopo una serie di peripezie furono circa 90.000 italiani, appar- agguerrite e minacciose.
che lo porteranno anche in Germa- tenenti a tutte le forze armate. Di- L’insidia proveniente dagli exnia, rientrerà in Italia dove sarà im- visi per aree geografiche, risultano: commilitoni provocò ulteriore conpiegato nella zona di Novara. I fa- 13.000 sul territorio nazionale, fusione e sbandamento, quando
scisti fiorentini, riuniti in un uninon veri e propri scampoli di
co battaglione (92°), e rivestiti in
guerra civile, come nel caso deldivisa tedesca, saranno impiegala 92ª legione cc.nn. unita alla
ti addirittura contro i russi, in
divisione Firenze, in Albania. Il
Ungheria, tornando in Italia solo
nonno di chi scrive, caporale in
alla fine di dicembre 1944.
servizio in questa unità, ricordaDesolante il quadro della Grecia
va bene come a scortarlo verso
e delle isole elleniche: si pronunla deportazione in Germania
ciarono a favore dell’ex alleato
avesse trovato, assieme ai tedetutti i 13 battaglioni della MVSN
schi, i fascisti fiorentini.
ivi dislocati. Di alcuni siamo in
Come si è visto, è ben difficile,
grado di ricostruire le vicende
anche dopo una analisi sommapost-armistiziali: il 19° battaglioria come la precedente, poter
ne “M” passò direttamente alle
sostenere che la Milizia, dopo
“SS” e, una volta rientrato in Ital’8 settembre, si trovò al fianco
lia, fu aggregato alle “SS” italiadei propri compagni d’arme. Se
ne; il 36° venne inviato in Gerciò avvenne, alla luce del commania, dove fece parte della fuportamento dei battaglioni comtura divisione “Italia” della RSI;
posti da fascisti, i nostri poveri
destino analogo avranno altri
soldati poterono ben dire dai nedue battaglioni (probabilmente il
mici mi guardi Iddio, che dagli
23° ed il 28°), su cui verrà costiamici mi guardo io…
■
ufficiale della X Mas osserva una carta con i
tuita la divisione “San Marco”, Un
commilitoni tedeschi. Sono tutti impegnati in un
* Dottore di ricerca in storia militare.
sempre dell’esercito di Graziani. rastrellamento.
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