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Cartilagini, ecco come curare le amiche delle ginocchia

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Cartilagini, ecco come curare le amiche delle ginocchia
SABATO 13 FEBBRAIO 2016
15
INTERVISTA IN CORSIA
Cartilagini, ecco come curare
le amiche delle ginocchia
Ce ne parla il
dottor Pietro
Banchini,
ortopedico
di Parma che
lavora al Ctr:
“Quando si ha
una riduzione
delle sostanze
che formano
la cartilagine,
si va incontro
ad un processo
degenerativo
irreversibile”
“Nel caso di lesioni di
oltre due centimetri,
grazie all’aiuto della
bioingegneria, si può
effettuare un intervento
di rigenerazione
cellulare”
“Nel caso di una
lesione in un
paziente giovane,
con cartilagine
integra, si inietta
acido ialuronico a
funzione biologica,
quando invece lo
spessore è ridotto si
usa un acido a
funzione
meccanica”
LORENZO CHIERICI
QUANTO sono importanti le nostre
ginocchia? Ne abbiamo abbastanza cura?
E la cartilagine: quando fanno male,
come si può curare? Di questo e di molto
altro ce ne parla il dottor Pietro Banchini,
ortopedico del Centro Medico e del Ctr,
specializzato proprio in ginocchia e spalle.
Dottore, qual è l’incidente più frequente alle ginocchia di uno sportivo?
Possono essere di diversi tipi: generalmente il trauma classico è una leggera
distorsione, con interessamento dei legamenti collaterali ed eventualmente dei
menischi, per arrivare a lesioni più complesse in cui sono interessati anche i legamenti crociati, in particolare modo il crociato anteriore, che sono i veri e propri
stabilizzatori del ginocchio. In base alla
gravità della lesione e delle strutture
coinvolte varieranno i trattamenti e i
tempi di recupero. Il ginocchio si può
trattare infatti col semplice riposo e generalmente nel giro di tre settimane si ricomincia con l’attività fisica in caso di una
leggera distorsione al ginocchio; mentre
nel caso di interessamento dei legamenti
crociati la terapia è sempre chirurgica e i
tempi di recupero si allungano, arrivando
anche a sei mesi. Le distorsioni al ginocchio, oltre alle componenti legamentose
possono interessare anche le parti cartilaginee”.
Quant’è importante la cartilagine per
un ginocchio?
La cartilagine per un ginocchio, come
per tutte le altre articolazioni, è fondamentale, perché permette un corretto scivolamento delle facce articolari senza
dolore. Quando, a causa dei traumi si ha
un interessamento della cartilagine, possiamo andare incontro ad un semplice
trauma condrale, ossia della cartilagine,
con edema dell’osso subcondrale, cioè la
parte dell’osso più vicina alla cartilagine,
generalmente curabili con riposo, terapia
fisica e terapia medica, oppure nei
casi più gravi ad un vero e proprio
distacco osteocondrale, ossia una
vera e propria frattura della cartilagine
e dell’osso sottostante. In questo caso è
obbligatorio l’intervento chirurgico per
tentare di reinserire il frammento nella
propria sede. Nel caso in cui non si possa
reinserire, è obbligatoria l’asportazione
della cartilagine rimasta, per evitare la
presenza di corpi mobili all’interno dell’articolazione.
Di cos’è fatta una cartilagine?
E’ costituita da diversi componenti fra
cui l’acido ialuronico e acqua. Quando si
ha una riduzione delle sostanze che formano la cartilagine, si va incontro ad un
processo degenerativo che purtroppo è
irreversibile.
Le famose punture all’interno del
ginocchio di acido ialuronico permettono quindi la rigenerazione della cartilagine?
No, la cartilagine purtroppo non si rigenera da sola. Abbiamo una terapia farmacologica specifica, come le iniezioni di
Il dottor Pietro Banchini, ortopedico del Ctr
acido ialuronico che consentono un rallentamento della degenerazione e un alleviamento della sintomatologia dolorosa,
senza però stimolare la produzione della
stessa. Quindi, in base al quadro di risonanza o di rx e allo stato di degenerazione
condrale, potremo utilizzare diversi tipi
di acido ialuronico, che si distinguono
fondamentalmente in acido a funzione
prevalentemente biologico e a funzione
prevalentemente meccanica. Nel caso di
una lesione in un paziente giovane, con
cartilagine ancora integra, ma sofferente,
potremo utilizzare acido ialuronico a funzione biologica per reidratare e sfiammare la cartilagine, nel caso invece di un
paziente con riduzione dello spessore
condrale, utilizzeremo invece prevalentemente un acido ialuronico a funzione
meccanica, con conseguente riduzione
dei carichi sulla componente condrale.
Nei pazienti giovani le cause di problemi cartilaginei sono sempre e solo
traumatiche?
La sofferenza nel paziente giovane può
essere causata non solo da traumi, ma
anche da deviazioni assiali dell’arto inferiore. Queste deviazioni generalmente
possono essere corrette chirurgicamente
nel caso di varismo o valgismo del ginocchio, in modo da poter scaricare la parte
che sia mediale o laterale dal sovraccarico meccanico. Nel caso di sofferenza
della femoro-rotulea la maggior parte dei
casi viene trattata con fisioterapia mirata
a ruotare nel modo corretto tibia e femore
e di conseguenza la rotula, così come
avviene presso il Ctr, da parte di fisioterapisti formati su questa specifica riabilitazione. La diagnosi, in questi casi, tendo a
precisarlo, è prevalentemente clinica.
Perché sottolinea che si tratta di una
diagnosi clinica?
Perché nella maggior parte dei casi,
quella della femoro-rotulea, è una patologia che interessa il sesso femminile in
giovane età e la causa è un mal allineamento tra femore e tibia, associata a varismo con rotule convergenti. Non è quindi
sempre necessaria una risonanza per fare
diagnosi di condropatia, ma è sufficiente
una buona anamnesi ed un attento esame
clinico.
Nei pazienti giovani, con già gravi
difetti condrali, come si può intervenire?
In base al tipo di problema si può intervenire in diversi modi. Nel caso di lesione cartilaginea inferiore ai due centimetri
potremo intervenire artroscopicamente,
effettuando una procedura di micro o
nano-fratture, il che consiste nel pulire il
tratto interessato dalla cartilagine rimanente non più funzionale ed eseguire
delle perforazioni millimetriche dell’osso
sub condrale per creare sanguinamento e
la formazione di una fibrocartilagine funzionale, che sostituisce la cartilagine originaria del ginocchio. Si tratta di una tecnica che dà ottimi risultati che, nel caso di
un ginocchio varo o valgo sarebbe il caso
di associare ad una osteotomia correttiva
per ridurre il carico sulla zona sofferente.
Nel caso di lesioni maggiori di due centimetri, invece, grazie all’aiuto della bioingegneria, si può effettuare un intervento
di rigenerazione cellulare con membrane
dedicate, sfruttando le proprietà delle cellule mesenchimali dell’osso. In questo
caso avremo la formazione di vera e propria cartilagine come quella originale.
Questa tipologia di intervento ha però
indicazioni molto limitate. Va applicata
su un paziente giovane, sportivo e normoasse, perché si tratta di un intervento
particolarmente complesso e con un recu-
pero lungo, di una decina di mesi, prima
di ricominciare l’attività sportiva, quindi
serve anche una forte motivazione, oltre
al fatto che la cartilagine restante dev’essere in ottime condizioni.
Nei casi di pazienti anziani affetti da
condropatia, invece, non c’è nulla da
fare?
Diciamo che in pazienti meno giovani
possiamo intervenire con l’acido ialuronico a prevalente funzione meccanica,
proprio perché l’usura della cartilagine ha
bisogno di sostegno per consentire al
ginocchio di articolare in maniera corretta e senza dolore. Un’altra possibilità, nei
casi di usura completa e di deviazione
assiale e cioè di artrosi conclamata, rimane la protesi. In base alla sintomatologia
e al quadro radiografico abbiamo a disposizione diversi tipo di protesi. Non sempre è quindi obbligatoria la sostituzione
completa del ginocchio, ma possiamo
impiantare anche protesi monocompartimentali e cioè della singola componente
interna, esterna o della femoro-rotulea.
Questa tipologia di intervento dà ottimi
risultati anche a lungo termine, è meno
invasiva della protesi totale e nel caso di
degenerazione delle componenti non protesizzate, è possibile intervenire su di
esse sempre con protesi parziali.
E in caso di applicazioni di protesi
totali?
Si cerca di essere il meno invasivi possibile e i tempi di recupero sono molto
rapidi con il carico già in prima giornata
post operatoria, tant’è che le stampelle
vengono utilizzate solo secondo necessità. Ovviamente è determinante il recupero in un ambiente ben attrezzato dal
punto di vista riabilitativo, in piscina e in
palestra, seguiti da un fisioterapista,
come avviene presso il Ctr, dove, sopratutto il terapista sa che per qualsiasi
necessità che può presentarsi nel corso
del trattamento si può rivolgere al chirurgo che ha effettuato l’intervento, quindi
in questo caso a me. Lo scopo fondamentale di tutte le terapie è la riduzione del
dolore e il ripristino di una normale anatomicità e funzionalità del ginocchio.
LA SCHEDA
PIETRO Banchini, nato a Parma il
9 settembre 1971, dove, dopo il liceo,
ha frequentato medicina specializzandosi in ortopedia e traumatologia
all’ospedale Maggiore. Oggi libero
professionista al Ctr e al Centro
Medico, oltre che al Città di Parma e
a Villa Verde di Reggio dove effettua
interventi chirurgici. La sua specialità à principalmente la chirurgia del
ginocchio, dall’artroscopia alla revisione di protesi totale, con particolare
interesse per la traumatologia legamentosa. Parallelamente si è specializzato nell’artroscopia e traumatologia della spalla. E’ attualmente consigliere del Comitato ginocchio della
società nazionale Sigascot. (l.c.)
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