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I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne
I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Prima edizione - 2015 Studi e Ricerche I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Prima edizione - 2015 Studi e Ricerche Fondazione IFEL A cura di Francesco Monaco (responsabile Area Mezzogiorno e Politiche di Coesione Territoriale ANCI e Dipartimento Fondi Europei e Investimenti Territoriali IFEL) e Walter Tortorella (responsabile Dipartimento Studi Economia Territoriale IFEL) Gli apparati statistici sono stati sviluppati da Giorgia Marinuzzi Gli apparati descrittivi sono stati redatti da: Carla Giorgio (Capitolo 1); Sabrina Lucatelli (Capitoli 2 e 3); Francesco Monaco (Capitolo 4); Simona Elmo in collaborazione con Anastasia Maria Sforza (Capitolo 5); Simona Elmo (Capitolo 6); Stefania Farsagli (Capitolo 7); Stefania Farsagli, Carla Giorgio e Giorgia Marinuzzi (Capitolo 8); Walter Tortorella (Capitolo 9) Si ringrazia Massimiliano Sabaini del Dipartimento Finanza Locale IFEL per le eleaborazioni statistiche relative agli investimenti fissi lordi dei comuni La presente pubblicazione si chiude con le informazioni disponibili al 9 ottobre 2015 Progetto grafico: Giuliano Vittori, Pasquale Cimaroli, Claudia Pacelli cpalquadrato.it Indice Premessa di Veronica Nicotra Introduzione di Pierciro Galeone 5 7 Capitolo 1. Il percorso di definizione fino all’Accordo di Partenariato 9 Capitolo 2. Quali e cosa sono le aree interne 17 Capitolo 3. L’obiettivo della coesione territoriale e le cinque innovazioni metodologiche 31 Capitolo 4. Il ruolo dei comuni e l’importanza delle gestioni associate 41 Capitolo 5. L’individuazione delle aree, gli strumenti di attuazione e le risorse 47 Capitolo 6. La Strategia nei programmi regionali della coesione 57 Capitolo 7. Dai comuni di aree interne alle aree progetto 87 Capitolo 8. Una descrizione dei comuni delle aree pilota 111 Capitolo 9. Alcune prime considerazioni di mid term 127 Appendice 135 Premessa La Strategia per le aree interne, indicata dal Governo italiano come progetto cardine nel Piano Nazionale di Riforma (PNR), interviene su un problema molto avvertito dall’ANCI: lo spopolamento e abbandono di molti comuni interni, per lo più di piccole dimensioni demografiche e di montagna, che soffrono peraltro di gravi disagi per le difficoltà di collegamento con i distanti centri urbani di erogazione dei servizi fondamentali (sanità, istruzione, mobilità). Si tratta di 4.181 comuni (di cui 1.810 appartenenti alla tipologia “periferici” o “ultraperiferici”, distanti più di 40 minuti dal più vicino centro di erogazione di servizi), classificati secondo la metodologia descritta nell’Accordo di Partenariato 2014-2020, adottato con decisione di esecuzione della Commissione UE 29.10.2014 C(2014) 8021 e recepito dal CIPE il 29 ottobre 2014. Parliamo di poco meno di un quarto di popolazione che vive in oltre il 60,0% del territorio nazionale. Investimenti significativi verranno canalizzati in questi comuni, sia con le risorse nazionali sia con quelle disponibili dai vari programmi comunitari, su interventi che potenzieranno l’offerta scolastica, miglioreranno la riorganizzazione dei servizi sanitari, ammoderneranno la rete dei col5 legamenti, materiali e immateriali. Inoltre con le risorse dei Programmi Operativi Regionali potranno essere sostenute iniziative imprenditoriali nel campo dell’agricoltura, dell’uso delle terre pubbliche, del turismo sostenibile, della valorizzazione paesaggistica e culturale, dell’artigianato. Scopo della Strategia è invertire il trend demografico negativo e sostenere crescita economica ed occupazionale. Serviranno, certo, altri investimenti, non previsti nella Strategia, su dissesto idrogeologico, tutela della montagna, infrastrutture viarie e ferroviarie. Il pregio della Strategia è che con l’innovativa metodologia di programmazione adottata sarà forse possibile far convergere intenzionalmente verso questi comuni altre azioni e risorse (comunitarie, nazionali e regionali) per coprire il fabbisogno di intervento. Nel presente volume curato da IFEL troverete descritta questa nuova metodologia, il lavoro istruttorio svolto in questi mesi da un Comitato nazionale, di cui ANCI è parte insieme alle amministrazioni centrali e regionali, per la selezione delle aree progetto e pilota (ad inizio ottobre 2015 si tratta di 317 comuni su cui verranno fatti i primi interventi) e le norme tecniche dettate dal CIPE per la realizzazione degli investimenti. L’auspicio è che, dopo una prima fase di analisi su quello che serve, la selezione delle aree e la definizione degli interventi strategici, si passi subito alle realizzazioni. Sono sicura che l’anno prossimo potremo raccontare, in un altro rapporto, i risultati conseguiti dalla Strategia, verificando sul campo il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di questa importante parte dell’Italia. Veronica Nicotra Segretario Generale ANCI 6 Introduzione La centralità degli interventi previsti dalla Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) trova un chiaro sviluppo sia nell’Accordo di Partenariato 2014-2020 negoziato dall’Italia con la Commissione europea sia nel Piano Nazionale di Riforma (PNR) che il Governo italiano ha proposto nell’ambito del ciclo di bilancio europeo. Gli obiettivi in essa contenuti costituiscono, nel loro insieme, una sfida importante per i comuni e per l’intero paese. Si tratta di un rilievo ancor più evidente se si considera che le amministrazioni comunali coinvolte complessivamente dalla Strategia sono oltre 4.000, popolate da più di 13 milioni e mezzo di cittadini. La SNAI si rivolge a territori diversificati tra loro, distanti da grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili, ma al contempo dotati di risorse con un grande potenziale di attrazione. La sfida è quella di invertire il processo di marginalizzazione che ha colpito queste aree, contrastando la caduta demografica e rilanciando lo sviluppo di queste zone, grazie all’impiego di investimenti derivanti dai fondi ordinari della Legge di Stabilità e dai fondi comunitari rientranti nel nuovo ciclo di programmazione europea. IFEL, collaborando attivamente con il Comitato tecnico aree interne, ha partecipato alla fase di individuazione delle aree su cui la Strategia interverrà nei prossimi anni. Il suo contributo scientifico è stato quello di 7 fornire analisi ed elaborazioni statistiche attingendo al ricco e aggiornato database comunale di cui la Fondazione dispone. Proseguendo questo impegno istituzionale e scientifico, con il presente volume IFEL intende proporre un ulteriore contributo di analisi, approfondendo il percorso che ha condotto alla definizione della Strategia e la metodologia utilizzata per l’individuazione delle aree interessate dagli interventi. In particolare, l’analisi delle variabili socio-demografiche, economiche, istituzionali e finanziarie dei comuni insistenti nelle aree selezionate e, tra di esse, in quelle scelte come pilota, cerca di fornire un primo test per valutare l’efficacia del metodo di selezione individuato dalla Strategia. Chiaramente le azioni previste dalla Strategia non possono avere la pretesa di esaurire tutti i bisogni delle comunità coinvolte, ma costituiscono un passo essenziale per il rilancio dello sviluppo di queste zone, in un’ottica di organicità di interventi e di condivisione delle soluzioni da attuare. Pierciro Galeone Direttore IFEL 8 Il percorso quadro finanziario di definizione fino all’Accordo dei Comuni italiani di Partenariato 1 La Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) è stata costruita utilizzando come occasione e leva, finanziaria e di metodo, l’avvio del nuovo ciclo di programmazione dei fondi comunitari disponibili per il settennio 2014-2020. L’idea di realizzare un progetto per queste aree viene lanciata ad ottobre 2012 dall’allora Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, presentata ufficialmente a dicembre dello stesso anno e divulgata nel corso di un seminario tematico(1). Nelle note del Ministro le aree interne sono provvisoriamente definite come «quella vasta e maggioritaria parte del territorio nazionale non pianeggiante, fortemente policentrica, con diffuso declino della superficie coltivata e spesso affetta da particolare calo o invecchiamento demografico»(2). Sono indicate a grandi linee le basi metodologiche, le motivazioni e gli obiettivi dell’idea progettuale che nei mesi successivi vengono sviluppate dal gruppo di lavoro appositamente costituito e denominato Comitato tecnico aree interne(3). 1 “Nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della politica regionale: le aree interne”, Roma, 15 dicembre 2012. 2 “Un progetto per le aree interne dell’Italia. Note per la discussione”, ottobre 2012. Dal 2012 la Strategia ha ottenuto il consenso di ben tre Governi (Monti, Letta e Renzi). 3 Il Comitato è composto da: Agenzia per la Coesione Territoriale, Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero delle Infrastrutture e dei 11 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Le considerazioni di partenza muovono dalla constatazione che una parte rilevante dell’Italia, le aree interne, dal secondo dopoguerra, ha subito, gradualmente, un processo di marginalizzazione. Si tratta di aree in calo demografico, talora sotto la soglia critica, con problemi legati all’occupazione e che rappresentano un costo anche per l’intera nazione. È proprio la presa di coscienza dei costi sociali connessi alla condizione in cui versano che fa assumere alla questione aree interne un rilievo ed una portata nazionali. In molti casi queste aree sono caratterizzate da processi di produzione e investimento poco efficienti, a causa della loro scala e della loro tipologia. L’instabilità idrogeologica che si associa alle modalità attuali di uso dei paesaggi ne è un altro esempio. Altri tipi di costi altrettanto rilevanti sono legati alla perdita di diversità biologica, alle difficoltà sempre più forti riscontrate dall’agricoltura di montagna e alla dispersione della conoscenza pratica (il saper fare locale). Ulteriore elemento giustificativo di una prospettiva ed un intervento nazionali, che si somma ai costi sociali rilevati, è il basso grado di accessibilità per la popolazione residente ai servizi considerati essenziali per il diritto di cittadinanza, sanità, istruzione e mobilità, cui si aggiunge la connettività virtuale. La ridotta accessibilità ai servizi di base, riduce grandemente il benessere della popolazione locale di queste aree, che rappresenta circa il 23% del totale nazionale, e limita il campo di scelta e di opportunità degli individui, anche dei nuovi potenziali residenti. Trasporti, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero della Salute, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Dipartimento Affari Regionali, le Autonomie e lo Sport e Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ANCI - IFEL, INEA, ISFOL, UPI, regione/provincia autonoma interessata. Il Comitato, coordinato dal Dipartimento per le Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha competenze: sui processi di selezione delle aree da finanziare; sulla definizione delle strategie d’area, una volta individuate le aree progetto; sulla verifica del rispetto dei cronoprogrammi degli interventi, una volta individuate le aree progetto. 12 Il percorso di definizione fino all’Accordo di Partenariato Le aree interne del paese sono dunque realtà con importanti implicazioni sociali e politiche; ma non sempre area interna è sinonimo di area in difficoltà. Alcuni di questi territori sono stati spazio di buone politiche e buone pratiche ad esito delle quali la popolazione è rimasta stabile o è cresciuta, i comuni hanno cooperato per la produzione di servizi essenziali e le risorse ambientali o culturali di cui dispongono sono state tutelate e valorizzate. Sono esempi di puntualismo virtuoso, di progetti di qualità nati qua e là per l’Italia, a macchia di leopardo, utili perché dimostrano la non inevitabilità del processo generale di marginalizzazione e la capacità di queste aree di concorrere a processi di crescita e coesione. In questo contesto nasce la SNAI, per costruire un quadro di riferimento nazionale capace di individuare problemi comuni e sperimentare soluzioni condivise in questi ambiti territoriali(4). Punto di partenza sono le azioni private e pubbliche di potenziamento dei servizi e di sviluppo economico già in corso che, coordinate con le politiche nazionali settoriali e comunitarie in via di definizione, possano avere maggiore forza, efficacia e visione. Il documento che ha aperto il confronto pubblico in vista della definizione dell’Accordo di Partenariato per l’Italia, “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari” di dicembre 2012(5), riconosce le aree interne come una delle opzioni strategiche, insieme a Mezzogiorno e città, su cui il paese punterà nel nuovo settennio di programmazione. Le risorse finanziarie individuate per intervenire nelle aree interne sono infatti quelle del nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei 20142020 che si sommano alla previsione di risorse ordinarie dedicate in Legge di Stabilità. I fondi europei andranno a finanziare progetti di sviluppo 4 «Esiste in questa ampia parte del paese un forte potenziale di sviluppo che la costruzione di una strategia nazionale, robusta, partecipata e continuativa nel tempo può consentire di liberare», estratto dall’Accordo di Partenariato dell’Italia. 5 “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020”, elaborato dal Ministro per la Coesione d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, alimentari e forestali, 27 dicembre 2012. 13 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne locale mentre le risorse nazionali saranno destinate ad assicurare alle comunità coinvolte un miglioramento dei servizi essenziali di istruzione, salute e mobilità. Alla base della scelta di articolare la Strategia in un duplice binario vi è la constatazione che non vi può essere sviluppo economico senza inclusione sociale. Presenza di servizi e occasioni di sviluppo devono viaggiare insieme per garantire opportunità di vita tali da mantenere e attrarre una popolazione di dimensioni adeguate al presidio di un territorio. In linea con le innovazioni metodologiche previste da Metodi e obiettivi, per individuare e cogliere i migliori target di area su cui intervenire, ad un tempo più bisognosi ma anche più ricchi di opportunità, la preferenza è quella di “andare” nei luoghi e coinvolgere il territorio e i suoi attori locali, in primis i comuni che insistono nelle aree interessate(6). La Strategia non si configura come un tradizionale programma di intervento nazionale chiuso e confinato a risorse date. Piuttosto si va definendo come un insieme di attori interessati a esperienze progettuali, ispirati da un metodo d’azione e obiettivi condivisi per affrontare e interpretare in modo collettivo il tema aree interne, pur nella diversità delle soluzioni concrete(7). Questo metodo partecipato si riscontra anche nella fase di costruzione della Strategia che ha previsto il coinvolgimento pubblico attraverso l’organizzazione di forum dedicati e la predisposizione di uno spazio web per discutere e condividere idee progettuali già in essere nelle aree interne del paese(8). 6 «Sul piano strategico, è stato avviato un processo di co-progettazione da parte delle comunità delle aree interne, del mondo dell’impresa e della cultura, delle associazioni che faccia anche affidamento su una ricognizione delle esperienze in corso o recenti, al fine di utilizzarne le lezioni. Sarà dunque nell’interesse di ogni grumo locale di intelligenze collaborare con gli altri coaguli di energie positive per fare emergere (…) le linee di un progetto possibile», estratto dal citato documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari”. 7 «La scatola progettuale si monta nei luoghi e quindi i primi protagonisti sono le collettività territoriali e i loro referenti di responsabilità intermedia e regionale», estratto dall’Accordo di Partenariato dell’Italia. 8 Seminario “Nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della politica regionale: le aree interne”, Roma, 15 dicembre 2012; “Forum Aree Interne: Nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della politica di coesione territoriale”, Rieti, 11 e 12 marzo 2013 e 14 Il percorso di definizione fino all’Accordo di Partenariato Così concepita, la Strategia nazionale per le aree interne è stata trasmessa all’Europa come allegato alla bozza di Accordo di Partenariato per l’Italia a dicembre 2013(9); in tale documento sono state illustrate in maniera puntuale le motivazioni della Strategia, gli obiettivi, le azioni da intraprendere, la governance del processo e le risorse finanziarie da attivare(10). La trasmissione alla Commissione europea della bozza avanzata dell’Accordo a fine 2013, è stata seguita da una fase di interlocuzione informale che ha portato all’invio ufficiale del documento il 22 aprile 2014. Il negoziato formale si è concluso il 29 ottobre 2014, con l’adozione, da parte della Commissione europea, dell’Accordo di Partenariato per l’Italia(11). Nel contempo la SNAI è stata adottata nel Piano Nazionale di Riforma come uno dei progetti strategici denominato “Criticità e opportunità: un paese che valorizza le diversità”(12). da ultimo il “Forum dei cittadini delle Aree Interne: ad un anno dal lancio della Strategia Nazionale delle Aree Interne”, Orvieto 8 e 9 maggio 2014. La piattaforma dei cittadini delle aree interne (http://community-pon.dps.gov.it/areeinterne/) ha la funzione di condividere le esperienze che hanno qualcosa da insegnare agli operatori che intendono cimentarsi nella progettazione dello sviluppo delle aree interne, con un chiaro orientamento verso la ricerca di soluzioni alle sfide tipiche della vita in queste aree. 9 “Strategia nazionale per le aree interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance”, documento tecnico collegato alla bozza di Accordo di Partenariato trasmessa alla CE il 9 dicembre 2013 e disponibile su: http://www.coesioneterritoriale.gov.it/wp-content/uploads/2014/01/Strategia-nazionale_AreeInterne.pdf. 10 Il passaggio formale del documento SNAI all’Europa è stato preceduto da incontri tra il DPS, le altre amministrazioni centrali di riferimento e i rappresentanti delle diverse regioni, sancendo l’inizio del negoziato sulle aree interne. Al confronto partenariale è seguita la trasmissione alla Commissione europea di una versione preliminare dell’Accordo il 9 aprile 2013 e una prima interlocuzione sul documento con i servizi della Commissione nei giorni seguenti. Il documento preliminare è stato successivamente rivisto per recepire i commenti della Commissione e anche per addivenire a una maggiore concentrazione delle scelte di intervento su un numero limitato di grandi obiettivi. È stata così elaborata una proposta sulla quale si è tenuto un confronto serrato con le regioni. 11 Il 29 ottobre 2014 è stato approvato dalla Commissione europea l’Accordo di Partenariato 2014-2020 dell’Italia per l’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei. Il testo dell’Accordo è disponibile al link http://www.dps.gov.it/it/AccordoPartenariato. 12 Allegato al Documento di Economia e Finanza, 2014, Sezione III, Parte I, “La strategia nazionale e le principali iniziative”, deliberato dal Consiglio dei Ministri l’8 aprile 2014 e successivamente anche nel Documento di Economia e Finanza, 2015, Sezione III, parte I, “Il cronoprogramma del governo”, deliberato dal Consiglio dei Ministri il 10 Aprile 2015, alla 15 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Nel documento che definisce la strategia, le priorità e le modalità di impiego efficace ed efficiente dei fondi strutturali e d’investimento europei (SIE) dell’Italia al fine di perseguire gli obiettivi posti dall’Europa (l’Accordo di Partenariato), la SNAI, insieme alla strategia urbana, rappresenta la principale focalizzazione territoriale per il settennio 2014-2020. A differenza dell’opzione urbana, più allineata ad una dimensione ed attenzione anche europea, le aree interne costituiscono una scelta strategica propria dell’Italia con cui si punta a sollecitare territori periferici e in declino demografico, spesso connotati da vocazione prettamente rurale, verso obiettivi di rilancio socio-economico, anche come contributo alla ripresa del paese nel suo complesso. voce “La strategia: politica di coesione, mezzogiorno e competitività dei territori”. 16 Quali e cosa sono le aree interne 2 Una parte preponderante del territorio italiano è caratterizzata da un’organizzazione spaziale fondata su “centri minori”, spesso di piccole dimensioni, che in molti casi sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali. Le specificità di questi territori sono riassumibili utilizzando l’espressione aree interne. Le aree interne italiane possono essere caratterizzate nel seguente modo: • sono significativamente distanti dai principali centri di offerta di servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità); • dispongono di importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere); • sono un territorio profondamente diversificato, esito delle dinamiche dei vari e differenziati sistemi naturali e dei peculiari e secolari processi di antropizzazione. Questa prospettiva di analisi territoriale fa emergere un carattere fondamentale delle aree interne italiane: la loro straordinaria varietà. Vi sono profonde differenze (a tutti i livelli: geografico, economico, sociale, culturale, ecosistemico) tra i sistemi locali che compongono le aree interne. Il riconoscimento delle differenze tra i sistemi locali delle aree interne è il primo passo per il riconoscimento della loro complessità. 19 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne L’individuazione delle aree interne del paese parte da una lettura policentrica del territorio italiano, cioè un territorio caratterizzato da una rete di comuni o aggregazioni di comuni (centri di offerta di servizi) attorno ai quali gravitano aree caratterizzate da diversi livelli di perifericità spaziale. I presupposti teorici da cui la mappatura delle aree interne prende le mosse sono i seguenti: • l’Italia è caratterizzata da una rete di centri urbani estremamente fitta e differenziata; tali centri offrono una rosa estesa di servizi essenziali, capaci di generare importanti bacini d’utenza, anche a distanza, e di fungere da “attrattori” (nel senso gravitazionale); • il livello di perifericità dei territori (in un senso spaziale) rispetto alla rete di centri urbani influenza la qualità della vita dei cittadini e il loro livello di inclusione sociale; • le relazioni funzionali che si creano tra poli e territori più o meno periferici possono essere assai diverse. Sulla base di queste premesse la scelta metodologica di classificazione delle aree interne si fonda sul grado di perifericità di tali realtà da quei comuni che si pongono come centri di offerta di servizi essenziali(1). Si ricorda che una lettura del territorio legata alla distanza dai centri e supportata da indicatori di accessibilità è riscontrabile sia nell’organizzazione delle politiche territoriali di diversi paesi (ad esempio il caso del Canada(2)) come anche nelle ultime analisi e definizioni della ruralità sviluppate sia in ambito Europeo che OCSE(3). In Italia l’Unità di valutazione degli investimenti pubblici (UVAL) ha sviluppato in nuce questo tipo di approccio in una serie di analisi valutative nella seconda metà del duemila(4). 1 Per maggiori informazioni sulla metodologia di definizione delle aree interne, cfr. la “Nota Metodologica per la definizione delle aree interne” disponibile sul sito http://www.dps.gov. it/it/arint/Cosa_sono/index.html. 2 “Rural Policy Reviews: Québec, Canada”, OECD publishing, Parigi, 2010. 3 “Rural-Urban Partnership: An Integrated Approach to Economic Development”, OECD publishing, Parigi, 2013. 4 “Servizi socio-sanitari nell’Umbria rurale”, S. Lucatelli, S. Savastano, M. Coccia, Materiali UVAL, Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, Roma, 2006; “Ruralità e pe- 20 Quali e cosa sono le aree interne La scelta dei poli come centri di offerta dei servizi è stata effettuata dopo un approfondimento tematico. Il percorso ha preso le mosse da una prima ipotesi che individuava i poli nei centri con popolazione residente superiore o uguale a 35.000 unità, definiti “urbani”. Tuttavia, le analisi successivamente condotte allo scopo di supportare con evidenze statistiche la scelta della soglia di popolazione adottata o, in alternativa, individuare una soglia più appropriata, hanno portato a concludere la non esistenza di una corrispondenza necessaria tra dimensione “fisica” del centro e la capacità di offrire determinati servizi. L’individuazione dei poli nei comuni che offrono un insieme specifico di servizi è sembrata la strada migliore da percorrere, pur con la necessaria approssimazione insita nella selezione dei servizi considerati. Nella scelta operata si è sostituito il criterio della dimensione urbana, approssimato mediante l’entità della popolazione, con quello della dimensione cittadina, che guarda alla capacità dei centri di essere inclusivi in senso sociale e quindi di cambiare il semplice abitante in cittadino. Questo approccio ha permesso da un lato di identificare centri, anche piccoli, ma dotati di tutti i servizi prescelti e dall’altro di cogliere, anche in questo caso in via approssimata, il fenomeno dell’intercomunalità, ossia la capacità delle amministrazioni comunali di fare rete mettendo in comune i servizi. L’individuazione dei comuni poli, secondo il criterio di capacità di offerta dei servizi essenziali, ha consentito di classificare i restanti comuni in 4 fasce: aree di cintura; aree intermedie; aree periferiche e aree ultraperiferiche, in base alle distanze dai poli misurate in tempi di percorrenza. La mappatura delle aree interne del paese così elaborata è, dunque, principalmente influenzata da due fattori: i criteri con cui selezionare i centri di offerta di servizi, i poli, e la scelta delle soglie di distanza per misurare il grado di perifericità delle diverse aree. rifericità: analisi territoriale dei servizi alla persona in Calabria”, S. Lucatelli, E.A. Peta, Materiali UVAL, Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, Roma, 2010. 21 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne La scelta che si è operata riguardo agli indicatori deputati all’individuazione dei poli è la seguente: • l’offerta completa di scuole secondarie superiori; • la presenza di strutture sanitarie sedi di DEA di I livello; • la presenza di stazioni ferroviarie di tipo almeno “silver”, corrispondenti ad impianti medio-piccoli. La caratterizzazione indicata in questo modo ha permesso di individuare 4.261 comuni di aree interne, ossia amministrazioni comunali che distano oltre 20 minuti di percorrenza rispetto ad un polo o ad un polo intercomunale (centro di offerta di servizi fondamentali). In particolare i comuni che distano oltre 75 minuti dal polo o dal polo intercomunale più prossimo sono considerati ultraperiferici, quelli compresi tra 40 e 75 minuti, periferici, mentre sono definiti intermedi i comuni che distano tra i 20 e i 40 minuti di percorrenza dal polo più vicino. Sulla base di queste scelte metodologiche, su un totale di 8.092 comuni, il 52,7% risulta essere di aree interne, il 2,7% un polo, l’1,3% un polo intercomunale e il 43,4% di cintura (Tabella 1 e Figura 1). Questa prima classificazione si basa sui dati del Ministero dell’Istruzione del 2011, del Ministero della Salute e della Rete Ferroviaria Italiana (RFI) del 2012, ma sarà suscettibile di modifiche sulla base degli aggiornamenti dei numeri sulla dotazione di servizi scolastici, ferroviari e sanitari dei comuni(5). 5 Per effetto della riorganizzazione delle strutture sanitarie, scolastiche o dei servizi di trasporto, infatti, un comune, da un anno all’altro, può perdere la classificazione di polo o polo intercomunale per diventare area di cintura o anche area interna, o viceversa, comuni che non soddisfacevano il criterio di offerta completa di servizi, in seguito all’acquisizione di nuovi servizi possono diventare polo o polo intercomunale. Per effetto di tali riorganizzazioni, ad inizio ottobre 2015, i comuni classificati come aree interne sono 4.181. 22 Quali e cosa sono le aree interne Tabella 1. La classificazione dei comuni italiani in centri ed aree interne, 2012 Tipologia Centri Aree interne N. comuni v.a. % A - Polo 219 2,7% B - Polo intercomunale 104 1,3% C - Cintura 3.508 43,4% D - Intermedio 2.377 29,4% E - Periferico 1.526 18,9% 358 4,4% 8.092 100,0% F - Ultraperiferico Totale* *La classificazione operata nel 2012 dal DPS si riferisce agli 8.092 comuni italiani esistenti in quell’anno. Si segnala che al 30 gennaio 2015 i comuni italiani sono 8.047. Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, 2012 Figura 1. La classificazione dei comuni italiani in centri ed aree interne, 2012 Aree interne 52,7% 4.261 comuni Centri 47,3% 3.831 comuni Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, 2012 I comuni di aree interne sono ampiamente diffusi su quasi tutto il territorio nazionale, anche se è possibile rilevarne un numero maggiore nelle regioni del centro-sud e lungo la dorsale appenninica. I comuni ultraperiferici risultano concentrati nella parte centro-meridionale della Basilicata, lungo la costa nord-occidentale della Calabria al confine con la Campania, in Sardegna, nell’estremità nord e a sud lungo la fascia orientale e in alcune zone delle Alpi centrali (Figura 2). 23 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Figura 2. I comuni di aree interne, per grado di perifericità, 2012 D - Intermedio E - Periferico F - Ultraperiferico Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, 2012 24 Quali e cosa sono le aree interne In valore assoluto il maggior numero di comuni di aree interne, 515, si trova in Lombardia (Tabella 2) mentre la più alta percentuale di comuni di aree interne sul totale dei comuni della regione si rileva in quelle del sud. In particolare, oltre il 96% delle amministrazioni comunali della Basilicata è di aree interne. Valori superiori a quello medio nazionale (52,7%) si osservano anche nelle realtà comunali della Sardegna (84,4%), della Calabria (77,8%), della Sicilia (76,4%), del Molise (75,0%), dell’Abruzzo (70,8%) e della Puglia (56,2%). Al centro, percentuali di comuni di aree interne superiori al dato nazionale si rilevano nel Lazio (72,5%) e nell’Umbria (66,3%). Al nord, in Trentino-Alto Adige, su un numero complessivo di 333 comuni, l’82,6%, 275, è di aree interne e dei 74 comuni della Valle d’Aosta 44 sono di aree interne (il 59,5% dei comuni della regione). Tabella 2. I comuni di aree interne in Italia, per regione, 2012 Regione Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale Numero comuni di aree interne (a) 505 44 515 275 191 86 106 149 128 61 118 274 216 102 286 145 126 318 298 318 4.261 Numero comuni della regione (b) 1.206 74 1.544 333 581 218 235 348 287 92 239 378 305 136 551 258 131 409 390 377 8.092 % comuni di aree interne (a/b) 41,9% 59,5% 33,4% 82,6% 32,9% 39,4% 45,1% 42,8% 44,6% 66,3% 49,4% 72,5% 70,8% 75,0% 51,9% 56,2% 96,2% 77,8% 76,4% 84,4% 52,7% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, 2012 25 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Il 70,2% dei comuni del paese con popolazione inferiore a 2.000 unità e oltre la metà (51,4%) di quelli con un numero di abitanti compreso tra 2.000 e 4.999 residenti è di aree interne (Tabella 3). In generale all’aumentare della classe di ampiezza demografica, la percentuale di comuni di aree interne sul totale di ciascuna classe decresce sensibilmente, fino ad azzerarsi in corrispondenza della fascia demografica più popolosa con oltre 250.000 residenti. Solo il 4,3% delle amministrazioni comunali con popolazione tra 60.000 e 249.999 residenti è di aree interne. Tabella 3. I comuni di aree interne in Italia, per classe demografica, 2012 Classe di ampiezza demografica Numero comuni di aree interne (a) Numero comuni della classe demografica (b) % comuni di aree interne (a/b) 0 - 1.999 2.472 3.520 70,2% 2.000 - 4.999 1.109 2.156 51,4% 5.000 - 9.999 417 1.188 35,1% 10.000 - 19.999 183 709 25,8% 20.000 - 59.999 76 415 18,3% 60.000 - 249.999 4 92 4,3% >= 250.000 0 12 0,0% 4.261 8.092 52,7% Totale Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, 2012 Oltre 13 milioni e mezzo di abitanti, il 22,8% della popolazione nazionale, risiede in un comune di aree interne (Tabella 4). Esistono forti differenze a livello geografico. Si passa dal 74,7% della popolazione dei comuni della Basilicata che vive in un comune di aree interne all’8,8% dei cittadini delle realtà comunali della Liguria. In generale nelle regioni del sud la percentuale di popolazione residente nei comuni di aree interne sulla popolazione regionale è superiore al dato nazionale; unica eccezione è rappresentata dalla Campania, in cui il 15,9% della popolazione risiede in un comune di aree interne. Al centro, oltre un terzo della popolazione umbra vive in un comune di aree interne; percentuali superiori alla media paese si osservano anche nei comuni del Lazio (24,3%). Al nord, oltre la metà dei residenti dei comuni del Trentino-Alto Adige risiede in un comune di aree interne; 26 Quali e cosa sono le aree interne tale percentuale scende al 30,5% per ciò che concerne la popolazione dei comuni della Valle d’Aosta pur mantenendosi sopra la media nazionale. I comuni di aree interne coprono nel complesso una superficie pari a 183.959 kmq, pari al 61,0% della superficie totale del paese. I comuni di aree interne della Basilicata si estendono sul 92,3% della superficie complessiva dei comuni della regione. Percentuali superiori all’80% si osservano anche in Trentino-Alto Adige (89,8%) e in Sardegna (84,5%). Tabella 4. La popolosità e l’estensione territoriale dei comuni di aree interne, per regione, 2011 Regione Popolazione residente nei comuni di aree interne v.a. Piemonte Valle d'Aosta % su pop. dei comuni della regione 639.479 14,7% Superficie (kmq) dei comuni di aree interne v.a. % su sup. dei comuni della regione 12.520 49,3% 38.680 30,5% 2.337 71,6% 1.046.793 10,8% 11.049 46,3% Trentino-Alto Adige 574.062 55,8% 12.221 89,8% Veneto 892.029 18,4% 6.926 37,6% Friuli-Venezia Giulia 167.905 13,8% 4.227 53,8% Liguria 138.269 8,8% 2.783 51,3% Emilia-Romagna 598.881 13,8% 9.955 44,4% Toscana 495.636 13,5% 12.020 52,3% Umbria 297.448 33,6% 4.947 58,5% Marche 287.226 18,6% 4.811 51,4% 1.336.255 24,3% 10.207 59,2% Lombardia Lazio Abruzzo 376.181 28,8% 7.172 66,6% Molise 133.985 42,7% 3.308 74,5% 65,2% Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale 916.017 15,9% 8.856 1.180.592 29,1% 9.816 50,7% 431.512 74,7% 9.228 92,3% 995.959 50,8% 11.896 78,9% 2.137.718 42,7% 19.330 75,2% 856.897 52,3% 20.350 84,5% 13.541.524 22,8% 183.959 61,0% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS ed Istat, 2012 27 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Osservando i principali indicatori demografici, economici ed istituzionali dei comuni di aree interne rispetto a quelli classificati come centri e alla media dei comuni del paese, si possono cogliere alcuni segnali che indicano una maggiore sofferenza rispetto agli altri (Tabella 5). Tabella 5. I principali indicatori demografici, economici ed istituzionali relativi ai comuni di aree interne (un confronto con i centri ed il totale dei comuni italiani) Aree interne Var. % popolazione residente 2001/2011 Centri Totale comuni italiani 2,2% 4,9% 4,3% Densità abitativa (ab./kmq) 2011 73,6 391,0 197,2 Tasso migratorio (per 1.000 ab.) 2014 10,2 22,2 19,5 Incidenza degli stranieri residenti 2014 6,3% 8,6% 8,1% Reddito imponibile IRPEF per contribuente (migliaia di euro) anno d'imposta 2011 20,12 24,36 23,48 % comuni specializzati nel primario 2013 72,9% 43,4% 58,9% % comuni specializzati nel secondario 2013 19,9% 44,1% 31,4% % comuni specializzati nel terziario 2013 7,2% 12,5% 9,7% % comuni in Unioni di Comuni (ottobre) 2015 30,6% 27,6% 29,2% % comuni in Comunità Montane 2014 30,2% 10,3% 20,8% % comuni attuatori di progetti FESR 2007-2013 (febb.) 2015 52,8% 38,1% 45,8% Dove non diversamente specificato, i dati si riferiscono alla data del 1° gennaio di ciascun anno. Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, Istat, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Infocamere, Anci, Ancitel, anni vari In dieci anni, dal 2001 al 2011, la popolazione residente nei comuni di aree interne è cresciuta circa la metà (il 2,2%) rispetto ai centri (4,9%) e alla media dei comuni italiani (4,3%). Analogamente anche la densità abitativa nei comuni di aree interne, pari a 73,6 abitanti per kmq, è oltre cinque volte inferiore rispetto a quella dei comuni classificati come centri (391,0 abitanti per kmq) e circa tre volte meno di quella media dei comuni del paese (197,2 ab./kmq). Il tasso migratorio, inteso come differenza tra iscritti e cancellati all’anagrafe ogni 1.000 abitanti, consente di avere una misura dell’attrattività dei 28 Quali e cosa sono le aree interne comuni di aree interne rispetto ai centri e alla media dei comuni italiani. In particolare, mentre nei comuni di aree interne il tasso migratorio nel 2014 si ferma a 10,2 ogni 1.000 abitanti, nei centri il dato sale a 22,2 ogni 1.000 residenti; valore quest’ultimo superiore al dato medio nazionale (19,5 per 1.000 abitanti). Nei comuni di aree interne si registra una concentrazione di popolazione straniera residente più bassa rispetto ai comuni classificati come centri e alla media nazionale. Gli stranieri residenti nei comuni di aree interne rappresentano nel 2014 il 6,3% della popolazione di questi comuni, contro l’8,6% dei centri e l’8,1% della media dei comuni italiani. Il reddito imponibile ai fini IRPEF può permettere di misurare e confrontare la ricchezza economica dei comuni di aree interne rispetto agli altri comuni. Nell’anno d’imposta 2011 l’ammontare di reddito imponibile medio per ciascun contribuente residente in un comune italiano è stato pari a 23,48mila euro. Nei centri il reddito medio, pari a 24,36mila euro, si attesta sopra la media nazionale, mentre nei comuni di aree interne il dato si riduce a poco oltre i 20mila euro pro capite. Considerando l’incidenza delle imprese attive in un determinato settore economico in ogni comune rapportata al totale delle imprese attive nel comune stesso, si misura l’indice di specializzazione economica(6). Un comune può essere definito “specializzato” se tale rapporto risulta maggiore dello stesso rapporto calcolato a livello nazionale. L’analisi è stata svolta relativamente ai tre settori economici: primario (agricolo), secondario (industriale) e terziario (i servizi). Le realtà comunali italiane, nel complesso, manifestano una vocazione imprenditoriale agricola: nel 58,9% delle amministrazioni comunali tale specializzazione è prevalente. Nei comuni di aree interne il dato si amplifica: il 72,9% di essi è specializzato nel settore 6 Da un punto di vista analitico si è proceduto al calcolo, per ciascun comune, dei quozienti di localizzazione (QL) dei tre settori (primario, secondario e terziario). A ciascun comune è stata poi attribuita la specializzazione economica corrispondente al massimo valore di QL osservato. 29 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne primario. I comuni classificati come centri mostrano invece una minore propensione al settore agricolo con il 43,4% specializzato in tale settore. I comuni di aree interne specializzati nel settore secondario sono meno della metà rispetto ai centri (19,9% i primi e 44,1% i secondi). Analogamente i comuni di aree interne specializzati nei servizi sono il 7,2% del totale, contro il 12,5% ed il 9,7% dei centri e della media nazionale rispettivamente. Da rilevare il dato sulla percentuale di comuni di aree interne partecipanti a forme di gestione associata di funzioni, quali Unioni di Comuni e Comunità Montane, rispetto alla media nazionale e ai comuni centri. Poco meno di un terzo dei comuni di aree interne, il 30,6%, fa parte di un’Unione di Comuni (ottobre 2015) e, nel 2014, oltre il 30% di una Comunità Montana (30,2%). Nei centri tali percentuali si riducono al 27,6% e al 10,3% rispettivamente, mentre a livello nazionale risalgono al 29,2% per quanto riguarda le Unioni di Comuni e al 20,8% per le Comunità Montane. Da rilevare il dinamismo dei comuni di aree interne per quanto riguarda l’attuazione degli interventi finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) nel ciclo di programmazione 2007-2013. Infatti il 52,8% dei comuni di aree interne è attuatore di progetti FESR contro il dato medio nazionale del 45,8% e il 38,1% dei centri. 30 L’obiettivo della coesione territoriale e le cinque innovazioni metodologiche 3 La Strategia e l’obiettivo della coesione territoriale Negli ultimi due decenni, la riflessione sulle politiche europee, in riferimento sia alla politica agricola che a quella di coesione, si è evoluta fino al riconoscimento di tre importanti necessità: • rinforzare l’approccio “place based”, così da rispondere propriamente ai bisogni specifici dei territori; • riconoscere in maniera più adeguata l’interdipendenza tra i territori, prescindendo dalle frontiere amministrative (le cosiddette aree funzionali, come ad esempio quelle che riconoscono i legami esistenti tra le aree urbane e quelle rurali); • rendere maggiormente equa la distribuzione degli investimenti sui territori. Dopo il lancio del periodo di programmazione 2007-2013, nel periodo 2007-2009, una serie di lavori e di iniziative testimoniano questa evoluzione(1). Il trattato di Lisbona, adottato nel 2009, fa della coesione territo- 1 Il disegno di una politica marittima integrata (PMI, 2007), che offre un quadro di coordinamento a tutti gli attori del mondo del mare e dei suoi litorali. È la prima iniziativa a livello di Unione europea che mira a coordinare un insieme di politiche per lo sviluppo di un’area specifica. La pubblicazione del Libro Verde della Commissione sulla Coesione Territoriale (2008). La diffusione del Rapporto Barca: “An Agenda for a reformed cohesion 33 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne riale un obiettivo dell’Unione europea e riconosce il carattere fortemente diversificato dei territori che la compongono. Gli obiettivi chiave della coesione territoriale sono la promozione di uno sviluppo più equilibrato, di una maggiore solidarietà tra territori e di un accesso equilibrato dei cittadini ai servizi di base. Si tratta anche di rendere operativi alcuni principi organizzativi propri della coesione territoriale: perseguire fluidità tra i diversi livelli territoriali all’interno di forme di governance multi-livello e non gerarchizzate; facilitare il coordinamento tra politiche territoriali e settoriali e perseguire strategie integrate e cooperazione tra territori. Contemporaneamente all’elaborazione della proposta della Commissione europea, anche i ministri responsabili della gestione del territorio dei 27 Stati membri hanno iniziato a considerare ai più alti livelli la questione della coesione territoriale. Si è così arrivati all’adozione, nel maggio 2011, sotto la presidenza ungherese del Consiglio europeo, della “Agenda territoriale dell’UE 2020: Verso un’Europa inclusiva, intelligente e sostenibile, fatta di regioni differenti”. Cinque proposte di questo documento sono interessanti dal punto di vista della Strategia in favore delle aree interne: • realizzare la Strategia UE 2020 in linea con i principi della coesione territoriale; • valorizzare le specificità dei territori e il loro capitale territoriale per assecondare il loro sviluppo anche attraverso la messa in rete dei territori stessi e le azioni di cooperazione territoriale; • rinforzare la dimensione territoriale della programmazione dei fondi europei (ovvero FEASR, FESR, FSE) a tutti i livelli (definizione delle priorità e degli interventi; valutazione; impatto e controllo); • incoraggiare gli approcci sperimentali di sviluppo locale integrato nei diversi contesti territoriali; • facilitare l’integrazione della dimensione territoriale nelle politiche (ivi comprese quelle settoriali) e assicurare il coordinamento di queste politiche a tutti i livelli implicati nei processi amministrativi e della governance. policy” (2009). L’adozione da parte del Consiglio europeo di una Strategia macro-regionale per il Mar Baltico (2009). 34 L’obiettivo della coesione territoriale e le cinque innovazioni metodologiche La Strategia costituisce sicuramente un unicum in Europa, sia dal punto di vista della sperimentalità che da quello dell’approccio territoriale delle politiche settoriali, in questo caso quella dell’istruzione, della salute e della mobilità. I legami tra la città e le aree rurali vengono analizzati dall’OCSE in relazione a tre diverse dimensioni territoriali: le città metropolitane e le aree periurbane; i legami tra città di medie dimensioni; le aree rurali periferiche e le “piccole città mercato”. I risultati di una serie di casi di studio in corso in diverse aree dell’Europa sono stati discussi nel corso della IX Conferenza OCSE sulle politiche di sviluppo rurale di Bologna “Partenariati ruraliurbani: un approccio integrato allo sviluppo economico(2)” (OCSE 2013). Le aree prototipali selezionate dalle diverse regioni del paese hanno caratteristiche che rientrano in queste tre tipologie individuate dall’OCSE, ci sono infatti aree interne a ridosso di città metropolitane (il caso dell’Antola Tigullio e Genova, Mugello-Bisenzio-Valdisieve sopra Firenze); aree che costituiscono vere e proprie reti di città di piccole e medie dimensioni (l’Appennino Basso Pesarese e Anconetano nelle Marche e la Sud-Ovest dell’Orvietano in Umbria); aree periferiche dai bassissimi livelli demografici e caratterizzate da reti di comuni di piccolissime dimensioni (Valli Maira e Grana in Piemonte e Alta Marmilla in Sardegna). La Strategia nazionale per le aree interne dell’Italia costituisce uno degli esempi più interessanti ad oggi, nel contesto europeo, di perseguimento dell’obiettivo della coesione territoriale, sia sul piano dei contenuti che del suo obiettivo ultimo: restituire alle aree interne un ruolo importante nel concorrere alla ripresa dello sviluppo economico del paese, sia sulla governance prescelta, che punta su aree vaste rappresentate da associazioni di comuni, sia sulla forte cooperazione richiesta tra Stato, regione e associazioni di comuni interessati. 2 “Rural-Urban Partnership: An Integrated Approach to Economic Development”, OECD publishing, Parigi, 2013. 35 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Le cinque innovazioni metodologiche La prima innovazione della Strategia è rappresentata dall’intervento congiunto e concomitante in favore dello sviluppo (in un’ottica di mercato) e in favore della cittadinanza (upgrading e facilitazione dell’accesso ai servizi). Nel breve periodo, la Strategia ha il duplice obiettivo di adeguare la quantità e qualità dei servizi di istruzione, salute, mobilità (cittadinanza) e di promuovere azioni di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale di queste aree, puntando anche su filiere produttive locali (mercato). Al primo obiettivo sono assegnate le risorse nazionali previste appositamente dalla Legge di Stabilità 2014 e 2015; al secondo obiettivo le regioni destineranno i fondi comunitari (FESR, FSE, FEASR, FEAMP) 2014-2020, nei diversi programmi interessati. La Strategia è partita nel 2014 dando il via all’identificazione da parte di ogni regione e dalla provincia autonoma di Trento di un’area pilota(3). Nel lungo periodo, l’obiettivo della SNAI è quello di invertire le attuali tendenze demografiche delle aree interne del paese. Per realizzare gli obiettivi della Strategia, gli interventi per lo sviluppo delle aree interne saranno perseguiti con due classi di azioni congiunte. Da un lato l’adeguamento della qualità/quantità dell’offerta dei servizi essenziali. Il miglioramento dell’organizzazione e della fruizione di servizi (tra cui in particolare quelli sanitari, dell’istruzione e della formazione professionale e i servizi alla mobilità) costituisce una condizione sine qua non per lo sviluppo, l’occasione per il radicamento di nuove attività economiche e un fattore essenziale per l’effettivo successo dei progetti di sviluppo locale. Se nelle aree interne non sono offerti quei servizi considerati “essenziali” per il godimento del diritto di cittadinanza, in queste aree non si può vivere e quindi non è immaginabile alcuna sostenibilità a lungo termine dei progetti promossi. 3 A settembre 2015 hanno deliberato 17 regioni e la Provincia Autonoma di Trento; la Provincia Autonoma di Bolzano non ha aderito alla Strategia. La Sicilia e la Lombardia hanno deliberato, in accordo con il Comitato tecnico aree interne, due aree pilota ciascuna, di cui una sperimentale. 36 L’obiettivo della coesione territoriale e le cinque innovazioni metodologiche Dall’altro lato la realizzazione di interventi in favore dello sviluppo locale inquadrati in progetti territoriali, orientati a generare domanda di lavoro attraverso il re-utilizzo del capitale territoriale. I progetti avranno natura integrata e dovranno riguardare almeno due dei settori chiave individuati dalla Strategia nazionale aree interne: la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e il turismo sostenibile; il sostegno ai sistemi agroalimentari e alle iniziative di sviluppo locale; il risparmio energetico e le filiere locali di energia rinnovabile; il saper fare artigianato. Entrambe le classi di azioni vengono realizzate in aree progetto composte da gruppi di comuni (anche a cavallo di più province e regioni) e identificate dalle regioni d’intesa con il Centro, attraverso un processo di diagnosi aperta. La seconda innovazione è l’approccio di strategia d’area e una forte attenzione al risultato. Prima di passare alla fase progettuale, infatti, ciascuna delle aree selezionate dovrà elaborare una visione di medio-lungo termine. Per evitare che l’intervento in ogni area progetto diventi una sommatoria di progetti frammentati, le aree progetto scelte saranno impegnate prima di tutto a elaborare un documento di strategia d’area, che indichi un’idea guida per indirizzare il cambiamento, lavorando sull’individuazione e la creazione di una “filiera cognitiva” trainante. Il documento sarà fondato sull’identificazione dei soggetti innovativi (che determineranno la scelta della filiera stessa) e dei centri di competenza dell’area e indicherà come si intende dare loro impulso. Le strategie dovranno pertanto prevedere dei risultati attesi e misurabili, coerenti con gli obiettivi della Strategia, e verificabili attraverso un metodo aperto. Solo e soltanto se le comunità esprimeranno e faranno propri questi risultati attesi, allora si potrà creare la pressione sociale necessaria per provocare effettivamente il cambiamento da perseguire. La preparazione della strategia sarà pertanto costruita attraverso un confronto aperto con il territorio, e un intenso lavoro di campo, con gli attori rilevanti del partenariato(4). 4 “Codice europeo di condotta sul partenariato”, Commissione europea, 2014. 37 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Nelle diverse fasi di costruzione della strategia d’area inizia la fase centrale di animazione e coprogettazione degli interventi attraverso lo scouting dei soggetti che possono portare un contributo alle linee di azione identificate, il coinvolgimento sul territorio dei soggetti rilevanti negli ambiti prioritari, l’immissione di competenze specifiche e il confronto con altre esperienze. La terza innovazione è quella di aver scelto di lavorare esclusivamente con associazioni tra comuni(5). I comuni costituiscono il soggetto pubblico di riferimento della Strategia, «l’unità di base del processo di decisione politica e - in forma di aggregazione di comuni contigui (sistemi locali intercomunali), sono partner privilegiati per la definizione della strategia di sviluppo d’area e per la realizzazione dei progetti di sviluppo»(6). I comuni di ogni area progetto devono pertanto realizzare forme appropriate di gestione associata di funzioni (fondamentali) e servizi. Perché la Strategia possa perseguire i suoi obiettivi, tali sistemi intercomunali devono diventare permanenti, e non essere il frutto di occasioni partenariali create da opportunità di progettazione (come ad esempio nel passato i PIT e i GAL). La quarta innovazione è quella di un forte tentativo di concentrazione territoriale. L’efficacia della Strategia dipende dalla capacità di concentrare risorse finanziarie e umane scarse nelle aree dove si combinano elevati bisogni, opportunità e capacità di coglierle. Questa concentrazione avviene attraverso il processo di selezione di poche aree (realizzato tramite esercizi di pianificazione territoriale) alle quali destinare l’intervento in ciascuna regione. Nel 2014 è stato realizzato un processo di selezione pubblico e aperto, che è partito dalle proposte dei territori e delle regioni - relative a sistemi di comuni interni. La selezione, che ha seguito il metodo sopra descritto, ha individuato ad oggi 61 aree progetto, nelle quali vivono 1,7 milioni di abitanti, composte per circa il 58% da comuni periferici ed ultraperiferici. 5 Tali forme associative si sono realizzate attraverso Unioni di Comuni o convenzioni. 6 Accordo di Partenariato per l’Italia. 38 L’obiettivo della coesione territoriale e le cinque innovazioni metodologiche La quinta ed ultima innovazione riguarda il metodo aperto, il lavoro partenariale sui territori e il coinvolgimento dei diversi attori sociali sia nella fase di selezione delle aree che in quella del disegno della Strategia e della coprogettazione. In particolare, sia il lavoro di costruzione degli indicatori e della matrice “open aree interne”, che quello di costruzione e follow up delle strategie con il contributo delle compagini locali, è stato possibile grazie al metodo innovativo di forte collaborazione interistituzionale costruito all’interno del Comitato tecnico aree interne. 39 Il ruolo dei comuni e l’importanza delle gestioni associate 4 Come anticipato nel Capitolo precedente, i comuni sono i principali protagonisti della Strategia nazionale aree interne. In ogni area progetto selezionata quale beneficiaria degli interventi essi dovranno individuare forme appropriate di gestione associata di funzioni (fondamentali) e servizi (nelle forme previste dall’ordinamento: convenzioni o Unioni) che siano «funzionali al raggiungimento dei risultati di lungo periodo degli interventi collegati alla strategia e tali da allineare pienamente la loro azione ordinaria con i progetti di sviluppo locali finanziati»(1). I comuni interessati, in sostanza, superando localismi non più giustificati e ritrosie a cooperare in progetti di sviluppo di dimensione sovracomunale, attraverso la gestione associata di funzioni o servizi, «dovranno provare di essere in grado di guardare oltre i propri confini»(2). È questo un punto qualificante della Strategia. La gestione associata è assunta quale prerequisito essenziale della Strategia di sviluppo e segnala l’esigenza di pervenire ad un diverso assetto della gestione territoriale dei servizi comunali, in grado di assicurare efficienza (ambiti ottimali) ed efficacia (tramite coordinamento intercomunale) alla gestione medesima, nonché garantire un livello più appropriato di intervento territoriale per l’esercizio delle funzioni fondamentali. 1 Accordo di Partenariato per l’Italia. 2 Ibidem. 43 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Dal punto di vista della governance del territorio, cioè dell’insieme di misure che regolano i poteri di intervenire su un dato contesto economico e sociale, la gestione associata è così assunta come una modalità organizzativa di esercizio delle prerogative pubbliche che consente ai titolari di quei poteri (i comuni) di esprimere quella maggiore capacità di progettazione e attuazione dell’azione collettiva di sviluppo locale richiesta dalla SNAI. Ciò quale condizione per assicurare universalità e migliore qualità dei servizi di cittadinanza, nonché il perseguimento dei risultati attesi degli investimenti in termini di sviluppo economico, sociale ed occupazionale. In effetti, gestire funzioni e servizi in forma associata significa lavorare di fatto alla costruzione di una piattaforma territoriale unica, capace di superare confini amministrativi e limitazioni di competenze ed offrire dimensioni adeguate per far sprigionare dalle attività di gestione economie di scala (dove possibile) o punti di equilibrio e sostenibilità più avanzati nell’erogazione di servizi e beni pubblici(3). Ma come si soddisfa tale prerequisito? Che relazioni vi sono fra questo e il tema dell’obbligatorietà della gestione associata di funzioni per i comuni di minori dimensioni demografiche, fissata dalla normativa vigente (a partire dal DL n. 78\2010 fino alla Legge 56\2014)? La verifica in sede istruttoria del prerequisito associativo, come detto, è discriminante ai fini dell’ammissibilità delle aree progetto alla Strategia e quindi alla sottoscrizione dell’Accordo di Programma Quadro che dà attuazione alla Strategia medesima. Innanzitutto, bisogna considerare che tale prerequisito non si considera soddisfatto dall’esistenza di aggregazioni temporanee costruite «su e per 3 L’Accordo di Partenariato, non a caso, precisa che «Il prevalere nelle aree interne dei comuni di piccole dimensioni implica che un’organizzazione in forma associata (sia questa più o meno formalizzata) e/o consortile dei comuni è fondamentale per l’organizzazione dei servizi sul territorio». 44 Il ruolo dei comuni e l’importanza delle gestioni associate progetti/programmi di sviluppo»(4), tipica di gran parte degli interventi di sviluppo locale promossi nel nostro paese, almeno a partire dalla stagione della programmazione negoziata (patti territoriali, contratti d’area) e, successivamente, con le formule utilizzate dalla politica di coesione comunitaria (PIT, PISU, PIST, GAL, ecc.). È invece necessario realizzare aggregazioni permanenti fra i comuni interessati, costruite su un disegno di gestione ordinaria di funzioni fondamentali e servizi locali. È evidente che gestione obbligatoria ex lege e prerequisito della Strategia siano fenomeni connessi: impossibile richiedere ai comuni di trattare suddetta materia senza tener conto del quadro normativo ed ordinamentale. Tuttavia, i due fenomeni devono essere considerati concettualmente separati. La gestione obbligatoria ex lege, per i comuni sottoposti a tale vincolo, procede sui binari degli adempimenti tracciati - per tipologie dimensionali degli enti - dalla normativa nazionale e regionale, nei tempi fissati dal legislatore. Per i comuni non obbligati, invece, il prerequisito avanza in via volontaristica ed autonoma: a prescindere dalla dimensione demografica, i comuni interessati procederanno sulla base del TUEL ad associare funzioni e servizi, a mezzo convenzione o Unione, secondo le esigenze unitarie richieste dalla Strategia e nei tempi definiti dalle relative procedure di attuazione. È chiaro che per i comuni obbligati ex lege, non può essere permessa nessuna deroga ai dettami legislativi e, come il meno contiene il più, se i tempi fissati legislativamente e i tempi di attuazione della Strategia coincidono, ovvero i primi anticipano i secondi, l’assolvimento dell’obbligo e l’acquisizione del prerequisito coincidono. La garanzia che non si creino disallineamenti fra gli ambiti territoriali di intervento disegnati dalla SNAI e gli ambiti territoriali definiti dagli obblighi di associazionismo ordinamentale è assicurata dalla funzione di 4 “Il pre-requisito generale della gestione di servizi comunali nella Strategia Nazionale per le Aree Interne”, DPS, Documento di lavoro: versione 24 luglio 2014. 45 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne coordinamento regionale, che in ambedue casi esprime una potestà legislativa di indirizzo sulla materia in questione, attribuita alle regioni, rispettivamente, dalle procedure SNAI e dalla legislazione nazionale. 46 L’individuazione delle aree, gli strumenti di attuazione e le risorse 5 L’individuazione delle aree Il processo di selezione delle aree su cui concentrare gli interventi nel periodo di programmazione 2014-2020 è avvenuto attraverso una procedura di istruttoria pubblica, svolta da tutte le amministrazioni centrali raccolte nel Comitato nazionale aree interne e dalla regione (o provincia autonoma) interessata(1). Oltre a identificare le aree progetto (ad inizio ottobre 2015 si contano 61 aree(2) su 18 regioni(3) e sulla P.A. di Trento), obiettivo dell’istruttoria è stato anche quello di selezionare, per ogni regione e provincia autonoma, l’area pilota su cui avviare la Strategia e sulla quale concentrare i fondi della Legge di Stabilità 2014. A tal proposito, secondo quando disposto dalla Delibera CIPE n. 9/2015(4), le aree pilota su cui saranno ripartite le risorse 1 Al Comitato nazionale partecipano anche ANCI e IFEL. 2 Tra queste le aree Valchiavenna (Lombardia) e Val Simeto (Sicilia) sono state selezionate dal Comitato tecnico aree interne, d’intesa con la regione di appartenenza, per realizzare sperimentazioni particolarmente avanzate della Strategia. 3 Soltanto per la Regione Emilia-Romagna la procedura di identificazione delle aree progetto, e conseguentemente dell’area pilota, è in corso di svolgimento. 4 “Programmazione dei fondi strutturali di investimento europei 2014-2020. Accordo di Partenariato - Strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne del paese: indirizzi opera- 49 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne della Strategia allocate dalle Leggi di Stabilità per il triennio 2014-2016 sono 23. L’istruttoria ha previsto una fase di diagnosi dei dati e delle informazioni relative alle aree candidate e una successiva fase di verifica di campo con focus group e missione del Comitato(5). Su queste basi sono andate emergendo candidature di gruppi di comuni sia direttamente (presentate alla regione o al Centro), sia indirettamente da parte delle regioni e province autonome. Tali candidature sono state esaminate nella prima fase del lavoro dai due livelli di governo attraverso incontri bilaterali volti a valutarne la coerenza rispetto ai criteri stabiliti. La selezione delle aree è avvenuta dunque inizialmente sulla base di una diagnosi dei dati quantitativi e qualitativi disponibili che spesso ha portato a modificare la perimetrazione delle candidature avanzate. Sulla base delle ipotesi passate a questo primo vaglio, è stata quindi organizzata la fase di verifica di campo, con la missione di una rappresentanza completa del Comitato nazionale aree interne (che ha sempre assicurato la presenza del Ministero dell’Agricoltura, della Salute, dell’Istruzione, dell’Economia e delle Finanze, di ANCI-IFEL, del coordinamento DPS e dei progettisti Invitalia) e della regione nel comune designato per l’incontro dal gruppo di amministrazioni comunali candidato. La verifica, preceduta da contatti e da un lavoro preparatorio con i rappresentanti del territorio e con la regione o provincia autonoma, è culminata in un focus group al quale hanno partecipato, oltre ai sindaci dell’area candidata, soggetti rilevanti della società locale (lavoratori, insegnanti, studenti, medici, imprenditori, artisti, dirigenti ed esperti nei campi della scuola, salute e mobilità). Dopo la missione, il Comitato ha avviato un’interlocuzione con la regione, volta a valutare le modifiche alle candidature che la verifica di campo aveva suggerito. tivi”, 28 gennaio 2015. 5 L’istruttoria pubblica di selezione delle aree è diffusamente descritta nella “Relazione annuale sulla Strategia nazionale per le aree interne” presentata al CIPE dal Sottosegretario De Vincenti, luglio 2015, da cui sono tratte le informazioni contenute nel presente Capitolo. 50 L’individuazione delle aree, gli strumenti di attuazione e le risorse Terminata questa fase di approfondimento e individuato un punto di accordo con la regione, il Comitato ha elaborato un documento di istruttoria che è stato restituito a tutte le parti e reso pubblico. Il documento di istruttoria contiene dati, considerazioni e valutazioni sui criteri ritenuti funzionali a un’attività di coprogettazione, volta alla definizione di obiettivi specifici, azioni puntuali, criteri di valutazione, nel caso in cui l’area selezionata dalla regione fosse diventata quella pilota. Con il rilascio dell’istruttoria si sono create le condizioni per una decisione formale della regione sulle aree progetto, nonché sulla scelta dell’area pilota. Si ricorda che la gestione in forma associata di funzioni (fondamentali) e di servizi è assunta quale prerequisito essenziale della Strategia di sviluppo. Al momento dell’avvio della procedura di sottoscrizione dell’APQ attuativo della medesima, i comuni interessati dovranno aver soddisfatto il prerequisito, esibendo le convenzioni che attestino la gestione associata di funzioni e servizi, secondo la gradualità e la tempistica prevista dalla legislazione vigente, ovvero documentando il numero di funzioni e/o servizi che gestiscano a mezzo Unione. Il Comitato tecnico nazionale valuterà l’assolvimento dell’obbligo associativo. Qualora il prerequisito non risulti ancora soddisfatto, i sindaci delle aree pilota interessate dovranno assumere una delibera di Giunta o di Consiglio in cui sia chiaramente indicata la tempistica di perfezionamento (approvazione) delle convenzioni in questione, accertandosi che suddetta tempistica sia coerente con il rispetto dei tempi istruttori necessari per la sottoscrizione dell’APQ. Se al momento della sottoscrizione dell’APQ, i comuni interessati non saranno in grado di esibire le convenzioni associative, l’area pilota di cui fanno parte perderà il requisito di ammissibilità alla Strategia. Nella procedura subentreranno le altre aree progetto identificate nei Programmi Operativi Regionali e/o negli atti deliberativi delle rispettive regioni. A seguito dell’istruttoria pubblica, coordinata dal Comitato nazionale aree interne, le regioni, maturata una convergenza di valutazioni, con delibera 51 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne di Giunta, hanno adottato una decisione formale sull’individuazione delle aree pilota per l’attuazione della SNAI. A tale decisione ha corrisposto, ad integrazione delle risorse nazionali, l’impegno a destinare su tali aree stanziamenti adeguati di fondi comunitari (FESR, FSE, FEASR) a valere dei rispettivi documenti di programmazione (Programmi Operativi FESR e FSE e Programmi di Sviluppo Rurale). Ad inizio ottobre 2015 hanno deliberato 17 regioni e una provincia autonoma: Liguria, Marche, Lombardia e Campania hanno individuato le aree pilota già nel corso dell’annualità 2014; Sardegna, Umbria, Molise, Toscana, Piemonte e la Provincia Autonoma di Trento hanno deliberato entro il 30 marzo 2015; Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, Veneto, Puglia, Basilicata, Valle d’Aosta, Sicilia e Lazio hanno deliberato successivamente alla data indicata dal CIPE. In Emilia-Romagna il provvedimento non risulta ancora adottato, mentre in Calabria sono state identificate solo le aree progetto, ma non quella pilota. È opportuno rilevare che, nell’ambito delle delibere adottate dagli enti territoriali, in diversi casi non è stata scelta solamente un’area alla quale destinare il finanziamento, ma si è anche provveduto a indicare altre aree potenziali destinatarie di ulteriori eventuali finanziamenti. Strumenti e risorse L’articolo 1 della Legge di Stabilità 2014 individua quale strumento attuativo di cooperazione interistituzionale l’Accordo di Programma Quadro (APQ)(6). I soggetti attuatori per la componente relativa alle azioni sui servizi di base e finanziati con tali risorse ordinarie della Legge di Stabilità saranno individuati da ciascuna amministrazione centrale di riferimento, in relazione alla tipologia di intervento ammesso a finanziamento. In caso di mancato rispetto dei termini fissati dalla delibera CIPE citata, il contributo potrà essere assegnato, sentito il Comitato tecnico aree interne chiamato a valutare la gravità del ritardo, a una diversa area progetto. 6 Art. 2 comma 203 lett. c) della Legge 23 dicembre 1996, n. 662. 52 L’individuazione delle aree, gli strumenti di attuazione e le risorse Il Comitato tecnico provvederà in tal caso ad individuare l’area progetto che abbia completato l’istruttoria per l’inserimento in APQ all’interno della stessa regione. In mancanza, si procederà ad individuare l’area progetto di un’altra regione rientrante nel novero di quelle candidabili secondo l’ordine di priorità derivante dall’ordine cronologico di approvazione delle rispettive strategie d’area. Quanto alle modalità di trasferimento, sempre con riguardo alle allocazioni ex Legge di Stabilità 2014, la delibera CIPE stabilisce che le risorse saranno trasferite direttamente ai soggetti attuatori degli interventi finanziati, sulla base di apposita richiesta di assegnazione in favore di ciascuna area pilota con indicazione dell’amministrazione centrale capofila per ciascun settore di riferimento degli interventi(7). La richiesta sarà trasmessa dall’Agenzia per la Coesione Territoriale al MEF che provvederà a effettuare le erogazioni in favore degli interventi (tramite l’IGRUE-Ragioneria Generale dello Stato) con le seguenti modalità: • erogazione di un’anticipazione; • disposizioni di pagamenti intermedi sulla base dello stato di avanzamento delle attività; • pagamento del saldo finale, nella misura del 10% della dotazione finanziaria complessiva dell’intervento, a conclusione dell’intervento. Entro il 30 settembre di ciascun anno di riferimento, dovranno essere presentati al CIPE i risultati degli interventi pilota, al fine di valutare successivi rifinanziamenti della relativa autorizzazione di spesa. Le singole amministrazioni titolari degli interventi, ivi compresi quelli di assistenza tecnica, assicureranno la messa in opera di sistemi di gestione 7 Ministero della Salute per gli interventi in materia di sanità, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per gli interventi in materia di istruzione, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per gli interventi in materia di mobilità, Agenzia per la Coesione Territoriale e Dipartimento per le Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per gli interventi di assistenza tecnica. 53 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne e controllo efficaci ed idonei a garantire il corretto utilizzo delle risorse finanziarie attribuite ed al monitoraggio dello stesso. Assicureranno, altresì, la realizzazione di ogni iniziativa finalizzata a prevenire, sanzionare e rimuovere eventuali casi di abusi ed irregolarità nell’attuazione degli interventi e nell’utilizzo delle relative risorse finanziarie. Quanto al quadro generale della dimensione finanziaria della Strategia nazionale aree interne, la scelta operata dai diversi livelli istituzionali coinvolti nella programmazione ed attuazione della Strategia è quella dell’integrazione delle fonti finanziarie per l’attuazione degli interventi, composte da: • risorse nazionali a valere sulla Legge di Stabilità; • risorse dei Programmi Operativi Regionali (POR) cofinanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e dal Fondo Sociale Europeo (FSE), nonché dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) cofinanziati dal FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale). Dal punto di vista delle risorse finanziarie, quanto alle risorse nazionali, le Leggi di Stabilità 2014 (art. 1, commi da 13 a 17, Legge n. 147/2013) e 2015 (artt. 674 e 675 Legge 23 dicembre 2014, n. 190) hanno destinato, rispettivamente: • l’importo complessivo di 90 milioni di euro per il triennio 2014-2016, per la realizzazione degli interventi finalizzati all’attuazione della Strategia nazionale aree interne (Legge di Stabilità 2014); • ulteriori 90 milioni di euro per il triennio 2015-2017, per il rafforzamento della Strategia (Legge di Stabilità 2015). Secondo le disposizioni della delibera CIPE le risorse stanziate dalla Legge di Stabilità per il 2014 sono ripartite a favore di interventi pilota in 23 aree progetto (la delibera non riguarda dunque lo stanziamento ex Legge di Stabilità 2015). In particolare l’importo di 86,02 milioni di euro è attribuito alle 23 aree progetto in ragione di 3,74 milioni di euro ciascuna e l’importo di 3,98 milioni di euro è destinato alle attività di assistenza tecnica e rafforzamento amministrativo. 54 L’individuazione delle aree, gli strumenti di attuazione e le risorse Con l’ulteriore stanziamento ad opera della Legge di Stabilità 2015, alle prime potenziali 23 aree progetto selezionate come pilota, si è aggiunto un pari ammontare che potrà finanziare gli interventi anche in un secondo gruppo di aree progetto che Comitato tecnico aree interne e regioni decidano entro fine 2015 di individuare nel complesso delle aree progetto selezionate. Le risorse addizionali (180 milioni di euro complessivamente) così rese disponibili nel c.d. Fondo di Rotazione(8) (che contiene le risorse per il cofinanziamento comunitario dei fondi europei) per il riequilibrio dell’offerta dei servizi di base nelle aree interne (scuola, salute e mobilità) sono state ripartite come segue: • anno 2014, 3 milioni di euro; • anno 2015, 23 milioni di euro; • anno 2016, 60 milioni di euro; • anno 2017, 94 milioni di euro. 8 Art. 5 della Legge 16 aprile 1987, n. 183. 55 La Strategia nei programmi regionali della coesione 6 Le informazioni di seguito riportate sono il frutto dell’analisi condotta su tutti i Programmi Operativi Regionali (POR) FESR e FSE 2014-2020, approvati a settembre 2015(1). Rispetto alle suddette regioni saranno indicate, laddove pubblicate, anche le allocazioni per l’attuazione della SNAI previste a valere sul FEASR. L’analisi dei POR indica le aree territoriali prese in considerazione dalle regioni per l’attuazione della SNAI. Tale indicazione è strettamente correlata alla corretta lettura dei dati sulla dimensione finanziaria che nei PO assumono gli interventi sulle aree interne. Infatti le aree progetto che saranno finanziate nel settennio 2014-2020 possono essere in numero maggiore delle aree pilota individuate dalle regioni e finanziate dalle Leggi di Stabilità 2014 e 2015. Quanto agli strumenti di attuazione degli interventi programmati nelle aree progetto individuate dai Programmi Operativi 2014-2020, come si 1 I POR non ancora approvati sono: POR Calabria (plurifondo) e POR FESR Campania (in questo ciclo di programmazione, i programmi regionali sono tutti monofondo, ad eccezione delle Regioni Molise, Puglia e Calabria per le quali i programmi sono plurifondo). Le suddette regioni hanno aderito alla Strategia nazionale aree interne. Non è stato invece inserito nella presente analisi il POR FESR della Provincia di Bolzano, in quanto la P.A. non aderisce alla Strategia. 59 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne vedrà nel dettaglio dell’analisi regione per regione, molte di esse (Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna e Sicilia) hanno indicato l’Investimento Integrato Territoriale (ITI). L’ITI è il nuovo strumento disciplinato dal Regolamento generale sui fondi strutturali 2014-2020 per l’attuazione di interventi integrati per settore, territorio e risorse finanziarie e consente l’integrazione fra diversi PO, assi tematici e fondi. Altre regioni, pur avendo indicato le risorse finanziarie destinate dai PO all’attuazione della SNAI, non specificano ancora lo strumento attuativo prescelto. REGIONE LAZIO Il POR FESR della Regione Lazio concorre al finanziamento di iniziative di sviluppo relative alle aree interne, ad integrazione degli interventi previsti a valere sul PO FSE 2014-2020 e sul PSR 2014-2020. Partendo dalla metodologia elaborata dal Comitato nazionale aree interne la regione ha candidato cinque aree: Alta Tuscia; Monti Reatini; Monti Simbruini; Val di Comino; Isole Pontine(2). Il POR FESR potrà concorrere allo sviluppo dell’area pilota attraverso i diversi Obiettivi Tematici, agendo, in coerenza e stretta sinergia con i Fondi FEASR e FSE (oltre naturalmente ai fondi nazionali). Una volta definita la strategia di area, il PO potrà concorrere, con interventi a regia o con specifiche riserve all’interno dei bandi, attraverso le azioni contemplate dai diversi obiettivi tematici (OT), in particolare con riguardo: • allo sviluppo della banda ultra larga (per la copertura a 30Mbps delle aree bianche eventualmente interessate); • alla prevenzione del rischio idrogeologico; • • • • • 2 Le Isole Pontine, seppur indicate nel POR FESR come aree bersaglio della Strategia, non vengono indicate fra le aree progetto nella successiva delibera regionale. 60 La Strategia nei programmi regionali della coesione • alla qualificazione dei servizi turistici mediante il sostegno alle PMI che presentano progetti e soluzioni innovative; • all’introduzione ed allo sviluppo di tecnologie in grado di migliorare la sostenibilità, nell’ampia accezione data dalla Smart Specialisation Strategy regionale. Il POR FESR destinerà alle aree selezionate risorse da un minimo dell’1% fino ad un massimo del 5% della sua dotazione; una migliore declinazione dell’apporto dei singoli assi ed azioni del PO sarà possibile solo a seguito della declinazione della strategia di intervento. Analogamente per il POR FSE, la dotazione finanziaria verrà stabilita in funzione delle azioni che complessivamente e puntualmente agiranno sulle aree selezionate; si stima comunque che il FSE sosterrà indicativamente il 15% del costo dei progetti. Quanto al FEASR, il PSR Lazio rinvia la specificazione delle azioni da realizzare e le relative risorse finanziarie ad una fase successiva a seguito del processo di concertazione e programmazione attuativa tra le diverse autorità coinvolte. REGIONE EMILIA-ROMAGNA Nel quadro della Strategia aree interne, l’Emilia-Romagna ha identificato quattro macro aree tra cui selezionare l’aree pilota(3): Crinale occidentale e piacentino; Montagna centrale; Montagna orientale; Delta del Po. La definizione della Strategia per le aree interne dovrà assicurare la convergenza dei diversi programmi FESR, FSE e FEASR verso un obiettivo di sviluppo comune dell’area pilota. Principali soggetti interlocutori per l’attuazione della strategia sono individuati nelle Unioni di Comuni. • • • • 3 In Emilia-Romagna il processo di istruttoria della Strategia è ancora in corso. All’esito di questa, come per le altre regioni, saranno individuate, tra quelle indicate nel POR, le aree progetto. 61 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Il contributo specifico del POR FESR si concentrerà su interventi volti al consolidamento, qualificazione e diversificazione degli asset del turismo e su interventi per la sostenibilità energetica, nell’ambito degli Assi 5 (“Valorizzazione delle risorse artistiche, culturali e ambientali”) e 4 (“Promozione della low carbon economy nei territori e nel sistema produttivo”) di cui si stima una percentuale minima dedicata dal 10% al 15% per l’Asse 5 (ricomprendendo tutte le azioni previste), e dal 5% al 10% dell’Asse 4 relativamente alla quota destinata agli interventi in campo energetico di natura pubblica. Si garantirà così un totale di risorse allocate non inferiore a 3,7 milioni di euro messe a disposizione dal FESR. Alle risorse del PO FESR, si aggiungeranno quelle del FSE: il POR FSE approvato non contiene l’indicazione dell’ammontare delle risorse che saranno allocate per l’attuazione della Strategia. Nel PSR (FEASR) si legge che a valere su tale Programma, la regione, così come per il FESR, assicura un sostegno finanziario pari ad almeno 3,7 milioni di euro nell’area pilota. REGIONE VENETO Per la Strategia aree interne, il Veneto ha individuato quattro aree progetto: Agordina; Sappada; Spettabile Reggenza; Contratto di Foce. L’implementazione della Strategia per le aree interne del Veneto mira a concentrare le azioni in pochi ambiti: consolidamento, qualificazione e diversificazione dei sistemi produttivi territoriali, sostenibilità energetica e ambientale, accessibilità ai servizi al cittadino. All’interno del POR FESR si individuano le seguenti priorità d’investimento: • “Tutela del territorio e comunità locale” (Asse 2); • “Saper fare e artigianato” (Asse 3); • “Risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile” (Asse 4). • • • • 62 La Strategia nei programmi regionali della coesione La regione sarà il soggetto coordinatore, mentre i comuni saranno partner chiave per la definizione della Strategia e per la realizzazione dei progetti di sviluppo locale, privilegiando organizzazioni in forma associata e/o consortile (già esistenti o in via di consolidamento) per l’organizzazione dei servizi sul territorio. I soggetti dovranno poi sottoscrivere degli Accordi di Programma Quadro per coordinare gli interventi tra i livelli di governo coinvolti e assicurare la sinergia dei progetti di sviluppo locale con l’adeguamento dei servizi essenziali. La regione ha costituito un gruppo di lavoro al fine di dare corso alla Strategia e per garantire il coordinamento tra le Autorità di Gestione del FESR, del FSE e del FEASR e le altre strutture regionali coinvolte. Le risorse programmate consistono in una riserva pari a circa il 3% delle risorse degli Assi 2, 3 e 4 per un ammontare complessivo di circa 10 milioni di euro a valere sul POR FESR, da ripartire fra le varie azioni che verranno individuate a seguito di un’analisi delle necessità dei territori in collaborazione con le istituzioni locali. Per il FSE l’importo ipotizzato per questi interventi è pari a circa 1 milione di euro. Per quanto riguarda il PSR, il sostegno a tali aree viene assicurato mediante una riserva specifica minima pari all’1% delle risorse pubbliche programmate per le misure 4, 6, 7, 8, 10, 11, 13 (tali misure sono le più coerenti ai temi di seguito individuati tra quelli indicati dall’Accordo di Partenariato ossia tutela del territorio, valorizzazione delle risorse naturali, sistemi agroalimentari e risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile): • Misura 4 (quota FEASR), 1.927.000 euro; • Misura 6 (quota FEASR), 568.000 euro; • Misura 7(quota FEASR), 223.000 euro; • Misura 8 (quota FEASR), 183.000 euro; • Misura 10 (quota FEASR), 717.000 euro; • Misura 11 (quota FEASR), 94.000 euro; • Misura 13 (quota FEASR), 518.000 euro. 63 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne REGIONE MARCHE La Regione Marche intende attuare Investimenti Territoriali Integrati (ITI) utilizzando risorse provenienti da due o più Assi per sostenere strategie d’intervento riguardanti aree geografiche (urbane e non) con specifiche caratteristiche, dunque anche l’attuazione della Strategia aree interne. La regione ha individuato tre aree progetto: • Appennino Basso Pesarese e Anconetano; • Nuovo Maceratese; • Ascoli Piceno. Si intende attivare fino a 3 ITI territoriali selezionati nell’ambito della Strategia nazionale aree interne. La scelta di ricorrere agli Investimenti Territoriali Integrati è volta a consentire l’utilizzo sinergico di azioni materiali e immateriali, facilitata anche dalla compresenza di risorse FESR e FSE, per massimizzare gli impatti e le ricadute sulla popolazione. Allo stesso tempo, la Strategia assegna un ruolo decisivo ai comuni che, attraverso l’aggregazione fra enti contigui, saranno l’elemento propulsore dei progetti, disponendo delle conoscenze su competenze e risorse localmente attivabili per cambiare le traiettorie in atto e innescare nuovi processi di sviluppo. Sull’ITI aree interne convergeranno risorse afferenti agli Obiettivi Tematici 3 (promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, del settore agricolo, della pesca e dell’acquacoltura), 4 (sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori) e 6 (preservare e tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse del POR FESR 2014-2020) per un importo complessivo pari a circa il 2% del totale della dotazione del Programma, per un totale di risorse FESR pari a 5.254.146 euro, così suddivise fra gli Assi del POR FESR: • Asse 1 “Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione” FESR, 606.002 euro; • Asse 2 “Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione” FESR, 189.778 euro; 64 La Strategia nei programmi regionali della coesione • Asse 3 “Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese” FESR, 1.935.892 euro; • Asse 4 “Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori” FESR, 444.173 euro; • Asse 6 “Tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse” FESR, 2.078.301 euro. I progetti pilota potranno ricevere ulteriori finanziamenti dal Programma FSE con un ammontare di risorse orientativamente pari all’1% della dotazione finanziaria complessiva (2.879.796 di euro). Mentre sull’ITI aree interne convergeranno le risorse del FESR, al raggiungimento degli obiettivi dei progetti pilota potranno concorrere le risorse dal Programma di Sviluppo Rurale per finanziare azioni coerenti con gli obiettivi del PSR stesso e che verranno attuate nell’ambito dell’approccio CLLD(4); inoltre la Regione Marche interverrà anche direttamente con le sottomisure 7.2, 7.4, 7.5 e con parte della sottomisura 7.6. REGIONE UMBRIA La regione intende sostenere la realizzazione di azioni di sistema, con utilizzo integrato di fonti finanziarie diverse, nell’ambito delle aree progetto individuate nel territorio regionale. Attraverso le azioni dei seguenti Assi si darà attuazione a 4 aree tematiche: con l’Asse 3 “Competitività delle PMI” si darà attuazione all’area tematica del saper fare e artigianato; con l’Asse 5 “Ambiente e cultura” si darà attuazione alle prime due aree tematiche, ossia tutela del territorio e comunità locali e valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile; con l’Asse 4 “Energia - Economia a basse emissioni di carbonio” si darà attuazione all’area tematica del risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile. È previsto inoltre di attivare l’Asse 7 per le attività di progettazione e supporto all’attuazione dei progetti integrati d’area. 4 Community Led Local Development (CLLD, ossia sviluppo locale di tipo partecipativo). 65 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Sono emerse dalle mappature tre aree progetto: • Nord Est; • Sud Ovest; • Val Nerina. Nell’ambito di un approccio integrato di sviluppo territoriale (attuato con il concorso di risorse nazionali e dei Programmi Operativi FESR, FSE e FEASR), il PO FESR intende sostenere la strategia regionale delle aree interne, destinando ad essa una quota pari almeno all’1% del totale delle risorse complessive del PO FESR (pari a 3.562.932 euro), del PO FSE (pari a 2.285.027 euro) e del PSR (pari a 3.780.120 euro). REGIONE PIEMONTE La Regione Piemonte mira a promuovere, sulle aree interne individuate, Investimenti Territoriali Integrati (ITI), capaci di creare/restituire attrattività ai territori interni grazie alla: promozione di servizi digitali interoperabile tra PA, cittadini ed imprese; creazione di occasioni produttive, occupazionali e di inclusione sociale; promozione dell’efficientamento energetico; tutela ambientale. Le aree regionali potenziali per l’attuazione della SNAI sono: • Valli Maira e Grana; • Val d’Ossola; • Val di Lanzo; • Val Bormida. Tra queste, un più elevato livello di priorità - alla luce dei persistenti fenomeni di marginalità, di scarsa accessibilità, di crisi delle attività produttive - è attribuito alle Valli Maira e Grana e alla Val d’Ossola. I comuni definiranno la strategia d’area, realizzeranno i progetti di sviluppo e in forma aggregata promuoveranno la gestione di servizi. La regione attiverà un ITI per ogni area, in modo da concentrare in una strategia d’investimento condivisa i finanziamenti provenienti da più Assi e PO. La regione intende stanziare per gli ITI un totale di risorse del POR FESR pari a 12 milioni di euro, di cui 6 milioni di euro a valere sul FESR: • • • • 66 La Strategia nei programmi regionali della coesione • Asse 2 “Agenda digitale” (OT 2) FESR, 1.000.000 euro; • Asse 3 “Competitività dei sistemi produttivi” (OT 3) FESR, 2.500.000 euro; • Asse 4 “Energia sostenibile e qualità della vita” (OT 4) FESR, 1.000.000 euro; • Asse 5 “Tutela dell’ambiente e valorizzazione risorse culturali e ambientali” (OT 6) FESR, 1.500.000 euro. Il POR FSE ha destinato a tale scopo un ammontare di 1,5 milioni di euro (compresa la quota di cofinanziamento nazionale), nell’ambito degli Assi 1 “Occupazione”, 2 “Inclusione sociale e lotta alla povertà” e 3 “Istruzione e formazione” (250.000 euro FSE per ciascuno degli Assi). Le modalità di intervento del PSR saranno invece stabilite in funzione dei contenuti degli Accordi di Programma e delle singole strategie d’area, nel limite di riserva indicativa dello 0,25% della dotazione finanziaria del PSR (il Programma vale complessivamente 471.325.000 euro) per ciascuna delle quattro aree candidabili alla SNAI e comunque per un importo massimo complessivo pari a 10,9 milioni di euro. REGIONE LOMBARDIA La Regione Lombardia ha aderito pienamente alla Strategia aree interne. I territori target individuati sono: • Valtellina; • Valchiavenna. A queste due aree progetto se ne potranno aggiungere altre due. Si è optato per un Asse dedicato nel POR FESR alle potenziali quattro aree interne, ovvero l’Asse 6 “Sviluppo turistico delle aree interne”, con una dotazione pari a 19 milioni di euro (risorse FESR e cofinanziamento nazionale), che punterà alla promozione della competitività del territorio ed in particolare allo sviluppo turistico integrato delle aree, alla tutela dei beni culturali materiali ed immateriali e all’efficientamento energetico del patrimonio pubblico. 67 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Oltre a queste risorse dedicate allo sviluppo turistico, il POR FESR destina altri 19 milioni di euro, con riserve sugli Assi 1 “Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione”, 3 “Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese” e 4 “Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori”. L’importo complessivo di 38 milioni di euro a valere sul POR FESR, si coordinerà con 15 milioni di euro a valere sul POR FSE (risorse FSE e cofinanziamento nazionale) per azioni ad esempio di formazione e di capacity building per la PA. Infine si prevede l’integrazione con eventuali ulteriori risorse proprie regionali e con risorse FEASR a valere sul PSR che sosterrà azioni di propria competenza, definendo priorità nelle proprie linee di finanziamento per le aree interne. IL PSR intende contribuire alla strategia di sviluppo delle aree interne mediante la concentrazione di risorse nelle aree selezionate, attraverso specifici criteri e priorità nell’ambito delle procedure di selezione dei progetti a valere sui bandi che saranno attivati. REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIA La regione individua la Strategia nazionale per le aree interne come strumento funzionale all’attuazione di un’organica strategia di sviluppo per la montagna regionale. La regione ha individuato tre potenziali aree progetto: • Alta Carnia; • Dolomiti Friulane; • Val Canale-Valli di Fella. Nell’area dell’Alta Carnia si intende avviare il primo progetto pilota. Il POR FESR contribuisce all’attuazione della SNAI mediante ITI con una dotazione finanziaria complessiva di 6,34 milioni di euro (quota FESR 3.170.000 euro), a valere sull’Asse 2 (“Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese”, con 4,32 milioni di euro, di cui 2,16 milioni di euro FESR) e sull’Asse 3 (“Sostenere la transizione verso un’economia 68 La Strategia nei programmi regionali della coesione a basse emissioni di carbonio in tutti i settori”, con 2,02 milioni di euro riservati alle aree interne, di cui 1,01 milioni di euro FESR). Il POR FSE concorre al finanziamento con una dotazione pari a circa 2,5 milioni di euro (quota FSE, a cui va aggiunta la quota di cofinanziamento nazionale, pari al 50%). L’integrazione del FEASR avviene attraverso la Misura 19 del PSR, con una dotazione aggiuntiva per le aree interne di 1,73 milioni di euro (quota FEASR). L’ITI aree interne verrà attuato con bandi specifici coerenti con i singoli progetti d’area. Gli interventi FESR, FSE e FEASR, saranno coordinati dagli obiettivi specifici dei singoli progetti d’area. REGIONE TOSCANA Per quanto riguarda le aree interne lo sforzo del POR FESR sarà indirizzato (in linea con la Strategia nazionale) alla realizzazione di progetti di sviluppo locale imperniati sulla rivitalizzazione economica e l’innovazione produttiva locale (con il concorso di OT1 e OT3), la copertura digitale e il miglioramento dei servizi di informazione e comunicazione (OT2) e l’efficienza energetica (OT4). La regione ha identificato le aree fragili e periferiche lungo l’arco appenninico (Lunigiana, Garfagnana, Montagna pistoiese, Mugello, Casentino) e nella Toscana centro-meridionale (Val di Cecina interna, Colline metallifere, Area grossetana interna); molte di queste aree risultano anche ad elevato rischio idrogeologico. Gli strumenti di attuazione degli interventi che potranno essere attivati con il POR FESR riguardano: • le procedure di selezione delle operazioni con l’inserimento al loro interno di specifiche priorità per le aree interne; • l’attivazione di procedure negoziali con i soggetti rappresentanti dei territori interessati; 69 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne • il sostegno di specifici progetti locali di sviluppo. L’area pilota per la sperimentazione della SNAI è stata identificata nell’area Casentino-Valtiberina. Su tale area sarà sperimentato un prototipo di progettualità condivisa, finalizzata al riequilibrio dei servizi di base e allo sviluppo delle potenzialità socio-economiche del territorio. La regione, in coerenza con l’Accordo di Partenariato, prevede che nei PO FESR, FSE, FEASR sarà destinato sino all’1% delle risorse dei rispettivi piani finanziari. Per il POR FESR si tratta di 7.924.545 euro, per il POR FSE di 7.036.446 di euro, per il PSR si tratta di 4.147.460 euro. REGIONE LIGURIA Per l’attuazione della SNAI, la Regione Liguria adotta un approccio territoriale integrato nell’affrontare le sfide territoriali proposte, attivando lo strumento dell’ITI (uno per ogni area progetto), che consente di concentrare in una strategia d’investimento condivisa per un territorio i finanziamenti provenienti da più assi e programmi operativi. Sono quattro le aree progetto individuate: • • • • Alta Valle Arroscia; Beigua e Unione Sol; Antola Tigullio; Val di Vara. A livello di governance, per assicurare l’efficacia gestionale degli interventi, è previsto un piano di azione ITI unico e modalità di gestione comuni per le quattro aree. È prevista una piramide gestionale al cui vertice si pone il segretariato tecnico, cui è affidato il ruolo guida per l’attuazione concreta del programma di sviluppo nel pieno rispetto del ruolo decisionale affidato alle amministrazioni locali, a partire dai comuni e dalle Unioni di Comuni. Un’agile cabina di regia regionale, composta dalle Autorità di Gestione dei vari programmi cui fanno riferimento i fondi at70 La Strategia nei programmi regionali della coesione tivati per il cofinanziamento delle azioni integrate, effettuerà un lavoro di coordinamento per l’attuazione degli interventi e garantirà un’adeguata tempistica degli stessi. La cabina si interfaccia col comune capofila del territorio oggetto dell’intervento o, ove presente, con l’Unione dei Comuni, che fanno da cinghia di trasmissione tra la cabina e i comuni beneficiari degli interventi. Per assicurare l’efficacia e la sostenibilità finanziaria della propria strategia per le suddette aree, la regione alloca le seguenti risorse, a carico di differenti programmi cofinanziati dai fondi strutturali: • 3,5 milioni di euro del POR FESR, con un’allocazione complessiva di 1 milione di euro sull’Asse 2 “Agenda digitale” e di 2,5 milioni di euro sull’Asse 4 “Energia”. La dotazione finanziaria indicativa per lo strumento ITI a valere sul FESR sarà dunque pari a 1.750.000 (di cui 500.000 euro sull’Asse 2, 1.250.000 euro sull’Asse 4). • 3,5 milioni di euro del PSR (FEASR), focalizzate sulla priorità dello sviluppo locale; • 1 milione di euro del POR FSE tramite le azioni degli Assi 1 “Occupazione” e 2 “Inclusione sociale e lotta alla povertà” (oltre a risorse provenienti dai PON “Istruzione” e “Inclusione”); • 5 milioni di euro dei programmi di cooperazione territoriale. REGIONE MOLISE La Regione Molise ha adottato la scelta del POR plurifondo FESR e FSE per il ciclo 2014-2020. La regione aderisce alla Strategia nazionale e ha candidato quattro aree progetto: • Mainarde; • Alto Medio Sannio; • Matese; • Fortore. Sceglie però di sostenere con il PO i territori appartenenti a tutte le aree interne presenti sul territorio regionale. 71 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne In particolare, per le quattro aree candidate al processo SNAI sarà attivato lo strumento ITI, uno per ogni area, ciascuno con una propria governance riferita ad un modello comune; tra queste aree è individuata quella progetto che verrà candidata a partecipare alla sperimentazione della fase pilota (area Matese). Per le rimanenti aree interne, si procederà mediante procedure negoziali, replicando le esperienze di progettazione integrata territoriale maturate nei precedenti periodi di programmazione. Alla luce del congiunto sentiero di sviluppo orientato alla sostenibilità economica e ambientale e all’evoluzione intelligente dei servizi alla collettività, il POR dedica alle aree un portafoglio di policy sostenuto da: Asse 2 “Agenda Digitale” FESR, 473.015 euro; Asse 3 “Competitività del sistema produttivo” FESR, 1.479.213 euro; Asse 4 “Energia Sostenibile” FESR, 1.640.449 euro; Asse 5 “Ambiente, cultura e turismo” FESR, 1.983.564 euro; Asse 6 “Occupazione” FSE, 596.151 euro; Asse 7 “Inclusione sociale e lotta alla povertà” FSE, 596.151 euro. Per un totale complessivo di risorse finanziarie (quota UE) pari a 6.768.543 euro. • • • • • • Agli ITI aree interne sono così attribuite risorse complessive del Programma pari a poco meno di 13,6 milioni di euro (8,8% del PO) di cui: • risorse FESR pari a 5,6 milioni di euro, per complessivi 11,2 milioni di euro (con cofinanziamento), che corrispondono rispettivamente al 10,53% della dotazione FESR e al 7,26% della dotazione complessiva del Programma; • risorse FSE pari a 1,2 milioni di euro, per complessivi 2,4 milioni di euro (con cofinanziamento), che corrispondono rispettivamente al 5% della dotazione FSE e al 1,55 % della dotazione complessiva del POR. Gli ITI delle aree interne attivano, oltreché risorse FESR e FSE, anche disponibilità del FEASR, nell’ambito della Misura LEADER del PSR; in particolare, si intende orientare il 50% della dotazione destinata a tale Misura per il finanziamento di piani di sviluppo locale presentati da GAL, nel cui ambito sono ricompresi comuni inseriti nella SNAI. In questo caso, 72 La Strategia nei programmi regionali della coesione essendo l’intervento sulle aree interne legato alla selezione dei GAL e dei rispettivi piani, la quota definitiva diretta alla Strategia sarà ricostruibile in un secondo momento. REGIONE BASILICATA Il modello di governance per le aree interne della Regione Basilicata si caratterizza per la presenza di due livelli istituzionali con competenze specifiche rispetto alla modalità di attivazione dello strumento: • le aggregazioni dei comuni delle aree sub-territoriali definiscono, coadiuvate dall’amministrazione regionale, le proposte di strategia di area (non sono previste deleghe gestionali); • l’Autorità di Gestione verifica la coerenza e l’ammissibilità della medesima rispetto alle linee di azione del programma; assicura il coordinamento con le altre Autorità di Gestione regionali; procede all’attivazione delle procedure di selezione delle operazioni. La Regione Basilicata per l’attuazione della Strategia nazionale aree interne ha individuato quattro aree progetto: • Alto Bradano; • Marmo Platano; • Mercure Alto Sinni Val Sarmento; • Montagna Materana. Si è scelto di attuare gli interventi con lo strumento ITI aree interne, inizialmente avviato su due aree prototipali(5): la Montagna Materana ed il Mercure Alto Sinni Val Sarmento. Altre eventuali aree possono essere individuate nel corso dell’attuazione del Programma. L’ITI aree interne contribuirà alla realizzazione della SNAI attraverso il fi5 L’area Mercure Alto Sinni Val Sarmento seppur inserita nel POR FESR come area bersaglio della Strategia, non è indicata fra le aree progetto nella successiva delibera regionale. 73 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne nanziamento dei progetti di sviluppo locale e per l’attivazione di iniziative per la realizzazione di interventi tesi a garantire i diritti di cittadinanza in forma complementare e non sostitutiva rispetto alle risorse nazionali destinate a tale Strategia. La dotazione finanziaria in quota UE (alla quale va dunque aggiunta la quota di cofinanziamento nazionale, pari al 50%) dell’ITI aree interne complessivamente è la seguente: • FESR, 45 milioni di euro; • FSE, 2 milioni di euro; • FEASR, 15 milioni di euro. Nell’ambito del POR FESR e in quota UE, la ripartizione per Assi tematici è la seguente: • Asse 3 “Competitività” FESR, 4.000.000 euro; • Asse 4 “Energia e mobilità urbana” FESR, 3.000.000 euro; • Asse 5 “Tutela dell’ambiente ed uso efficiente delle risorse” FESR, 5.000.000 euro; • Asse 6 “Sistemi di trasporto ed infrastrutture di rete” FESR, 20.000.000 euro; • Asse 7 “Inclusione sociale” FESR, 7.000.000 euro; • Asse 8 “Potenziamento del sistema di istruzione” FESR, 6.000.000 euro. REGIONE SARDEGNA Per la regione, le aree interne rappresentano una rilevante opzione strategica sia nazionale che regionale per la programmazione 2014-2020, individuata nell’AdP e nel piano regionale di sviluppo 2014-2020 (strategia regionale aree interne). Nelle aree interne si agirà dunque secondo l’omonima strategia - con declinazione nazionale e regionale - privilegiando il ricorso agli ITI per la SNAI e l’Accordo di Programma per la strategia regionale, da attuare quest’ultima, in coprogettazione con la regione, con iniziative capaci di aumentare 74 La Strategia nei programmi regionali della coesione il benessere della popolazione locale; l’aumento delle occasioni di lavoro e del grado di utilizzo del capitale territoriale; la riduzione dei costi sociali della deantropizzazione e il rafforzamento dei fattori di sviluppo locale. La regione interviene nelle aree interne interessate dalla SNAI con due ITI riguardanti rispettivamente: • Alta Marmilla (che utilizzerà anche le risorse nazionali); • Gennargentu-Mandrolisai. Per ciò che attiene al sistema di governance degli ITI per le aree interne, occorre ampliare la portata delle azioni di coprogettazione tra Autorità di Gestione e le Unioni di Comuni (è previsto che anche la Comunità Montana sia denominata Unione), verificando in quella sede la capacità gestionale/attuativa dell’ente (Unione di Comuni) per permettere all’AdG di valutare se e quali funzioni proprie di un organismo intermedio siano da trasferire all’Autorità di Gestione dell’ITI, garantendole in ogni caso la selezione e l’attuazione degli interventi. La dotazione finanziaria per gli ITI aree interne, allocata nel POR FESR, a valere sul fondo FESR (quota UE dunque da integrare con la quota di cofinanziamento nazionale, pari al 50%) è pari complessivamente a 4 milioni di euro, così ripartiti per Assi tematici: • Asse 3 “Competitività del sistema produttivo” FESR, 1.400.000 euro; • Asse 4 “Energia sostenibile e qualità della vita” FESR, 500.000 euro; • Asse 5 “Uso efficiente delle risorse e valorizzazione degli attrattori naturali, culturali e turistici” FESR, 900.000 euro; • Asse 7 “Promozione dell’inclusione sociale, lotta alla povertà e a ogni forma di discriminazione” FESR, 1.200.000 euro. Il contributo del FSE che in termini di risorse è pari all’1% del totale del programma (4.314.560 di euro), potrà essere sviluppato nell’ambito di tutti e quattro gli Assi del PO (1 “Occupazione”; 2 “Inclusione sociale”; 3 “Istruzione”; 4 “Capacità istituzionale ed amministrativa”), a seconda delle esigenze che saranno individuate nella programmazione di detta75 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne glio sviluppata dall’AdG. Essendo l’intervento sulle aree interne legato all’approccio LEADER, come nel caso della Regione Molise, la quota definitiva diretta alla Strategia sarà ricostruibile in un secondo momento. REGIONE VALLE D’AOSTA La Valle d’Aosta aderisce alla Strategia nazionale per le aree interne al fine di assicurare l’approccio integrato per specifiche aree geografiche in condizioni di marginalità. La Regione ha candidato tre aree interne(6): • Bassa Valle; • Grand Combin; • Grand Paradis. L’area individuata meglio rispondente ai parametri previsti dalla Strategia nazionale per le aree interne è l’area Bassa Valle, scelta come area pilota. Il Programma FESR implementerà la Strategia nazionale per la aree interne, prevalentemente, attraverso gli interventi previsti nell’ambito dei seguenti Assi: • Asse 2 (OT2), “Azione 2.2.1 - Soluzioni tecnologiche per la digitalizzazione e l’innovazione dei processi interni dei vari ambiti della Pubblica Amministrazione nel quadro del Sistema pubblico di connettivita (…)”; • Asse 3 (OT 3), “Azione 3.3.2 - Supporto allo sviluppo di prodotti e servizi complementari alla valorizzazione di identificati attrattori culturali e naturali del territorio, anche attraverso l’integrazione tra imprese delle filiere culturali, turistiche, sportive, creative e dello spettacolo, e delle filiere dei prodotti tradizionali e tipici”; • Asse 5 (OT 6), “Azione 6.8.3 - Sostegno alla fruizione integrata delle risorse culturali e naturali e alla promozione delle destinazioni turistiche”. 6 L’area Grand Combin seppur inserita nel POR FESR come area bersaglio della Strategia, non è indicata fra le aree progetto nella successiva delibera regionale. 76 La Strategia nei programmi regionali della coesione La regione si è impegnata a garantire, progressivamente, la copertura finanziaria richiesta, pari ad almeno 3,7 milioni di euro per ciascuna area, a valere sui programmi a cofinanziamento europeo (FESR, FSE, FEASR) e statale. La dotazione finanziaria richiesta alla regione e la conseguente ripartizione per fondo e asse, nonché le soluzioni operative per la partecipazione dei programmi alla Strategia, saranno determinabili soltanto una volta approvate le aree di intervento. PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Nel 2014 la Strategia delle aree interne verrà avviata in non più di un’area progetto per regione/provincia autonoma secondo un approccio restrittivo adottato nell’interesse di tutte le aree interne provinciali, poiché l’eventuale applicazione successiva più estesa sarà legata agli esiti di questa prima fase che sarà oggetto di specifica valutazione. A tale scopo è stata selezionata per la Provincia Autonoma di Trento l’area progetto Tesino, che è anche individuata come area pilota. Per i contenuti specifici delle azioni si rinvia a quelli relativi agli assi prescelti ovvero una priorità assegnata alle policy atte: • a promuovere investimenti delle imprese in R&D sviluppando sinergie tra imprese e centri di ricerca (FESR, Asse 1); • a sperimentare e sostenere una nuova imprenditorialità (FESR, Asse 2) e tramite le policy FSE, Assi 1 e 2, volte al supporto al buon funzionamento del mercato del lavoro tramite buoni di servizio, politiche attive del lavoro e nuova imprenditorialità e, in particolare, imprese innovative intese come soggetti catalizzatori dei territori; • azioni di supporto alla competitività delle PMI (FESR, Asse 2); • incentivi finalizzati alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni delle imprese (FESR, Asse 3). Si stima che gli interventi a valere sul FESR saranno pari a circa il 2% delle risorse a disposizione, pari a 1.086.680 euro. 77 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Analogamente, per il PO FSE, la priorità verrà assegnata ad alcune policy, in particolare atte a: • favorire la competitività e l’occupazione delle categorie oggi penalizzate nel mercato del lavoro (soggetti svantaggiati, donne, giovani); • sperimentare e sostenere una nuova imprenditorialità e, in particolare, imprese sociali innovative intese come soggetti catalizzatori dei territori. Anche gli interventi a valere sul FSE si stimano in circa il 2% delle risorse FSE a disposizione, pari dunque a 2.111.615 euro. Si indirizzeranno anche azioni specifiche a valere sui fondi FEASR, in particolare attraverso le risorse della misura LEADER che opereranno nei medesimi territori delle aree interne (anche il questo caso, per un ammontare di risorse a valere sul FEASR stimato in circa il 2% del valore complessivo del Piano, pari a 2.591.440 euro). Le azioni a valere complessivamente sui tre fondi (FESR, FSE e FEASR) saranno pari a circa 3,7 milioni di euro. REGIONE ABRUZZO La regione adotta lo strumento degli Investimenti Territoriali Integrati per aderire alla Strategia nazionale aree interne. Le aree progetto selezionate per la SNAI sono quattro: • Basso Sangro-Trigno; • Val Fino-Vestina; • Subequana; • Valle Roveto. La Strategia prevede due classi di azioni: • i progetti di sviluppo locale saranno attuati tramite ITI (finanziati dal POR FESR/Assi 3, 4 5, 6 e dal POR FSE/Assi 2,3), nonché saranno sostenuti dal contributo del PSR FEASR (per le aree rurali intermedie e aree rurali con problemi complessivi di sviluppo); 78 La Strategia nei programmi regionali della coesione • l’adeguamento della qualità/quantità dei servizi essenziali (salute, istruzione e mobilità) avverrà con interventi finanziati con le Leggi di Stabilità 2014 e 2015. La Regione Abruzzo dispone per le aree interne un totale di risorse a valere sul POR FESR pari a 10 milioni di euro di cui: • 7 milioni di euro saranno destinati alle prime due aree progetto che avvieranno interventi (che usufruiranno anche delle risorse della Legge di Stabilità, per un ammontare complessivo pari a 14,48 milioni di euro, di cui 7 milioni di euro quota FESR e 7,48 milioni di euro di risorse ordinarie nazionali ex Legge di Stabilità 2014 e 2015); • 3 milioni di euro agli altri ambiti selezionati. Tali risorse saranno integrate con risorse FSE e FEASR. L’Abruzzo adotterà un unico ITI aree interne di valenza regionale, all’interno del quale potranno essere predisposti ITI d’area. La dotazione finanziaria indicativa dello strumento ITI aree interne (quota UE) è pari complessivamente a 18 milioni di euro, così ripartiti: • Quota FESR: 10 milioni di euro (di cui 7 milioni di euro aree pilota SNAI; 3 milioni di euro aree di rilievo regionale): - Asse 3 “Competitività del sistema produttivo” FESR, 2.000.000 euro; - Asse 4 “Promozione di un’economia a bassa emissione di carbonio” FESR, 1.000.000 di euro; - Asse 5 “Riduzione del rischio idrogeologico” FESR, 5.000.000 euro; - Asse 6 “Tutela e valorizzazione delle risorse naturali e culturali” FESR, 2.000.000 euro. • Quota FSE: 3 milioni di euro (di cui 1,5 milioni di euro aree pilota SNAI; 1,5 milioni di euro aree di rilievo regionale): - Asse 2 FSE, 1.000.000 euro; - Asse 3 FSE, 2.000.000 euro. • Quota FEASR: 5 milioni di euro (di cui 2,5 milioni di euro aree pilota SNAI; 2,5 milioni di euro aree di rilievo regionale) ascrivibili per intero alla Misura 7 “Servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali” FEASR, 5.000.000 euro. 79 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne REGIONE SICILIA Per l’attuazione della Strategia aree interne sono state individuate cinque aree progetto, con risorse a carico del POR FESR 2014-2020 da attivare attraverso ITI: • Sicane; • Calatino; • Nebrodi; • Madonie; • Val Simeto. Per l’attuazione della SNAI è stata individuata quale area pilota l’area Madonie e come sperimentale l’area Val Simeto. Saranno dunque attivati cinque ITI: quattro sui territori selezionati a livello regionale, il quinto sull’area pilota. Le risorse stanziate dal PO FESR per i cinque ITI aree interne sono pari a circa 160 milioni di euro; verosimilmente la dimensione finanziaria media per ciascuno dei cinque ITI è di poco più di 30 milioni di euro. Per quel che concerne il disegno del meccanismo attuativo previsto per le aree interne, l’ITI per ciascuna delle cinque aree selezionate confluirà, a partire dall’area prototipale Madonie, nei relativi strumenti cornice rappresentati dagli Accordi di Programma Quadro (APQ) sottoscritti da regione, enti locali costituenti ciascuna area e amministrazioni centrali competenti per materia. Si specifica, inoltre, che l’AdG del PO contribuirà alla realizzazione delle strategie delle restanti aree interne siciliane non soggette ad ITI attraverso la partecipazione del CLLD plurifondo (gli strumenti di programmazione integrata del PSR per lo sviluppo rurale - Fondo FEASR). Infatti, le aree interne della Sicilia, nell’accezione strutturale di tale definizione, comprendono un ulteriore 42% della popolazione regionale, residente in oltre due terzi dei comuni, quasi totalmente costituiti da territori rurali intermedi e con 80 La Strategia nei programmi regionali della coesione problemi di sviluppo. Si tratta della larga maggioranza dei soggetti istituzionali locali, agenti essenziali e non altrimenti sostituibili sia in quanto alla rappresentazione del fabbisogno che nella capacità di intervento, in quanto beneficiari di buona parte degli interventi per la coesione territoriale. Considerato anche che la connotazione rurale di questi territori conferisce al FEASR la funzione di fondo capofila, la scelta innovativa compiuta dal Programma è quella di non perseguire una ulteriore sovrapposizione di azioni integrate FESR per lo sviluppo territoriale ma, piuttosto, di contribuire ad un sostegno plurifondo dell’approccio bottom up, tramite lo strumento CLLD. Pertanto, gli interventi che daranno corpo alla Strategia delle aree interne saranno conseguiti sia con risorse della politica ordinaria, per l’adeguamento dei servizi essenziali, sia con risorse straordinarie, attraverso ITI a valere sui fondi loro destinati dai POR FESR e FSE e attraverso CLLD a valere sul FEASR, per gli interventi per lo sviluppo locale e, laddove possibile, per la riduzione del gap dei servizi essenziali. Ciascuna aggregazione di comuni facenti parte delle cinque aree individuate, entro un anno dall’approvazione del POR, elaborerà la propria agenda territoriale nella quale confluiranno diagnosi territoriale, strategia, interventi e loro cronoprogrammi di attuazione e modalità organizzative/ attuative adottate. Ciascun ITI dedicato alle aree interne, nello specifico, dovrà costruire la propria strategia e conseguente assistenza tecnica intercettando entrambe le direttrici di cui sopra e, nello specifico, per quel che concerne l’asset sviluppo locale, in ottica di concentrazione tematica, dovrà valorizzare i legami tra gli interventi proposti ricadenti in non più di tre dei cinque temi, ovvero tutela del territorio e comunità locali, valorizzazione delle risorse naturali/culturali e del turismo sostenibile, sistemi agroalimentari e sviluppo locale, risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile e saper fare e artigianato (es. tutela del territorio/valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile/saper fare e artigianato). Da parte della regione saranno rese disponibili anche pertinenti azioni “a titolarità”, mentre i livelli di governo locale dovranno concorrere con interventi che realizzino una sintesi effettiva con le politiche ordinarie. 81 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Il PO FESR intende contribuire all’attuazione della SNAI principalmente attraverso lo strumento dell’ITI prevedendo una riserva finanziaria per un importo pari a 106.754.305,44 euro, articolata negli Assi 1, 2, 3 , 4, 5, 6, 7, 9 e 10 del PO, per un totale in quota FESR di 116.511.258 euro: • Asse 1 “Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione” FESR, 5.000.000 • • • • • • • euro; Asse 2 “Agenda digitale” FESR, 6.003.624 euro; Asse 4 “Energia sostenibile e qualità della vita” FESR, 34.520.533 euro; Asse 5 “Cambiamento climatico, prevenzione e gestione dei rischi” FESR, 4.758.456 euro; Asse 6 “Tutela ambiente e promozione efficiente uso efficiente risorse” FESR, 7.452.180 euro; Asse 7 “Sistemi di trasporto sostenibili” FESR, 51.276.465 euro; Asse 9 “Inclusione sociale” FESR, 4.500.000 euro; Asse 10 “Istruzione e formazione” FESR, 3.000.000 euro. Il POR FSE interverrà nel cofinanziamento degli ITI, attivando gli Assi 1,2 e 3, per un totale in quota FSE di 4.920.578,57 euro: • Asse 1 “Occupazione” FSE, 1.968.231,43 euro; • Asse 2 “Inclusione Sociale e lotta alla povertà” FSE, 1.968.231,43 euro; • Asse 3 “Istruzione e formazione” FSE, 984.115,71 euro. REGIONE PUGLIA Per l’attuazione della sperimentazione della Strategia nazionale aree interne, la regione ha individuato i Monti Dauni quale area pilota in quanto caratterizzata da oggettive condizioni di marginalità territoriale e sociale. L’esito della diagnosi territoriale ha anche evidenziato che fortemente critico è, inoltre, l’aspetto riguardante il rischio idrogeologico. La riduzione di tale rischio, costituisce, quindi, uno degli elementi decisivi per la scelta di intervenire in via prioritaria nell’area Monti Dauni e al contempo uno degli ambiti principali d’intervento perseguito dalla strategia regionale per le aree interne. Per sostenere la SNAI è prevista l’integrazione tra i fondi FESR, FSE e FE82 La Strategia nei programmi regionali della coesione ASR, scelta ulteriormente rafforzata dall’attivazione anche nel POR Puglia (FESR-FSE) 2014-2020 (oltre che nel PSR) dello strumento CLLD (Community Local Led Development), ovvero l’approccio di sviluppo locale di tipo partecipativo (tra gli strumenti attuativi, disciplinati dal Regolamento generale sui fondi strutturali 2014-2020, insieme ad esempio all’ITI). La scelta del POR Puglia (FESR-FSE) 2014-2020 di utilizzare lo strumento CLLD risponde all’esigenza di rafforzare l’approccio allo sviluppo locale di tipo partecipativo con specifico riferimento a quei territori che registrano maggiori situazioni di svantaggio dal punto di vista economico, sociale e della qualità ed accessibilità dei servizi di base nei quali risulta necessario implementare strategie di carattere plurifondo. L’approccio plurifondo per l’attuazione della SNAI coinvolgerà, come già detto, anche il FEASR in quanto, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), il CLLD è lo strumento obbligatorio per l’attuazione di strategie di sviluppo locale LEADER, come descritto nella Misura 19 “Sostegno allo sviluppo locale LEADER”. Nell’ambito del PSR si specifica che «il PSR potrà sostenere interventi funzionali al perseguimento delle strategie aree interne attraverso la Misura 19 (n.d.r. che vale complessivamente 95 milioni di euro circa), per il tramite dei GAL selezionati e con una dotazione finanziaria di 17 milioni di euro, pari a poco più dell’1% della intera dotazione del PSR». Il PSR specifica inoltre che «nella definizione del PSL il Gruppo di Azione Locale (GAL), perché chiamato a incidere sullo sviluppo economico e sociale nel proprio territorio, dovrà tener conto di tutte le politiche concorrenti e complementari. In particolare la strategia di sviluppo, laddove concorrente, dovrà comprendere le linee tracciate dalla politica nazionale per le aree interne, in modo che il GAL possa diventare promotore e sostenitore di tale politica». Al fine di attuare il necessario coordinamento tra le AdG dei diversi programmi finanziati dai fondi SIE, la regione istituisce un Comitato tecnico regionale intersettoriale per l’attuazione dell’intervento Community-led, con il compito di seguire l’attuazione degli interventi CLLD in tutte le sue fasi, nonché di garantire il collegamento con la più ampia politica territo83 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne riale della regione (in particolar modo la politica per le aree interne). La procedura di selezione del GAL e del relativo piano di sviluppo locale dell’area Monti Dauni sarà svolta dalla regione ai sensi degli artt. 33-34 del Regolamento generale 2014-2020 (che disciplinano il CLLD); il GAL indicherà nell’ambito del proprio piano di sviluppo locale le azioni del POR PUGLIA 2014-2020 che intende attivare per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo e che saranno oggetto di specifica valutazione da parte del Comitato tecnico regionale. La dotazione finanziaria (quota UE - FESR e FSE) assegnata al CLLD nell’ambito del POR è pari a 1.500.000 euro. Nell’ambito del POR FESR-FSE, i principali ambiti d’investimento della Strategia per le aree interne riguardano: la riduzione del rischio idrogeologico (Asse 5), la protezione e la tutela dell’ambiente, nonché delle risorse culturali (Asse 6), la promozione di sistemi di trasporto sostenibili e la conseguente eliminazione delle strozzature nelle principali infrastrutture di rete (Asse 7), l’efficientamento energetico e la mobilità sostenibile (Asse 4), la promozione dell’inclusione sociale e della formazione (Assi 9 e 10). Le risorse (quota UE - FESR e FSE) destinate complessivamente all’attuazione della sperimentazione ammontano a circa 20.000.000 euro. L’individuazione dei singoli interventi a valere sugli assi suindicati, sarà oggetto di una procedura negoziale tra la regione e l’area dei Monti Dauni, che si concluderà con la sottoscrizione di un Accordo di Programma Quadro. L’accordo conterrà anche gli interventi condivisi con le amministrazioni centrali coinvolte nella SNAI. Per sostenere tale strategia è prevista l’integrazione tra i fondi FESR, FSE e FEASR, in accordo con la normativa di riferimento e in coerenza con le priorità degli assi individuati. Nelle fasi successive di attuazione della strategia regionale per le aree interne, l’individuazione di eventuali altri territori oggetto d’intervento sarà determinata, attraverso avvisi di selezione pubblica e/o procedure negoziali, prendendo in considerazione prioritariamente le dinamiche de84 La Strategia nei programmi regionali della coesione mografiche, anche con riferimento al peso della classe senile, e il grado di marginalità, determinato dalla diversa disponibilità di servizi essenziali nell’ambito dell’istruzione, della salute e della mobilità, analogamente a quanto fatto per l’individuazione dell’area pilota. 85 Dai comuni di aree interne alle aree progetto 7 L’attivazione della Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) ha previsto l’individuazione delle aree progetto, intese come «sistemi locali intercomunali, ciascuno con una propria identità territoriale definita da caratteri sociali, economici, geografici, demografici e ambientali»(1). All’area progetto, così concepita e selezionata attraverso un percorso di condivisione fra la regione e lo Stato, viene assegnato il compito di individuare una strategia di sviluppo (“strategia di area”) che costituisce sia la base per attuare gli «interventi per mezzo di un Accordo di Programma Quadro (APQ), sia lo strumento per comunicare in modo comprensibile a tutti i cittadini dell’area i risultati attesi e le azioni intraprese per conseguirli»(2). L’importanza del ruolo delle aree progetto sta proprio nell’elaborazione condivisa della strategia d’area, uno schema logico (e non una mera lista di interventi o desiderata) che deve sostenere e guidare le azioni di un gruppo di comuni nel medio e lungo periodo, finalizzate ad invertire lo spopolamento e l’abbandono del territorio e a rilanciare servizi essenziali di cittadinanza e sviluppo. 1 “Linee guida per costruire una “Strategia di area-progetto”. Documento di lavoro: versione novembre 2014”, DPS. 2 Ibidem. 89 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne La Strategia nazionale, dunque, interpreta il territorio delle aree interne italiane come un insieme di aree progetto, intese come un unicum che rappresenta molte cose contemporaneamente: un luogo di condivisione di esperienze; uno spazio di apertura del Centro (Comitato tecnico aree interne) verso il territorio (regioni, province, comuni e stakeholder locali) e di costruzione di un progetto «dal piccolo al grande»(3); un impegno di valorizzazione, grazie alla condivisione e all’elaborazione dell’esperienza e della conoscenza acquisita; la costruzione di una “filiera cognitiva” del territorio che prevede interventi di sviluppo e sui servizi essenziali ma, allo stesso tempo scommette sull’innovazione; un processo di appartenenza della cittadinanza e, contemporaneamente, di valutazione dell’applicazione della Strategia stessa. Nell’ambito della Strategia sono state individuate 61 aree progetto comprensive di 943 comuni. In tutte le regioni italiane, ad esclusione dell’Emilia-Romagna, nella quale la procedura è in corso, è stato identificato un numero di aree che va da 1 a 5 per territorio. In particolare, si rileva che la regione con più aree progetto è la Sicilia con Calatino, Madonie, Nebrodi, Sicane e Val Simeto, seguita da Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Piemonte, Veneto e Liguria, nei cui territori ne sono state individuate 4. Solo un’area, invece, per la Provincia Autonoma di Trento e per la Puglia (Tabella 1). 3 Ibidem. 90 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, 2015 *Procedura di identificazione delle aree in corso di svolgimento. Grecanica, Ionico-Serre, Reventino-Savuto, Sila e Presila Calatino, Madonie, Nebrodi, Sicane, Val Simeto Alta Marmilla, Gennargentu-Mandrolisai Totale 4 5 2 61 4 Alto Bradano, Marmo Platano, Mercure Alto Sinni Val Sarmento, Montagna Materana Basilicata Calabria Sicilia Sardegna N. aree 4 2 2 1 4 3 4 n.d. 3 3 3 4 4 4 4 1 Aree progetto Val Bormida, Val di Lanzo, Val d'Ossola, Valli Maira e Grana Bassa Valle, Gran Paradis Valchiavenna, Valtellina Tesino Agordina, Contratto di Foce, Sappada, Spettabile Reggenza Alta Carnia, Dolomiti Friulane, Val Canale-Valli di Fella Alta Valle Arroscia, Antola Tigullio, Beigua e Unione Sol, Val di Vara n.d. Casentino-Valtiberina, Garfagnana, Mugello-Bisenzio-Valdisieve Nord-Est, Sud-Ovest, Val Nerina Appennino Basso Pesarese e Anconetano, Ascoli Piceno, Nuovo Maceratese Alta Tuscia, Monti Reatini, Monti Simbruini, Val di Comino Basso Sangro-Trigno, Subequana, Val Fino-Vestina, Valle Roveto Alto Medio Sannio, Fortore, Mainarde, Matese Alta Irpinia, Cilento Interno, Tammaro-Titerno, Vallo di Diano Monti Dauni Regione Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna* Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Tabella 1. I comuni delle aree progetto, 2015 58 65 31 943 42 N. comuni 81 28 18 3 37 37 48 n.d. 36 41 44 92 88 72 93 29 Dai comuni di aree interne alle aree progetto 91 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne L’analisi delle caratteristiche delle aree progetto sulla base del loro grado di perifericità, ritenendo per perifericità la lontananza dell’amministrazione presa in esame, stabilita in oltre 40 minuti di percorrenza dai poli comunali con servizi considerati essenziali per la vita cittadina (servizi scolastici, sanitari e di trasporto ferroviario), permette di rilevare che le aree progetto (prevalentemente distribuite sulla dorsale appenninica) con la maggiore concentrazione di comuni periferici e ultraperiferici (più del 75,1% per area) caratterizzano la quasi totalità delle regioni del sud e delle isole, ovvero: Campania, Basilicata, Sicilia, Calabria e Sardegna. In particolare, in Sardegna le 2 aree selezionate sono composte da più del 75% di comuni periferici e ultraperiferici, in Sicilia 4 aree su 5 ed in Basilicata e Calabria 3 aree su 4. Al nord e al centro le aree progetto identificate in Lombardia e quella della Provincia Autonoma di Trento presentano il massimo grado di perifericità, in Veneto 2 aree su 4, mentre in Friuli-Venezia Giulia e in Toscana una su 3. Tuttavia le aree progetto con un numero inferiore al 25,0% di comuni periferici e ultraperiferici si concentrano prevalentemente nel centro-nord Italia, con particolare riferimento alle Marche, al territorio ligure e alla Valle d’Aosta. Al sud, solamente un’area progetto del Molise (Mainarde) ed una dell’Abruzzo (Valle Roveto) presentano i livelli di perifericità minimi (Figura 1). La Strategia ha previsto l’individuazione, tra le aree progetto, di un’area pilota nella quale avviare un progetto prototipo su differenti ambiti (socio/sanitario, istruzione e formazione, mobilità e trasporti, tutela del territorio, attività produttive, turismo, commercio, servizi, sistemi agroalimentari, beni culturali, energia, sostenibilità ambientale) finalizzato al riequilibrio dei servizi di base e allo sviluppo socio-economico del territorio. L’analisi, dunque, dei principali indicatori demografici, economici ed istituzionali dei comuni appartenenti alle aree progetto e alle aree pilota è particolarmente utile al fine di comprendere quali caratteristiche hanno i 317 comuni delle aree pilota individuate fino ad oggi(4), che rappresentano il 3,9% 4 Ad inizio ottobre 2015 hanno deliberato 17 regioni e la Provincia Autonoma di Trento. La Sicilia e la Lombardia hanno deliberato, in accordo con il Comitato tecnico aree interne, 92 Dai comuni di aree interne alle aree progetto dei comuni italiani, e i 943 comuni delle aree progetto (l’11,7% del totale), anche nel confronto con le amministrazioni comunali italiane (Tabella 2). In primo luogo, se sul totale dei comuni italiani poco più di 1/5 ha caratteristiche di perifericità e ultraperifericità, i comuni delle aree progetto e, in misura maggiore, le amministrazioni comunali delle aree pilota vedono aumentare in percentuale questa caratteristica, raggiungendo rispettivamente il 57,7% e il 67,5% del totale. Inoltre, i comuni di entrambe le aree sono, con percentuali a ridosso del 90,0%, prevalentemente montani, rispetto al 43,7% dei comuni italiani. Se si analizza, invece, il tasso di associazionismo, inteso come percentuale di comuni in Unioni o Comunità Montane, emerge come nelle aree pilota il dato raggiunge il 65,6% e nelle aree progetto il 56,6%, dati superiori alla media nazionale (46,2%). È opportuno ricordare, a tal proposito, che la gestione in forma associata di funzioni e servizi tramite aggregazioni permanenti è considerato un prerequisito essenziale della Strategia. I dati più squisitamente demografici delineano alcune caratteristiche significative di queste realtà comunali: i comuni delle aree progetto e delle pilota hanno una popolazione media di poco inferiore ai 2.000 abitanti, contro una media italiana quasi 4 volte superiore (7.511 abitanti). Inoltre, la popolazione residente di questi comuni, negli ultimi 10 anni, si è ridotta progressivamente, con percentuali comprese tra il -5,0% (aree progetto) e il -4,0% (aree pilota), laddove nel totale dei comuni italiani la popolazione residente aumenta del 5,0%, a conferma dell’avvio di un processo di declino demografico che caratterizza i comuni delle aree selezionate. Non sorprende, dunque, il dato della bassa densità abitativa; si tratta, infatti, di aree poco abitate: meno di 40 abitanti per kmq per i comuni delle aree pilota e progetto contro 201,7 abitanti per chilometro quadrato della media italiana. Non solo, si tratta di aree con un tasso migratorio (differenza tra iscritti e cancellati all’anagrafe ogni 1.000 residenti) nettamente inferiore alla media paese: 6,2 e 4,8 rispettivamente per le aree progetto e pilota, contro il 19,5 del totale dei comuni italiani. due aree pilota ciascuna, di cui una sperimentale. 93 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Figura 1. I comuni delle aree progetto, per grado di perifericità, 2015 61 51 11 46 18 45 41 54 22 58 39 2 1 17 52 59 57 13 6 4720 20 20 34 34 15 15 9 36 36 36 42 5 37 10 49 32 33 48 56 55 12 8 5326 28 19 31 43 3 27 16 60 7 30 29 4 21 40 38 24 25 44 23 35 50 14 Il grado di perifericità è calcolato come la percentuale di comuni periferici ed ultraperiferici facenti parte di ciascuna area. Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, 2015 94 Dai comuni di aree interne alle aree progetto % comuni periferici ed ultraperiferici dell’area 0,0% - 25,0% Marche: 9) Appennino Basso Pesarese e Anconetano; 37) Nuovo Maceratese Valle d'Aosta: 11) Bassa Valle; 22) Gran Paradis Liguria: 13) Beigua e Unione Sol; 47) Val di Vara Veneto: 17) Contratto di Foce Toscana: 20) Garfagnana Molise: 26) Mainarde Umbria: 36) Nord-Est Friuli-Venezia Giulia: 46) Val Canale-Valli di Fella Piemonte: 54) Val d'Ossola Abruzzo: 55) Valle Roveto 25,1% - 50,0% Marche: 10) Ascoli Piceno Campania: 16) Cilento Interno; 43) Tammaro-Titerno Molise: 19) Fortore; 28) Matese Lazio: 32) Monti Reatini; 33) Monti Simbruini; 53) Val di Comino Umbria: 42) Sud-Ovest; 49) Val Nerina Abruzzo: 48) Val Fino-Vestina Sicilia: 50) Val Simeto Piemonte: 52) Val Bormida; 58) Val di Lanzo; 59) Valli Maira e Grana 50,1% - 75,0% Lazio: 5) Alta Tuscia Liguria: 6) Alta Valle Arroscia; 57) Antola Tigullio Molise: 8) Alto Medio Sannio Friuli-Venezia Giulia: 18) Dolomiti Friulane Basilicata: 27) Marmo Platano Puglia: 31) Monti Dauni Toscana: 34) Mugello-Bisenzio-Valdisieve Calabria: 38) Reventino-Savuto Veneto: 41) Spettabile Reggenza Abruzzo: 56) Subequana Campania: 60) Vallo di Diano 75,1% - 100,0% Veneto: 1) Agordina; 39) Sappada Friuli-Venezia Giulia: 2) Alta Carnia Campania: 3) Alta Irpinia Sardegna: 4) Alta Marmilla; 21) Gennargentu-Mandrolisai Basilicata: 7) Alto Bradano; 29) Mercure Alto Sinni Val Sarmento; 30) Montagna Materana Abruzzo: 12) Basso Sangro-Trigno Sicilia: 14) Calatino; 25) Madonie; 35) Nebrodi; 44) Sicane Toscana: 15) Casentino-Valtiberina Calabria: 23) Grecanica; 24) Ionico-Serre; 40) Sila e Presila Trentino-Alto Adige: 45) Tesino Lombardia: 51) Valchiavenna; 61) Valtellina 95 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Tabella 2. I principali indicatori demografici, economici ed istituzionali relativi ai comuni appartenenti alle aree progetto ed alle aree pilota della Strategia nazionale aree interne (un confronto con il totale dei comuni italiani) N. comuni % comuni periferici ed ultraperiferici % comuni montani % comuni in forme di associazionismo* Popolazione residente 2014 Pop. media comunale 2014 Var. % popolazione residente 2004/2014 Densità abitativa (ab./kmq) 2014 Tasso migratorio (per 1.000 ab.) 2014 Incidenza degli stranieri residenti 2014 Reddito imponibile IRPEF per contribuente (migliaia di euro) anno d'imposta 2011 % comuni specializzati nel primario 2013 % comuni specializzati nel secondario 2013 % comuni specializzati nel terziario 2013 Tasso d'incremento delle imprese 2013 % addetti nel primario 2013 % addetti nel secondario 2013 % addetti nel terziario 2013 Superficie agricola utilizzata (ha per ab.) 2010 % comuni produttori DOP/IGP 2010 % comuni del tipico 2014 Posti letto in esercizi turistici per 1.000 ab. 2014 % comuni turistici 2014 % comuni con aree naturali protette 2010 % comuni rientranti in almeno un SIC o una ZPS 2013 % comuni rischio frane elevato e molto elevato 2013 % comuni attuatori di progetti FESR 2007-2013 (febb.) 2015 % comuni attuatori di progetti FSE 2007-2013 (febb.) 2015 *Il dato si riferisce ai comuni che fanno parte di Unioni di Comuni a ottobre 2015 e di Comunità Montane al 1° gennaio 2014. Dove non diversamente specificato, i dati si riferiscono alla data del 1° gennaio di ciascun anno. Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, Istat, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Infocamere, Anci, Ancitel, Res Tipica, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, SIN spa, Ispra, anni vari 96 Dai comuni di aree interne alle aree progetto Comuni delle aree progetto 943 57,7% 87,2% 56,6% 1.750.746 1.857 -5,0% 39,5 6,2 4,5% 18,76 79,1% 15,3% 5,6% -1,3% 18,8% 35,3% 46,0% 0,8 56,1% 28,1% 133 38,7% 38,6% 74,8% 83,2% 67,0% 15,1% Comuni delle aree pilota 317 67,5% 88,3% 65,6% 616.258 1.944 -4,0% 38,8 4,8 4,5% 18,84 77,9% 16,1% 6,0% -1,3% 18,5% 34,3% 47,2% 0,9 53,0% 24,3% 135 43,5% 31,9% 75,4% 83,9% 73,8% 18,3% Totale comuni italiani 8.092 22,4% 43,7% 46,2% 60.782.668 7.511 5,0% 201,7 19,5 8,1% 23,48 58,9% 31,4% 9,7% -0,4% 4,9% 35,4% 59,6% 0,2 60,4% 23,5% 78 35,0% 27,5% 55,2% 57,7% 45,8% 16,8% 97 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Il declino demografico che caratterizza queste amministrazioni non è dovuto solamente all’abbandono della aree più periferiche, ma è determinato anche da una minore presenza di stranieri residenti sul totale degli abitanti: nei comuni di entrambe le categorie di aree la percentuale è circa la metà di quella media italiana, ossia 4,5% contro 8,1%. Da una disamina più approfondita delle correlazioni intercorrenti tra il grado di perifericità delle aree progetto selezionate ed un set di indicatori demografici, sono emerse due evidenze significative: all’aumentare del grado di perifericità delle 61 aree si riduce, nel decennio considerato, la variazione percentuale della popolazione (Figura 2) e si abbassa l’incidenza percentuale della popolazione straniera residente (Figura 3). Tali risultati dunque indicano che sono le aree progetto più periferiche quelle in cui la deriva demografica si fa più aspra, e dove impatta meno il contributo degli stranieri alla crescita della popolazione. Figura 2. Correlazione: Grado di perifericità delle 61 aree progetto vs Variazione percentuale della popolazione residente Var. % pop. (2004/2014) 5,0% Coeff. correlaz.=-0,39 0,0% 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% 40,0% 50,0% 60,0% 70,0% 80,0% 90,0% 100,0% -5,0% -10,0% -15,0% -20,0% Grado di perifericità dell’area (2015) Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS ed Istat, anni vari 98 Dai comuni di aree interne alle aree progetto Figura 3. Correlazione: Grado di perifericità delle 61 aree progetto vs Incidenza percentuale della popolazione straniera residente Incidenza % stranieri (2014) 14,0% Coeff. correlaz.=-0,42 12,0% 10,0% 8,0% 6,0% 4,0% 2,0% 0,0% 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% 40,0% 50,0% 60,0% 70,0% 80,0% 90,0% 100,0% Grado di perifericità dell’area (2015) Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS ed Istat, anni vari Altro dato importante per aiutare la comprensione delle caratteristiche delle aree pilota e delle aree progetto riguarda la distribuzione del reddito imponibile IRPEF per contribuente, che dimostra come, nell’anno d’imposta 2011, questo sia pari a quasi 19mila euro sia nei comuni delle aree pilota che delle aree progetto (Tabella 2), più basso di circa 5mila euro per dichiarante rispetto a quello medio dei comuni italiani (23,48mila euro). Anche in questo caso, un’analisi di correlazione tra il grado di perifericità delle aree progetto ed il reddito medio imponibile IRPEF indica come all’aumentare della perifericità delle aree il reddito medio decresca (Figura 4). 99 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Reddito IRPEF in migliaia di euro per contribuente (anno imposta 2011) Figura 4. Correlazione: Grado di perifericità delle 61 aree progetto vs Reddito medio imponibile IRPEF 23 Coeff. correlaz.=-0,37 22 21 20 19 18 17 16 15 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% 40,0% 50,0% 60,0% 70,0% 80,0% 90,0% 100,0% Grado di perifericità dell’area (2015) Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS e Ministero dell'Economia e delle Finanze, anni vari I comuni delle aree progetto e delle aree pilota hanno una specializzazione prevalentemente legata al settore primario in percentuali significativamente maggiori della media nazionale: il 79,1% dei comuni delle aree progetto e il 77,9% delle amministrazioni comunali delle aree pilota ha, infatti, una vocazione agricola, contro il 58,9% della media italiana (Tabella 2). Tuttavia, in entrambe le aree è evidente un tasso di incremento delle imprese non solo negativo (-1,3%), ma quasi un punto percentuale più basso della media Italia (-0,4%), a conferma del processo di declino, non solo demografico ma anche produttivo, che sta caratterizzando i comuni di queste aree. La maggior parte degli addetti si concentra nel settore terziario (46,0% nei comuni delle aree progetto e 47,2% nelle aree pilota), seppur in percentuali più contenute rispetto alla media Italia (59,6%). Gli addetti nel settore secondario si attestano, invece, su percentuali simili alla media italiana del 35,4% (35,3% per i comuni delle aree progetto e 34,3% per i comuni delle 100 Dai comuni di aree interne alle aree progetto aree pilota), mentre i lavoratori del settore primario raggiungono, nei comuni delle due tipologie di aree oggetto di studio, quasi il 19% del totale, circa 14 punti percentuali in più della media delle amministrazioni del paese. A confermare la spiccata propensione dei comuni di queste aree verso il settore economico primario è il dato relativo all’estensione della superficie agricola per abitante, che raggiunge 0,8 ettari per abitante (dato al 2010) nei comuni delle aree progetto e 0,9 ettari nelle amministrazioni comunali delle aree pilota, circa 0,7 ettari in più della media italiana. La propensione verso il settore dell’agricoltura si traduce anche in una buona capacità di produzione di prodotti di qualità e di valorizzazione delle identità locali: il 56,1% dei comuni delle aree progetto e il 53,0% delle realtà comunali delle aree pilota realizza prodotti enogastronomici di qualità DOP/IGP (media italiana 60,4%) e il 28,1% dei comuni delle aree progetto e il 24,3% delle aree pilota aderisce ad una delle associazioni di identità della rete Res Tipica(5), con percentuali lievemente più alte di quelle fatte registrare dalle amministrazioni comunali italiane (23,5%). Tali dati evidenziano la presenza in questi territori di eccellenze produttive e di filiere organizzative ad hoc. È risaputo che avviare percorsi che giungano ad una certificazione necessita un grande sforzo organizzativo del produttore agricolo, possibile solamente se l’azienda, consapevole dei vantaggi che può conseguire, sia adeguatamente sostenuta da un territorio e da strategie promozionali, consorziali e di cooperazione, che permettano una maggiore disponibilità di servizi di supporto ed una più diffusa conoscenza collettiva dei marchi di qualità e dei loro elementi distintivi. 5 Da ormai oltre un decennio, l’ANCI ha promosso Res Tipica proprio con l’obiettivo di salvaguardare e promuovere l’immenso patrimonio ambientale, culturale, turistico ed enogastronomico dei comuni piccoli e medi del nostro paese. Le associazioni di identità che ne fanno parte rappresentano un importante strumento attraverso cui sostenere le specificità territoriali, facendo leva sulla creazione e sulla forza di un network, e diffondendone il valore anche oltre i confini locali, così da poter raggiungere un più ampio pubblico nazionale ed internazionale. Tale realtà rappresenta una risorsa organizzativa per facilitare l’adozione di politiche di tutela dell’autenticità e genuinità delle produzioni contro eventuali falsificazioni, così come di politiche per la tracciabilità degli alimenti o per definire interventi omogenei sulla filiera piuttosto che sui sistemi di ospitalità. 101 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne I dati, dunque, descrivono aree di pregio nazionali, con grandi ricchezze enogastronomiche e territoriali, come dimostrato dall’alta presenza di comuni turistici e di aree naturali protette. In entrambi i casi, infatti, i comuni delle aree progetto e pilota superano le percentuali nazionali: ben il 43,5% delle amministrazioni comunali delle aree pilota risulta essere una località che l’Istat definisce di interesse turistico, contro il 35,0% della media italiana (i comuni delle aree progetto si fermano al 38,7%), mentre il 38,6% dei comuni delle aree progetto e il 31,9% delle amministrazioni delle aree pilota ospita aree naturali protette, laddove i comuni italiani non superano il 27,5%. Per quanto riguarda la ricettività turistica, è necessario evidenziare come i comuni delle aree pilota e progetto, con oltre 130 posti letto per 1.000 abitanti contro i 78 della media italiana, sono caratterizzati da una ricettività diffusa ma, anche, da un’eccessiva polverizzazione dell’offerta, ovvero possiedono molte strutture alberghiere ed extralberghiere che, però, non superano, in media, i 16 posti letto ad esercizio, circa la metà della capacità media delle strutture presenti nei comuni italiani. I dati a 10 anni mostrano come tale tendenza sia rimasta stabile, ad esclusione di un leggero aumento dei posti letto per 1.000 abitanti nei comuni delle aree progetto, che passano da 121 a 133, e una crescita nei posti letto per struttura ricettiva nei comuni delle aree pilota, che aumentano di 4 unità. Ciò porta, inevitabilmente ad acuire, in queste aree, alcune delle problematiche tipiche del settore turistico del nostro paese: basse competenze e poca formazione, società a proprietà familiare, ritardo nell’aggiornamento delle strutture, poca innovazione nelle modalità gestionali. I prodotti alberghieri di fascia inferiore, infatti, nel mercato italiano non riescono a riqualificarsi e ad aggregarsi e, dunque, tendono a scomparire a beneficio delle strutture di più elevata qualità o a prodotti extralberghieri nuovi e con prezzi concorrenziali. Come prima accennato l’offerta naturalistica di queste aree è ricchissima, unica e ha particolari condizioni di biodiversità in grado di attrarre visitatori. I comuni delle aree progetto e pilota, infatti, che rientrano in un “Sito 102 Dai comuni di aree interne alle aree progetto d’Importanza Comunitaria” (SIC) o in una “Zona di Protezione Speciale” (ZPS) sono rispettivamente il 74,8% ed il 75,4% del totale, mentre nei comuni italiani tale percentuale supera di poco il 55%. Allo stesso tempo, però, si tratta di territori fragili, che richiedono un grande impegno nella preservazione e nella tutela, come dimostra il rischio frane, che è elevato e molto elevato nell’83% delle amministrazioni oggetto di studio, circa 25 punti percentuali in più della media dei comuni del paese. Il patrimonio ambientale dei territori, tanto ricco quanto fragile, diventa dunque una priorità per tali aree sulla quale investire risorse ordinarie e straordinarie. Ed è così che facendo riferimento agli investimenti fissi lordi delle amministrazioni comunali appartenenti alle aree progetto e pilota si riscontra, in termini economici, una prevalenza, costante nel tempo, delle funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell’ambiente (Tabella 3 e 4). La quota di investimenti dedicata a tali funzioni si attesta infatti intorno al 30%, un dato più alto di circa 10 punti percentuali rispetto alla media italiana (Tabella 5). Le quote appena dette si traducono nel 2013 in oltre 158 milioni di euro per le aree progetto (si vedano le Tabelle 1-6 in Appendice), ossia circa 98 euro pro capite, un valore medio leggermente più alto di quello segnato nelle aree pilota (circa 85 euro per abitante) e oltre il doppio della media nazionale pro capite (43 euro). 103 104 4,6% 5,3% 3,2% 21,8% 34,8% 5,4% 3,3% 2,0% 6,2% 3,4% 6,1% 2,3% 23,2% 36,5% 5,3% 3,8% 2,2% Funzioni di istruzione pubblica Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali Funzioni nel settore sportivo e ricreativo Funzioni nel campo turistico Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente Funzioni nel settore sociale Funzioni nel campo dello sviluppo economico Funzioni relative a servizi produttivi 100,0% 100,0% 1,5% 2,9% 5,0% 34,0% 24,2% 2,6% 5,9% 4,0% 8,2% 0,2% 0,1% 11,4% 2009 100,0% 1,5% 2,9% 5,1% 32,0% 24,9% 2,2% 6,2% 3,3% 9,1% 0,3% 0,2% 12,3% 2010 100,0% 2,2% 3,1% 5,6% 31,6% 25,3% 2,3% 5,6% 3,3% 8,5% 0,2% 0,1% 12,2% 2011 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Finanza Locale su dati DPS, Istat e Ministero dell’Interno, anni vari 100,0% 7,5% 0,1% Funzioni di polizia locale Totale 0,3% 0,4% 0,1% 11,8% 2008 10,4% 2007 Funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo Funzioni relative alla giustizia Investimenti per funzione 100,0% 3,9% 3,2% 6,2% 30,5% 25,0% 2,7% 4,5% 3,3% 8,1% 0,3% 0,1% 12,2% 2012 100,0% 3,8% 3,0% 6,3% 31,8% 23,6% 2,9% 4,3% 3,4% 7,0% 0,2% 0,1% 13,6% 2013 Tabella 3. Gli investimenti fissi lordi per funzione (valori percentuali) dei comuni appartenenti alle aree progetto, 2007-2013 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne 3,9% 5,1% 3,4% 22,1% 30,6% 5,5% 3,6% 2,0% 6,2% 3,2% 5,7% 2,9% 26,0% 34,4% 5,1% 3,0% 2,6% Funzioni di istruzione pubblica Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali Funzioni nel settore sportivo e ricreativo Funzioni nel campo turistico Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente Funzioni nel settore sociale Funzioni nel campo dello sviluppo economico Funzioni relative a servizi produttivi 100,0% 100,0% 1,5% 2,7% 4,9% 33,0% 24,6% 2,4% 6,1% 3,2% 9,1% 0,3% 0,004% 12,2% 2009 100,0% 1,2% 3,6% 5,5% 29,0% 26,2% 1,9% 7,9% 2,6% 8,0% 0,5% 0,05% 13,6% 2010 100,0% 1,6% 2,7% 5,6% 32,7% 25,8% 2,0% 6,1% 2,6% 9,4% 0,4% 0,01% 11,1% 2011 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Finanza Locale su dati DPS, Istat e Ministero dell’Interno, anni vari 100,0% 9,6% 0,1% Funzioni di polizia locale Totale 0,1% 0,1% 0,2% 13,9% 2008 10,8% 2007 Funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo Funzioni relative alla giustizia Investimenti per funzione 100,0% 1,8% 3,2% 5,1% 31,5% 26,3% 2,0% 5,2% 3,5% 9,4% 0,3% 0,02% 11,5% 2012 100,0% 1,8% 3,2% 6,1% 30,4% 26,6% 3,2% 4,8% 3,6% 6,5% 0,2% 0,1% 13,5% 2013 Tabella 4. Gli investimenti fissi lordi per funzione (valori percentuali) dei comuni appartenenti alle aree pilota, 2007-2013 Dai comuni di aree interne alle aree progetto 105 106 4,4% 5,2% 1,3% 28,5% 25,1% 5,5% 2,5% 1,0% 9,0% 4,2% 5,3% 1,1% 29,5% 24,9% 5,8% 2,4% 0,9% Funzioni di istruzione pubblica Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali Funzioni nel settore sportivo e ricreativo Funzioni nel campo turistico Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente Funzioni nel settore sociale Funzioni nel campo dello sviluppo economico Funzioni relative a servizi produttivi 100,0% 100,0% 0,8% 1,9% 5,5% 24,0% 32,5% 1,0% 5,1% 4,0% 9,3% 0,5% 0,5% 14,9% 2009 100,0% 0,8% 1,8% 5,7% 23,1% 31,7% 0,8% 4,9% 3,6% 10,3% 0,6% 0,8% 15,9% 2010 100,0% 1,7% 1,6% 5,6% 22,5% 32,1% 0,9% 4,9% 3,5% 9,9% 0,6% 0,7% 16,0% 2011 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Finanza Locale su dati DPS, Istat e Ministero dell’Interno, anni vari 100,0% 9,0% 0,5% Totale 0,7% 0,6% Funzioni di polizia locale 0,5% 16,3% 2008 15,6% 2007 Funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo Funzioni relative alla giustizia Investimenti per funzione 100,0% 1,4% 1,7% 5,4% 21,1% 29,4% 0,9% 4,0% 3,4% 9,1% 0,6% 0,6% 22,4% 2012 100,0% 1,5% 1,6% 4,7% 21,7% 29,1% 0,8% 3,3% 3,5% 8,0% 0,5% 0,6% 24,9% 2013 Tabella 5. Gli investimenti fissi lordi per funzione (valori percentuali) dei comuni italiani, 2007-2013 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Dai comuni di aree interne alle aree progetto La tendenza a puntare sulla tutela ambientale dei comuni delle aree progetto e pilota è confermata anche dai dati relativi al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) ed al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) per il settennio 2007-2013. Relativamente agli interventi FESR 2007-2013 attuati dai comuni(6) di tali aree prevale, sul versante dei costi rendicontabili, proprio il tema “ambiente e prevenzione dei rischi”, che cuba il 29,0% (circa 199 mln di euro) ed il 39,4% (circa 110 mln) delle risorse in capo ai comuni delle aree progetto e pilota rispettivamente, contro un dato nazionale del 18,1% (si vedano le Tabelle 7-9 in Appendice). Indicazioni simili provengono dall’analisi dei dati del FSC: la tutela ambientale è infatti il tema che concentra su di sé la quantità maggiore di risorse (il 67,2% delle assegnazioni totali ai comuni delle aree progetto ed il 54,9% per i comuni delle aree pilota), questa volta in linea con l’orientamento dei progetti attuati dalla totalità dei comuni italiani (si vedano le Tabelle 10-12 in Appendice). I dati fin qui analizzati ci raccontano di una Strategia nazionale che ha favorito il “fare sistema” dei territori più periferici, caratterizzati da una ricchissima biodiversità delle culture produttive e del “saper fare” ma, allo stesso tempo, da un forte processo di declino economico, spopolamento e privazione dei servizi essenziali. Oggi queste aree mostrano una vocazione legata all’agricoltura, al commercio, al turismo e all’artigianato e una generale omogeneità dal punto di vista sociale. La Strategia ha puntato, per giungere al fine ultimo di invertire il fenomeno dello spopolamento, su una “filiera cognitiva” che intrecci alcune grandi direttrici di sviluppo: agricoltura, energia, risorse naturali, turismo sostenibile, favorendo la valorizzazione di quel patrimonio di identità locali che si compone di borghi di pregio, artigianato artistico, elementi di cultura immateriale, bellezze naturalistiche, prodotti enogastronomici unici. 6 Al 28 febbraio 2015 il 67,0% dei comuni appartenenti alle aree progetto risulta beneficiario di almeno un progetto FESR 2007-2013. Tale percentuale raggiunge il 73,8% in corrispondenza dei comuni di aree pilota, contro una media nazionale del 45,8%. 107 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Lo sviluppo agricolo è strategicamente importante per questi territori perché l’agricoltura ha una profonda sinergia con la preservazione del paesaggio: le produzioni agricole sono di qualità, infatti, lì dove la superficie agricola non cede il passo ad opere di urbanizzazione. L’energia, naturalmente, è di grande importanza nella misura in cui questi territori possono ottenere guadagni dalla cura che pongono nella produzione e nella fornitura di tali risorse. La tutela delle risorse naturali e la prevenzione dei rischi sono, invece, i temi sui quali si indirizza la maggior parte delle risorse ordinarie e straordinarie in queste aree. Ciò non deve stupire: la tutela attiva è centrale per i territori, poiché ne ottengono benefici straordinari, sia evitando la perdita ulteriore di vite umane in catastrofi naturali, sia in termini di risparmio di spesa pubblica da destinare, ex post, al ripristino di aree devastate che non erano state messe in sicurezza per tempo. Infine, il turismo. Per queste aree il turismo può significare molto anche nel mantenimento di servizi essenziali per la popolazione, destinati ai visitatori. Deve, tuttavia, essere un turismo legato ad un diverso e più sostenibile modello di sviluppo dei borghi, attento ad una domanda nuova, che cerca la cultura del territorio, inteso, quest’ultimo, come un mosaico di tutte le innumerevoli identità che lo compongono. Si tratta, dunque, di favorire un turismo capace di raccontare la cultura dei territori nella sua interezza, la gestione dei flussi turistici in entrata (con politiche di destagionalizzazione e decongestione), il rafforzamento delle produzioni enogastronomiche locali (verso il biologico e la qualità), la preservazione delle tradizioni (tutela dell’artigianato e delle produzioni tipiche), la commistione di consumi culturali, enogastronomici, legati agli eventi, all’artigianato tipico, ecc.. Bisogna, inoltre, costruire competenze nella popolazione e ricreare un’offerta ricettiva e ristorativa di qualità, capace, da un parte, di fidelizzare il turista di prossimità ed offrirgli attività che possano impegnarlo nel week end ed occasioni per conoscere e/o approfondire le tradizioni culturali, rendendo la vacanza un’abitudine 108 Dai comuni di aree interne alle aree progetto rilassante, dall’altra, rivolgersi ad un turismo nazionale e internazionale interessato alla scoperta di nuovi luoghi autentici e ad un rapporto qualità-prezzo competitivo. I comuni delle aree interne hanno, in questo processo, una grande responsabilità, quella di dover costruire un governo innovativo e rispettoso, che garantisca una migliore vivibilità per i cittadini e un sistema competitivo per le imprese. Hanno l’onere, inoltre, di dover lavorare alla costruzione di un racconto dei luoghi, coinvolgente per chi li scopre per la prima volta e che, allo stesso tempo, permetta agli operatori del settore culturale, turistico, agroalimentare ed artigianale di inventare, intorno al singolo prodotto, una vera ed emozionante esperienza di visita e consumo del territorio. Tali direttrici, non possono non attraversare alcuni grandi temi come la cittadinanza, il lavoro, la governance. Significa cioè che qualsiasi processo di sviluppo di queste aree debba passare dal potenziamento degli interventi di inclusione sociale, nell’ambito dell’istruzione, dell’occupazione e della mobilità dei lavoratori, dei servizi di cura destinati all’infanzia e agli anziani. 109 Una descrizione dei comuni delle aree pilota 8 Le 20 aree pilota individuate nell’ambito delle aree progetto coinvolgono 317 comuni, 616.258 abitanti (l’1% della popolazione italiana) e una superficie di 15.872 kmq, ovvero il 5,3% della superficie della penisola italiana(1). Una disamina più approfondita dei comuni di tali aree evidenzia come l’area con il maggior numero di comuni è quella del Basso Sangro-Trigno in Abruzzo, che conta ben 33 amministrazioni comunali, mentre le aree Tesino, in Trentino-Alto Adige e Val Simeto(2), in Sicilia, comprendono solo 3 amministrazioni rispettivamente. Quest’ultima e l’area Madonie (sempre in Sicilia) fanno registrare, però, il maggior numero di abitanti: oltre 65.000 ciascuna, mentre i comuni dell’area Tesino sono i meno popolosi e superano di poco i 2.000 residenti. L’area pugliese Monti Dauni, invece, è quella con la superficie più ampia, distribuita in quasi 2.000 kmq, seguita dall’area Madonie che si estende su 1.722 kmq (Tabella 1). 1 Ad inizio ottobre 2015 hanno deliberato 17 regioni e la Provincia Autonoma di Trento. La Sicilia e la Lombardia hanno deliberato, in accordo con il Comitato tecnico aree interne, due aree pilota ciascuna, di cui una sperimentale. 2 Area sperimentale. 113 114 Aree pilota 18 22 5 13 3 8 21 16 n.d. 10 20 10 18 33 14 25 29 8 n.d. 21 3 20 317 8.092 N. comuni Pop. residente 2014 13.641 23.528 18.578 24.708 2.308 21.223 20.663 18.386 n.d. 21.694 62.368 40.720 28.878 22.051 20.886 63.385 59.908 11.753 n.d. 65.378 65.933 10.269 616.258 60.782.668 713 802 686 577 212 467 996 594 n.d. 829 1.186 955 597 757 418 1.111 1.936 639 n.d. 1.722 326 348 15.872 301.336 Sup. (kmq) Grado di perifericità** 44,4% 22,7% 100,0% 92,3% 100,0% 75,0% 81,0% 56,3% n.d. 80,0% 45,0% 20,0% 27,8% 100,0% 35,7% 92,0% 72,4% 100,0% n.d. 85,7% 33,3% 80,0% 67,5% 22,4% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Istat e DPS, anni vari *Area sperimentale. **Percentuale di comuni periferici ed ultraperiferici facenti parte dell’area. ***Procedura di identificazione dell’area in corso di svolgimento. Piemonte Valli Maira e Grana Valle d'Aosta Bassa Valle Lombardia Valtellina Lombardia Valchiavenna* Trentino-Alto Adige Tesino Veneto Spettabile Reggenza Friuli-Venezia Giulia Alta Carnia Liguria Antola Tigullio Emilia-Romagna*** n.d. Toscana Casentino-Valtiberina Umbria Sud-Ovest Marche Appennino Basso Pesarese e Anconetano Lazio Val di Comino Abruzzo Basso Sangro-Trigno Molise Matese Campania Alta Irpinia Puglia Monti Dauni Basilicata Montagna Materana Calabria*** n.d. Sicilia Madonie Sicilia Val Simeto* Sardegna Alta Marmilla Totale/Media aree pilota Totale/Media Italia Regione Tabella 1. I comuni delle aree pilota, 2015 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Una descrizione dei comuni delle aree pilota Il numero di comuni periferici e ultraperiferici presenti nelle aree è pari al 100% nell’area Valtellina, in Lombardia, nell’area Tesino, in Trentino-Alto Adige, nell’area Basso Sangro-Trigno, in Abruzzo e nell’area Montagna Materana, in Basilicata. Percentuali pari o superiori all’80% riguardano anche l’area Valchiavenna(3) in Lombardia (92,3%), Alta Irpinia in Campania (92,0%), Madonie in Sicilia (85,7%), Alta Carnia in Friuli-Venezia Giulia (81,0%) e Casentino-Valtiberina in Toscana (80,0%). Presentano, invece, un grado di perifericità inferiore alla media delle aree pilota (67,5%) i comuni delle aree Bassa Valle in Valle d’Aosta (22,7%), Valli Maira e Grana in Piemonte (44,4%), Antola Tigullio in Liguria (56,3%), Val di Comino nel territorio laziale (27,8%), Appennino Basso Pesarese e Anconetano nelle Marche (20,0%), Sud-Ovest in Umbria (45,0%), Matese in Molise (35,7%) e Val Simeto in Sicilia (33,3%) (Tabella 1). La Figura 1 mostra in maniera evidente come il grado di perifericità, inteso come la percentuale di comuni periferici ed ultraperiferici facenti parte di ciascuna area sia, in quasi tutti i territori pilota, ad esclusione dell’area Appennino Basso Pesarese e Anconetano nelle Marche, superiore alla media dei comuni italiani, pari al 22,4%. Analizzando, invece, il dato relativo al numero dei comuni montani delle aree pilota in relazione al grado di perifericità, si evidenzia che 11 aree pilota su 20 presentano un’incidenza di comuni montani pari al 100% e ciò accade sia nelle aree con un livello di perifericità medio alto e alto sia dove il livello è più basso. I comuni montani nelle aree pilota hanno un’incidenza media pari all’88,3%, quasi doppia rispetto alla media italiana (43,7%) (Figura 2). 3 Area sperimentale. 115 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Figura 1. Il grado di perifericità delle aree pilota, 2015 MEDIA ITA=22,4% MEDIA AREE PILOTA=67,5% Montagna Materana (Bas) Basso Sangro-Trigno (Abr) Tesino (Tre) Valtellina (Lom) Valchiavenna (Lom) Alta Irpinia (Cam) Madonie (Sic) Alta Carnia (Fri) Alta Marmilla (Sar) Casentino-Valtiberina (Tos) Spettabile Reggenza (Ven) Monti Dauni (Pug) Antola Tigullio (Lig) Sud-Ovest (Umb) Valli Maira e Grana (Pie) Matese (Mol) Val Simeto (Sic) Val di Comino (Laz) Bassa Valle (Val) Appen. Basso Pesarese e Anconetano (Mar) 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Grado di perifericità dell’area (2015) % comuni periferici ed ultraperiferici dell’area 0,0% - 25,0% 25,1% - 50,0% 50,1% - 75,0% 75,1% - 100,0% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS, 2015 116 Una descrizione dei comuni delle aree pilota Figura 2. L'incidenza dei comuni montani nelle aree pilota, 2013 MEDIA ITA=43,7% MEDIA AREE PILOTA=88,3% Montagna Materana (Bas) Basso Sangro-Trigno (Abr) Tesino (Tre) Valtellina (Lom) Valchiavenna (Lom) Alta Irpinia (Cam) Madonie (Sic) Alta Carnia (Fri) Alta Marmilla (Sar) Casentino-Valtiberina (Tos) Spettabile Reggenza (Ven) Monti Dauni (Pug) Antola Tigullio (Lig) Sud-Ovest (Umb) Valli Maira e Grana (Pie) Matese (Mol) Val Simeto (Sic) Val di Comino (Laz) Bassa Valle (Val) Appen. Basso Pesarese e Anconetano (Mar) 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% % comuni montani (2013) % comuni periferici ed ultraperiferici dell’area 0,0% - 25,0% 25,1% - 50,0% 50,1% - 75,0% 75,1% - 100,0% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS ed Istat, anni vari 117 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne La media della popolazione residente è molto più bassa della media nazionale (7.511) e si attesta intorno ai 2.000 abitanti per comune. I movimenti relativi alla popolazione residente di queste aree confermano un progressivo spopolamento, ancora più evidente nelle aree con un alto grado di perifericità, in buona parte delle quali si supera il -4,0% medio delle aree pilota. In particolare, l’area Montagna Materana ha subito, tra il 2004 ed il 2014, una variazione percentuale negativa della popolazione residente superiore a 15 punti percentuali. Tassi positivi, invece, si registrano per lo più in alcune delle aree a medio e basso grado di perifericità, con particolare riferimento alle aree Val Simeto in Sicilia, Bassa Valle in Valle d’Aosta, Antola Tigullio in Liguria e Sud-Ovest in Umbria, dove i residenti, pur con percentuali minori della media nazionale del +5,0%, sono comunque cresciuti negli ultimi 10 anni (Figura 3). Da segnalare che tra le aree in cui la percentuale di comuni periferici ed ultraperiferici è superiore al 75%, solo per l’area sperimentale Valchiavenna si rileva un incremento demografico tra il 2004 ed il 2014. Il tasso di incremento delle imprese, invece, è negativo in quasi tutte le aree, indipendentemente dal grado di perifericità (Figura 4). È, tuttavia, molto più alto della media delle aree pilota (-1,3%) nelle aree con oltre il 75,0% di comuni periferici e ultraperiferici, ad esclusione dell’area trentina Tesino, unico caso in cui le imprese fanno registrare un tasso positivo (1,1%) e più contenuto nei territori con un grado di perifericità più basso, seppur con valori che rimangono molto lontani dalla media nazionale (-0,4%). Tra le 20 aree in analisi spiccano tre casi in cui il tasso d’incremento delle imprese supera il -2,0%: si tratta dell’area Valchiavenna in Lombardia (-2,7%), dell’area Alta Carnia in Friuli-Venezia Giulia (-2,7%) e dell’area Valli Maira e Grana in Piemonte (-2,3%). 118 Una descrizione dei comuni delle aree pilota Figura 3. La variazione percentuale della popolazione residente nelle aree pilota, 2004/2014 MEDIA AREE PILOTA=-4,0% MEDIA ITA=5,0% Montagna Materana (Bas) Basso Sangro-Trigno (Abr) Tesino (Tre) Valtellina (Lom) Valchiavenna (Lom) Alta Irpinia (Cam) Madonie (Sic) Alta Carnia (Fri) Alta Marmilla (Sar) Casentino-Valtiberina (Tos) Spettabile Reggenza (Ven) Monti Dauni (Pug) Antola Tigullio (Lig) Sud-Ovest (Umb) Valli Maira e Grana (Pie) Matese (Mol) Val Simeto (Sic) Val di Comino (Laz) Bassa Valle (Val) Appen. Basso Pesarese e Anconetano (Mar) -20,0% -15,0% -10,0% -5,0% 0,0% 5,0% Var. % popolazione residente (2004/2014) % comuni periferici ed ultraperiferici dell’area 0,0% - 25,0% 25,1% - 50,0% 50,1% - 75,0% 75,1% - 100,0% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS ed Istat, anni vari 119 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Figura 4. Il tasso di incremento delle imprese nelle aree pilota, 2013 MEDIA AREE PILOTA=-1,3% MEDIA ITA=-0,4% Montagna Materana (Bas) Basso Sangro-Trigno (Abr) Tesino (Tre) Valtellina (Lom) Valchiavenna (Lom) Alta Irpinia (Cam) Madonie (Sic) Alta Carnia (Fri) Alta Marmilla (Sar) Casentino-Valtiberina (Tos) Spettabile Reggenza (Ven) Monti Dauni (Pug) Antola Tigullio (Lig) Sud-Ovest (Umb) Valli Maira e Grana (Pie) Matese (Mol) Val Simeto (Sic) Val di Comino (Laz) Bassa Valle (Val) Appen. Basso Pesarese e Anconetano (Mar) -3,0% -2,5% -2,0% -1,5% -1,0% -0,5% -0,0% 0,5% 1,0% 1,5% Tasso d’incremento delle imprese (2013) % comuni periferici ed ultraperiferici dell’area 0,0% - 25,0% 25,1% - 50,0% 50,1% - 75,0% 75,1% - 100,0% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS ed Infocamere, anni vari 120 Una descrizione dei comuni delle aree pilota Tutte le aree pilota mostrano un reddito imponibile IRPEF per contribuente in media più basso del dato nazionale (23.480 euro). Le aree che presentano un reddito imponibile medio leggermente più alto rispetto alle altre sono quelle del nord e del centro, con particolare riferimento alle aree: Tesino in Trentino Alto-Adige, Valtellina e Valchiavenna in Lombardia, Spettabile Reggenza in Veneto, Antola Tigullio in Liguria, Sud-Ovest in Umbria, Valli Maira e Grana in Piemonte, Bassa Valle in Valle d’Aosta e Casentino-Valtiberina in Toscana (si veda Figura 1 in Appendice). La Figura 5, invece, mostra le caratteristiche della ricettività turistica delle aree pilota. I comuni di tali aree hanno in media 135 posti letto in strutture turistiche per 1.000 abitanti, quasi il doppio della media nazionale che si attesta su 78 posti letto per struttura ogni 1.000 abitanti. Tuttavia, è necessario evidenziare che tale dato medio è determinato da alcune aree che mostrano numeri piuttosto rilevanti: si tratta prevalentemente delle aree legate al turismo montano e naturalistico. In particolare, nell’area pilota Tesino si contano oltre 800 posti letto per 1.000 abitanti, oltre 600 posti letto nella montagna veneta dell’area Spettabile Reggenza, oltre 500 posti letto nell’area Valtellina, in Lombardia e più di 400 posti nell’area Bassa Valle, in Valle d’Aosta. L’alta propensione turistica di queste aree è confermata dalla presenza di un alto numero di Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS), territori di particolare importanza per la salvaguardia della biodiversità e caratterizzati da una straordinaria bellezza dei paesaggi e ricchezza delle specie naturali e animali. In media, nelle aree pilota il 75,4% dei comuni fa parte di un SIC o di una ZPS, il 20,2% in più della media italiana, con punte del 100% nelle aree Tesino, Valtellina, Casentino-Valtiberina e Val Simeto (Figura 6). 121 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Figura 5. La ricettività turistica delle aree pilota, 2014 MEDIA ITA=78 MEDIA AREE PILOTA=135 Montagna Materana (Bas) Basso Sangro-Trigno (Abr) Tesino (Tre) Valtellina (Lom) Valchiavenna (Lom) Alta Irpinia (Cam) Madonie (Sic) Alta Carnia (Fri) Alta Marmilla (Sar) Casentino-Valtiberina (Tos) Spettabile Reggenza (Ven) Monti Dauni (Pug) Antola Tigullio (Lig) Sud-Ovest (Umb) Valli Maira e Grana (Pie) Matese (Mol) Val Simeto (Sic) Val di Comino (Laz) Bassa Valle (Val) Appen. Basso Pesarese e Anconetano (Mar) 1.000 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 Posti letto in esercizi turistici per 1.000 ab. (2014) Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS ed Istat, anni vari 122 Una descrizione dei comuni delle aree pilota Figura 6. I comuni delle aree pilota rientranti in almeno un SIC o una ZPS, 2013 MEDIA MEDIA ITA=55,2% AREE PILOTA=75,4% Montagna Materana (Bas) Basso Sangro-Trigno (Abr) Tesino (Tre) Valtellina (Lom) Valchiavenna (Lom) Alta Irpinia (Cam) Madonie (Sic) Alta Carnia (Fri) Alta Marmilla (Sar) Casentino-Valtiberina (Tos) Spettabile Reggenza (Ven) Monti Dauni (Pug) Antola Tigullio (Lig) Sud-Ovest (Umb) Valli Maira e Grana (Pie) Matese (Mol) Val Simeto (Sic) Val di Comino (Laz) Bassa Valle (Val) Appen. Basso Pesarese e Anconetano (Mar) 100,0% 90,0% 80,0% 70,0% 60,0% 50,0% 40,0% 30,0% 20,0% 10,0% 0,0% % comuni rientranti in almeno un SIC o una ZPS (2013) Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS e SIN spa, anni vari 123 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Sono dunque aree che dispongono di una grande ricchezza naturalistica che va salvaguardata, poichè si tratta di aree anche molto fragili. Ciò è confermato dal fatto che ben 9 aree pilota su 20 si compongono da comuni caratterizzati da un livello di attenzione per rischio frane elevato o molto elevato. Oltre a queste 9 aree altre 5 hanno una percentuale di comuni a rischio elevato e molto elevato superiore alla media delle aree pilota, pari all’83,9%, laddove la media Italia è del 57,7%. In prevalenza le aree pilota con un grado di perifericità elevato hanno anche il maggior livello di attenzione per rischio frane (Figura 7). Fin qui è stato possibile “leggere” i territori delle aree pilota attraverso l’utilizzo di una batteria di indicatori statistici che ha evidenziato le fragilità e le potenzialità delle aree individuate ai fini della sperimentazione della Strategia. Tuttavia è anche già possibile analizzare le prime “bozze di strategia” delle aree pilota selezionate fino ad ora dalle regioni, in quanto rese note dal DPS che le ha pubblicate nel proprio sito istituzionale secondo il metodo aperto di condivisione delle informazioni che caratterizza l’intera SNAI(4). Pur trattandosi di 11 bozze di strategia di area su 20 è possibile esporre le prime riflessioni. Innanzitutto tutte le aree puntano decisamente sulla valorizzazione delle risorse naturali e culturali finalizzata allo sviluppo del turismo sostenibile del territorio. Ciò rappresenterebbe un continuum con il passato, come confermato dalle indicazioni derivanti dall’uso delle risorse del FESR e del FSC per il settennio 2007-2013 dei comuni delle aree pilota (si veda il Capitolo 7 e l’Appendice). Il grande sforzo è quello di individuare un punto di unione forte che riesca effettivamente a tenere legate le amministrazioni coinvolte per un lungo periodo di tempo (necessario affinché un progetto di sviluppo locale possa sortire i propri effetti). Nei documenti preliminari sembra che questa affinità possa essere garantita dalla individuazione di marchi identificativi dell’area, piuttosto che dalla costituzione di consorzi turistici. 4 http://www.dps.gov.it/it/arint/Strategie_di_area/Bozze_della_strategia.html. 124 Una descrizione dei comuni delle aree pilota Figura 7. Percentuale di comuni delle aree pilota con un livello di attenzione per rischio frane elevato o molto elevato, 2013 MEDIA ITA=57,7% MEDIA AREE PILOTA=83,9% Montagna Materana (Bas) Basso Sangro-Trigno (Abr) Tesino (Tre) Valtellina (Lom) Valchiavenna (Lom) Alta Irpinia (Cam) Madonie (Sic) Alta Carnia (Fri) Alta Marmilla (Sar) Casentino-Valtiberina (Tos) Spettabile Reggenza (Ven) Monti Dauni (Pug) Antola Tigullio (Lig) Sud-Ovest (Umb) Valli Maira e Grana (Pie) Matese (Mol) Val Simeto (Sic) Val di Comino (Laz) Bassa Valle (Val) Appen. Basso Pesarese e Anconetano (Mar) 100% 80% 60% 40% 20% 0% % comuni con rischio frane elevato e molto elevato (2013) % comuni periferici ed ultraperiferici dell’area 0,0% - 25,0% 25,1% - 50,0% 50,1% - 75,0% 75,1% - 100,0% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS e Ispra, anni vari 125 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Non sorprende che l’agroalimentare sia l’altro driver di sviluppo indicato da quasi tutte le aree pilota, in virtù delle peculiarità dei territori in oggetto. Come visto infatti, il 77,9% delle amministrazioni comunali delle aree pilota ha una vocazione agricola, contro il 58,9% della media italiana e l’estensione della superficie agricola per abitante raggiunge in tali realtà 0,9 ettari, circa 0,7 ettari in più della media italiana. Queste aree, in linea con le loro caratteristiche produttive sentono come “doveroso” ripensare alle proprie produzioni agricole alla ricerca di mercati di sbocco che, allo stato attuale, non riescono ad avere neanche localmente. In tale caso si tratta perlopiù di interventi volti a sostenere le produzioni tipiche locali in un’accezione di sfruttamento turistico, e meno spesso ad immettere miglioramenti dei processi produttivi. Per questi progetti di sviluppo il collante tra gli attori delle aree pilota deriva dalla costituzione di brand e di marchi territoriali, dall’ottenimento di certificazioni di qualità o dallo sviluppo di strategie comunicative integrate. Infine, si nota che i progetti di sviluppo che riguardano il risparmio energetico e l’artigianato locale appaiono residuali. La costruzione di una corretta strategia d’area sembra rappresentare il punto nevralgico della SNAI, la base per il suo successo, almeno per ciò che concerne le traiettorie dello sviluppo locale individuate. Elaborare una strategia di sviluppo dell’area significa, infatti, partendo da risorse disponibili, trovare un’idea chiave che faccia da collante tra tutte le realtà amministrative coinvolte e che riesca a creare la pressione sociale necessaria per poter effettivamente provocare il cambiamento perseguito. 126 Alcune prime considerazioni di mid term 9 La Strategia nazionale aree interne (SNAI), nonostante la modesta entità finanziaria, introduce nella pianificazione e gestione delle risorse finanziarie ordinarie e straordinarie diversi vettori di novità. Vettori, non necessariamente rivoluzionari, ma che hanno il grande pregio di riportare al centro dell’attenzione le modalità relative all’attività di programmazione degli interventi di sviluppo. In primo luogo, viene superato “l’approccio gara”, fondato sulla correlazione tra scarsità di risorse disponibili e territori in competizione per accaparrarsele. Se, infatti, negli ultimi due lustri per molti soggetti pubblici, in primis le amministrazioni comunali, impegnati in politiche di investimento di tipo infrastrutturale, è stato d’obbligo rispondere a bandi promossi da soggetti programmatori (Stato e regioni) per procurarsi le risorse finanziarie necessarie, con la SNAI diventa nuovamente centrale il ruolo della programmazione stricto sensu. L’ampio ricorso a metodologie statistiche e di geografia economica per l’individuazione sia del target obiettivo più generale (i comuni di area interna) sia di quello più specifico (i comuni delle aree progetto e delle aree pilota), rispolvera un elemento tradizionale nell’ambito dei processi decisionali delle public choice che sembrava, nel nostro paese, ormai compromesso da derive clientelari. Invero, in particolare per l’ultima “clusterizzazione”, ossia la scelta dell’area pilota, ha sì spesso svolto il suo importante ruolo una tipologia di valutazioni più politica che oggettiva, ma 129 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne a valle di un processo di indirizzo e preselezione assolutamente tecnico. Appare utile ricordare che da un punto di vista strettamente istituzionale, e quindi di rappresentanza politica, i comuni italiani rappresentano un unico grande sistema amministrativo. Per convenzione, in particolare negli ultimi anni, quando è stata crescente l’attenzione verso una redistribuzione delle risorse per taglia dimensionale, nonché molto aspro il dibattito sulla razionalizzazione degli enti territoriali, si è cominciato a parlare di piccoli e medi comuni basandosi esclusivamente sulla taglia demografica. La letteratura economica, piuttosto che urbanistica, ha ampiamente prodotto studi e analisi in questo ambito, ma tutto è sempre rimasto più o meno rinchiuso nell’alveo accademico o poco più. Al contrario, mutuando una metodologia di riperimetrazione dei territori (periferici, ultraperiferici, ecc.), tipica delle istituzioni comunitarie piuttosto che dell’OCSE, il DPS ha riletto il territorio italiano e introdotto un nuovo cluster comunale - a sua volta segmentato e peraltro variabile nel tempo - che solo incidentalmente recupera la dimensione demografica. Il fatto che oltre l’80% dei comuni di aree interne abbia meno di 5.000 abitanti e che il 65% sia collocato in aree montane non è una precondizione della Strategia, bensì elemento di contesto, fortemente caratterizzante ma non determinante per l’avvio dei progetti di sviluppo. In secondo luogo, la SNAI, determinando le aree progetto (e quindi pilota) come «sistemi locali intercomunali, ciascuno con una propria identità territoriale definita da caratteri sociali, economici, geografici, demografici e ambientali»(1), forza la mano sul piano del campanilismo comunale e sulla necessità di delineare delle strategie di area capaci di trasformare singole individualità in valore collettivo sovracomunale. A rafforzare questa opzione strategica, che è alla base della SNAI, viene posto il prerequisito relativo alla gestione associata intercomunale dei servizi quale prova provata della capacità di cooperare e, pertanto, a garanzia del potenziale successo della futura strategia (si veda Capitolo 4). Se sul piano della costruzione dell’impalcatura metodologica questa prospettiva appare solida, nonché in linea con i principali processi di riforma istituzionale in materia di associazionismo inter1 Accordo di Partenariato per l’Italia. 130 Alcune prime considerazioni di mid term comunale, qualche perplessità traspare sul piano più squisitamente della riflessione scientifica facendo emergere alcuni elementi di capziosità tecnica. Per decenni, infatti, anche in letteratura socioeconomica si è per lo più cercato di individuare strategie di area a partire da fattori comuni caratterizzanti i territori di tipo quali-quantitativi, raramente istituzionali-amministrativi. Si pensi, in particolare, ai distretti industriali in cui i saperi locali e le reti relazionali legati alla filiera produttiva hanno quasi sempre rappresentato il principale collante dell’area. Fattori più che altro immateriali, tipici di un territorio circoscritto, in grado di favorire una rapida circolazione delle idee e una facile interazione tra individui che condividono una “cultura produttiva e istituzionale d’area”. Di fatto dei 943 comuni delle aree progetto, solo 79 fanno parte di distretti industriali e solo nel caso delle Marche e della Toscana vi è una sovrapposizione/coincidenza tra aree progetto e aree distrettuali. Nel caso della Toscana la quasi totalità dei comuni è anche in Unione, ossia l’amministrazione regionale sembra aver scelto le aree progetto su cui interverrà la SNAI sulla base della capacità dei territori di fare sistema, e quindi lavorare insieme, a 360 gradi, dalle imprese ai comuni, passando per le collettività locali. Traspare, quindi, che per l’individuazione di una strategia d’area condivisa tra i diversi comuni appartenenti alle aree progetto e/o pilota - oltre alla loro capacità di cooperazione istituzionale - sarà determinante insistere e lavorare sull’individuazione di una visione di sviluppo propria dei diversi territori coinvolti. Territori che, sebbene accomunati da parametri sociali, economici, geografici, demografici e ambientali affini, si dovranno ritrovare in un pezzo di storia da costruire insieme, partendo però da un albero genealogico con rapporti di familiarità, ossia interessi, tutti da definire. Questo è un punto nodale per la riuscita futura della SNAI che, al contrario, per l’avvio dei progetti pilota sembra affidarsi principalmente alla buona reputazione dei territori non tanto sul piano di valori/identità/visioni comuni (che dovranno divenire strategia d’area) quanto sulla loro capacità di programmare e gestire interventi complessi. Non a caso, la maggior parte delle aree pilota selezionate hanno per lo più trascorsi pattizi, esperienze di GAL e/o più in generale di programmazione integrata territoriale (PIT). Insomma forme aggregative, che sebbene nobilitate nel tempo da approcci condivisibili come “place based”, hanno rilevato al 131 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne contrario una preminente buona capacità degli stakeholder locali a fare fundraising per rispondere a loro bisogni ordinari piuttosto che a delineare e implementare strategie di area durature. Altro vettore di novità della SNAI è il tentativo di superare la “regionalizzazione” delle politiche di intervento tentando di dare unitarietà, una strategia nazionale per l’appunto, allo sviluppo territoriale. Ovvero provare a lasciarsi alle spalle quella frammentazione degli interventi di sviluppo, tipica della politica di coesione degli ultimi anni, che ha restituito prospettive di crescita fortemente slabbrate e che in molti territori ha finito addirittura per accentuare le disparità piuttosto che massimizzare la convergenza. Se, quindi, troppo spesso la politica di coesione è sembrata essersi per lo più dipanata lungo sentieri di crescita dove ha prevalso il progetto sul programma, la spesa sull’impatto, il finanziamento sul finanziato, con la SNAI si ritorna a proporre un’idea di sviluppo per molti aspetti palesemente “rinazionalizzata”. Certamente condivisa con i livelli di governo locale, e liturgicamente coinvolgente nel rito della “clusterizzazione” comunale, ma che riporta al centro una visione di crescita. Nel merito, viene delineato un percorso di sviluppo che fa della riqualificazione e potenziamento dei servizi di base, sanità-scuolamobilità, i principali asset su cui intervenire e questo perché appare ormai sempre più anacronistico e inadeguato basare gli interventi di sviluppo su misure che puntino a colmare i soli differenziali di reddito. Oggi le fratture territoriali rappresentano uno dei principali elementi critici del nostro paese, e di molti altri paesi europei. I differenziali di reddito difficilmente saranno colmati, anzi la tendenza sembra essere quella di una crescita dei redditi sulle punte e un appiattimento sui livelli mediani. Ma le differenze vanno gestite perché le questioni economiche non tornino sul tavolo politico in termini che oggi nessuno sarebbe in grado di affrontare dentro i vincoli europei (tetti di spesa, divieto di aiuti di Stato, fiscalità di vantaggio, razionalizzazione delle imprese pubbliche, ecc.). E gestire le differenze è ormai soprattutto un problema di statuto di cittadinanza che deve garantire il contenimento delle disuguaglianze su alcuni diritti/servizi essenziali. In questo la SNAI sembra essere un terreno di sperimentazione delle politiche pubbliche decisamente “straordinario”. Una sperimentazione che appare proprio essere indirizzata 132 Alcune prime considerazioni di mid term non tanto verso una improbabile convergenza di reddito e ricchezza, ma su una possibile convergenza di servizi essenziali verso quei territori che rischiano di andare alla deriva. Obiettivo, sanare questa nuova potenziale frattura territoriale fatta di centinaia di microfaglie non più nord-sud, ma che coinvolge l’intero paese da nord a sud, riducendo le aree di sofferenza. Le aree interne, quindi, territori afflitti da mali comuni, spopolamento ed emigrazione, scarsità di servizi socio-assistenziali, carenza di infrastrutture di collegamento, fragilità territoriali e deficit di investimento strutturali, vengono dalla SNAI rilegate in brossura. Una visione unitaria che pecca probabilmente di un certo eccesso di tecnicismo, ma che ha il grande merito di delinearsi coraggiosamente come una politica pubblica nazionale, una delle poche chiaramente riscontrabili nel nuovo Accordo di Partenariato 2014-2020. 133 Appendice 137 26.766.481 15.855.159 31.069.621 18.398.107 819.937.065 Totale 25.630.982 19.126.013 43.662.492 42.681.008 49.920.860 43.844.476 37.094.508 28.006.464 14.010.077 39.764.942 21.316.752 58.372.376 2.096.576 1.157.437 79.171.443 2010 14.371.048 34.981.657 20.803.562 53.203.438 1.309.762 681.464 76.236.013 2011 16.019.509 27.465.718 20.161.823 48.808.341 1.840.340 441.820 73.790.074 2012 187.101.893 160.048.873 158.828.575 150.950.009 20.264.659 45.682.579 31.095.981 63.416.404 1.179.833 876.651 88.293.320 2009 117.425.737 14.529.992 21.560.855 16.757.210 34.855.399 782.871 597.643 67.459.538 2013 9.776.055 18.379.894 32.649.360 13.858.037 19.552.907 35.412.059 23.846.796 19.200.790 37.184.610 19.128.230 14.812.001 31.389.592 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Finanza Locale su dati DPS, Istat e Ministero dell’Interno, anni vari 807.024.574 773.001.685 642.307.949 627.264.226 603.879.431 497.420.305 11.818.813 22.069.100 38.742.421 298.906.666 280.681.838 262.460.031 205.564.164 198.025.704 184.169.601 158.121.238 190.490.018 175.552.154 60.809.442 50.961.903 1.033.405 2.214.808 2.890.986 983.213 95.042.297 2008 85.338.738 2007 Funzioni di istruzione pubblica Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali Funzioni nel settore sportivo e ricreativo Funzioni nel campo turistico Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente Funzioni nel settore sociale Funzioni nel campo dello sviluppo economico Funzioni relative a servizi produttivi Funzioni di polizia locale Funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo Funzioni relative alla giustizia Investimenti per funzione Tabella 1. Gli investimenti fissi lordi per funzione (in euro) dei comuni appartenenti alle aree progetto, 2007-2013 138 0,6 Funzioni di polizia locale 14,3 97,7 156,3 24,3 14,9 8,8 11,1 110,2 172,9 25,4 18,0 10,6 449,3 23,8 28,9 474,3 20,7 16,2 433,3 6,6 12,4 21,7 147,1 104,9 11,4 25,6 17,4 35,5 0,7 0,5 49,5 2009 364,6 5,5 10,4 18,5 116,7 90,9 8,0 22,6 12,1 33,1 1,2 0,7 44,9 2010 360,1 8,0 11,2 20,3 113,7 91,2 8,3 20,1 11,9 30,5 0,8 0,4 43,8 2011 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Finanza Locale su dati DPS, Istat e Ministero dell’Interno, anni vari Totale 33,9 29,5 0,6 1,2 1,7 Funzioni di istruzione pubblica Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali Funzioni nel settore sportivo e ricreativo Funzioni nel campo turistico Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente Funzioni nel settore sociale Funzioni nel campo dello sviluppo economico Funzioni relative a servizi produttivi 52,9 2008 49,4 2007 Funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo Funzioni relative alla giustizia Investimenti per funzione 362,6 14,3 11,5 22,3 110,6 90,6 9,6 16,5 12,1 29,3 1,1 0,3 44,3 2012 307,7 11,8 9,2 19,4 97,8 72,6 9,0 13,3 10,4 21,6 0,5 0,4 41,7 2013 Tabella 2. Gli investimenti fissi lordi per funzione (in euro pro capite) dei comuni appartenenti alle aree progetto, 2007-2013 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne 403.841 Funzioni di polizia locale 15.575.176 10.414.935 67.744.833 93.771.272 16.891.948 11.091.503 6.130.803 17.727.536 8.974.200 81.099.911 107.041.913 15.790.960 9.382.730 8.042.950 4.177.672 7.804.731 14.076.999 93.980.272 70.022.760 6.863.000 17.315.248 9.002.913 2.686.269 8.298.794 12.751.804 66.814.650 60.354.703 4.355.107 18.128.834 6.024.791 18.395.622 1.089.297 112.720 31.371.945 2010 3.530.797 5.772.636 12.216.718 70.910.179 55.955.072 4.364.895 13.344.004 5.588.955 20.399.904 840.180 13.666 24.118.294 2011 3.899.312 6.763.362 10.862.728 66.496.871 55.643.121 4.159.408 10.929.245 7.392.339 19.959.280 690.329 50.914 24.397.314 2012 2.921.264 5.025.473 9.702.810 48.276.823 42.320.189 5.085.701 7.617.279 5.772.231 10.286.631 394.089 176.799 21.406.874 2013 311.611.271 306.020.390 284.457.445 230.384.536 217.055.300 211.244.223 158.986.163 11.812.439 9.917.051 25.789.657 820.904 11.717 34.591.572 2009 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Finanza Locale su dati DPS, Istat e Ministero dell’Interno, anni vari Totale 29.397.365 19.208.152 589.482 171.505 443.078 Funzioni di istruzione pubblica Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali Funzioni nel settore sportivo e ricreativo Funzioni nel campo turistico Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente Funzioni nel settore sociale Funzioni nel campo dello sviluppo economico Funzioni relative a servizi produttivi 42.429.129 2008 33.578.949 2007 Funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo Funzioni relative alla giustizia Investimenti per funzione Tabella 3. Gli investimenti fissi lordi per funzione (in euro) dei comuni appartenenti alle aree pilota, 2007-2013 Appendice 139 140 0,3 0,7 0,7 Funzioni di polizia locale 18,7 24,7 16,5 107,4 148,6 26,8 17,6 9,7 16,3 29,1 14,7 133,2 175,8 25,9 15,4 13,2 511,9 Totale 453,5 6,7 12,4 22,4 149,8 111,6 10,9 27,6 14,4 41,1 1,3 0,02 55,2 2009 372,4 4,3 13,4 20,6 108,0 97,6 7,0 29,3 9,7 29,7 1,8 0,2 50,7 2010 358,1 5,8 9,5 20,2 117,0 92,3 7,2 22,0 9,2 33,7 1,4 0,02 39,8 2011 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Finanza Locale su dati DPS, Istat e Ministero dell’Interno, anni vari 485,1 46,6 31,6 Funzioni di istruzione pubblica Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali Funzioni nel settore sportivo e ricreativo Funzioni nel campo turistico Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente Funzioni nel settore sociale Funzioni nel campo dello sviluppo economico Funzioni relative a servizi produttivi 0,9 67,3 2008 55,2 2007 Funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo Funzioni relative alla giustizia Investimenti per funzione 355,3 6,6 11,4 18,3 111,8 93,6 7,0 18,4 12,4 33,6 1,2 0,1 41,0 2012 278,7 5,1 8,8 17,0 84,6 74,2 8,9 13,4 10,1 18,0 0,7 0,3 37,5 2013 Tabella 4. Gli investimenti fissi lordi per funzione (in euro pro capite) dei comuni appartenenti alle aree pilota, 2007-2013 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne 78.866.196 81.067.016 81.640.122 80.182.952 98.716.578 151.949.728 150.238.599 95.417.213 228.914.377 197.974.910 195.460.672 667.168.242 166.586.707 204.571.372 647.148.345 177.827.289 190.092.496 570.129.014 15.918.299.224 14.754.592.712 14.930.673.029 12.482.061.520 11.945.472.819 12.067.852.566 12.153.369.249 115.684.915 278.475.769 369.755.415 706.602.905 2.691.097.103 2.551.403.739 2.631.216.390 389.916.990 96.969.659 815.789.820 114.541.880 395.252.202 810.712.474 112.093.324 487.271.022 421.553.691 929.436.867 104.741.157 589.003.271 415.634.027 3.581.191.105 2.885.144.725 149.105.859 608.106.787 417.886.235 977.329.570 57.998.873 71.263.698 3.957.206.581 3.710.679.441 192.603.671 178.633.259 758.626.641 451.947.786 1.093.437.681 71.810.363 74.002.558 4.850.977.174 3.951.204.620 3.828.848.189 3.543.446.060 3.540.340.199 770.658.099 851.590.257 595.701.331 2013 2.697.998.812 3.023.396.170 2012 4.701.682.358 4.203.614.014 650.426.657 664.550.248 1.185.742.610 70.877.044 82.166.694 1.907.154.525 2011 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Finanza Locale su dati DPS, Istat e Ministero dell’Interno, anni vari Totale 68.566.077 98.117.779 2010 2.227.186.853 1.989.358.048 2009 1.425.929.568 1.323.425.535 1.395.226.424 1.281.724.371 Funzioni di polizia locale Funzioni di istruzione pubblica Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali Funzioni nel settore sportivo e ricreativo Funzioni nel campo turistico Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente Funzioni nel settore sociale Funzioni nel campo dello sviluppo economico Funzioni relative a servizi produttivi 103.001.217 2008 2.487.247.084 2.404.083.821 2007 Funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo Funzioni relative alla giustizia Investimenti per funzione Tabella 5. Gli investimenti fissi lordi per funzione (in euro) dei comuni italiani, 2007-2013 Appendice 141 142 1,3 13,7 6,3 2,6 15,8 6,6 2,6 250,1 62,9 67,5 271,4 71,2 80,2 13,1 14,5 3,3 11,0 11,3 3,0 22,4 24,3 252,2 2,0 4,7 13,8 60,5 82,0 2,5 12,8 10,1 23,6 1,4 1,4 37,6 2009 210,3 1,6 3,9 11,9 48,6 66,6 1,8 10,2 7,6 21,6 1,4 1,7 33,5 2010 201,1 3,3 3,3 11,2 45,3 64,5 1,9 9,9 7,0 20,0 1,2 1,4 32,1 2011 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Finanza Locale su dati DPS, Istat e Ministero dell’Interno, anni vari Totale Funzioni nel campo turistico Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente Funzioni nel settore sociale Funzioni nel campo dello sviluppo economico Funzioni relative a servizi produttivi Funzioni di istruzione pubblica Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali Funzioni nel settore sportivo e ricreativo 1,7 1,8 Funzioni di polizia locale 1,2 40,7 2008 42,4 2007 Funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo Funzioni relative alla giustizia Investimenti per funzione 202,2 2,8 3,4 10,8 42,7 59,4 1,9 8,2 7,0 18,3 1,2 1,2 45,2 2012 199,9 2,9 3,1 9,4 43,3 58,2 1,6 6,5 6,9 16,1 1,0 1,2 49,7 2013 Tabella 6. Gli investimenti fissi lordi per funzione (in euro pro capite) dei comuni italiani, 2007-2013 I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne 251 7 5 Trasporti e infrastrutture a rete 686.348.358 7.530.466 7.414.886 93.567.850 15.378.148 313.124 1.789.171 18.018.393 154.808.799 80.826.324 3.769.113 99.148.856 198.832.286 394.295.563 5.210.171 4.469.806 44.891.493 12.188.400 78.441 162.306 11.987.097 79.417.582 39.430.174 0 61.300.029 132.490.360 100,0% 0,3% 1,3% 15,5% 1,0% 0,4% 0,2% 5,1% 10,2% 26,5% 0,3% 14,6% 22,8% 100,0% 1,1% 1,1% 13,6% 2,2% 0,05% 0,3% 2,6% 22,6% 11,8% 0,5% 14,4% 29,0% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati OpenCoesione aggiornati al 28/02/2015 1.720 22 Servizi di cura infanzia e anziani Totale 266 Rinnovamento urbano e rurale 18 Rafforzamento capacità della PA Ricerca e innovazione 4 Occupazione e mobilità dei lavoratori 88 175 Inclusione sociale Istruzione 456 Energia e efficienza energetica 5 392 Attrazione culturale, naturale e turistica Competitività per le imprese Valori percentuali Costo Pagamento N. Costo rendirendicontabile rendicontabile progetti contabile (euro) (a) (euro) (b) 31 4.950.943 2.669.704 1,8% 0,7% N. progetti Ambiente e prevenzione dei rischi Agenda digitale Tema Valori assoluti 57,4% 69,2% 60,3% 48,0% 79,3% 25,1% 9,1% 66,5% 51,3% 48,8% 0,0% 61,8% 66,6% 53,9% Avanzamento rendicontabile (b/a) Tabella 7. I progetti FESR 2007-2013, attuati dai comuni appartenenti alle aree progetto, per tema d’intervento Appendice 143 144 278.474.660 798.812 5.301.197 38.962.795 3.008.476 16.524 220.000 4.474.470 65.382.274 26.131.144 1.494.508 21.046.634 109.633.073 164.356.639 233.124 3.287.965 24.976.191 2.077.153 16.524 200 2.825.567 26.073.092 12.170.245 0 14.877.246 76.309.160 100,0% 0,3% 1,8% 18,4% 1,5% 0,2% 0,2% 3,3% 10,7% 23,7% 0,2% 10,9% 27,1% 100,0% 0,3% 1,9% 14,0% 1,1% 0,01% 0,1% 1,6% 23,5% 9,4% 0,5% 7,6% 39,4% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati OpenCoesione aggiornati al 28/02/2015 598 2 Trasporti e infrastrutture a rete Totale 11 Servizi di cura infanzia e anziani 9 Ricerca e innovazione 110 1 Rinnovamento urbano e rurale 1 Rafforzamento capacità della PA 20 Occupazione e mobilità dei lavoratori 64 Istruzione 142 1 65 162 Inclusione sociale Energia e efficienza energetica Competitività per le imprese Attrazione culturale, naturale e turistica Ambiente e prevenzione dei rischi Agenda digitale Tema Valori percentuali Costo Pagamento N. N. Costo rendirendicontabile rendicontabile progetti progetti contabile (euro) (a) (euro) (b) 10 2.004.752 1.510.171 1,7% 0,7% Valori assoluti 59,0% 29,2% 62,0% 64,1% 69,0% 100,0% 0,1% 63,1% 39,9% 46,6% 0,0% 70,7% 69,6% 75,3% Avanzamento rendicontabile (b/a) Tabella 8. I progetti FESR 2007-2013, attuati dai comuni appartenenti alle aree pilota, per tema d’intervento I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne 78 247.292.170 8.598.319 36.096.807 177.539.390 813.328.647 215 50.197.724 1.467.467.353 1.120.653.505 82.374.428 979.412.505 146.266.821 2.594.651 15.370.254 129.978.857 419.190.452 358.127.537 1.306.973 483.216.872 827.903.629 100,0% 1,8% 1,5% 18,4% 1,5% 0,5% 0,7% 5,6% 8,2% 23,4% 0,6% 12,5% 20,3% 100,0% 16,8% 0,9% 30,6% 2,8% 0,1% 0,4% 2,0% 9,3% 7,2% 0,3% 9,6% 18,1% Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati OpenCoesione aggiornati al 28/02/2015 12.006 8.717.221.420 4.576.524.648 179 Trasporti e infrastrutture a rete Totale 27.340.898 627.744.164 2.208 2.671.745.034 Servizi di cura infanzia e anziani Rinnovamento urbano e rurale 184 55 Ricerca e innovazione 81 Rafforzamento capacità della PA 678 Occupazione e mobilità dei lavoratori 984 Istruzione 2.810 Inclusione sociale Energia e efficienza energetica Competitività per le imprese 1.505 Attrazione culturale, naturale e turistica 833.169.100 2.443 1.579.859.438 Ambiente e prevenzione dei rischi Agenda digitale Tema Valori percentuali Costo Pagamento N. N. Costo rendirendicontabile rendicontabile progetti progetti contabile (euro) (a) (euro) (b) 586 144.665.671 42.304.867 4,9% 1,7% Valori assoluti Tabella 9. I progetti FESR 2007-2013, attuati dai comuni italiani, per tema d’intervento 52,5% 76,4% 60,9% 36,7% 59,1% 30,2% 42,6% 73,2% 51,5% 57,0% 4,8% 58,0% 52,4% 29,2% Avanzamento rendicontabile (b/a) Appendice 145 146 44 Occupazione e mobilità dei lavoratori 10 Trasporti e infrastrutture a rete 210.629.450 1.981.989 158.266 5.988.524 120.000 871.628 33.344.866 6.393.936 1.390.000 18.760.306 141.471.109 148.825 Costo (euro) (a) 33.197.303 1.461.257 34.269 0 115.886 206.800 7.563.662 1.866.742 6.852 7.741.814 14.051.195 148.825* Pagamento (euro) (b) 100,0% 1,4% 0,1% 2,3% 0,1% 6,4% 6,5% 5,2% 0,3% 6,5% 70,8% 0,3% N. progetti 100,0% 0,9% 0,1% 2,8% 0,1% 0,4% 15,8% 3,0% 0,7% 8,9% 67,2% 0,1% Costo Valori percentuali Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati OpenCoesione aggiornati al 28/02/2015 *Stima 692 1 Servizi di cura infanzia e anziani Totale 16 Rinnovamento urbano e rurale 1 45 Istruzione Ricerca e innovazione 36 2 45 490 2 N. progetti Inclusione sociale Energia e efficienza energetica Attrazione culturale, naturale e turistica Ambiente e prevenzione dei rischi Agenda digitale Tema Valori assoluti 15,8% 73,7% 21,7% 0,0% 96,6% 23,7% 22,7% 29,2% 0,5% 41,3% 9,9% Avanzamento finanziario (b/a) 100,0% Tabella 10. I progetti FSC 2007-2013, attuati dai comuni appartenenti alle aree progetto, per tema d’intervento I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne 54.560.779 158.266 3.795.731 234.300 11.595.080 3.085.349 900.000 4.811.958 29.980.094 Costo (euro) (a) 9.170.369 34.269 0 67.900 4.120.917 815.016 0 3.591.686 540.582 Pagamento (euro) (b) 100,0% 0,8% 4,8% 10,3% 11,1% 16,7% 0,8% 11,9% 43,7% N. progetti 100,0% 0,3% 7,0% 0,4% 21,3% 5,7% 1,6% 8,8% 54,9% Costo Valori percentuali Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati OpenCoesione aggiornati al 28/02/2015 126 1 Totale Servizi di cura infanzia e anziani Occupazione e mobilità dei lavoratori 6 14 13 Istruzione Rinnovamento urbano e rurale 21 Inclusione sociale 1 15 Energia e efficienza energetica 55 Attrazione culturale, naturale e turistica N. progetti Ambiente e prevenzione dei rischi Tema Valori assoluti Tabella 11. I progetti FSC 2007-2013, attuati dai comuni appartenenti alle aree pilota, per tema d’intervento 16,8% 21,7% 0,0% 29,0% 35,5% 26,4% 0,0% 74,6% Avanzamento finanziario (b/a) 1,8% Appendice 147 148 232 129 Istruzione Occupazione e mobilità dei lavoratori 840.023.696 4.794.526 84.317.667 50.623.749 264.391 3.386.300 190.791.214 79.630.026 18.765.412 494.541 397.295.780 464.790.995 90.269.636 2.545.234 2.756.005 18.393.231 108.440 865.616 53.300.467 20.000.829 2.992.461 0 164.645.641 97.670.505 11.242.930 Pagamento (euro) (b) 100,0% 1,8% 0,4% 6,7% 1,0% 0,1% 3,6% 6,5% 8,2% 0,6% 0,0% 16,4% 50,5% 4,1% N. progetti 10,7% 13,4% 100,0% 53,1% 3,3% 36,3% 41,0% 25,6% 27,9% 25,1% 15,9% 0,0% 41,4% 5,5% Avanzamento finanziario (b/a) 46,2% 24,3% 0,1% 2,4% 1,5% 0,0% 0,1% 5,5% 2,3% 0,5% 0,0% 11,5% 51,1% 0,7% Costo Valori percentuali Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati OpenCoesione aggiornati al 28/02/2015 3.557 3.462.961.509 Trasporti e infrastrutture a rete Totale 15 64 Servizi di cura infanzia e anziani 36 238 Rinnovamento urbano e rurale Ricerca e innovazione 2 292 Inclusione sociale 1 23 582 Energia e efficienza energetica Rafforzamento capacità della PA 24.313.812 Costo (euro) (a) 1.797 1.768.260.395 146 N. progetti Competitività per le imprese Attrazione culturale, naturale e turistica Ambiente e prevenzione dei rischi Agenda digitale Tema Valori assoluti Tabella 12. I progetti FSC 2007-2013, attuati dai comuni italiani, per tema d’intervento I Comuni della Strategia Nazionale Aree Interne Appendice Figura 1. Il reddito imponibile IRPEF per contribuente (migliaia di euro) nelle aree pilota, anno d'imposta 2011 MEDIA AREE PILOTA=18,84 MEDIA ITA=23,48 Montagna Materana (Bas) Basso Sangro-Trigno (Abr) Tesino (Tre) Valtellina (Lom) Valchiavenna (Lom) Alta Irpinia (Cam) Madonie (Sic) Alta Carnia (Fri) Alta Marmilla (Sar) Casentino-Valtiberina (Tos) Spettabile Reggenza (Ven) Monti Dauni (Pug) Antola Tigullio (Lig) Sud-Ovest (Umb) Valli Maira e Grana (Pie) Matese (Mol) Val Simeto (Sic) Val di Comino (Laz) Bassa Valle (Val) Appen. Basso Pesarese e Anconetano (Mar) 0 5 10 15 20 25 Reddito imponibile IRPEF per contribuente in migliaia di euro (2011) Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati DPS e MEF, anni vari 149 Finito di stampare nel mese di ottobre 2015 dalla SER Società Editrice Romana Piazza Cola di Rienzo, 85 - Roma