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Bionda e viso d`angelo, Benedetta Arese Lucini di Uber Italia da

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Bionda e viso d`angelo, Benedetta Arese Lucini di Uber Italia da
luglio - agosto 2014
N. 21
club milano
Bionda e viso d’angelo, Benedetta Arese Lucini di Uber Italia da tempo catalizza l’odio dei tassisti milanesi.
Nella città-Stato di Singapore, vero melting pot di culture, convivono perfettamente modernità e tradizione.
Attraverso l’Europa a bordo di una house boat per rilassarsi, mangiare bene e conoscere al meglio il territorio.
A Montegrotto Terme è nata Y-40, la piscina più profonda al mondo, vero paradiso per apneisti e subacquei.
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI
3,00 euro
editorial
Potere
del maquillage
Nel mondo della moda, così come nel cinema, a teatro o in televisione, il trucco e parrucco è considerato non una semplice professione, ma un’arte. L’espressione inglese
per definire il mestiere del truccatore è infatti “make up artist” e non potrebbe essere
altrimenti: con tinte e pennelli questi moderni pittori sono in grado di rendere attraenti figure che normalmente non lo sarebbero affatto. Noi italiani siamo andati oltre:
anche al di fuori delle passerelle o dei set cinematografici riteniamo la forma più interessante e utile della sostanza e abbiamo fatto del maquillage un mantra nazionale.
Parecchi anni fa (era il 1990) l’allora Pontefice Giovanni Paolo II si recò in visita pastorale a Ivrea, città che era uscita già da qualche tempo dai fasti dell’informatica e si
avviava verso un lento declino con rare fiammate di rilancio. La città era lo specchio di
questo degrado. Per chi viveva tutto l’anno in attesa della battaglia delle arance e del
passaggio del Giro d’Italia l’occasione di avere un Papa in città non andava sprecata.
Fu così che per settimane la città divenne un gigantesco cantiere con l’obiettivo di
farsi bella per l’illustre ospite. Strade e scalinate fatiscenti vennero rifatte, le buche
tappate, i muri scrostati e ritinteggiati a nuovo. Ma solo nel tragitto previsto dal tour
papale. Se avevi la sfortuna di abitare nella via a fianco potevi continuare a tenerti
i tuoi calcinacci e i tuoi strati di graffiti, tanto il Papa lì non sarebbe mai andato a
vedere. Ovviamente la visita fu un successo e per me, allora ragazzino, fu la prima
volta che capii che ci voleva un Santo per far tappare quelle buche dove più volte ero
caduto con la mia bmx.
In questi giorni il MiCo, il centro congressi di Fiera Milano City, sta ospitando gli
incontri ministeriali previsti nel semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Una bella occasione di visibilità, non c’è che dire, e anche questa
volta la macchina del maquillage ha fatto il suo dovere. In via Gattamelata, dove fino
a un mese fa c’erano una ventina di posti auto, ora ci sono meravigliose aiuole tirate
a lucido e tutta la strada attorno alla fiera è stata riasfaltata e i muri ridipinti. Ma solo
dove transita il corteo di auto blu, a portata di fotografi e telecamere, perché oltre
non ce ne sarebbe bisogno. Ovviamente gli abitanti del quartiere sono stati gli ultimi
a esserne informati.
Inutile scagliarsi contro Renzi o Pisapia, perché l’arte del trucco e parrucco è una
valore nazionale e negli anni non sono mancate occasioni per dimostrarlo. I protagonisti possono anche cambiare, ma non il risultato: nascondere la polvere sotto il
tappeto evidentemente è per noi una virtù più che una necessità. Come dimenticare
le memorabili gesta del re incontrastato del make up? Mentre a Genova durante il
G8 scoppiava il finimondo, dentro la zona Rossa l’allora premier dava istruzioni su
come posizionare gli alberi di limone. Per non parlare dei vertici di Napoli o di quello
dell’Aquila. Passato il carrozzone è tornato tutto come prima.
Il nostro pensiero va però al futuro e a quello che accadrà (o dovrebbe accadere) tra
meno di un anno nella nostra città. Ci vorrebbe un tappeto troppo grande per nascondere tutta la polvere dell’Expo e ci auguriamo che qualcuno se ne accorga prima.
Impossibile chiedere a noi italiani di pensare alla sostanza prima che alla forma, ma
sarebbe bello se per una volta oltre a tinte e pennelli adoperassimo una sana cazzuola.
Stefano Ampollini
4
coNteNts
point of view
10
focus
Milano, italia e un taxi di rio
a un passo dal cielo
di Roberto Perrone
di Marilena Roncarà
inside
12
interview
Brevi dalla città
una questione di identità
a cura della Redazione di Club Milano
di Alessia Delisi
outside
28
32
14
Brevi dal mondo
a cura della Redazione di Club Milano
cover story
16
l’angelo biondo incubo dei tassisti
di Carolina Saporiti
focus
34
la capitale dei single
di Camilla Sernagiotto
water
38
Histoire d’eau
di Alessia Delisi
portfolio
20
wellness
la città del leone
il potere dell’acqua
di Antonino Savojardo
di Simona Lovati
sport
Blu profondo
di Andrea Zappa
interview
un “diversamente” italiano che ama Milano
di Nadia Afragola
6
26
40
42
contents
style
44
overseas
54
Urban vacation
Le isole del sole di mezzanotte
di Luigi Bruzzone
di Elisabetta Pina
design
46
Welcome back marble
di Davide Rota
food
56
L’antica arte del gelato
di Camilla Sernagiotto
wheels
48
Emozioni “en plein air”
food
di Ilaria Salzano
Un posto a Milano
58
di Carolina Saporiti
club house
60
Il tennis d’estate
di Enrico S. Benincasa
free time
62
Da non perdere
di Enrico S. Benincasa
secret milano
64
“L’opera mia più bella”
di Marilena Roncarà
hi tech
50
Insolite soggettive
di Paolo Crespi
weekend
52
Tra chiuse e ponti d’Europa
di Andrea Zappa
In copertina
Benedetta Arese Lucini
Foto di Matteo
Cherubino
8
point of view
roberto perrone
Giornalista e scrittore dalle radici zeneisi si
occupa di sport, enogastronomia e viaggi per
Il Corriere della Sera. Il suo ultimo romanzo si
intitola La cucina degli amori impossibili edito da
Mondadori che coniuga le sue passioni: la Liguria, la cucina, le donne, i viaggi e lo sport.
Milano, Italia
e un taxi di Rio
Acabou o jogo e il Mondiale brasiliano è andato in archivio. Hanno smontato a
tempo di record il fan fest sulla spiaggia di Copacabana, gli ultimi tifosi stanno
prendendo la via di casa tranne alcuni argentini ancora stralunati. Vincere a casa
del Brasile, sai che pacchia. Invece tra dire e fare c’è di mezzo la Germania. E
dunque com’è l’Italia vista da qui? Non molto lontana riguardo al modo di preparare l’evento. Anche qua hanno finito gli stadi con l’acqua alla gola, senza le
infrastrutture promesse e quelle poche che c’erano fatte male. La stragrande maggioranza degli stadi rimarranno cattedrali nel deserto, a cominciare da quello di
Brasilia dove la squadra milita in serie C, per non parlare di quello di Manaus dove
di squadre non ce ne sono neanche. Chissà perché, ma tutto questo mi ricorda
Italia ’90. Il Mondiale visto da qui mi fa venire in mente le parole della canzone
di Lucio Dalla. “Milano vicina all’Europa”. Invece Milano/Italia sono lontanissime.
Nell’ultima finale di Coppa del Mondo tra Germania e Argentina, nel 1990, si
scambiavano i gagliardetti a centrocampo, Matthaeus, Inter, e Maradona, Napoli.
Scusa se è poco. Dite una stella di quel Mondiale. Giocava sicuramente da noi.
Da noi venivano tutti. Pelè ricorda spesso che era tutto fatto, tra Santos e Inter,
poi chiusero le frontiere. Dovrebbero farlo anche ora, per far crescere i giovani e
salvare il nostro calcio di retroguardia ma non è possibile, sia per le leggi europee,
ma soprattutto per la volontà dei presidenti dei club italiani interessati, più che
alle sorti del movimento, a quelle delle casse sociali (e alle proprie). La Germania
ha investito nei giovani, noi pensiamo solo alla mucca dei diritti tv da mungere. Il
Brasile è un po’ come noi. Annaspa tra crollo di spettatori e mancanza di talenti.
Tutti addosso al ct Scolari, ma di fenomeni (vedi Ronaldo), a parte Neymar, diamante grezzo, non ce ne sono. Comunque, anche se Copacabana ha il suo perché,
anche senza belle ragazze in tanga (un mito dell’italiano medio), l’Italia è sempre
il Paese più bello del mondo e torno volentieri. È casa mia. Del Brasile rimpiangerò le montagne di frutta fresca a colazione, ma non l’aria condizionata all’americana. Il palmito delizioso, ma non il traffico. E mi mancheranno i taxi. Certo guidano
come dei pazzi, certo non hanno le sospensioni, certo avrebbero bisogno di una
pulita. Però sono tanti e la corsa cominci a pagarla dal momento in cui sali in auto,
anche se l’hai chiamato e ti ha aspettato cinque minuti. E in 40 giorni nessuno ha
tentato di fregarmi. Civiltà. E ho detto tutto.
Roberto Perrone
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INSIDE
Una nuova Accademia
a Milano
L’anima sportiva di BMW
Lo scorso 10 luglio BMW Milano ha presentato ai soci del
Tennis Club Milano Alberto Bonacossa la BMW X4 in anteprima assoluta. Un cocktail party molto riuscito che ha visto
la presenza di oltre 200 invitati selezionati. La nuova BMW
X4 combina le tipiche caratteristiche delle Serie X con l’eleganza sportiva di una classica vettura coupé, introducendo
per la prima volta nel segmento automobilistico medio il
concetto di Sports Activity Coupé.
Ha inaugurato lo scorso 7 luglio la
nuova Tigi Academy (via Forcella 3)
nel cuore di zona Tortona: cinquecento metri quadrati dedicati alla
formazione di nuovi parrucchieri.
Per l’occasione Anthony Mascolo,
fondatore e direttore artistico
internazionale di Tigi, Nick Irwin e
Marco Iafrate, hanno presentato
in anteprima i tagli e le colorazioni
di The Academy Collection del
prossimo autunno-inverno.
www.tigiprofessional.com/it-it
www.bmwmilano.it
Il brunch in giardino
Terminano a luglio gli appuntamenti con il
brunch nel giardino del ristorante DA NOI IN
via Forcella 6, all’interno dell’hotel Magna Pars
Suites Milano. Ogni sabato lo chef Fulvio Siccardi
studia nuove proposte proponendo il meglio
della tradizione culinaria italiana e internazionale
Dopo la pausa estiva di agosto, gli appuntamenti
riprenderanno sabato 6 settembre.
www.magnapars-suitesmilano.it/da-noi-in
Il piatto è servito
È stato presentato a inizio luglio a Milano Open
Campus Solferino 48, un nuovo progetto di
ricerca, formazione e inserimento per i futuri
professionisti del servizio in sala. Una professione con opportunità concrete di lavoro, ma
difficoltà nel reperire risorse. Il percorso inizierà
a settembre attraverso lezioni tematiche organizzate da Pisacco Restaurant & Bar, Ristorante
Berton, Dry Cocktail & Pizza e Turbigo Bar &
Restaurant.
www.jobyourlife.com/oc-solferino-48
Musica, cinema e stelle
Fino alla prima settimana di agosto e per sette venerdì consecutivi l’Orchestra Sinfonica I Pomeriggi Musicali di Milano ha organizzato la rassegna
7 concerti per 7 notti d’estate. Il progetto unisce la musica al cinema con
sette concerti in apertura delle proiezioni realizzate da Anteo spazioCinema
nel cortile di Palazzo Reale. Alle 20.30 le serate si aprono con l’Orchestra I
Pomeriggi Musicali, per poi continuare con le proiezioni.
www.ipomeriggi.it
12
OFFICINE.CLUBMILANO.NET
outSIDE
www.citroen.it
A cena sul lago di Como
ESCAPE THE ORDINARY
080 Barcelona Fashion
Miriam Ponsa si è aggiudicata la XIV edizione di
080 Barcelona Fashion per la creatività e la vocazione internazionale della sua collezione. Una
menzione speciale è andata anche al giovane
designer catalano Guillem Rodriguez. Questi i
premi assegnati durante la fashion week, che
dal 30 giugno al 4 luglio ha animato le “corsie”
dismesse dell’ospedale Art Nouveau di Sant
Pau, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
www.080barcelonafashion.cat
Nero
Dal 5 al 17 agosto lo chef Andrea Berton si
“trasferirà” al ristorante Orangerie del CastaDiva Resort & Spa di Blevio, sul lago di Como.
Il menu degustazione elaborato dallo chef è
ancora segreto, ma sono previste sette portate,
e potrà essere assaporato godendo del panorama del ramo orientale del lago. A Ferragosto è
prevista una variazione speciale del menu.
www.castadivaresort.com/it
ottod’Ame, un solo cuore
Questo il claim scelto per l’apertura, il 5 luglio, del nuovo
store monomarca ottod’Ame a Parigi, al 35 di rue de Poitou. Il
brand ha scelto uno spazio nel quartiere Marais, il più animato
della Ville Lumière, per rappresentare lo spirito moderno e
al tempo stesso tradizionale dei propri capi e per creare uno
spazio destinato a vivere contaminazioni tra moda, arte e
cultura.
www.ottodame.it
T-shirt e costumi con personalità
Quattro giorni in collina
Collisioni ha presentato anche quest’anno un programma
ricco di appuntamenti e concerti imperdibili, confermandosi
uno dei festival di musica e letteratura più attesi in Italia.
Così, anche per la VI edizione migliaia di persone hanno raggiunto la bellissima zona delle Langhe, nel paese di Barolo.
Quest’anno Collisioni ha ospitato, tra gli altri, Jonathan Coe,
James Ellroy, Milo Manara, Piero Pelù, Deep Purple, Elisa e,
a chiudere il festival, lunedì 21 luglio, Neil Young.
www.collisioni.it
T-shirt e costumi con il taschino, pezzi unici
realizzati interamente in Italia che esprimono la
creatività del nostro Paese e l’eccellenza della
tradizione sartoriale: ecco la collezione Io so
Chi sono. Io. La linea di T-shirt e costumi, novità
bicolor dell’estate 2014, è frutto del lavoro di
Officine Club Milano, il brand del nostro magazine. Disponibili in negozi selezionati in tutta Italia,
i capi si possono acquistare anche online.
www.officine.clubmilano.net
CITROËN DS3 CABRIO
Per fuggire dall’ordinario bisogna essere aperti. Nasce Citroën DS3 Cabrio, l’unica della
sua categoria con 5 posti, bagagliaio da 245 litri e tetto apribile fino a 120 Km/h. Lasciatevi
conquistare dai fari posteriori 3D a LED, dagli interni in pelle Blu, dal suo design e dalle
meraviglie della sua tecnologia. A bordo di Citroën DS3 Cabrio ci sono numerose scoperte
da fare, prima di arrivare a quella più importante: voi stessi.
Citroën DS3 CABRIO 1.6 THP 155. Consumo su percorso misto: 5,9 l/100 Km. Emissioni di CO2 su percorso misto: 137 g/Km.
La foto è inserita a titolo informativo.
CRÉATIVE TECHNOLOGIE
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CITROËN ITALIA S.P.A. FILIALE DI MILANO
VIA GATTAMELATA 41 - VIALE MONZA 65 TEL 02.39.76.22.19 – 02.26.11.23.47 – www.citroenmilano.it – [email protected]
Cover story
Cover story
BENEDETTA ARESE LUCINI
L’angelo biondo
incubo dei tassisti
La General Manager di Uber Italia, app di noleggio autista on demand valutata
circa 17 mld di dollari dal Wall Street Journal, ha l’aria da ragazzina (anche
se non lo è), si sposta in motorino e da qualche mese è il nemico pubblico numero
uno dei tassisti. Una laurea in Bocconi e un Master a New York l’hanno portata
prima nella Silicon Valley e poi in Malesia, ma alla fine ha deciso di tornare
per tentare di cambiare l’Italia.
di Carolina Saporiti
Foto di Matteo Cherubino
Arriva trafelata, ma puntuale, da Pisacco sui Navigli. Il casco in una mano,
una borsa dall’aria pesantissima nell’altra: “Il taxi non posso più prenderlo a
Milano, almeno per ora”. Si siede ed è
pronta per le domande. Benedetta Arese Lucini, anche se l’hai vista in foto
(non quelle delle affissioni minacciose
appese dai tassisti in giro per la città)
o in video, non può non sorprenderti:
per l’età, perché dimostra ancora meno
anni di quelli che ha, 31 appena compiuti, e per la velocità con cui ragiona e
si muove. Difficile credere che una ragazza così giovane possa rappresentare
una minaccia per il popolo dei tassisti
italiani.
Sei giovanissima, ma hai già lavorato
a Londra, nella Silicon Valley e in Malesia, immagino che di difficoltà nella
tua vita ne abba già affrontate tante.
L’ira dei tassisti è l’ennesima o è diverso questa volta?
In effetti mi piacciono le sfide e nel
mondo startup bisogna essere determinati e motivati perché quello che fai è
portare cambiamento, il che è sempre
difficile. Io ho vissuto una vita piena di
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cambiamenti, sono andata via da Milano a 20 anni e qualunque occasione
mi capitasse, facevo la valigia e partivo.
In Malesia mi sono trasferita in dieci
giorni. Solo che questo tipo di difficoltà sono personali e me le sono cercate.
Con Uber è diverso, per me è un’enorme opportunità, ma è anche una grande difficoltà perché per la prima volta
mi scontro con una realtà impregnata
in un vecchio modo di fare. Il mercato della mobilità urbana è quello che è
cambiato meno nel tempo ed è anche
uno di quelli in cui la tecnologia è arrivata più tardi.
Secondo te perché?
Penso ci siano stati dei meccanismi
negli anni che hanno impedito la creazione di competizione, soprattutto
in Italia. Anche quando politici come
Bersani e Monti hanno provato ad apportare cambiamenti, le grandi città
hanno fatto resistenza, facendo male ai
cittadini.
Come ti sta assistendo Uber?
La cosa bella di Uber è che tutte le città sono molto indipendenti nel management, ma abbiamo dei team interni
legali e di policy che ci aiutano quando chiediamo supporto. Poi c’è Travis
(Kalanick, uno dei fondatori e CEO di
Uber, NdR) con cui interagisco costantemente. Sia io sia il mio team siamo
stati diffamati, ma Travis ha riportato
tutti sulla missione originaria e sulla visione long term.
La sharing economy ha rivoluzionato
alcuni settori senza provocare le stesse reazioni di quello della mobilità.
Cosa c’è di diverso?
La sharing economy ha cominciato a
svilupparsi fortemente con la crisi del
2008, quando i beni acquistati valevano poco e le persone facevano fatica a
mantenerli. Negli altri settori è stato
meno forte l’impatto perché ci sono
stati altri cambiamenti nel tempo, per
esempio le piattaforme di pricing come
Expedia o app come Hotel Tonight...
Il mondo del trasporto pubblico invece
ha sempre avuto un unico protagonista, il taxi. A dire il vero taxi e NCC
hanno sempre avuto un po’ di problemi di competizione, ma gli NCC sono
una realtà piccola, quindi non hanno
mai creato grandi problemi. Uber li ha
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Cover story
Cover story
Benedetta, prima di
diventare General
“Expo è l’occasione perfetta per testare Uber e altre
app simili, perché a Milano passeranno milioni di
persone. Offriamo un servizio complementare a quello
dei taxi, non competitivo”
Manager di Uber, ha
lavorato per Rocket
Internet, il più grande
incubatore Internet al
mondo.
uniti, ha creato una forza più grande e
un concorrente a cui i tassisti non erano abituati. Un autista di taxi non ha
nessun incentivo a offrire un servizio
eccellente perché è improbabile che
riveda un cliente e non ha la pressione
del feedback a fine corsa, come invece
avviene con Uber. Se un nostro cliente ci valuta negativamente, chiediamo
il motivo, rispondiamo e, se serve, aggiustiamo la corsa con un rimborso,
così l’autista capisce che non può fare
il furbo. La tecnologia ha creato una
pressione che i tassisti non hanno mai
avuto e ha forzato il settore a un miglioramento del servizio. La resistenza
è data dal fatto che i prezzi potrebbero
scendere.
C’è da dire che le licenze dei taxi in
Italia hanno prezzi folli, così alti da
giustificare le rimostranze degli ultimi
mesi...
Bisogna stare attenti al discorso delle
licenze perché adesso i tassisti pagano
le tasse sulla vendita di queste, ma un
tempo erano gratuite, pubbliche e venivano assegnate con un bando. Visto
che la città di Milano, e anche le altre,
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sono cresciute, e il numero delle licenze è rimasto fisso, si è creato un mercato nero, in cui gli autisti si vendevano
le licenze tra di loro, senza che i soldi
tornassero al Comune. È un problema
che si sono creati da soli. È vero che la
licenza se la sono comprata, ma si chiama rischio d’impresa. Questo discorso
poi ha senso per quei tassisti che l’hanno acquistata recentemente, ma chi
l’ha comprata dieci, venti anni fa l’ha
ammortizzata.
Le grandi proteste sono sorte attorno
UberPop, che differenza c’è con Bla
Bla Car?
La prima differenza è che UberPop è
urbano, mentre Bla Bla Car è interurbano. Secondo, loro si considerano un
social network di persone che fanno car
sharing, noi invece siamo una app che
le mette in contatto. Terza differenza,
lo scambio di denaro con Bla Bla Car è
ancora, almeno in Italia, fisico mentre
il nostro è via app. Entrambi i servizi
considerano il pagamento un rimborso
spesa che noi però calcoliamo attraverso le tabelle ACI, mentre su Bla Bla Car
lo decide a sua discrezione ogni autista.
All’estero le polemiche dei tassisti si
sono rivolte solo contro Uber o anche
contro UberPop?
Entrambe perché mentre UberBlack
utilizza un trasporto già esistente,
UberPop (o UberX come lo chiamiamo in America) ha creato un nuovo
mercato. Negli USA siamo riusciti in
alcuni stati come la California, DC e
il Colorado, che l’ha appena reso legge, a regolamentare questo servizio: le
città ne hanno capito i benefici. È un
servizio molto variabile che non va
strutturato come quello pubblico, ma
che si aggiunge a esso nei momenti di
difficoltà, di notte, nelle zone dove il
trasporto pubblico è carente.
E invece parlando di Europa com’è la
situazione?
UberPop è presente in sette città, stiamo educando il mercato. La Spagna e
l’Italia sono i due paesi più irrequieti.
Adesso comunque abbiamo dei dati significativi e delle leggi da condividere
con i legislatori in Europa.
Pensate di incontrarvi prossimamente con il governo? Quando il ministro
Lupi è venuto a Milano ha incontrato
a Palazzo Marino le sigle sindacali dei
taxi, ma né voi di Uber, né gli Ncc.
Cosa avresti detto in quell’occasione?
Noi ci stiamo già incontrando con enti
locali e nazionali e Istituzioni, è un lavoro che faccio regolarmente e adesso
che è diventato un caso nazionale il
ministro lo sta affrontando. Abbiamo
chiesto un incontro e stiamo aspettando una data (un incontro tra Uber,
Letzgo e il ministro Lupi è avvenuto il
1° luglio, NdR).
Se fossi ministro come risolveresti la
questione del trasporto pubblico non
di linea?
Non so se sarei capace di rivestire quel
ruolo, so che è una questione difficile
perché qualsiasi decisione di cambiamento comporta delle difficoltà, non
c’è una soluzione che può rendere tutti
felici. Senz’altro coglierei l’occasione
di Expo: in questi momenti di altissima
domanda non si può cercare di risolvere il problema aggiungendo licenze
taxi, perché finito l’Expo rimarrebbero
un costo fisso. L’idea dovrebbe essere
quella di usare la sharing economy e
monitorarla, metterla alla prova. In
Italia non siamo gli unici a fare ride
sharing in città, bisognerebbe provare tutte le app esistenti nei sei mesi
dell’evento e alla fine analizzare i dati
e capire se continuare a usarle e come.
Abbiamo un’occasione perfetta, non
c’è bisogno di fare una legge adesso, va
messa prima alla prova.
Ci sono dati che dimostrano i danni
che i taxi hanno avuto da Uber?
A Chicago è stato fatto uno studio indipendente che ha rivelato che, una
volta inserite queste alternative di traporto, il settore si è aperto, non è diventato più competitivo, ma più largo.
Perché le persone non usano solo un
servizio, ma si affidano alla mobilità
pubblica che è sicura, affidabile, meno
cara, “rinunciando” al trasporto privato.
Non solo, nel 2013 Uber ha creato a
Chicago 1000 posti di lavoro indiretti,
46mila dollari di PIL extra per la città e
in più ha portato 25 mila persone, che
usavano la propria automobile, ad avvicinarsi alla mobilità pubblica. Siamo
complementari ai taxi, non competitivi.
Ho sentito che vorreste proporre ai
tassisti di appoggiarvi a Uber per il
loro servizio...
Sì, vorremmo portarli sulla nostra piattaforma, in questo modo l’utente collegandosi alla app potrebbe decidere la
soluzione migliore. Stiamo lavorando
con i singoli tassisti e con le categorie
per cercare di organizzare incontri. È
un argomento delicato, ma continuiamo in questa direzione. A Londra è attivo dall’11 giugno. A New York, invece, l’ex sindaco Bloomberg ha fatto un
test. Per un anno ha dato il permesso
a noi di Uber e a un’altra app di essere piattaforma per i taxi. In un anno
ci siamo cercati i tassisti, abbiamo fat-
to gli accordi, creando un sistema che
Bloomberg ha chiamato e-hailing (hail
vuol dire chiamare un taxi con un cenno della mano in inglese, NdR) e siccome funzionava, l’ha esteso per un altro
anno.
Hai un’automobile di proprietà?
No e non l’ho mai avuta. A parte che
ho cambiato città molto di frequente,
ma da sempre ho abbracciato questo
sistema: uso BikeMi, Uber, usavo i taxi,
altri servizi di car sharing e poi ho il
mio motorino.
Quando viaggi usi Uber o i taxi?
Uber ha il vantaggio di essere un brand,
sai qual è la qualità del servizio, che è
uguale a Bogotà, Singapore o Capetown quindi lo preferisco, dove c’è.
Il 20% in più del costo di una corsa
con Uber da cosa dipende?
Dal fatto che è un servizio un po’ più
bello. Deve essere competitivo sulla
qualità del servizio. D’altra parte però
la nostra corsa inizia quando il cliente viene caricato e non dalla chiamata
come avviene con i taxi, questo crea
un senso di trasparenza che può valere
quel 20% in più.
Ultima domanda: ci sono delle persone, in particolare delle donne, nel
mondo della tecnologia a cui ti ispiri?
Le donne a cui mi ispiro sono quelle
che non hanno rinunciato alla carriera.
So che suona strano in Italia, ma è così.
Per me Marissa Mayer (CEO di Yahoo,
Ndr) è un grande esempio.
19
Portfolio
Portfolio
la città del leone
In questa pagina.
Crocevia di tre delle principali culture asiatiche – cinese, malese e indiana – e
quindi anche di tre grandi religioni, quali il buddismo, l’islam e l’induismo,
la città-Stato di Singapore è il quarto principale centro finanziario del mondo
ed è una delle metropoli più cosmopolite, con il 42% di popolazione straniera
presente sul territorio. Nella “Lion City”, il cui soprannome deriva da un’antica
leggenda malese, modernità e tradizione convivono in armonia, così come i suoi
cinque milioni di abitanti.
Bay Hotel.
La vista mozzafiato
dello skyline della città
dalla piscina del Marina
Nella pagina a fianco.
China Town, sullo
sfondo il Tempio della
reliquia del dente di
Buddha.
Foto di Antonino Savojardo
20
21
Portfolio
Portfolio
In questa pagina.
La statua del Buddha
all’interno del Tempio
della reliquia del dente
di Buddha.
Nella pagina a fianco
dall’alto.
Il distretto finanziario
di Singapore, cuore
pulsante della città,
visto dal Marina Bay.
Uno dei muri esterni
del complesso Red
Dot, sede del museo
del design.
22
23
Portfolio
Portfolio
In questa pagina
dall’alto.
Il Garden by the Bay è
un parco di 101 ettari
di superficie bonificata
situato nel centro di
Singapore, adiacente al
lago artificiale Marina
antonino savojardo
Palermitano doc, classe 1978, si trasferisce a Milano per studiare design e si occupa di fotografia
lavorando presso lo studio di Paolo Utimpergher. Dopo il corso di foto-giornalismo presso
l’IIF di Milano, inizia a realizzare reportage per
i più importanti periodici italiani come D di La
Repubblica, l’Espresso, l’Internazionale, IL,
Io Donna, Rolling Stone e Marie Claire.
www.antoninosavojardo.it
Reservoir.
Solo alle prime ore
dell’alba le strade,
sempre pulite, del
centro finanziario
appaiono deserte.
Nella pagina a fianco.
A bordo di uno dei
battelli che percorrono
il fiume Singapore che
attraversa la città.
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25
Interview
interview
enrico bertolino
UN “DIVERSAMENTE”
ITALIANO CHE AMA MILANO
Enrico Bertolino, milanese DOC classe ‘60, vive la tv dal suo interno, racconta l’Italia e dal 2
settembre torna in prima serata in RAI con l’amico Max Tortora nella short comedy ImPazienti.
E pensare che lui all’inizio era solo un impiegato di banca. Zelig, Bulldozer, Glob sono venuti dopo.
Il resto è storia e satira, come quando ebbe il coraggio di paragonare Renzi a Savonarola.
di Nadia Afragola
Foto di Anna Tinti
Il suo “Glob diversamente italiani”
non è un programma di informazione
e neppure di satira. Un bene che non
abbia una collocazione precisa?
È un programma storico per la Rai,
siamo alla 14esima edizione. Avevamo
uno studio nuovo, delle esigenze diver26
se date dalla collocazione domenicale.
Abbiamo fatto quello che potevamo
anche in termini di risorse. Realizzare
un varietà intero con quei soldi non si
poteva, un programma d’informazione
a quell’ora nemmeno, senza andare sul
talk puro, abbiamo optato per una ibri-
dazione che fosse gradevole.
Ha paragonato Renzi a Savonarola.
Come ha fatto a portare a casa il 40%
degli italiani?
Ha trovato terreno fertile, anche grazie
a Grillo che ha fatto paura alla gente.
Fece così la Democrazia Cristiana. In
più Renzi ci mette un’ottima comunicazione, l’empatia e l’età.
Si vota ancora per un ideale in Italia?
Sì, anche se non ci sono più gli ideali collettivi, ce ne sono tanti di casta.
In Italia sembra di essere in un grande
Palio di Siena dove tutti si riscoprono
contradaioli.
Oggi non si può che parlare male
dell’Italia e degli italiani. È d’accordo?
No. Gli italiani sono migliori di coloro
che li hanno governati, non siamo tangentisti: siamo un popolo di navigatori,
che ha avuto varie derive.
Ha recentemente dichiarato in merito
all’Expo che: “Se i turchi tornassero a
riprenderselo saremmo quasi felici”.
Un’Italia non all’altezza?
Rassegnata più che altro. Un po’ di
sommossa civile andrebbe fatta, e certe
figure andrebbero bandite soparattutto
se già coinvolte in affari poco leciti. Le
opere sono a metà, non credo si corra il rischio di una seconda Italia ‘90.
I turchi lo riprenderebbero volentieri,
come prenderebbero la Costa Concordia: proviamo a dare un attimo di credibilità al nostro sistema.
Che rapporto ha con Milano?
Eccellente. Sono nato a Milano e vivo
nello stesso quartiere, l’Isola, nonostante svariati tentativi di abbruttire la
zona con ecomostri, fatti a uso e consumo della magistratura. È rimasto ancora un quartiere civile, con le sue botteghe, dove la gente si incontra e parla.
Non pensa mai che tra tutti i laureati
della Bocconi che compaiono in tele-
visione lei, in fondo, è il meno divertente?
Bella domanda. Il mio era un corso di
laurea in Economia e Commercio, con
indirizzo turistico ed era già divertente farlo, poi avevo come rettore Mario
Monti e l’euforia si smorzava subito. Il
contrasto tra politica e comicità è da
sempre stridente: ci dicono che non
dobbiamo occuparci di politica. Ok,
ma che sia reciproco. La Russa e Salvini pensano di essere ancora divertenti.
Anche lei ha una igienista dentale?
Ho un dentista siciliano, maschio, con
cui parlo anche di donne, ma ci limitiamo a parlarne. È più pratico, lo avesse
capito anche Berlusconi non sarebbe al
punto in cui è.
Mondiali di calcio: l’Italia è tornata a
casa da disgraziata. Avrebbe portato
Giuseppe Rossi?
Li avrei portati tutti, sono un affettivo, avrei portato anche Montolivo in
gita. Il gruppo ha sempre vinto. Abbiamo vinto nell’82 quando eravamo
molto affettivi, poco concreti e in un
girone pessimo; abbiamo vinto nel
2006, quando non eravamo favoriti. La
squadra di calcio è come la squadra di
governo. Ecco perché sappiamo tutti
cosa fare ma non sappiamo come fare
a farlo.
Torniamo in tv. The Voice lo ha vinto una suora. L’Eurovision una drag
queen. Non è troppo?
È marketing ed è ciò che va di moda.
Né la Conchita con la barba, né la
suora che canta hanno destato il mio
interesse. Abbiamo il presidente del
consiglio che fa battute, quello vecchio
che… l’italiano vuole questi modelli
per mettersi in pace con la coscienza.
C’è anche il comico in politica: non
manca nulla.
Meglio un faccia a faccia con la Bignardi o Fazio?
Fazio lo conosco da anni, siamo della
stessa “scuderia”: passare da lui è stato benefico. Parliamo di due approcci
diversi: Fabio è più professionale, ma
con Daria non ho avuto le difficoltà
riscontrate da alcuni miei colleghi che
mi hanno preceduto.
Travaglio o Gramellini?
Non butto nessuno giù dalla torre,
piuttosto butto giù l’intera torre o cerco di salirci anch’io. Il giornalismo di
Travaglio ti fa incazzare, anche troppo;
Gramellini ti fa riflettere e commuovere.
Meglio un libro di Fabio Volo o della
Lucarelli?
A Fabio invidio la quantità dei libri
venduti. Selvaggia mi piace: si vede che
non ha paura. Si schiera, prende posizione e questo le fa onore soprattutto
perché siamo in un paese in cui amano
tutti essere un po’ sul pero e un po’
sul pomo.
In epoca 2.0 dove i giornalisti sono
spesso sostituiti dai fashion blogger
di che futuro possiamo parlare?
Sono trend che lasciano spazio al tempo che trovano. Il 2.0 è fondamentale
ma il contatto umano serve. Il giornalismo rimarrà sempre quello della domanda fatta in pochi secondi che mette il pubblico in fuori gioco.
27
FOCUS
FOCUS
A un passo dal cielo
Bar e ristoranti conquistano i piani alti e il ritrovo è sempre più “in terrazza”,
tra atmosfera vacanziera e vista mozzafiato. Viaggio tra i rooftop meneghini dove
ammirare lo skyline urbano è un semplice optional, perché l’importante non
è essere in alto, ma sentirsi al top.
di Marilena Roncarà
01
Uno scorcio della
vista su piazza Duomo
godibile dal dehors
della grande loggia del
Ristorante Giacomo
Arengario. Lo spazio è
aperto tutta la giornata
dalla caffetteria,
all’aperitivo, alla cena.
28
Innamoramento da 18enni a parte, a volte basta
cambiare il punto di osservazione magari spostandosi semplicemente un po’ più in alto, per perdere tutte le coordinate spazio-temporali e tornare
laddove solo gli innamorati vivono: “Tre metri
sopra il cielo”. Ed è subito pace, decompressione, contentezza, come a riconciliarsi con la vita,
lasciando per strada e soprattutto giù a terra quei
quotidiani affanni che ci hanno assillato fino a un
minuto prima e che riprenderanno a farlo, ne siamo sicuri, ma solo quando decideremo di scendere da uno di questi tetti del mondo. Forse per
questo sono nate le terrazze e a Milano c’è solo
l’imbarazzo della scelta tra locali e ristoranti pronti a conquistarci regalandoci un plus di centimetri
di cielo tra interni curatissimi, cocktail esclusivi e,
naturalmente, una vista da togliere il fiato.
Il viaggio tra i rooftop meneghini non può che iniziare da quella Terrazza Martini che è soprattutto
un’icona simbolo della città. Sita all’ultimo piano
del grattacielo di piazza Diaz, domina il centro
storico dal 1958, offrendo un colpo d’occhio straordinario sui tetti della città antica e sulle guglie
indirizzi
Terrazza Martini
piazza Armando Diaz 7
Ceresio 7. Pools & Restaurant
via Ceresio 7
11 Rooftop by Driade
via Alessio di Tocqueville 7
10 Corso Como. Terrace
corso Como 10
La Terrazza di via Palestro
via Palestro 2
Ristorante Giacomo Arengario
Via Guglielmo Marconi 1
La Rinascente. Food Hall
piazza Duomo
Asola. Cucina sartoriale
via Durini 28
del Duomo, così vicine da sembrare a portata di
mano. Grazie a lei e alla sua attività di presentazioni cinematografiche, Milano è diventata lo
scenario del passaggio di una straordinaria galleria di artisti: da Federico Fellini (con la sua Dolce
Vita tenuta a battesimo proprio in Terrazza nel
1960), a Luchini Visconti, René Clair, Vittorio De
Sica, Akira Kurosawa e François Truffaut. Radicalmente rinnovata tra il 1990 e il 1993, è alla vigilia dei 50 anni, nel 2007, che si concede l’ultimo
restyling a opera del progettista belga Will Erns,
confermando una versione più informale per la
serra gazebo, dove gli ospiti possono passeggiare e
godersi il panorama sulla città.
Inaugurato invece solo a settembre dello scorso
anno, il ristorante Ceresio 7 è una felice sorpresa
sul tetto del palazzo storico dell’Enel, in via Ceresio appunto, già showroom e quartier generale del
marchio Dsquared2. Il progetto ha visto coinvolti
i due stilisti canadesi Dean e Dan Cate (i gemelli
di Dsquared2), assieme allo studio di architettura
Storage e all’atelier di interior design Dimore Studio. L’ambiente è una grande stanza divisa in due
01. La terrazza con
piscina (ma in tutto
sono due) di Ceresio 7,
affacciata sul moderno
skyline di Porta Nuova
e perfetta per gustare
en plein air le creazioni
dello chef Elio Sironi.
29
FOCUS
FOCUS
la cucina sartoriale
La cucina diventa un atelier e lo
chef è un sarto: ecco l’innovativo
concept a cui si ispira Asola, il
ristorante inaugurato lo scorso
27 marzo al nono piano del Brian
& Barry Building, con l’intento di
realizzare un’interazione unica
tra ospite e chef, nello specifico
Matteo Torretta. Per dare corpo a
questa visione, al centro della sala
troneggia una grande cucina a vista
completamente aperta e da cui lo
chef interagisce con i commensali, per dar vita ‘live’ a creazioni
uniche.
www.asolaristorante.it
02
04
03
02. L’elegante roof
garden del Ristorante
La Terrazza di via
Palestro affacciato
sui giardini di Porta
Venezia.
03. L’11 rooftop di via
Tocqueville che, grazie
al restyling di Driade,
è tornata ad animare
le notti milanesi con
una nuova veste
scenografica.
30
aree speculari dove si pasteggia o si sorseggiano i
cocktail dell’aperitivo. Tutto è doppio: dai camini
in pietra, alle piscine gemelle della terrazza panoramica che, se di giorno regalano uno spazio
privato per la fuga in un resort urbano, di sera si
trasformano in una scenografia liquida che fa da
cornice a una vista, manco a dirlo, incredibile sul
nuovo skyline urbano di Porta Nuova. Ceresio 7 è
una location che vive tutta la giornata, dalla mattina con le piscine e il lunch sui tavolini in terrazza, alla prima serata con l’aperitivo all’American
Bar, fino a cena e dopocena nella Cigar Room con
selezione di distillati “last drop” e il tutto sotto la
regia attenta dell’excutive chef Elio Sironi.
Poco lontano da qui al numero 7 di via Tocqueville c’è l’11 rooftop by Driade, la terrazza estiva
dell’11 clubroom, ambita da nottambuli e trend
setter e recentemente rinnovata con il restyling
dal forte impatto estetico di Driade. E mentre
Nemo di Fabio Novembre, la poltrona dalle sembianze di un volto umano, introduce il visitatore
in terrazza, globi seducenti e altre creazioni Dria-
de danno vita a un ambiente sofisticato e prezioso. Di tutt’altro tenore, ma non meno esclusiva, è
l’atmosfera che si respira nel rooftop di 10 Corso
Como, vero e proprio spazio delle meraviglie per
gli appassionati di moda, design e cultura contemporanea. Progettato dall’artista statunitense Kris
Ruhs e aperto nel 1990 da Carla Sozzani in un
edificio storico di quello che era un quartiere fatiscente e lontano dai fasti e dalla movida di oggi,
10 Corso Como è uno spazio multiforme che
culmina al suo top con un roof garden capace di
concentrare in sé le più svariate forme di bellezza.
A partire da quella scala a chiocciola da percorrere quasi inerpicandosi fino a sbucare sopra una
porzione di tetto che è una combinazione unica di
natura e arte (grazie alle sculture e alle ceramiche
firmate Kris Ruhs), sino all’ineguagliabile colpo
d’occhio che questa volta combina la tradizione
delle case di ringhiera con la sfacciata contemporaneità dei grattacieli di piazza Gae Aulenti. Una
curiosità: la terrazza di Corso Como 10 è stata
riconosciuta dalla Lipu come un’oasi urbana per
gli uccelli sia stanziali sia in migrazione.
Basta allontanarsi un po’ da qui per raggiungere
sempre in alto, al quarto piano del Centro Svizzero di Milano, il ristorante La Terrazza di via Palestro, che è anche un salotto panoramico, aperto da
un lato con un roof garden di 45 metri quadrati
che vale tutto: una splendida lounge per godersi,
anche in caso di pioggia, un aperitivo con vista
green sui giardini di Porta Venezia.
Bisogna invece percorrere per intero la rampa circolare ascendente che dal piano terra sale fino al
terzo piano all’interno del Museo del Novecento
per raggiungere il Ristorante Giacomo Arengario,
che sorge all’interno dell’omonimo edificio. Concepito come un omaggio al contesto artistico che
lo ospita, il ristorante si caratterizza per il chiaro
rimando alle avanguardie del primo Novecento,
come a proseguire un dialogo ipotetico con le
opere del Museo. Particolare attenzione è riservata al dehors situato all’interno della loggia che
affaccia su piazza Duomo: una struttura in ferro
e vetro che regala una prospettiva unica sul cuore
della città. E la sensazione di accarezzare le guglie
rimirando la cattedrale milanese, è la stessa che si
prova dalla Terrazza de La Rinascente, poco più
avanti sull’altro lato della piazza, dove per un attimo la mecca dello shopping lascia campo libero
alla magia della location, da godersi anche con un
menù degustazione di ostriche e champagne proposto dal ristorante Maio.
Da ultimo, ma solo perché di recente inaugurazione, segnaliamo il “sogno verticale” di Asola, il
ristorante capitanato dallo chef Matteo Torretta
che domina piazza San Babila affacciandosi a 360
gradi dallo stabile Brian & Barry Building, e che si
completa con una terrazza panoramica dove toccare con mano il cielo di Milano è semplice realtà.
E anche qui non resta che lasciarsi attraversare da
tanta meravigliosa leggerezza, veleggiando con lo
sguardo a vista tra i pinnacoli del Duomo e poi
ancora oltre fin verso l’orizzonte. Tutto il resto,
umore buono compreso, caso mai avesse fatto lo
sgarbo di averci abbandonato per un attimo, ritornerà in volata.
04. La serra gazebo
e il roof garden della
Terrazza Martini che
dall’ultimo piano del
grattacielo di piazza
Diaz regala uno
straordinario colpo
d’occhio sulle guglie del
Duomo, Madonnina
compresa.
31
Interview
interview
christopher makos
La locandina della
UNA QUESTIONE DI IDENTITÀ
mostra Altered Images,
curata da Gianni
Mercurio, alla Galleria
Carla Sozzani fino al
Ha debuttato a Milano alla Galleria Carla Sozzani Altered Images, progetto fotografico realizzato nel 1981
dal celebre Christopher Makos e che vede Andy Warhol interpretare la mutevolezza dell’identità umana.
Accanto a questi otto scatti, una cinquantina di fotografie che ripercorrono la New York degli anni Settanta
e Ottanta, in cui Makos si trasferì affascinato soprattutto dall’emergere della scena punk. Le stravaganze,
gli eccessi, i retroscena e i momenti di vita quotidiana di personaggi come Mick Jagger, John Lennon,
Keith Haring e Jean-Michel Basquiat sono i temi delle sue fotografie.
3 agosto.
di Alessia Delisi
Andy Warhol, David Bowie, Iggy Pop,
Keith Haring e Jean-Michel Basquiat
sono solo alcuni dei personaggi immortalati dal tuo obiettivo. Com’era
la scena artistica newyorkese in quegli
anni?
Credo che oggi come allora New York
sia una città assolutamente unica nel
suo genere: ha un’energia straordinaria
perché verticale, perché nel suo tendere verso l’alto sembra costantemente
manifestare un desiderio, una volontà.
Questo la rende un’incredibile fonte di
ispirazione per tutte le manifestazioni
artistiche. Non avendo una struttura
classista poi, è democratica: solo così
può riuscire a rinnovarsi di continuo.
Andy Warhol ti definì “il più moderno
dei fotografi americani”: puoi parlarci
del tuo rapporto con lui?
Andy Warhol era, come tutti gli altri
personaggi famosi che hai citato, semplicemente una delle persone con le
quali trascorrevo le mie giornate. Era
un grande amico con cui lavoravo e con
cui condividevo tante cose, anzitutto il
fatto di parlare la stessa lingua. Diciamo che io gli ho insegnato a far foto,
mentre lui mi ha mostrato come far
soldi nel mondo dell’arte (ride, NdR)!
A Parigi invece eri andato a scuola dal
leggendario Man Ray... Che cosa hai
imparato da lui?
Man Ray mi ha insegnato a cogliere
l’attimo, perché, se ci pensi, l’attimo è
tutto ciò di cui disponiamo. Ho anche
32
imparato a fidarmi del mio istinto. Anzi,
non solo a fidarmene, a obbedirgli.
Proprio agli scatti realizzati da Man
Ray all’amico Marcel Duchamp nei
panni del suo alter-ego femminile
Rrose Sélavy, si ispira il tuo progetto
Altered Images, realizzato nel 1981 e
in mostra fino al 3 agosto alla Galleria Carla Sozzani di Milano. In queste
fotografie Andy Warhol veste spesso i
panni di una donna. Cos’è per te l’identità?
L’identità ha a che fare col modo in cui
ci mostriamo al mondo. Se ci fai caso,
non è vestendosi da donna che Warhol
impersona la femminilità. Ricordo che
Halston, il celebre fashion designer, ci
aveva offerto un abito, ma noi lo rifiutammo: non volevamo travestirci, ma
mostrare quanto facile fosse cambiare
identità. Dopodiché penso che tutti noi
usiamo dei travestimenti: c’è per esempio il “travestimento da businessman”,
ovvero il completo.
Il piacere di raccontarsi ritorna, con o
senza travestimenti, nella pratica del
selfie come un tentativo di fissare, per
l’ennesima volta e una volta per tutte,
il proprio corpo e il proprio io. Il culto
della propria immagine è un’esclusiva
dei Millennials – ovvero dei nati tra gli
anni Ottanta e il nuovo millennio – o
appartiene anche ad altre epoche e ad
altre generazioni?
Non credo che appartenga ad alcuna
generazione nello specifico. La gente
si guarda allo specchio da migliaia di
anni: la differenza è che oggi trattenere
un’immagine è più facile che un tempo,
più facile per esempio che fare un ritratto di quello che nello specchio vedi
riflesso. Selfie poi è un termine che fa
capire come le persone hanno voglia di
raccontarsi in questa nostra epoca storica: ovvero vedere solo se stesse e possedere esclusivamente la propria immagine, molto semplicemente. Non c’è
alcuna riflessione ed è questo che tutti
vogliono oggi: non pensare a niente.
Attualmente c’è un fotografo il cui lavoro trovi interessante?
Mi piacciono tutte quelle persone
che scattano immagini che sono belle
perché “smart”: intelligenti e al tempo
stesso con un linguaggio personale. Paul
Solberg è uno di questi.
E dei personaggi famosi chi ti piacerebbe immortalare?
Mi piace fotografare individui, chiunque essi siano: persone che comunicano
tra di loro e che esercitano un’influenza
reciproca, ma soprattutto persone che
hanno un loro stile. Non ha niente a
che vedere con la celebrità.
Com’è invece il tuo rapporto con la celebrità e il successo?
In realtà non sono io ad avere un rapporto con il successo: è lui che ne ha
uno con me. Io amo il mio lavoro, dopodiché se celebrità e successo arrivano, credo sia solo il risultato dell’amore
che nutro per quello che faccio.
33
FOCUS
FOCUS
LA CAPITALE DEI SINGLE
A Milano non essere fidanzati sta diventando un must sociale. Dallo
speed dating al supermercato per donne e uomini soli, fino alle feste only
for single, la città, volente o nolente, si sta trasformando in un luogo in
cui la singletudine diventa virtù… e vizio.
di Camilla Sernagiotto
01
01. Bottiglie di Cristal
e fiaccolata sono il
contorno di una delle
tante imperdibili serate
per single organizzate
dal locale Just
Cavalli. Divertimento
assicurato per una
serata all’insegna del
glamour.
34
Single si nasce, non si diventa. Almeno così è per
chi da sempre ama la sua condizione di scapolonubile, quella che garantisce la tanto anelata libertà assoluta. Soltanto coloro che non devono
rendere conto di niente a una dolce metà possono
assaporare (forse) appieno l’indipendenza e, una
volta assaggiata, spesso è difficile riuscire a farne a
meno, soprattutto se si vive in una città come Milano. All’ombra del Pirellone essere senza partner
non è più motivo di tristezza e solitudine, anzi.
Dai locali alle cene, ai party “only for bachelor”,
il divertimento a misura di non-fidanzati è assicurato. I dati parlano chiaro: se il 45% dei cittadini
vive da solo, un motivo ci sarà. Ebbene, non ce n’è
soltanto uno ma molteplici! Innanzitutto i locali,
pilastri portanti della nightlife milanese, hanno da
sempre un occhio di riguardo per i single grazie a
serate esclusive che spaziano dal Just Cavalli allo
Shanghai, dallo Shu al The Beach fino ad arrivare
alle tre tappe d’obbligo: il LoolaPaloosa, l’Hollywood e il Tocqueville, situati nella zona attorno
cui gravita il Glamour con la G maiuscola, ossia
Corso Como. Forse sarà per questo che i celibi più
incalliti si trasferiscono a vivere proprio qui, nel
sul web
www.scottduff.it
www.lacenadeglisconosciuti.com
www.saunamilano.it
www. strasingle.it
www. singlemilano.it
www. speeddate.it
www. gioia69.it
triangolo dei bermuda chic formatosi tra Brera,
Corso Garibaldi e Corso Como, ulteriore riprova
del fatto che i single sanno trattarsi bene. L’ha ben
intuito Mitula Case, il motore di ricerca immobiliare che ha aperto una sezione apposta per non
coniugati in cui affittare e vendere monolocali e
loft. Sulla scia dell’entusiasmo, tutte le agenzie
che trattano immobili a Milano hanno incominciato a fare una corte spietata agli scapoloni d’oro;
per trovare acquirenti basta partecipare alle numerose serate di speed date che quotidianamente
si organizzano in città.
Benché le origini di questa pratica risalgano al
rabbino Yaacov Deyo dell’Aish HaTorah, che usava un primordiale speed dating per far sposare gli
ebrei celibi di Los Angeles, oggi non c’è uomo di
chiesa che approverebbe ciò che accade quando
il blind date va a buon fine. In questi casi, infatti, trattasi quasi mai di primo passo verso l’altare,
ma solamente di un modo rapido per incappare in
qualcuno che abbia voglia di divertirsi. Il suddetto divertimento è assicurato durante le spassose
sessioni organizzate presso l’Henry’s Cafè di viale
Col di Lana o al Gioia 69 in via Melchiorre Gioia,
02
due dei locali in cui lo speed date è di casa.
Per rispondere invece alle esigenze dei single
meno spudorati, lo Scott Duff Pub ha inaugurato il fortunatissimo ciclo di serate “Let’s Speak
English” in cui ci si riunisce attorno a un tavolo
a bere birra artigianale parlando esclusivamente
in inglese. Chi non masticasse bene lingua, si prepari a masticare e basta in modalità “tête-à-tête”
alla cosiddetta Cena degli Sconosciuti, la serata
in cui gente non accasata si ritrova a condividere
la tavola, mangiando e chiacchierando in compagnia. “Il successo di quest’iniziativa è tale che alcuni
partecipanti fingono di essere single, ma poi si scopre
che sono fidanzati”, rivela l’organizzatore Roberto
Dellanotte. Per diventare commensali basta iscriversi sul sito e prenotare un posto nei vari locali in
cui mensilmente si organizzano questi eventi, dal
Ristorante Al Plaza all’Enosteria Cibo Enò.
La location ideale per un Single & The City appare quindi proprio Milano, sempre pronta ad accogliere a braccia aperte chi è free nel cuore.
Dai suoi supermercati a certi tipi di Spa pensati
per libertini nell’animo, il santo patrono meneghino è indubbiamente San Faustino, protettore dei
cuori solitari, non certo Valentino.
Leggenda vuole che dalla sua inaugurazione a
oggi l’Esselunga di viale Papiniano sia un gettonatissimo punto d’incontro per single in cerca di
“colleghi”, per questo motivo sempre impeccabili
nell’outfit e nel trucco & parrucco tra le corsie dei
surgelati e nel reparto latticini. Per riconoscersi tra
loro, molti portano al polso il braccialetto verde
distribuito ai Single’s Party di Maison Du Parc
in Sempione, anche se il più delle volte basta un
gioco di sguardi smaliziato anche nel cestello per
individuarsi vicendevolmente.
Il termine “smaliziato” diventa invece un eufemismo al Sauna Milano Club Privè, un centro benessere con sauna naturista (in cui l’unico costume
ammesso è quello adamitico), bagno turco osé e
docce spicy dove può succedere di tutto in ambito di trasgressioni.
Per coloro che preferiscono sudate meno hot, la
maratona StraSingle (l’ultima edizione si è tenuta
a giugno) è perfetta per “rincorrere l’anima gemella”, come recita il claim; eppure la maggior parte
dei partecipanti non è a caccia di compagni, bensì
fierissimo di correre alla meta privo di dolce metà.
02. La partenza della
StraSingle, la maratona
per single che si svolge
ogni estate a Milano.
Arrivata alla settima
edizione, si tratta di una
marcia non competitiva
di 5-10 chilometri
che culmina in uno
strepitoso StraSingle
Party.
35
water
advertorial
Eleganza muscolare
Per descriverla si possono utilizzare mille espressioni, ma appena la si vede, la prima parola che esce
spontanea è semplicemente una: “bella”. La nuova BMW X4 è pronta a conquistare il mercato.
Il suo segreto? L’estetica e il carattere.
indirizzi
BMW Milano
via della Unione Europea 1,
San Donato
via dei Missaglia 89, Milano
L’evoluzione della specie del marchio
tedesco sembra non arrestarsi mai, nasce così la nuova BMW X4 che combina le tipiche caratteristiche della
famosa famiglia di modelli Serie X
con l’eleganza sportiva di una classica
vettura Coupé. Si introduce così per la
prima volta nel segmento automobilistico medio il concetto di Sports Activity Coupé. L’indole sportiva della X4
è rimarcata dall’ampia gamma di motori ad alte prestazioni proposti, dalla
trazione integrale xDrive e dall’esclusivo equipaggiamento di serie che include per esempio lo sterzo variabile sportivo, il Performance Control e il volante
in pelle con paddles. Ispirata al modello
X3, si distingue da quest’ultima per la
sua anima sportiva e una dinamica di
guida nettamente potenziata. Le linee
sono accattivanti e aggressive, risultato
di una combinazione perfetta tra il carattere muscoloso di uno Sports Activity Vehicle (SAV) e l’eleganza di una
Coupé. La posizione di guida anteriore
risulta più bassa rispetto alla BMW X3
36
e il carattere della vettura si denota per
gli esclusivi interni di altissima finitura,
per un’ampia abitabilità (per cinque
persone), senza nulla togliere comunque alla versatilità di utilizzo grazie
allo schienale del divanetto posteriore
diviso nel rapporto 40:20:40 (volume
di trasporto 500–1.400 litri). Sotto il
cofano sono messi a disposizione dalla casa tedesca tre propulsori a benzina e tre diesel che coprono un arco
di potenza da 135 kW/184 CV a 230
kW/313 CV, garantendo il massimo
divertimento di guida rispettando però
tutte le norme antinquinamento Euro
6. La tecnologia BMW TwinPower
Turbo garantisce eccellenti prestazioni
e consumi minimi, questi ultimi assicurati anche dal pacchetto tecnologico
BMW EfficientDynamics che comprende per esempio la funzione Start
Stop automatico, la funzione sailing (in
combinazione con i cambi Steptronic a
otto rapporti) e la Brake Energy Regeneration. Di alto livello anche il collegamento in rete di guidatore, vettura e
resto del mondo (Facebook, Twitter e
radio personalizzata via Internet) grazie al BMW ConnectedDrive che trova
la sua massima espressione nel BMW
Head-Up Display multi cromatico che
garantisce la perfetta interazione tra pilota e macchina proiettando ad altissima definizione tutte le principali informazioni sulla guida e le indicazioni dei
sistemi di assistenza nel campo visivo
diretto del guidatore. Di grande importanza per la sicurezza il sistema Driving Assistant Plus con il Lane Departure Warning, l’Active Cruise Control
con funzione stop&go e la protezione
preventiva dei pedoni, nonché l’avvertimento di rischio di tamponamento
che in caso di necessità frena la vettura
fino alla massima decelerazione. Sportività, eleganza e connettività sono i
punti di forza di questa nuova BMW
X4 che potrà essere provata presso le
due sedi BMW Milano, quella di San
Donato Milanese e quella in Via dei
Missaglia a Milano.
www.bmwmilano.it
ACQUA MON AMOUR
Due atomi di idrogeno legati a uno di ossigeno, una combinazione perfetta, una formula
molecolare, H2O, che conosciamo fin dalle scuole elementari e che ci accompagna da sempre
nella vita. L’acqua è protagonista nel quotidiano, ma anche in numerose attività che stimolano
piacevolmente i nostri sensi, dallo sport alle vacanze e ai trattamenti estetici, senza dimenticare
il design e l’arte.
Illustrazione di Cédric Bouvard
37
water
water
La forma dell’acqua
L’acqua in tutte le sue manifestazioni:
è il tema di una serie di prodotti che
spaziano dalla moda all’home design.
Villa Buti - Acquamarina
Evoca l’incanto di una spiaggia assolata del
Mediterraneo, la fragranza per ambienti di questo
marchio nato dalle molte affinità olfattive tra
l’inglese Doris Buti e il marito di origini toscane.
www.villabuti.it
HISTOiRE D’EAU
Calligaris - L’Eau
L’acqua è fonte d’ispirazione per i progetti più disparati: da quelli attenti
al problema della sostenibilità alle costruzioni fluide dell’architettura
organica, passando per festival dedicati all’home design e mostre che
sondano la” profondità culturale” del Mediterraneo.
Motivo a onde d’acqua per questa
sedia leggera, dalla struttura in
metallo e la scocca in tecnopolimero.
www.calligaris.it
di Alessia Delisi
Si chiama Dream#01/
La mia casa e fa parte
della mostra The Sea is
My Land: è la fotografia
surreale e onirica
dell’artista palermitana
Rori Palazzo, esposta
alla Triennale di Milano
fino al 24 agosto.
38
Tra il Bosforo e lo Stretto di Gibilterra, dove Ercole pose le sue colonne, si estende un mare che
solo l’eroe di Jules Verne, Keraban il testardo, e
l’Ulisse dantesco osarono sfidare. A queste acque
– superficie liquida di scambi non solo economici,
ma anche culturali e religiosi – la Triennale di Milano dedica, fino al 24 agosto, la mostra The Sea is
My Land: 22 artisti di fama internazionale creano
una conversazione polifonica sui diversi modi di
intendere la propria mediterraneità e traghettano
il visitatore da un’isola creativa a un’altra. Che si
tratti di questo mare verde e blu, che come una
linea infinita attraversa tutti gli immaginari del
turismo globale, o delle grandi piscine fatte costruire ai bordi delle proprie case, il tema dell’acqua accomuna storie, aneddoti, sogni, visioni e
riflessioni e ispira le creazioni di architetti e designer. Prima che metafora del desiderio di sapere,
la sete è infatti bisogno di un bene primario, di
una fonte di vita preziosa perché non rinnovabile. Allo scopo di tutelarla, l’azienda ungherese
Ivanka ha presentato all’ultimo Fuorisalone il progetto The Water of Life, un rivoluzionario sistema
di superfici e cisterne in grado di raccogliere la
pioggia e trasformarla in acqua potabile. Accanto
al design attento al problema della sostenibilità,
l’acqua ispira progetti di architettura “liquida”,
per usare un’espressione del sociologo Zygmunt
Bauman, capace cioè di inserirsi in modo organico
all’interno dell’ambiente che la circonda: ne sono
un esempio gli spazi fluidi progettati dal celebre
architetto anglo-iracheno Zaha Hadid, come la
Roca London Gallery o il London Aquatics Centre. Ma l’acqua è anche responsabile di una vera
e propria rivoluzione degli ambienti domestici:
si pensi alla trasformazione del bagno da loculo
nascosto, un tempo all’esterno della casa, a luogo di benessere dotato di vasche idromassaggio,
docce con cromoterapia e lavabi dalle forme e dai
materiali più svariati. A questo percorso evolutivo, e a tutte le possibilità che l’acqua offre alla
progettazione sia indoor sia outdoor, è dedicata
la quarta edizione del Bologna Water Design che,
dal 22 al 27 settembre, negli spazi dell’Ex Ospedale dei Bastardini, presenterà i progetti realizzati
dalle migliori aziende del settore.
Zaha Hadid Architects - Liquid Glacial Table
Realizzato da Patrick Schumacher e definito dal London Design Museum come
uno dei migliori progetti del 2012, questo tavolo in plexiglas trasparente sembra
mosso da lievi increspature e vortici intensi.
www.zaha-hadid.com
M-M (Paris) - The Carpetalogue,
Sirène, 2012
Loro sono Michael Amzalag e
Mathias Augustyniak che, per i
vent’anni del celebre studio grafico,
hanno realizzato questo tappeto che
Hunter Original
raffigura un’affascinante sirena.
Vanta il prestigio di vestire la famiglia reale
www.mmparis.com
britannica, lo storico brand inglese celebre per
la sua collezione di stivali da pioggia.
www.hunter-boot.com
39
WELLNESS
wellness
Non solo in spiaggia
Per ricaricarsi grazie ai tesori del mare,
la talassoterapia continua anche in hotel
o in località lontane dalle coste.
IL POTERE DELL’ACQUA
Da genesi del cosmo a fonte della bellezza. Acqua di mare, fanghi, alghe e sabbia sono
gli ingredienti ad hoc per ricette beauty ispirate al microcosmo marino.
di Simona Lovati
L’acqua è la materia dalla quale ha avuto origine
il mondo. Non caso, la vita dell’uomo nasce proprio in una “realtà acquatica”, il liquido amniotico,
dove il nascituro sviluppa tutti i suoi organi prima
di venire alla luce. E l’acqua di mare, secondo la
letteratura scientifica, è considerata la più completa tra le acque minerali, perché ricca di sali –
cloro, sodio, magnesio, calcio, potassio – e anche
gas disciolti, come ossigeno, anidride carbonica e
azoto. Non stupisce se questo elemento ha dato
il via a una branca di cure mediche, la talassoterapia (da thalasso, che in greco significa appunto
“mare”), convalidata dai primi studi di un medico inglese settecentesco, Richard Russel, per dare
sollievo ai disturbi della circolazione, ai dolori articolari e reumatici, ai problemi respiratori e alle
malattie della pelle.
Il mondo della cosmesi non si è lasciato sfuggire l’opportunità, declinando in chiave wellness
questa importante risorsa, per migliorare la qualità della texture epidermica e dare battaglia alle
imperfezioni cutanee. Senza dimenticare che anche gli altri costituenti dell’ambiente marino, in
40
primis fanghi e alghe, sono un ottimo alleato per
la nostra bellezza. Tra i rituali vedette ci sono la
balneoterapia e le docce ad affusione, ideali per
veicolare i preziosi principi attivi presenti nell’acqua di mare e rilanciare una corretta circolazione
sanguigna e linfatica grazie al massaggio effettuato tramite il movimento dell’acqua stessa. E
ancora l’applicazione di fanghi localizzati oppure
total body - ai quali vengono aggiunti estratti vegetali come la centella asiatica, l’escina, il rusco,
il mirtillo - per idratare, elasticizzare la pelle e
contrastare la comparsa della cellulite. Un capitolo a parte merita la grande varietà di alghe che
popolano i fondali, che racchiudono sali minerali,
oligoelementi (ferro, rame, zinco, nichel, cobalto,
cromo, litio e molti altri), vitamine, enzimi, grassi
e proteine. Per questa loro composizione in estetica sono un rituale da dieci e lode per drenare,
ossigenare e rassodare i tessuti. E infine, il sale e la
sabbia, il primo dalle proprietà anti-gonfiore e leviganti, il secondo da sfruttare come esfoliazione,
anche self-made sul bagnasciuga, per eliminare le
cellule morte e purificare la pelle.
Hotel Caesius Thermae & Spa
Masseria San Domenico Spa
Capovaticano Resort Thalasso
Resort
Thalasso & Golf
& Spa
Destinazione Bardolino (VR) per
A Savelletri di Fasano (BR), tutto il
Vicino Tropea si può godere del Giar-
provare Thalassothys, un programma
corpo è ricoperto da uno strato di
dino tra Terra e Mare, un massaggio
validato da test dermatologici per
alghe che ottimizzano la penetrazione
energetico drenante agli oli di riso e
disintossicare, drenare e attenuare gli
degli oligoelementi. Obiettivo? Revi-
mandorle, seguito da un gommage ai
inestetismi della cellulite.
talizzare, drenare, snellire e rilassare.
sali del Mar Morto e Terra Citrus.
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www.accorhotels.com
Golf Hotel Punta Ala
Forte Village Resort
Mezzatorre Resort & Spa
Sul mare della Maremma toscana,
A Santa Margherita di Pula (CA), il
Il resort sull’isola di Ischia propone la
a Castiglione della Pescaia (GR),
sale nativo è il protagonista di un
balneoterapia con acqua attorno ai
imperdibile è il trattamento Aqua-
rituale a base di miele e oli, per
35-37° C, un sostegno nella cura delle
therm Idratante dedicato al viso, per
infondere una sensazione di comfort
patologie locomotorie, nei trattamen-
riscoprire una pelle vellutata grazie ad
e relax, associato a uno straordinario
ti post traumatici e chirurgici e per
acqua termale e collagene marino.
effetto levigante.
l’insufficienza venosa e linfatica.
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www.mezzatorre.it
41
sport
sport
blu profondo
L’apnea e il diving sono discipline di grande fascino da svolgere però
sempre con responsabilità e nelle condizioni ambientali migliori.
A Montegrotto Terme ha aperto da poco una realtà da record che
permette di imparare la vita da “delfino” in totale sicurezza.
di Andrea Zappa
02
01
01. Umberto Pellizzari
sul fondo del “pozzo”
a quota -42,15 metri.
Misura che garantisce
il primato di piscina più
profonda la mondo.
Foto courtesy Y-40/
Fabio Ferioli.
42
Altro che Caraibi o Maldive, il vero paradiso per
gli appassionati di apnea e immersioni si trova in
realtà a quasi 50 chilometri dal mare, a Montegrotto Terme, nei pressi di Padova: qui, nel mezzo
di un territorio noto in tutta Europa per le cure
termali, si trova Y-40, la piscina più profonda al
mondo. Dimostrazione del fatto che il made in
Italy quando ci si mette è in grado di stupire e di
lasciare tutti dietro. Definirla una piscina appare
un po’ riduttivo, forse sarebbe meglio chiamarlo,
per le sue dimensioni e varietà di ambienti, uno
spazio sommerso. La “vasca” è completamente invisibile dall’esterno e vi si accede attraverso una
struttura dalle linee essenziali la cui sommità,
adibita a solarium, è ricoperta di prato, riuscendo così a integrarsi perfettamente con il territorio
circostante. Diciamo che uno arriva, parcheggia la
macchina e, se avesse già in dosso pinne, costu-
me e maschera, potrebbe percorrere una ventina
di metri da papero e poi tuffarsi dove l’acqua è
più blu. A parte la comodità di “accesso”, quello
che offre la struttura è la possibilità di praticare
qualsiasi disciplina sotto la linea di galleggiamento,
senza il problema delle correnti, dell’acqua fredda
o della visibilità limitata tipico delle acque aperte.
Umberto Pelizzari, un nome a caso nel panorama
dell’apnea internazionale, il 5 giugno scorso, in occasione dell’inaugurazione, è sceso a misurarne la
profondità, fermando il “righello” a -42,15 m.
Ma, a parte questa doppia cifra da record, l’aspetto più interessante è che l’acqua che riempie la piscina è termale, con una temperatura costante tra i
32° e i 34°, il che vuol dire non aver bisogno della
muta, cosa non da poco per chi pratica questo genere di attività. Questa è stata la vera intuizione
dell’imprenditore-progettista Emanuele Boaretto
(proprietario del vicino Hotel Millepini a cui è
collegata Y-40): l’acqua termale che sgorga nella
zona, infatti, tocca gli 87°, quindi il problema è
solo quello di abbassarne la temperatura miscelandola. Le spese più alte per una qualsiasi piscina
sono quelle del riscaldamento dell’acqua. La “fossa
delle Marianne” di Montegrotto ha un volume superiore a due vasche olimpiche e avrebbe quindi
dei costi impossibili da sostenere, ma grazie alle
sorgenti termali il problema non si pone. Y-40, dotata di 100 punti di immissione dell’acqua e 65
sensori per misurarne la pressione, la temperatura e i valori della composizione chimica, presenta
diversi ambienti sottomarini a più livelli. C’è una
zona di accesso dove si tocca, si fanno esercizi di
preparazione e si controllano le attrezzature; poi
basta spingersi qualche metro più in là e si apre
lo spazio più ampio sul fondo del quale sono stati
realizzati anche dei cunicoli e delle grotte di finta
roccia pensati per i corsi di chi ha l’animo da speleonauta. A metà discesa si trova anche un tunnel
panoramico per i visitatori che attraversa la vasca
per intero e degli oblò sulle pareti principali, così
anche i non avvezzi a bagnarsi i capelli possono
ammirare parenti e amici mentre si immergono.
Ma la vera suggestione è quando si arriva sul fondo
dell’ampio terrazzamento (-15 metri): è da lì che
ci si può sporgere per vedere l’inizio del blu profondo, l’apertura di un enorme “pozzo” illuminato
dal diametro di sei metri che si infila nella terra
come se si dovesse raggiungerne il centro, una discesa che porta apneisti e subacquei a quota -40
metri. A parte i vari brevetti diving in programma,
sono gli apneisti ad aver trovato il loro Eldorado,
grazie alle innumerevoli possibilità di corsi con
didattica della nota Apnea Accademy di Umberto Pellizzari: lezioni di monopinna in apnea, di
compensazione, di respirazione e rilassamento in
acqua, di apnea dinamica e non solo. Un’idea interessante sono anche i biglietti singoli o i carnet
(5 o 10 biglietti) proposti: per esempio chi vuole
fare l’uomo di Atlantide per 90 minuti da solo o
con gli amici può acquistare per 35 euro il biglietto singolo, l’immersione per il medesimo tempo
con il trainer di apnea costa invece 75 euro, oppure, per chi desidera immergersi in ogni momento, Y-40 mette a disposizione per i clienti anche
guide subacquee professioniste per 55 euro. Che
vogliate respirare dentro a un erogatore o trattenere il fiato, “l’acquario per uomini” più profondo al
mondo si trova dunque a Montegrotto Terme nei
pressi della Pianura Padana, da non crederci!
02. Alcuni sub e
apneisti durante
l’inaugurazione del
5 giugno di Y-40.
Il volume d’acqua
termale della piscina
supera quello di due
vasche olimpiche.
Foto courtesy Y-40/
Fabio Ferioli.
43
style
Summer shorts
Da indossare esclusivamente in
situazioni informali, i bermuda sono
sinonimo di libertà e vacanza.
l.g.r.
Occhiale da vista con montatura in
acetato dalla forma rétro.
Blauer
Re-Hash
Roy Roger’s
Bermuda in cotone.
Bermuda Bernini con stampa all over safari.
Bermuda Dandy Gab con ricami a fiori.
www.blauer.it
www.rehash.it
www.royrogers.it
herno
Trench in nylon lavato con dettaglio
della fibbia in pelle.
Etiqueta Negra
Bogner
Jaggy
Bermuda in gabardina stretch con stampa floreale.
Bermuda azzurri in cotone.
Bermuda in cotone con stampa floreale.
www.etiquetanegra.eu
www.bogner.com
Colmar
Berwich
C.P. Company
Bermuda in microfibra stretch.
Bermuda in cotone stretch con stampa floreale .
Bermuda in cotone tinto capo.
www.colmar.it
www.berwich.com.
www.cpcompany.com
nava design
Zaino porta PC e iPad con tasca
frontale in pelle marrone.
URBAN VACATION
clarks
Stringate in camoscio e pelle con
coda di rondine.
L’uomo Ermanno Scervino per la stagione estiva 2014 si
rivolge ai miti maschili che hanno sedotto intere generazioni.
La collezione è ispirata infatti da inimitabili icone tra le
quali Marcello Mastroianni, Mick Jagger e Steve McQueen.
di Luigi Bruzzone
44
45
design
design
Artigianato revival
living stone
Per sensibilizzare architetti e
designer all’uso del marmo,
Veronafiere presenterà al prossimo
Marmomacc Living Stone (24-27
settembre), una mostra di installazioni progettate da architetti iberici
per aziende italiane leader che ne
cureranno la realizzazione. Questi i
nomi dei partecipanti: Manuel Aires
Mateus con Grassi Pietre, Josep
Miàs con Travertino Sant’Andrea,
Eduardo Souto De Moura con Piba
Marmi e Benedetta Tagliabue con
Decormarmi.
www.marmomacc.com/it
Uno dei fautori del ritorno del marmo
è sicuramente il rinnovato amore per
l’artigianato e il vintage.
Luce di Carrara - Solid Pattern
Scholten & Baijings proiettano il loro nordic style
sulla collezione di tavoli e tavolini in marmo di
Carrara.
www.lucedicarrara.it
Welcome back marble
Quella del marmo è una storia che merita di essere raccontata.
Una storia fatta di eccellenze, tradizione ma anche di innovazioni
continue, soprattutto in questi ultimi tempi.
Scandola Marmi - Puzzle Collection
Porta candele e puzzle. Il designer Manuel Barbieri
propone un oggetto ludico ma di grande effetto.
di Davide Rota
www.scandolamarmi.it
La Chance - Apollo
Moon è il sottopentola/
dosaspaghetti pensato
da Manuel Barbieri per
Scandola Marmi. Un
must-have della cucina
diventa un oggetto di
pregio.
46
Scomodare i grandi dell’arte, Michelangelo, Canova e tutti i maestri che come loro erano in grado di
plasmare la materia a proprio piacimento, è sempre un’operazione rischiosa, ma necessaria per
introdurre uno dei trend che stanno animando la
scena del design contemporaneo. Fin dall’antichità il marmo è stato considerato uno dei materiali
più pregiati da poter lavorare e utilizzare sia per
le creazioni artistiche e i decori, sia come base
per la realizzazione di tutti quei pavimenti che
ancora oggi ammiriamo in religioso silenzio nelle
chiese e nei palazzi antichi. E non solo, i grandi
artisti dell’antichità hanno saputo lavorare la pietra grezza, estratta in diverse parti d’Italia, fino a
donarle una morbidezza innaturale: veli di pochi
mm di spessore o forme anatomiche morbide
come cuscini, diventati il simbolo del fasto rinascimentale. Le peculiarità di lavorazione di questa
pietra e le sue tonalità di colore così particolari lo
rendono unico nel suo genere. Ne esistono infatti
più di 500 tipologie, diversificate a seconda della
derivazione cromatica e di quella geografica, contraddistinte oltre che dalla colorazione, dal tipo di
venatura e di sfumature.
Per l’elevato costo di estrazione e lavorazione e
forse per le sue caratteristiche tecniche, il mar-
mo è stato per anni legato a un tipo particolare
di mercato, soprattutto estero, che l’ha etichettato
come un materiale “da costruzione e rivestimento”. Oggi, grazie a una sempre più convincente
politica di promozione dell’intero comparto e
ad alcune manifestazioni internazionali, tra cui
Marmomacc e la Carrara Marble Week, giovani
studenti e designer più o meno affermati stanno
portando a un livello superiore le sperimentazioni
e i progetti di design. Un importante passo avanti
è stato fatto con la digitalizzazione dei processi
di progettazione, che ha permesso l’affinamento
delle forme e la possibilità di sfruttare al meglio
le lavorazioni robotiche, oltre che – in ottica eco
– l’uso più consapevole del materiale e lo sviluppo di processi di contenimento dello scarto delle
lavorazioni.
Così sono nate alcune tra le proposte di design
(fino a poco tempo fa impensabili) che hanno segnato il ritorno in grande stile della pietra
splendente per eccellenza sul mercato italiano
e internazionale. Proposte che sembrano a volte
dimenticare e superare la naturale rigidezza del
materiale lapideo, proponendosi come semplici
oggetti di uso quotidiano e che mai ci saremmo
immaginati di poter concepire in marmo.
Una lampada progettata da Lucie Koldova e Dan
Yeffet che unisce la leggerezza del vetro al fascino
del marmo di Carrara.
www.lachance.fr
Arketipo - Lady Bird
Il tondino da cantiere e il marmo Emperador si
incontrano nel progetto della libreria di Giuseppe
Viganò.
www.arketipo.com
Budri - Natfuse Canyon Table
Patricia Urquiola interpreta il tavolo, applicando una finitura in resina ad una lastra irregolare
di marmo.
www.budri.com
47
wheels
wheels
Emozioni “en plein air”
Vento nei capelli, viaggi, sensazioni di guida all’ennesima potenza,
occhiate dei curiosi comprese: in una sola parola “cabrio”. Ne abbiamo
scelte 4 su cui divertirsi è facile… anche a capote chiusa.
di Ilaria Salzano
02
03
01
01. L’apertura della
capote della M6 cabrio
richiede 19 secondi,
la sua chiusura 24. Sul
posteriore ritroviamo
i quattro terminali di
scarico, vero marchio
di fabbrica per tutte
le BMW griffate
Motorsport.
48
Una volta a bordo, notare le teste dei passanti girarsi diventa consuetudine: è l’effetto spider, auto
eleganti e potenti, marchiate Jaguar, Porsche,
BMW e Audi che, grazie a una grande storia motoristica alle spalle, hanno saputo unire comfort,
parecchi cavalli sotto al cofano e fascino en plein
air, tanto che poche oggi riescono a eguagliarle: tutto viene studiato affinché la sensazione di
libertà alla guida continui anche una volta rialzata la capote a estate finita. L’ultima creazione
del “Giaguaro”, con due posti secchi e trazione
posteriore nella versione 5.0 V8 S è in grado di
erogare fino a 495 CV e sfrecciare a 300 all’ora: è
la F-Type, sviluppata come l’erede della E-Type,
l’auto di Diabolik che, quando uscì nel 1961 (già
con prestazioni pari a 250 km orari!), contribuì a
fare la storia delle cabrio con 70 mila esemplari
venduti. Allora i puristi del brand, vedendo l’immagine della vettura sul fumetto, si scandalizzarono un po’, e così gli autori vennero “diffidati”
per paura che si rivelasse una pubblicità negativa
per la casa inglese. Lo stile brit, le performance
esaltanti, i lussuosi dettagli all’interno, nelle mani
del ladro più famoso del mondo, infatti, lasciavano dubbiosi i Jaguaristi più bon ton, ma in un
secondo momento fu proprio la casa madre a volerlo alla guida della E-Type. Diabolik, effettivamente, era popolare non tanto per tutti i colpi
portati a segno quanto per le sue fughe: oggi la
F-Type accelera da 0 a 100 km/h in 4,2 secondi,
ma è il suo charme, più che altro fatto di brivido
al volante e fascino retrò, a far guadagnare l’ammirazione del pubblico.
Alla spider inglese, Porsche risponde a tono con
un modello che, come la competitor britannica,
riprende le redini del passato: la Porsche 911 Targa. Nata nel 1965, per la seconda generazione si
aggiorna riproponendo sempre una carrozzeria
chiusa, per aumentare la sicurezza e migliorare
l’isolamento acustico, a cui oggi però è più facile
togliere il tetto: basta fermarsi, premere un tasto
e in circa 20 secondi la capote sparisce autonomamente dentro il lunotto, senza compromettere l’aggressiva ed elegante estetica della vettura.
Ovviamente, però, per regalarsi lo sfizio di girare
su una coupé che in pochi istanti diventa una cabrio, l’assegno da staccare dovrà essere cospicuo,
sempre che i 350 CV del V6 di 3400 cc bastino.
Altrimenti si dovrà passare alla versione 4S che
con un 3.800 cc e 400 CV, si fa più possente e
impetuosa: con la trasmissione Pdk mostra uno
“staccato” in 4,4 secondi e una velocità massima
di 296 km/h. Più potente ma comunque con un
occhio ai consumi, la supercar di BMW. La M6
cabrio, con un +10% di potenza rispetto al passato, raggiunge la soglia di 560 CV aumentando le
prestazioni ma nel frattempo adottando tecnologie BMW EfficientDynamics a vantaggio dell’efficienza globale. I numeri crudi ci parlano di uno
scatto 0-100 in 4,8 secondi e di 10,3 litri/100 km
contando emissioni a 239 gr/km. Ovviamente il
segmento non nasce per gli amanti dell’ecologia
e del risparmio, ma il lavoro fatto sotto il cofano
mostra quanto la casa tedesca sia sempre leader
04
per quanto riguarda le scelte avanguardistiche del
settore. Se il bolide in questione poi fa dello stile
e della ricercatezza anche la sua “mission” prioritaria, il pacchetto appare a ogni modo completo:
l’auto prende il corpo delle ultime Serie 6, ma
con l’aggiunta di passaruota bombati, paraurti ridisegnati e prese d’aria specifiche che aiutano a
raffreddare il poderoso motore e i dischi freno,
quest’ultimi, eventualmente, anche in ceramica.
Tra “le cattive quanto basta per innamorarsene”,
infine anche la R8 spider, versione cabrio della
sportiva Audi R8: con il V8 4.2 litri da 430 CV
promette performance esaltanti grazie anche alla
tecnologia di iniezione diretta FSI, sviluppata per
le competizioni sportive. La vettura, oltre alle
prestazioni (tocca i 300 km/h e scatta 0-100 in
4,5 secondi), offre comunque comodità e ogni
lusso, compreso quello di farvi scegliere la meta
del viaggio una volta a bordo: grazie alla trazione
integrale, infatti, puntare verso il mare o i monti, non farà alcuna differenza; inoltre, per calare
la capote non serve fermarsi ma rallentare fino a
50km/h. Per chi ha voglia di libertà anche questo,
in fondo, è toccare il cielo con un dito.
02. L’Audi R8 Spyder
vanta un vano motore in
fibra di carbonio.
03. Eleganza e
sportività si combinano
perfettamente nella
nuova 911 Targa, presto
in arrivo la versione a
trazione posteriore.
04. La Jaguar F-Type,
fornita di scocca in
alluminio leggero e
dotata di sofisticate
tecnologie di guida,
garantisce reattività e
alte performance.
49
hi tech
A ognuno il sul click
Fare foto e video è diventata una moda
e bisogna essere in grado di farlo in ogni
condizione e con inquadrature insolite.
Nilox - F-60 Evo
L’ultima generazione di action cam permette la condivisione
wdelle foto da 16 MP e dei video full HD grazie al campo Wi-Fi
e a un’apposita app. L’obiettivo grandangolare è modulabile.
www.nilox.it
insolite soggettive
Droni, smartphone, action cam: la fotocamera non è più l’unico
strumento di elezione per scattare immagini. Tranne quando sfodera
le unghie e mette in campo qualcosa di più.
di Paolo Crespi
Canon - PowerShot G1X Mark II
La nuova compatta digitale ha caratteristiche
avanzate grazie al veloce processore Digic 6, che
Dopo aver
spadroneggiato con tre
generazioni di droni
volanti alla portata di
(quasi) tutte le tasche,
Parrot ci prova con
Jumping Sumo, un
modello terrestre
con telecamera
incorporata.
50
Fotografia: a circa duecento anni dalla sua invenzione e a venticinque dall’inizio della conversione
al digitale, quasi tutto è cambiato nella tecnologia
e nella pratica sociale della registrazione delle immagini. Nell’epoca dei “selfie” e dei guar-droni, la
classica fotocamera è solo uno dei mezzi utilizzati
a livello di massa per immortalare e condividere,
attraverso le foto (e i video), un evento, pubblico
o privato, o un’emozione.
I concorrenti della macchina fotografica (che naturalmente esiste e resiste in ambito professionale
e tra gli utenti consumer più evoluti) spuntano
ovunque e si tratta ovviamente, in prima battuta,
degli onnipresenti telefonini. I nostri inseparabili
device sono come pistole cariche, sempre pronte a
scattare e colpire. Ma non sono tutti uguali. Quelli specializzati nel digital imaging hanno sensori
e ottiche fuori dal comune, non di rado superiori
per qualità e potenza agli omologhi delle compatte digitali. Con algoritmi in grado di produrre
già in fase di ripresa fotografie dai colori brillanti,
luminose e ben contrastate, oltre che ad altissima
risoluzione.
Ai tifosi dello smartwatching si affiancano oggi,
quasi altrettanto numerosi, i patiti delle action
cam, le piccole videocamere dalle grandi prestazioni, ideali per essere “indossate” o fissate a vari
supporti durante le attività sportive, più o meno
estreme. Le riprese in soggettiva piacciono e funzionano quasi sempre, grazie all’obiettivo grandangolare, che include facilmente tutto e tutti.
Unico handicap, l’impossibilità di visualizzare su
un display i soggetti in movimento.
Un altro fronte molto promettente è quello rappresentato dai cosiddetti “droni”: elicotteri, quadricopteri, oggetti volanti non meglio identificati
che, grazie alla loro maneggevolezza, riescono a
portare il punto di vista dove l’occhio umano non
potrebbe arrivare senza questo tipo di protesi teleguidate. Le riprese aeree (video o foto in HD)
sono molto efficaci e, se utilizzate con parsimonia
e intelligenza, sono un valore aggiunto alla portata
di molti appassionati che possono oltretutto controllare in diretta, su telefonino o tablet, le spettacolari riprese. E le versioni “terrestri” dei droni
offrono contributi altrettanto interessanti alla creazione di un nuovo linguaggio audiovisivo… Per
interposto telecomando.
permette di scattare raffiche di immagini e di
gestire il video full HD con audio stereo.
www.canon.it
Nokia - Lumia 930
Schermo OLED da 5 pollici, fotocamera stabilizzata da 20 MP, quattro microfoni
integrati e ottica Zeiss di qualità: il nuovo smartphone rappresenta lo stato
dell’arte per foto e video da cellulare.
www.nokia.it
Panasonic - HX-A500
Leggerissima e compatta, è la prima camcorder 4k
25 p “indossabile”. Resistente all’acqua e dotata di
Parrot - Jumping Sumo
display a colori, sfoggia la funzione “slow motion”,
Veloce, iper-reattivo, gira come una trottola su se stesso, corre
ideale per le riprese sportive.
a zig-zag, ruota di 90° e 180° e salta fino 80 cm in lunghezza e
www.panasonic.it
altezza. E la telecamera incorporata fa faville.
www.parrot.it
51
WEEKEND
WEEKEND
TRA CHIUSE E PONTI d’europa
Un weekend lungo o poco più è il tempo necessario per godere dei piaceri di
un viaggio a bordo di una casa galleggiante attraverso le vie d’acqua più belle
d’Europa. Una vacanza insolita, lontana dal turismo di massa, fatta di canali,
ponti e paesini fuori dal tempo.
di Andrea Zappa
02
01
01. Il villaggio
medievale di Nérac
lungo il fiume Baise,
con i suoi ponti e
fortificazioni, è uno
dei porti fluviali più belli
di Francia.
52
Se Huckleberry era così felice di farsi 1800 chilometri su una zattera insieme all’amico Jim, figuriamoci il piacere di navigare a bordo di una
house boat dotata di tutti i comfort lungo i canali
e i fiumi più suggestivi d’Europa. Aggiungiamoci la facilità di manovrare imbarcazioni di questo
genere insieme alle velocità ridotte ed è certo che
il relax, quello vero, si nasconderà già dietro la prima ansa, la prima chiusa o il primo ponte romano
a volta che si supera.
Questo tipo di battelli possono ospitare da due
a dieci persone a seconda delle dimensioni, non
hanno bisogno di patente e la loro velocità è limitata tra i 7 e gli 8 km/h. Alcuni di essi, inoltre,
sono dotati anche di un’ulteriore elica di spinta
laterale che permette un facile accosto a qualsiasi
argine o banchina. Una serie di caratteristiche che
garantiscono a chiunque, anche al peggiore degli
“aspiranti Huckleberry”, di partire senza alcun patema d’animo dopo il check-in di consegna della
nuova casa galleggiante. Le principali agenzie di
questo settore, prima fra tutte in Europa la Le
Boat (www.leboat.com), garantiscono comun-
que un servizio di assistenza 24 ore su 24 tutti i
giorni della settimana. I percorsi sono facilmente
intuibili guardando il GPS, non c’è possibilità di
sbagliare rotta, si naviga a vista lungo un canale
e anche i luoghi dove poter scendere a terra sono
chiaramente segnalati sulle mappe presenti a bordo. Si può pensare a una vacanza romantica in
due, oppure con la famiglia o gli amici, andando
alla scoperta dei territori della Scozia, dell’Irlanda,
dell’Olanda o del Belgio, comprese anche alcune
delle più belle regioni della Francia, come la Camargue, la Bretagna e la Borgogna. Chi, invece,
non vuole abbandonare l’Italia, ha la possibilità di
esplorare la laguna veneta. Le vie navigabili attorno a Venezia sono però abbastanza affollate e per
questo si consiglia di avere un minimo di esperienza di crociera.
Uno degli aspetti più piacevoli di questo modo di
viaggiare è la possibilità di scoprire un territorio
secondo i propri ritmi, decidendo quotidianamente quando partire e quanti chilometri fare in base
anche al tempo a disposizione. Tra le soluzioni offerte una formula di successo è la one way, cioè
un itinerario di sola andata. Il periodo migliore
per partire è da marzo a ottobre, avendo così anche la possibilità di visitare i luoghi più suggestivi
che si incontrano lungo la rotta con delle passeggiate in bicicletta o a cavallo. Tra le destinazioni
più vicine c’è sicuramente il Canal du Midi nella
Francia meridionale, nominato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Si parte dal Grand Bassin
di Castelnaudary e si naviga fino alle porte della
Camargue, attraversando la Languedoc, una delle
regioni di eccellenza per vino e gastronomia. Nei
pressi di Béziers potrete superare la suggestiva
sequenza delle sette chiuse ovali di Fonsérannes,
un’opera di grande ingegneria del XIX secolo.
Da non perdere anche la cittadella fortificata di
Carcassonne. Spostandosi invece a nord sono le
vie d’acqua bretoni, grazie anche al sidro locale
accompagnato dalle gustose crêpes bretone, a invogliare un itinerario nel paese delle leggende celtiche. Nel periodo estivo sono numerosi i festival
che fanno rivivere lo spirito di quei tempi. Lungo
l’itinerario rimarrete con il naso all’insù una volta
raggiunte le torri dei castelli di Blain e Josselin.
Chi invece vuole sperare di avvistare il mostro
di Loch Ness, può scegliere la rotta attraverso il
Caledonia Canal tra le Highlands scozzesi: le sue
anse si allungano per quasi 100 chilometri dalla
capitale della regione, Inverness, fino a Fort Wil-
liam, a sud. Lungo il percorso chi ha dei figli potrà
anche decidere di fare un paio di fermate, come
fece Harry Potter, sulla West Highland Railway
line, uno tra i percorsi ferroviari più suggestivi al
mondo. Se invece al dolce far niente della navigazione volete aggiungere un po’ di movimento
a pedali tra ponti e canali, la destinazione per eccellenza è ovviamente l’Olanda. Provate, durante
la navigazione, a interpellare qualche passante in
bicicletta, questo vi dirà sicuramente di fare una
capatina a Giethoorn, la “Piccola Venezia” olandese, a Spakenburg, per poi puntare a nord per
ammirare le ceramiche di Makkum e fare rifornimento di specialità olandesi da gustare per un
pic-nic nel pittoresco mercato di Bolswald. Anche
tra Belgio e Irlanda c’è l’imbarazzo della scelta
come vie d’acqua; certo, se amate la Guinness e
volete migliorare il vostro swing, allora qualsiasi
crociera nella terra del trifoglio va bene, dato che i
campi da golf di qualità si sprecano come le pinte
di birra.
L’immensa rete di vie navigabili europee è dunque un rifugio perfetto per tutti coloro che vogliono fuggire dalla frenesia della vita quotidiana
e che desiderano conoscere in modo più “viscerale” le bellezze paesaggistiche e culturali di un dato
territorio, unico accorgimento? Ricordatevi che le
chiavi di casa non galleggiano.
02. Infiniti filari di
alberi accompagnano
la navigazione
lungo il Canal du
Midi, dichiarato
dall’UNESCO
patrimonio
dell’umanità, nella
regione della
Languedoc.
53
overseas
overseas
le isole del sole di mezzanotte
Le Åland sono un migliaio di piccole perle del Mar Baltico che danno vita a un labirinto di scogli,
isole, canali e insenature. Una provincia autonoma finlandese da visitare in sella a una bici, in
canoa o a piedi.
di Elisabetta Pina
l’anima rock
della finlandia
Dal 18 al 24 luglio alle Åland si
tiene ogni anno il RockOff Festival,
l'evento musicale più importante
dell’estate isolana. Si ritrovano
a suonare sul palco, nella piazza
principale di Mariehamn, le band
svedesi più famose, la cui musica
può spaziare dal new rock all’heavy
metal.
www.rockoff.nu
02
sul web
www.visitfinland.com
www.hotellarkipelag.com
www.havsvidden.com
www.brudhall.com
01
01. Il panorama
"notturno" dell'isola di
Kobba Klintar, a dieci
minuti da Mariehamn,
il capoluogo
dell'arcipelago.
Foto courtesy Visit
Finland.
54
A sud ovest della Finlandia esistono delle minuscole isole tutte da scoprire. È l’arcipelago delle
Åland, 6500 isolotti di granito rosso plasmato dai
ghiacci, sparsi nel Golfo di Botnia, nel Baltico settentrionale, tra Finlandia e Svezia, precisamente
sulla rotta dei velieri che nell’Ottocento trasportavano merci dall’Ucraina all’Australia. Si tratta
di una zona che fa parte della Finlandia, ma di
lingua svedese, completamente smilitarizzata e
autonoma. Qui, giustizia, istruzione ed economia
sono gestite direttamente dal governo locale, che
ha anche una propria bandiera, emette francobolli
propri ed è anche un’area duty free. Le isole sono
diventate di recente una meta amatissima dal
popolo scandinavo che d’estate si risveglia anche
perché il sole nei mesi estivi non tramonta mai.
Scoperte dopo lo scioglimento dei ghiacci, queste
isole sono state esplorate per la prima volta nel
XII secolo da navi vichinghe. Nelle epoche successive, poi, questa piccola parte del mondo è pas-
sata sotto il dominio di diversi imperi, da quello
svedese al russo, le cui testimonianze sono disseminate qua e là. Alle Åland si può arrivare in nave
o in aereo da Helsinki, Turku (antica capitale della
Finlandia), Tallin e Stoccolma a costi abbastanza
contenuti. D’estate le isole offrono molto ai viaggiatori, ma il meglio è per gli amanti della natura
e degli sport outdoor. La bicicletta è il mezzo che
va per la maggiore: le strade sono rosse per il granito, come le nostre piste ciclabili, e tutte le isole
sono collegate da ponti o da piccoli traghetti. Si
può noleggiare una due ruote appena approdati
a Fasta, l’isola principale, in tutto 45 chilometri
quadrati di terra emersa, la più grande dell’arcipelago, dove si trova anche il capoluogo Mariehamn.
Qui si concentra la maggior parte degli abitanti
(11mila su 27mila). Nei mesi di luglio e agosto è
meglio prenotare il noleggio della bici perché, essendo alta stagione, si rischia di rimanere a piedi.
Il costo alla settimana è contenuto: intorno ai 35
euro a bici. Per dormire ci sono diverse soluzioni,
dalle più economiche, come i campeggi, ai lodge di alto livello. Un indirizzo da segnarsi anche
solo per una breve visita è il Havsvidden Hotel
di Geta, sull'isola di Fasta. Si tratta di un resort
a quattro stelle, appartamenti di design in vetro
e legno, con un centro wellness che offre diversi trattamenti: da provare la Smoke Sauna, una
tradizione del luogo. Una passeggiata a zonzo per
i vicoli di Mariehamn è da fare, magari andando
a visitare la nave museo, la Pommern, un veliero
quattro alberi del 1903 che, prima di approdare in
questo piccolo porto, ha girato per tutto il mondo.
L’imbarcazione è incredibilmente conservata e si
può salire a bordo per visitarla. Non da meno sono
la fortezza di Bomarsund e il castello Kastelholm,
la dimora di Gustav Vasa, eroe nazionale (che si
festeggia con una grande festa folkloristica tutte
le estati), nei pressi del quale si trova il campo a
36 buche dell’Åland Golf Club. Un altro luogo da
non perdere è la spiaggia di Grona Udden dove
sono state allestite anche delle saune sulla sabbia.
Da qui si parte per delle lunghe e piacevoli gite
in canoa, tra queste merita quella all’isolotto di
Kökar, dove vivono solo 250 persone, il secondo
comune più piccolo della Finlandia, luogo perfet-
to per provare ad ascoltare il silenzio della natura:
non a caso è il buen ritiro di molti artisti che si
isolano qui in spartani atelier nascosti tra le rocce.
Ma nella terra del sole di mezzanotte, perché qui
d’estate non tramonta mai, uno degli aspetti più
entusiasmanti di questo popolo estremamente accogliente sono le delizie enogastronomiche. Dalle
frittelle al cardamomo e panna all’agnello, dagli
asparagi al pesce persico ai dolci, senza dimenticare il delizioso sidro di mela frizzante, la birra locale e le grappe e i liquori della distilleria Smakbyn.
Ogni piccolo bar o ristorante propone menu tipici
a costi contenuti.
Ma queste terre nascondono anche patrimoni rari.
Nelle profondità del mare, infatti, nel luglio 2009
è stato scoperto durante un’immersione lo champagne più antico del mondo, un Veuve Clicquot
di 180 anni fa, rinvenuto dentro ad alcune casse
tra i resti di un naufragio. Una delle 168 bottiglie
ritrovate è stata assaggiata dall'enologo Richard
Juhlin, che ha esclamato: "Grande, meraviglioso!”.
Bottiglie vendute successivamente a 30.000 euro
ciascuna. Queste isolette semidisabitate sono
quindi in grado di far girare la testa in vari modi,
e una vacanza da queste parti, anche se breve, vi
scalderà il cuore.
02. Una delle tante
bici parcheggiate su
un pontile dell'isola
di Brando. Le due
ruote sono il mezzo
migliore per circolare
e sono disponibili
presso i municipi di
ogni isolotto.
Foto courtesy Visit
Finland.
55
food
food
L’antica arte del gelato
Dal gusto al vino medievale di Misciolgo al cioccolato con rosmarino di Naninà,
dai frutti ripieni di polpa-gelato della Bottega ai cornetti per vegani firmati
Souvenir D’Italie fino ad arrivare ai sorbetti al Cabernet della gelateria Paganelli,
ecco gli ice-cream must eat da gustare in città.
di Camilla Sernagiotto
indirizzi
Gelateria Paganelli
via Adda 3
Misciolgo
via Benedetto Varchi 4
Cioccolati Italiani
via De Amicis 25
Il Negozietto del Gelato
alzaia Naviglio Pavese 6
Le botteghe di Leonardo
via Solari 43 e via Borsieri 11
La Bottega del gelato
via Pergolesi 3
Gelato Giusto
via San Gregorio 17
Il Massimo del Gelato
via Castelvetro 18
piazza Risorgimento ang. Pisacane
La Gelateria della Musica
via Pestalozzi 4
Artico
via Luigi Porro Lambertenghi 15
Gelateria Prossima Fermata
via Melchiorre Gioia 131
Souvenir D’Italie
via Della Moscova 39
02
03
01
01. I gelati-stecco
artigianali firmati
Le Botteghe di
Leonardo, la gelateria
in cui si mangiano
solo gelati ricavati
da frutta di stagione
rigorosamente coltivata
a chilometro zero.
56
C’è chi è della filosofia “forrestgumpiana” per cui
la vita è come una scatola di cioccolatini e chi, invece, preferisce metaforizzare l’esistenza con una
bella vaschetta di gelato ripiena dei più svariati
gusti. Non sai mai cosa ti capiterà nel cucchiaio,
se succulente creme oppure note fruttate, ma il
bello della vita (e del gelato) è proprio la sua imprevedibilità.
Per gli ice-cream addict alla ricerca di esperienze uniche di fresca scioglievolezza, Milano ha in
serbo sorprese da leccarsi i baffi. Della serie “in
gelato veritas”, gli enofili più incalliti non si lascino scappare il bouquet delle coppette marcate Misciolgo e Paganelli, due gelaterie in cui il
gusto protagonista è quello dell’uva, ma in tutte
le sue alcoliche varianti: dal gelato di Paganelli a
base d’ippocrasso (antica bevanda speziata di origine greca preparata con il vermouth) ai sorbetti
al Sangue di Giuda, Cabernet, Moscato giallo e
Lacrima di Morro d’Alba di Misciolgo, benvenuti
nelle “cantine-gelaterie” in cui l’enologia si sposa
con l’antica arte gelatiera.
Chi teme l’etilometro ma non la bilancia, invece,
si prepari a una full immersion di cacao puro nei
templi eretti al Dio cioccolato. Si può incominciare venerando il delizioso ciocco-rosmarino de
I gelati di Naninà in via Foppa per poi passare al
sorbetto al cacao Theobroma 1794 di Cioccolati
Italiani i cui coni, dulcis in fundo nel vero senso del termine, sono riempiti di cioccolato fuso
fondente, al latte o bianco. I “sorbettohaolic” non
possono non lasciarsi avvolgere il palato dal “chocosorbetto” de Le botteghe di Leonardo in via Solari, servito con miele di lavanda, pera, zabaione
e marron glacé. Il massimo in materia di cacao è,
come recita il nome, Il Massimo del Gelato, una
boutique icecreameria che offre una gamma di
dieci gusti al cacao in continua variazione, più
classici intramontabili come il cioccolato hot al
peperoncino, quello glamour con la foglia d’oro e
lo spicy alla cannella. Un altro speziatissimo chocolate è quello che fa gli onori di casa da Artico,
la gelateria in zona piazza Fidia che sembra uscita
da Williamsburg: mattoncini a vista, pavimenti in-
dustriali recuperati, indie rock in filodiffusione e
delizie artigianali come il cioccolato ai sette pepi
e il fondente tempestato di cristalli di sale rosa
dell’Himalaya. Da Gelato Giusto, invece, il grande
protagonista è il burro di cacao, l’ingrediente utilizzato al posto del latte e della panna per assicurare cremosità e gusto sopraffino agli intolleranti
al lattosio. Anche la Gelateria Prossima Fermata
ha un occhio di riguardo per gli intolleranti e i
vegani: qui la frutta e le creme sono preparate solo
con acqua, senza usare latte o altri derivati animali. Scelta eticamente veggie condivisa da Souvenir D’Italie in via della Moscova, dove dal fior
di menta al sorbetto alla pesca fino ad arrivare al
gelato alla cassata siciliana, tutto è rigorosamente
milk free. Per portare un cadeau gustoso e originale a casa di amici, La Bottega del gelato di via
Pergolesi è il posto ideale in cui farsi confezionare
succulenti frutti ripieni di gelato preparato con la
polpa stessa. Un figurone assicurato ve lo garantirà anche una vaschetta griffata La Gelateria della
Musica, uno dei locali più apprezzati dai gourmet
meneghini tanto da dover munirsi di numerino
come in macelleria. Un potpourri di pistacchio
tostato, cardamomo, zenzero e stracciatella inversa vi addolciranno indubbiamente la serata, mentre un mix di gusti stravaganti composto da paneburro-e-marmellata, basilico profumato al limone
e ricotta al profumo d’agrumi renderanno la pausa gelato un momento di sperimentazione pura.
Nonostante Milano non sia storicamente considerata la culla del gelato, la cui invenzione viene
piuttosto attribuita a Roma (gli antichi Romani
erano soliti concludere i pasti con i cosiddetti “nivatae potiones”, dessert freddi di frutta), Firenze
(dove nel Cinquecento sarebbe nato il gelato moderno, quello preparato con latte, panna e uova) e
nella romantica Paris del Re Sole presso cui il gentiluomo palermitano Francesco Procopio dei Coltelli aprì i battenti del primissimo caffè-gelateria
della storia (il tuttora celeberrimo Café Procope),
la capitale della moda si sa difendere bene a colpi
di fiordilatte e stracciatella. E, per una volta tanto,
se ne frega della linea.
02. Sofà in stile Luigi
XIV, rifiniture di pregio
e quadri di marchesi e
duchi del Settecento
gustano coni e
coppette: sembra di
essere al Louvre ma si
tratta de Il Massimo del
Gelato.
03. Alcuni dei gusti
alle sette note della
Gelateria della Musica:
si può scegliere tra
una coppetta Tracy
Chapman e un cono
Sergio Cammariere.
57
food
food
La ricetta dello chef
nicola cavallaro
Ha scoperto la passione della cucina per caso,
iniziando a lavorare in alcuni ristoranti per
mantenersi all’Università. Poi è andato in Inghilterra
a studiare e da lì ha cominciato a girare per il
mondo, fino a quando è arrivato a Milano e ha
aperto il ristorante Al San Cristoforo sui Navigli.
Dal 2012 è approdato a Un posto a Milano, presso
la Cascina Cuccagna, un locale attento alla qualità
delle materie prime e alla loro stagionalità.
di Carolina Saporiti
Com’è la situazione, a livello di ristoranti, a Milano?
È molto pesante a causa dell’avvento,
sempre più frequente, di ristoranti improvvisati che durano quello che durano, ma prendono il lavoro di chi è già
affermato, perché un locale nuovo suscita curiosità. Però chi si improvvisa,
rischia di farsi molto male. In più c’è
quella che io chiamo “marea gialla”,
che sta imperversando a Milano e che
ti permette di cenare a 17 euro.
D’accordo, ma la qualità alla lunga
paga?
La qualità paga, ma paga anche la furbizia. E c’è da dire che in alcuni di questi posti si mangia anche discretamente.
Non bene, ma discretamente sì.
L’anno prossimo, a Milano sono previsti milioni di visitatori in occasione
di Expo. La città è pronta ad accoglierli e come?
Noi qui sì. Non ci siamo presi impegni su altri fronti. Ci è stato chiesto
da alcune aziende di lavorare in fiera,
ma abbiamo preferito concentrarci
sul ristorante. Lavoriamo con prodotti
particolari, naturali e rispettando dei
codici etici, non avrebbe senso collaborare con aziende che operano “contro”
questi valori. Tre anni fa credevamo nel
biologico e, adesso, che la nostra filosfia
si è diffusa, ci crediamo ancora di più
e cominciamo ad avere delle grandi risposte.
Quando è nata la sua passione per la
cucina?
58
Ero un pessimo studente di Economia
e Commercio che doveva pagarsi gli
studi: ho cominciato a lavorare in alcuni ristoranti e poi la passione ha vinto. Non ho frequentato scuole, né ho
imparato quando ero bambino con mia
mamma e mia nonna, anche se sono
entrambe delle ottime cuoche. Ho iniziato a Bologna per sbaglio e non essendoci ancora scuole come l’Alma o
quella del Gambero Rosso, sono andato
a fare un corso di 18 mesi a Londra alla
scuola francese Cordon Bleu. Poi ho
seguito l’iter facendo un po’ di stage e
sono finito a lavorare sulle navi da crociera e un po’ in giro per il mondo.
Quanto è importante per uno chef girare diverse cucine e lavorare in diversi paesi?
È fondamentale, anche se oggi c’è un
mezzo in più che è Internet che aiuta
a confrontarsi con le cucine degli altri,
ma se hai la possibilità di assaggiarle è
ben diverso.
Qual è la cucina che più le piace,
esclusa quella italiana?
La cucina thailandese, che è fatta di
grande tecnica e grandi ingredienti. A
Milano però non c’è un ristorante che
faccia vera cucina thai.
Cosa consiglierebbe a un ragazzo o
una ragazza che volesse diventare
chef?
Per prima cosa di essere sicuri. È pieno il mondo di potenziali bravi cuochi,
ma senza il sacrificio, l’abnegazione e la
voglia, non si va da nessuna parte. Ci
vuole tempo, c’è qualche fenomeno
che brucia le tappe, ma sono eccezioni.
È difficile che prima dei trent’anni un
ragazzo sia pronto per essere chef, bisogna prima imparare l’umiltà. E non
solo quella, il rispetto per il cibo e per
la materia prima viene con il tempo: io
oggi non compro più quello che compravo dieci anni fa.
L’esplosione della cucina in libreria,
in televisione e in rete è un bene o un
male?
Secondo me è un male, non tanto per
gli chef che vanno in televisione, perché possono essere d’aiuto alla cucina. Sono reticente verso la miriade di
blogger: nel 2004 sono stato il primo
chef ad aprire un blog di cucina, ma
l’ho chiuso quando ho iniziato a vedere
delle cose che mi spaventavano. Senza
le basi, non ti puoi improvvisare chef.
Un posto a Milano ha numerosi coperti. Come funziona la gestione della
cucina?
È fondamentale il team: siamo fissi in
10 e diventiamo 15 o 16 quando le
scuole ci mandano gli stagisti, che arrivano sia dalle scuole di Milano, sia da
alcune estere.
Come crea nuovi piatti?
Il cervello di uno chef, secondo me, è
fatto a cassetti, ci si ascolta e si scelgono gli ingredienti. È un lavoro di bilanciamento. I piatti nascono in base alle
stagioni, poi cerchiamo di metterci del
nostro. In genere li penso e poi mi confronto con i miei ragazzi.
Una delle nuove proposte offerte da
Nicola Cavallaro e dalla sua brigata
per chi rimane in città quest'estate.
Carpaccio di manzo
con pesca noce, peperoncino
e coriandolo
un posto a milano
Il ristorante sorge all’interno della
Cascina Cuccagna, risalente al
1700 e l’unica del centro di Milano.
Frutto di un progetto di esterni,
ha aperto nell’aprile del 2012 con
l’obiettivo di essere ponte culturale
tra città e campagna e scegliendo
piccoli produttori legati al loro
territorio e mestiere, che utilizzano metodi di produzione etici,
sostenibili e biologici. La carta dello
chef Nicola Cavallaro si basa sulla
stagionalità dei prodotti primi, e si
fa portatore dello slogan Chilometro vero, che indica una cucina non
vincolata da distanze territoriali, ma
legata ai prodotti dell’eccellenza
italiana.
Un Posto a Milano - via Cuccagna 2
Milano
Ingredienti per quattro persone: 500 gr di carpaccio
(magatello di manzo) tagliato sottile, 100 gr di yogurt
magro, il succo di mezzo limone, 1 peperoncino verde
tagliato a cubetti, 1 pesca noce tagliata a cubetti, sale
qb, pepe qb, olio extra vergine di oliva, qualche foglia
di portulaca, rucola, insalata gentile.
Dopo aver tagliato le verdure a cubetti, condirle con poco olio extra vergine
di oliva, sale e pepe. Aggiungere il peperoncino, il coriandolo tritato e mezzo succo di limone. Con l'altra metà
condire l'insalata insieme a olio e sale.
Adagiare il carpaccio sui piatti, guarnendo con i cubetti di pesche e di verdure, passare a filo lo yogurt e rifinire
con insalata e sale.
59
club house
club house
Il tennis d’estate
La bella stagione può essere il momento giusto per migliorare il proprio rovescio, ma anche
per riprendere in mano la racchetta dopo un periodo di pausa. Abbiamo chiesto a Matteo
Cecchetti, maestro FIT del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, qualche consiglio su
come approcciarsi al tennis durante le vacanze estive.
di Enrico S. Benincasa
campo estivo
monguelfo
Per il 14esimo anno consecutivo
si è svolto nel mese di giugno il
tennis camp per ragazzi organizzato dal TCM Alberto Bonacossa. La
località trentina a 10 km da Brunico
ha ospitato i ragazzi della scuola
tennis e dell'agonistica del Circolo,
insieme ai loro amici e parenti,
per due settimane all'insegna di
allenamenti e divertimento
www.tcmbonacossa.it
01. Il sole è un
elemento da
considerare quando si
gioca a tennis d'estate.
Foto courtesy
william87 - Fotolia.com
02. L'allenatore Matteo
Cecchetti insieme ad
alcune atlete su uno
dei campi del Tennis
Club Milano Alberto
Bonaccossa.
02
01
L’estate, per chi ha praticato il tennis,
può essere la stagione giusta per ritornare a giocare con continuità. Spesso
si ricomincia con la vecchia racchetta
che si utilizzava qualche anno prima:
è la cosa giusta da fare o, visto la rivoluzione tecnologica che ha interessato questo attrezzo negli ultimi anni,
è preferibile ripartire acquistandone
una nuova?
Se si ha la possibilità, è senz’altro meglio investire qualche euro nell’acquisto di una nuova racchetta: negli ultimi
dieci anni sono diventate più maneggevoli, leggere e facili da utilizzare
soprattutto per un dilettante. Iniziare
con uno strumento nuovo aiuta e, se
si conosce un maestro o un tennista
esperto, si può chiedere a loro di pro60
varle: si sentirà subito la differenza rispetto al passato.
Una volta scelta la racchetta, bisogna
poi decidere la tensione delle corde…
Anche qui maestri e negozianti possono essere d’aiuto: in linea generale, se
si è fermi da tanto, conviene mettere
una corda elastica e non troppo tesa,
che aiuta anche a prevenire fastidi tipici come l’epicondilite.
Il tennis si gioca su diverse superfici:
quali sono le più traumatiche su cui
ricominciare?
Sicuramente il cemento, la terra è più
semplice perché ci si può scivolare sopra. Per uno che non gioca da tanto o
che è stato fermo per problemi fisici è
meglio riprendere sul rosso.
Circa l’abbigliamento e gli accessori,
c’è qualcosa da portarsi sempre dietro quando si gioca d’estate?
Senza dubbio consigliati i tessuti tecnici, oggi c’è tantissima scelta per tutti
i gusti e per tutte le tasche. In questa
stagione conviene avere in borsa sempre il cappellino, perché con il sole può
sempre tornare utile.
A livello di preparazione fisica, può
essere utile fare qualcosa prima di riavvicinarsi al tennis?
Essere allenati aiuta certamente, ma se
uno non ha tanto tempo da dedicare
allo sport e vuole riprendere in mano
la racchetta giochi pure solamente a
tennis. In ogni caso, il consiglio numero uno, in forma o meno, è quello di
scaldarsi sempre prima di giocare, assolutamente necessario per prevenire
possibili infortuni.
Con chi ricominciare a giocare? Con
un avversario del tuo livello o con uno
più forte?
Quando non giochi da tanto tempo
conviene farlo con un tennista esperto e più forte, perché ti può dare una
palla più semplice da colpire. Così ci si
mette meno tempo a rientrare in condizione. Se c’è poi la possibilità di fare
qualche ora con un maestro, ancora
meglio.
Veniamo a chi invece gioca con continuità. L’estate può essere un buon momento per intensificare l’attività agonistica e le partecipazioni ai tornei.
Che consigli possiamo dare a questa
tipologia di tennista?
In generale conviene non snaturare
il proprio gioco nonostante il caldo.
Se uno è abituato a scambiare tanto,
è bene che continui a farlo: cambiare approccio tattico potrebbe essere
controproducente. Quando si ha più
tempo a disposizione si possono fare
esperimenti con i materiali, ma non se
si intende giocare dei tornei: gli stessi
pro, se devono provare una racchetta
nuova, lo fanno nei periodi in cui non
ci sono competizioni. Circa l’alimentazione, oggi ci sono tante possbilità di
prendere integratori e bevande isotoniche che aiutano molto con il caldo, e
che forniscono il giusto apporto di sali
minerali e maltodestrine. E poi le barrette energetiche, che hanno sostituito
la classica banana.
L’estate può essere la stagione giusta
per programmare un allenamento intensivo?
Conosco tante persone che programmano le vacanze in funzione del tennis.
Durante l’estate ci sono clinic per tutti,
l’offerta non manca sia per livello sia
per fascia d’età.
È la stagione giusta per avvicinare i
bambini al tennis?
Sì, può esserlo: è un momento in cui
hanno più tempo libero, ci sono tante
soluzioni nello località di villeggiatura
senza contare i camp estivi organizzati
dalla federazione e dai diversi circoli. I
più giovani possono fare un periodo di
allenamento intensivo e progredire più
velocemente, ed è sicuramente un'ottima occasione per capire se il tennis è
uno sport che piace loro o meno.
61
free time
free time
Da non perdere...
Una selezione dei migliori eventi che
animeranno la città nei prossimi mesi.
a cura di Enrico S. Benincasa
Adventure Awards Days
Al Castello con Leonardo
L’estate può essere il momento
migliore per conoscere di più la
città e le sue storie, grazie anche
alle iniziative organizzate da Ad
Artem. Tra queste, anche la visita
guidata con attore che permette di
scoprire le meraviglie del Castello
Sforzesco in compagnia di Leonardo Da Vinci, che non sarà certo
parco di racconti sulle tante cose
che ha fatto per Milano nella sua
vita. Prenotazioni online.
Castello Sforzesco - Milano
Il 3, 17 e 31 agosto
www.adartem.it
Milano Film Festival
Cartasia
La settima edizione biennale d’arte
dedicata alla carta è in pieno svolgimento a Lucca fino ai primi di agosto. Il tema scelto per quest’anno si
ispira a Zigmunt Bauman e alle sue
identità liquide, ed è il filo conduttore che influenza le installazioni in
mostra presso il Real Collegio e le
attività che caratterizzano il calendario, che comprende conferenze,
presentazioni e incontri in stile
TED sull’eco-sostenibilità.
Real Collegio - Lucca
fino al 10 agosto
www.cartasia.it
Livigno SO
dal 22 al 27 luglio
www.adventureawards.it
Luoghi vari - Milano
dal 4 al 14 settembre
www.milanofilmfestival.it
Good Food in Good
Fashion
Gli Hotel 5 stelle lusso di Milano
sono pronti a ospitare l’evento
food che riunisce cucina d’autore,
cultura del cibo e grandi prodotti
del territorio lombardo. Appuntamento tutti i giorni della settimana
della moda di settembre a partire
dalle 19, con i grandi piatti ideati
dagli executive chef di strutture
come il Bulgari, il Principe di Savoia
e il Magna Pars.
Luoghi vari - Milano
dal 17 al 23 settembre
www.milanogourmetexperience.it
62
Torna per la diciannovesima volta il festival di cinema più amato dai milanesi, come sempre organizzato da Esterni
e in calendario all’inizio di settembre.
Parco Sempione, la Triennale, lo Spazio
Oberdan, l’Auditorium San Fedele, il
Teatro Studio Melato e – ovviamente
– lo Strehler e il suo sagrato saranno
alcuni dei luoghi dove si svilupperà il
programma degli 11 giorni del Milano
Film Festival. Confermati alla guida
della manifestazione i due giovani direttori Vincenzo Rossini e Alessandro
Beretta, così come le categorie in concorso dei lungometraggi (solo opere
prime o seconde) e dei corti a opera di
registi under 40. Tra il fuori concorso,
tornano la rassegna Colpe di Stato, che
giunge alla sua decima edizione, la se-
zione The Outsiders, il focus dedicato
all’animazione (maratona di corti al
Sempione compresa) e Vernixage, la
rassegna che indaga sulle contaminazioni tra il sistema dell’arte contemporanea e il mondo del cinema. Debuttano invece gli eventi Are You Series?
legati al mondo della serialità sul web
e I 400 sorsi, concorso di corti dedicato
al tema dell’acqua. Non mancheranno
i momenti musicali, con concerti e dj
set sul Sagrato dello Strehler e presso
il parco Sempione nello spazio Parklive (a breve sarà comunicata la line up).
L’abbonamento rimane la forma migliore per godersi questo festival, ancor
di più quest’anno dato che darà diritto
a una serie di agevolazioni e sconti per
tutta l’estate e anche dopo.
L’interesse per gli sport outdoor e per
tutto ciò che richiama l’avventura è decisamente in crescita, spinto dai tanti
“comuni mortali” che si appassionano
a discipline come il trail running e l’alpinismo. Un evento dedicato a questo
pubblico ci voleva senz’altro, soprattutto se organizzato in un luogo come
Livigno, vicino ai campi di gara naturali
per questo tipo di sport. La località valtellinese sarà la sede della seconda edizione di Adventure Awards Days, una
settimana di eventi, incontri e workshop dedicati agli appassionati – sportivi e non – di discipline estreme. Gli
ospiti che interverranno sono stati protagonisti di avventure “no limits” come
Stefano Gregoretti e Marco De Gasperi, ultrarunner italiani che sono riusciti a vincere rispettivamente la Gobi
Desert e sei volte il campionato del
mondo di specialità; ci saranno inoltre
ospiti internazionali come il canadese
Ray Zahab, primo uomo ad attraversare di corsa in inverno l’isola artica di
Baffin, e l’americana Payge McMahon,
iron woman, scalatrice e autrice dell’attraversamento a piedi della Route 66.
In quei giorni sarà possibile allenarsi
con i protagonisti di queste imprese o
incontrarli per sentire dalla loro voce
storie e aneddoti tratti dalle loro esperienze. Adventure Award Days ospiterà
al suo interno anche una rassegna cinematografica, uno spettacolo teatrale
e anche il concerto acustico di Cisco,
che si terrà all’alba a 2000 metri, giusta
ricompensa per tutti coloro che parteciperanno alla camminata notturna per
arrivarci.
SkillBuilding
Il festival di Centrale Fies giunge
alla sua 34esima edizione e, a
cominciare dal titolo, quest’anno
“lavorerà” sulle skills degli artisti,
per rendere ancora di più questo
evento un luogo di confronto. 60
artisti e 21 prime nazionali dove
le arti performative saranno ovviamente protagoniste nell’accezione
più larga possibile e contaminate da
tutto ciò che caratterizza il presente, come per esempio i linguaggi
dei nuovi media.
Centrale Fies - Dro TN
dal 24 luglio al 2 agosto
www.centralefies.it
63
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network
Puoi trovare Club Milano
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selezionate a Milano
“L’opera mia più bella”
Così la definì più volte il Maestro da Busseto, che volle la Casa di Riposo per
Musicisti come ultimo e lungimirante atto della sua vita. Eppure, nonostante la
grande notorietà a livello internazionale (Dustin Hoffman vi si ispirò per la regia
di Quartet nel 2012), sono pochi i milanesi a essere entrati a “Casa Verdi”.
di Marilena Roncarà
Foto di Francesco Luppi
“L’opera di cui vado più fiero è la casa
che ho fatto costruire a Milano per accogliere musicisti anziani”, dichiarava
all’epoca Giuseppe Verdi, uno tra i
più celebri compositori italiani di tutti
i tempi, l’autore non solo del Nabucco, dell’Aida, ma anche de il Rigoletto,
Il Trovatore, La Traviata e tanto altro.
L’opera in questione è la Casa di Riposo per Musicisti, o meglio “Casa Verdi”,
come ci tenne a chiamarla il maestro,
per sgomberare il campo da quel senso
di malinconia legato anche al migliore
degli ospizi. Di fatto l’imponente edificio neogotico che abbraccia un intero
angolo di piazza Buonarroti è un luogo
in cui, dal 10 ottobre 1902, anniversario della nascita del Maestro, trovano
ospitalità musicisti, cantanti, ballerini
e direttori d’orchestra che hanno superato i 65 anni. Costruita dall’architetto Camillo Boito tra il 1896 e il 1899
la struttura, su esplicita richiesta del
64
compositore, fu infatti inaugurata solo
dopo la sua morte (27 gennaio 1901).
E proprio nel nome “Casa Verdi” c’è
tutto il senso del luogo, a dire che lì era
casa sua, come se davvero il grande padrone di casa fosse rimasto da qualche
parte ad accogliere gli ospiti. E un po’
è così, dato che c’è la cripta dove lui
che, per dirla con D’Annunzio “Pianse
e amò per tutti”, è sepolto assieme alla
moglie Giuseppina Strepponi (cripta
visitabile dalle 8:30 alle 18:30) e soprattutto ci sono i suoi oggetti. C’è lo
studio di Genova, dove andava a trascorrere l’inverno, con il pianoforte,
ci sono i mobili della sala da pranzo,
con le iniziali incise su sedie e credenza, l’indimenticato cilindro, gli abiti e,
tra gli altri, una copia del ritratto di
Giovanni Boldini con sciarpa e cappello, che è l’immagine sua più celebre dopo quella che troneggiava fiera
sulle vecchie mille lire. Ed entrando in
quest’ambiente Ottocentesco, insieme
suntuoso e severo, con grandi finestre,
ampi spazi e mobili in stile, si viene tuttavia catturati da un mondo che pare
da sempre uguale a se stesso, quasi a
sancire un tacito patto tra generazioni.
Non a caso dal 1998 Casa Verdi ospita, accanto ai musicisti anziani (in tutto circa 60 tra autosufficienti e non),
anche 16 giovani studenti di musica
(8 maschi e 8 femmine) che possono
godere dei privilegi della struttura condividendo con gli anziani un po’ del
proprio tempo a pranzo o a cena. Del
resto qui, l’unica grande protagonista
è la musica, che riecheggia ovunque
tra scale, corridoi, androni e saloni, ora
diffusa dagli altoparlanti, ora suonata
dagli ospiti che cantano o si esercitano
con gli strumenti che li accompagnano
da una vita. Perché quello che conta,
anche a Casa Verdi non è il passato, ma
il presente carico di avvenire.
night & restaurant: Al fresco Via Savona 50 Angolomilano Via
Boltraffio18 Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo
D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra
Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37
Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4
California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo
Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16
Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9 Circle Via Stendhal
36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo
Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27
Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore
Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge
Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco
1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga
8 Giamaica Via Brera 32 God Save The Food Via Tortona 34 Goganga
Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca
Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz
Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12
Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio
2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le
Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du
lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Les
Gitanes Bistrot Via Tortona 15 Lifegate Cafè Via della Commenda 43
Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG
Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via
Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63
N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina
4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Ozium t7 café - via
Tortona 7 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza
Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza
Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis
33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia
28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera
37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity
C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29
- Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15
Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta
Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36
Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via
Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16
Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via
Induno 1 20 Milano Via Celestino 4
stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana
Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani Bagatt
P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand
Largo Zandonai 3 Brian&Barry via Durini 28 Brooksfield C.so Venezia
1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 Centro Porsche Milano Nord Via
Stephenson 53 Centro Porsche Milano Est Via Rubattino 94 C.P. Company
C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so
Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11 Germano Zama Via Solferino
1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via
Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1
La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage
Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so
Venezia 2 - Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10
Native Alzaia Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans
C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16
Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino 11 Valcucine
(Bookshop) C.so Garibaldi 99
showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri
Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35
Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Boiocchi Via San Primo 4
Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo
Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3
Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion
Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13
Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan
Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via
Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28
Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12
Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26
Who’s Who Via Serbelloni 7
beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24
Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro
Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre
Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le
Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20
- Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda
52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus
Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le
terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera
18 Romans Club Corso Sempione 30 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club
Milano Alberto Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza
Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1
art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via
Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro
Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni
8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro
Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale
V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31
hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so
Matteotti 4 Bronzino House Via Bronzino 20 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a
Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so
Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi
1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le
Piave 42
inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO)
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club milano
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Paolo Crespi, alessia delisi,
stampa
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arti Grafiche Fiorin
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via del tecchione, 36
davide rota, Ilaria salzano,
20098 san Giuliano Milanese MI
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