Bionda e viso d`angelo, Benedetta Arese Lucini di Uber Italia da
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Bionda e viso d`angelo, Benedetta Arese Lucini di Uber Italia da
luglio - agosto 2014 N. 21 club milano Bionda e viso d’angelo, Benedetta Arese Lucini di Uber Italia da tempo catalizza l’odio dei tassisti milanesi. Nella città-Stato di Singapore, vero melting pot di culture, convivono perfettamente modernità e tradizione. Attraverso l’Europa a bordo di una house boat per rilassarsi, mangiare bene e conoscere al meglio il territorio. A Montegrotto Terme è nata Y-40, la piscina più profonda al mondo, vero paradiso per apneisti e subacquei. Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI 3,00 euro editorial Potere del maquillage Nel mondo della moda, così come nel cinema, a teatro o in televisione, il trucco e parrucco è considerato non una semplice professione, ma un’arte. L’espressione inglese per definire il mestiere del truccatore è infatti “make up artist” e non potrebbe essere altrimenti: con tinte e pennelli questi moderni pittori sono in grado di rendere attraenti figure che normalmente non lo sarebbero affatto. Noi italiani siamo andati oltre: anche al di fuori delle passerelle o dei set cinematografici riteniamo la forma più interessante e utile della sostanza e abbiamo fatto del maquillage un mantra nazionale. Parecchi anni fa (era il 1990) l’allora Pontefice Giovanni Paolo II si recò in visita pastorale a Ivrea, città che era uscita già da qualche tempo dai fasti dell’informatica e si avviava verso un lento declino con rare fiammate di rilancio. La città era lo specchio di questo degrado. Per chi viveva tutto l’anno in attesa della battaglia delle arance e del passaggio del Giro d’Italia l’occasione di avere un Papa in città non andava sprecata. Fu così che per settimane la città divenne un gigantesco cantiere con l’obiettivo di farsi bella per l’illustre ospite. Strade e scalinate fatiscenti vennero rifatte, le buche tappate, i muri scrostati e ritinteggiati a nuovo. Ma solo nel tragitto previsto dal tour papale. Se avevi la sfortuna di abitare nella via a fianco potevi continuare a tenerti i tuoi calcinacci e i tuoi strati di graffiti, tanto il Papa lì non sarebbe mai andato a vedere. Ovviamente la visita fu un successo e per me, allora ragazzino, fu la prima volta che capii che ci voleva un Santo per far tappare quelle buche dove più volte ero caduto con la mia bmx. In questi giorni il MiCo, il centro congressi di Fiera Milano City, sta ospitando gli incontri ministeriali previsti nel semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Una bella occasione di visibilità, non c’è che dire, e anche questa volta la macchina del maquillage ha fatto il suo dovere. In via Gattamelata, dove fino a un mese fa c’erano una ventina di posti auto, ora ci sono meravigliose aiuole tirate a lucido e tutta la strada attorno alla fiera è stata riasfaltata e i muri ridipinti. Ma solo dove transita il corteo di auto blu, a portata di fotografi e telecamere, perché oltre non ce ne sarebbe bisogno. Ovviamente gli abitanti del quartiere sono stati gli ultimi a esserne informati. Inutile scagliarsi contro Renzi o Pisapia, perché l’arte del trucco e parrucco è una valore nazionale e negli anni non sono mancate occasioni per dimostrarlo. I protagonisti possono anche cambiare, ma non il risultato: nascondere la polvere sotto il tappeto evidentemente è per noi una virtù più che una necessità. Come dimenticare le memorabili gesta del re incontrastato del make up? Mentre a Genova durante il G8 scoppiava il finimondo, dentro la zona Rossa l’allora premier dava istruzioni su come posizionare gli alberi di limone. Per non parlare dei vertici di Napoli o di quello dell’Aquila. Passato il carrozzone è tornato tutto come prima. Il nostro pensiero va però al futuro e a quello che accadrà (o dovrebbe accadere) tra meno di un anno nella nostra città. Ci vorrebbe un tappeto troppo grande per nascondere tutta la polvere dell’Expo e ci auguriamo che qualcuno se ne accorga prima. Impossibile chiedere a noi italiani di pensare alla sostanza prima che alla forma, ma sarebbe bello se per una volta oltre a tinte e pennelli adoperassimo una sana cazzuola. Stefano Ampollini 4 coNteNts point of view 10 focus Milano, italia e un taxi di rio a un passo dal cielo di Roberto Perrone di Marilena Roncarà inside 12 interview Brevi dalla città una questione di identità a cura della Redazione di Club Milano di Alessia Delisi outside 28 32 14 Brevi dal mondo a cura della Redazione di Club Milano cover story 16 l’angelo biondo incubo dei tassisti di Carolina Saporiti focus 34 la capitale dei single di Camilla Sernagiotto water 38 Histoire d’eau di Alessia Delisi portfolio 20 wellness la città del leone il potere dell’acqua di Antonino Savojardo di Simona Lovati sport Blu profondo di Andrea Zappa interview un “diversamente” italiano che ama Milano di Nadia Afragola 6 26 40 42 contents style 44 overseas 54 Urban vacation Le isole del sole di mezzanotte di Luigi Bruzzone di Elisabetta Pina design 46 Welcome back marble di Davide Rota food 56 L’antica arte del gelato di Camilla Sernagiotto wheels 48 Emozioni “en plein air” food di Ilaria Salzano Un posto a Milano 58 di Carolina Saporiti club house 60 Il tennis d’estate di Enrico S. Benincasa free time 62 Da non perdere di Enrico S. Benincasa secret milano 64 “L’opera mia più bella” di Marilena Roncarà hi tech 50 Insolite soggettive di Paolo Crespi weekend 52 Tra chiuse e ponti d’Europa di Andrea Zappa In copertina Benedetta Arese Lucini Foto di Matteo Cherubino 8 point of view roberto perrone Giornalista e scrittore dalle radici zeneisi si occupa di sport, enogastronomia e viaggi per Il Corriere della Sera. Il suo ultimo romanzo si intitola La cucina degli amori impossibili edito da Mondadori che coniuga le sue passioni: la Liguria, la cucina, le donne, i viaggi e lo sport. Milano, Italia e un taxi di Rio Acabou o jogo e il Mondiale brasiliano è andato in archivio. Hanno smontato a tempo di record il fan fest sulla spiaggia di Copacabana, gli ultimi tifosi stanno prendendo la via di casa tranne alcuni argentini ancora stralunati. Vincere a casa del Brasile, sai che pacchia. Invece tra dire e fare c’è di mezzo la Germania. E dunque com’è l’Italia vista da qui? Non molto lontana riguardo al modo di preparare l’evento. Anche qua hanno finito gli stadi con l’acqua alla gola, senza le infrastrutture promesse e quelle poche che c’erano fatte male. La stragrande maggioranza degli stadi rimarranno cattedrali nel deserto, a cominciare da quello di Brasilia dove la squadra milita in serie C, per non parlare di quello di Manaus dove di squadre non ce ne sono neanche. Chissà perché, ma tutto questo mi ricorda Italia ’90. Il Mondiale visto da qui mi fa venire in mente le parole della canzone di Lucio Dalla. “Milano vicina all’Europa”. Invece Milano/Italia sono lontanissime. Nell’ultima finale di Coppa del Mondo tra Germania e Argentina, nel 1990, si scambiavano i gagliardetti a centrocampo, Matthaeus, Inter, e Maradona, Napoli. Scusa se è poco. Dite una stella di quel Mondiale. Giocava sicuramente da noi. Da noi venivano tutti. Pelè ricorda spesso che era tutto fatto, tra Santos e Inter, poi chiusero le frontiere. Dovrebbero farlo anche ora, per far crescere i giovani e salvare il nostro calcio di retroguardia ma non è possibile, sia per le leggi europee, ma soprattutto per la volontà dei presidenti dei club italiani interessati, più che alle sorti del movimento, a quelle delle casse sociali (e alle proprie). La Germania ha investito nei giovani, noi pensiamo solo alla mucca dei diritti tv da mungere. Il Brasile è un po’ come noi. Annaspa tra crollo di spettatori e mancanza di talenti. Tutti addosso al ct Scolari, ma di fenomeni (vedi Ronaldo), a parte Neymar, diamante grezzo, non ce ne sono. Comunque, anche se Copacabana ha il suo perché, anche senza belle ragazze in tanga (un mito dell’italiano medio), l’Italia è sempre il Paese più bello del mondo e torno volentieri. È casa mia. Del Brasile rimpiangerò le montagne di frutta fresca a colazione, ma non l’aria condizionata all’americana. Il palmito delizioso, ma non il traffico. E mi mancheranno i taxi. Certo guidano come dei pazzi, certo non hanno le sospensioni, certo avrebbero bisogno di una pulita. Però sono tanti e la corsa cominci a pagarla dal momento in cui sali in auto, anche se l’hai chiamato e ti ha aspettato cinque minuti. E in 40 giorni nessuno ha tentato di fregarmi. Civiltà. E ho detto tutto. Roberto Perrone 10 INSIDE Una nuova Accademia a Milano L’anima sportiva di BMW Lo scorso 10 luglio BMW Milano ha presentato ai soci del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa la BMW X4 in anteprima assoluta. Un cocktail party molto riuscito che ha visto la presenza di oltre 200 invitati selezionati. La nuova BMW X4 combina le tipiche caratteristiche delle Serie X con l’eleganza sportiva di una classica vettura coupé, introducendo per la prima volta nel segmento automobilistico medio il concetto di Sports Activity Coupé. Ha inaugurato lo scorso 7 luglio la nuova Tigi Academy (via Forcella 3) nel cuore di zona Tortona: cinquecento metri quadrati dedicati alla formazione di nuovi parrucchieri. Per l’occasione Anthony Mascolo, fondatore e direttore artistico internazionale di Tigi, Nick Irwin e Marco Iafrate, hanno presentato in anteprima i tagli e le colorazioni di The Academy Collection del prossimo autunno-inverno. www.tigiprofessional.com/it-it www.bmwmilano.it Il brunch in giardino Terminano a luglio gli appuntamenti con il brunch nel giardino del ristorante DA NOI IN via Forcella 6, all’interno dell’hotel Magna Pars Suites Milano. Ogni sabato lo chef Fulvio Siccardi studia nuove proposte proponendo il meglio della tradizione culinaria italiana e internazionale Dopo la pausa estiva di agosto, gli appuntamenti riprenderanno sabato 6 settembre. www.magnapars-suitesmilano.it/da-noi-in Il piatto è servito È stato presentato a inizio luglio a Milano Open Campus Solferino 48, un nuovo progetto di ricerca, formazione e inserimento per i futuri professionisti del servizio in sala. Una professione con opportunità concrete di lavoro, ma difficoltà nel reperire risorse. Il percorso inizierà a settembre attraverso lezioni tematiche organizzate da Pisacco Restaurant & Bar, Ristorante Berton, Dry Cocktail & Pizza e Turbigo Bar & Restaurant. www.jobyourlife.com/oc-solferino-48 Musica, cinema e stelle Fino alla prima settimana di agosto e per sette venerdì consecutivi l’Orchestra Sinfonica I Pomeriggi Musicali di Milano ha organizzato la rassegna 7 concerti per 7 notti d’estate. Il progetto unisce la musica al cinema con sette concerti in apertura delle proiezioni realizzate da Anteo spazioCinema nel cortile di Palazzo Reale. Alle 20.30 le serate si aprono con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali, per poi continuare con le proiezioni. www.ipomeriggi.it 12 OFFICINE.CLUBMILANO.NET outSIDE www.citroen.it A cena sul lago di Como ESCAPE THE ORDINARY 080 Barcelona Fashion Miriam Ponsa si è aggiudicata la XIV edizione di 080 Barcelona Fashion per la creatività e la vocazione internazionale della sua collezione. Una menzione speciale è andata anche al giovane designer catalano Guillem Rodriguez. Questi i premi assegnati durante la fashion week, che dal 30 giugno al 4 luglio ha animato le “corsie” dismesse dell’ospedale Art Nouveau di Sant Pau, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. www.080barcelonafashion.cat Nero Dal 5 al 17 agosto lo chef Andrea Berton si “trasferirà” al ristorante Orangerie del CastaDiva Resort & Spa di Blevio, sul lago di Como. Il menu degustazione elaborato dallo chef è ancora segreto, ma sono previste sette portate, e potrà essere assaporato godendo del panorama del ramo orientale del lago. A Ferragosto è prevista una variazione speciale del menu. www.castadivaresort.com/it ottod’Ame, un solo cuore Questo il claim scelto per l’apertura, il 5 luglio, del nuovo store monomarca ottod’Ame a Parigi, al 35 di rue de Poitou. Il brand ha scelto uno spazio nel quartiere Marais, il più animato della Ville Lumière, per rappresentare lo spirito moderno e al tempo stesso tradizionale dei propri capi e per creare uno spazio destinato a vivere contaminazioni tra moda, arte e cultura. www.ottodame.it T-shirt e costumi con personalità Quattro giorni in collina Collisioni ha presentato anche quest’anno un programma ricco di appuntamenti e concerti imperdibili, confermandosi uno dei festival di musica e letteratura più attesi in Italia. Così, anche per la VI edizione migliaia di persone hanno raggiunto la bellissima zona delle Langhe, nel paese di Barolo. Quest’anno Collisioni ha ospitato, tra gli altri, Jonathan Coe, James Ellroy, Milo Manara, Piero Pelù, Deep Purple, Elisa e, a chiudere il festival, lunedì 21 luglio, Neil Young. www.collisioni.it T-shirt e costumi con il taschino, pezzi unici realizzati interamente in Italia che esprimono la creatività del nostro Paese e l’eccellenza della tradizione sartoriale: ecco la collezione Io so Chi sono. Io. La linea di T-shirt e costumi, novità bicolor dell’estate 2014, è frutto del lavoro di Officine Club Milano, il brand del nostro magazine. Disponibili in negozi selezionati in tutta Italia, i capi si possono acquistare anche online. www.officine.clubmilano.net CITROËN DS3 CABRIO Per fuggire dall’ordinario bisogna essere aperti. Nasce Citroën DS3 Cabrio, l’unica della sua categoria con 5 posti, bagagliaio da 245 litri e tetto apribile fino a 120 Km/h. Lasciatevi conquistare dai fari posteriori 3D a LED, dagli interni in pelle Blu, dal suo design e dalle meraviglie della sua tecnologia. A bordo di Citroën DS3 Cabrio ci sono numerose scoperte da fare, prima di arrivare a quella più importante: voi stessi. Citroën DS3 CABRIO 1.6 THP 155. Consumo su percorso misto: 5,9 l/100 Km. Emissioni di CO2 su percorso misto: 137 g/Km. La foto è inserita a titolo informativo. CRÉATIVE TECHNOLOGIE 14 CITROËN ITALIA S.P.A. FILIALE DI MILANO VIA GATTAMELATA 41 - VIALE MONZA 65 TEL 02.39.76.22.19 – 02.26.11.23.47 – www.citroenmilano.it – [email protected] Cover story Cover story BENEDETTA ARESE LUCINI L’angelo biondo incubo dei tassisti La General Manager di Uber Italia, app di noleggio autista on demand valutata circa 17 mld di dollari dal Wall Street Journal, ha l’aria da ragazzina (anche se non lo è), si sposta in motorino e da qualche mese è il nemico pubblico numero uno dei tassisti. Una laurea in Bocconi e un Master a New York l’hanno portata prima nella Silicon Valley e poi in Malesia, ma alla fine ha deciso di tornare per tentare di cambiare l’Italia. di Carolina Saporiti Foto di Matteo Cherubino Arriva trafelata, ma puntuale, da Pisacco sui Navigli. Il casco in una mano, una borsa dall’aria pesantissima nell’altra: “Il taxi non posso più prenderlo a Milano, almeno per ora”. Si siede ed è pronta per le domande. Benedetta Arese Lucini, anche se l’hai vista in foto (non quelle delle affissioni minacciose appese dai tassisti in giro per la città) o in video, non può non sorprenderti: per l’età, perché dimostra ancora meno anni di quelli che ha, 31 appena compiuti, e per la velocità con cui ragiona e si muove. Difficile credere che una ragazza così giovane possa rappresentare una minaccia per il popolo dei tassisti italiani. Sei giovanissima, ma hai già lavorato a Londra, nella Silicon Valley e in Malesia, immagino che di difficoltà nella tua vita ne abba già affrontate tante. L’ira dei tassisti è l’ennesima o è diverso questa volta? In effetti mi piacciono le sfide e nel mondo startup bisogna essere determinati e motivati perché quello che fai è portare cambiamento, il che è sempre difficile. Io ho vissuto una vita piena di 16 cambiamenti, sono andata via da Milano a 20 anni e qualunque occasione mi capitasse, facevo la valigia e partivo. In Malesia mi sono trasferita in dieci giorni. Solo che questo tipo di difficoltà sono personali e me le sono cercate. Con Uber è diverso, per me è un’enorme opportunità, ma è anche una grande difficoltà perché per la prima volta mi scontro con una realtà impregnata in un vecchio modo di fare. Il mercato della mobilità urbana è quello che è cambiato meno nel tempo ed è anche uno di quelli in cui la tecnologia è arrivata più tardi. Secondo te perché? Penso ci siano stati dei meccanismi negli anni che hanno impedito la creazione di competizione, soprattutto in Italia. Anche quando politici come Bersani e Monti hanno provato ad apportare cambiamenti, le grandi città hanno fatto resistenza, facendo male ai cittadini. Come ti sta assistendo Uber? La cosa bella di Uber è che tutte le città sono molto indipendenti nel management, ma abbiamo dei team interni legali e di policy che ci aiutano quando chiediamo supporto. Poi c’è Travis (Kalanick, uno dei fondatori e CEO di Uber, NdR) con cui interagisco costantemente. Sia io sia il mio team siamo stati diffamati, ma Travis ha riportato tutti sulla missione originaria e sulla visione long term. La sharing economy ha rivoluzionato alcuni settori senza provocare le stesse reazioni di quello della mobilità. Cosa c’è di diverso? La sharing economy ha cominciato a svilupparsi fortemente con la crisi del 2008, quando i beni acquistati valevano poco e le persone facevano fatica a mantenerli. Negli altri settori è stato meno forte l’impatto perché ci sono stati altri cambiamenti nel tempo, per esempio le piattaforme di pricing come Expedia o app come Hotel Tonight... Il mondo del trasporto pubblico invece ha sempre avuto un unico protagonista, il taxi. A dire il vero taxi e NCC hanno sempre avuto un po’ di problemi di competizione, ma gli NCC sono una realtà piccola, quindi non hanno mai creato grandi problemi. Uber li ha 17 Cover story Cover story Benedetta, prima di diventare General “Expo è l’occasione perfetta per testare Uber e altre app simili, perché a Milano passeranno milioni di persone. Offriamo un servizio complementare a quello dei taxi, non competitivo” Manager di Uber, ha lavorato per Rocket Internet, il più grande incubatore Internet al mondo. uniti, ha creato una forza più grande e un concorrente a cui i tassisti non erano abituati. Un autista di taxi non ha nessun incentivo a offrire un servizio eccellente perché è improbabile che riveda un cliente e non ha la pressione del feedback a fine corsa, come invece avviene con Uber. Se un nostro cliente ci valuta negativamente, chiediamo il motivo, rispondiamo e, se serve, aggiustiamo la corsa con un rimborso, così l’autista capisce che non può fare il furbo. La tecnologia ha creato una pressione che i tassisti non hanno mai avuto e ha forzato il settore a un miglioramento del servizio. La resistenza è data dal fatto che i prezzi potrebbero scendere. C’è da dire che le licenze dei taxi in Italia hanno prezzi folli, così alti da giustificare le rimostranze degli ultimi mesi... Bisogna stare attenti al discorso delle licenze perché adesso i tassisti pagano le tasse sulla vendita di queste, ma un tempo erano gratuite, pubbliche e venivano assegnate con un bando. Visto che la città di Milano, e anche le altre, 18 sono cresciute, e il numero delle licenze è rimasto fisso, si è creato un mercato nero, in cui gli autisti si vendevano le licenze tra di loro, senza che i soldi tornassero al Comune. È un problema che si sono creati da soli. È vero che la licenza se la sono comprata, ma si chiama rischio d’impresa. Questo discorso poi ha senso per quei tassisti che l’hanno acquistata recentemente, ma chi l’ha comprata dieci, venti anni fa l’ha ammortizzata. Le grandi proteste sono sorte attorno UberPop, che differenza c’è con Bla Bla Car? La prima differenza è che UberPop è urbano, mentre Bla Bla Car è interurbano. Secondo, loro si considerano un social network di persone che fanno car sharing, noi invece siamo una app che le mette in contatto. Terza differenza, lo scambio di denaro con Bla Bla Car è ancora, almeno in Italia, fisico mentre il nostro è via app. Entrambi i servizi considerano il pagamento un rimborso spesa che noi però calcoliamo attraverso le tabelle ACI, mentre su Bla Bla Car lo decide a sua discrezione ogni autista. All’estero le polemiche dei tassisti si sono rivolte solo contro Uber o anche contro UberPop? Entrambe perché mentre UberBlack utilizza un trasporto già esistente, UberPop (o UberX come lo chiamiamo in America) ha creato un nuovo mercato. Negli USA siamo riusciti in alcuni stati come la California, DC e il Colorado, che l’ha appena reso legge, a regolamentare questo servizio: le città ne hanno capito i benefici. È un servizio molto variabile che non va strutturato come quello pubblico, ma che si aggiunge a esso nei momenti di difficoltà, di notte, nelle zone dove il trasporto pubblico è carente. E invece parlando di Europa com’è la situazione? UberPop è presente in sette città, stiamo educando il mercato. La Spagna e l’Italia sono i due paesi più irrequieti. Adesso comunque abbiamo dei dati significativi e delle leggi da condividere con i legislatori in Europa. Pensate di incontrarvi prossimamente con il governo? Quando il ministro Lupi è venuto a Milano ha incontrato a Palazzo Marino le sigle sindacali dei taxi, ma né voi di Uber, né gli Ncc. Cosa avresti detto in quell’occasione? Noi ci stiamo già incontrando con enti locali e nazionali e Istituzioni, è un lavoro che faccio regolarmente e adesso che è diventato un caso nazionale il ministro lo sta affrontando. Abbiamo chiesto un incontro e stiamo aspettando una data (un incontro tra Uber, Letzgo e il ministro Lupi è avvenuto il 1° luglio, NdR). Se fossi ministro come risolveresti la questione del trasporto pubblico non di linea? Non so se sarei capace di rivestire quel ruolo, so che è una questione difficile perché qualsiasi decisione di cambiamento comporta delle difficoltà, non c’è una soluzione che può rendere tutti felici. Senz’altro coglierei l’occasione di Expo: in questi momenti di altissima domanda non si può cercare di risolvere il problema aggiungendo licenze taxi, perché finito l’Expo rimarrebbero un costo fisso. L’idea dovrebbe essere quella di usare la sharing economy e monitorarla, metterla alla prova. In Italia non siamo gli unici a fare ride sharing in città, bisognerebbe provare tutte le app esistenti nei sei mesi dell’evento e alla fine analizzare i dati e capire se continuare a usarle e come. Abbiamo un’occasione perfetta, non c’è bisogno di fare una legge adesso, va messa prima alla prova. Ci sono dati che dimostrano i danni che i taxi hanno avuto da Uber? A Chicago è stato fatto uno studio indipendente che ha rivelato che, una volta inserite queste alternative di traporto, il settore si è aperto, non è diventato più competitivo, ma più largo. Perché le persone non usano solo un servizio, ma si affidano alla mobilità pubblica che è sicura, affidabile, meno cara, “rinunciando” al trasporto privato. Non solo, nel 2013 Uber ha creato a Chicago 1000 posti di lavoro indiretti, 46mila dollari di PIL extra per la città e in più ha portato 25 mila persone, che usavano la propria automobile, ad avvicinarsi alla mobilità pubblica. Siamo complementari ai taxi, non competitivi. Ho sentito che vorreste proporre ai tassisti di appoggiarvi a Uber per il loro servizio... Sì, vorremmo portarli sulla nostra piattaforma, in questo modo l’utente collegandosi alla app potrebbe decidere la soluzione migliore. Stiamo lavorando con i singoli tassisti e con le categorie per cercare di organizzare incontri. È un argomento delicato, ma continuiamo in questa direzione. A Londra è attivo dall’11 giugno. A New York, invece, l’ex sindaco Bloomberg ha fatto un test. Per un anno ha dato il permesso a noi di Uber e a un’altra app di essere piattaforma per i taxi. In un anno ci siamo cercati i tassisti, abbiamo fat- to gli accordi, creando un sistema che Bloomberg ha chiamato e-hailing (hail vuol dire chiamare un taxi con un cenno della mano in inglese, NdR) e siccome funzionava, l’ha esteso per un altro anno. Hai un’automobile di proprietà? No e non l’ho mai avuta. A parte che ho cambiato città molto di frequente, ma da sempre ho abbracciato questo sistema: uso BikeMi, Uber, usavo i taxi, altri servizi di car sharing e poi ho il mio motorino. Quando viaggi usi Uber o i taxi? Uber ha il vantaggio di essere un brand, sai qual è la qualità del servizio, che è uguale a Bogotà, Singapore o Capetown quindi lo preferisco, dove c’è. Il 20% in più del costo di una corsa con Uber da cosa dipende? Dal fatto che è un servizio un po’ più bello. Deve essere competitivo sulla qualità del servizio. D’altra parte però la nostra corsa inizia quando il cliente viene caricato e non dalla chiamata come avviene con i taxi, questo crea un senso di trasparenza che può valere quel 20% in più. Ultima domanda: ci sono delle persone, in particolare delle donne, nel mondo della tecnologia a cui ti ispiri? Le donne a cui mi ispiro sono quelle che non hanno rinunciato alla carriera. So che suona strano in Italia, ma è così. Per me Marissa Mayer (CEO di Yahoo, Ndr) è un grande esempio. 19 Portfolio Portfolio la città del leone In questa pagina. Crocevia di tre delle principali culture asiatiche – cinese, malese e indiana – e quindi anche di tre grandi religioni, quali il buddismo, l’islam e l’induismo, la città-Stato di Singapore è il quarto principale centro finanziario del mondo ed è una delle metropoli più cosmopolite, con il 42% di popolazione straniera presente sul territorio. Nella “Lion City”, il cui soprannome deriva da un’antica leggenda malese, modernità e tradizione convivono in armonia, così come i suoi cinque milioni di abitanti. Bay Hotel. La vista mozzafiato dello skyline della città dalla piscina del Marina Nella pagina a fianco. China Town, sullo sfondo il Tempio della reliquia del dente di Buddha. Foto di Antonino Savojardo 20 21 Portfolio Portfolio In questa pagina. La statua del Buddha all’interno del Tempio della reliquia del dente di Buddha. Nella pagina a fianco dall’alto. Il distretto finanziario di Singapore, cuore pulsante della città, visto dal Marina Bay. Uno dei muri esterni del complesso Red Dot, sede del museo del design. 22 23 Portfolio Portfolio In questa pagina dall’alto. Il Garden by the Bay è un parco di 101 ettari di superficie bonificata situato nel centro di Singapore, adiacente al lago artificiale Marina antonino savojardo Palermitano doc, classe 1978, si trasferisce a Milano per studiare design e si occupa di fotografia lavorando presso lo studio di Paolo Utimpergher. Dopo il corso di foto-giornalismo presso l’IIF di Milano, inizia a realizzare reportage per i più importanti periodici italiani come D di La Repubblica, l’Espresso, l’Internazionale, IL, Io Donna, Rolling Stone e Marie Claire. www.antoninosavojardo.it Reservoir. Solo alle prime ore dell’alba le strade, sempre pulite, del centro finanziario appaiono deserte. Nella pagina a fianco. A bordo di uno dei battelli che percorrono il fiume Singapore che attraversa la città. 24 25 Interview interview enrico bertolino UN “DIVERSAMENTE” ITALIANO CHE AMA MILANO Enrico Bertolino, milanese DOC classe ‘60, vive la tv dal suo interno, racconta l’Italia e dal 2 settembre torna in prima serata in RAI con l’amico Max Tortora nella short comedy ImPazienti. E pensare che lui all’inizio era solo un impiegato di banca. Zelig, Bulldozer, Glob sono venuti dopo. Il resto è storia e satira, come quando ebbe il coraggio di paragonare Renzi a Savonarola. di Nadia Afragola Foto di Anna Tinti Il suo “Glob diversamente italiani” non è un programma di informazione e neppure di satira. Un bene che non abbia una collocazione precisa? È un programma storico per la Rai, siamo alla 14esima edizione. Avevamo uno studio nuovo, delle esigenze diver26 se date dalla collocazione domenicale. Abbiamo fatto quello che potevamo anche in termini di risorse. Realizzare un varietà intero con quei soldi non si poteva, un programma d’informazione a quell’ora nemmeno, senza andare sul talk puro, abbiamo optato per una ibri- dazione che fosse gradevole. Ha paragonato Renzi a Savonarola. Come ha fatto a portare a casa il 40% degli italiani? Ha trovato terreno fertile, anche grazie a Grillo che ha fatto paura alla gente. Fece così la Democrazia Cristiana. In più Renzi ci mette un’ottima comunicazione, l’empatia e l’età. Si vota ancora per un ideale in Italia? Sì, anche se non ci sono più gli ideali collettivi, ce ne sono tanti di casta. In Italia sembra di essere in un grande Palio di Siena dove tutti si riscoprono contradaioli. Oggi non si può che parlare male dell’Italia e degli italiani. È d’accordo? No. Gli italiani sono migliori di coloro che li hanno governati, non siamo tangentisti: siamo un popolo di navigatori, che ha avuto varie derive. Ha recentemente dichiarato in merito all’Expo che: “Se i turchi tornassero a riprenderselo saremmo quasi felici”. Un’Italia non all’altezza? Rassegnata più che altro. Un po’ di sommossa civile andrebbe fatta, e certe figure andrebbero bandite soparattutto se già coinvolte in affari poco leciti. Le opere sono a metà, non credo si corra il rischio di una seconda Italia ‘90. I turchi lo riprenderebbero volentieri, come prenderebbero la Costa Concordia: proviamo a dare un attimo di credibilità al nostro sistema. Che rapporto ha con Milano? Eccellente. Sono nato a Milano e vivo nello stesso quartiere, l’Isola, nonostante svariati tentativi di abbruttire la zona con ecomostri, fatti a uso e consumo della magistratura. È rimasto ancora un quartiere civile, con le sue botteghe, dove la gente si incontra e parla. Non pensa mai che tra tutti i laureati della Bocconi che compaiono in tele- visione lei, in fondo, è il meno divertente? Bella domanda. Il mio era un corso di laurea in Economia e Commercio, con indirizzo turistico ed era già divertente farlo, poi avevo come rettore Mario Monti e l’euforia si smorzava subito. Il contrasto tra politica e comicità è da sempre stridente: ci dicono che non dobbiamo occuparci di politica. Ok, ma che sia reciproco. La Russa e Salvini pensano di essere ancora divertenti. Anche lei ha una igienista dentale? Ho un dentista siciliano, maschio, con cui parlo anche di donne, ma ci limitiamo a parlarne. È più pratico, lo avesse capito anche Berlusconi non sarebbe al punto in cui è. Mondiali di calcio: l’Italia è tornata a casa da disgraziata. Avrebbe portato Giuseppe Rossi? Li avrei portati tutti, sono un affettivo, avrei portato anche Montolivo in gita. Il gruppo ha sempre vinto. Abbiamo vinto nell’82 quando eravamo molto affettivi, poco concreti e in un girone pessimo; abbiamo vinto nel 2006, quando non eravamo favoriti. La squadra di calcio è come la squadra di governo. Ecco perché sappiamo tutti cosa fare ma non sappiamo come fare a farlo. Torniamo in tv. The Voice lo ha vinto una suora. L’Eurovision una drag queen. Non è troppo? È marketing ed è ciò che va di moda. Né la Conchita con la barba, né la suora che canta hanno destato il mio interesse. Abbiamo il presidente del consiglio che fa battute, quello vecchio che… l’italiano vuole questi modelli per mettersi in pace con la coscienza. C’è anche il comico in politica: non manca nulla. Meglio un faccia a faccia con la Bignardi o Fazio? Fazio lo conosco da anni, siamo della stessa “scuderia”: passare da lui è stato benefico. Parliamo di due approcci diversi: Fabio è più professionale, ma con Daria non ho avuto le difficoltà riscontrate da alcuni miei colleghi che mi hanno preceduto. Travaglio o Gramellini? Non butto nessuno giù dalla torre, piuttosto butto giù l’intera torre o cerco di salirci anch’io. Il giornalismo di Travaglio ti fa incazzare, anche troppo; Gramellini ti fa riflettere e commuovere. Meglio un libro di Fabio Volo o della Lucarelli? A Fabio invidio la quantità dei libri venduti. Selvaggia mi piace: si vede che non ha paura. Si schiera, prende posizione e questo le fa onore soprattutto perché siamo in un paese in cui amano tutti essere un po’ sul pero e un po’ sul pomo. In epoca 2.0 dove i giornalisti sono spesso sostituiti dai fashion blogger di che futuro possiamo parlare? Sono trend che lasciano spazio al tempo che trovano. Il 2.0 è fondamentale ma il contatto umano serve. Il giornalismo rimarrà sempre quello della domanda fatta in pochi secondi che mette il pubblico in fuori gioco. 27 FOCUS FOCUS A un passo dal cielo Bar e ristoranti conquistano i piani alti e il ritrovo è sempre più “in terrazza”, tra atmosfera vacanziera e vista mozzafiato. Viaggio tra i rooftop meneghini dove ammirare lo skyline urbano è un semplice optional, perché l’importante non è essere in alto, ma sentirsi al top. di Marilena Roncarà 01 Uno scorcio della vista su piazza Duomo godibile dal dehors della grande loggia del Ristorante Giacomo Arengario. Lo spazio è aperto tutta la giornata dalla caffetteria, all’aperitivo, alla cena. 28 Innamoramento da 18enni a parte, a volte basta cambiare il punto di osservazione magari spostandosi semplicemente un po’ più in alto, per perdere tutte le coordinate spazio-temporali e tornare laddove solo gli innamorati vivono: “Tre metri sopra il cielo”. Ed è subito pace, decompressione, contentezza, come a riconciliarsi con la vita, lasciando per strada e soprattutto giù a terra quei quotidiani affanni che ci hanno assillato fino a un minuto prima e che riprenderanno a farlo, ne siamo sicuri, ma solo quando decideremo di scendere da uno di questi tetti del mondo. Forse per questo sono nate le terrazze e a Milano c’è solo l’imbarazzo della scelta tra locali e ristoranti pronti a conquistarci regalandoci un plus di centimetri di cielo tra interni curatissimi, cocktail esclusivi e, naturalmente, una vista da togliere il fiato. Il viaggio tra i rooftop meneghini non può che iniziare da quella Terrazza Martini che è soprattutto un’icona simbolo della città. Sita all’ultimo piano del grattacielo di piazza Diaz, domina il centro storico dal 1958, offrendo un colpo d’occhio straordinario sui tetti della città antica e sulle guglie indirizzi Terrazza Martini piazza Armando Diaz 7 Ceresio 7. Pools & Restaurant via Ceresio 7 11 Rooftop by Driade via Alessio di Tocqueville 7 10 Corso Como. Terrace corso Como 10 La Terrazza di via Palestro via Palestro 2 Ristorante Giacomo Arengario Via Guglielmo Marconi 1 La Rinascente. Food Hall piazza Duomo Asola. Cucina sartoriale via Durini 28 del Duomo, così vicine da sembrare a portata di mano. Grazie a lei e alla sua attività di presentazioni cinematografiche, Milano è diventata lo scenario del passaggio di una straordinaria galleria di artisti: da Federico Fellini (con la sua Dolce Vita tenuta a battesimo proprio in Terrazza nel 1960), a Luchini Visconti, René Clair, Vittorio De Sica, Akira Kurosawa e François Truffaut. Radicalmente rinnovata tra il 1990 e il 1993, è alla vigilia dei 50 anni, nel 2007, che si concede l’ultimo restyling a opera del progettista belga Will Erns, confermando una versione più informale per la serra gazebo, dove gli ospiti possono passeggiare e godersi il panorama sulla città. Inaugurato invece solo a settembre dello scorso anno, il ristorante Ceresio 7 è una felice sorpresa sul tetto del palazzo storico dell’Enel, in via Ceresio appunto, già showroom e quartier generale del marchio Dsquared2. Il progetto ha visto coinvolti i due stilisti canadesi Dean e Dan Cate (i gemelli di Dsquared2), assieme allo studio di architettura Storage e all’atelier di interior design Dimore Studio. L’ambiente è una grande stanza divisa in due 01. La terrazza con piscina (ma in tutto sono due) di Ceresio 7, affacciata sul moderno skyline di Porta Nuova e perfetta per gustare en plein air le creazioni dello chef Elio Sironi. 29 FOCUS FOCUS la cucina sartoriale La cucina diventa un atelier e lo chef è un sarto: ecco l’innovativo concept a cui si ispira Asola, il ristorante inaugurato lo scorso 27 marzo al nono piano del Brian & Barry Building, con l’intento di realizzare un’interazione unica tra ospite e chef, nello specifico Matteo Torretta. Per dare corpo a questa visione, al centro della sala troneggia una grande cucina a vista completamente aperta e da cui lo chef interagisce con i commensali, per dar vita ‘live’ a creazioni uniche. www.asolaristorante.it 02 04 03 02. L’elegante roof garden del Ristorante La Terrazza di via Palestro affacciato sui giardini di Porta Venezia. 03. L’11 rooftop di via Tocqueville che, grazie al restyling di Driade, è tornata ad animare le notti milanesi con una nuova veste scenografica. 30 aree speculari dove si pasteggia o si sorseggiano i cocktail dell’aperitivo. Tutto è doppio: dai camini in pietra, alle piscine gemelle della terrazza panoramica che, se di giorno regalano uno spazio privato per la fuga in un resort urbano, di sera si trasformano in una scenografia liquida che fa da cornice a una vista, manco a dirlo, incredibile sul nuovo skyline urbano di Porta Nuova. Ceresio 7 è una location che vive tutta la giornata, dalla mattina con le piscine e il lunch sui tavolini in terrazza, alla prima serata con l’aperitivo all’American Bar, fino a cena e dopocena nella Cigar Room con selezione di distillati “last drop” e il tutto sotto la regia attenta dell’excutive chef Elio Sironi. Poco lontano da qui al numero 7 di via Tocqueville c’è l’11 rooftop by Driade, la terrazza estiva dell’11 clubroom, ambita da nottambuli e trend setter e recentemente rinnovata con il restyling dal forte impatto estetico di Driade. E mentre Nemo di Fabio Novembre, la poltrona dalle sembianze di un volto umano, introduce il visitatore in terrazza, globi seducenti e altre creazioni Dria- de danno vita a un ambiente sofisticato e prezioso. Di tutt’altro tenore, ma non meno esclusiva, è l’atmosfera che si respira nel rooftop di 10 Corso Como, vero e proprio spazio delle meraviglie per gli appassionati di moda, design e cultura contemporanea. Progettato dall’artista statunitense Kris Ruhs e aperto nel 1990 da Carla Sozzani in un edificio storico di quello che era un quartiere fatiscente e lontano dai fasti e dalla movida di oggi, 10 Corso Como è uno spazio multiforme che culmina al suo top con un roof garden capace di concentrare in sé le più svariate forme di bellezza. A partire da quella scala a chiocciola da percorrere quasi inerpicandosi fino a sbucare sopra una porzione di tetto che è una combinazione unica di natura e arte (grazie alle sculture e alle ceramiche firmate Kris Ruhs), sino all’ineguagliabile colpo d’occhio che questa volta combina la tradizione delle case di ringhiera con la sfacciata contemporaneità dei grattacieli di piazza Gae Aulenti. Una curiosità: la terrazza di Corso Como 10 è stata riconosciuta dalla Lipu come un’oasi urbana per gli uccelli sia stanziali sia in migrazione. Basta allontanarsi un po’ da qui per raggiungere sempre in alto, al quarto piano del Centro Svizzero di Milano, il ristorante La Terrazza di via Palestro, che è anche un salotto panoramico, aperto da un lato con un roof garden di 45 metri quadrati che vale tutto: una splendida lounge per godersi, anche in caso di pioggia, un aperitivo con vista green sui giardini di Porta Venezia. Bisogna invece percorrere per intero la rampa circolare ascendente che dal piano terra sale fino al terzo piano all’interno del Museo del Novecento per raggiungere il Ristorante Giacomo Arengario, che sorge all’interno dell’omonimo edificio. Concepito come un omaggio al contesto artistico che lo ospita, il ristorante si caratterizza per il chiaro rimando alle avanguardie del primo Novecento, come a proseguire un dialogo ipotetico con le opere del Museo. Particolare attenzione è riservata al dehors situato all’interno della loggia che affaccia su piazza Duomo: una struttura in ferro e vetro che regala una prospettiva unica sul cuore della città. E la sensazione di accarezzare le guglie rimirando la cattedrale milanese, è la stessa che si prova dalla Terrazza de La Rinascente, poco più avanti sull’altro lato della piazza, dove per un attimo la mecca dello shopping lascia campo libero alla magia della location, da godersi anche con un menù degustazione di ostriche e champagne proposto dal ristorante Maio. Da ultimo, ma solo perché di recente inaugurazione, segnaliamo il “sogno verticale” di Asola, il ristorante capitanato dallo chef Matteo Torretta che domina piazza San Babila affacciandosi a 360 gradi dallo stabile Brian & Barry Building, e che si completa con una terrazza panoramica dove toccare con mano il cielo di Milano è semplice realtà. E anche qui non resta che lasciarsi attraversare da tanta meravigliosa leggerezza, veleggiando con lo sguardo a vista tra i pinnacoli del Duomo e poi ancora oltre fin verso l’orizzonte. Tutto il resto, umore buono compreso, caso mai avesse fatto lo sgarbo di averci abbandonato per un attimo, ritornerà in volata. 04. La serra gazebo e il roof garden della Terrazza Martini che dall’ultimo piano del grattacielo di piazza Diaz regala uno straordinario colpo d’occhio sulle guglie del Duomo, Madonnina compresa. 31 Interview interview christopher makos La locandina della UNA QUESTIONE DI IDENTITÀ mostra Altered Images, curata da Gianni Mercurio, alla Galleria Carla Sozzani fino al Ha debuttato a Milano alla Galleria Carla Sozzani Altered Images, progetto fotografico realizzato nel 1981 dal celebre Christopher Makos e che vede Andy Warhol interpretare la mutevolezza dell’identità umana. Accanto a questi otto scatti, una cinquantina di fotografie che ripercorrono la New York degli anni Settanta e Ottanta, in cui Makos si trasferì affascinato soprattutto dall’emergere della scena punk. Le stravaganze, gli eccessi, i retroscena e i momenti di vita quotidiana di personaggi come Mick Jagger, John Lennon, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat sono i temi delle sue fotografie. 3 agosto. di Alessia Delisi Andy Warhol, David Bowie, Iggy Pop, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat sono solo alcuni dei personaggi immortalati dal tuo obiettivo. Com’era la scena artistica newyorkese in quegli anni? Credo che oggi come allora New York sia una città assolutamente unica nel suo genere: ha un’energia straordinaria perché verticale, perché nel suo tendere verso l’alto sembra costantemente manifestare un desiderio, una volontà. Questo la rende un’incredibile fonte di ispirazione per tutte le manifestazioni artistiche. Non avendo una struttura classista poi, è democratica: solo così può riuscire a rinnovarsi di continuo. Andy Warhol ti definì “il più moderno dei fotografi americani”: puoi parlarci del tuo rapporto con lui? Andy Warhol era, come tutti gli altri personaggi famosi che hai citato, semplicemente una delle persone con le quali trascorrevo le mie giornate. Era un grande amico con cui lavoravo e con cui condividevo tante cose, anzitutto il fatto di parlare la stessa lingua. Diciamo che io gli ho insegnato a far foto, mentre lui mi ha mostrato come far soldi nel mondo dell’arte (ride, NdR)! A Parigi invece eri andato a scuola dal leggendario Man Ray... Che cosa hai imparato da lui? Man Ray mi ha insegnato a cogliere l’attimo, perché, se ci pensi, l’attimo è tutto ciò di cui disponiamo. Ho anche 32 imparato a fidarmi del mio istinto. Anzi, non solo a fidarmene, a obbedirgli. Proprio agli scatti realizzati da Man Ray all’amico Marcel Duchamp nei panni del suo alter-ego femminile Rrose Sélavy, si ispira il tuo progetto Altered Images, realizzato nel 1981 e in mostra fino al 3 agosto alla Galleria Carla Sozzani di Milano. In queste fotografie Andy Warhol veste spesso i panni di una donna. Cos’è per te l’identità? L’identità ha a che fare col modo in cui ci mostriamo al mondo. Se ci fai caso, non è vestendosi da donna che Warhol impersona la femminilità. Ricordo che Halston, il celebre fashion designer, ci aveva offerto un abito, ma noi lo rifiutammo: non volevamo travestirci, ma mostrare quanto facile fosse cambiare identità. Dopodiché penso che tutti noi usiamo dei travestimenti: c’è per esempio il “travestimento da businessman”, ovvero il completo. Il piacere di raccontarsi ritorna, con o senza travestimenti, nella pratica del selfie come un tentativo di fissare, per l’ennesima volta e una volta per tutte, il proprio corpo e il proprio io. Il culto della propria immagine è un’esclusiva dei Millennials – ovvero dei nati tra gli anni Ottanta e il nuovo millennio – o appartiene anche ad altre epoche e ad altre generazioni? Non credo che appartenga ad alcuna generazione nello specifico. La gente si guarda allo specchio da migliaia di anni: la differenza è che oggi trattenere un’immagine è più facile che un tempo, più facile per esempio che fare un ritratto di quello che nello specchio vedi riflesso. Selfie poi è un termine che fa capire come le persone hanno voglia di raccontarsi in questa nostra epoca storica: ovvero vedere solo se stesse e possedere esclusivamente la propria immagine, molto semplicemente. Non c’è alcuna riflessione ed è questo che tutti vogliono oggi: non pensare a niente. Attualmente c’è un fotografo il cui lavoro trovi interessante? Mi piacciono tutte quelle persone che scattano immagini che sono belle perché “smart”: intelligenti e al tempo stesso con un linguaggio personale. Paul Solberg è uno di questi. E dei personaggi famosi chi ti piacerebbe immortalare? Mi piace fotografare individui, chiunque essi siano: persone che comunicano tra di loro e che esercitano un’influenza reciproca, ma soprattutto persone che hanno un loro stile. Non ha niente a che vedere con la celebrità. Com’è invece il tuo rapporto con la celebrità e il successo? In realtà non sono io ad avere un rapporto con il successo: è lui che ne ha uno con me. Io amo il mio lavoro, dopodiché se celebrità e successo arrivano, credo sia solo il risultato dell’amore che nutro per quello che faccio. 33 FOCUS FOCUS LA CAPITALE DEI SINGLE A Milano non essere fidanzati sta diventando un must sociale. Dallo speed dating al supermercato per donne e uomini soli, fino alle feste only for single, la città, volente o nolente, si sta trasformando in un luogo in cui la singletudine diventa virtù… e vizio. di Camilla Sernagiotto 01 01. Bottiglie di Cristal e fiaccolata sono il contorno di una delle tante imperdibili serate per single organizzate dal locale Just Cavalli. Divertimento assicurato per una serata all’insegna del glamour. 34 Single si nasce, non si diventa. Almeno così è per chi da sempre ama la sua condizione di scapolonubile, quella che garantisce la tanto anelata libertà assoluta. Soltanto coloro che non devono rendere conto di niente a una dolce metà possono assaporare (forse) appieno l’indipendenza e, una volta assaggiata, spesso è difficile riuscire a farne a meno, soprattutto se si vive in una città come Milano. All’ombra del Pirellone essere senza partner non è più motivo di tristezza e solitudine, anzi. Dai locali alle cene, ai party “only for bachelor”, il divertimento a misura di non-fidanzati è assicurato. I dati parlano chiaro: se il 45% dei cittadini vive da solo, un motivo ci sarà. Ebbene, non ce n’è soltanto uno ma molteplici! Innanzitutto i locali, pilastri portanti della nightlife milanese, hanno da sempre un occhio di riguardo per i single grazie a serate esclusive che spaziano dal Just Cavalli allo Shanghai, dallo Shu al The Beach fino ad arrivare alle tre tappe d’obbligo: il LoolaPaloosa, l’Hollywood e il Tocqueville, situati nella zona attorno cui gravita il Glamour con la G maiuscola, ossia Corso Como. Forse sarà per questo che i celibi più incalliti si trasferiscono a vivere proprio qui, nel sul web www.scottduff.it www.lacenadeglisconosciuti.com www.saunamilano.it www. strasingle.it www. singlemilano.it www. speeddate.it www. gioia69.it triangolo dei bermuda chic formatosi tra Brera, Corso Garibaldi e Corso Como, ulteriore riprova del fatto che i single sanno trattarsi bene. L’ha ben intuito Mitula Case, il motore di ricerca immobiliare che ha aperto una sezione apposta per non coniugati in cui affittare e vendere monolocali e loft. Sulla scia dell’entusiasmo, tutte le agenzie che trattano immobili a Milano hanno incominciato a fare una corte spietata agli scapoloni d’oro; per trovare acquirenti basta partecipare alle numerose serate di speed date che quotidianamente si organizzano in città. Benché le origini di questa pratica risalgano al rabbino Yaacov Deyo dell’Aish HaTorah, che usava un primordiale speed dating per far sposare gli ebrei celibi di Los Angeles, oggi non c’è uomo di chiesa che approverebbe ciò che accade quando il blind date va a buon fine. In questi casi, infatti, trattasi quasi mai di primo passo verso l’altare, ma solamente di un modo rapido per incappare in qualcuno che abbia voglia di divertirsi. Il suddetto divertimento è assicurato durante le spassose sessioni organizzate presso l’Henry’s Cafè di viale Col di Lana o al Gioia 69 in via Melchiorre Gioia, 02 due dei locali in cui lo speed date è di casa. Per rispondere invece alle esigenze dei single meno spudorati, lo Scott Duff Pub ha inaugurato il fortunatissimo ciclo di serate “Let’s Speak English” in cui ci si riunisce attorno a un tavolo a bere birra artigianale parlando esclusivamente in inglese. Chi non masticasse bene lingua, si prepari a masticare e basta in modalità “tête-à-tête” alla cosiddetta Cena degli Sconosciuti, la serata in cui gente non accasata si ritrova a condividere la tavola, mangiando e chiacchierando in compagnia. “Il successo di quest’iniziativa è tale che alcuni partecipanti fingono di essere single, ma poi si scopre che sono fidanzati”, rivela l’organizzatore Roberto Dellanotte. Per diventare commensali basta iscriversi sul sito e prenotare un posto nei vari locali in cui mensilmente si organizzano questi eventi, dal Ristorante Al Plaza all’Enosteria Cibo Enò. La location ideale per un Single & The City appare quindi proprio Milano, sempre pronta ad accogliere a braccia aperte chi è free nel cuore. Dai suoi supermercati a certi tipi di Spa pensati per libertini nell’animo, il santo patrono meneghino è indubbiamente San Faustino, protettore dei cuori solitari, non certo Valentino. Leggenda vuole che dalla sua inaugurazione a oggi l’Esselunga di viale Papiniano sia un gettonatissimo punto d’incontro per single in cerca di “colleghi”, per questo motivo sempre impeccabili nell’outfit e nel trucco & parrucco tra le corsie dei surgelati e nel reparto latticini. Per riconoscersi tra loro, molti portano al polso il braccialetto verde distribuito ai Single’s Party di Maison Du Parc in Sempione, anche se il più delle volte basta un gioco di sguardi smaliziato anche nel cestello per individuarsi vicendevolmente. Il termine “smaliziato” diventa invece un eufemismo al Sauna Milano Club Privè, un centro benessere con sauna naturista (in cui l’unico costume ammesso è quello adamitico), bagno turco osé e docce spicy dove può succedere di tutto in ambito di trasgressioni. Per coloro che preferiscono sudate meno hot, la maratona StraSingle (l’ultima edizione si è tenuta a giugno) è perfetta per “rincorrere l’anima gemella”, come recita il claim; eppure la maggior parte dei partecipanti non è a caccia di compagni, bensì fierissimo di correre alla meta privo di dolce metà. 02. La partenza della StraSingle, la maratona per single che si svolge ogni estate a Milano. Arrivata alla settima edizione, si tratta di una marcia non competitiva di 5-10 chilometri che culmina in uno strepitoso StraSingle Party. 35 water advertorial Eleganza muscolare Per descriverla si possono utilizzare mille espressioni, ma appena la si vede, la prima parola che esce spontanea è semplicemente una: “bella”. La nuova BMW X4 è pronta a conquistare il mercato. Il suo segreto? L’estetica e il carattere. indirizzi BMW Milano via della Unione Europea 1, San Donato via dei Missaglia 89, Milano L’evoluzione della specie del marchio tedesco sembra non arrestarsi mai, nasce così la nuova BMW X4 che combina le tipiche caratteristiche della famosa famiglia di modelli Serie X con l’eleganza sportiva di una classica vettura Coupé. Si introduce così per la prima volta nel segmento automobilistico medio il concetto di Sports Activity Coupé. L’indole sportiva della X4 è rimarcata dall’ampia gamma di motori ad alte prestazioni proposti, dalla trazione integrale xDrive e dall’esclusivo equipaggiamento di serie che include per esempio lo sterzo variabile sportivo, il Performance Control e il volante in pelle con paddles. Ispirata al modello X3, si distingue da quest’ultima per la sua anima sportiva e una dinamica di guida nettamente potenziata. Le linee sono accattivanti e aggressive, risultato di una combinazione perfetta tra il carattere muscoloso di uno Sports Activity Vehicle (SAV) e l’eleganza di una Coupé. La posizione di guida anteriore risulta più bassa rispetto alla BMW X3 36 e il carattere della vettura si denota per gli esclusivi interni di altissima finitura, per un’ampia abitabilità (per cinque persone), senza nulla togliere comunque alla versatilità di utilizzo grazie allo schienale del divanetto posteriore diviso nel rapporto 40:20:40 (volume di trasporto 500–1.400 litri). Sotto il cofano sono messi a disposizione dalla casa tedesca tre propulsori a benzina e tre diesel che coprono un arco di potenza da 135 kW/184 CV a 230 kW/313 CV, garantendo il massimo divertimento di guida rispettando però tutte le norme antinquinamento Euro 6. La tecnologia BMW TwinPower Turbo garantisce eccellenti prestazioni e consumi minimi, questi ultimi assicurati anche dal pacchetto tecnologico BMW EfficientDynamics che comprende per esempio la funzione Start Stop automatico, la funzione sailing (in combinazione con i cambi Steptronic a otto rapporti) e la Brake Energy Regeneration. Di alto livello anche il collegamento in rete di guidatore, vettura e resto del mondo (Facebook, Twitter e radio personalizzata via Internet) grazie al BMW ConnectedDrive che trova la sua massima espressione nel BMW Head-Up Display multi cromatico che garantisce la perfetta interazione tra pilota e macchina proiettando ad altissima definizione tutte le principali informazioni sulla guida e le indicazioni dei sistemi di assistenza nel campo visivo diretto del guidatore. Di grande importanza per la sicurezza il sistema Driving Assistant Plus con il Lane Departure Warning, l’Active Cruise Control con funzione stop&go e la protezione preventiva dei pedoni, nonché l’avvertimento di rischio di tamponamento che in caso di necessità frena la vettura fino alla massima decelerazione. Sportività, eleganza e connettività sono i punti di forza di questa nuova BMW X4 che potrà essere provata presso le due sedi BMW Milano, quella di San Donato Milanese e quella in Via dei Missaglia a Milano. www.bmwmilano.it ACQUA MON AMOUR Due atomi di idrogeno legati a uno di ossigeno, una combinazione perfetta, una formula molecolare, H2O, che conosciamo fin dalle scuole elementari e che ci accompagna da sempre nella vita. L’acqua è protagonista nel quotidiano, ma anche in numerose attività che stimolano piacevolmente i nostri sensi, dallo sport alle vacanze e ai trattamenti estetici, senza dimenticare il design e l’arte. Illustrazione di Cédric Bouvard 37 water water La forma dell’acqua L’acqua in tutte le sue manifestazioni: è il tema di una serie di prodotti che spaziano dalla moda all’home design. Villa Buti - Acquamarina Evoca l’incanto di una spiaggia assolata del Mediterraneo, la fragranza per ambienti di questo marchio nato dalle molte affinità olfattive tra l’inglese Doris Buti e il marito di origini toscane. www.villabuti.it HISTOiRE D’EAU Calligaris - L’Eau L’acqua è fonte d’ispirazione per i progetti più disparati: da quelli attenti al problema della sostenibilità alle costruzioni fluide dell’architettura organica, passando per festival dedicati all’home design e mostre che sondano la” profondità culturale” del Mediterraneo. Motivo a onde d’acqua per questa sedia leggera, dalla struttura in metallo e la scocca in tecnopolimero. www.calligaris.it di Alessia Delisi Si chiama Dream#01/ La mia casa e fa parte della mostra The Sea is My Land: è la fotografia surreale e onirica dell’artista palermitana Rori Palazzo, esposta alla Triennale di Milano fino al 24 agosto. 38 Tra il Bosforo e lo Stretto di Gibilterra, dove Ercole pose le sue colonne, si estende un mare che solo l’eroe di Jules Verne, Keraban il testardo, e l’Ulisse dantesco osarono sfidare. A queste acque – superficie liquida di scambi non solo economici, ma anche culturali e religiosi – la Triennale di Milano dedica, fino al 24 agosto, la mostra The Sea is My Land: 22 artisti di fama internazionale creano una conversazione polifonica sui diversi modi di intendere la propria mediterraneità e traghettano il visitatore da un’isola creativa a un’altra. Che si tratti di questo mare verde e blu, che come una linea infinita attraversa tutti gli immaginari del turismo globale, o delle grandi piscine fatte costruire ai bordi delle proprie case, il tema dell’acqua accomuna storie, aneddoti, sogni, visioni e riflessioni e ispira le creazioni di architetti e designer. Prima che metafora del desiderio di sapere, la sete è infatti bisogno di un bene primario, di una fonte di vita preziosa perché non rinnovabile. Allo scopo di tutelarla, l’azienda ungherese Ivanka ha presentato all’ultimo Fuorisalone il progetto The Water of Life, un rivoluzionario sistema di superfici e cisterne in grado di raccogliere la pioggia e trasformarla in acqua potabile. Accanto al design attento al problema della sostenibilità, l’acqua ispira progetti di architettura “liquida”, per usare un’espressione del sociologo Zygmunt Bauman, capace cioè di inserirsi in modo organico all’interno dell’ambiente che la circonda: ne sono un esempio gli spazi fluidi progettati dal celebre architetto anglo-iracheno Zaha Hadid, come la Roca London Gallery o il London Aquatics Centre. Ma l’acqua è anche responsabile di una vera e propria rivoluzione degli ambienti domestici: si pensi alla trasformazione del bagno da loculo nascosto, un tempo all’esterno della casa, a luogo di benessere dotato di vasche idromassaggio, docce con cromoterapia e lavabi dalle forme e dai materiali più svariati. A questo percorso evolutivo, e a tutte le possibilità che l’acqua offre alla progettazione sia indoor sia outdoor, è dedicata la quarta edizione del Bologna Water Design che, dal 22 al 27 settembre, negli spazi dell’Ex Ospedale dei Bastardini, presenterà i progetti realizzati dalle migliori aziende del settore. Zaha Hadid Architects - Liquid Glacial Table Realizzato da Patrick Schumacher e definito dal London Design Museum come uno dei migliori progetti del 2012, questo tavolo in plexiglas trasparente sembra mosso da lievi increspature e vortici intensi. www.zaha-hadid.com M-M (Paris) - The Carpetalogue, Sirène, 2012 Loro sono Michael Amzalag e Mathias Augustyniak che, per i vent’anni del celebre studio grafico, hanno realizzato questo tappeto che Hunter Original raffigura un’affascinante sirena. Vanta il prestigio di vestire la famiglia reale www.mmparis.com britannica, lo storico brand inglese celebre per la sua collezione di stivali da pioggia. www.hunter-boot.com 39 WELLNESS wellness Non solo in spiaggia Per ricaricarsi grazie ai tesori del mare, la talassoterapia continua anche in hotel o in località lontane dalle coste. IL POTERE DELL’ACQUA Da genesi del cosmo a fonte della bellezza. Acqua di mare, fanghi, alghe e sabbia sono gli ingredienti ad hoc per ricette beauty ispirate al microcosmo marino. di Simona Lovati L’acqua è la materia dalla quale ha avuto origine il mondo. Non caso, la vita dell’uomo nasce proprio in una “realtà acquatica”, il liquido amniotico, dove il nascituro sviluppa tutti i suoi organi prima di venire alla luce. E l’acqua di mare, secondo la letteratura scientifica, è considerata la più completa tra le acque minerali, perché ricca di sali – cloro, sodio, magnesio, calcio, potassio – e anche gas disciolti, come ossigeno, anidride carbonica e azoto. Non stupisce se questo elemento ha dato il via a una branca di cure mediche, la talassoterapia (da thalasso, che in greco significa appunto “mare”), convalidata dai primi studi di un medico inglese settecentesco, Richard Russel, per dare sollievo ai disturbi della circolazione, ai dolori articolari e reumatici, ai problemi respiratori e alle malattie della pelle. Il mondo della cosmesi non si è lasciato sfuggire l’opportunità, declinando in chiave wellness questa importante risorsa, per migliorare la qualità della texture epidermica e dare battaglia alle imperfezioni cutanee. Senza dimenticare che anche gli altri costituenti dell’ambiente marino, in 40 primis fanghi e alghe, sono un ottimo alleato per la nostra bellezza. Tra i rituali vedette ci sono la balneoterapia e le docce ad affusione, ideali per veicolare i preziosi principi attivi presenti nell’acqua di mare e rilanciare una corretta circolazione sanguigna e linfatica grazie al massaggio effettuato tramite il movimento dell’acqua stessa. E ancora l’applicazione di fanghi localizzati oppure total body - ai quali vengono aggiunti estratti vegetali come la centella asiatica, l’escina, il rusco, il mirtillo - per idratare, elasticizzare la pelle e contrastare la comparsa della cellulite. Un capitolo a parte merita la grande varietà di alghe che popolano i fondali, che racchiudono sali minerali, oligoelementi (ferro, rame, zinco, nichel, cobalto, cromo, litio e molti altri), vitamine, enzimi, grassi e proteine. Per questa loro composizione in estetica sono un rituale da dieci e lode per drenare, ossigenare e rassodare i tessuti. E infine, il sale e la sabbia, il primo dalle proprietà anti-gonfiore e leviganti, il secondo da sfruttare come esfoliazione, anche self-made sul bagnasciuga, per eliminare le cellule morte e purificare la pelle. Hotel Caesius Thermae & Spa Masseria San Domenico Spa Capovaticano Resort Thalasso Resort Thalasso & Golf & Spa Destinazione Bardolino (VR) per A Savelletri di Fasano (BR), tutto il Vicino Tropea si può godere del Giar- provare Thalassothys, un programma corpo è ricoperto da uno strato di dino tra Terra e Mare, un massaggio validato da test dermatologici per alghe che ottimizzano la penetrazione energetico drenante agli oli di riso e disintossicare, drenare e attenuare gli degli oligoelementi. Obiettivo? Revi- mandorle, seguito da un gommage ai inestetismi della cellulite. talizzare, drenare, snellire e rilassare. sali del Mar Morto e Terra Citrus. www.hotelcaesiusterme.com www.masseriasandomenico.com www.accorhotels.com Golf Hotel Punta Ala Forte Village Resort Mezzatorre Resort & Spa Sul mare della Maremma toscana, A Santa Margherita di Pula (CA), il Il resort sull’isola di Ischia propone la a Castiglione della Pescaia (GR), sale nativo è il protagonista di un balneoterapia con acqua attorno ai imperdibile è il trattamento Aqua- rituale a base di miele e oli, per 35-37° C, un sostegno nella cura delle therm Idratante dedicato al viso, per infondere una sensazione di comfort patologie locomotorie, nei trattamen- riscoprire una pelle vellutata grazie ad e relax, associato a uno straordinario ti post traumatici e chirurgici e per acqua termale e collagene marino. effetto levigante. l’insufficienza venosa e linfatica. www.golfhotelpuntaala.it www.lhw.com www.mezzatorre.it 41 sport sport blu profondo L’apnea e il diving sono discipline di grande fascino da svolgere però sempre con responsabilità e nelle condizioni ambientali migliori. A Montegrotto Terme ha aperto da poco una realtà da record che permette di imparare la vita da “delfino” in totale sicurezza. di Andrea Zappa 02 01 01. Umberto Pellizzari sul fondo del “pozzo” a quota -42,15 metri. Misura che garantisce il primato di piscina più profonda la mondo. Foto courtesy Y-40/ Fabio Ferioli. 42 Altro che Caraibi o Maldive, il vero paradiso per gli appassionati di apnea e immersioni si trova in realtà a quasi 50 chilometri dal mare, a Montegrotto Terme, nei pressi di Padova: qui, nel mezzo di un territorio noto in tutta Europa per le cure termali, si trova Y-40, la piscina più profonda al mondo. Dimostrazione del fatto che il made in Italy quando ci si mette è in grado di stupire e di lasciare tutti dietro. Definirla una piscina appare un po’ riduttivo, forse sarebbe meglio chiamarlo, per le sue dimensioni e varietà di ambienti, uno spazio sommerso. La “vasca” è completamente invisibile dall’esterno e vi si accede attraverso una struttura dalle linee essenziali la cui sommità, adibita a solarium, è ricoperta di prato, riuscendo così a integrarsi perfettamente con il territorio circostante. Diciamo che uno arriva, parcheggia la macchina e, se avesse già in dosso pinne, costu- me e maschera, potrebbe percorrere una ventina di metri da papero e poi tuffarsi dove l’acqua è più blu. A parte la comodità di “accesso”, quello che offre la struttura è la possibilità di praticare qualsiasi disciplina sotto la linea di galleggiamento, senza il problema delle correnti, dell’acqua fredda o della visibilità limitata tipico delle acque aperte. Umberto Pelizzari, un nome a caso nel panorama dell’apnea internazionale, il 5 giugno scorso, in occasione dell’inaugurazione, è sceso a misurarne la profondità, fermando il “righello” a -42,15 m. Ma, a parte questa doppia cifra da record, l’aspetto più interessante è che l’acqua che riempie la piscina è termale, con una temperatura costante tra i 32° e i 34°, il che vuol dire non aver bisogno della muta, cosa non da poco per chi pratica questo genere di attività. Questa è stata la vera intuizione dell’imprenditore-progettista Emanuele Boaretto (proprietario del vicino Hotel Millepini a cui è collegata Y-40): l’acqua termale che sgorga nella zona, infatti, tocca gli 87°, quindi il problema è solo quello di abbassarne la temperatura miscelandola. Le spese più alte per una qualsiasi piscina sono quelle del riscaldamento dell’acqua. La “fossa delle Marianne” di Montegrotto ha un volume superiore a due vasche olimpiche e avrebbe quindi dei costi impossibili da sostenere, ma grazie alle sorgenti termali il problema non si pone. Y-40, dotata di 100 punti di immissione dell’acqua e 65 sensori per misurarne la pressione, la temperatura e i valori della composizione chimica, presenta diversi ambienti sottomarini a più livelli. C’è una zona di accesso dove si tocca, si fanno esercizi di preparazione e si controllano le attrezzature; poi basta spingersi qualche metro più in là e si apre lo spazio più ampio sul fondo del quale sono stati realizzati anche dei cunicoli e delle grotte di finta roccia pensati per i corsi di chi ha l’animo da speleonauta. A metà discesa si trova anche un tunnel panoramico per i visitatori che attraversa la vasca per intero e degli oblò sulle pareti principali, così anche i non avvezzi a bagnarsi i capelli possono ammirare parenti e amici mentre si immergono. Ma la vera suggestione è quando si arriva sul fondo dell’ampio terrazzamento (-15 metri): è da lì che ci si può sporgere per vedere l’inizio del blu profondo, l’apertura di un enorme “pozzo” illuminato dal diametro di sei metri che si infila nella terra come se si dovesse raggiungerne il centro, una discesa che porta apneisti e subacquei a quota -40 metri. A parte i vari brevetti diving in programma, sono gli apneisti ad aver trovato il loro Eldorado, grazie alle innumerevoli possibilità di corsi con didattica della nota Apnea Accademy di Umberto Pellizzari: lezioni di monopinna in apnea, di compensazione, di respirazione e rilassamento in acqua, di apnea dinamica e non solo. Un’idea interessante sono anche i biglietti singoli o i carnet (5 o 10 biglietti) proposti: per esempio chi vuole fare l’uomo di Atlantide per 90 minuti da solo o con gli amici può acquistare per 35 euro il biglietto singolo, l’immersione per il medesimo tempo con il trainer di apnea costa invece 75 euro, oppure, per chi desidera immergersi in ogni momento, Y-40 mette a disposizione per i clienti anche guide subacquee professioniste per 55 euro. Che vogliate respirare dentro a un erogatore o trattenere il fiato, “l’acquario per uomini” più profondo al mondo si trova dunque a Montegrotto Terme nei pressi della Pianura Padana, da non crederci! 02. Alcuni sub e apneisti durante l’inaugurazione del 5 giugno di Y-40. Il volume d’acqua termale della piscina supera quello di due vasche olimpiche. Foto courtesy Y-40/ Fabio Ferioli. 43 style Summer shorts Da indossare esclusivamente in situazioni informali, i bermuda sono sinonimo di libertà e vacanza. l.g.r. Occhiale da vista con montatura in acetato dalla forma rétro. Blauer Re-Hash Roy Roger’s Bermuda in cotone. Bermuda Bernini con stampa all over safari. Bermuda Dandy Gab con ricami a fiori. www.blauer.it www.rehash.it www.royrogers.it herno Trench in nylon lavato con dettaglio della fibbia in pelle. Etiqueta Negra Bogner Jaggy Bermuda in gabardina stretch con stampa floreale. Bermuda azzurri in cotone. Bermuda in cotone con stampa floreale. www.etiquetanegra.eu www.bogner.com Colmar Berwich C.P. Company Bermuda in microfibra stretch. Bermuda in cotone stretch con stampa floreale . Bermuda in cotone tinto capo. www.colmar.it www.berwich.com. www.cpcompany.com nava design Zaino porta PC e iPad con tasca frontale in pelle marrone. URBAN VACATION clarks Stringate in camoscio e pelle con coda di rondine. L’uomo Ermanno Scervino per la stagione estiva 2014 si rivolge ai miti maschili che hanno sedotto intere generazioni. La collezione è ispirata infatti da inimitabili icone tra le quali Marcello Mastroianni, Mick Jagger e Steve McQueen. di Luigi Bruzzone 44 45 design design Artigianato revival living stone Per sensibilizzare architetti e designer all’uso del marmo, Veronafiere presenterà al prossimo Marmomacc Living Stone (24-27 settembre), una mostra di installazioni progettate da architetti iberici per aziende italiane leader che ne cureranno la realizzazione. Questi i nomi dei partecipanti: Manuel Aires Mateus con Grassi Pietre, Josep Miàs con Travertino Sant’Andrea, Eduardo Souto De Moura con Piba Marmi e Benedetta Tagliabue con Decormarmi. www.marmomacc.com/it Uno dei fautori del ritorno del marmo è sicuramente il rinnovato amore per l’artigianato e il vintage. Luce di Carrara - Solid Pattern Scholten & Baijings proiettano il loro nordic style sulla collezione di tavoli e tavolini in marmo di Carrara. www.lucedicarrara.it Welcome back marble Quella del marmo è una storia che merita di essere raccontata. Una storia fatta di eccellenze, tradizione ma anche di innovazioni continue, soprattutto in questi ultimi tempi. Scandola Marmi - Puzzle Collection Porta candele e puzzle. Il designer Manuel Barbieri propone un oggetto ludico ma di grande effetto. di Davide Rota www.scandolamarmi.it La Chance - Apollo Moon è il sottopentola/ dosaspaghetti pensato da Manuel Barbieri per Scandola Marmi. Un must-have della cucina diventa un oggetto di pregio. 46 Scomodare i grandi dell’arte, Michelangelo, Canova e tutti i maestri che come loro erano in grado di plasmare la materia a proprio piacimento, è sempre un’operazione rischiosa, ma necessaria per introdurre uno dei trend che stanno animando la scena del design contemporaneo. Fin dall’antichità il marmo è stato considerato uno dei materiali più pregiati da poter lavorare e utilizzare sia per le creazioni artistiche e i decori, sia come base per la realizzazione di tutti quei pavimenti che ancora oggi ammiriamo in religioso silenzio nelle chiese e nei palazzi antichi. E non solo, i grandi artisti dell’antichità hanno saputo lavorare la pietra grezza, estratta in diverse parti d’Italia, fino a donarle una morbidezza innaturale: veli di pochi mm di spessore o forme anatomiche morbide come cuscini, diventati il simbolo del fasto rinascimentale. Le peculiarità di lavorazione di questa pietra e le sue tonalità di colore così particolari lo rendono unico nel suo genere. Ne esistono infatti più di 500 tipologie, diversificate a seconda della derivazione cromatica e di quella geografica, contraddistinte oltre che dalla colorazione, dal tipo di venatura e di sfumature. Per l’elevato costo di estrazione e lavorazione e forse per le sue caratteristiche tecniche, il mar- mo è stato per anni legato a un tipo particolare di mercato, soprattutto estero, che l’ha etichettato come un materiale “da costruzione e rivestimento”. Oggi, grazie a una sempre più convincente politica di promozione dell’intero comparto e ad alcune manifestazioni internazionali, tra cui Marmomacc e la Carrara Marble Week, giovani studenti e designer più o meno affermati stanno portando a un livello superiore le sperimentazioni e i progetti di design. Un importante passo avanti è stato fatto con la digitalizzazione dei processi di progettazione, che ha permesso l’affinamento delle forme e la possibilità di sfruttare al meglio le lavorazioni robotiche, oltre che – in ottica eco – l’uso più consapevole del materiale e lo sviluppo di processi di contenimento dello scarto delle lavorazioni. Così sono nate alcune tra le proposte di design (fino a poco tempo fa impensabili) che hanno segnato il ritorno in grande stile della pietra splendente per eccellenza sul mercato italiano e internazionale. Proposte che sembrano a volte dimenticare e superare la naturale rigidezza del materiale lapideo, proponendosi come semplici oggetti di uso quotidiano e che mai ci saremmo immaginati di poter concepire in marmo. Una lampada progettata da Lucie Koldova e Dan Yeffet che unisce la leggerezza del vetro al fascino del marmo di Carrara. www.lachance.fr Arketipo - Lady Bird Il tondino da cantiere e il marmo Emperador si incontrano nel progetto della libreria di Giuseppe Viganò. www.arketipo.com Budri - Natfuse Canyon Table Patricia Urquiola interpreta il tavolo, applicando una finitura in resina ad una lastra irregolare di marmo. www.budri.com 47 wheels wheels Emozioni “en plein air” Vento nei capelli, viaggi, sensazioni di guida all’ennesima potenza, occhiate dei curiosi comprese: in una sola parola “cabrio”. Ne abbiamo scelte 4 su cui divertirsi è facile… anche a capote chiusa. di Ilaria Salzano 02 03 01 01. L’apertura della capote della M6 cabrio richiede 19 secondi, la sua chiusura 24. Sul posteriore ritroviamo i quattro terminali di scarico, vero marchio di fabbrica per tutte le BMW griffate Motorsport. 48 Una volta a bordo, notare le teste dei passanti girarsi diventa consuetudine: è l’effetto spider, auto eleganti e potenti, marchiate Jaguar, Porsche, BMW e Audi che, grazie a una grande storia motoristica alle spalle, hanno saputo unire comfort, parecchi cavalli sotto al cofano e fascino en plein air, tanto che poche oggi riescono a eguagliarle: tutto viene studiato affinché la sensazione di libertà alla guida continui anche una volta rialzata la capote a estate finita. L’ultima creazione del “Giaguaro”, con due posti secchi e trazione posteriore nella versione 5.0 V8 S è in grado di erogare fino a 495 CV e sfrecciare a 300 all’ora: è la F-Type, sviluppata come l’erede della E-Type, l’auto di Diabolik che, quando uscì nel 1961 (già con prestazioni pari a 250 km orari!), contribuì a fare la storia delle cabrio con 70 mila esemplari venduti. Allora i puristi del brand, vedendo l’immagine della vettura sul fumetto, si scandalizzarono un po’, e così gli autori vennero “diffidati” per paura che si rivelasse una pubblicità negativa per la casa inglese. Lo stile brit, le performance esaltanti, i lussuosi dettagli all’interno, nelle mani del ladro più famoso del mondo, infatti, lasciavano dubbiosi i Jaguaristi più bon ton, ma in un secondo momento fu proprio la casa madre a volerlo alla guida della E-Type. Diabolik, effettivamente, era popolare non tanto per tutti i colpi portati a segno quanto per le sue fughe: oggi la F-Type accelera da 0 a 100 km/h in 4,2 secondi, ma è il suo charme, più che altro fatto di brivido al volante e fascino retrò, a far guadagnare l’ammirazione del pubblico. Alla spider inglese, Porsche risponde a tono con un modello che, come la competitor britannica, riprende le redini del passato: la Porsche 911 Targa. Nata nel 1965, per la seconda generazione si aggiorna riproponendo sempre una carrozzeria chiusa, per aumentare la sicurezza e migliorare l’isolamento acustico, a cui oggi però è più facile togliere il tetto: basta fermarsi, premere un tasto e in circa 20 secondi la capote sparisce autonomamente dentro il lunotto, senza compromettere l’aggressiva ed elegante estetica della vettura. Ovviamente, però, per regalarsi lo sfizio di girare su una coupé che in pochi istanti diventa una cabrio, l’assegno da staccare dovrà essere cospicuo, sempre che i 350 CV del V6 di 3400 cc bastino. Altrimenti si dovrà passare alla versione 4S che con un 3.800 cc e 400 CV, si fa più possente e impetuosa: con la trasmissione Pdk mostra uno “staccato” in 4,4 secondi e una velocità massima di 296 km/h. Più potente ma comunque con un occhio ai consumi, la supercar di BMW. La M6 cabrio, con un +10% di potenza rispetto al passato, raggiunge la soglia di 560 CV aumentando le prestazioni ma nel frattempo adottando tecnologie BMW EfficientDynamics a vantaggio dell’efficienza globale. I numeri crudi ci parlano di uno scatto 0-100 in 4,8 secondi e di 10,3 litri/100 km contando emissioni a 239 gr/km. Ovviamente il segmento non nasce per gli amanti dell’ecologia e del risparmio, ma il lavoro fatto sotto il cofano mostra quanto la casa tedesca sia sempre leader 04 per quanto riguarda le scelte avanguardistiche del settore. Se il bolide in questione poi fa dello stile e della ricercatezza anche la sua “mission” prioritaria, il pacchetto appare a ogni modo completo: l’auto prende il corpo delle ultime Serie 6, ma con l’aggiunta di passaruota bombati, paraurti ridisegnati e prese d’aria specifiche che aiutano a raffreddare il poderoso motore e i dischi freno, quest’ultimi, eventualmente, anche in ceramica. Tra “le cattive quanto basta per innamorarsene”, infine anche la R8 spider, versione cabrio della sportiva Audi R8: con il V8 4.2 litri da 430 CV promette performance esaltanti grazie anche alla tecnologia di iniezione diretta FSI, sviluppata per le competizioni sportive. La vettura, oltre alle prestazioni (tocca i 300 km/h e scatta 0-100 in 4,5 secondi), offre comunque comodità e ogni lusso, compreso quello di farvi scegliere la meta del viaggio una volta a bordo: grazie alla trazione integrale, infatti, puntare verso il mare o i monti, non farà alcuna differenza; inoltre, per calare la capote non serve fermarsi ma rallentare fino a 50km/h. Per chi ha voglia di libertà anche questo, in fondo, è toccare il cielo con un dito. 02. L’Audi R8 Spyder vanta un vano motore in fibra di carbonio. 03. Eleganza e sportività si combinano perfettamente nella nuova 911 Targa, presto in arrivo la versione a trazione posteriore. 04. La Jaguar F-Type, fornita di scocca in alluminio leggero e dotata di sofisticate tecnologie di guida, garantisce reattività e alte performance. 49 hi tech A ognuno il sul click Fare foto e video è diventata una moda e bisogna essere in grado di farlo in ogni condizione e con inquadrature insolite. Nilox - F-60 Evo L’ultima generazione di action cam permette la condivisione wdelle foto da 16 MP e dei video full HD grazie al campo Wi-Fi e a un’apposita app. L’obiettivo grandangolare è modulabile. www.nilox.it insolite soggettive Droni, smartphone, action cam: la fotocamera non è più l’unico strumento di elezione per scattare immagini. Tranne quando sfodera le unghie e mette in campo qualcosa di più. di Paolo Crespi Canon - PowerShot G1X Mark II La nuova compatta digitale ha caratteristiche avanzate grazie al veloce processore Digic 6, che Dopo aver spadroneggiato con tre generazioni di droni volanti alla portata di (quasi) tutte le tasche, Parrot ci prova con Jumping Sumo, un modello terrestre con telecamera incorporata. 50 Fotografia: a circa duecento anni dalla sua invenzione e a venticinque dall’inizio della conversione al digitale, quasi tutto è cambiato nella tecnologia e nella pratica sociale della registrazione delle immagini. Nell’epoca dei “selfie” e dei guar-droni, la classica fotocamera è solo uno dei mezzi utilizzati a livello di massa per immortalare e condividere, attraverso le foto (e i video), un evento, pubblico o privato, o un’emozione. I concorrenti della macchina fotografica (che naturalmente esiste e resiste in ambito professionale e tra gli utenti consumer più evoluti) spuntano ovunque e si tratta ovviamente, in prima battuta, degli onnipresenti telefonini. I nostri inseparabili device sono come pistole cariche, sempre pronte a scattare e colpire. Ma non sono tutti uguali. Quelli specializzati nel digital imaging hanno sensori e ottiche fuori dal comune, non di rado superiori per qualità e potenza agli omologhi delle compatte digitali. Con algoritmi in grado di produrre già in fase di ripresa fotografie dai colori brillanti, luminose e ben contrastate, oltre che ad altissima risoluzione. Ai tifosi dello smartwatching si affiancano oggi, quasi altrettanto numerosi, i patiti delle action cam, le piccole videocamere dalle grandi prestazioni, ideali per essere “indossate” o fissate a vari supporti durante le attività sportive, più o meno estreme. Le riprese in soggettiva piacciono e funzionano quasi sempre, grazie all’obiettivo grandangolare, che include facilmente tutto e tutti. Unico handicap, l’impossibilità di visualizzare su un display i soggetti in movimento. Un altro fronte molto promettente è quello rappresentato dai cosiddetti “droni”: elicotteri, quadricopteri, oggetti volanti non meglio identificati che, grazie alla loro maneggevolezza, riescono a portare il punto di vista dove l’occhio umano non potrebbe arrivare senza questo tipo di protesi teleguidate. Le riprese aeree (video o foto in HD) sono molto efficaci e, se utilizzate con parsimonia e intelligenza, sono un valore aggiunto alla portata di molti appassionati che possono oltretutto controllare in diretta, su telefonino o tablet, le spettacolari riprese. E le versioni “terrestri” dei droni offrono contributi altrettanto interessanti alla creazione di un nuovo linguaggio audiovisivo… Per interposto telecomando. permette di scattare raffiche di immagini e di gestire il video full HD con audio stereo. www.canon.it Nokia - Lumia 930 Schermo OLED da 5 pollici, fotocamera stabilizzata da 20 MP, quattro microfoni integrati e ottica Zeiss di qualità: il nuovo smartphone rappresenta lo stato dell’arte per foto e video da cellulare. www.nokia.it Panasonic - HX-A500 Leggerissima e compatta, è la prima camcorder 4k 25 p “indossabile”. Resistente all’acqua e dotata di Parrot - Jumping Sumo display a colori, sfoggia la funzione “slow motion”, Veloce, iper-reattivo, gira come una trottola su se stesso, corre ideale per le riprese sportive. a zig-zag, ruota di 90° e 180° e salta fino 80 cm in lunghezza e www.panasonic.it altezza. E la telecamera incorporata fa faville. www.parrot.it 51 WEEKEND WEEKEND TRA CHIUSE E PONTI d’europa Un weekend lungo o poco più è il tempo necessario per godere dei piaceri di un viaggio a bordo di una casa galleggiante attraverso le vie d’acqua più belle d’Europa. Una vacanza insolita, lontana dal turismo di massa, fatta di canali, ponti e paesini fuori dal tempo. di Andrea Zappa 02 01 01. Il villaggio medievale di Nérac lungo il fiume Baise, con i suoi ponti e fortificazioni, è uno dei porti fluviali più belli di Francia. 52 Se Huckleberry era così felice di farsi 1800 chilometri su una zattera insieme all’amico Jim, figuriamoci il piacere di navigare a bordo di una house boat dotata di tutti i comfort lungo i canali e i fiumi più suggestivi d’Europa. Aggiungiamoci la facilità di manovrare imbarcazioni di questo genere insieme alle velocità ridotte ed è certo che il relax, quello vero, si nasconderà già dietro la prima ansa, la prima chiusa o il primo ponte romano a volta che si supera. Questo tipo di battelli possono ospitare da due a dieci persone a seconda delle dimensioni, non hanno bisogno di patente e la loro velocità è limitata tra i 7 e gli 8 km/h. Alcuni di essi, inoltre, sono dotati anche di un’ulteriore elica di spinta laterale che permette un facile accosto a qualsiasi argine o banchina. Una serie di caratteristiche che garantiscono a chiunque, anche al peggiore degli “aspiranti Huckleberry”, di partire senza alcun patema d’animo dopo il check-in di consegna della nuova casa galleggiante. Le principali agenzie di questo settore, prima fra tutte in Europa la Le Boat (www.leboat.com), garantiscono comun- que un servizio di assistenza 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana. I percorsi sono facilmente intuibili guardando il GPS, non c’è possibilità di sbagliare rotta, si naviga a vista lungo un canale e anche i luoghi dove poter scendere a terra sono chiaramente segnalati sulle mappe presenti a bordo. Si può pensare a una vacanza romantica in due, oppure con la famiglia o gli amici, andando alla scoperta dei territori della Scozia, dell’Irlanda, dell’Olanda o del Belgio, comprese anche alcune delle più belle regioni della Francia, come la Camargue, la Bretagna e la Borgogna. Chi, invece, non vuole abbandonare l’Italia, ha la possibilità di esplorare la laguna veneta. Le vie navigabili attorno a Venezia sono però abbastanza affollate e per questo si consiglia di avere un minimo di esperienza di crociera. Uno degli aspetti più piacevoli di questo modo di viaggiare è la possibilità di scoprire un territorio secondo i propri ritmi, decidendo quotidianamente quando partire e quanti chilometri fare in base anche al tempo a disposizione. Tra le soluzioni offerte una formula di successo è la one way, cioè un itinerario di sola andata. Il periodo migliore per partire è da marzo a ottobre, avendo così anche la possibilità di visitare i luoghi più suggestivi che si incontrano lungo la rotta con delle passeggiate in bicicletta o a cavallo. Tra le destinazioni più vicine c’è sicuramente il Canal du Midi nella Francia meridionale, nominato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Si parte dal Grand Bassin di Castelnaudary e si naviga fino alle porte della Camargue, attraversando la Languedoc, una delle regioni di eccellenza per vino e gastronomia. Nei pressi di Béziers potrete superare la suggestiva sequenza delle sette chiuse ovali di Fonsérannes, un’opera di grande ingegneria del XIX secolo. Da non perdere anche la cittadella fortificata di Carcassonne. Spostandosi invece a nord sono le vie d’acqua bretoni, grazie anche al sidro locale accompagnato dalle gustose crêpes bretone, a invogliare un itinerario nel paese delle leggende celtiche. Nel periodo estivo sono numerosi i festival che fanno rivivere lo spirito di quei tempi. Lungo l’itinerario rimarrete con il naso all’insù una volta raggiunte le torri dei castelli di Blain e Josselin. Chi invece vuole sperare di avvistare il mostro di Loch Ness, può scegliere la rotta attraverso il Caledonia Canal tra le Highlands scozzesi: le sue anse si allungano per quasi 100 chilometri dalla capitale della regione, Inverness, fino a Fort Wil- liam, a sud. Lungo il percorso chi ha dei figli potrà anche decidere di fare un paio di fermate, come fece Harry Potter, sulla West Highland Railway line, uno tra i percorsi ferroviari più suggestivi al mondo. Se invece al dolce far niente della navigazione volete aggiungere un po’ di movimento a pedali tra ponti e canali, la destinazione per eccellenza è ovviamente l’Olanda. Provate, durante la navigazione, a interpellare qualche passante in bicicletta, questo vi dirà sicuramente di fare una capatina a Giethoorn, la “Piccola Venezia” olandese, a Spakenburg, per poi puntare a nord per ammirare le ceramiche di Makkum e fare rifornimento di specialità olandesi da gustare per un pic-nic nel pittoresco mercato di Bolswald. Anche tra Belgio e Irlanda c’è l’imbarazzo della scelta come vie d’acqua; certo, se amate la Guinness e volete migliorare il vostro swing, allora qualsiasi crociera nella terra del trifoglio va bene, dato che i campi da golf di qualità si sprecano come le pinte di birra. L’immensa rete di vie navigabili europee è dunque un rifugio perfetto per tutti coloro che vogliono fuggire dalla frenesia della vita quotidiana e che desiderano conoscere in modo più “viscerale” le bellezze paesaggistiche e culturali di un dato territorio, unico accorgimento? Ricordatevi che le chiavi di casa non galleggiano. 02. Infiniti filari di alberi accompagnano la navigazione lungo il Canal du Midi, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, nella regione della Languedoc. 53 overseas overseas le isole del sole di mezzanotte Le Åland sono un migliaio di piccole perle del Mar Baltico che danno vita a un labirinto di scogli, isole, canali e insenature. Una provincia autonoma finlandese da visitare in sella a una bici, in canoa o a piedi. di Elisabetta Pina l’anima rock della finlandia Dal 18 al 24 luglio alle Åland si tiene ogni anno il RockOff Festival, l'evento musicale più importante dell’estate isolana. Si ritrovano a suonare sul palco, nella piazza principale di Mariehamn, le band svedesi più famose, la cui musica può spaziare dal new rock all’heavy metal. www.rockoff.nu 02 sul web www.visitfinland.com www.hotellarkipelag.com www.havsvidden.com www.brudhall.com 01 01. Il panorama "notturno" dell'isola di Kobba Klintar, a dieci minuti da Mariehamn, il capoluogo dell'arcipelago. Foto courtesy Visit Finland. 54 A sud ovest della Finlandia esistono delle minuscole isole tutte da scoprire. È l’arcipelago delle Åland, 6500 isolotti di granito rosso plasmato dai ghiacci, sparsi nel Golfo di Botnia, nel Baltico settentrionale, tra Finlandia e Svezia, precisamente sulla rotta dei velieri che nell’Ottocento trasportavano merci dall’Ucraina all’Australia. Si tratta di una zona che fa parte della Finlandia, ma di lingua svedese, completamente smilitarizzata e autonoma. Qui, giustizia, istruzione ed economia sono gestite direttamente dal governo locale, che ha anche una propria bandiera, emette francobolli propri ed è anche un’area duty free. Le isole sono diventate di recente una meta amatissima dal popolo scandinavo che d’estate si risveglia anche perché il sole nei mesi estivi non tramonta mai. Scoperte dopo lo scioglimento dei ghiacci, queste isole sono state esplorate per la prima volta nel XII secolo da navi vichinghe. Nelle epoche successive, poi, questa piccola parte del mondo è pas- sata sotto il dominio di diversi imperi, da quello svedese al russo, le cui testimonianze sono disseminate qua e là. Alle Åland si può arrivare in nave o in aereo da Helsinki, Turku (antica capitale della Finlandia), Tallin e Stoccolma a costi abbastanza contenuti. D’estate le isole offrono molto ai viaggiatori, ma il meglio è per gli amanti della natura e degli sport outdoor. La bicicletta è il mezzo che va per la maggiore: le strade sono rosse per il granito, come le nostre piste ciclabili, e tutte le isole sono collegate da ponti o da piccoli traghetti. Si può noleggiare una due ruote appena approdati a Fasta, l’isola principale, in tutto 45 chilometri quadrati di terra emersa, la più grande dell’arcipelago, dove si trova anche il capoluogo Mariehamn. Qui si concentra la maggior parte degli abitanti (11mila su 27mila). Nei mesi di luglio e agosto è meglio prenotare il noleggio della bici perché, essendo alta stagione, si rischia di rimanere a piedi. Il costo alla settimana è contenuto: intorno ai 35 euro a bici. Per dormire ci sono diverse soluzioni, dalle più economiche, come i campeggi, ai lodge di alto livello. Un indirizzo da segnarsi anche solo per una breve visita è il Havsvidden Hotel di Geta, sull'isola di Fasta. Si tratta di un resort a quattro stelle, appartamenti di design in vetro e legno, con un centro wellness che offre diversi trattamenti: da provare la Smoke Sauna, una tradizione del luogo. Una passeggiata a zonzo per i vicoli di Mariehamn è da fare, magari andando a visitare la nave museo, la Pommern, un veliero quattro alberi del 1903 che, prima di approdare in questo piccolo porto, ha girato per tutto il mondo. L’imbarcazione è incredibilmente conservata e si può salire a bordo per visitarla. Non da meno sono la fortezza di Bomarsund e il castello Kastelholm, la dimora di Gustav Vasa, eroe nazionale (che si festeggia con una grande festa folkloristica tutte le estati), nei pressi del quale si trova il campo a 36 buche dell’Åland Golf Club. Un altro luogo da non perdere è la spiaggia di Grona Udden dove sono state allestite anche delle saune sulla sabbia. Da qui si parte per delle lunghe e piacevoli gite in canoa, tra queste merita quella all’isolotto di Kökar, dove vivono solo 250 persone, il secondo comune più piccolo della Finlandia, luogo perfet- to per provare ad ascoltare il silenzio della natura: non a caso è il buen ritiro di molti artisti che si isolano qui in spartani atelier nascosti tra le rocce. Ma nella terra del sole di mezzanotte, perché qui d’estate non tramonta mai, uno degli aspetti più entusiasmanti di questo popolo estremamente accogliente sono le delizie enogastronomiche. Dalle frittelle al cardamomo e panna all’agnello, dagli asparagi al pesce persico ai dolci, senza dimenticare il delizioso sidro di mela frizzante, la birra locale e le grappe e i liquori della distilleria Smakbyn. Ogni piccolo bar o ristorante propone menu tipici a costi contenuti. Ma queste terre nascondono anche patrimoni rari. Nelle profondità del mare, infatti, nel luglio 2009 è stato scoperto durante un’immersione lo champagne più antico del mondo, un Veuve Clicquot di 180 anni fa, rinvenuto dentro ad alcune casse tra i resti di un naufragio. Una delle 168 bottiglie ritrovate è stata assaggiata dall'enologo Richard Juhlin, che ha esclamato: "Grande, meraviglioso!”. Bottiglie vendute successivamente a 30.000 euro ciascuna. Queste isolette semidisabitate sono quindi in grado di far girare la testa in vari modi, e una vacanza da queste parti, anche se breve, vi scalderà il cuore. 02. Una delle tante bici parcheggiate su un pontile dell'isola di Brando. Le due ruote sono il mezzo migliore per circolare e sono disponibili presso i municipi di ogni isolotto. Foto courtesy Visit Finland. 55 food food L’antica arte del gelato Dal gusto al vino medievale di Misciolgo al cioccolato con rosmarino di Naninà, dai frutti ripieni di polpa-gelato della Bottega ai cornetti per vegani firmati Souvenir D’Italie fino ad arrivare ai sorbetti al Cabernet della gelateria Paganelli, ecco gli ice-cream must eat da gustare in città. di Camilla Sernagiotto indirizzi Gelateria Paganelli via Adda 3 Misciolgo via Benedetto Varchi 4 Cioccolati Italiani via De Amicis 25 Il Negozietto del Gelato alzaia Naviglio Pavese 6 Le botteghe di Leonardo via Solari 43 e via Borsieri 11 La Bottega del gelato via Pergolesi 3 Gelato Giusto via San Gregorio 17 Il Massimo del Gelato via Castelvetro 18 piazza Risorgimento ang. Pisacane La Gelateria della Musica via Pestalozzi 4 Artico via Luigi Porro Lambertenghi 15 Gelateria Prossima Fermata via Melchiorre Gioia 131 Souvenir D’Italie via Della Moscova 39 02 03 01 01. I gelati-stecco artigianali firmati Le Botteghe di Leonardo, la gelateria in cui si mangiano solo gelati ricavati da frutta di stagione rigorosamente coltivata a chilometro zero. 56 C’è chi è della filosofia “forrestgumpiana” per cui la vita è come una scatola di cioccolatini e chi, invece, preferisce metaforizzare l’esistenza con una bella vaschetta di gelato ripiena dei più svariati gusti. Non sai mai cosa ti capiterà nel cucchiaio, se succulente creme oppure note fruttate, ma il bello della vita (e del gelato) è proprio la sua imprevedibilità. Per gli ice-cream addict alla ricerca di esperienze uniche di fresca scioglievolezza, Milano ha in serbo sorprese da leccarsi i baffi. Della serie “in gelato veritas”, gli enofili più incalliti non si lascino scappare il bouquet delle coppette marcate Misciolgo e Paganelli, due gelaterie in cui il gusto protagonista è quello dell’uva, ma in tutte le sue alcoliche varianti: dal gelato di Paganelli a base d’ippocrasso (antica bevanda speziata di origine greca preparata con il vermouth) ai sorbetti al Sangue di Giuda, Cabernet, Moscato giallo e Lacrima di Morro d’Alba di Misciolgo, benvenuti nelle “cantine-gelaterie” in cui l’enologia si sposa con l’antica arte gelatiera. Chi teme l’etilometro ma non la bilancia, invece, si prepari a una full immersion di cacao puro nei templi eretti al Dio cioccolato. Si può incominciare venerando il delizioso ciocco-rosmarino de I gelati di Naninà in via Foppa per poi passare al sorbetto al cacao Theobroma 1794 di Cioccolati Italiani i cui coni, dulcis in fundo nel vero senso del termine, sono riempiti di cioccolato fuso fondente, al latte o bianco. I “sorbettohaolic” non possono non lasciarsi avvolgere il palato dal “chocosorbetto” de Le botteghe di Leonardo in via Solari, servito con miele di lavanda, pera, zabaione e marron glacé. Il massimo in materia di cacao è, come recita il nome, Il Massimo del Gelato, una boutique icecreameria che offre una gamma di dieci gusti al cacao in continua variazione, più classici intramontabili come il cioccolato hot al peperoncino, quello glamour con la foglia d’oro e lo spicy alla cannella. Un altro speziatissimo chocolate è quello che fa gli onori di casa da Artico, la gelateria in zona piazza Fidia che sembra uscita da Williamsburg: mattoncini a vista, pavimenti in- dustriali recuperati, indie rock in filodiffusione e delizie artigianali come il cioccolato ai sette pepi e il fondente tempestato di cristalli di sale rosa dell’Himalaya. Da Gelato Giusto, invece, il grande protagonista è il burro di cacao, l’ingrediente utilizzato al posto del latte e della panna per assicurare cremosità e gusto sopraffino agli intolleranti al lattosio. Anche la Gelateria Prossima Fermata ha un occhio di riguardo per gli intolleranti e i vegani: qui la frutta e le creme sono preparate solo con acqua, senza usare latte o altri derivati animali. Scelta eticamente veggie condivisa da Souvenir D’Italie in via della Moscova, dove dal fior di menta al sorbetto alla pesca fino ad arrivare al gelato alla cassata siciliana, tutto è rigorosamente milk free. Per portare un cadeau gustoso e originale a casa di amici, La Bottega del gelato di via Pergolesi è il posto ideale in cui farsi confezionare succulenti frutti ripieni di gelato preparato con la polpa stessa. Un figurone assicurato ve lo garantirà anche una vaschetta griffata La Gelateria della Musica, uno dei locali più apprezzati dai gourmet meneghini tanto da dover munirsi di numerino come in macelleria. Un potpourri di pistacchio tostato, cardamomo, zenzero e stracciatella inversa vi addolciranno indubbiamente la serata, mentre un mix di gusti stravaganti composto da paneburro-e-marmellata, basilico profumato al limone e ricotta al profumo d’agrumi renderanno la pausa gelato un momento di sperimentazione pura. Nonostante Milano non sia storicamente considerata la culla del gelato, la cui invenzione viene piuttosto attribuita a Roma (gli antichi Romani erano soliti concludere i pasti con i cosiddetti “nivatae potiones”, dessert freddi di frutta), Firenze (dove nel Cinquecento sarebbe nato il gelato moderno, quello preparato con latte, panna e uova) e nella romantica Paris del Re Sole presso cui il gentiluomo palermitano Francesco Procopio dei Coltelli aprì i battenti del primissimo caffè-gelateria della storia (il tuttora celeberrimo Café Procope), la capitale della moda si sa difendere bene a colpi di fiordilatte e stracciatella. E, per una volta tanto, se ne frega della linea. 02. Sofà in stile Luigi XIV, rifiniture di pregio e quadri di marchesi e duchi del Settecento gustano coni e coppette: sembra di essere al Louvre ma si tratta de Il Massimo del Gelato. 03. Alcuni dei gusti alle sette note della Gelateria della Musica: si può scegliere tra una coppetta Tracy Chapman e un cono Sergio Cammariere. 57 food food La ricetta dello chef nicola cavallaro Ha scoperto la passione della cucina per caso, iniziando a lavorare in alcuni ristoranti per mantenersi all’Università. Poi è andato in Inghilterra a studiare e da lì ha cominciato a girare per il mondo, fino a quando è arrivato a Milano e ha aperto il ristorante Al San Cristoforo sui Navigli. Dal 2012 è approdato a Un posto a Milano, presso la Cascina Cuccagna, un locale attento alla qualità delle materie prime e alla loro stagionalità. di Carolina Saporiti Com’è la situazione, a livello di ristoranti, a Milano? È molto pesante a causa dell’avvento, sempre più frequente, di ristoranti improvvisati che durano quello che durano, ma prendono il lavoro di chi è già affermato, perché un locale nuovo suscita curiosità. Però chi si improvvisa, rischia di farsi molto male. In più c’è quella che io chiamo “marea gialla”, che sta imperversando a Milano e che ti permette di cenare a 17 euro. D’accordo, ma la qualità alla lunga paga? La qualità paga, ma paga anche la furbizia. E c’è da dire che in alcuni di questi posti si mangia anche discretamente. Non bene, ma discretamente sì. L’anno prossimo, a Milano sono previsti milioni di visitatori in occasione di Expo. La città è pronta ad accoglierli e come? Noi qui sì. Non ci siamo presi impegni su altri fronti. Ci è stato chiesto da alcune aziende di lavorare in fiera, ma abbiamo preferito concentrarci sul ristorante. Lavoriamo con prodotti particolari, naturali e rispettando dei codici etici, non avrebbe senso collaborare con aziende che operano “contro” questi valori. Tre anni fa credevamo nel biologico e, adesso, che la nostra filosfia si è diffusa, ci crediamo ancora di più e cominciamo ad avere delle grandi risposte. Quando è nata la sua passione per la cucina? 58 Ero un pessimo studente di Economia e Commercio che doveva pagarsi gli studi: ho cominciato a lavorare in alcuni ristoranti e poi la passione ha vinto. Non ho frequentato scuole, né ho imparato quando ero bambino con mia mamma e mia nonna, anche se sono entrambe delle ottime cuoche. Ho iniziato a Bologna per sbaglio e non essendoci ancora scuole come l’Alma o quella del Gambero Rosso, sono andato a fare un corso di 18 mesi a Londra alla scuola francese Cordon Bleu. Poi ho seguito l’iter facendo un po’ di stage e sono finito a lavorare sulle navi da crociera e un po’ in giro per il mondo. Quanto è importante per uno chef girare diverse cucine e lavorare in diversi paesi? È fondamentale, anche se oggi c’è un mezzo in più che è Internet che aiuta a confrontarsi con le cucine degli altri, ma se hai la possibilità di assaggiarle è ben diverso. Qual è la cucina che più le piace, esclusa quella italiana? La cucina thailandese, che è fatta di grande tecnica e grandi ingredienti. A Milano però non c’è un ristorante che faccia vera cucina thai. Cosa consiglierebbe a un ragazzo o una ragazza che volesse diventare chef? Per prima cosa di essere sicuri. È pieno il mondo di potenziali bravi cuochi, ma senza il sacrificio, l’abnegazione e la voglia, non si va da nessuna parte. Ci vuole tempo, c’è qualche fenomeno che brucia le tappe, ma sono eccezioni. È difficile che prima dei trent’anni un ragazzo sia pronto per essere chef, bisogna prima imparare l’umiltà. E non solo quella, il rispetto per il cibo e per la materia prima viene con il tempo: io oggi non compro più quello che compravo dieci anni fa. L’esplosione della cucina in libreria, in televisione e in rete è un bene o un male? Secondo me è un male, non tanto per gli chef che vanno in televisione, perché possono essere d’aiuto alla cucina. Sono reticente verso la miriade di blogger: nel 2004 sono stato il primo chef ad aprire un blog di cucina, ma l’ho chiuso quando ho iniziato a vedere delle cose che mi spaventavano. Senza le basi, non ti puoi improvvisare chef. Un posto a Milano ha numerosi coperti. Come funziona la gestione della cucina? È fondamentale il team: siamo fissi in 10 e diventiamo 15 o 16 quando le scuole ci mandano gli stagisti, che arrivano sia dalle scuole di Milano, sia da alcune estere. Come crea nuovi piatti? Il cervello di uno chef, secondo me, è fatto a cassetti, ci si ascolta e si scelgono gli ingredienti. È un lavoro di bilanciamento. I piatti nascono in base alle stagioni, poi cerchiamo di metterci del nostro. In genere li penso e poi mi confronto con i miei ragazzi. Una delle nuove proposte offerte da Nicola Cavallaro e dalla sua brigata per chi rimane in città quest'estate. Carpaccio di manzo con pesca noce, peperoncino e coriandolo un posto a milano Il ristorante sorge all’interno della Cascina Cuccagna, risalente al 1700 e l’unica del centro di Milano. Frutto di un progetto di esterni, ha aperto nell’aprile del 2012 con l’obiettivo di essere ponte culturale tra città e campagna e scegliendo piccoli produttori legati al loro territorio e mestiere, che utilizzano metodi di produzione etici, sostenibili e biologici. La carta dello chef Nicola Cavallaro si basa sulla stagionalità dei prodotti primi, e si fa portatore dello slogan Chilometro vero, che indica una cucina non vincolata da distanze territoriali, ma legata ai prodotti dell’eccellenza italiana. Un Posto a Milano - via Cuccagna 2 Milano Ingredienti per quattro persone: 500 gr di carpaccio (magatello di manzo) tagliato sottile, 100 gr di yogurt magro, il succo di mezzo limone, 1 peperoncino verde tagliato a cubetti, 1 pesca noce tagliata a cubetti, sale qb, pepe qb, olio extra vergine di oliva, qualche foglia di portulaca, rucola, insalata gentile. Dopo aver tagliato le verdure a cubetti, condirle con poco olio extra vergine di oliva, sale e pepe. Aggiungere il peperoncino, il coriandolo tritato e mezzo succo di limone. Con l'altra metà condire l'insalata insieme a olio e sale. Adagiare il carpaccio sui piatti, guarnendo con i cubetti di pesche e di verdure, passare a filo lo yogurt e rifinire con insalata e sale. 59 club house club house Il tennis d’estate La bella stagione può essere il momento giusto per migliorare il proprio rovescio, ma anche per riprendere in mano la racchetta dopo un periodo di pausa. Abbiamo chiesto a Matteo Cecchetti, maestro FIT del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, qualche consiglio su come approcciarsi al tennis durante le vacanze estive. di Enrico S. Benincasa campo estivo monguelfo Per il 14esimo anno consecutivo si è svolto nel mese di giugno il tennis camp per ragazzi organizzato dal TCM Alberto Bonacossa. La località trentina a 10 km da Brunico ha ospitato i ragazzi della scuola tennis e dell'agonistica del Circolo, insieme ai loro amici e parenti, per due settimane all'insegna di allenamenti e divertimento www.tcmbonacossa.it 01. Il sole è un elemento da considerare quando si gioca a tennis d'estate. Foto courtesy william87 - Fotolia.com 02. L'allenatore Matteo Cecchetti insieme ad alcune atlete su uno dei campi del Tennis Club Milano Alberto Bonaccossa. 02 01 L’estate, per chi ha praticato il tennis, può essere la stagione giusta per ritornare a giocare con continuità. Spesso si ricomincia con la vecchia racchetta che si utilizzava qualche anno prima: è la cosa giusta da fare o, visto la rivoluzione tecnologica che ha interessato questo attrezzo negli ultimi anni, è preferibile ripartire acquistandone una nuova? Se si ha la possibilità, è senz’altro meglio investire qualche euro nell’acquisto di una nuova racchetta: negli ultimi dieci anni sono diventate più maneggevoli, leggere e facili da utilizzare soprattutto per un dilettante. Iniziare con uno strumento nuovo aiuta e, se si conosce un maestro o un tennista esperto, si può chiedere a loro di pro60 varle: si sentirà subito la differenza rispetto al passato. Una volta scelta la racchetta, bisogna poi decidere la tensione delle corde… Anche qui maestri e negozianti possono essere d’aiuto: in linea generale, se si è fermi da tanto, conviene mettere una corda elastica e non troppo tesa, che aiuta anche a prevenire fastidi tipici come l’epicondilite. Il tennis si gioca su diverse superfici: quali sono le più traumatiche su cui ricominciare? Sicuramente il cemento, la terra è più semplice perché ci si può scivolare sopra. Per uno che non gioca da tanto o che è stato fermo per problemi fisici è meglio riprendere sul rosso. Circa l’abbigliamento e gli accessori, c’è qualcosa da portarsi sempre dietro quando si gioca d’estate? Senza dubbio consigliati i tessuti tecnici, oggi c’è tantissima scelta per tutti i gusti e per tutte le tasche. In questa stagione conviene avere in borsa sempre il cappellino, perché con il sole può sempre tornare utile. A livello di preparazione fisica, può essere utile fare qualcosa prima di riavvicinarsi al tennis? Essere allenati aiuta certamente, ma se uno non ha tanto tempo da dedicare allo sport e vuole riprendere in mano la racchetta giochi pure solamente a tennis. In ogni caso, il consiglio numero uno, in forma o meno, è quello di scaldarsi sempre prima di giocare, assolutamente necessario per prevenire possibili infortuni. Con chi ricominciare a giocare? Con un avversario del tuo livello o con uno più forte? Quando non giochi da tanto tempo conviene farlo con un tennista esperto e più forte, perché ti può dare una palla più semplice da colpire. Così ci si mette meno tempo a rientrare in condizione. Se c’è poi la possibilità di fare qualche ora con un maestro, ancora meglio. Veniamo a chi invece gioca con continuità. L’estate può essere un buon momento per intensificare l’attività agonistica e le partecipazioni ai tornei. Che consigli possiamo dare a questa tipologia di tennista? In generale conviene non snaturare il proprio gioco nonostante il caldo. Se uno è abituato a scambiare tanto, è bene che continui a farlo: cambiare approccio tattico potrebbe essere controproducente. Quando si ha più tempo a disposizione si possono fare esperimenti con i materiali, ma non se si intende giocare dei tornei: gli stessi pro, se devono provare una racchetta nuova, lo fanno nei periodi in cui non ci sono competizioni. Circa l’alimentazione, oggi ci sono tante possbilità di prendere integratori e bevande isotoniche che aiutano molto con il caldo, e che forniscono il giusto apporto di sali minerali e maltodestrine. E poi le barrette energetiche, che hanno sostituito la classica banana. L’estate può essere la stagione giusta per programmare un allenamento intensivo? Conosco tante persone che programmano le vacanze in funzione del tennis. Durante l’estate ci sono clinic per tutti, l’offerta non manca sia per livello sia per fascia d’età. È la stagione giusta per avvicinare i bambini al tennis? Sì, può esserlo: è un momento in cui hanno più tempo libero, ci sono tante soluzioni nello località di villeggiatura senza contare i camp estivi organizzati dalla federazione e dai diversi circoli. I più giovani possono fare un periodo di allenamento intensivo e progredire più velocemente, ed è sicuramente un'ottima occasione per capire se il tennis è uno sport che piace loro o meno. 61 free time free time Da non perdere... Una selezione dei migliori eventi che animeranno la città nei prossimi mesi. a cura di Enrico S. Benincasa Adventure Awards Days Al Castello con Leonardo L’estate può essere il momento migliore per conoscere di più la città e le sue storie, grazie anche alle iniziative organizzate da Ad Artem. Tra queste, anche la visita guidata con attore che permette di scoprire le meraviglie del Castello Sforzesco in compagnia di Leonardo Da Vinci, che non sarà certo parco di racconti sulle tante cose che ha fatto per Milano nella sua vita. Prenotazioni online. Castello Sforzesco - Milano Il 3, 17 e 31 agosto www.adartem.it Milano Film Festival Cartasia La settima edizione biennale d’arte dedicata alla carta è in pieno svolgimento a Lucca fino ai primi di agosto. Il tema scelto per quest’anno si ispira a Zigmunt Bauman e alle sue identità liquide, ed è il filo conduttore che influenza le installazioni in mostra presso il Real Collegio e le attività che caratterizzano il calendario, che comprende conferenze, presentazioni e incontri in stile TED sull’eco-sostenibilità. Real Collegio - Lucca fino al 10 agosto www.cartasia.it Livigno SO dal 22 al 27 luglio www.adventureawards.it Luoghi vari - Milano dal 4 al 14 settembre www.milanofilmfestival.it Good Food in Good Fashion Gli Hotel 5 stelle lusso di Milano sono pronti a ospitare l’evento food che riunisce cucina d’autore, cultura del cibo e grandi prodotti del territorio lombardo. Appuntamento tutti i giorni della settimana della moda di settembre a partire dalle 19, con i grandi piatti ideati dagli executive chef di strutture come il Bulgari, il Principe di Savoia e il Magna Pars. Luoghi vari - Milano dal 17 al 23 settembre www.milanogourmetexperience.it 62 Torna per la diciannovesima volta il festival di cinema più amato dai milanesi, come sempre organizzato da Esterni e in calendario all’inizio di settembre. Parco Sempione, la Triennale, lo Spazio Oberdan, l’Auditorium San Fedele, il Teatro Studio Melato e – ovviamente – lo Strehler e il suo sagrato saranno alcuni dei luoghi dove si svilupperà il programma degli 11 giorni del Milano Film Festival. Confermati alla guida della manifestazione i due giovani direttori Vincenzo Rossini e Alessandro Beretta, così come le categorie in concorso dei lungometraggi (solo opere prime o seconde) e dei corti a opera di registi under 40. Tra il fuori concorso, tornano la rassegna Colpe di Stato, che giunge alla sua decima edizione, la se- zione The Outsiders, il focus dedicato all’animazione (maratona di corti al Sempione compresa) e Vernixage, la rassegna che indaga sulle contaminazioni tra il sistema dell’arte contemporanea e il mondo del cinema. Debuttano invece gli eventi Are You Series? legati al mondo della serialità sul web e I 400 sorsi, concorso di corti dedicato al tema dell’acqua. Non mancheranno i momenti musicali, con concerti e dj set sul Sagrato dello Strehler e presso il parco Sempione nello spazio Parklive (a breve sarà comunicata la line up). L’abbonamento rimane la forma migliore per godersi questo festival, ancor di più quest’anno dato che darà diritto a una serie di agevolazioni e sconti per tutta l’estate e anche dopo. L’interesse per gli sport outdoor e per tutto ciò che richiama l’avventura è decisamente in crescita, spinto dai tanti “comuni mortali” che si appassionano a discipline come il trail running e l’alpinismo. Un evento dedicato a questo pubblico ci voleva senz’altro, soprattutto se organizzato in un luogo come Livigno, vicino ai campi di gara naturali per questo tipo di sport. La località valtellinese sarà la sede della seconda edizione di Adventure Awards Days, una settimana di eventi, incontri e workshop dedicati agli appassionati – sportivi e non – di discipline estreme. Gli ospiti che interverranno sono stati protagonisti di avventure “no limits” come Stefano Gregoretti e Marco De Gasperi, ultrarunner italiani che sono riusciti a vincere rispettivamente la Gobi Desert e sei volte il campionato del mondo di specialità; ci saranno inoltre ospiti internazionali come il canadese Ray Zahab, primo uomo ad attraversare di corsa in inverno l’isola artica di Baffin, e l’americana Payge McMahon, iron woman, scalatrice e autrice dell’attraversamento a piedi della Route 66. In quei giorni sarà possibile allenarsi con i protagonisti di queste imprese o incontrarli per sentire dalla loro voce storie e aneddoti tratti dalle loro esperienze. Adventure Award Days ospiterà al suo interno anche una rassegna cinematografica, uno spettacolo teatrale e anche il concerto acustico di Cisco, che si terrà all’alba a 2000 metri, giusta ricompensa per tutti coloro che parteciperanno alla camminata notturna per arrivarci. SkillBuilding Il festival di Centrale Fies giunge alla sua 34esima edizione e, a cominciare dal titolo, quest’anno “lavorerà” sulle skills degli artisti, per rendere ancora di più questo evento un luogo di confronto. 60 artisti e 21 prime nazionali dove le arti performative saranno ovviamente protagoniste nell’accezione più larga possibile e contaminate da tutto ciò che caratterizza il presente, come per esempio i linguaggi dei nuovi media. Centrale Fies - Dro TN dal 24 luglio al 2 agosto www.centralefies.it 63 secret milano network Puoi trovare Club Milano in oltre 200 location selezionate a Milano “L’opera mia più bella” Così la definì più volte il Maestro da Busseto, che volle la Casa di Riposo per Musicisti come ultimo e lungimirante atto della sua vita. Eppure, nonostante la grande notorietà a livello internazionale (Dustin Hoffman vi si ispirò per la regia di Quartet nel 2012), sono pochi i milanesi a essere entrati a “Casa Verdi”. di Marilena Roncarà Foto di Francesco Luppi “L’opera di cui vado più fiero è la casa che ho fatto costruire a Milano per accogliere musicisti anziani”, dichiarava all’epoca Giuseppe Verdi, uno tra i più celebri compositori italiani di tutti i tempi, l’autore non solo del Nabucco, dell’Aida, ma anche de il Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata e tanto altro. L’opera in questione è la Casa di Riposo per Musicisti, o meglio “Casa Verdi”, come ci tenne a chiamarla il maestro, per sgomberare il campo da quel senso di malinconia legato anche al migliore degli ospizi. Di fatto l’imponente edificio neogotico che abbraccia un intero angolo di piazza Buonarroti è un luogo in cui, dal 10 ottobre 1902, anniversario della nascita del Maestro, trovano ospitalità musicisti, cantanti, ballerini e direttori d’orchestra che hanno superato i 65 anni. Costruita dall’architetto Camillo Boito tra il 1896 e il 1899 la struttura, su esplicita richiesta del 64 compositore, fu infatti inaugurata solo dopo la sua morte (27 gennaio 1901). E proprio nel nome “Casa Verdi” c’è tutto il senso del luogo, a dire che lì era casa sua, come se davvero il grande padrone di casa fosse rimasto da qualche parte ad accogliere gli ospiti. E un po’ è così, dato che c’è la cripta dove lui che, per dirla con D’Annunzio “Pianse e amò per tutti”, è sepolto assieme alla moglie Giuseppina Strepponi (cripta visitabile dalle 8:30 alle 18:30) e soprattutto ci sono i suoi oggetti. C’è lo studio di Genova, dove andava a trascorrere l’inverno, con il pianoforte, ci sono i mobili della sala da pranzo, con le iniziali incise su sedie e credenza, l’indimenticato cilindro, gli abiti e, tra gli altri, una copia del ritratto di Giovanni Boldini con sciarpa e cappello, che è l’immagine sua più celebre dopo quella che troneggiava fiera sulle vecchie mille lire. Ed entrando in quest’ambiente Ottocentesco, insieme suntuoso e severo, con grandi finestre, ampi spazi e mobili in stile, si viene tuttavia catturati da un mondo che pare da sempre uguale a se stesso, quasi a sancire un tacito patto tra generazioni. Non a caso dal 1998 Casa Verdi ospita, accanto ai musicisti anziani (in tutto circa 60 tra autosufficienti e non), anche 16 giovani studenti di musica (8 maschi e 8 femmine) che possono godere dei privilegi della struttura condividendo con gli anziani un po’ del proprio tempo a pranzo o a cena. Del resto qui, l’unica grande protagonista è la musica, che riecheggia ovunque tra scale, corridoi, androni e saloni, ora diffusa dagli altoparlanti, ora suonata dagli ospiti che cantano o si esercitano con gli strumenti che li accompagnano da una vita. Perché quello che conta, anche a Casa Verdi non è il passato, ma il presente carico di avvenire. night & restaurant: Al fresco Via Savona 50 Angolomilano Via Boltraffio18 Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9 Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 God Save The Food Via Tortona 34 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Les Gitanes Bistrot Via Tortona 15 Lifegate Cafè Via della Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Ozium t7 café - via Tortona 7 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16 Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via Induno 1 20 Milano Via Celestino 4 stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani Bagatt P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand Largo Zandonai 3 Brian&Barry via Durini 28 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 Centro Porsche Milano Nord Via Stephenson 53 Centro Porsche Milano Est Via Rubattino 94 C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 - Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino 11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99 showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35 Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Boiocchi Via San Primo 4 Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3 Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13 Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28 Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12 Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26 Who’s Who Via Serbelloni 7 beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24 Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20 - Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Romans Club Corso Sempione 30 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Alberto Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1 art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni 8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31 hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so Matteotti 4 Bronzino House Via Bronzino 20 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le Piave 42 inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO) 65 colophon club milano Centri Fitness, Piscine e Thermarium viale Col di Lana, 12 20136 Milano t +39 02 45491091 [email protected] www.clubmilano.net direttore responsabile sales manager stefano ampollini Filippo Mantero t +39 02 89072469 art director [email protected] Luigi Bruzzone publisher caporedattore M.C.s. snc andrea zappa via Monte stella, 2 10015 Ivrea to redazione Enrico s. 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