economia | la commissione ue apre alla sharing economy
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economia | la commissione ue apre alla sharing economy
STEFANO MICOSSI - 07/06/2016 ore 18:00 ECONOMIA | LA COMMISSIONE UE APRE ALLA SHARING ECONOMY Ma non tutte le sue idee sono liberalizzatrici La Commissione europea ha pubblicato la sua comunicazione contenente primi orientamenti sul trattamento delle attività della cd. sharing o collaborative economy, l’economia della condivisione: per intendersi, parliamo di attività commerciali come quelle di Uber e di Airbnb, che si diffondono a macchia d’olio anche per piccole iniziative individuali (es. l’affitto di camere nelle abitazioni private). La reazioni in molti paesi europei è stata tipicamente di restringere il campo di attività, e talora di vietarla del tutto. La Commissione vorrebbe ora cercare di chiarire quali di queste misure sono coerenti con l’ordinamento europeo e quali non lo sono, per consentire all’economia europea di trarre i benefici potenziali dello sviluppo di queste nuove forme di servizio e salvaguardare il mercato interno. La questione centrale da risolvere riguarda l’applicabilità delle norme sull’accesso al mercato, trattandosi di attività già servite da prestatori tradizionali di servizi. Al riguardo, ogni limitazione dell’accesso deve essere giustificata dall’interesse pubblico e deve essere proporzionata alla tutela di quell’interesse. Ad esempio, la multa fino a 100.000 euro applicata dalle autorità tedesche a chi affitta il proprio appartamento intero attraverso il sito di casa viene vista con sfavore, mentre appare accettabile una misura che limiti il numero massimo di giorni di affitto in questa forma, salvaguardandone il carattere occasionale. Ma non tutte le idee che circolano in Commissione sono liberalizzatrici. Ce n’è una, ad esempio, che sta già generando forti apprensioni nel quartier generale di Uber: si tratta di una norma che trasformerebbe in dipendenti a tutti gli effetti gli autisti del sistema, se questi non hanno libertà di fissare individualmente il prezzo del servizio. Perché allora non sarebbero più ‘imprenditori’, ma appunto puri esecutori legati da un rapporto di lavoro dipendente. Commenta la notizia sul sito InPiù