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Editoriale Giornalidea s.r.l. - Piazza della Repubblica, 19 - 20124 Milano
armamese
Anno 25 n. 4 Aprile 2016
INTERVISTA
La farmacia
“olistica”
MERCATO
Ecco chi batte la crisi
INTERNET
Lotta ai ciarlatani
C’è l’Ebm
ATTUALITÀ
E-pharmacy al via
Silvia Sorace Maresca
Focus
Francia: l’honoraire
n’est pas bon
*Benefici limitati nel tempo e a discrezione dell’Azienda e degli Istituti Bancari.
Io scommetto!
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L’editoriale
Con gli occhiali della fiducia
Vogliamo provare a indossare gli occhiali della fiducia? Che non vuol dire essere
ottimisti sempre e comunque, perché sarebbe segno di superficialità, ma piangersi
addosso può rivelarsi controproducente, perché limita le speranze e la voglia di fare.
E mai come ora, con l’arrivo del capitale nella proprietà della farmacia, è doveroso
non chiudersi in se stessi, ma ingranare la marcia e darsi da fare.
E poi bisogna essere credibili, innanzitutto con se stessi, ma anche con gli altri.
D’accordo che in Veneto (ma i proverbi di saggezza antica non conoscono confini)
si dice che bisogna “piansere il morto per buserare il vivo”, ma ormai certi dati sono
ben noti e tirar la corda con esagerate lamentele potrebbe provocare reazioni pericolose. Negli ultimi anni abbiamo subito una pesante caduta dei margini, che ha
provocato non pochi fallimenti e ancor più situazioni di difficoltà finanziaria, ma
gli ultimi dati confermano un cambio di rotta (vedasi l’articolo da pagina 22). Il
fatturato totale della farmacia sta ritornando ai livelli pre-crisi e il canale farmacia sta crescendo con più vivacità rispetto ai suoi diretti competitor (+4,1%, rispetto
al +0,8 delle parafarmacie e al -1,6 dei corner della Gdo). Anche i dati presentati da
Cosmetica Italia al Cosmoprof, tanto per fare un esempio, confermano l’andamento
positivo della farmacia e altrettanto si può dire per il comparto dell’Otc e del parafarmaco, con il solo mercato nutrizionale che segna ancora sofferenza.
Improprio cantar vittoria e pensare che la crisi sia completamente superata, ma
altrettanto pericoloso è leccarsi le recenti ferite o soffermarsi solamente sulla caduta
del margine del comparto etico e sui presumibili continui tagli alla spesa farmaceutica pubblica. Certo, da questo versante è illusorio aspettarsi gratificazioni economiche, soprattutto se operiamo sperando nell’intervento pubblico e guardandoci
indietro, perché qualcosa di buono potrà venire solamente dalle innovazioni tecnologiche (pensiamo alla telemedicina) e dai nuovi servizi.
Gli occhiali della fiducia sono proprio quelli che sapranno mettere a fuoco i nuovi
ruoli e le capacità inventive dei farmacisti, che sapranno valorizzare la loro
azienda magari rivoltandola come un calzino, seguendo, con fantasia, i nuovi spazi aperti dalla sanità territoriale. Quindi, sempre più a contatto con il paziente e
sempre più a disposizione del cittadino, con una farmacia vero “front office” del
Servizio sanitario. Basta, peraltro, lo scenario offerto da Cosmofarma per capire
come le occasioni per aggiornarsi e rinnovarsi non manchino, soprattutto come la
voglia di darsi da fare stia vivendo una nuova primavera. E di possibilità ce ne
sono molte: chiamiamola farmacia dei servizi, farmacia di comunità, farmacia
olistica, o qualsiasi altra cosa che, partendo da una visione professionale del proprio
ruolo, riesca a esplicitarsi in nuove proposte al paziente/cliente. E allora non ci sarà
capitale che faccia paura, né catena che mortifichi la voglia di fare, né spazio per i
“gufi” che paventano ancora disastri.
Riconquistare la fiducia sul ruolo della farmacia e sul suo futuro è un obbligo che
ci viene da una tradizione consolidata, ma soprattutto dalla consapevolezza che il
servizio qui offerto è inalienabile e insostituibile.
Lorenzo Verlato
armamese n. 4 - 2016
3
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Sommario
3 EDITORIALE
Con gli occhiali
della fiducia
6 LETTERE
8 INTERVISTA A SILVIA
SORACE MARESCA
La farmacia “olistica”
16 FOCUS
Francia. L’honoraire
n’est pas bon
22 MERCATO
Ecco chi batte la crisi
armamese Anno 24 n. 4 Aprile 2016
32 GESTIONE
Confusioni pericolose
38 INTERNET
Lotta ai ciarlatani:
c’è l’Ebm
44 ATTUALITÀ
E-pharmacy al via
46 COMPRAVENDITA
Ma quanto vale
la mia farmacia?
48 RUBRICHE
L’Avvocato, Sanità e Legge,
Vetrine dei prodotti, Sanità
e Mercato
28 PROFESSIONE
88% e oltre
armamese
Direttore responsabile:
Lorenzo Verlato
Direzione, redazione
e amministrazione:
Editoriale Giornalidea s.r.l.
Piazza della Repubblica, 19
20124 Milano
Tel. 02/6888775 (ric. aut.)
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E-mail: [email protected]
FOTOLIA: avarand, Cello
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Claudio Distefano, Claudio Duchi,
Laura Gatti, Alfonso Marra,
Matteo Oberti, Nicola Posa, Paolo
Sciacca, Anna Scotti, Chiara
Verlato, Matteo Verlato, Stefano
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di comunicazione (ROC) n. 1223
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legge 196/03.
Lettere
I pro e i contro del capitale
La recente entrata del capitale nella proprietà della farmacia
impone alcune riflessioni, che vanno fatte a mente lucida e
senza preconcetti, se si vuole essere obiettivi e credibili. Ma
proprio per evitare prese di posizione “di parte”, il modo migliore è fare riferimento alle esperienze straniere e vedere cosa
è successo laddove si è attuata una deregulation della proprietà. Dunque facendo riferimento a esempi concreti, dove
questa innovazione è stata recentemente introdotta.
In Ungheria, per esempio, l’apertura al capitale è stata attuata nel 2006, ma nel 2010 sono state introdotte nuove norme,
che hanno riportato la proprietà della farmacia sotto il controllo di farmacisti per più del 50%, oltre a rafforzare le regole
geo-demografiche, che correvano il rischio di essere travolte.
In Lettonia si è seguita più o meno la stessa strada e dopo una
iniziale deregulation della proprietà, nel 2010 si è imposto
per legge che nel Consiglio di amministrazione delle Catene
ci sia almeno un 50% di farmacisti. Idem anche in Estonia:
dal 2014 la legge impone che le farmacie siano, almeno per il
50%, di proprietà dei farmacisti e, inoltre, che nei CdA delle
Catene sia il 50% il numero minimo dei consiglieri farmacisti. Questi recenti cambi di rotta significano forse qualcosa?
Si è sempre sostenuto -da parte dei liberalizzatori- che queste
innovazioni avrebbero ridotto i prezzi dei farmaci e il costo
della distribuzione, per la maggior forza contrattuale dei nuovi Gruppi, oltre alle loro economie di scala. Eppure non vi
sono prove che questo sia successo in nessuno dei Paesi dove
sono state attuate le liberalizzazioni, a eccezione forse della
Svezia, ma non certo in Norvegia. In ogni caso, sia in Svezia
sia in Norvegia, la popolazione accusa una diminuzione nella
qualità del servizio fornito dalle farmacie. Si è, invece, verificato il rischio tenuto di assistere alla concentrazione delle attività nelle mani di pochi, provocando, poi, le reazioni sopra
accennate (tetti alla presenza del capitale), per preservare le
piccole e medie imprese.
Certo, hanno ragione i liberalizzatori quando sostengono che
la crisi economica impone di
GLI “AMORI DISPERSI” DI FRANCO TUGNOLI
controllare i costi e che, pertanto, vanno anche rivisti i modelli
S’intitola “Amori dispersi” l’ultima fatica di Franco Tugnoli, un farmacista che può
di remunerazione, in modo da
vantare una lunga e fruttuosa carriera, prima in attività manageriali in Italia e
individuare nuovi strumenti
all’estero e poi come titolare di una farmacia in provincia di Bologna, con anche
capaci di generare efficienza.
incarichi di vertice nel sindacato (vicepresidente di Federfarma). Ultima sua passione
Ma questo non passa necessariamente attraverso le Catene,
la scrittura, che l’ha portato a collaborare con testate di categoria (come appunto
perché risultati ancor più effi“Farma Mese”), a essere iscritto all’Ordine dei Giornalisti e a dare alle stampe, a partire
caci si ottengono se le farmacie
dal 2005, tutta una serie di libri. Quest’ultimo è appunto l’ottavo, edito da Pendragon
indipendenti sviluppano servizi
(Via Borgonuovo 21/a - 40125 Bologna - 14 euro).
professionali innovativi. È pro“Amori dispersi” è un romanzo giallo ambientato nell’affascinante
prio quanto sta sucmondo della moda e tra i vellutati palazzi della nobiltà romana,
cedendo in Francia,
animati da modelle bellissime e intriganti, oltre che da personaggi
Regno Unito, Irlanda,
Belgio, Portogallo e
ricchi ed enigmatici. E come tutti i gialli che si rispettano, quando
Norvegia,
dove negli
il fantasioso commissario Santopietro sembra aver risolto il caso
ultimi
tre
anni
si sono
(lui o l’arguta moglie Marta?), peraltro proprio seguendo una
attivati servizi innovatiprofumata scia di un’essenza (e qui salta fuori il farmacista), ecco
vi, peraltro remunerati
il colpo di scena che stravolge il castello inquisitorio e rimette tutto
dai rispettivi Servizi
in discussione.
sanitari nazionali, oltre
Ancora una volta Franco Tugnoli sorprende per la ricchezza del
che assai graditi dalla
popolazione. Forse sasuo vocabolario, che fa a gara con la sua fantasia, proponendoci
rebbe il caso di studiarli
una trama intricata, ma anche avvincente, fatta di rapporti
e imitarli.
umani contorti, e in un ambiente patinato, ma non per questo
Giorgio Brambilla
invidiabile, animato da amori intriganti, ma anche “dispersi” (e
fors’anche disperati, visto che portano a omicidi e suicidi).
6
armamese
n. 4 - 2016
A cura della
Redazione
[email protected]
Professione
o commercio?
Mi sembra che stiamo prendendo
una deriva pericolosa. Sono un vecchio farmacista, che ha sempre creduto e crede nella professione e nella
professionalità dei comportamenti, e
non posso negare che la presenza di
molti inviti, anche da parte dei giornali di categoria (compreso il vostro),
per una maggiore attenzione verso il
comparto commerciale della farmacia, mi provochino un certo fastidio.
Sembra quasi che gestire il farmaco
sia diventato un problema economico, più che un dovere professionale
e che l’attenzione del titolare debba
indirizzarsi unicamente verso il parafarmaco, il cosmetico, il dietetico,
insomma verso la parte commerciale
della nostra attività.
Ma così facendo, non corriamo il rischio di perdere la nostra unicità e
indispensabilità?
Lettera firmata - Pavia
Risponde il direttore di Farma
Mese, Lorenzo Verlato
È un dilemma antico quello del farmacista Giano bifronte, da una parte professionista e dall’altra commerciante.
Personalmente non credo in una divisione
manichea, da una parte il buono e dall’altra il cattivo professionista, perché ritengo
che la professionalità non stia nel bene
trattato e offerto, ma nel comportamento
che s’accompagna alla sua dispensazione. Si può essere cattivi professionisti, se
si tratta il farmaco con superficialità e
indifferenza. Ma si è buoni professionisti
se si offre il parafarmaco con competenza,
serietà e accompagnandolo con il consiglio
sanitario.
Insomma -secondo me- la professionalità la
si conquista sul campo giorno per giorno,
indipendentemente dal bene trattato.
INTERVISTA
Abbiamo incontrato Silvia Sorace Maresca,
La farmacia
“OLISTICA”
PASSIONE PER LA MEDICINA
NATURALE, COLTIVATA
NEGLI ANNI CON STUDIO
E IMPEGNO,
E PARTECIPAZIONE
A NUMEROSI CORSI
DI APPROFONDIMENTO
HANNO PERMESSO
A SILVIA SORACE MARESCA
DI ELABORARE UN MODO
DIVERSO DI SVOLGERE LA
PROFESSIONE. ECCO COME
SI COMPORTA
CON CHI FREQUENTA
LA SUA FARMACIA
E LE INIZIATIVE
DELL’ASSOCIAZIONE
DA LEI FONDATA
di Lorenzo Verlato
8
armamese
n. 4 - 2016
È
un fiume in piena Silvia Sorace
Maresca (nella foto: a sinistra,
con il padre e la sorella, tutti farmacisti a Castel Maggiore, Bologna)
quando parla di medicina naturale,
di prevenzione, del ruolo professionale del farmacista da far lievitare.
E ancor più se il discorso va sul valore aggiunto del consiglio sanitario
o sul colloquio da sviluppare con il
cliente/paziente. E rompe gli argini,
poi, se parla della sua Pharmethics, l’Associazione che promuove
“una classe di farmacisti-guida nella prevenzione” e dei primi passi,
peraltro di gran successo, della sua
Accademia. È un modo -a tutto
tondo- di coniugare farmacia, salute, etica, ecosostenibilità e responsabilità sociale che vale proprio la
pena di approfondire.
■ D’accordo, l’Oms parla di
salute psicofisica, con una visione, quindi, che non si limita ai soli aspetti sanitari, ma
che comprende un equilibrio
a 360°, cioè fisico, mentale,
sociale, spirituale. Ma da qui
a proporre una “farmacia olistica”, che punta alla “salute totale”… non le sembra di
prenderla un po’ larga?
Sì, certo, la prendo un po’ larga,
ma è esattamente ciò che voglio
fare. Ovviamente partiamo dal presupposto che il farmacista si deve
occupare di benessere più che di
malattia, compito quest’ultimo del
medico. E allora mi piace dimostrare che non ci sono scorciatoie, che
se vogliamo star bene il percorso
da fare su di noi dev’essere completo, deve coinvolgerci in tutta la
nostra interezza. Certo, il concetto
espresso dall’Oms, oltre che autorevole, è anche molto ampio, ma
è quello che cerco di trasmettere ai
miei clienti/pazienti.
■ Una visione così ampia obbliga a conoscenze altrettanto
profonde e diversificate…
Ho essenzialmente un’estrazione
di medicina naturale: la mia prima
scelta è stata la fitoterapia, ma poi
sono andata oltre, ho seguito i corsi Cisdo, sono diventata docente e
ora sono abilitata a insegnare omeopatia ai medici. Per me, mettere
in equilibrio un organismo significa
far capire alla gente di smetterla di
curarsi un pezzetto alla volta: hai
mal di stomaco, vai dal medico che
farmacista e presidente di Pharmethics
ti cura da qui a lì; poi vai da un altro medico e ti dà un farmaco per
intervenire da lì a là. Ma noi siamo
un’unica cosa e il nostro organismo reagisce con tutto il suo insieme. Dobbiamo, poi, tener conto di
questa vita lunghissima che abbiamo davanti. Un tempo arrivavi a 75
anni e ti preparavi ad andartene,
mentre adesso abbiamo sconfitto
tante malattie, abbiamo farmaci
risolutivi e un’aspettativa di vita
lunghissima. Per esempio, il mio
babbo -l’uomo della mia vita- ha
83 anni, viene tutte le mattine in
farmacia e ha una mente lucidissima.
La vita si è allungata e dobbiamo
viverla al meglio, affrontando tutti
questi anni con una mente ben allenata e un fisico che ci sostenga.
Ecco perché insegno ai miei clienti/
pazienti a considerare sempre tutto
quel che mettono dentro il corpo,
questa macchina che è l’unica che
abbiamo e che dobbiamo curare
bene. Che sia un alimento o che
siano delle pillole, è sempre qualcosa che interagisce con il nostro
organismo e che può provocare disequilibri. Quindi, mangiare bene,
mantenere attiva la muscolatura
con il movimento, soprattutto un
certo tipo di movimento, e far partire il tutto dalla respirazione. Faccio un esempio pratico: nessuno
ha i muscoli della schiena ben sviluppati -fuorché i nuotatori- e così,
invecchiando, tutto cede un po’,
ci incurviamo e non c’è niente che
sostenga il peso dello scheletro.
Ci dobbiamo pensare per tempo,
fare esercizi fisici corretti, misurati,
adeguati al mutare del nostro fisico. Insomma, il mio impegno di
farmacista che si occupa del benessere della gente deve puntare alla
prevenzione, alla salute totale, in
una logica quindi anche di ecosostenibilità e con uno spiccato senso
di responsabilità sociale.
■ Propone, dunque, un nuovo
modo d’interpretare la profes-
armamese n. 4 - 2016
9
La farmacia
“OLISTICA“
sione. Ma quali i risultati pratici? Insomma, bella la teoria,
ma in soldoni…
Guardi che, insegnando un consumo più cosciente, paradossalmente alla fine la gente consuma più
cose. Faccio un esempio pratico.
Lavoro da molto tempo con il Consiglio nazionale delle ricerche, che
ha reso disponibile un test (piccola
parte della ricerca premiata l’anno
scorso con il Premio Nobel) che
analizza com’è fatta la membrana
della cellula. Tradotto in parole povere, questo test mi dice che cosa
Silvia, a destra, e Alessandra Sorace Maresca
10
armamese
n. 4 - 2016
è bene che io mangi, qual è il mio
alimento nemico, quale sostanza
mi manca. Capisco, quindi, con
che cosa debbo integrarmi, e così
arriviamo alla nutraceutica.
A questo tipo di equilibrio reagiscono tutti gli organi, il primo è la pelle,
il più grande organo che abbiamo
e quello sempre sotto i nostri occhi. Chi fa con me questo percorso
impara a capire -anche gli uominiche la cura della pelle è fondamentale e che quello che noi donne
abbiamo sempre fatto per essere
più belle, diventa allora necessario
per tutti. Impariamo a capire
che la pelle è lo
specchio della
nostra salute e
così riscopriamo la vecchia
semiotica medica (che, purtroppo,
non
si indaga più
all’università),
che è lo studio
dei segni. Una
macchia sulla
pelle può indicare che c’è
qualcosa
da
indagare, il segno della decadenza di un organo, piuttosto
che di un altro.
Ma, ritornando
alla
domanda -e scusi se
divago- tutto
questo non è
soltanto empirica
filosofia,
bensì ha effetti
pratici. E non
soltanto perché
un
consumo
più cosciente fa
aumentare le necessità e gli acquisti, ma anche perché così ho allargato il mio bacino d’utenza.
Vede, sono stata per tanti anni nel
consiglio di Federfarma Bologna,
dove mi occupavo di Pianta organica, e ai colleghi che mi chiedevano
del “bacino d’utenza” rispondevo
che si tratta di un’entità mobile,
che si restringe e si allarga in tanti
modi. Proponendo servizi e dimostrando una certa professionalità,
io ho clienti che vengono quattro
volte l’anno dalla Svizzera, che
spesso arrivano da Firenze, da Venezia, un po’ dappertutto.
■ Come si declina, nell’attività
al banco, questa visione olistica?
Il gioco è molto semplice: basta
abituarsi a parlare con il cliente,
usare le famose due, tre domande
da fare a tutti. Io le ho protocollate (sono una farmacista e vivo di
protocolli) e tutti in farmacia le facciamo a chiunque, ottenendo due
risultati importanti: innanzitutto la
persona si sente seguita e poi ti fa
capire qual è il suo vero problema.
Faccio l’esempio della tosse, che è
soltanto un sintomo, spesso uguale
anche se diversa è la sua origine.
Con poche domande riesci a capire
qual è lo sciroppo giusto da dare e
così risolvi il problema del paziente.
Prima regola, quindi, è parlare con
la gente. Ovviamente poi ci vuole
competenza, quindi lo studio deve
essere costante, in modo da essere
sempre aggiornati. La nostra guerra di oggi è farci preferire rispetto
a internet. Tutti vanno a consultare
la rete e quando vengono al banco
sanno già la risposta: “Buongiorno,
mi dà della curcuma?”. E allora io
rispondo: “Quanti chili?”. Perché
spesso loro non sanno di che cosa
stanno parlando, ma tu lo devi ben
sapere.
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La farmacia
“OLISTICA“
■ Lei ha fondato un’associazione, Pharmethics, il cui nome
unisce insieme farmacia ed
etica. Conta proseliti tra i colleghi?
Non moltissimi, devo dire la verità.
Attualmente sono una settantina,
ma consideri che l’associazione è
partita da meno di un anno e che
partecipare a Pharmethics implica profonde motivazioni. Bisogna
essere disponibili a portare dentro
la propria farmacia i concetti di
cui abbiamo parlato finora. E poi
lavorare come me significa studiare, seguire corsi la domenica,
impegnarsi a fondo. Perché chi fa
parte di Pharmetichs deve imparare a dialogare con il pubblico in
modo diverso, con l’obiettivo di
fare in modo che il cittadino riconosca il nostro ruolo. Un grande
supporto all’Associazione lo dà
un “esterno” al nostro mondo, il
“socio onorario” professor Marco
Frey, massimo esperto di economia
ambientale, direttore dell’Istituto
di management della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Penso sia
“innamorato” del progetto Pharmethics, volto a promuovere una
classe di farmacisti-guida nella prevenzione.
■ Ma in pratica, che cosa fa
Pharmethics?
Abbiamo un sito, dove pubblichiamo articoli, un blog dove dialoghiamo tra di noi, per scambiarci
opinioni o risolvere dubbi. Il mio
più grande sogno è realizzare la
“Treccani della Sanità”, arrivare al
punto che, se qualcuno cerca qualcosa attinente la salute, lo possa
trovare su questo sito. Quindi, non
andare su Wikipedia, ma cercare
documenti scientificamente accreditati. Per fare questo bisogna
essere preparati, e allora abbiamo
costruito un’Accademia, che è iti-
12
armamese
n. 4 - 2016
nerante, nel senso che vado a farla
dove ci sono 15-20 farmacisti interessati.
Essa propone 4 lezioni sui nostri 4
grandi temi, cioè prevenzione, responsabilità sociale, gestione delle
risorse umane e ambiente. Le lezioni hanno tutte una parte teorica e
una pratica e quest’ultima consiste
nelle nostre esperienze, quanto,
cioè, ciascuno di noi ha fatto nella sua farmacia. Quindi, in pratica,
condividiamo e regaliamo le nostre
iniziative, i nostri materiali e così
il giorno dopo puoi proporre nella tua farmacia le stesse attività,
come, per esempio, le mie lezioni
di salute, il mio corso di cucina, il
progetto di ambiente ben strutturato o quello di responsabilità sociale. Per partecipare basta essere
iscritti a Pharmethics (25 euro il
singolo farmacista, 150 l’intera farmacia). La prima Accademia l’abbiamo tenuta a Verona ed è andata
molto bene: 25 iscritti, sempre presenti e poi la Federfarma locale ci
ha pure richiesto di ritornare. È già
un buon successo.
■ Quali i suoi programmi per
il futuro?
Dobbiamo ora strutturare il secondo anno dell’Accademia, perché
quanti l’hanno fatta devono poter
proseguire nel percorso, di modo
che, se abbiamo parlato di nutrizione, ora dovremmo parlare di
movimento, e così via. Poi vogliamo coinvolgere più farmacisti, per
rilanciare il dialogo con il cittadino
attraverso la nostra piattaforma.
Spero che le aziende partner ci diano know how, materiali, conoscenze, per esempio che ci aiutino, con
il blog, a rispondere con le dovute
competenze. Non siamo tuttologi
e dobbiamo far parlare gli esperti
delle varie problematiche. A Cosmofarma, poi, avremo il nostro
stand, dove promuovere le nostre
idee e quest’anno presenteremo e
svilupperemo proprio questo progetto della rete.
■
“I love Medicina naturale”
Silvia Sorace Maresca, 56 anni, laureata in Farmacia a Bologna, collaboratrice in farmacie a Prato prima di diventare titolare con la sorella Alessandra
della farmacia di Castel Maggiore (BO), vanta un lungo curriculum di specializzazione in medicina naturale. È specializzata in Omeopatia e in Fitoterapia, ha frequentato corsi di medicina Vedica e Ayurveda Maharishi, corsi
di Lipidomica e Nutraceutica del Cnr, corsi di perfezionamento in farmacia
di comunità, oltre a quelli di formazione manageriale, di gestione d’azienda
e di public speaking. E ancora, frequenta la Scuola di nutrizione salernitana,
collabora con il Cnr e, sul piano istituzionale, ha fondato Agifar Bologna,
è stata consigliere di Federfarma Bologna, oltre a collaborare con l’Ordine.
Ha fondato nel 2015, insieme con la sorella Alessandra («condividiamo gli
stessi valori», ci ha detto), l’Associazione Pharmethics, che mira a diffondere
i principi della farmacia olistica, a favorire il dialogo con il cittadino e ad
accreditare il ruolo del farmacista.
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Sanyleg dispone di un laboratorio perfettamente attrezzato per eseguire test certificati di effettiva elastocompressione dei propri capi.
Gli impianti e la sala macchine sono stati sottoposti a importanti studi di ingegnerizzazione brevettati, per incrementare qualità del prodotto e performance produttive. L’azienda collabora con istituzioni
universitarie e professionisti dello sport per innovare e perfezionare
ulteriormente i propri articoli.
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FOCUS
In Francia, a un anno dall’avvio, la nuova
I PRIMI 12 MESI
DI ATTUAZIONE
DEL SISTEMA MISTO
DI RETRIBUZIONE
DEI FARMACISTI (MARGINE
PIÙ ONORARIO
DI DISPENSAZIONE)
NON HANNO GIOVATO
ALLA FARMACIE. IL NUOVO
METODO NON COMPENSA
LA POLITICA DI TAGLI
SUI PREZZI DEI FARMACI.
I SINDACATI, PUR DIVISI,
VOGLIONO RIDISCUTERLO
di Stefano Visintin
MENTRE IN ITALIA LA FARMACIA ASPETTA ANCORA L’ATTUAZIONE DELLA RIFORMA DEL SISTEMA DI REMUNERAZIONE
(L’ULTIMO RINVIO HA FATTO SLITTARE I TEMPI AL 31 DICEMBRE 2016), LA FRANCIA È GIÀ PARTITA, DALL’INIZIO DEL 2015,
CON UN METODO MISTO: margine legato al prezzo del farmaco, ridotto
rispetto al passato, ma compensato dall’introduzione di un onorario di dispensazione (vedi box per i particolari).
Il bilancio interlocutorio del primo
mese di applicazione (cfr. Farma
Mese 5/2015) aveva lasciato tutti un
po’ spiazzati: i tre sindacati transalpini, divisi fin dall’inizio sulla riforma
(favorevole quello maggioritario,
Fspf-Fédération des syndicats pharmaceutiques de France, contrari
Uspo-Union des syndicats de pharmaciens d’officine e Unpf-Union nationale des pharmacies de France),
restavano discordi anche sull’analisi
dei primi dati. Ora che è trascorso
un anno dall’esordio del nuovo sistema, in Francia i media specializzati e i sindacati stessi hanno un
quadro un po’ più chiaro della situazione reale, che fa dire all’autorevo-
le periodico di settore Le Moniteur
des pharmacies (n. 3113/2016) che
il bilancio “n’est pas bon”, non è
buono. I dati di Ims-Pharmastat denunciano, infatti, una perdita, per la
rete delle farmacie francesi, di 147
milioni di euro (vedi tabella), che significa, in media, meno 6.700 euro
per farmacia.
La tendenza sembra continuare
anche all’inizio di gennaio 2016:
il confronto con il gennaio 2015,
sempre secondo Ims-Pharmastat
(cfr. Le Moniteur des pharmacies n.
3118/2016), mostra un calo di 41
milioni di euro, cioè -8,3%. Il dato
è influenzato dalla scarsità di patologie invernali riscontrata, ma va
remunerazione non ha dato i risultati sperati
L’honoraire
n’est pas bon
notato che proprio in questo mese è
scattato l’aumento dell’onorario per
confezione dispensata (da 0,80 euro
a un euro). Insomma, le 22 mila farmacie francesi con questo nuovo
sistema proprio non ci guadagnano
e l’obiettivo di sganciare la remunerazione del farmacista dal prezzo e
dalle quantità vendute di farmaci è
soltanto parzialmente raggiunto.
Fspf: senza
questa riforma
sarebbe peggio
Il sindacato maggioritario in Francia,
la Fspf (che rappresenta circa il 50%
delle farmacie transalpine), guidata
da Philippe Gaertner, è l’unico ad
avere firmato l’accordo per l’attuazione di questa riforma e continua
a difenderla: «È una delle riforme
essenziali per la farmacia, si attua
senza difficoltà al banco e fa ormai
parte della nostra professione», ha
detto Gaertner a Le Moniteur. Però
ammette che i risultati sono al momento negativi e che la stabilizzazione economica delle farmacie non è
ancora stata ottenuta. Tuttavia -è la
tesi di Fspf- senza questa riforma il
danno per la rete sarebbe stato molto maggiore: se si sono persi 147
milioni in un anno, senza il nuovo
La remunerazione alla francese
In Francia la riforma della remunerazione delle farmacie, sottoscritta dal
principale sindacato professionale Fspf e da Uncam (Union nationale des
caisses d’assurance maladie, il servizio sanitario pubblico), è entrata in vigore il 1° gennaio 2015. Con questo accordo è stato introdotto un onorario
di dispensazione, per i farmaci rimborsabili, di 0,80 euro a confezione (al
posto del precedente forfait di 53 centesimi), salito a un euro dal gennaio del
2016. A questi importi si aggiungono 50 centesimi per le ricette più complesse
(cinque o più prescrizioni). Contemporaneamente, è stato modificato, riducendolo, il margine collegato al prezzo del medicinale (“la marge dégressive
lissée”, secondo cui più un farmaco è caro e più è bassa la percentuale del
margine del farmacista). Fino al 2014 il margine era del 26,10% nella fascia
di prezzo (ex fabrica extra tasse) tra 0 e 22,90 euro, del 10% tra 22,90 e 150
euro e del 6% sopra i 150. Dal gennaio 2015 è cambiato così: nullo fino a
0,82 euro; del 25,5% da 0,83 a 1,91 euro; del 25,5% da 1,92 a 22,90 euro;
dell’8,5% da 22,91 a 150; del 6% da 150,01 a 1500; nullo sopra i 1500. Dal
1° gennaio 2016 è scattata un’ulteriore modifica: zero per la fascia di prezzo
0,83-1,91 euro.
regime se ne sarebbero perduti 222,
cioè 75 in più. E le cose sarebbero
andate meglio, se la riforma fosse
stata attuata in un’unica tappa e
non per gradi (per esempio, partendo subito con un euro a confezione,
anziché cominciando con gli 80 centesimi per tutto il 2015).
Pesa in misura decisiva sul bilancio
della “rémunération” la politica di
taglio dei prezzi dei medicinali, decisa dal Governo nel quadro della razionalizzazione della spesa sanitaria
pubblica, che prosegue da qualche
anno e non intende arrestarsi presto, dato che sono già programmati
armamese n. 4 - 2016
17
L’honoraire
N’EST PAS BON
La rete delle farmacie perde 147 milioni di euro
Unità
Ricette totali
Ricette
complesse
Giro d’affari con
onorari (imposte
incluse)
Remunerazione
totale (escluse
imposte)
2014
2.707.943.513
597.478.777
87.018.688
26.062 mln euro
5.502 mln euro
2015
2.676.963.851
594.694.912
85.753.201
25.690 mln euro
5.355 mln euro
-1,14%
-0,47%
-1,45%
-1,43%
-2,67%
Differenza
Differenza sulla
remunerazione
-147 mln euro
Fonte: Ims-Pharmastat su 14.000 farmacie (da “Le Moniteur des Pharmacies” n. 3113/2016)
risparmi sulla spesa farmaceutica
pari a 3,5 miliardi in un triennio. Secondo la Fspf, la riforma ha almeno
permesso di arginare l’effetto negativo del ribasso dei prezzi. Detto
questo, anche il sindacato favorevole alla “nouvelle rémunération” ritiene che qualcosa debba essere cambiato e chiede alla parte pubblica di
riaprire la discussione, anche perché
si rimprovera alla stessa Assurance
maladie di avere sopravvalutato -nelle proiezioni presentate a suo tempo
in sede di negoziato con i farmacistigli effetti positivi della riforma sulle
farmacie e sottovalutato invece il
pesante impatto del taglio dei prezzi
dei medicinali.
D’altro canto, fa notare Le Moniteur, lo Stato potrebbe pur sempre
rispondere ai farmacisti citando altri
dati a loro favorevoli: infatti, la stessa
fonte Ims-Pharmastat dice che, malgrado il taglio dei prezzi, il giro d’affari globale della farmacia è stabile,
anzi registra, nel periodo novembre
2014-novembre 2015, un leggero
aumento (+0,3%), anche se perde
l’1% sui farmaci rimborsabili. Ciò
dipende dalla buona tenuta degli altri settori: +2,3% per i farmaci non
rimborsabili, +6% per il parafarmaceutico, +5,1% per le voci della cosiddetta “Lista dei prodotti e prestazioni rimborsabili” (che comprende
dispositivi medici, alimenti, bendaggi sterili, strumenti per handicap fisici, protesi esterne e via di seguito).
18
armamese
n. 4 - 2016
In futuro onorario
a prescrizione
Resta il fatto che la remunerazione
così com’è oggi non aiuta la farmacia e Fspf chiede che vi sia «una
compensazione di ciò che non è
stato stabilizzato». Tra gli obiettivi
da raggiungere in prospettiva vi è il
passaggio generalizzato all’onorario
per prescrizione, d’altronde previsto
dalla stessa Convenzione farmaceutica. È uno dei punti fermi della Fspf,
ma sembra che la controparte pubblica, l’Uncam (Union nationale des
caisses d’assurance maladie), non
abbia troppa fretta di procedere in
quella direzione. Il direttore generale
di Uncam, Nicolas Revel (intervistato
da Le Moniteur sul n. 3104/2015)
afferma che vi sono problemi tecnici da risolvere prima di arrivarci, a
partire dalla difficoltà di quantificare
precisamente il numero delle ricette
(un ostacolo superabile con soluzioni informatiche, replica Gaertner su
Le Moniteur n. 3114/2016). L’onorario a prescrizione ha anche un’altra
controindicazione: il rischio di favorire alcune farmacie e penalizzarne
altre, a seconda del numero e della
qualità di ricette trattate. Su questo
punto Gaertner considera, infatti,
necessaria l’elaborazione di un modello microeconomico che introduca
compensazioni che assicurino una
ripartizione equa dei benefici.
Un’altra proposta della Fspf è quel-
la di portare l’onorario speciale per
le ricette complesse, quelle contenenti cinque o più prescrizioni, dagli attuali 50 centesimi a un euro e
di estendere questo compenso alle
ricette per pazienti con patologie
di lunga durata. Anche qui Uncam
frena. Il suo direttore generale ritiene che sia ancora troppo presto
per dare giudizi definitivi e che,
prima di fare modifiche, convenga
valutare gli effetti della riforma su
un periodo più lungo. Ai farmacisti
francesi, però, Revel vuole ricordare
alcune cose importanti: «Questa riforma è stata concepita per sganciare la remunerazione delle farmacie
dai prezzi dei farmaci dispensati. È
chiaro che non è stata pensata per
compensare gli effetti dell’abbassamento dei prezzi, che è ben difficile
calcolare in anticipo. Certo il taglio
continuerà nei prossimi anni. Per
questo dobbiamo andare avanti sulla strada della diversificazione della
remunerazione delle farmacie. In
generale, i farmacisti devono esser
meglio riconosciuti e, dunque, remunerati non soltanto sulla dispensazione dei medicinali: abbiamo già
creato remunerazioni su obiettivi di
sanità pubblica legati al supporto a
pazienti affetti da patologie croniche, che potranno in futuro essere
estesi».
I negoziati restano comunque aperti, anche perché esiste un apposito
Osservatorio che si riunisce perio-
L’honoraire
N’EST PAS BON
dicamente, con le parti interessate,
per valutare nel tempo gli effetti del
nuovo sistema.
Uspo: un nuovo
contratto
con lo Stato
L’altro sindacato forte in Francia si
chiama Uspo, Union des syndicats
de pharmaciens d’officine, presieduto da Gilles Bonnefond, in ascesa
nelle ultime votazioni per le Unioni
regionali dei professionisti della sanità, dove ha guadagnato terreno
nei confronti della Fspf. Uspo -come
la terza organizzazione sindacale, la
Unpf- non aveva firmato l’accordo
per la riforma della remunerazione,
che non ha mai condiviso, e trova
ora confermate le sue posizioni critiche. Preme, quindi, per una rinegoziazione complessiva di tutta la
materia che riguarda le farmacie.
«Chi può accontentarsi del fatto
che sarebbe potuto andar peggio?»
protesta Bonnefond (Le Moniteur n.
3112/2016), rispondendo a distanza
al collega Gaertner. Per lui, semplicemente la riforma non va, non ha
alcun impatto positivo. I farmacisti
devono fare i conti con riduzioni e
perdite su tutti i farmaci rimborsabili: -0,9% sulle unità, -0,4% sulle
ricette e -1,2% sulle prescrizioni
complesse. La nuova remunerazione
non tutela dal calo dei prezzi: poiché
è legata unicamente al numero delle
scatole e al margine commerciale, la
conseguenza sono perdite da 130 a
150 milioni per la farmacia in funzione del ribasso dei prezzi.
Anche sulle proposte correttive
avanzate dalla Fspf, Uspo non ha fiducia: puntare sull’onorario a confezione e sulle ricette complesse è un
errore, perché l’Assurance maladie
remunera le farmacie sul numero
delle scatole e sulle prescrizioni complesse e dà incentivi ai medici perché
*Per saperne di più: www.fspf.fr - www.uspo.fr
www.unpf.org - www.lemoniteurdespharmacies.fr
prescrivano meno confezioni e facciano meno ricette complesse.
Anche l’aumento dell’onorario a
scatola del gennaio 2016 (da 0,80
a 1 euro) non rappresenterebbe,
per Uspo, un’effettiva rivalutazione,
perché contemporaneamente si è
azzerato il margine sino a 1,91 euro.
Uspo calcola un calo del margine di
8 centesimi a scatola per i farmaci
sopra 1,81 euro, cioè l’89% delle
referenze. Secondo il sindacato di
Bonnefond, le farmacie subiranno
un ribasso del margine sui trattamenti cronici e un aumento di 20
centesimi su paracetamolo e omeopatia, il cui futuro è incerto. Perciò,
il regime attuale è ritenuto inadatto
alle farmacie francesi e deve essere
rinegoziato al più presto.
Anche Uspo vuole l’onorario a prescrizione, ma ritiene necessario un
«nuovo contratto con lo Stato per
modificare il modo di remunerazione, far evolvere la professione, dare
prospettive ai giovani, raccogliere
la sfida della riorganizzazione del
sistema sanitario». Per fare questo,
è indispensabile l’accordo di tutti i
sindacati, non deve più accadere
che un sindacato da solo decida per
l’intera professione.
Unpf: vogliamo
discutere i prezzi
Assai contraria da sempre alla riforma è pure l’Unpf guidata da Jean-Luc Fournival, che ne chiede la
rinegoziazione totale. Anche questa
organizzazione è a favore della remunerazione a prescrizione, a cui
vorrebbe aggiungere un onorario
intellettuale per atto professionale.
Ma Unpf ha poca fiducia nella disponibilità dell’Assurance maladie
e si domanda se sia questa il giusto
interlocutore dei farmacisti. L’idea è
che, per i farmacisti, sia più importante parlare con il Ceps (Comité
économique des produits de santé)
perché è questo che stabilisce i prezzi dei farmaci. Unpf lamenta che i
farmacisti non sono coinvolti nel
negoziato sulla fissazione dei prezzi
e alla fine della catena sono loro a
subire gli effetti dei ribassi. Per questo vogliono partecipare a questo
tavolo decisivo, a cui l’Assurance
maladie, invece, è regolarmente
presente, e reclamano un interlocutore privilegiato presso il ministero
della Sanità, oggi diretto da Marisol
Touraine.
Per il futuro, se le cose non cambiano, Unpf fa previsioni cupe: siccome
è il farmaco la voce che più contribuisce alla riduzione delle spese
dell’Assurance maladie, il governo
punta su nuovi ribassi di prezzo nel
2016 e la rete delle farmacie perderà altri 200 milioni di euro.
n
MERCATO
Il recente trend dei prodotti in farmacia
L’ANDAMENTO
DEI PRODOTTI
NON SOLTANTO
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PRECISA DEL MERCATO
DELLA FARMACIA,
MA È SOPRATTUTTO UTILE
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Ims Health
L’ANNO DA POCO CONCLUSO HA VISTO IL VALORE DEL
FATTURATO TOTALE IN FARMACIA (25,2 MILIARDI DI EURO,
REGISTRANDO UN +1,6% RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE)
RIAVVICINARSI AI LIVELLI PRE 2012, QUANDO PURTROPPO,
CON UN TONFO DEL - 4%, S’INTERRUPPE UN TREND POSITIVO IN ATTO DA QUASI UN DECENNIO (vedasi Figura n. 1).
La farmacia è il canale che è cresciuto di più, sui mercati commerciali
omogenei, rispetto a parafarmacie
e corner della Grande distribuzione
organizzata: chiude l’anno con un
incremento del 4,1%. Le parafarmacie, invece, si fermano a +0,8%,
e soltanto grazie a un aumento dei
prezzi medi, poiché i volumi risultano in contrazione. E anche i corner della Gdo segnano un negativo
-1,6% a valori, e ancora più consistente è la caduta nei consumi:
-3,5%.
Il risultato della farmacia nel suo
insieme è stato la naturale conseguenza di una serie di fattori positivi, prevalentemente legati alla
stagionalità. Certamente hanno
avuto un peso importante sia l’epidemiologia delle malattie respirato-
rie, particolarmente virulenta nella
prima parte dell’anno, sia un’estate
assai lunga e molto soleggiata, le
cui conseguenze si leggono facilmente nell’evoluzione trimestrale dei fatturati. L’effetto di questi
fattori è, però, venuto meno nella
seconda parte dell’anno, durante il quale registriamo un rilevante
rallentamento della crescita (vedasi
Figura n. 2).
Le varie classi
Passando a un’analisi per classi di
prodotti, si conferma la centralità
del comparto di libera vendita per il
sostegno del conto economico del
canale. Valutando, infatti, il contributo alla crescita totale, che ha raggiunto nel 2015 circa 380 milioni di
Evoluzione del mercato totale in farmacia
Valore totale (mld €) e variazione vs anno precedente
Fonte delle tabelle: Ims Health - Multichannel View
5,0
4,0
3,0
25,0
3,8
2,0
23,0
1,0
0,0
-1,0
1,6
25,5
26,0
1,4
1,0
25,7
24,6
24,9
-0,3
24,9
1,6
25,2
-3,0
17,0
-4,0
-5,0
21,0
19,0
-2,0
-4,1
2009
2010
Crescita
1
22
Figura 1: Evoluzione del mercato in farmacia
Fonte dati: IMS Health – Multichannel View
armamese
n. 4 - 2016
2011
2012
2013
Mercato Farmacia
2014
2015
15,0
permette di trarre interessanti considerazioni
Ecco chi
BATTE LA CRISI
euro in più rispetto all’anno precedente, si scopre che il fatturato dei
farmaci rimborsati dal Ssn è in negativo, nonostante una crescita dei
consumi. Benché si sia quasi esaurito l’effetto delle scadenze brevettuali -che ebbe un picco in Italia proprio nel 2012- a questo fenomeno
si è aggiunto, a partire dell’ultimo
trimestre dello scorso anno, quello
delle rinegoziazioni dei prezzi delle
classi terapeuticamente assimilabili,
definito dalla manovra economica
(Legge 125/2015), con impatto anche per diverse specialità distribuite
in farmacia.
I farmaci di autocura, al contrario,
generano un aumento di valore nonostante una sostanziale stabilità
di volumi, mentre i farmaci etici a
carico dei pazienti crescono nei fatturati (+1,6%), a fronte di un’equivalente percentuale di contrazione
nei consumi (-1,7%). Il motore
Evoluzione trimestrale 2015 totale farmacia
ValoreFigura
totale del2:
trimestre
(mld €) e trimestrale
variazione vs trimestre
2014
Evoluzione
nel 2015
3,5
3,0
7,0
6,5
3,1
6,0
2,5
5,5
2,0
1,5
6,5
1,6
6,3
1,5
6,1
5,0
6,3
1,0
4,0
0,5
-
3,5
I Trim.
II Trim.
Crescita vs trimestre anno precedente
0
4,5
III Trim.
0,0
IV Trim.
3,0
Mercato Farmacia per trimestre
Fonte dati: IMS Health – Multichannel View
armamese n. 4 - 2016
23
I segmenti del mercato commerciale
Ecco chi BATTE LA CRISI
Quota di mercato e variazione % 2015
Figura 3: i segmenti del mercato commerciale
2
OTC
Parafarmaco
Igiene e bellezza
Nutrizionale
Mld/€
5,38
2,32
2,04
0,41
QM%
53,3%
22,7%
20,0%
4,0%
∆%
+5,8%
+2,6%
+3,1%
-4,7%
Fonte IMS Health Multichannel View 2015
24
armamese
n. 4 - 2016
decisivo, però, è il comparto dei prodotti commerciali
(cosmesi, dispositivi medici,
integratori, e così via), che
generano nuovo business
per 322 milioni di euro (+
4,2% rispetto al 2014. Si
veda, in proposito, la Figura
n. 3 qui sopra).
I prodotti d’igiene e bellezza
crescono, infatti, del 3,1%
in valori. Il parafarmaco
(che raggruppa la maggior
parte dei dispositivi medici)
guadagna, in particolare, il
2,6% sull’anno precedente. Il comparto Otc segna il
+5,8%, ma grazie agli integratori, che rappresentano
più del 40% del totale di
questo segmento, in evoluzione ancora più marcata:
+7,7%. Solamente i prodotti nutrizionali (alimenti
speciali e per bambini), ormai molto ridimensionato
rispetto ai primi anni 2000,
continuano a perdere terreno: ormai valgono appena il
4% del comparto di libera
vendita e perdono ancora
diversi punti in valore per
il progressivo spostamento
verso la Gdo e i punti vendi-
ta specializzati.
E allora, quali sono state le vere
“stelle” che hanno brillato nel
2015 in farmacia? Certamente
ci sono dei gruppi di prodotti che
hanno registrato risultati ancora più
positivi rispetto al loro segmento di
riferimento. Vediamo di segnalarli.
Igiene e bellezza
Naturalmente l’estate 2015, molto prolungata e soleggiata, ha
determinato gli ottimi risultati dei
prodotti per proteggersi dal sole
e dalle zanzare. Tuttavia, il 2015 è
stato anche l’anno dei “piccoli lussi” nella farmacia. Per esempio, per
quanto piccolo (vale poco meno di
dieci milioni di euro) il mercato delle fragranze è cresciuto del 25% a
valori e del 40% in pezzi venduti.
In questo specifico caso si legge
nei trend anche l’effetto positivo
delle promozioni, messe in atto per
incoraggiare l’acquisto di beni “voluttuari” -il prezzo medio è in contrazione del10%- ma, in generale,
il mix prezzo volumi ha dato un ottimo risultato.
Anche i prodotti per la cura delle
mani, certamente non marcatamente influenzati dalla stagionalità,
hanno avuto un andamento molto
favorevole: +21% in termini di fat-
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Ecco chi
BATTE LA CRISI
turato e, anche in questo caso, le
promozioni sembrano aver avuto
un ruolo rilevante (a fronte di un
-4% del prezzo medio).
Conferma ulteriormente la tendenza di questo “effetto coccole” in
farmacia, il trend dei prodotti per
il trucco viso, che crescono più del
comparto e non mostrano nemmeno un importante impatto deflattivo dei prezzi, che restano sostanzialmente stabili (si vedano i grafici
in queste pagine).
Integratori
Il mondo degli integratori ci ha abituato a evoluzioni molto superiori al
resto del canale e, anche quest’anno, chiude con un passo di crescita
quasi doppio, rispetto al totale del
mercato di libera vendita nel suo
insieme: +7,7% è una percentuale
del tutto soddisfacente, soprattutto se raffrontata all’andamento del
mercato.
Naturalmente alcune tipologie di
prodotto, come gli integratori salini,
hanno beneficiato della situazione
climatica (+22%) o dell’epidemiologia (tosse e raffreddore +14%).
Anche in quest’area, tuttavia, si
possono individuare prodotti che si
possono definire “primi della classe”, peraltro non sostanzialmente
aiutati da eventi esterni. Nel 2015
sono cresciuti in modo significativo,
per esempio, i prodotti per la prevenzione dei disturbi genitourinari
maschili, che pesano circa 100 milioni di euro, pari a un +10%; i prodotti regolatori del colesterolo, che
ottengono un + 13,4% e, tra i preparati per l’integrazione, gli Omega
3 (+11,6%).
Nonostante la concorrenza degli
altri canali, incluso lo scaffale della
armamese
n. 4 - 2016
siringhe, le bende o le medicazioni, che mostrano, comunque sia,
un’evoluzione interessante anche
in farmacia.
Il paziente-consumatore dimostra,
dunque, di apprezzare il ruolo del
farmacista in un acquisto assistito
anche su dispositivi che alcuni considerano commodity. E di questo
aspetto, peraltro inatteso, vale la
pena di tenere ben conto.
n
Top 3
di fragranze e profumi
IAP PHARMA FEMME
ERBOLARIO
AC PROFUMO
CAUDALIE
T-DES VIG
Rappresentano il 24% del totale fatturato
Top 3
del trucco in farmacia
ROUGJ
MASCARA
DEFENCE
COL. FDT
DERMABLEND
FDT COR
Rappresentano il 21% del totale fatturato
Top 3
del colesterolo
ARMOLIPID PLUS
ARMOLIPID
Parafarmaco
e device
26
Grande distribuzione, dove sempre
più spesso trovano posto piccoli
presidi, il settore ha chiuso l’anno
positivamente, con un incremento
non scontato del 2,6%. Tuttavia,
tralasciando le strisce per la misurazione del glucosio -una fetta
importante del mercato che trova
in farmacia la sua naturale collocazione- vi sono gruppi di prodotti acquistabili fuori canale come le
EZIMEGA
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Rappresentano il 36% del totale fatturato
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trattamento delle infezioni fungine come la candidosi cutanea, il
piede d’atleta o la tinea corporis.
É un medicinale a base di clotrimazolo. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 22/2/2016
PROFESSIONE
ECCO UNA DOMANDA
CHE È NECESSARIO PORSI:
“NELLA MIA FARMACIA
IL CLIENTE TROVA SEMPRE
UN BUON CONSIGLIO”?
PERCHÉ È PROPRIO QUESTO
CHE VIENE ACCREDITATO
DALL’AMPIA MAGGIORANZA
DELLA POPOLAZIONE,
ED È PROPRIO QUESTA
L’ASPETTATIVA CHE NON
BISOGNA MAI DELUDERE.
MA COME FARE? ECCO
ALCUNI SUGGERIMENTI
di Nicola Posa, amministratore
delegato di Shackleton Group
28
armamese
n. 4 - 2016
Puntate sul consiglio, come elemento
IMMAGINATE DI RIVOLGERE QUESTA DOMANDA ALLA VOSTRA
CLIENTELA: “NELLA NOSTRA FARMACIA, TROVATE SEMPRE UN
BUON CONSIGLIO?”. PER AVERE UN TERMINE DI PARAGONE
SU CHE COSA PENSINO E COME SI COMPORTINO GLI ITALIANI
NEI CONFRONTI DELLA FARMACIA, BASTA AFFIDARSI AI DATI
STORICI ricavabili dai sondaggi sull’immagine delle farmacie italiane. In
particolare, ho trovato alcuni dati interessanti da un’indagine Ispo (Istituto
per gli studi sulla pubblica opinione) di qualche anno fa, in base alla quale
l’88% degli italiani afferma di trovare sempre in farmacia un buon consiglio.
E voi sapreste dire dove vi collocate
rispetto a questo dato storicamente consolidato? Si tratta di un campione rappresentativo che esprime
un concetto di soddisfazione fondamentale per la vostra attività,
un benchmark da tenere bene a
mente, perché si riflette sulle vostre
performance e può rappresentare
uno strumento importante per la
vostra crescita e il consolidamento
sul territorio.
Mi rendo conto che confrontarsi con queste percentuali non sia
semplice. La media italiana è, infatti, altissima e per fare meglio
bisogna essere ancora più ambiziosi e puntare almeno al 95% di
soddisfazione. Per citare un esempio fuori canale, prendo il caso
di un concessionario auto che ho
visitato recentemente e vuole soltanto clienti estremamente soddisfatti. Questo è ciò che chiede a
tutto il personale e all’organizzazione aziendale: non domanda se
la clientela è soddisfatta, ma se è
“estremamente soddisfatta”, perché questo è l’obiettivo condiviso.
Suggerisco un processo aziendale
analogo per le migliori farmacie
italiane.
distintivo del vostro business
88% e oltre
I motivi
di una scelta:
quale farmacia?
Che la farmacia sia quel luogo in cui
si trova un buon consiglio, è ormai
un dato consolidato. Così come,
sempre dai sondaggi svolti nel corso degli anni, emerge anche che il
consiglio sia quella leva che fa scegliere una farmacia piuttosto che
un’altra. Ma ci sono altri dati importanti da cui partire e sono quelli
che emergono dal rapporto Coop
2015 sui consumi e la distribuzione. Dopo anni di segno negativo,
dal 2015 il potere d’acquisto delle
famiglie italiane ha cominciato a invertire la rotta e a crescere, facendo
aumentare anche i consumi delle
famiglie, soprattutto in alcuni comparti. Tra questi compare la spesa
per prodotti medicinali, articoli sanitari e materiale terapeutico, che
continua a segnare percentuali, per
quanto abbastanza contenute, in
costante aumento, che dovrebbero mantenersi tali anche per tutto
il 2016.
Se le persone sono disposte a spendere sempre di più in salute e cercano una farmacia di fiducia, che
sappia dare loro un buon consiglio,
come si può allora consolidare e migliorare questa immagine? Potremmo anche praticare efficacemente i
sette passaggi che portano alla formazione di un buon consiglio, ovvero: accoglienza, ascolto, domande,
riformulazione, proposta, gestione
delle obiezioni e monitoraggio, ma
dal mio punto di vista tutto ciò non
basta. C’è una premessa da curare
attentamente, uno scenario dentro
il quale collocarsi, che si esprime su
tre livelli:
1. misurare il livello di soddisfazione
2. mantenere la promessa professionale
3. valutare il dato economico.
Sul primo punto abbiamo già sottolineato l’importanza di misurare
il livello di soddisfazione della
vostra clientela per capire se vi posizionate al di sopra o al di sotto
della media nazionale, già di per sé
molto alta (88%). Ora che il vostro
obiettivo è chiaro, ovvero mantenere o innalzare la soddisfazione verso il vostro servizio, dovete ragionare in termini di salute (mantenere
la promessa professionale) e di
spesa media annua delle famiglie
(valutare il dato economico).
Nutro forti dubbi rispetto a quello
che molte farmacie stanno facendo
relativamente al consiglio. Se consigliare viene inteso come un’attività
meramente legata a sconti e promozioni, pur di aumentare lo scontrino medio, allora siamo molto
lontani dal garantire una promessa
professionale. Se io fossi il titolare
di una farmacia, guarderei il risultato economico come a quel processo che conferma la capacità -mia e
di tutta la squadra- di consigliare al
meglio.
Per capire concretamente il rapporto che deve intercorrere tra salute
e dato economico, vi trasmetto un
insegnamento che a mia volta ho
ricevuto e che racchiude l’essenza
del nostro discorso. Quando avviate un’impresa o un’attività, se
vi concentrate immediatamente
sul risultato economico molto probabilmente non lo otterrete; ma
se, invece, fate un buon lavoro,
armamese n. 4 - 2016
29
88%
e oltre
impegnandovi con passione e professionalità, scoprirete alla fine, in
basso a destra, un numero che non
vi sareste mai aspettati. Lavorando
bene, con una squadra di persone
che siano profondamente convinte
di ciò che consigliano, otterrete risultati migliori e passerete dal livello della promessa professionale al
dato economico.
Come mantenere
una promessa
Mi viene in mente il successo di
un’iniziativa recentemente organizzata dalla Regione Toscana e
rivolta al personale delle farmacie
in merito all’emergenza meningite
sul territorio. Devo dire di essere
stato piacevolmente sorpreso da
sale piene di farmacisti, accorsi per
partecipare alla formazione tecnica
e desiderosi di poter dare risposte
alle persone che avevano paura del-
la meningite. Questo per me è un
consiglio professionale: è mantenere la promessa professionale. Complimenti, quindi, ai colleghi toscani!
Anche le campagne di comunicazione da noi ideate e denominate
“Chiedici salute” sono un ulteriore esempio concreto di come
si mantiene una promessa. Con
questo slogan -e tutte le iniziative
che ne conseguono- il farmacista
invita il cliente che entra in farmacia a “chiedere salute” e, quindi, a
pretendere il meglio, e la squadra
potrà rispondere con un consiglio
professionale adeguato.
Una volta ragionato in quest’ottica,
è il momento di guardare l’aspetto
economico. Lo scontrino medio va
osservato non all’inizio, ma alla fine
di questo processo. E non è tutto:
più che lo scontrino, vi inviterei a
ragionare sulla spesa media annua
delle famiglie italiane, quella spesa che, secondo il rapporto Coop
Da tenere in mente
«Il consiglio rappresenta il vantaggio
competitivo della farmacia. Uno
strumento per creare relazioni
durevoli nel tempo, che altri canali
non hanno».
«Dati storici sulle farmacie italiane
rivelano che, secondo l’88% della
popolazione, in farmacia trovi
sempre un buon consiglio».
«La spesa per prodotti medicinali,
articoli sanitari e materiale
terapeutico, già in aumento nel
2015, è destinata ad aumentare
anche nel 2016» (Fonte: Rapporto
Coop 2015 sui consumi e la
distribuzione).
30
armamese
n. 4 - 2016
2015, sta lentamente aumentando,
anche nel vostro comparto. Il vostro
obiettivo non è soltanto quello di
staccare uno scontrino più corposo,
ma piuttosto quello di impattare
sulla spesa media annua della famiglia di quel cliente, invitandolo a
ritornare in farmacia, per chiedervi
consigli e salute.
Il mio consiglio per voi, in sintesi,
è quello di intraprendere un percorso di formazione e motivazione
personale che vi permetta di avere
una squadra di lavoro interessata
alla promessa professionale, come
elemento distintivo per il vostro
business. Vi auguro di diventare
sempre più consapevoli di quel valore aggiunto che potete offrire alle
persone che entrano in farmacia: la
relazione e il consiglio al cliente vi
offrono, infatti, un vantaggio competitivo che altri canali, per esempio la Gdo e l’e-commerce, non
hanno e non avranno mai. Tutto
questo vi permette di puntare alla
spesa media annua e di costruire un
rapporto durevole.
n
GESTIONE
Cassetto della farmacia e conto corrente
Confusioni
PERICOLOSE
RITORNIAMO SU UN TEMA
GIÀ AFFRONTATO,
CIOÈ CASSETTO E C/C
PERSONALE,
PERCHÉ L’ARGOMENTO
È IMPORTANTE E
PURTROPPO SEMPRE
ATTUALE.
IL FISCO, A FRONTE DI GIRI
NON DOCUMENTATI,
PARTE DALLA
PRESUNZIONE DI
PAGAMENTI IN NERO.
E ALLORA SONO GUAI
32
L’
abbiamo già detto altre volte,
ma vale proprio la pena di ribadirlo: il cassetto dell’azienda farmacia e il conto corrente del titolare
sono due cose completamente diverse, da gestire con oculatezza,
evitando di prelevare denaro da
uno o dall’altro in modo indifferenziato. Niente promiscuità, quindi,
perché l’Amministrazione finanziaria al riguardo non presume niente
di buono. È quanto suggerisce la
nostra esperta, dottoressa commercialista Paola Castelli, che sull’argomento ci offre utili suggerimenti sul
corretto modus operandi.
■ Dottoressa Castelli, un’accurata gestione contabile-amministrativa della farmacia
prevede anche una corretta
gestione del conto corrente
aziendale e del cassetto: come
si deve comportare il “titolare
modello” nel movimentarli?
La gestione del conto corrente
aziendale è un momento della quotidianità dei farmacisti, che non
deve avere ombre, ma soltanto luci.
È bene, quindi, ricordare alcune regole fondamentali: il conto corrente della farmacia e quello personale
sono due entità a sé. Una cosa è
l’attività d’impresa, un’altra, invece,
la vita privata.
■ È vietato prelevare gli utili in
contanti dal cassetto o dal conto corrente aziendale per poi
versarli in contanti sul conto
corrente personale? In fondo
il conto corrente aziendale e
quello personale sono entrambe disponibilità del farmacista.
Il conto corrente aziendale e quello
personale sono entrambi disponibi-
del titolare
lità del farmacista, ma hanno origini diverse: il primo riguarda l’attività d’impresa, mentre il secondo
attiene alla vita privata del farmacista. Un prelievo dal conto corrente aziendale deve essere rigorosamente documentato, altrimenti il
Fisco può presumere che le somme
prelevate siano state utilizzate, per
esempio, per pagare merce in nero.
Partendo proprio da una presunzione di acquisti irregolari, l’Amministrazione finanziaria può poi cercare di innescare una presunzione di
vendite senza fattura. Di fronte a
tali presunzioni, alla fine della fiera,
è il contribuente che deve fornire,
con apposita documentazione cartacea, la prova contraria. Pertanto,
il titolare non deve mai utilizzare il
cassetto per prelevare denaro o pagare spese personali perché, come
già sottolineato in un precedente intervento, il cassetto non è un
bancomat. Il comportamento corretto consiste proprio nel bonificare gli utili dal conto corrente della
farmacia a quello personale.
■ Quindi, se ho ben capito,
tutto l’incasso giornaliero deve
transitare dal conto corrente
della farmacia. È corretto?
Sì, perché in sede di un’eventuale
verifica da parte dell’Amministrazione finanziaria viene controllata
la cassa, per vedere se i valori rinvenuti (denaro, assegni, ricevute di
carte di credito e bancomat) trovano riscontro negli incassi registrati.
Elevate giacenze contabili di cassa
possono essere considerate dal
Fisco sintomatiche dell’esistenza
di acquisti senza fattura, e ciò nel
presupposto che, in caso di fondi
extracontabili non sufficienti, in un
determinato momento possa essere utilizzata la giacenza ufficiale
per finanziare acquisti “in nero”. È,
quindi, necessario versare l’incasso giornaliero, al netto del Pos, sul
Confusioni
PERICOLOSE
conto corrente aziendale e, a fine
mese o con altra periodicità, bonificare l’utile o il cosiddetto stipendio
del titolare dal conto corrente della
farmacia al conto corrente personale. A questo punto il farmacista,
persona fisica e non imprenditore,
può effettuare prelievi dal proprio
conto corrente personale, in funzione delle esigenze proprie e dei
famigliari. È consigliabile emettere
un assegno intestato a sé medesimo e incassarlo, anziché fare un
prelievo in contanti allo sportello.
■ Non è mai possibile, pertanto, effettuare prelievi in contanti dal conto corrente aziendale?
È possibile, ma tali prelievi devono
essere limitati alla “piccola cassa
contanti” aziendale. Devono, quindi, essere di importo molto contenuto per spese di limitata entità
(spese postali, materiali di pulizia,
spese di cancelleria e simili). Si tratta di un saggio comportamento,
in quanto i prelevamenti vengono
controllati perché il Fisco potrebbe
presumere che i fondi siano stati
utilizzati per pagare acquisti di merce in nero.
■ Anche i pagamenti inerenti
all’attività d’impresa (fornitori
e via dicendo) non devono essere fatti in contanti, vero?
Non si sbaglia. Tutti i pagamenti
devono avvenire solamente con
bonifico bancario, assegno bancario o circolare non trasferibile o,
comunque sia, con altre modalità
di pagamento bancario oppure postale in grado di garantire la necessaria trasparenza delle movimentazioni finanziarie.
■ Ipotizziamo il caso di una
società titolare di farmacia: i
soci hanno gli stessi problemi
34
armamese
n. 4 - 2016
appena evidenziati per il titolare imprenditore individuale?
La situazione del socio di società titolare di farmacia è analoga a quella del farmacista imprenditore individuale, con l’aggravante che, se la
società preleva dal conto corrente
aziendale o dal cassetto somme in
contanti pari o superiori a 3.000
euro per attribuirle a un socio, si
incorre nella violazione della normativa antiriciclaggio.
■ Dottoressa Castelli, qual è il
suo consiglio per i titolari?
Gestire scrupolosamente la propria
attività economica e le relative risorse finanziarie mette il titolare al
riparo da eventuali accertamenti
basati sulle indagini finanziarie o,
comunque sia, offre al farmacista
una valida arma di difesa, potendo, infatti, quest’ultimo disporre
di prove documentali atte a giustificare le operazioni contestate
dall’Amministrazione finanziaria.
In virtù del detto “prevenire è meglio che curare”, il mio consiglio è
quello di evitare che vi sia promiscuità nell’uso del conto corrente
personale e di quello aziendale. Tali
conti devono avere una gestione
del tutto separata, per evitare difficoltà nel fornire una prova contraria alle contestazioni del Fisco.
È, pertanto, essenziale riuscire a
documentare la provenienza di tutte le somme versate e la causale di
ogni prelevamento effettuato, per
evitare che gli accrediti e gli addebiti possano essere considerati, ai
fini Iva e ai fini delle imposte dirette, rispettivamente vendite e acquisti in nero.
Con questo modo di agire gli
estratti conto bancari della farmacia rappresenteranno un valido
scudo contro le eventuali presunzioni dell’Amministrazione finanziaria.
In conclusione, le sane abitudini
sono un vero toccasana che mette
il titolare al riparo da errori che, nonostante siano commessi in totale
buona fede, possono determinare
l’irrogazione di pesanti sanzioni. ■
pharma.bancaifis.it | [email protected]
OPEN SPACE
Farmacia e Diabete:
fiducia e competenza
in farmacia
locandina-A3-def-trac.pdf
IL PROGETTO
DI CORMAN, REALIZZATO
IN COLLABORAZIONE
CON ABBOTT, BECTON
realizzata da Sanitanova sulla
gestione del paziente diabetico
in Italia, che ha fatto emergere un’importante relazione tra
farmacia e diabete: in media,
a ogni farmacia presente sul
territorio nazionale fanno riferimento circa 58 persone
diabetiche in terapia insulinica
multi-iniettiva, che visitano la
farmacia più volte al mese al
fine di ritirare farmaci e dispositivi medici per la cura della
loro patologia. Il farmacista
ha, quindi, frequenti contatti
con il paziente diabetico, così
come una solida relazione
“personale”.
Ma come può il farmacista
essere d’aiuto al paziente diabetico? Spesso non ci sono risorse sufficienti per fornire una formazione dedicata sulla patologia,
sulla terapia e sull’uso dei dispositivi. Dunque, a chi può rivolgersi il
cittadino? Per Corman la risposta è
semplice: il farmacista instaura con
il paziente abituale una relazione
che, se basata su competenza e fiducia reciproca, potrebbe aiutare il
diabetico nella gestione quotidiana
della patologia. La farmacia, quindi,
potrebbe offrire un servizio di supporto e assistenza ulteriore rispetto
a quello rilevante, seppur meno frequente, offerto all’interno di CAD e
Associazioni diabetici.
D’altro canto, alcuni focus group
hanno evidenziato come il farmaci-
1
18/02/16
13:09
C
M
Y
DICKINSON E OMRON,
FAVORIRÀ IL COUNSELLING
DEL PAZIENTE DIABETICO
INSULINO TRATTATO
IN FARMACIA. ECCO COME
VERRÀ ATTUATO
S
edicimilacinquecento
colloqui in farmacia con
pazienti diabetici insulino-trattati.
È
questo
l’ambizioso obiettivo che
Corman, in collaborazione con le
aziende Abbott, Becton Dickinson e
Omron, si è data per l’anno 2016.
Stiamo parlando del progetto “Farmacia e Diabete” che coinvolgerà
1.250 farmacie italiane a partire dal
mese di aprile. L’obiettivo? Creare
sul territorio un network di figure
preparate e competenti, che possano offrire un prezioso servizio di
supporto e di rinforzo rispetto a
quello svolto da medici e specialisti
della patologia. L’idea nasce nel settembre 2015, in seguito a un’analisi
36
armamese
n. 4 - 2016
CM
MY
CY
CMY
K
sta non sempre si senta sufficientemente sicuro nel fornire un consiglio
adeguato a un paziente affetto da
una malattia cronica così rilevante.
Le sue incertezze sono legate spesso
alle insicurezze del paziente stesso:
le persone con diabete tendono a
non parlare spontaneamente dei disagi legati alla patologia, rendendo
difficile poter sviluppare una relazione personale e di fiducia reciproca
con il farmacista.
Da queste premesse e dall’impegno
di tre aziende leader in ambito medicale -Abbott, BD e Omron- nasce nel
novembre 2015 il progetto “Farma-
cia e Diabete - Fiducia e competenza
in farmacia”, con l’obiettivo di fornire alla farmacia gli strumenti per
lo sviluppo di competenze adeguate
alla gestione del paziente diabetico
insulino trattato. L’iniziativa si basa
su tre pilastri: formazione, azione,
certificazione. Il pilastro della formazione consiste in due percorsi Ecm,
che attribuiscono al titolare della
farmacia e a un suo collaboratore 50
crediti. I contenuti dei corsi affrontano diversi temi legati sia alla gestione della patologia, sia anche al
counselling del paziente diabetico.
Si passa poi all’azione: a partire da
aprile fino a dicembre verranno organizzati oltre 2.500 appuntamenti
in farmacia, durante i quali un infermiere specializzato sarà a disposizione per affrontare temi specifici,
quali la corretta tecnica di iniezione,
i parametri per il controllo glicemico
e le linee guida per l’automisurazione della pressione arteriosa. L’ultimo
pilastro è quello della certificazione:
quali sono i criteri che permettono
di qualificare la farmacia come un
luogo al quale il paziente diabetico
può rivolgersi nella quotidianità?
Le aziende hanno individuato una
strada assai innovativa: il farmacista dovrà completare il corso Ecm in
modo da attestare di aver maturato
competenze adeguate in area counselling e ricevere, tramite un sistema
di recensione online, una media di
feedback positivi dai pazienti che
hanno partecipato alla consulenza
in farmacia.
“Con la distribuzione della parte
diagnostica di Abbott in tutta Italia,
il portfolio di Corman ha sviluppato
una forte vocazione verso i prodotti
dedicati alla gestione diabete”, spiega Guido Mantovani, Amministratore delegato di Corman, in merito
alle motivazioni che hanno portato
allo sviluppo di questo progetto. “Se
poi pensiamo che l’80% dei diabetici è iperteso, diventa naturale la presenza di Omron tra i brand promotori di questa iniziativa, insieme con
Becton Dickinson. Inoltre, nel corso
degli ultimi anni, Corman sta pre-
sentando una serie di progetti appositamente studiati
per diventare non soltanto
un fornitore, ma anche un
partner con il quale la farmacia può collaborare”.
Sottolinea
l’importanza
di questa iniziativa anche
Alexander
Ehrenheim,
Direttore del Business Diabetes Care di Becton Dickinson: “Il CAD rappresenta un
importante contatto per la
persona con diabete. Qui,
figure mediche e infermieristiche svolgono un lavoro di
impostazione e adattamento della
terapia e di controlli dei parametri
metabolici, oltreché di counseling
motivazionale. Ma fra una visita e
l’altra al CAD, il paziente può sentirsi «smarrito», per la mancanza di un
punto di riferimento a cui rivolgersi
nella gestione quotidiana della malattia. Per questo, sempre più spesso
cerca nel farmacista una figura che
possa dargli i consigli e le indicazioni
di cui ha bisogno, dalle più semplici
a quelle più complesse.”
“È molto importante creare dei momenti di confronto con il paziente”
prosegue Massimiliano Bindi, Regional Director South East Europe di
Abbott.“In questo modo è possibile
approfondire aspetti che a volte vengono ignorati o sottovalutati. Diabete però non vuol dire solo insulina;
per le persone con diabete, oltre alla
terapia, è molto importante il controllo della glicemia: eseguire correttamente l’autocontrollo aiuta, infatti, il paziente, a gestire il diabete in
modo corretto. È proprio in farmacia che la persona con diabete può
trovare un ambiente favorevole alla
formazione, grazie al rapporto di fiducia costruito nel corso del tempo
con il personale qualificato presente
in farmacia”.
Tra gli appartenenti al board scientifico di “Farmacia e Diabete”, troviamo anche Paolo Vintani, vicepresidente di Federfarma Milano:
”Partecipare a questo board innanzitutto mi ha permesso di rimettermi
ORDINE
FARMA
CISTI
in gioco e vivere il diabete come mai
avevo fatto. Ma non solo, credo che
sia stato messo un seme di come
il farmacista possa entrare a pieno
diritto quale protagonista di una sanità territoriale, dove la vera sfida è
il dialogo tra le professioni. Essere
malati -qualsiasi patologia- non è
una condizione di isolamento, ma
uno stimolo a recuperare un modus
vivendi quantomeno dignitoso e
sereno: credo che la nostra professionalità ci consenta di offrire al cittadino sofferente questa possibilità,
accompagnandolo in un percorso di
miglior gestione del diabete.”
Con “Farmacia e Diabete”, Corman
vuole quindi sottolineare l’importanza del ruolo del farmacista come
punto di contatto per il cittadino
che necessita di assistenza nella
gestione quotidiana della malattia
e che può così contare, oltreché
sull’aiuto di medici e specialisti, anche sul supporto di un intermediario
più immediato, ma non per questo
meno preparato. “Fiducia e competenza in farmacia” conclude Guido Mantovani “rappresenta per
noi una vera e propria mission da
sviluppare insieme con la farmacia.
Ci auguriamo con questa iniziativa
di coinvolgere il maggior numero di
pazienti e aiutarli così a trovare nella
propria farmacia la persona giusta
con cui gestire insieme le difficoltà
quotidiane”.
Per avere maggiori informazioni:
www.farmaciaediabete.it
n
armamese n. 4 - 2016
37
INTERNET
Contro le false ricerche c’è la medicina basata
Lotta
ai ciarlatani:
C’È L’EBM
IL PROLIFERARE
DEI MOVIMENTI
ANTIVACCINAZIONE
RIPROPONE LA LOTTA
CONTRO LE TERAPIE
MIRACOLOSE,
CHE PROLIFICANO
SU INTERNET.
È NECESSARIO AFFIDARSI
SOLAMENTE A SITI
ACCREDITATI E RIVALUTARE
I CONCETTI COCHRANE
DELLA “EVIDENCE-BASED
MEDICINE”
di Paolo Sciacca
[email protected]
38
armamese
n. 4 - 2016
I CASI PIÙ O MENO RECENTI DI TERAPIE SPERIMENTALI CHE,
SENZA L’AVALLO DI ALCUNA REALE SPERIMENTAZIONE CLINICA, SI SONO IMPOSTI ALL’ATTENZIONE DELL’OPINIONE
PUBBLICA QUALI TERAPIE MIRACOLOSE, in grado di invertire il
decorso di malattie gravi e spesso incurabili, hanno sicuramente insegnato
qualcosa. Con il depositarsi sul fondo delle scorie generate da emotività,
polemiche e abituali divisioni dei partiti del pro e del contro, è utile trarre
conclusioni in grado di orientare chi ogni giorno si confronta con i cittadini
sui temi della salute.
No alle false
speranze
La prima conclusione è che le basi
del metodo scientifico che procede
dall’osservazione alla formulazione
dell’ipotesi, alla verifica della sua
sostenibilità attraverso sperimentazioni lungamente ripetute, non
sono affatto scontate tra i connazionali di Galileo Galilei. E se questo è parzialmente giustificabile nel
cittadino comune, lo è molto meno
tra chi ha il compito di informare
su temi così cruciali, quali la salute
e le terapie disponibili per mantenerla o riguadagnarla. Ipotizzare
che chi scrive e discute di salute
sui media laici abbia dimenticato le
regole fondamentali del progresso
scientifico, prima ancora di quelle
del buon giornalismo, non è credibile. Lo è molto di più ritenere che
azzardare titoli e tesi avventurose
(vedi l’esempio stamina) sia una
scorciatoia facile per attirare lettori
e audience, spesso ben disposte a
sposare tesi semplicistiche, meglio
se corroborate dall’immancabile
sospetto che sotto sotto ci siano
grandi e inconfessabili interessi
commerciali, impegnati a limitare lo
sviluppo di una terapia tanto promettente quanto non comprovata.
La seconda è che, in un’epoca in
cui gli eclatanti progressi medici e
biotecnologici ci fanno accarezzare
il sogno di una infallibilità delle cure
ormai prossima, è sempre più difficile risvegliarsi e accettare il fatto
sulle evidenze scientifiche
che la medicina non è una scienza
esatta, che per ogni malattia sconfitta ne esistono decine d’altre ancora da comprendere, che terapie
efficaci richiedono lunghi anni di
sperimentazioni condotte su centinaia o migliaia di pazienti e che
ogni persona, infine, risponde alla
medesima terapia con una variabilità soggettiva non sempre prevedibile. Accettare queste verità è
ovviamente e comprensibilmente
ancora più difficile per chi è attraversato dalla malattia o ne condivide il percorso.
La terza conclusione è che, vista
la facilità di diffusione di messaggi sbagliati veicolati attraverso siti
internet inattendibili e amplificati dall’utilizzo dei social network,
contrastare le onde di cattiva informazione che periodicamente si
generano intorno ai nuovi casi di
disinformazione sanitaria richiede
un grosso impegno e, soprattutto,
l’utilizzo dei medesimi mezzi “virali” di diffusione del messaggio.
Il caso eclatante che ha portato al
proliferare dei movimenti antivaccinazioni in tutto il mondo è emblematico. Ma altrettanto emblematica è la risposta nata, per citare un
esempio di impegno concreto, da
Rete informazione vaccini (www.
riv.life), sorta nell’ambito della Giornata nazionale per la corretta In-
formazione scientifica promossa
dall’associazione Italia unita per la
scienza. La Rete è nata “dal sogno
di un medico igienista di contrastare nel mondo dei social network il
grande peso su questi acquisito dai
movimenti antivaccinali, un sogno
che era insieme una sfida e una
scommessa: rompere il silenzio di
chi vaccina e crede nell’importanza
della pratica vaccinale e trovare le
forze vive e operanti per creare un
grande movimento di opinione social e farlo crescere fino a superare
la diffusione delle voci antivaccinali”.
Un altro importante esempio di
progetto nato per diffondere la
se lo leggi su internet significa che:
è clinicamente
testato
proviene da una
fonte affidabile
è provato
scientificamente
è un’informazione
aggiornata
hai una connessione
internet
100%
Fonte: Nurses Who Vaccinate - www.facebook.com (NursesWhoVaccinate, tradotto da: IoVaccino
Ricerca statistica e ironia on line
L’unica risposta certa al 100% è che “hai una connessione internet”.
Le altre sono soltanto speranze…
armamese n. 4 - 2016
39
Lotta ai ciarlatani:
C’È L’EBM
partecipazione informata e consapevole
del cittadino ai propri
percorsi di cura è il
portale Partecipasalute (www.partecipasalute.it). Nato dalla
collaborazione
tra
Istituto Mario Negri,
Centro Cochrane italiano e Zadig, si pone
l’obiettivo di orientare
i pazienti, i cittadini e
le loro associazioni a
una partecipazione attiva in ambito sanitario
e delle scelte in medicina, affiancandoli in
un percorso di formazione e informazione.
Tra le rubriche presenti
all’interno del sito:
“Miti da sfatare, L’incertezza della medicina, Storie di partecipazione, Pillole sì, Pillole
no”. L’intera filosofia
del portale si ispira e promuove la
diffusione sul pubblico dei concetti
espressi dalla evidence-based medicine.
L’approccio
rigoroso dell’Ebm
La medicina basata sulle evidenze,
anche nota secondo l’acronimo
inglese Ebm (Evidence-based medicine), è un metodo clinico ideato per permettere il trasferimento
delle conoscenze derivanti dalle
ricerche scientifiche alla cura dei
singoli pazienti. David Sackett è
unanimemente considerato il padre
di questo metodo, che ha definito
come “l’uso esplicito e coscienzioso delle migliori prove scientifiche
nel prendere decisioni nella pratica
medica”. Non che la medicina non
abbia sempre utilizzato dati scientifici per curare i pazienti, ma alla
40
armamese
n. 4 - 2016
Ebm è riconosciuto il merito di aver
formalizzato il metodo secondo
un approccio più rigoroso e solido
rispetto a quello storicamente praticato.
All’inizio degli anni ’90 viene fondata la Cochrane Collaboration,
dedicata all’epidemiologo inglese
Archibald Cochrane, che per primo manifestò la preoccupazione
di come la professione medica non
avesse ancora saputo organizzare un sistema in grado di rendere
disponibili, e costantemente aggiornate, le revisioni critiche sugli
effetti delle cure praticate. L’associazione è costituita da un gruppo
di lavoro internazionale, indipendente e no profit, che ha l’obiettivo
principale di preparare, aggiornare
e diffondere revisioni sistematiche
degli studi sugli effetti dell’assistenza clinica e sanitaria, in modo
da fornire le basi per la pratica clinica fondata su prove scientifiche.
Il lavoro principale della Cochrane viene svolto da circa cinquanta
gruppi internazionali all’interno
dei quali vengono preparate le famose Cochrane review, revisioni
sistematiche che riassumono tutte
le evidenze scientifiche pubblicate
e non pubblicate su uno specifico
trattamento, e sono oggi universalmente ritenute come le più idonee
e conosciute per stabilire il valore
scientifico di una terapia.
In conclusione, esistono svariate
fonti credibili in grado di divulgare i concetti alla base della ricerca
scientifica e clinica. Anche con il
loro aiuto il professionista può trasmettere una corretta informazione che aiuti il cittadino o paziente
a distinguere le proposte di salute
credibili da quelle che palesemente non lo sono. Solamente così,
peraltro, si potranno evitare false
speranze e ancor più pericolose deviazioni terapeutiche.
n
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Questa soluzione automatizzata mi ha permesso inoltre di gestire differenti
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compresi i prodotti omeopatici. Un vantaggio considerevole del Robot è il
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BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA:
UN RUOLO ATTIVO PER IL FARMACISTA
di Francesco Blasi, professore ordinario Malattie Apparato Respiratorio,
direttore Dipartimento Fisiopatologia Medico Chirurgica e Trapianti - Università degli Studi di Milano
Conoscere la Bpco è,
per il farmacista, importante
sia per accompagnare
il paziente nel percorso di cura,
sia per aiutarlo a rispettare
la terapia e a riconoscere
i fattori di rischio
L
a broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) è
una condizione patologica dell’apparato respiratorio caratterizzata da ostruzione al flusso aereo,
cronica e non completamente reversibile, cui contribuiscono in varia misura alterazioni bronchiali (bronchite
cronica), bronchiolari (malattia delle piccole vie aeree) e
del parenchima polmonare (enfisema). Clinicamente si
manifesta con tosse e catarro cronici, dispnea e ridotta
tolleranza allo sforzo.
La Bpco rappresenta un’importante causa di morbidità
e mortalità in tutto il mondo. In Europa tra il 5 e il 10%
della popolazione adulta risulta affetto da questa patologia, con una mortalità stimata di 18 per100.000 abitanti
per anno. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms)
stima che in Europa la Bpco sia la causa di morte nel
4,1% degli uomini e nel 2,4% delle donne. Le previsioni
epidemiologiche stimano che, nel 2020, la Bpco sarà la
terza causa di morte nel mondo. In presenza di rico-
42
armamese
n. 4 - 2016
vero per riacutizzazione,
la mortalità intraospedaliera varia tra il 5
e il 7% e quella nei
due anni successivi
può superare il 20%.
Il peso economico in
termini di costi sanitari e di perdita di produttività legato alla Bpco in
Europa è stimato intorno ai 48
miliardi di euro/anno, con un costo annuale per paziente,
tra costi diretti e indiretti, pari a 6.147 euro.
Il fumo di sigaretta, in particolare nei Paesi industrializzati, rappresenta il fattore di rischio più importante
nello sviluppo della Bpco. Il fumo passivo e il fumo in
gravidanza possono determinare un impatto significativo
sulla salute nelle prime fasi della vita, con un aumento
importante del rischio di basso peso alla nascita e ridotto accrescimento in utero del polmone.
La diagnosi di Broncopneumopatia cronica ostruttiva si
basa sull’esposizione a fattori di
rischio associati o meno a
sintomi respiratori e sulla
dimostrazione dell’ostruzione al flusso aereo
mediante la spirometria
e ulteriori indagini di
funzionalità respiratoria. La spirometria rimane il test necessario per
la conferma diagnostica e
rappresenta, insieme con sintomi, qualità della vita, frequenza
e gravità delle riacutizzazioni e delle ospedalizzazioni, un
criterio maggiore per la valutazione della condizione clinica e della gestione terapeutica.
Elemento fondamentale per la diagnosi è sensibilizzare
la persona al riconoscimento dei sintomi respiratori. La
tosse protratta, la presenza di catarro per molti giorni
consecutivi e con cadenza periodica, gli episodi infettivi delle alte vie respiratorie (raffreddore, influenza) che
tardano a guarire e, soprattutto, la dispnea sproporzionata allo sforzo prodotto o, comunque sia, più accentuata rispetto ai propri coetanei, sono segni che, se presenti, suggeriscono la necessità di un approfondimento
diagnostico.
QUESTIONARIO
Il farmacista ha un importante ruolo nell’identificazione
dei soggetti Bpco, il cosiddetto case finding, anche attraverso l’uso di questionari dedicati come quello proposto dal documento delle Società scientifiche italiane e da
Agenas (vedasi il box).
Infatti, ancora oggi, in molti pazienti la Bpco viene diagnosticata quando la funzione respiratoria è già significativamente compromessa, e questa contingenza evidenzia
come gli standard diagnostici, e conseguentemente quelli terapeutici, sono spesso inadeguati.
Questo costituisce un problema ancora insoluto in termini di efficacia della prevenzione e in merito all’appropriatezza della gestione a lungo termine della Broncopneumopatia cronica ostruttiva. Il recupero di elementi
culturali in ordine alla fisiopatologia e alla clinica dei diversi fenotipi della Bpco e l’identificazione di nuovi percorsi gestionali con il coinvolgimento di tutte le figure
sanitarie è di primaria importanza.
Il farmacista entra di diritto nel percorso gestionale del
paziente Bpco con il grande vantaggio di poter essere in prima linea nel contatto con i malati
e di poter divenire figura di
primo piano nell’identificazione del paziente, oltre
che nello stimolo all’aderenza alla terapia, svolgendo un’azione di counseling
per la popolazione che si
affianca all’attività del medico di medicina generale e dello
specialista pneumologo.
Ecco le domande che il farmacista dovrebbe porre al paziente con
sospetto di Bpco:
1) Tossisce di frequente?
2) Le capita di avere spesso del catarro che viene su con la tosse?
3) Le capita di avere mancanza di fiato se fa anche semplici attività?
4) Facendo attività fisica, le è capitato di avere più mancanza di respiro
dei suoi compagni coetanei?
5) Avverte rumori quando respira sotto sforzo o di notte?
Se un paziente di 40 anni o più, fumatore o ex-fumatore, risponde
“sì” anche a una sola di queste domande, allora è indicato suggerire
l’esecuzione di un esame spirometrico.
Referenze:
• Bettoncelli G, et al. The clinical and integrated management of COPD. An official document of AIMAR (Interdisciplinary Association for Research in Lung
Disease), AIPO (Italian Association of Hospital Pulmonologists), SIMER (Italian
Society of Respiratory Medicine), SIMG (Italian Society of General Medicine).
Multidiscip Respir Med. 2014;9(1):25
• Ford ES. Trends in Mortality from COPD among adults in the United States.
Chest 2015; 148(4): 962 - 970
• Wooddruff PG, et al. Current concepts in targeting chronic obstructive pulmonary disease pharmacotherapy: making progress towards personalised management. Lancet 2015; 385: 1789-98
Materiale di patologia/device - Il presente materiale non è soggetto alle disposizioni e al relativo deposito
previsto presso AIFA - Ufficio Informazione medico scientifica ai sensi degli artt. 119-120 del D.Lvo n. 219/06.
L’autore che ha contribuito alla realizzazione dell’articolo non ha percepito alcun compenso per la propria attività.
ITA/CPD/0001/16
ATTUALITÀ
Definite le norme per la vendita on line
E-pharmacy al via
CHE COSA STABILISCE
IL DECRETO MINISTERIALE,
CHE INDICA IL LOGO
IDENTIFICATIVO NAZIONALE
E DISCIPLINA
LE MODALITÀ DI ACCESSO
AL SERVIZIO? ALCUNE
NOVITÀ PER QUANTO
RIGUARDA SIA IL PREZZO,
SIA LE INFORMAZIONI
SUL FARMACO,
SIA IL TRASPORTO
DI UN BENE CHE VIENE
RICONOSCIUTO PECULIARE
di Claudio Distefano
44
armamese
n. 4 - 2016
T
utto come previsto, o quasi. Si
ritorna a parlare di e-commerce
e della nuova opportunità, per le
farmacie e gli esercizi commerciali
autorizzati, della vendita on line dei
farmaci senza obbligo di ricetta. La
novità deriva dalla pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale del Decreto
del direttore generale dei dispositivi
medici e del Servizio farmaceutico
del ministero della Salute, Marcella
Marletta, che individua e disciplina
l’utilizzo del logo identificativo nazionale, che dovrà comparire nei
siti autorizzati, e introduce ulteriori
novità e chiarimenti normativi su diversi aspetti della materia.
Il Decreto stabilisce la grafica e le
caratteristiche tecniche del logo che
i siti dovranno obbligatoriamente
riportare su ciascuna delle proprie
pagine web dedicate alla vendita
dei farmaci senza ricetta; viceversa, sarà vietato inserire o rendere in
qualche modo visibile il logo nelle
pagine del sito che propongono la
vendita di prodotti diversi dal farmaco.
Viene, poi, ribadito che la concessione dell’autorizzazione ministeriale alla vendita del farmaco senza
ricetta è subordinata alla domanda,
della quale sono specificati gli elementi che la contengono, che il richiedente dovrà inviare alla competente autorità regionale ovvero a un
ufficio regionale, a oggi ancora non
identificato. Si presume che tale
“istituzione periferica” verrà creata
in tempi brevi, con caratteristiche
uniformi e contemporaneamente
in tutte le Regioni, al fine di evitare
che gli imprenditori che intendano
svolgere la stessa attività possano
essere avvantaggiati, o penalizzati,
dalle diverse velocità di attuazione
della normativa da parte delle Regioni e Province autonome.
Dopo aver ottenuto l’autorizzazione regionale sarà, quindi, possibile
attivare, seguendo le indicazioni
previste nel sito del ministero della
Salute, la procedura di richiesta del
logo e la registrazione nell’elenco dei siti autorizzati alla vendita
on line di medicinali senza ricetta.
Contestualmente alla trasmissione
del logo, che avverrà entro 30 giorni
dalla data della richiesta, il Ministero
fornirà il collegamento ipertestuale
tra questo e la pagina del portale
del Ministero, dove è previsto l’elenco dei soggetti autorizzati e dove,
quindi, saranno indicati la farmacia
e il sito autorizzato. Tale elenco sarà
periodicamente aggiornato e verificato, per dare ulteriore garanzia al
cittadino che voglia esse sicuro di
navigare in un sito autorizzato.
Questa procedura è abbastanza
complessa, poiché coinvolge soggetti legislativi di diversi livelli, quali
Regioni e Ministero. Riteniamo che il
Legislatore abbia previsto tali procedure in modo che il sito dia tutte le
garanzie di trasparenza e veridicità
al consumatore. Infatti, le garanzie
sono indispensabili se si considera
dei farmaci senza ricetta. Queste le innovazioni
sia la delicatezza del bene ceduto,
sia l’alta probabilità di incappare
oggi in siti quantomeno ambigui
nell’ambito della vendita di farmaci.
Le novità inattese
Oltre al tema principale oggetto del
Decreto, il testo analizza e regolamenta ulteriori aspetti della normativa, altrettanto importanti e con
qualche novità inaspettata. In particolare, vengono precisate le norme
sui contenuti delle pagine web che
presentano i farmaci senza ricetta,
sul prezzo di vendita praticato e
sulle modalità di trasporto del bene
ceduto.
Nel Decreto un paragrafo è dedicato alle “Vetrine virtuali dei medicinali venduti on line”. Vengono
stabilite le norme per la creazione
e gestione del sito, che può riportare fotografie e rappresentazioni
grafiche dell’imballaggio o del con-
fezionamento primario del farmaco,
oltre alle informazioni sul farmaco
fornite dal produttore, ovvero i contenuti del foglietto illustrativo. Tutti
questi dati, che sono molteplici e
complessi, devono essere riprodotti
integralmente e senza modifiche.
Ciò potrebbe porre delle criticità,
quando bisogna aggiornarne in
tempo reale i contenuti nella pagina
web, per esempio in caso di modifiche al foglietto illustrativo a seguito
di revisione dei suoi contenuti.
Inoltre, le norme del Decreto relative al prezzo di vendita stabiliscono
che nel sito questo dovrà essere
obbligatoriamente uguale a quello praticato all’interno della propria farmacia. Ciò rappresenta una
vera novità e una particolarità per
il commercio on line, dove l’acquisto è usualmente più conveniente
rispetto al punto vendita tradizionale. Riguardo, poi, alle consegne,
la Nota ministeriale ricorda che il
trasporto dei medicinali deve seguire la normativa in materia di buona
pratica di distribuzione e, pertanto,
potrà essere assoggettato a caratteristiche tecniche più stringenti, forse
più costose rispetto al normale trasporto di beni.
In conclusione, con tale Nota vengono definiti ulteriori passaggi normativi che avvicinano la data d’inizio
in Italia di questa nuova modalità di
vendita del farmaco senza ricetta. In
particolare, appare evidente l’attenzione del Legislatore per assicurare
le massime garanzie al cittadino,
nel caso si trovi a dover acquistare
un prodotto che, ancora una volta,
viene riconosciuto così peculiare da
non poter essere equiparato a un
qualsiasi altro bene di consumo. Un
riconoscimento che ci pare giusto e
n
opportuno.
armamese n. 4 - 2016
45
COMPRAVENDITA
Moltiplicatore del fatturato o,
Ma quanto VALE
la mia farmacia?
È LA DOMANDA
PIÙ FREQUENTE FATTA
A CHI SI OCCUPA
DI COMPRAVENDITE
E, DA SEMPRE,
LA RISPOSTA NON PUÒ
CHE ESSERE LA STESSA…
ANCHE IN QUESTO CASO
PROPONIAMO UN ESEMPIO,
UTILE A CAPIRE
COME SIA DIFFICILE
FARE VALUTAZIONI,
CON UN SISTEMA
ORMAI SUPERATO
di Matteo Oberti
46
armamese
n. 4 - 2016
«MA QUANTO VALE OGGI LA MIA FARMACIA?» È UNA DOMANDA CHE SENTO PORMI QUOTIDIANAMENTE DAI CLIENTI,
E LA RISPOSTA NON PUÒ CHE ESSERE: «IL PREZZO È QUELLO
CHE PAGHI. IL VALORE È QUELLO CHE OTTIENI». Proprio come
risponderebbe il finanziere americano Warren Buffett. Difficile, difficilissimo
invece, stabilire quale possa essere il giusto valore di una farmacia nell’Italia
di oggi.
Periodo di grandi cambiamenti politici, economici e sociali e le farmacie (come da tempo sostengo) non
seguono soltanto la finanza e l’economia, ma soprattutto la politica.
Allora come si fa?
È passato esattamente un anno
dall’intervista che mi fece Lorenzo Verlato (che poi diede origine a
questa rubrica), nei suoi uffici della
redazione di Farma Mese, proprio
sulla valutazione delle farmacie
all’alba del Ddl Guidi; ripeto, è già
passato un anno, ma del testo definitivo o della sua approvazione per
ora non si sa ancora nulla. Anche
per quanto riguarda la valutazione
delle farmacie, grandi modifiche
non ce ne sono state, e aggiungo
“purtroppo”!
Perché “purtroppo”, si chiederà
qualche lettore? Il motivo è presto
spiegato: bisogna guardare, leggere e interpretare il passato, per poter prevedere il futuro. Mi occupo
di farmacie, anzi di sola “compravendita di farmacie”, da quasi 18
anni -Farmatrade è stata la prima
società a occuparsi solo ed esclusivamente di farmacie- e 18 anni
sono tanti, ma anche pochi. Tanti,
perché mettiamo insieme centinaia
di compravendite di farmacie e migliaia sono i farmacisti che ci seguono (da quando abbiamo cominciato
a usare anche i “social” ci seguono
anche in “tempo reale”); pochi,
perché non bastano a coprire cicli
economici, sociali e politici utili al
nostro scopo. Però la valutazione
che esprime il valore di un’azienda
non può più prescindere dalla sua
capacità di produrre reddito, anziché soltanto fatturato. «Revenue is
vanity, cash is king», suole ripetere
il nostro referente per la Costa Azzurra, Monaco e provincia di Imperia, Mr. John-William Peacock.
Se ne parla spesso con colleghi,
commercialisti e operatori del settore, tra cui molti funzionari di banca (e pure con qualche banchiere),
della necessità di traslare la valutazione delle farmacie da moltiplicatore del fatturato annuo (al netto
dell’Iva) a moltiplicatore del reddito
piuttosto, moltiplicatore del reddito?
netto. Questo sì sarebbe un cambiamento epocale -lo so, ne sono
consapevole- necessario per meglio
identificare ed esprimere il vero
valore dell’azienda. Infatti, perché
due farmacie di pari fatturato devono “costare” entrambe la stessa
cifra, quando una chiude con 6.000
euro di utile e l’altra con 130.000?
Sono solito parlarvi di esempi pratici e non mi tiro indietro neanche
questa volta. Vi presento Nino, farmacista titolare di una bella farmacia rurale non lontana dal mare. Un
collega intelligente e curioso (spesso queste due qualità vanno a braccetto), con il quale mi diletto davanti a un buon bicchiere di vino e
un ottimo piatto di pesce (qualche
volta anche birra e cozze, avete mai
provato?), a parlare di valori delle
farmacie, di andamento del mercato e così via, con specifico riferimento alla sua, ovviamente. Carta
e penna: scriviamo quanto valeva,
anzi quanto avrebbe preso vendendo la sua farmacia, al
netto delle imposte,
10 anni fa e 5 anni fa
in contrapposizione a
oggi e, infine, ci divertiamo a immaginare il
domani. Ma attenzione, i calcoli li facciamo
sempre al netto delle
imposizioni fiscali derivanti dall’operazione
di cessione che, come
ricorderete, sono molto cambiate negli ultimi anni.
Perché, vi chiederete, tutti questi calcoli
fine a se stessi? Perché non decide mai
di vendere? Perché il
buon Nino la sua farmacia l’avrebbe già
venduta anni e anni
fa, ma la sua “brillan-
te” commercialista glielo sconsigliò
perché allora non era il “momento giusto”. Adesso, con i prezzi ai
minimi storici, gli piange il cuore
vendere, registrando una minusvalenza, anziché una meritatissima
plusvalenza.
Tanti giri di parole per riallacciarmi
al discorso iniziale e al mio “purtroppo”, riferito alla persistente
-per ora- valutazione delle farmacie, e usando il metodo del moltiplicatore del fatturato, anziché moltiplicatore del reddito netto.
La farmacia di Nino, rurale e sussidiata, ha un fatturato di circa
500.000 euro netti, con un mix di
vendite al 50% circa tra Dcr e vendite da corrispettivi. Ha una collega che lo aiuta part-time d’inverno
e full-time d’estate. I locali in cui
esercita l’attività sono di proprietà
del Comune e l’affitto annuo è di
poche migliaia di euro. Sta molto
attento a comprare (l’anno scorso
di Assinde ha avuto solamente 90
euro!) e la sua redditività lorda è
fuori dal comune, oltre il 36%. Alla
fine dell’anno il suo utile, al netto
di tasse e ammortamenti, è di oltre
100.000 euro.
Quindi, quanto vale la farmacia di
Nino? La sua commercialista sostiene che i tempi non sono cambiati
per le farmacie e che quella di Nino
vale almeno un milione di euro, ossia ancora il doppio del fatturato.
Lui, invece, è d’accordo con me e
cioè che a un milione non troverà
mai nessuno disposto a comprare
la sua farmacia ma, mi viene da
pensare, che se cambiasse la valutazione delle farmacie, vendere
quella di Nino a 8 volte l’utile netto
forse potrebbe essere ragionevole.
E seriamente possibile.
Chissà chi avrà ragione e se alla
fine dovremo credere a ciò che recita un vecchio proverbio Inglese:
“Non conosceremo mai il valore
dell’acqua finché il pozzo non sarà
asciutto”.
n
armamese n. 4 - 2016
47
L’avvocato
A cura di
Claudio Duchi
Avvocato, Milano
Vinci due, prendi una
Mano a mano che si concludono le procedure dei concorsi straordinari, prendono corpo e
divengono attuali i problemi che, in astratto, erano già stati configurati da chi si occupa della
materia. Si è a conoscenza, per esempio, che la Regione Puglia si è determinata a negare che
i candidati che abbiano vinto in associazione una farmacia in un concorso straordinario
possano essere riconosciuti titolari di una seconda farmacia vinta nel concorso straordinario di
una diversa Regione.
Si badi: non si tratta del caso che più fa discutere -cioè di un riconoscimento di una contitolarità
individuale della farmacia vinta a concorso dai candidati associati, che li pone in una
condizione di incompatibilità rispetto a una seconda titolarità individuale o quali soci di una
società di persone titolare di una farmacia-, bensì di un caso interessante proprio perché diverso.
I due vincitori in associazione di una prima farmacia avevano, infatti, dato vita a una società di
persone cui la Regione competente ha riconosciuto la titolarità dell’esercizio; i medesimi candidati associati, dopo che è stata loro assegnata
una seconda sede farmaceutica nel concorso
straordinario della Regione Puglia, si sono visti
negare la possibilità di costituire una seconda
società di persone cui intestare la titolarità della
farmacia. La Regione Puglia, così stabilendo, si è
distinta anche nella singolarità della motivazione
del diniego, che non consiste tanto, come si sarebbe potuto pensare, nell’affermazione che lo
spirito del Dl n. 1/2012 è quello di far accedere
alla titolarità di farmacie il maggior numero di
soggetti possibile -aspirazione che sarebbe contraddetta dalla assegnazione di più farmacie ai
medesimi candidati-, quanto, piuttosto, nell’osservazione che, nel caso specifico, la farmacia
vinta nel primo concorso era pertinente a una
sede farmaceutica non rurale sussidiata e non
sovrannumeraria.
In altri termini: se i due farmacisti avessero vinto
nel primo concorso una farmacia rurale intestandone la titolarità alla società di persone da essi
costituita, secondo la Regione Puglia non sorge-
48
armamese
n. 4 - 2016
rebbe problema, perché non si configurerebbe
alcuna contraddizione con le condizioni di ammissione al concorso stabilite dall’articolo 11 del
Dl n. 1/2012 e recepite dal bando che prevedono
la partecipazione, quanto ai soci, solo di quelli di
società esclusivamente titolari di farmacie rurali
sussidiate o sovrannumerarie.
L’argomentazione della Regione Puglia si fonda
sull’osservazione per cui si tratterebbe di un caso
rientrante nella disposizione del bando che elenca, tra le cause di esclusione dalla graduatoria, la
mancanza di uno dei requisiti per l’ammissione al
concorso “emersa successivamente all’interpello”. Dunque, “l’emersione successiva” viene letta
non già come la scoperta in un secondo tempo
dell’originaria mancanza in capo ai concorrenti
di uno dei requisiti di ammissione al concorso,
bensì come un comportamento successivo, quale il divenire soci di farmacia urbana vinta nel
concorso straordinario, comportamento ritenuto
escludente perché non avrebbe consentito l’ammissione al concorso. Detto altrimenti, si ritiene
che tutte le condizioni e i requisiti di ammissione
al concorso debbano valere lungo tutto l’arco
temporale e anche dopo l’interpello, tanto da
imporre la scelta di una delle due farmacie vinte
R A F F O R Z A L E D I FE S E N ATU R AL I D E L L A B O CC A
L’avvocato
a concorso, rinunciando all’altra.
Benché da un punto di vista sistematico il problema sia effettivamente delicato, ritengo che la
posizione della Regione Puglia non sia condivisibile per più ragioni: innanzitutto perché viene
penalizzata la vincita in due diversi concorsi, frustrando le aspettative dei vincitori senza che sia
rintracciabile una norma di legge o una prescrizione del bando di concorso che lo giustifichi.
La norma di legge non vi è, né riferita specificamente ai concorsi straordinari, per i quali nulla si
prevede in proposito, né nel quadro normativo
che regola le farmacie, ove vige, anzi, il principio
opposto per il quale un farmacista può essere socio di più società titolari di farmacie.
L’interpretazione restrittiva della Regione Puglia
si presta perciò, d’acchito, all’obiezione della illegittimità dell’introduzione di un vincolo a seguito
di un ragionamento analogico per solito utilizzato per l’estensione di un diritto e non viceversa.
Né il riferimento del bando alla “emersione successiva all’interpello” della mancanza di uno dei
requisiti di ammissione al concorso sembra costituire una sufficiente base logica del diniego, dal
momento che, secondo il significato delle parole,
può emergere successivamente ciò che c’era anche prima ma era nascosto, mentre concetto del
tutto diverso dalla emersione successiva è quello
dell’accadimento successivo, che è appunto ciò
che è avvenuto nel caso specifico. Inoltre, sembra significativa la circostanza per cui, elencando
i requisiti per l’ammissione al concorso, il bando riferiva la necessità della permanenza fino al
momento dell’assegnazione della sede farmaceutica soltanto a quella di non aver ceduto la
propria farmacia negli ultimi dieci anni e non già
alle condizioni soggettive relative alla titolarità di
altre farmacie e alla natura di esse, quasi a significare, al contrario, che per questi aspetti non è
necessaria la permanenza.
Guardando un po’ oltre queste distinzioni, che
possono essere prese per sofismi avvocateschi,
dobbiamo chiederci se la scelta della Regione
Puglia sia o meno l’unica coerente con lo spirito del Dl n. 1/2012. A favore della prima tesi
l’argomento cui si è già accennato, secondo il
50
armamese
n. 4 - 2016
quale contrasterebbe con l’intendimento di favorire l’accesso alla titolarità di una farmacia del
maggior numero di farmacisti possibile il fatto
che i medesimi soggetti divengano all’esito dei
concorsi titolari di più farmacie. Di contro va,
però, osservato che la partecipazione è stata dalla legge limitata a due soli concorsi straordinari e
che lo scopo di cui si è detto è stato perseguito
proprio attraverso questa limitazione altrimenti
incomprensibile, mentre, in difetto di una previsione normativa contraria, non avrebbe base
giuridica frustrare le aspirazioni e le aspettative di chi abbia vinto una farmacia in entrambi
i concorsi cui ha deciso di partecipare. Del resto,
la doppia vincita non incide minimamente sulla
platea dei concorrenti, che è appunto costituita
da chi, al momento dell’ammissione al concorso,
versava in una condizione professionale presumibilmente non ottimale.
Va, poi, osservato che togliere una farmacia ai
vincitori presenta la controindicazione, dal punto di vista dell’interesse pubblico, di sottrarre la
gestione del pubblico servizio che essa esercita
ai più meritevoli per darla ad altri, che lo sono
di meno per definizione, dato che li seguono in
graduatoria. Infine, la compressione dell’iniziativa economica privata, che si avrebbe sottraendo
ai vincitori la loro farmacia e mortificandone le
aspirazioni imprenditoriali, potrebbe configurarsi
come contrastante con l’articolo 41 della Costituzione. Se, come è probabile, la vicenda avrà
seguito giudiziale, sarà assai interessante verificarne l’esito.
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I prodotti non sostituiscono una dieta variata. Seguire un regime alimentare ipocalorico adeguato,
uno stile di vita sano e una regolare attività fisica. In caso di dieta seguita per periodi prolungati,
oltre le tre settimane, si consiglia di sentire il parere del medico.
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Sanità e legge
A cura di
Alfonso Marra
Magistrato
Sicurezza in farmacia: l’aiuto della tecnologia
e i limiti della legittima difesa
È stato rinnovato e aggiornato, nello scorso febbraio, il protocollo d’intesa sul nuovo sistema
antirapina tra il ministero dell’Interno e Federfarma, con le firme ufficiali del titolare del
dicastero Angelino Alfano e della presidente nazionale della Federazione dei titolari Annarosa
Racca. Il protocollo era stato sottoscritto nel 2010 per garantire ai farmacisti e ai pazienti-clienti
presenti nel locale un servizio sempre più sicuro.
Accanto al videoallarme antirapina sono stati previsti anche nuovi sistemi di allarme collegati
con le forze di polizia e dei carabinieri, il che ha molto consolidato il livello di sicurezza e di
certo darà i suoi frutti nel far decrescere il preoccupante fenomeno delle rapine in farmacia.
Un fenomeno, questo, che soprattutto in Lombardia è diminuito molto nel 2015: qui si è, infatti,
registrata una riduzione delle rapine del 36%.
Queste rinnovate misure, quindi, sono di per
sé stesse sufficienti a garantire la necessaria
tranquillità ai farmacisti sulla possibilità di
svolgere nel modo migliore la loro prestazione
professionale. Assolutamente sconsigliabile è,
quindi, l’adozione di ulteriori e rischiosi strumenti di difesa, quali armi da tenere all’interno
della farmacia: il loro uso maldestro potrebbe,
infatti, comportare per il farmacista responsabilità penali molto gravi, allorquando vengano
attinti dai colpi dell’arma, oltre ai rapinatori,
anche i malcapitati pazienti-clienti in quel momento presenti all’interno dell’esercizio.
Per quanto concerne specificatamente l’utilizzo dell’arma nei confronti degli autori dell’atto delittuoso, è bene ricordare che ciò deve
avvenire nel più assoluto e rigoroso rispetto
di quanto stabilito dalla normativa in vigore
in tema di legittima difesa, così come sancito dall’articolo 52 del nostro Codice penale.
La norma suddetta prevede la non punibilità
di chi ha commesso un fatto per esservi stato
costretto dalla necessità di difendere un proprio o altrui diritto contro il pericolo attuale
di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa
sia proporzionata all’offesa. Essa introduce
nel nostro ordinamento penale una “causa di
giustificazione”, in base alla quale un com-
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n. 4 - 2016
portamento che in astratto potrebbe integrare
un reato non lo è più, appunto, perché viene autorizzato da una disposizione del nostro
Codice penale. Ove il mancato rispetto delle
precise e inderogabili regole dettate dalla normativa cagioni lesioni o, peggio, la morte del
rapinatore oppure di un paziente-cliente, questa condotta integra il cosiddetto eccesso colposo di legittima difesa, previsto dall’articolo
55 del Codice Penale e il fatto diventa, quindi,
punibile come “reato colposo”.
Naturalmente, alla sanzione penale si va ad aggiungere anche il risarcimento dei danni causati al ladro o al rapinatore ed eventualmente
ai clienti-pazienti. Va precisato che l’eccesso
colposo in una causa di giustificazione come la
legittima difesa disciplina quelle situazioni particolari nelle quali -per colpa, determinata da
imperizia, negligenza, imprudenza- si superino
i limiti oggettivi della stessa. Ciò significa che
il comportamento della vittima dell’atto criminale (il farmacista) fino a un certo punto del
suo svolgimento è sorretto e giustificato dalla
legittima difesa realmente esistente, mentre
in una fase successiva è accompagnato dalla
supposizione della sua effettiva esistenza, della quale vengono poi in realtà ecceduti i limin
ti.
Aziende & prodotti
A cura di Matteo
Verlato
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della bocca e per proteggerla dagli attacchi esterni. Tre gli enzimi contenuti nella
sua particolare formula, che rafforzano le
naturali proprietà antibatteriche della bocca; tre anche le proteine, che contrastano
la proliferazione dei batteri; infine il fluoro,
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compatibilità con le terapie farmacologiche. Imbottigliata così come sgorga direttamente dalla fonte, senza l’aggiunta
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Aziende & prodotti
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it
A cura di Matteo
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Con l’avanzare dell’età e con l’esposizione a
fattori ambientali come raggi Uv, inquinamento
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Sanità e mercato
A cura di
Barnaba Grigis
La classifica delle aziende più stimate
Il “giudizio dei pazienti”, espresso nell’annuale rapporto “The corporate reputation of pharma”,
che consente di stilare la classifica delle aziende farmaceutiche più stimate, evidenzia come la
loro notorietà, la fama, la reputazione (reputation) negli ultimi anni sia in aumento.
È il risultato di una ricerca effettuata in 72
nazioni (compresa l’Italia) su un campione di
1.075 gruppi di pazienti tipo, riguardanti patologie quali cancro, malattie della circolazione,
diabete, epatite, Hiv/Aids, salute mentale, condizioni neurologiche e del sistema respiratorio e
altre aree d’interesse, sia per le novità terapeutiche, sia per la competenza degli intervistati.
Che l’immagine delle aziende farmaceutiche sia
in crescendo, lo testimonia il giudizio positivo
(eccellente/buono), passato dal 34% del 2012
al 44,7% del 2015, segnando così il livello più
elevato nell’ultimo quinquennio.
Sono state esaminate 48 aziende e, tra le top
ten, alcune sono note da anni, altre sono abbastanza recenti. Vediamo di conoscerle meglio:
• ViiV Healthcare - Nasce nel 2009 dalla Joint
venture fra Gsk e Pfizer e ha come obiettivo
principale il trattamento dell’Hiv-Aids.
• AbbVie - Proviene da Abbott ed è nata nel
2013. Il suo farmaco Humira (per l’artrite reumatoide e altre patologie), secondo gli ultimi
dati Ims, risulta il primo al mondo per fatturato. L’azienda è attualmente impegnata anche
nell’epatite C.
• Lundbeck - Di origine danese, è specializzata
in soluzioni e sistemi innovativi nel campo del
Snc, quali depressione, ansia, ma anche Alzheimer, Parkinson e alcool dipendenza.
• Janssen, della Johnson & Jonhnson - Ha il suo
focus su trombosi e diabete, mentre nell’artrite
reumatoide è noto il Remicade.
• Novo Nordisk - Opera in special modo nell’area del diabete (Novorapid); inoltre è impegnata
nei settori emofilia, obesità e deficit dell’ormone della crescita.
• Gilead Sciences - È il produttore di Sovaldi,
uno dei farmaci più noti per l’epatite C.
n
Il giudizio positivo
dei pazienti
Le prime 10 aziende
sulle 48 esaminate
42%
2011
34%
35,4%
2012
2013
39%
2014
44,7%
2015
RANKING
AZIENDE
1
ViiV Healthcare
2
AbbVie
3
Lundbeck
4
Janssen
5
Novo Nordisk
6
Gilead Sciences
7
Novartis
8
Roche
9
Ucb
10
Pfizer
Fonte: The corporate reputation of the pharmaceutical industry (5th edition)
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