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La Divina commedia illustrata da Gustave Doré
Dante illustrato da Gustave Doré Inferno, canto I Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. (vv. 1-3) ~ Dante si ritrova, a 35 anni, in una selva oscura e selvaggia: la selva del peccato. Inferno, canto Iii Caron dimonio, con occhi di bragia Loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s’adagia. (vv. 109-11) ~ Il poeta, guidato da Virgilio, giunge alle rive dell’Acheronte, dove si affollano le anime dei dannati, ansiose di passare sull’altra sponda: i peccatori, gridando e bestemmiando, salgono sulla barca di Caronte, il traghettatore infernale dagli occhi infuocati, mentre il demonio li batte con il remo. Inferno, canto V Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia… (v. 5) ~ I due poeti incontrano, all’entrata del secondo cerchio, Minosse, il giudice infernale, che ringhia orribilmente e giudica i dannati che gli si presentano davanti: attorciglia la coda intorno al proprio corpo tante volte quanti sono i cerchi che le anime dovranno scendere per arrivare al luogo del loro eterno castigo… … “Poeta, volentieri parlerei a quei due che ʼnsieme vanno, e paion sì al vento esser leggieri”. (vv. 73-5) ~ I dannati del secondo cerchio sono i lussuriosi, travolti da una bufera tremenda che non si placa mai. Dante chiede a Virgilio di parlare con due spiriti che lo incuriosiscono perché, a differenza degli altri, volano insieme: sono Paolo e Francesca, due amanti morti in tragiche circostanze… Inferno, canto VI E ’l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gittò dentro a le bramose canne. (vv. 25-7) ~ Nel terzo cerchio sono puniti i golosi, sdraiati in una fanghiglia puzzolente e battuti da una pioggia sudicia. Cerbero è il loro guardiano, orribile cane a tre teste, che graffia e scuoia gli spiriti. Per placarlo, Virgilio prende a piene mani il fango e lo getta nelle avide gole del mostro. Inferno, canto IX “Guarda”, mi disse, “le feroci Erine…” (v. 45) ~ Virgilio mostra a Dante le Erinni, che nella mitologia greca rappresentavano i rimorsi che tormentano gli assassini. Esse sono tinte di sangue e hanno per capelli serpenti aggrovigliati; gridano e si battono il petto, invocando l’arrivo di Medusa, che trasformi Dante in pietra… E quelli a me: “Qui son li eresiarche con lor seguaci…” (v. 127) ~ Il cerchio sesto sembra un vasto e squallido cimitero, su cui si aprono numerosi sepolcri arroventati: i coperchi sono alzati e dall’interno si sentono provenire i gemiti dei dannati. Dante viene a sapere da Virgilio che qui scontano la loro pena gli eretici… Inferno, canto XIII Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno… (v. 10) ~ Dante e Virgilio si ritrovano in un bosco orrido e strano: è la selva dei suicidi, ridotti a piante dopo la morte. Tra i loro rami contorti nidificano le Arpie, mostri dal corpo di uccello e dal volto umano. Inferno, canto XVII …tosto ch’i’ montai con le braccia m’avvinse e mi sostenne; e disse: “Gerion, moviti…” (vv. 95-7) ~ I due poeti, in groppa a Gerione, scendono nell’ottavo cerchio, riservato ai peccatori di frode. Gerione ha la faccia di un uomo giusto; il suo corpo, però, è quello di un serpente, con branche pelose e una coda armata di una forbice velenosa: è l’immagine stessa della frode, dell’inganno. Inferno, canto XIX Le piante erano a tutti accese intrambe… (v. 25) ~ L’ottavo cerchio è diviso in dieci bolge, ciascuna occupata da una diversa categoria di peccatori di frode. Nella terza bolgia Dante incontra i simoniaci, coloro che facevano mercato delle cose sacre: poiché in vita hanno preferito guardare alle cose terrene piuttosto che a quelle celesti, ora sono conficcati a testa in giù nel suolo, con le piante dei piedi infuocate… Inferno, canto XXI “…Però, se tu non vuo’ di nostri graffi, non far sopra la pegola soverchio1”. (vv. 50-1) ~ Nella quinta bolgia sono dannati i barattieri, coloro che hanno usato le loro cariche pubbliche per arricchirsi: immersi nella pece bollente, sono sorvegliati dai Malebranche, demoni alati e neri, armati di bastoni uncinati coi quali afferrano e straziano ogni anima che tenti di emergere dalla pece. 1 Non…soverchio: non venire a galla. Inferno, canto XXIV Tra questa cruda e tristissima copia Correan genti nude e spaventate… (vv. 91-2) ~ La bolgia dei ladri, la settima, è piena di ogni specie di serpenti. I dannati corrono spaventati, con le mani legate da serpi dietro la schiena; non solo: alcune anime subiscono orrende metamorfosi… Inferno, canto XXVI E ’l duca, che mi vide tanto atteso, disse: “Dentro dai fuochi son li spirti…” (vv. 46-7) ~ Il XXVI è il famoso canto di Ulisse, punito anch’egli tra i fraudolenti per l’inganno del cavallo di Troia. L’eroe, come gli altri dannati della sua bolgia, è avvolto in una fiamma; la sua, però, è biforcuta, perché egli sconta la pena con Diomede, che in vita ha peccato insieme a lui. Il re di Itaca racconterà a Dante la propria fine tremenda… Inferno, canto XXVIII …e il capo tronco tenea per le chiome, pesol con mano a guisa di lanterna: e quel mirava a noi e dicea: “Oh me!”. (vv. 121-3) ~ Bolgia nona, i seminatori di discordie. A un tratto appare a Dante un terribile spettacolo: un dannato avanza tenendo in mano la propria testa mozzata, come se fosse una lanterna, e per parlargli la solleva col braccio. Dice di essere Bertran de Born, che, per aver diviso un padre dal figlio, ha il capo reciso dal busto… Inferno, canto XXXII …“Guarda come passi: va sì, che tu non calchi con le piante le teste de’ fratei miseri lassi”. Per ch’io mi volsi, e vidimi davante E sotto i piedi un lago che per gelo Avea di vetro e non d’acqua sembiante. (vv. 19-23) ~ Camminando sul fondo ghiacciato che costituisce l’ultimo cerchio, Dante e Virgilio sono ammoniti da una voce a camminare con attenzione, per non urtare con i piedi i miseri dannati, colpevoli dei peccati più gravi. Dal lago gelato, il Cocito, emergono infatti le teste dei traditori: le loro lacrime cadono sul ghiaccio e i denti battono per il freddo insopportabile… “O tu che mostri per sì bestial segno Odio sovra colui che tu ti mangi, dimmi ’l perché”, diss’io… (vv. 133-5) ~ In un’altra zona del Cocito Dante vede due dannati confitti in una buca, uno dei quali mangia selvaggiamente la testa dell’altro: sollevato il capo dal pasto bestiale, l’anima racconterà di essere il conte Ugolino, che ancora si accanisce contro Ruggieri perché ha condannato a morire di fame lui e i suoi figli… Inferno, canto XXXIV Lo ’mperador del doloroso regno Da mezzo’l petto uscia fuor de la ghiaccia… (vv. 28-29) ~ Nell’ultima zona del Cocito, la Giudecca, è Lucifero, gigante orribile a vedersi, confitto nel ghiaccio fino a metà del petto. L’enorme testa ha tre facce di diversi colori, sotto le quali escono sei ali di pipistrello che, sbattendo, creano il vento che ghiaccia il lago. Sei occhi versano lacrime che si mescono alla bava sanguinosa che esce dalle tre bocche in cui vengono maciullati tre peccatori: Giuda, Bruto e Cassio, i più grandi traditori della storia dell’umanità. Per altre illustrazioni della Divina Commedia di Gustave Doré, comprese quelle di Purgatorio e Paradiso, puoi visitare questi link: http://italiano.sismondi.ch/letteratura/autori/Alighieri/Iconografia/gustave-dore-divina-commediainferno-1861 http://www.capurromrc.it/dore/incisioni.html Per saperne di più su Gustave Doré e sulle sue opere, clicca qui: http://www.settemuse.it/pittori_scultori_europei/gustave_dore.htm