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chiese di bolzano life.p65

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chiese di bolzano life.p65
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parlano
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La chiesa e il
convento dei
domenicani
Il
Trionfo
della
morte
Nella cappella di San Giovanni, il dipinto di maggiori dimensioni, posto sulla parete
orientale in una zona facilmente visibile e che pertanto doveva essere ritenuto molto
importante, rappresenta il Trionfo della morte. Il dipinto appartiene ad un ciclo narrativo che racconta le storie di San Giovanni evangelista e si riferisce alla visione
dell’Apocalisse, che il santo ha quando, nell’ultima parte della sua vita, si ritira sull’isola di Patmos.
Narra il momento dell’arrivo della morte sulla terra e le sue conseguenze nell’aldilà.
E’ diviso in tre parti: al centro domina la figura della Morte, raffigurata come un demone alato a cavallo, con chiaro
riferimento, appunto, a quanto scritto da Giovanni nell’Apocalisse: “Quando l’Agnello aprì il quarto sigillo, udii
la voce del quarto essere vivente che diceva: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo
cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l’Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per
sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.”
La figura scheletrica, che doveva avere un volto particolarmente terrificante (oggi rovinato da una lacuna), imbraccia
un arco con la freccia pronta ad essere scagliata. E’ nuda, tranne che per una cintura da cui pende la grande falce, suo
simbolo. Sotto il cavallo si intravedono numerosi personaggi morti: nobili, re, papi, vescovi, imperatori….
La Morte ha lasciato alle sue spalle due poveri malati e con le vesti lacere: un uomo che si appoggia faticosamente
alle stampelle e una donna (riconoscibile dal velo che le cinge il volto). Quest’ultima indica la Morte con la mano
sinistra, gesto che vuol significare che la Morte, nelle loro condizioni, sarebbe stata una liberazione dalle sofferenze.
Al di sopra si svolge la scena della pesatura delle anime, cui sovrintende San Michele arcangelo, detto, per questo,
psicopompo. Le anime trapassate sono poste su una bilancia: quanto più hanno peccato, tanto più sono ‘pesanti’,
gravate dal peso del peccato. Il diavolo, qui seduto su un braccio della bilancia, in altre raffigurazioni cerca di far
pesare maggiormente l’anima, aggrappandosi al piatto della bilancia. Un angelo accompagna l’anima del giusto da
San Pietro che la accoglie sulla porta del Paradiso.
Inferiormente le anime dei dannati vengono condotte all’inferno: si vede un diavoletto, raffigurato con corna
caprine e zampe artigliate, che trasporta i dannati caricati e legati alla sua schiena; la figura di un altro diavolo è più
rovinata.
Se la Morte non ha degnato di attenzione i due poveri sofferenti, si dirige invece al galoppo verso un gruppo di
cavalieri, posti nella parte destra dell’affresco. Il gruppo è composto da giovani nel fiore degli anni che scappano
verso un castello turrito che ha sì la grande porta di ingresso aperta, ma dentro il quale non giungeranno in tempo.
Due di loro, colpiti dalle frecce, sono già riversi sulle loro cavalcature.
Nell’affresco compaiono alcuni cartigli con delle scritte.
Il significato morale della raffigurazione è chiaro: la
Morte colpisce tutti, indifferente all’età, all’importanza, al censo; e colpisce chi vuole. Nell’aldilà i giusti tro57
veranno salvezza, i tristi punizione.
Una simile tematica rispecchia lo spirito del tempo. Secondo gli studi più recenti, infatti, l’affresco è stato dipinto verso il 1329 (questa data compare in un affresco
raffigurante un Santo domenicano e oranti inginocchiati,
posto nell’ala orientale del chiostro dei Domenicani,
vicino all’ingresso della cappella di San Giovanni, dovuto allo stesso autore che lavora al ciclo interno).
E proprio nel XIV secolo si assiste, in tutta Europa, ad
un profondo mutamento della società. Da un’organizzazione di tipo feudale, fortemente gerarchica, in cui
tutto il potere era in mano alla nobiltà e la ricchezza era
data dal possesso della terra, si passa ad una società
urbanizzata, in cui la ricchezza viene velocemente accu57. 59. 60. 61. 62. Maestro dei Domenicani, Trionfo della Morte, chiesa
dei Domenicani, cappella San Giovanni, particolari.
58. Maestro dei Domenicani, Trionfo della Morte, chiesa dei Domenicani,
cappella San Giovanni.
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mulata praticando il commercio.
Il ceto borghese-mercantile diventa quindi il ceto emergente, che ben presto rivendica anche la gestione del potere
politico, contestando alla nobiltà il primato basato sull’appartenenza familiare. Il tema del Trionfo della morte, con
il suo messaggio egualitario, si presta molto bene a raffigurare istanze di questo tipo.
L’affresco bolzanino risulta, allo stato attuale della ricerca, il più antico dipinto con questa iconografia ancora
conservato in Italia.
Rappresenta una delle possibili varianti sul tema, accanto a quelle della Danza macabra, in cui scheletri che rappresentano vari personaggi (re, papi, nobili ecc.) compongono una sorta di corteo danzante, e dell’Incontro tra i tre
vivi e i tre morti, in cui tre giovani si imbattono in tre bare scoperchiate, con i cadaveri in diversi stadi di decomposizione, e sono invitati a meditare sulla sorte che li aspetta.
La raffigurazione bolzanina non nasce dall’estro creativo del pittore, ma doveva sicuramente seguire delle precise
indicazioni a lui impartite da parte dei Domenicani. Infatti, sia le singole raffigurazioni sia le scritte latine che
compaiono nell’affresco, citazioni letterali tratte dall’Apocalisse di Giovanni e dal Vecchio Testamento, sono in
sintonia con quanto predicato dall’Ordine domenicano, che si fa garante delle verità della fede e del modo ‘giusto’
di passare nell’Aldilà, dove il fedele era immediatamente sottoposto al “Giudizio particolare”, ossia veniva personalmente giudicato per i propri peccati e accolto, o meno, in Paradiso.
Tra i dipinti di questo argomento, il più importante è il vasto ciclo di Buffalmacco nel Camposanto di Pisa,
purtroppo irrimediabilmente danneggiato da un incendio durante la Seconda guerra mondiale.
Rispetto a Bolzano, l’affresco pisano è molto più complesso, ma alcune scene sono simili: in particolare il gruppo
degli storpi che invocano la morte e i morti accasciati per terra. L’affresco di Buffalmacco, dopo una complessa
vicenda critica, viene ora datato verso il 1338-1340, successivamente dunque a quello di Cappella San Giovanni.
Pure successivo è il Trionfo della morte dipinto dall’Orcagna, verso la metà del Trecento, nella chiesa di Santa Croce
a Firenze, e ora conservato, in frammenti, nel Museo dell’Opera della stessa chiesa.
Un’ulteriore raffigurazione molto simile al dipinto di Bolzano si trova nella chiesa di Lucignano presso Arezzo,
databile verso il 1380.
I punti di contatto tra i due affreschi sono innegabili perché anche nell’esempio toscano abbiamo la Morte a
cavallo, con la falce e l’arco, i morti sotto di lei, i malati e i mendici lasciati indenni e due giovani, riccamente
vestiti, verso cui la morte protende il suo arco incoccato. Anche a Lucignano le figure sono accompagnate da scritte.
La differenza più evidente, oltre alla mancanza della scena della pesatura delle anime e del loro arrivo in Paradiso,
sostituita dalla figura di Cristo, e al gruppo dei cavalieri in disperata fuga che a Lucignano diventano due nobili
intenti a conversare, sta nella figura della Morte, la cui ‘terribilità’ è qui meno accentuata. Scompaiono le lunghe ali,
che nell’esempio bolzanino conferiscono dinamica aggressività, la figura è ricoperta da una lunga veste cinerina che
nasconde il corpo scheletrito, e anche il cavallo è meno emaciato.
L’interpretazione bolzanina è pertanto più espressionistica, quella toscana più meditativa.
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63. Trionfo della Morte, Lucignano (Arezzo).
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