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900 secolo di massacri e genocidi

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900 secolo di massacri e genocidi
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Materiale didattico a cura di P. Carmignani per la classe quinta A liceo scientifico GR
IL '900 SECOLO DI MASSACRI E GENOCIDI
Finalità:
Questo modulo di storia si propone di far riflettere gli alunni su un fenomeno che,
purtroppo, ha caratterizzato il secolo scorso e che viene raramente affrontato in classe.
Dal punto di vista formativo il modulo si propone di contribuire a rinforzare negli alunni il
rifiuto di comportamenti di oppressione e violenza nei confronti di popolazioni ritenute
inferiori e/o dannose per la realizzazione di modelli sociali "superiori" ed elitari, in nome
di "ideali" nazionalisti, razzisti o politici.
Obiettivi:
Saper individuare i principali casi di sterminio e/o genocidio avvenuti nel corso del '900
collocandoli nello spazio, nel tempo e nel contesto politico-socio-economico-culturalereligioso.
Saper riconoscere la cause che hanno provocato gli eventi affrontati.
Saper ricostruire oralmente e/o per scritto gli aspetti principali degli eventi.
Saper fare un confronto per evidenziare le differenze e le somiglianze
Saper riconoscere i termini specifici utilizzati per denominare particolari eventi
Saper problematizzare ed attualizzare questi eventi.
Tempo:
Ottobre
Metodo:
Lezione frontale, analisi di dati, cartine, brani storiografici.
Valutazione:
verifica scritta (questionario) per tutti; interrogazione orale a campione.
Unità n° 1: introduzione
Al di là di ogni interpretazione, purtroppo, il '900 sarà ricordato soprattutto come il secolo
di Auschwitz. Durante gli anni della seconda guerra mondiale, il regime nazista tedesco,
con la collaborazione di altri regimi europei collaborazionisti, fra cui anche quello
italiano, si rese responsabile di uno sterminio di massa come endlösung (soluzione finale)
della cosiddetta questione ebraica. Sei milioni di sventurati, dopo aver subito
discriminazioni, ghettizzazione, concentrazione, vennero, come tappa finale, sterminati in
camere a gas costruite appositamente per questo compito. Insieme agli ebrei, persero la
vita, nei lager tedeschi, altri sei milioni di persone tra prigionieri di guerra, testimoni di
Geova, zingari, oppositori politici, ecc.
Questa immane tragedia non è sufficiente a rendere giustizia, però, di tutti gli altri milioni
di sventurati che, nel corso del secolo della terza rivoluzione industriale, sono stati vittime
di aguzzini che , in nome di ideali nazionalistici, razziali o, d'altro genere, si sono
macchiati di efferati delitti.
Prima di affrontare qualunque tema specifico dobbiamo ricordare che nel ‘900 sono stati
perpetrati altri stermini e/o genocidi fra cui:
1) ai danni del popolo armeno (oltre 1 milione di persone ad opera del governo turco nel
1915, ovvero durante la Grande Guerra.
2) contro milioni di persone nei campi di lavoro coatto del sistema Gulag nell'Unione
Sovietica, soprattutto durante gli anni del potere staliniano.
3) ai danni del popolo cambogiano ad opera dei Khmer rossi di Pol Pot (circa 2 milioni)
nel 1975 con lo scopo di ricostruire una nuova società cambogiana.
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4) contro gli indios dell’Amazzonia ad opera dei cercatori d’oro e dei proprietari
brasiliani, con la complicità di uomini di governo.
5) fra tutsi e hutu in Ruanda durante la guerra civile degli anni ‘90 (oltre 500.000 morti).
6) contro il popolo curdo ad opera dell’esercito di Saddam Hussein in Iraq con l’uso di
gas nervini.
7) contro le popolazioni bosniache e kosovare, soprattutto musulmane, nei territori dell'ex
Jugoslavia negli anni '90 vittime dei disegni della cosiddetta "pulizia etnica".
NON SI DEVE PENSARE CHE TALE PROBLEMA SIA SOLTANTO UN
FANTASMA DEL PASSATO; E’ NECESSARIO CHE L’UOMO CIVILE SI ASSUMA
LE RESPONSABILITÀ MORALI DEI DELITTI COMPIUTI CONTRO I PROPRI
SIMILI, PERCHÉ IL RICORDO RIMANGA VIVO NEI CUORI E NELLE MENTI
DELLE GIOVANI E FUTURE GENERAZIONI.
Strage: uccisione violenta di un gran numero di persone (Devoto-Oli, Diz.
Lingua it.)
Massacro: Strage perpetrata con crudele e sanguinario accanimento.(DevotoOli, Diz. Lingua it.)
Eccidio: Uccisione sistematica e raccapricciante per il numero delle vittime.
(Devoto-Oli, Diz. Lingua it.)
Genocidio:Distruzione sistematica di un gruppo etnico, razziale o religioso
mediante il massacro di individui, la dispersione delle famiglie e delle
comunità, la soppressione delle istituzioni sociali, politiche, religiose,
culturali, dei monumenti storici e dei documenti d'archivio.(Battaglia,
Grande Diz. della lingua it.).
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IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI
[liberamente tratto da Armeni. Il genocidio dimenticato di Sergio De Santis in Storia e
Dossier n. 103 marzo 1996]
Etnia di origine caucasica gli armeni appartengono ad una Chiesa cristiana scismatica
guidata dal patriarca apostolico gregoriano; i fedeli di questa dottrina praticano la
confessione monofisita, l'unica, ancora esistente dopo il Concilio di Calcedonia del 451
d.C. e condannata sia dalla Chiesa romana che, successivamente, dalle Chiese ortodosse.
L'Armenia è un territorio, compreso fra l'attuale Turchia, l'Iran e la Russia caucasica.
Oggi esiste una repubblica indipendente di Armenia (ex URSS) che, però, non comprende
tutto il territorio originario della regione.
Storicamente gli armeni furono sottomessi dall'impero degli Zar, dallo Scià di Persia e dal
Sultano di Bisanzio.
Nella penisola anatolica vi erano 6 vilayet (province) che costituivano la cosiddetta
Grande Armenia ed una provincia, Piccola Armenia, nel meridione della penisola.
Durante il dominio Ottomano gli armeni (circa 2 milioni) distribuiti in queste regioni, ma
presenti in comunità anche a Costantinopoli dove si era sviluppata un'oligarchia bancaria e
mercantile ricca, sono sottoposti al pagamento di pesanti tasse per continuare a praticare la
loro religione monoteista e biblica (dunque tollerata dai musulmani). Pur avendo una certa
libertà non possono portare armi, né accedere a cariche politiche o intentare cause contro
musulmani; nel 1873 ottengono la qualifica di millet, ovvero di "nazione"in senso
religioso, ma non politico.
La minoranza armena che ebbe la protezione degli zar, nel corso dell'800, vede peggiorare
la propria condizione man mano che la "questione d'oriente" s'aggrava e l'impero
ottomano perde territori (Grecia, Algeria, Tunisia, penisola balcanica, Libia) rimanendo
solamente con una striscia di territorio sul Bosforo ed a ridosso dei Dardanelli alla vigilia
della Grande Guerra.
Dopo la guerra serbo-turca che vide l'intervento della Russia a fianco della Serbia, nel
Trattato di S. Stefano, la questione armena viene citata per la prima volta e poi presentata
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ufficialmente nell'articolo 61 del Trattato di Berlino, che impegnava il governo turco a
compiere passi per migliorare le condizioni delle comunità armene.
Questo fatto segna l'inizio del declino del rapporto di tolleranza turco nei confronti degli
armeni. La situazione si aggrava quando gruppi di giovani armeni, organizzatisi all'estero,
compiono attentati di stampo nazionalistico contro obiettivi turchi. Il governo del sultano
risponde con i pogrom, ovvero spedizioni punitive di soldati e gendarmi con la complicità
delle popolazioni locali (turchi, ma soprattutto curdi) finalizzate a terrorizzare le comunità
armene. Tra il 1894 e il 1896 si contano circa 30.000 morti, secondo le stime francesi,
50.000 secondo quelle inglesi, 300.000 secondo il Patriarcato apostolico
Nel luglio 1908 i Giovani Turchi, movimento nazionalistico, prende il potere con un
golpe, il loro programma comprende la salvaguardia dell'integrità nazionale dell'impero, la
modernizzazione e la laicizzazione dello stato con l'introduzione, anche, di un sistema
parlamentare democratico.
Nei giochi di potere prende però il sopravvento l'ala nazionalistica del movimento e dopo
aver sconfitto un estremo tentativo del vecchio sultano, consolidano la loro posizione tre
personaggi Enver Bey, Jemal Bey, rispettivamente maggiore e colonnello dell'esercito, e
Talat, un oscuro impiegato delle poste.
In questa fase, a seguito dell'appoggio che alcuni armeni delle comunità locali avevano
dato alle forze controrivoluzionarie in Cilicia (Piccola Armenia) nella città di Adana, si
conteranno dopo la repressione circa 30.000 morti armeni vittime di assurde atrocità:
spellati vivi, crocifissi, squartati, sventrati.
Dopo la perdita della Libia (1911-1912), a seguito della guerra contro l'Italia, e delle terre
europee, a seguito delle guerre balcaniche, fallito il tentativo di mantenere integro
l'impero, il potere reale si concentra sempre più nelle mani di Talat, Enver e Jemal
insigniti tutti del titolo di Pascià che, nel febbraio 1914, s'insediano al potere supremo
dove resteranno fino al termine della Grande Guerra.
Il modello politico-ideologico seguito dal triumvirato fu quello della Germania
guglielmina, uno stato moderno, dinamico, autoritario, nazionalista, con cui l'Impero
ottomano aveva stabilito uno stretto legame economico (costruzione della ferrovia
Berlino, Bisanzio, Baghdad) e militare; .
Il 31 ottobre 1914 l'impero ottomano entra in guerra a fianco degli imperi centrali, mentre
gli armeni sono divisi fra la "Sublime Porta" e la Russia.
Dopo una fallita avanzata turca, nel marzo 1915 i Russi dilagano nelle province armene
del territorio ottomano. Gli armeni rifiutano di compiere attacchi di guerriglia contro i
russi e questo segna il loro destino. Durante la ritirata turca migliaia di armeni vengono
massacrati.
Il 24 aprile 1915 a Costantinopoli i gendarmi compiono una retata contro l'èlite culturale
armena: politici, giornalisti, commercianti, avvocati, funzionari che costituivano la guida
delle varie comunità armene.
Eliminati i "pastori" si dà l'avvio "all'evacuazione militarmente necessaria delle zone di
guerra" che consiste in una deportazione coatta verso località del medioriente turco, di
popolazioni ritenute ufficialmente pericolose. L'operazione si svolgerà fra maggio e
luglio e riguarderà le sei province della Grande Armenia, poi la Cilicia e gli agglomerati
urbani fra agosto e settembre.
L'unico Atto ufficiale che sancisce questa operazione fu una risoluzione del Consiglio dei
Ministri del 27 maggio 1915 che autorizza i militari a trasferire coattivamente in altre
località individui o gruppi di popolazioni sospettate di tradimento o spionaggio.
Successivamente un Decreto stabilisce che le persone interessate dal decreto di
trasferimento coatto hanno tempo (2-5 giorni) per vendere i loro beni, sistemare i loro
affari e prepararsi al villaggio. Gli uomini validi, i militesenti e gli anziani, spesso,
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vengono fatti partire per primi a piccoli gruppi ed uccisi in campagna dopo qualche
chilometro di marcia.
Ci sono testimonianze del console americano di Trebisonda, di ufficiali e personale
diplomatico tedesco che riferiscono di queste partenze coatte in cui, spesso, le stesse
donne e bambini sono vittime delle violenze dei soldati o di gruppi di curdi o popolazioni
turche locali che nutrono odio e sospetto verso gli armeni. Le marce avvengono sotto il
sole torrido e senza acqua, chi muore viene lasciato per strada o gettato nel fiume.
La stragrande maggioranza degli armeni muoiono per strada vittime della sete, delle
malattie e, soprattutto, delle bande di tchetté, ovvero membri di un corpo speciale di
30.000 uomini (delinquenti comuni) organizzati, armati ed assoldati nel Techkilat I
Mahsousse istituito dal dottor Nazim e guidato da Behaeddin Chakir. Dopo mesi di marcia
nel deserto infuocato, chi arriva a destinazione, nel deserto della Mesopotamia, muore di
stenti perché non esistono campi organizzati d'accoglienza.
Le prime denunce arrivano dopo pochi mesi ma il governo turco negherà con persistenza
ogni accusa. Nel 1916 appare il "Libro Blu" del governo britannico con le testimonianze
dell'Anglo-Armenian Association ed in Germania "Il rapporto segreto sui massacri
d'Armenia", mentre negli USA il console Leslie Davis aveva fatto pervenire
all'ambasciatore rapporti dettagliati sui massacri.
Durante la Conferenze di Parigi (gennaio-giugno 1919) sarà istituito un processo in cui
una corte marziale si pronuncerà contro i responsabili in contumacia dei massacri.
Il governo turco ammette la morte di 800.000 armeni. Anche a Costantinopoli si apre un
processo contro tutti i membri dei gabinetti di guerra ma, i principali responsabili, i capi
dell'Ittihad sono già fuggiti su una nave, la Lorelei, in Germania.
Gli imputati, tutti latitanti, vengono condannati a morte, ma la Germania non intende
estradare i colpevoli.
Un gruppo di giovani armeni dà avvio all'Operazione nemesi, ovvero al sistematico
assassinio dei responsabili delle stragi armene. I membri del triumvirato muoiono o per
mano degli armeni o, per altre cause, tra il 1921 e il 1923.
Nel 1923 la Turchia riorganizzata da Mustafa Kemal detto Ataturk (padre della Turchia)
viene ufficialmente riconosciuta dal Trattato di Losanna firmato da Gran Bretagna,
Francia e Italia.
La linea del nuovo governo continua per la modernizzazione e la laicizzazione del paese,
ma in un'ottica di omogeneizzazione delle diverse etnie. Questo comporta la fine del
programma di una repubblica armena indipendente.
I numeri sulle vittime di questi massacri sono diversi, ci sono stime più alte che tendono a
massimizzare questi eventi e stime più moderate e che interpretano questi eventi non come
un genocidio ma una tragedia inevitabile (difesa dei governi turchi). Si ritiene, prendendo
come stima il Libro Blu, che nel 1914 gli armeni fossero 1.800.000, di questi un terzo fu
ucciso, un terzo morì di stenti, mentre un terzo sarebbe sopravvissuto. Nel 1927, al
censimento, si contano 123.602 armeni, quindi circa 500.000 sarebbero mancanti. Si
pensa che il terzo mancante potrebbe essere così ripartito: 200.000 emigrati in Russia,
200.000 integratisi e dissoltisi tra le popolazioni islamiche mediorientali, 100.000 facenti
parte della cosiddetta "diaspora armena" tra il 1921 e il 1923.
La questione della strage degli armeni è stata oggetto di intepretazioni diverse da parte
degli storici; alcuni, basandosi su prove documentali (telegrammi cifrati, ecc.), sono
convinti assertori della realtà di queste stragi concepite anche a tavolino dai leaders
politici del tempo; altri, cosiddetti"riduzionisti", tendono a ridimensionare questi episodi
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di cui si ammette l'esistenza ma si nega qualunque tipo di "soluzione finale" armena,
spiegando i massacri come frutto di abusi ed eccessive violenze dei gendarmi.
I negazionisti turchi hanno però trovato poca credibilità presso gli storici di altri paesi ed
oggi si riconosce la validità di coloro che ammettono l'esistenza del massacro
distinguendolo però dalla "soluzione finale" della questione ebraica.
Sterminio premeditato o incidentale il massacro degli armeni si discosta dalla Shoah per
almeno tre motivi: mancanza di una lucida follia ideologica svincolata da qualsiasi
obiettivo politico, mancanza di una macchina burocratica e industriale impiantata per il
massacro, espansione a macchia d'olio del progetto di sterminio anche in altri paesi.
Il massacro degli armeni fu organizzato come un pogrom, come un affare interno
ottomano ed infine come scontro fra due nazionalismi moderni, omologhi e contrapposti.
Si consiglia di vedere due films:
ARARAT e La masseria delle allodole
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