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La banca ha 120 anni ma non li dimostra
Notiziario N° 198 - Giugno 2012 per i soci Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano La banca ha 120 anni ma non li dimostra Festeggiamenti: dalla benedizione del vescovo, alle porte aperte alla città, allo spettacolo parlato e cantato di Ombriano. Presenti i vertici nazionali delle Bcc. E una lezione di storia, tutta da leggere. p.12 p.16 CONOSCIAMOLI DA VICINO IL NOSTRO PATRIMONIO ARTISTICO Monte, feeling tra banca e paese I nostri soci per il restauro del Duomo p.24 SOCI, AZIENDE E CATEGORIE 4 nuovi prodotti per il territorio I nostri ricordi Il grandioso successo nel S. Agostino: gremita la Pietro Da Cemmo La manifestazione era stata sponsorizzata dalle Casse rurali di S. Maria e di S.Bernardino, di Sergnano e Casale Sommario PAG.2 Come eravamo: 1986 Tripudio per il canto corale PAG.3 Giroletti: guardare avanti PAG.5 120 anni, stesso obiettivo PAG.7 Bilancio 2011, banca solida PAG.9 Bcc, un sistema a rete PAG.12 Monte: feeling banca-paese PAG.16 I nostri soci per il Duomo PAG.17 Cattedrale, nuova a ottobre PAG.18 Concerto, standing ovation PAG.20 “C.D. 120” e finanziamenti Una delle corali che ha partecipato alla terza rassegna internazionale di canto corale, promossa dal gruppo «P. Marinelli» dell’istituto musicale «L. Folcioni» di Crema. S iamo nell’ottobre 1986. I giornali locali di quel tempo, il quodiano «La Provincia» e il settimanale «Il Nuovo Torrazzo», scrivono di un grande appuntamento: il canto corale nella sala Pietro Da Cemmo a cura del gruppo «P. Marinelli» dell’istituto musicale «L. Folcioni». Si tratta della terza edizione della rassegna internazionale che tanti consensi ha raccolto negli anni precedenti, suscitando un vasto interesse tra gli appassionati. La serata, «sponsorizzata dalle Casse rurali e artigiane di S. Maria della Croce e di S. Bernardino di Crema, Sergnano e Casale è imperniata sull’esibizione di tre formazioni corali: due italiane e una jugoslava. Dalla Slovenia è arrivato a Crema il complesso vocale «Nonet Vitra» di Ribnica, «una formazione interamente femminile, composta da nove coriste». Dall’Italia provengono gli altri due gruppi. L’accademica Polifonica «C. Monteverdi» di Poggio Rusco, nel Mantovano, è composta da dilettanti che uniscono all’amore per la musica un costante impegno degno dei più seri professionisti. Infine i Minipolifonici di Trento. Ma come è andata a finire? Ecco il resoconto delle cronache dell’epoca. «La terza rassegna internazionale del canto corale è stata coronata 02 dal consueto successo tecnico-spettacolare e di pubblico. La sala Pietro da Cemmo si è rivelata ancora insufficiente ad accogliere una manifestazione musicale di indubbio valore culturale». E ancora: «Un pubblico scelto di appassionati e di autorità, ugualmente attratti dalla bellezza e dal fascino del canto corale, ha seguito le esibizioni dei complessi che hanno raccolto l’invito del “Marinelli”, con estremo interesse e simpatia. Applausi scroscianti e convinti hanno accompagnato le esecuzioni dei “Minipolifonici di Trento”, di “Nonet Vitra” di Ribnica e dell’Accademia Polifonica “C. Monteverdi” di Poggio Rusco: tre impostazioni, tre scuole diverse». Infine: «Anche questa rassegna ha dimostrato che, dietro il coro, c’è una cultura musicale, c’è la realtà di una scuola di musica come premessa indispensabile per affrontare il canto a livelli elevati» ha commentato il prof. Giuseppe Costi del «Folcioni» e maestro del coro di voci bianche dello stesso Istituto, nonché del «Coro Cai» di Crema. E una nota polemica: «Purtroppo l’iniziativa non è vista molto bene dalle nostre corali» ha sottolineato il presidente del «Marinelli», Franco Guerini Rocco. Il motivo? «Forse la gelosia». PAG.22 Sponsor di talent scout PAG.24 Che fare dei miei soldi? PAG.25 Termini finanziari: dizionario PAG.26 Viaggi/1: Cuba, indimenticabile PAG.27 Viaggi/2: brindare al 2012 con lo champagne a Parigi PAG.28 Sport: che Liberazione! L’arrivo stavolta è in volata PAG.29 Sport: Trofeo Dossena Especial e grande basket PAG.30 Libri: tutti i misteri della chiesa di Sant’Antonio Abate svelati da don Emilio PAG.31 Cucina: primo di profumi e un dessert alla samba Le nostre riflessioni Continuità e rinnovamento Per guardare avanti. Con fiducia I l nostro giornale rinnovato nei contenuti e nella grafica. Dopo 120, si può. Per mantenersi giovani e riappropriarsi dell’entusiasmo di guardare avanti. Con fiducia. E questa voglia di stare sempre al passo con i tempi la si capta subito dall’impaginazione: moderna, incisiva ed efficace. Che vuole trasmettere quattro messaggi. Il primo: sia- mo un istituto di credito che sa essere innovativo nei rapporti con i soci, la clientela e il mercato. Il secondo: pur volendo rimanere un istituto di credito con ben piantate le proprie radici nel territorio di riferimento, non è “provinciale” nel senso riduttivo del termine, ma riflette su questioni di interesse globale: lo possiamo fare perché siamo parte dell’unica rete di banche locali che ha migliaia di sportelli collegati con i mercati di tutto il mondo. Il terzo messaggio: vogliamo essere una banca che si apre all’esterno perché desideriamo farci conoscere da tutti coloro che abitano, lavorano e studiano nelle aree in cui Banca Cremasca ha soci e filiali. Ma siamo anche una banca che vuole accogliere, come fosse una spugna, i messaggi e gli stimoli che arrivano dalla comunità nella quale opera. Infine - ecco il quarto messaggio - consideriamo fra i nostri compiti quello di favorire una più approfondita educazione bancaria e finanziaria che fa crescere culturalmente chi si rivolge al nostro istituto di credito. E’ anche questo un modo per celebrare, ma sempre con lo sguardo rivolto al futuro, i nostri primi 120 anni di vita. E sull’avvio delle celebrazioni, iniziate nel mese di marzo con l’apertura della banca alla città e il piacevole incontro nella palestra di via Toffetti con ospiti illustri, parleremo in queste pagine del giornale. Ma quel che mi preme sottolineare è che la mission di questa banca è sempre rimasta la stessa, fin dall’800 quando siamo nati: non è raggiungere “la ricchezza per la ricchezza”, ma incentivare lo sviluppo integrale dell’uomo e la crescita del territorio in cui vive. Ma questo concetto va reso sempre attuale con strumenti e linguaggio innovativi. Come lo è questo giornale. Francesco Giroletti Il coraggio di accettare il confronto Il presidente ha fornito cifre di prim’ordine della banca in un convegno alla Libera Artigiani La foto di gruppo con i partecipanti alla discussione nella sede della Libera Artigiani di Crema. Erano presenti i rappresentanti degli istituti di credito operanti nel Cremasco. «Nel 2011 c’è stato un incremento del 4% dei nostri impieghi, pari a 15 milioni di euro, e questo nonostante il momento difficile. Nel 2008, quando è iniziata la crisi, c’è stato un aumento del 6%, seguito da un +11% del 2009 e da un +7% del 2010». Lo ha spiegato il presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti, invitato come relatore alla tavola rotonda organizzata il 16 febbraio scorso dalla Libera associazio- ne artigiani di Crema. Erano presenti, nella sede dell’organizzazione, in via Di Vittorio, i rappresentanti dei principali istituti di credito che operano nel Cremasco, oltre ai vertici di Artfidi, il Consorzio fidi di Casartigiani Lombardia. Molto seguito è stato il discorso del presidente Giroletti perché ha fornito cifre sulla banca che sono di prim’ordine. «Sono 403 i milioni che abbiamo erogato» ha aggiunto, «e per l’80% proprio alle realtà produttive del territorio. I nostri tassi sono in media del 3%, e risultano inferiori non solo a quelli adottati a livello regionale, ma anche a livello provinciale». Banca Cremasca, insomma, ha messo le proprie carte sul tavolo dimostrando di essere una realtà creditizia eccellente. E i dati illustrati sono ancora più significativi perché rapportati a una crisi economica che sta picchiando duro anche nelle aree dove l’istituto è radicato. Ma nonostante le difficoltà in cui si sta dibattendo l’economia, Banca Cremasca ha documentato, cifre alla mano, di essere vicina a famiglie e imprese. In tutti i modi. Non facendo, innanzitutto, mancare il credito, che è la benzina nel motore delle aziende. Lo si è ben capito nella tavola rotonda, indetta da un’associazione che rappresenta artigiani, micro e piccola impresa, che Banca Cremasca sta facendo il suo mestiere di banca. Credendo negli imprenditori che, nonostante tutto, stanno dimostrando di volere e sapere resistere. Infatti, una considerazione emerge certa: non solo l’istituto favorisce l’accesso al credito delle imprese, ma fa pagare il denaro meno di altri concorrenti. Perché sa che gli imprenditori hanno sì bisogno di soldi, ma devono pagarli il giusto. 03 04 Le nostra storia Era il 25 marzo 1892 quando è nata la Cassa rurale di San Bernardino, la prima tra le cinque Casse rurali del Cremasco che diedero vita a Banca Cremasca. Chi ebbe l’idea, chi diede inizio a queste banche e a quale disegno obbediva. I fatti raccontati nella loro cruda essenzialità. C hi ben comincia… Sono partite con il piede giusto le celebrazioni dei 120 anni di Banca Cremasca. Era una splendida giornata di sole il 25 marzo scorso. Come forse lo era anche il 25 marzo del 1892 quando è nata la Cassa Rurale di San Bernardino, la più antica tra le cinque Casse rurali del Cremasco (le altre erano quelle di Santa Maria della Croce, Montodine, Sergnano e Casale Cremasco) che grazie alla loro unione hanno dato vita all’attuale Banca Cremasca. La quale oggi può contare su 19 filiali, una delle quali a Caravaggio, in provincia di Bergamo, e su un numero complessivo di 2.800 soci. Tanti. E altri ne verranno nei prossimi anni. Partiamo subito dalla cronaca. L’istituto ha onorato il proprio compleanno con un duplice appuntamento: alle 10.30, presso la sede centrale di piazza Garibaldi, sono stati accolti i soci e il vescovo della città, monsignor Oscar Cantoni, che, benedicendo i locali, ha sottolineato le radici cattoliche delle Casse rurali e la loro importanza nel contrastare l’usura che aveva colpito soprattutto le classi più povere. Molte le autorità presenti: dal presidente nazionale di Federcasse, Alessandro Azzi, alla presidente della Banca di credito Malatestiana, Enrica Cavalli, responsabile anche del gruppo femminile dell’associazione delle donne del credito cooperativo, dall’assessore provinciale Paola Orini a quello comunale Luciano Capetti, al presidente del consiglio comunale Antonio Agazzi. Ma soprattutto Banca Cremasca ha voluto aprire le proprie porte alla città. Per far conoscere la struttura a chiunque lo desiderasse. La risposta del pubblico è stata generosissima. Concluso il buffet nella sede di piazza Garibaldi, nel primo pomeriggio la festa si è spostata nel quartiere di Ombriano, presso la palestra di via Toffetti, per lo spetta- Sono già trascorsi 120 anni, ma l’obiettivo resta il bene comune E’ stata una lunga giornata quella del 25 marzo scorso, ma ne è valsa la pena. Davvero. Cosa è successo. colo «Su un trattore arancio la storia della nostra terra» con il talk show diretto dal giornalista Paolo Massobrio e l’esibizione del cantautore Giorgio Conte, fratello del celebre cantautore Paolo. Anche in questo caso, ottimale è stata la risposta dei soci. Palpabile la soddisfazione del presidente Francesco Giroletti e del vertice della banca. Un istituto che prese ispirazione dalla «Rerum Novarum», l’enciclica di Papa Leone XIII promulgata nel 1891, che definì i contenuti della Dottrina Sociale della Chiesa. Fu sulla scia di quel documento fondamentale del Magistero ecclesiastico che nacquero le prime Casse rurali, per iniziativa di parroci locali. Tra queste, le due di Santa Maria e di San Bernardino, a opera dell’avvocato Carlo Contini e dei due rispettivi parroci, don Agostino Fasoli e don Paolo Ghilardi. Oggi, nella sola Lombardia, sono 830 gli sportelli che fanno riferimento alla loro federazione - Federcasse -, e l’insieme degli istituti di credito che si riconoscono negli stessi valori rappresenta il quarto gruppo bancario a livello nazionale. Ha sottolineato il presidente Giroletti: «L’obiettivo che contraddistingue la nostra tipologia di banca non ha perso la sua attualità, perché non c’è mai termine al processo di miglioramento del bene comune che rappresenta la nostra linea guida. Non si tratta di semplice retorica, ma di proseguire concretamente un cammino che ha come meta l’estensione dell’accesso al credito perché sia strumento di emancipazione sociale e l’educazione al risparmio come via per la responsabilizzazione delle persone». Nessuna retorica. Solo fatti, raccontati nella loro essenzialità. Il discorso del numero uno di Banca Cremasca, infatti - ricco anche di riferimenti storici per illustrare come le casse rurali non solo furono figlie del loro tempo fin dalla nascita, ma portarono un forte valore aggiunto nelle società in cui si sono radicate - ha definito perfettamente la mission dell’istituto di piazza Garibaldi: «Cerchiamo di realizzare un fine: il bene comune con strumenti che permettano la crescita dell’uomo». E’ difficile trovare espressioni di questo tipo sulla bocca di responsabili di banche che non siano profondamente dentro al mondo della cooperazione del credito. «Furono i francescani i primi banchieri, l’ordine dei frati che aveva fatto della povertà, ma non della miseria la centralità della propria identità religiosa» ha ricordato Giroletti nel suo avvincente, esplicativo e didascalico excursus storico, culturale e di economia-politica. «Secondo i francescani l’elemosina aiuta a sopravvivere, ma non a vivere» ha sottolineato. «Perché vivere significa produrre e l’elemosina non aiuta a 05 Momenti clou: tanta gente nella sede centrale, l’ora del buffet, il talk show gestito dal giornalista Paolo Massobrio, l’esibizione di Giorgio Conte, il pubblico presente allo spettacolo nella palestra Toffetti di Ombriano. produrre». Ecco da quali idee, condivisibili ancora oggi, nascono gli istituti di credito nei quali, in Italia, milioni di persone hanno un conto corrente o stanno comprando delle obbligazioni o dei pronti contro termine. Dopo i francescani, i Monti di Pietà. Da queste istituzioni, rimarca ancora il presidente di Banca Cremasca, «ha preso vita il concetto di banca moderna». I Monti di Pietà, infatti, «sono esempi di erogazione di microcredito che davano la possibilità di produrre, di creare ricchezza, di farla circolare nei borghi e nelle città: questa è ciò che noi definiamo economia di mercato». Il 1° Monte fu fondato nel 1462. «A darne impulso notevole, due frati minori: San Bernardino da Siena e S. Bernardino da Feltre». Questa struttura prese vita anche a Crema nel 1496, ma l’avvio è del 1492, anno in cui Cristoforo Colombo scoprì l’America. “E nel nostro territorio, fin da quei tempi, si parlava già di “banche” e di “economia reale”» rievoca Giroletti. Da qui sono nate le radici - diventate poi sempre più profonde - di un modello di impresa bancaria. Non bisogna dimenticare, sottolinea infatti il presidente di Banca Cremasca, che S. Bernardino, nel suo trattato «Sui contratti e sull’usura» - dopo aver condannato aspramente questa forma di prestito per gli interessi da strozzino e le scadenze capestro di restituzione dei mutui che causavano la perdita del patrimonio da parte del debitore – S. Bernardino, si diceva, ha affrontato «i temi della giustificazione della proprietà privata, dell’etica del commercio e, analizzando la figura dell’imprenditore moderno, ne ha definito le virtù che lo debbono caratterizzare: efficienza, responsabilità, laboriosità e assunzione del rischio. Elementi che hanno a che fare con il modello di banca di cui parliamo oggi». Ma gli ingredienti storici non finiscono qui. Se i frati francescani furono i primi banchieri, e se due frati minori come S. Bernardino da Siena e S. Bernardino da Feltre diedero impulso ai Monti di Pietà, le Casse rurali sorgono sul modello nato in Prussia, nell’attuale Germania del Nord, ad opera di Friederich Raiffeisen che, racconta sempre Francesco Giroletti, «negli anni Settanta del 1800 si mosse per migliorare le condizioni di vita della classe rurale, in una situazione di estrema crisi che investiva l’intera Europa». Il modello era lì pronto per essere adottato. E, infatti, fu preso ad esempio dall’avvocato Leone Wollemborg che nel 1883 ha creato la prima Cassa rurale italiana a Loreggia, in provincia di Padova. Poi nel 1892, ad opera di don Luigi Cerutti, è nata la prima Cassa Rurale Cattolica. Proprio «lo stesso anno in cui viene fondata la nostra Cassa Rurale dei terrazzani di San Bernardino (25 marzo) e la Cassa Rurale di Santa Maria il 27 novembre. Sono le prime due Casse rurali cremasche di matrice cattolica, entrambe sorte con il contributo di due sacerdoti: don Paolo Ghilardi e don Agostino Fasoli affiancati dall’avvocato Carlo Contini, con spirito meno confessionale e più liberale». Nel 1909 fu la volta della Cassa rurale di Montodine realizzata da don Bombelli, curato di Izano, e di don Paolo Spoldi, nativo di Montodine. Nel 1922 fu la volta, invece, della Cassa rurale dei depositi e prestiti di Sergnano e dei paesi limitrofi, su impulso di don Francesco Ghisoni che la edificò con spirito tipicamente confessionale perché per frequentare la banca si doveva frequentare anche la chiesa. Infine, nel 1964, arrivò la Cassa rurale di Casale Cremasco per volontà di Giambattista Lucini. La domanda a questo punto diventa obbligatoria: perché furono soprattutto i sacerdoti a fondare questi istituti di credito? La risposta l’ha fornita il presidente di Banca Cremasca: «Furono loro a concretizzare i principi della Rerum Novarum, quali anelli terminali di una catena gerarchica costituita per portare alla periferia il progetto religioso e le iniziative sociali elaborate ai vertici.Furono loro l’alternativa al mondo liberale e ai rappresentanti della cultura laica perché il parroco considerava la fondazione di questi istituti di credito un’azione pertinente della sua scelta religiosa e del suo impegno pastorale, e una parte essenziale del suo magistero religioso». Una parte del successo delle Casse rurale, spiega ancora Giroletti, è dovuta proprio alla «fiducia» che la comunità poneva nel suo parroco. Erano parrocchiani certi della moralità del loro pastore. «E la fiducia è la leva più potente di ogni progresso. La fiducia nella persona, nelle idee e nei progetti è la base dell’intuizione della banca cooperativa locale» ha rimarcato il presidente di Banca Cremasca. Una banca solida Il bilancio 2011 è stato votato dall’assemblea dei soci il 20 maggio Utile di oltre 1,7 milioni, coefficiente patrimoniale di solvibilità superiore del doppio al minimo previsto, più finanziamenti a imprese e famiglie, molteplici le attività di supporto al territorio e le iniziative di beneficenza. Dai «bond territoriali» al «Piano famiglia». Ispezione di Bankitalia: risultanze positive. Il tavolo della presidenza. Da sinistra: Mauro Regazzetti (vice direttore), Mario Tagliaferri (presidente del Collegio sindacale), Giuseppe Capellini (vice presidente), Francesco Giroletti (presidente dell’istituto), Cesare Cordani (direttore generale) e Giovanni Barbaglio (notaio). l bilancio 2011 di Banca Cremasca si è chiuso con un utile netto di oltre 1,7 milioni, con un patrimonio di vigilanza di 67,7 milioni, un coefficiente di solvibilità superiore al minimo previsto, pari all’8%, attestandosi al 16,85%, impieghi per 397 milioni (+ 4% rispetto al 2010), beneficenza e liberalità per 267 milioni, mentre ha elargito 573 mila 134 euro per sponsorizzazioni, eventi ed iniziative a favore dei soci, clienti e comuni. Questi numeri significativi indicano che l’istituto continua a fare utili per continuare a fare investimenti anche in tempo di crisi, che la banca è solida, che prosegue nella sua azione di supporto a famiglie e aziende, e che, infine, sono sempre molteplici le attività di supporto al territorio in tutti i suoi aspetti (culturali, sportivi e ricreativi) e le iniziative di solidarietà ritenute più meritevoli. In sostanza, l’istituto si è collocato tra i migliori del credito cooperativo lombardo. Abbiamo dato qui solo alcuni flash del conto economico perché un servizio giornalistico approfondito lo leggerete sul prossimo numero. Il bilancio è stato presentato e votato nella palestra di via Toffetti, a Crema, il 20 maggio scorso, alla presenza del vertice dell’istituto, del suo collegio sin- dacale e di 842 soci. Un territorio, quello della nostra provincia, il cui andamento economico ben riflette la difficilissima congiuntura nazionale e internazionale. E sono quindi le imprese quelle su cui la banca di piazza Garibaldi ha acceso i suoi riflettori. «Per uscire dall’impasse» ha spiegato il presidente Francesco Giroletti, «i fattori chiave rimangono accesso al credito, internazionalizzazione e innovazione. In questa direzione, si stanno dimostrando essenziali le iniziative messe in atto da Banca Cremasca e dal sistema del credito cooperativo, realizzate in proprio o in squadra con le principali istituzioni economiche del territorio, per immettere nuova liquidità in favore di aziende e famiglie. Un esempio di successo è rappresentato dall’iniziativa “Insieme NOTIZIARIO PER I SOCI Direttore responsabile: Cuti Sergio Coordinatore editoriale: Roberta Serina e Vera Delmiglio Comitato di redazione: Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini, Lamberto Brambatti, Gianfranco Rossi e Cesare Cordani. Testi di: Chiara Scuri, Gionata Agisti, Tiziano Guerini per il territorio-bond territoriali”. Si tratta di un’operazione che ha permesso di finanziare le aziende del settore manifatturiero, attraverso l’emissione di bond territoriali, che in brevissimo tempo sono stati collocati presso i risparmiatori». «Così anche per le famiglie» ha sottolineato ancora Giroletti, «abbiamo prorogato i termini per l’adesione al “Piano Famiglia”, proposto dal ministero delle Finanze, che prevede la possibilità di rinegoziare i propri mutui, nonché la sospensione del pagamento delle rate in caso di difficoltà. Sempre in un’ottica di sostegno alle famiglie, è stato prorogato il protocollo per anticipare l’indennità di cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, siglato nel 2009 da Provincia, Camera di Commercio, sindacati, associazioni di categoria e dalle banche locali, che si sono impegnate per garantire l’erogazione di credito alle categorie in difficoltà». Ciò che conta è che il requisito patrimoniale del coefficiente di solvibilità è comunque superiore al minimo previsto, pari all’8%, attestandosi al 16,85 per cento. A chiusura di esercizio, inoltre, precisamente il 23 febbraio scorso, gli organi di vigilanza di Bankitalia hanno consegnato il resoconto della loro periodica attività di ispezione, che ha fatto emergere risultanze positive. Pochi giorni dopo, Banca Cremasca ha partecipato all’asta a lunga scadenza indetta dalla Bce, sottoscrivendo una tranche di 30 milioni di fondi. Questa liquidità permetterà alla banca di fronteggiare ogni richiesta di finanziamento ritenuta meritevole di fiducia. Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop p.zza Garibaldi 29 CREMA Registrazione del Tribunale di Crema n.128 del 20.1.2003 Progetto Grafico: TRENTUNODIECI Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8, Spino d‘Adda (provincia di Cremona) Associato all’USPI Si ringraziano tutti coloro che hanno messo a disposizione le immagini presenti nel notiziario 07 I protagonisti dell’evento a Ombriano: il giornalista Paolo Massobrio, Francesco Giroletti (presidente Banca Cremasca), Alessandro Azzi (presidente di Federcasse) ed Enrica Cavalli, presidente della Bcc Malatestiana e responsabile del gruppo femminile dell’associazione delle donne del credito cooperativo. Questa è stata l’interessante esperienza storica del credito cooperativo nei suoi primi anni di vita, ben descritta da Francesco Giroletti. Il quale ha voluto farci conoscere il passato delle Casse rurali perché sapere da dove si viene aiuta a capire il presente delle Bcc. Ma compiuta questa operazione, non poteva rimanere sotto traccia un interrogativo inevitabile: quei valori dell’800 sono validi ancora oggi? «Certo» è stata la risposta del presidente di Banca Cremasca. Che ha ricordato come la ricerca e la realizzazione del «bene comune» non ha limiti e confini di tempo. E la crisi finanziaria di questi ultimi tempi si è sviluppata perché le forme «imprenditoriali» che hanno governato il mondo economico-finanziario «non hanno perseguito questo intendimento». Uno scopo a cui, invece, hanno sempre mirato le banche mutualistiche. Che hanno, come obiettivo, quello «di educare al risparmio e responsabilizzare le persone, le famiglie, le comunità, dando credito a chi lo merita perché le risorse vengono prese proprio dal risparmio accumulato dalle comunità» nelle quali le Bcc hanno profonde le loro radici”. Ma c’è un altro aspetto da tenere presente, ha sottolineato Giroletti: «Garantire l’accesso al credito e, più in generale, garantire l’inclusione finanziaria significa offrire la possibilità di emanciparsi socialmente, di sentirsi parte di una comunità, di uscire dal dramma che persiste dell’usura». Da questi propositi sono poi fiorite le peculiarità organizzative della Cooperazione del credito che sopravvivono ancora oggi: la responsabilità solidale e illimitata di tutti i soci, la territorialità con il vincolo della operatività nei Comuni di appartenenza o limitrofi, l’esclusione di ogni capitale azionario, l’indivisibilità degli utili. «Elementi che fanno capire perché quando parliamo di Bcc, parliamo di banche “differenti”» ha rimarcato il presidente di Banca Cremasca. 08 Fedelissimi alla banca da 25 anni. Avanti così Nella celebrazione dei 120 anni di Banca Cremasca, si è svolta la premiazione dei soci da 25 anni, che hanno ricevuto un attestato e una medaglia d’oro. Sono: Luciana Abrami (Romanengo); Giuseppe Allocchio (Montodine); Pietro Bonizzoni (Sergnano); Emanuele Borghi (Camisano); Adriano Bragonzi (Casaletto Ceredano); Orlando Franzoni (Montodine); Giovanni Guercilena (Moscazzano); Gabriella Landena (Camisano); Augusta Locatelli (Casale Cremasco-Vidolasco); Giuseppe Longari (Ripalta Guerina); Natale Marcarini (Montodine); Giacomino Pagliari (Moscazzano) e Athos Scardovelli (Offanengo). Fondo di garanzia: le Bcc sono diventate un vero sistema a rete Il tavolo della presidenza al 14° Congresso nazionale del credito cooperativo. I leader hanno saputo dare una svolta a questo modello di banche. O rgoglio Bcc. Sono state loro le protagoniste del 14° Congresso nazionale del credito cooperativo, che ha visto per tre giorni - dall’8 all’11 dicembre scorso oltre 2.000 rappresentanti di questo sistema dibattere attorno al tema: «Futuro da scrivere. Sguardi, strategie, strumenti delle Bcc per accompagnare l’Italia». L’evento si è svolto a 6 anni dall’ultima assise di Parma e ha fatto il punto sullo stato di salute della cooperazione mutualistica di credito del nostro Paese. Un modello vincente. Sono i numeri a dirlo: 414 Bcc e Casse rurali, radicate sul territorio con 4.403 sportelli - il 13% di tutti gli sportelli bancari in Italia -, presenti in 2.900 comuni e sostenute da 1.148.969 soci (erano 750mila nel 2005). Banche che sono state preferite da 6 milioni di clienti (erano 4 milioni sei anni fa). La raccolta, in gran parte diretta, supera i 150 miliardi, mentre gli impieghi economici hanno raggiunto i 137,9 miliardi. Tanti. Anche se la provvista e la crescita degli affidamenti in questi ultimi anni sono state frenate dalla crisi economica. Infine, il patrimonio di vigilanza: 20 miliardi circa con ratios significativi (il 14,1% è il Core tier 1 medio di sistema). Un livello, quindi, considerevole. Ma non è finita. Quello delle Bcc è un sistema che, dal 1995 al 2011, ha incrementato il numero dei dipendenti passando da 20 a 32 mila, mentre il settore bancario nello stesso periodo ha tagliato 40mila posti di lavoro. Inoltre, ha continuato a fornire credito nel momento in cui le altre banche rallentavano. Infine, è un modello di banca che vuole accompagnare da vicino la futura crescita del Paese ed è percepito dalla gente come l’opposto degli istituti di credito che fanno finanza speculativa. Lo ha riconosciuto anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio augurale ai congressisti, quando ha ribadito che «il credito cooperativo, basato sui principi della democrazia economica, ha contribuito fortemente alla crescita sociale e civile» dell’intera nazione. Non solo numeri. Uno dei momenti più significativi del congresso è stato l’annun- cio dato dal vice direttore generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, dell’approvazione - avvenuta nei giorni precedenti - dello statuto del Fondo di Garanzia Istituzionale (Fgi) del credito cooperativo da parte dell’Autorità di vigilanza. Un progetto che consentirà adesso alle Bcc di presentarsi al Paese come un gruppo bancario integrato, il quarto del Paese per dimensioni, pur salvaguardando l’autonomia di ciascuna delle oltre 400 aziende di credito. Perché questo Fondo riveste un’importanza strategica? Perché è un sistema di garanzie incrociate tra Bcc che consentirà di creare un vero e proprio sistema a rete delle banche di credito cooperativo. Gli istituti aderenti si sottoporranno a un maggior controllo del loro operato, sia in termini di dati finanziari che di presidio della liquidità, ed anche a un controllo sperimentale della «corporate governance», in anticipo su alcune direttive europee. L’obiettivo è quello di conseguire una maggiore stabilità dei singoli istituti e un miglioramento generale della capacità di sostenere le economie dei propri territori. «Le regole di organizzazione e di funzionamento definite dallo statuto delineano un sistema volto a controllare in modo puntuale ed esteso la rischiosità delle Bcc aderenti, le vulnerabilità potenziali, la sostenibilità della strategia di sviluppo» ha spiegato Anna Maria Tarantola. Inoltre, «la ratio del Fondo è quella di definire un sistema in grado di beneficiare, alla luce delle normative 09 comunitarie, della ponderazione zero sui crediti infragruppo» come è scritto nel comunicato ufficiale delle Bcc. Il che significa che, per poter funzionare, il Fondo ha bisogno che la Banca d’Italia deliberi la ponderazione zero per i crediti delle Bcc al fondo, e cioè che questi crediti non assorbano capitale. Ci si sta avviando verso questo passo definitivo, anche se «l’approvazione dello statuto del Fondo di Garanzia Istituzionale è stata un risultato straordinario e non scontato» ha detto il presidente Alessandro Azzi. Infatti, per quanto riguarda il Fgi, «ora bisogna procedere speditamente» ha sottolineato il numero uno di Federcasse. Ricordando le sollecitazioni della Banca d’Italia, Azzi ha auspicato un’adesione ampia delle Bcc, il riconoscimento del nuovo sistema a fini prudenziali, l’avvio della sua piena operatività. E citando il vice direttore generale di Bankitalia, ha ricordato che «il Fondo di Garanzia Istituzionale può rappresentare un’importante opportunità anche per riorganizzare l’intera rete, e non va sprecata».Una delegazione della federazione italiana delle banche di Credito Cooperativo è stata ricevuta in udienza da Benedetto XVI. Il mercato e l’economia «non siano mai disgiunti dalla solidarietà» ha detto il Papa. Ricordando che il valore dell’esperienza cooperativistica sta nell’«equilibrio tra la tutela del singolo e la promozione del bene comune, nello sforzo di sviluppare un’economia locale che risponda meglio alle esigenze della collettività». E’ intervenuto anche il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che ha sottolineato: «E’ necessario riuscire a coniugare la finanza, la politica, la tecnologia con l’etica perché solo intervenendo a questo livello profondo si potrà trovare la strada verso un nuovo assetto economico mondiale, più giusto e solidale». Gli ospiti: chi è intervenuto e cosa ha detto. Tutti concordano: Al 14° Congresso nazionale del credito cooperativo sono intervenuti illustri ospiti. Ecco che cosa hanno detto alcuni di loro. Luigi Marino (presidente di Confcooperative). Ha incentrato il suo intervento sulla necessaria riscoperta dei valori propri della cooperazione. Che, nonostante le tante affermazioni di stima, non vengono tradotti in fatti concreti. Ne sono la riprova le due manovre economiche dell’estate scorsa che hanno penalizzato pesantemente la cooperazione. «Mentre, proprio grazie alle cooperative» ha aggiunto Marino, «interi settori economici hanno consentito al nostro Paese di tenere in vita settori essenziali». Lo stesso si può dire per le BCC, che hanno davvero continuato a sostenere l’economia reale. Ivan Malavasi (presidente di Cna). Ha 10 messo l’accento sul valore delle reti di impresa. «Le reti» ha sottolineato, «possono essere una risposta organizzativa rispetto alla necessità di innovare, di adattarsi ai mutamenti, di fare alleanze con chi possiede nuove conoscenze, o con imprese dei paesi emergenti, per misurarsi qualitativamente con la competizione internazionale di grandi players». Vincenzo Boccia (presidente della Piccola Industria di Confindustria). Si impone una crescita culturale per uscire dal troppo individualismo e ragionare su nuove forme di alleanze in una logica di integrazione, ha sottolineato. In questo, un ruolo cardine continuerà a giocarlo il sistema bancario, facendo “rete” tra sistemi, una strada ormai obbligata per stimolare innovazione, ricerca, investimenti. Giuseppe Mussari (Presidente Abi). Ha parlato del ruolo del sistema bancario italiano, «sistema sano, indispensabile al Paese». Ha ricordato, infatti, che le banche italiane non hanno titoli tossici, hanno una raccolta prevalentemente basata su depositi e obbligazioni, un’ottima qualità del capitale, una bassa leva finanziaria. Ma ora i problemi sono tali da poter mettere in crisi, nonostante la loro virtuosità, anche i sistemi sani. Nello specifico, sul tema della tracciabilità, le banche italiane sottolineano che l’uso del contante in Italia ha dimensioni abnormi e questo favorisce sicuramente l’evasione fiscale, con ricadute pesanti sulla collettività. Le banche offrono la loro piena disponibilità a ragionare su come risolvere il problema, a patto che si sappia che un Sono intervenuti 2mila rappresentanti delle 414 Bcc radicate in tutta Italia con 4.403 sportelli, presenti in 2.900 comuni, e sostenute da 1.148.969 soci. I clienti sono aumentati da 4 a 6 milioni in sei anni. La prossima sfida: sono pronte a diventare una banca online (Il Sole 24 Ore Radiocor). Con una banca interamente online, il credito cooperativo si prepara a sbarcare sul web per lanciare la sfida a concorrenti del calibro di Ing e CheBanca. Lo ha annunciato il presidente di Federasse, Alessandro Azzi, dal palco del 14° Congresso nazionale del credito cooperativo. «Dobbiamo procedere rapidamente con la realizzazione di una banca online del credito cooperativo. Il tasso di accelerazione delle utenze Internet è impetuoso, e allora non si tratta solo di servire i clienti, ma di evitare di perderne o di attirarne di nuovi. Il web è un mondo relazionale. E’ paradossale che il credito cooperativo non ci sia». Il progetto è ancora in fase embrionale, ma c’è il via libera delle federazioni locali, spiegano i vice presidenti di Federcasse, Augusto dell’Erba e Amedeo Piva. Il varo della banca online di sistema è legato all’avvio del Fondo di Garanzia Istituzionale «che dovrà gestire molta liquidità raccolta dagli istituti centrali di categoria» ha osservato dell’Erba. Anzzi, nel suo intervento, ha aggiunto: «Ogni giorno che passa e che «Bcc, il sostegno all’economia reale» maggiore utilizzo della moneta elettronica sarà un servizio che per il sistema bancario comporta rischi e costi. Giuliano Amato (presidente del Comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia). Il mondo di domani sarà un mondo di competizione spinta, fino all’eccesso. Dove chiunque potrà rimpiazzare un produttore velocemente, producendo le stesse cose a costi sempre inferiore, con tutte le conseguenze che questo comporta, anche rispetto alle dinamiche sociali. Una vita più difficile, in sostanza, ha detto Amato. «Ma di fronte a questa prospettiva» ha poi aggiunto, «noi italiani continueremo ad avere un vantaggio competitivo perché non ci limitiamo a vendere beni e servizi. Noi vendiamo Italia». E «Italia» è una parola che vuol dire saper mettere insieme input diversi tra loro, capacità di fare comunque sintesi tra culture e genti diverse. «E’ mettendo insieme le diversità» ha rimarcato Amato, «che si crea quel valore aggiunto capace di realizzare invenzioni, stili, disegni, attingendo da esperienze diverse». In questo, ha concluso Amato, «il mondo cooperativo ha un ruolo fondamentale. Quello del sapere diffondere e promuovere la qualità italiana, di cui è piena la nostra economia molecolare. Dobbiamo al movimento cooperativo se migliaia di italiani che erano estranei all’Italia poterono entrare nella vita del paese, esprimendosi finalmente come cittadini. Un movimento capace di trovare, anche partendo da ideologie differenti, un terreno di incontro comune e fecondo». ci vede fuori da questo mercato, lo sconteremo: lo sconteranno le nostre banche, e soprattutto la loro raccolta. Non possiamo permettercelo». «Noi paghiamo tutte le tasse» (Settimanale Vita). La pubblicazione si intitola «Altro che agevolazioni». E’ la risposta del Credito Cooperativo a chi avanza il sospetto che la formula cooperativa possa nascondere qualche indebito vantaggio. Sull’opuscolo è scritto in modo efficace: «La tua BccCr paga tutte le tasse dovute: Iva, Irap, Ires, imposta di registro, di bollo» e chi più ne ha, più ne metta. E ancora: «Le Bcc sono state colpite dall’aumento dell’Irap (+0,75%) e dell’Iva, al pari di tutte le altre banche, e dall’innalzamento della quota degli utili a cui si applica l’Ires (+7%), al pari di tutte le altre cooperative». Scelta «irrazionale», indicata come «un errore di politica economica con effetti depressivi». 11 Chi lavora in banca a Monte Cremasco- Da sinistra: Giovanni Patrini (responsabile della filiale), Yuri Meregalli (vice direttore), Mauro Grigoletto (cassiere) e Marco Zoni (addetto ai titoli e ai prodotti finanziari). 12 le nostre filiali Monte: con il paese c’è feeling L a filiale di Banca Cremasca è proprio in centro a Monte Cremasco, in piazza Vittorio Emanuele III. Impossibile non trovarla, nonostante, poi, ci sia qualche difficoltà a parcheggiare perché il posteggio è mignon. Comunque, è subito dietro il municipio e dista solo qualche metro dalla parrocchiale. Chiesa, comune e banca, tre istituzioni racchiuse in pochi metri quadrati. Il direttore è Giovanni Patrini, giovane, alto e dinoccolato. E’ seduto sulla poltrona di responsabile della filiale da un anno. I suoi collaboratori sono Yuri Meregalli (vice direttore), Marco Zoni (addetto a titoli e prodotti finanziari) e Mauro Grigoletto (cassiere). Prima di loro, c’erano altre persone di riferimento in banca. «Ci siamo messi d’impegno a perlustrare il paese e ad approfondire le conoscenze. Non è stata fatica sprecata perché lo scarpinare ci ha permesso di raccogliere buoni risultati». E poiché essere fortunati conta, Banca Cremasca risulta l’unico istituto di credito del paese. Anche se Patrini mette, giustamente, le mani avanti. «Non bisogna dimenticare che i giovani sanno destreggiarsi in Internet: l’home banking ci espone alla concorrenza» sottolinea il direttore. Prima di Banca Cremasca, c’era il Credicoop Lombardo. Che aveva 15 filiali nelle province di Milano, Lodi e Cremona. Nel 2005 ha ceduto la filiale di Monte ai cremaschi. Una banca, quella di Cernusco sul Naviglio, che probabilmente non ave- va trovato il giusto feeling con la clientela cremasca che non la sentiva, forse, come la propria banca. «Molti se n’erano andati» sottolinea Patrini, «e li stiamo riportando indietro». Frequentano la filiale di Banca Cremasca anche risparmiatori che gravitano su Crespiatica e Dovera. Ad oggi i conti correnti sono 930 circa. Che sono stati aperti in filiale non solo perché Patrini e i suoi colleghi sono bravi e simpatici. O no? «E’ evidente. La gente viene in filiale soprattutto perché abbiamo molti prodotti competitivi e che soddisfano vari target: famiglie, pensionati, giovani, liberi professionisti e imprenditori». I liberi professionisti sono formati soprattutto da assicuratori e commercialisti. Le attività commerciali sono rappresentate da negozi, bar-tabaccheria e ristorante, mentre gli imprenditori sono soprattutto gli artigiani del posto, una trentina circa. I prodotti più gettonati a Monte Cremasco sono i certificati di deposito con cedola semestrale e gli specifici certificati del 120° compleanno di Banca Cremasca che portano denaro fresco nelle casse dell’istituto e offrono ai clienti un rendimento del 4% lordo (3,20% netto) con cedole fisse semestrali. «I giovani preferiscono il banking online e noi siamo in gradi di esaudirli» racconta il direttore. Gli impieghi sono oggi maggiormente indirizzati al fotovoltaico, un settore che sta riscuotendo un buon successo. «C’è ovviamente da parte nostra una 13 La piazza centrale. A destra: la filiale di Banca Cremasca. Sotto, da sinistra: la chiesa, il parroco don Giancarlo Scotti, l’interno della parocchiale, il comune e il sindaco del paese, Achille Zanini. maggiore attenzione al comparto dei crediti perché, visto il perdurare della crisi, è d’obbligo monitorare che le posizioni di privati e imprese non subiscano dei contraccolpi. Per esempio, l’edilizia che solo qualche anno fa era uno dei settori trainanti, oggi risente della recessione. Per fortuna, non abbiamo situazioni pesanti da affrontare perché è stato fatto credito con buonsenso e lungimiranza». I mutui? «Al momento» sottolinea il direttore, «i clienti si informano su Euribor, spread, tassi fissi e variabili, ma si sta aprendo qualche pratica. Grazie ai giovani». Che, come in altre parti del Paese, però, hanno difficoltà a trovare un’occupazione. «E nonostante la crisi» rimarca Patrini, «a Monte Cremasco la gente vive in modo decoroso e non c’è disagio sociale». Ma che paese è questo in cui Banca Cremasca è l’unico isti- 14 tuto presente? Il direttore è preparato, snocciola cifre, informazioni e impressioni con sicurezza. Ascoltiamolo. «Oggi ha 2.400 abitanti, in gran parte pendolari. Solo 15 anni fa, ne contava appena 600. Qui sono arrivati in tanti da Milano. Come trasporti, il paese è ben servito: ci sono i pullman, la Paullese e la fermata del metrò a San Donato non è lontanissima: la metropoli resta, dunque, un punto di riferimento». Certo. Ma le domande restano sempre lì, come sospese nell’aria: che paese è Monte Cremasco? In quale realtà Banca Cremasca ha piantato le sue radici? Altre risposte le cerchiamo dal parroco, don Giancarlo Scotti. Un sacerdote che non gira attorno alle questioni, le affronta. «Rimane un certo distacco tra quelli di Monte, il vecchio nucleo storico diciamo, e chi è venuto da fuori» sottolinea subito. «E questa diversità di provenienza, poi, influenza le relazioni interpersonali. Noi riusciamo ad amalgamare tra di loro bambini e ragazzi grazie al discorso sacramentale e ad interagire sulle singole famiglie. L’inserimento, però, è ancora un traguardo da raggiungere». Che cosa intende per inserimento? «Significa integrarsi nel sistema sociale, culturale e lavorativo di una comunità, dando il proprio contributo per la sua crescita. Significa essere accettati come parte importante del tessuto sociale e non come pericolo. Se tutto questo significa aggregazione, qui non si riesce ancora ad aggregare molto». Si dovrà cominciare dai giovani...«Certo. C’è un buon movimento giovanile a livello parrocchiale. Ma i giovani fanno ancora gruppo a seconda delle zone d’origine. E proprio di questi tempi stanno venendo le nostre filiali allo scoperto molte situazioni di difficoltà economica, di realtà imprenditoriali in affanno. Le scopro andando a benedire le case e le officine, per esempio». Poi ci sono molti extracomunitari. «Tantissimi. Più che nei paesi e territori vicini, ma non so spiegarmi il perché. Queste persone sono ancora meno integrate di altre. C’è un progetto diocesano, chiamato «Prodigi di Alessandra», dal nome della compianta Alessandra Brusaferri, che vede la presenza di un educatore 2 ore al giorno, nel pomeriggio, per attività come il sostegno scolastico pur non essendo il classico doposcuola. Di questo supporto ne fruiscono anche i bambini musulmani, che vengono indirizzati all’oratorio dalle loro famiglie. In questo modo si crea un clima sereno, anche se, poi, ognuno rimane ancorato alle proprie tradizioni». Un caleidoscopio di popoli. «Gli abitanti sono 2.372, di cui 73 comunitari (romeni, in grandissima parte), e 189 extracomunitari, tra cui 61 marocchini, 44 sudamericani e 10 indiani. Per evitare un’espansione selvaggia del paese, ci siamo dotati di un Pgt nel quale non sono previste zone residenziali nuove. Il nucleo delle famiglie storiche del paese oggi è in minoranza» spiega il sindaco Achille Zanini. Monte Cremasco è una comunità di pendolari, conferma. Che la crisi sta mettendo in difficoltà. «Per fortuna abbiamo piccole realtà produttive locali che riescono ancora a garantire l’occupazione» sottolinea il primo cittadino, «ma chi lavora a Milano è preoccupato. Ci rendiamo conto che qualcosa non va perché, solo qualche tempo fa, c’erano tanti bambini iscritti al pre e post-scuola dovendo entrambi i genitori lavorare a Milano. Un servizio apprezzato perché viene prolungato fino alle 18. Ora le iscrizioni sono calate, e l’unica spiegazione è che uno dei genitori sia rimasto a casa dal lavoro». Per fortuna, sono ancora pochi i nuovi casi da servizio sociale. E poi c’è la collaborazione con la parrocchia e la Caritas per coordinare gli sforzi di sostegno a chi ne ha davvero bisogno. Banca Cremasca, infine, fa da tesoreria al Comune, mentre l’amministrazione comunale ha acceso un mutuo presso la filiale per la costruzione del nuovo municipio che costerà 400mila euro. Altro da raccontare su Monte Cremasco al momento non c’è. E il sindaco Zanini si rituffa nelle sue carte perché all’ordine del giorno c’è l’Imu prima casa e l’Imu 2 che andrà a pesare non solo sulle seconde case, ma anche sulle attività commerciali e produttive. Monte Cremasco è alla ricerca di integrazione tra il nucleo storico degli abitanti del paese, chi è approdato qui dall’hinterland milanese e gli extracomunitari. Inoltre, la crisi ha aumentato le situazioni di difficoltà di chi lavora a Milano. In affanno le realtà produttive locali. 15 Sono raffigurati su un telone esposto nel centro storico. Il messaggio: da 120 anni l’istituto è qui a difendere il patrimonio artistico della nostra bellissima città. Tutti i soci per il Duomo Sono loro quegli uomini stilizzati che aiutano la ristrutturazione della principale chiesa di Crema. A vete presente l’altissima pubblicità di Banca Cremasca sugli immensi pannelli che coprono il Duomo? Raffigura tanti piccoli mattoni rossi, messi uno sopra l’altro, e alcune figure di uomini che, salendo su delle scale, li stanno sistemando. Thema Creart è l’ideatore, per Banca Cremasca, di questa campagna promozionale del restauro della Cattedrale al quale contribuisce anche l’istituto di credito di piazza Garibaldi. Thema Creart, infine, è un’agenzia di comunicazione visiva, nata nel 2000, e crea, in tutte le forme espressive (dal logo alla brochure, dai cataloghi ai siti web e alle fiere, per intenderci) la corporate identity, cioè l’immagine aziendale. Chiariti questi concetti, cerchiamo di capire quale messaggio vuole trasmettere Banca Cremasca con questo gigantesco manifesto. Lo chiediamo a Simone Barbieri Gli autori del messaggio promozionale: Alessandro Nespoli (seduto) e Simone Barbieri dell’agenzia Thema Creart. 16 che di Thema Creart è il titolare insieme ad Alessandro Nespoli: il primo è l’art director, il secondo è l’account manager. «Il telone di grande formato» spiega, «comunica un’informazione chiara e forte: Banca Cremasca con i suoi soci porta il proprio contributo al restauro del Duomo. I soci sono gli uomini stilizzati che salgono la scala, e uno aiuta l’altro a salire. Da qui il messaggio finale: i soci di Banca Cremasca, in sinergia tra loro, stanno portando il loro valido aiuto (i “nuovi mattoni a vista”) alla ristrutturazione della Cattedrale. Ma non è finita: c’è anche la targa dei 120 anni; tanti ne sono passati, infatti, dalla fondazione della prima Cassa rurale di Crema. Anche in questo caso il significato è palese: siamo qui, come banca, a difendere il patrimonio artistico della città e questa nostra peculiarità la stiamo svolgendo da oltre un secolo». I nostri messaggi Ottobre, la Cattedrale tornerà al suo splendore «Per la festa del Patrono in giugno sarà impossibile; contiamo però di presentare la nostra Cattedrale in tutto il suo splendore per il mese di ottobre». Così dice monsignor Vito Barbaglio presidente della Commissione per i restauri. «Fra maggio e giugno, però» aggiunge l’architetto Vania Zucchetti della stessa commissione e incaricata dei rapporti fra committenza e ditte, nonché delegata per i rapporti con la stampa, «verranno tolti i ponteggi esterni che occupano la piazza, e poi progressivamente anche quelli che si trovano sull’esterno dell’abside e da ultimo quelli verso la torre civica». Ma per quanto riguarda l’interno della Cattedrale come procedono i lavori? «Proseguono alacremente anche se si tratta di lavori complessi e delicati. Ormai sistemate le vetrate con un’accurata pulitura, in via di completamento il pavimento che presentava numerosi avvallamenti e vere e proprie crepe, a buon punto anche i lavori di restauro dei lacerti degli affreschi che incominciano ad apparire in tutta la loro bellezza». Già in posizione l’altare, mentre mancano ancora le opere in marmo commissionate allo scultore Mario Toffetti che dovranno completare il presbiterio. Nessun intoppo, allora, nessuna spiacevole sorpresa? «Nulla di particolarmente grave (le sorprese con lavori di questo genere sono sempre all’ordine del giorno) se si esclude una situazione di relativo dissesto della parte terminale del campanile che si è notata durante la posa del nuovo impianto di illuminazione della piazza, cui dovremo provvedere nonostante non fosse in preventivo». Ultimi ritocchi? «A settembre saranno completati i restauri degli arredi lignei, dal portale ai confessionali; poi rimarrà da appendere sul fondo dell’abside il nuovo grande quadro dell’Assunta che sostituirà l’Annunciazione; si tratta di un’opera di discrete dimensioni (2,5 metri per 5 metri) che ha visto progressivamente l’intervento di ben tre artisti locali ma di grande fama: Vincenzo Civerchio, Carlo Urbino e Mauro Picenardi». Ancora un poco di pazienza e poi avremo una Cattedrale tutta nuova da mostrare a visitatori e turisti. Ce lo assicura monsignor Vito Barbaglio, presidente della Commissione restauri del Duomo. Mentre Vania Zucchetti, delegata per i rapporti con la stampa, ci racconta quali sono gli ultimi lavori. 17 I nostri eventi Straordinari Una standing ovation a teatro Il concerto di Santo Stefano numero 15 offerto da Banca Cremasca. Spettacolo di livello mondiale. C ome al solito, un grande successo. Il teatro di Crema strapieno e applausi a non finire alla fine dello spettacolo. L’evento, insomma, è di quelli sempre attesi dai cittadini nelle feste natalizie. Nel pomeriggio di Santo Stefano, lunedì 26 dicembre, alle ore 16.30, infatti, proseguendo una tradizione ormai consolidata, e che si rinnova da 15 anni, Banca Cremasca Credito Cooperativo ha offerto (ingresso libero) alla cittadinanza, nel teatro San Domenico, il Concerto lirico vocale dal suggestivo titolo «Con la musica nel cuore e nell’anima», e presentato dalla bravissima Luciana Stringo. Lo spettacolo, la cui direzione artistica è stata affidata al maestro Leonardo Marzagaglia, ha visto la partecipazione dell’affermato Coro Lirico «Giuseppe Verdi» di Brescia, diretto dal maestro Edmondo Savio, e di tre interpreti lirici di grande spessore: Gladys Rossi (soprano, Italia), Wang Feng (tenore, Cina) e Lilla Lee (soprano, Corea). Oltre che un pomeriggio all’insegna del bel canto, il concerto è stato anche l’occasione per riaffermare il sostegno della banca alla Fondazione Benefattori Cremaschi, a cui la Bcc della nostra città ogni anno devolve un significativo contributo a favore dell’hospice per i malati terminali: nel 2011 sono stati offerti 20mila euro. Ma presentiamo i protagonisti di quell’indimenticabile concerto. Partendo dal Coro Lirico Bresciano «G. Verdi» costituito nell’autunno del 2000 dalla colla18 borazione di ex coristi del Teatro Grande di Brescia e di coristi provenienti da altre compagini locali. Si propone al pubblico con un repertorio in prevalenza tratto dal melodramma italiano dell’800, composto da oltre sessanta brani e opere complete (Traviata, Rigoletto, Tosca, Barbiere e Cavalleria). In questi anni di attività ha eseguito molti concerti in Italia e all’estero. I tre interpreti. Gladys Rossi: ha cominciato i suoi studi musicali come violinista e pianista, per proseguire nello studio del canto lirico sotto la guida del maestro Alain Billard. Il suo debutto avviene nell’estate 2002 con la Fondazione Arturo Toscanini nel ruolo di Gilda in Rigoletto sotto la direzione di Keri Lynn Wilson. Da allora è stato un successo dietro l’altro nei Teatri Regi di Parma e di Torino, nei teatri di Bologna, Padova, Rovigo e Bassano del Grappa. All’Arena di Verona, in Francia e in Spagna. Solo per citare alcuni suoi trionfi. Trentenne soprano romagnolo, Gladys Rossi è stata promossa nel 2008 a rivelazione della lirica. Ma la carriera della giovane cantante romagnola, che ha ora tutto il mondo della lirica ai suoi piedi, è iniziata lontano dai teatri. Ha fatto di tutto nella sua vita questa figlia di un bagnino di Bellaria: «Ho venduto i gelati in spiaggia, ho preparato le piadine nel locale dei miei. Mi sono travestita da budino gigante, a una fiera del gelato» racconta lei in una lunga intervista al «Corriere della Sera», che le ha dedicato nel 2009 un’intera pagina. Se il tenore Wang Feng si sta facendo conoscere proprio in questi anni dal pubblico italiano, più nota è la giovane Lilla Lee (soprano), nata a Yeong-Cheon (Corea del Sud), perché nel nostro paese ha iniziato studi e carriera. Nel 2003, infatti, si è diplomata in canto presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano dove ha ottenuto due borse di studio, avendo l’occasione di esibirsi come solista con il Coro del Teatro alla Scala di Milano in un concerto diretto dal maestro Gelmetti.Nello stesso anno ha frequentato il Corso di formazione e perfezionamento dell’Accademia di Canto «Arturo Toscanini» di Parma dove ha vinto due borse di studio e ha partecipato come personaggio principale dell’opera barocca «Lo Matremonnio Annascuso» di Leonardo Leo. Nel 2000 ha vinto il premio speciale nel concorso lirico «Giulietta Simionato». Dal 2004, lavorando intensamente sotto la guida del basso Bonaldo Giaiotti, è passata dalla tonalità di mezzosoprano a quella di soprano e ha affinato il suo vasto repertorio operistico. Ha ottenuto un grande successo cantando nella cattedrale di Cordova (2001) e nuovamente nella chiesa di Sant’Ignazio a Roma (2002), alla presenza del presidente del Perù, dove si è esibita sempre come solista sotto la direzione artistica del tenore Ecco i protagonisti: il maestro e musicista Leonardo Marzagaglia, il soprano Gladys Rossi (osannata dal mondo della lirica), Wang Feng (il «Pavarotti» cinese) e la coreana Lilla Lee (premi nei teatri d’Europa). Luis Alva e la direzione del direttore maestro Pietro Mianiti, e ancora nel teatro di Colonia (Germania). Poi, nel 2004, si è classificata terza al concorso lirico «Anselmo Colzani», ha vinto il premio speciale al concorso lirico «Capriolo in Franciacorta», è risultata prima al concorso lirico «Principessa Cristina Trivulzio» e si è esibita nel Festspiele Balver Hohle con l’orchestra del Bolshoij. Da allora, premi e concerti in Italia e in Europa non si contano più. Sul palco del San Domenico si sono esibiti, dunque, musicisti di livello internazionale. E di grande livello è risultato anche il programma musicale, diviso in due parti ed inaugurato con l’inno nazionale di Mameli, per poi proseguire con il «Va Pensiero» dal «Nabucco» di Verdi, «E’ strano» dalla Traviata ed «O tu che in seno agli angeli» da «La forza del destino», «Inneggiamo al Signor, non è morto» da «La Cavalleria rusticana», l’«intermezzo» per piano solo e «Viva il vino spumeggiante», sempre da la «Cavalleria rusticana» di Pietro Mascagni. Ancora Verdi in apertura della seconda parte, con «La vergine degli angeli» da «La forza del destino», seguita da una canzone d’amore della tradizione cinese, «A place far far away». Ancora Giacomo Puccini con «In questa reggia» tratto da «Turandot», «Les filles de Cadix» di Leo Delibes, la «Musica proibita» di Stanislao Gastaldon, Sopra, a destra: Walter Donzelli, presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi, alza sorridente l’assegno di 20mila euro offerti da Banca Cremasca. Qui a fianco il coro «Giuseppe Verdi» di Brescia, diretto dal maestro Edmondo Savio, costituito nel 2000 da ex coristi del Teatro Grande di Brescia e da altri coristi provenienti da compagini locali. «The holy city» di Samuel Adams e per finire «Te lodiamo, gran Dio della vittoria» tratto da «I Lombardi alla prima crociata» di Verdi, l’aria «Nessun dorma» da la «Turandot» di Puccini, «Libiamo nei lieti calici» da la «Traviata» del maestro Giuseppe Verdi. Il tempo per la consegna degli omaggi floreali alle donne di questo evento musicale, ed ecco i bis: «Summertime» cantata da Gladys Rossi, «Astro del Ciel» eseguito dal Coro e «Oh sole mio», omaggio di Wang Feng al nostro Paese. In platea il presidente della Banca Cre- masca, Francesco Giroletti, e il direttore generale Cesare Cordani. Al loro fianco i rappresentanti delle istituzioni, a partire dal presidente della Fondazione San Domenico, Umberto Cabini, con l’assessore provinciale all’istruzione e formazione e lavoro, Paola Orini, e, a quei tempi gli ancora presidente del consiglio comunale di Crema, Antonio Agazzi, e assessori comunali all’Istruzione e alla Cultura, Laura Zanibelli e Paolo Mariani. 19 Un’offerta su misura Ecco a chi conviene Soci (ai loro familiari e a quelli dei dipendenti), aziende e professionisti I certificati di deposito dell’istituto denominati «C.D. 120», per festeggiare i 120 anni di Banca Cremasca. Ma anche il «Conto Centoventi». Poi 15 milioni per il settore agroalimentare, gli agricoltori, le aziende della filiera della cosmesi e i liberi professionisti Due prodotti davvero competitivi per i soci, i loro familiari e per i familiari dei dipendenti: sono destinati a chi crede in Banca Cremasca e ad allargare la base sociale dell’istituto. S ono quattro prodotti interessanti. Il primo è stato ideato specificatamente per i soci , familiari dei soci e familiari dei dipendenti con la finalita’ di offrire un prodotto finanziario competitivo rispetto ad altri prodotti di pari durata destinato ad acquisire nuova raccolta diretta. Gli altri tre, invece, sono stati pensati e realizzati soprattutto per specifiche attività e professioni presenti sul territorio. Veniamo, 20 dunque, subito ai Certificati di deposito dei 120 anni dell’istituto, chiamati “C.D. 120” sottoscrivibili per tutto il 2012, emessi a valere su specifico plafond deliberato per 6 milioni di euro. Le loro caratteristiche: hanno una durata di 24 mesi, le cedole sono semestrali, e rendono il 4% lordo (il 3,20% netto). A chi sono riservati? Ai Soci , familiari dei soci e familiari dei dipendenti. I motivi sono presto spiegati. Il primo: que- Facilitazioni per i liberi professionisti iscritti all’Albo. Gli sono stati riservati tre milioni. E’ un mutuo chirografario che dura 5 anni utilizzabile per investimenti e per liquidità. Tassi e importi massimi. sti Certificati di deposito sono un’occasione per festeggiare in “Famiglia” i 120 anni di Banca Cremasca; eccoli, quindi, destinati ai soci ,famigliari di soci e familiari dei dipendenti, cioè a coloro che credono nel proprio istituto di credito. La seconda ragione è quella di incentivare, attraverso questi certificati, la base sociale ad operare con la propria Banca. Insomma, più tanti si è, meglio è. I nostri prodotti Dei 15 milioni di finanziamento, 7 sono riservati agli imprenditori del settore agroalimentare per la richiesta a breve e a medio termine. Nei 7 milioni è compreso il sostegno agli agricoltori che necessitano di liquità per sopperire alla sfasatura temporale tra incassi e pagamenti. Foto sotto, alcuni prodotti di make-up. Alle imprese della filiera della cosmesi, Banca Cremasca ha messo a disposizione 5 milioni. E’ stato inoltre creato il «Conto Centoventi», a costo zero per due anni dedicato ai soci senza conto , ai loro familiari e ai familiari dei dipendenti della banca che non abbiano il conto presso l’istituto. Anche gli altri tre prodotti, altrettanto vantaggiosi, hanno precisi propositi. Sul tavolo ci sono finanziamenti per 15 milioni di euro, così suddivisi. Sette milioni (da 30mila a 150mila euro a operazione) sono riservati agli imprenditori del settore agroalimentare per la richiesta di finanziamenti a breve e a medio-lungo termine ( m/t durata da 24 a 48 mesi). Il rimborso è mensile al tasso fisso del 4,75%. Le risorse vengono concesse a chi vuole investire oppure ha bisogno di liquidità, o ancora perché questi soldi gli sono utili alla ristrutturazione finanziaria. Nei 7 milioni di euro è compreso anche il sostegno specifico agli agricoltori i quali, in base ai raccolti stagionali, hanno entrate collocate in specifici periodi dell’anno e, quindi, necessitano di liquidità per sopperire alla sfasatura temporale tra gli incassi ed i pagamenti. A loro, quindi, la banca concede un affidamento di cassa a rimborso rateale. Facilitazione anche per i liberi professionisti iscritti al loro Albo. Gli sono stati riservati 3 milioni dei 15 milioni di finanziamenti di Banca Cremasca. Si tratta di un mutuo chirografario della durata di cinque anni e che può essere utilizzato per investimenti o per liquidità (anche i professioni oggi hanno difficoltà a farsi pagare in tempi ragionevoli). Per quanto riguarda i tassi: 4,25% fino a 36 mesi, e 4,75% per il quarto e il quinto anno. Gli importi massimi concessi sono di 150mila euro. Infine il settore della cosmesi con tutta la sua filiera: in questo comparto c’è l’azienda, per esempio, che realizza prodotti di make-up, quella che li confeziona, quella ancora che fa packaging oppure costruisce macchinari per il settore. A tutte queste imprese, Banca Cremasca ha messo a disposizione 5 milioni. Sono finanziamenti legati allo smobilizzo dei crediti già sin dall’atto della sottoscrizione del/i contratto/i. Ecco l’iter operativo. Se un imprenditore presenta in banca il/i contratto/i la banca anticipa il 35% ed integra dette anticipazioni sino all’80% contro presentazione di fattura/e. Il cliente estinguerà la posizione con l’incasso della/e fattura/e stesse. 21 Banca Cremasca ha premiato il merito «Talent Scout» ha proclamato i migliori 25 studenti provinciali I cremaschi incoronati nella sala Maffei della Camera di commercio di Cremona sono stati 12. Il progetto del concorso, che è arrivato alla nona edizione, era quello di selezionare i più adatti a un’eventuale assunzione in un’azienda del territorio. Fra gli ultimi scogli del concorso «Talent Scout», per chi studia a Crema, c’era il focus group in Banca Cremasca per verificare l’attitudine degli studenti finalisti a lavorare in team. Ecco qui sopra alcuni di loro, insieme agli insegnanti, nella sede della banca in piazza Garibaldi. A nche Banca Cremasca è stata protagonista di «Talent Scout». Sponsorizzando la nona edizione del concorso organizzato dal gruppo provinciale dei Giovani industriali e dalla Camera di commercio che ha proclamato i migliori 25 studenti delle classe quinte. Erano un migliaio di partecipanti iniziali, scremati poi nelle varie selezioni. E il drappello che ha superato la fase finale del progetto, volto a selezionare i più adatti all’eventuale assunzione in un’azienda del territorio, sono stati i protagonisti del 22 marzo nella sala Maffei della sede camerale dove sono stati premiati. I cremaschi incoronati sono stati 12. I loro nomi: Lorenzo Rossi, Michael Alberti, Jaspreet Singh, Paolo Cuti, Nicolò Calzi e Stefano Strada (Itis di Crema); Deborah Montini, Chiara Zanchi, Sharon Ghidelli, Anna Fava e Valentina Bonizzi (Pacioli di Crema) e Federica Cividini (Sraffa di Crema). Inoltre, sono stati individuati 2 come 22 i migliori tra i migliori: tra questi Michael Alberti, dell’Itis Galilei di Crema. A consegnare i premi c’era anche Cesare Cordani, direttore generale di Banca Cremasca che ha dato due preziosi consigli agli studenti presenti in Camera di commercio: «Il primo è quello di non accontentarsi mai dei risultati conseguiti. Il secondo suggerimento è l’attenzione ai dettagli, perché sono i dettagli a fare la differenza». Ma questa premiazione finale, ha avuto il suo prologo nella nostra città, e anche nella sede di Banca Cremasca. E’ opportuno, a questo punto, operare un flashback, cioè il classico passo indietro. Itis, Pacioli e Sraffa, ognuno specializzato nel proprio settore scolastico-formativo, non hanno mai rinunciato a partecipare a «Talent Scout», ottenendo sempre ottimi risultati. Il concorso prevede, come in tutte le edizioni, una parte formativa (nelle rispettivi istituti), poi dei test logico-atti- tudinali con domande di cultura generale e di carattere tecnico (in sala Alessandrini, sempre a Crema), e infine una simulazione di colloqui di selezione, effettuati dai responsabili delle risorse umane di aziende cremonesi. Ma non è finita: l’ultimo scoglio da superare, per chi studia a Crema, era il focus group in Banca Cremasca per verificare l’attitudine degli studenti finalisti a lavorare in team. Era il 13 marzo scorso, e in quell’occasione, hanno ritirato come premio una carta prepagata dell’istituto di credito. La Bcc di piazza Garibaldi, insomma, ha dimostrato ancora una volta, e non a parole, di essere vicina agli studenti. E, sponsorizzando manifestazioni come «Talent Scout», ha voluto dare un segnale ben preciso ai giovani, alla scuola e alla business community, perché premiando la meritocrazia si spinge una comunità a mettere l’eccellenza in primo piano. In occasione del focus group che si è tenuto in Banca Cremasca, gli studenti hanno ritirato una carta prepagata come premio. Cesare Cordani (a destra), direttore della banca, ha premiato a Cremona i migliori dei migliori Un concetto, questo, che è stato ben spiegato nella cremonese sala Maffei anche dal presidente della Camera di Commercio, Gian Domenico Auricchio. «Quello del Talent Scout» ha sottolineato, «è un percorso ormai collaudato, ma è anche aperto alle nuove metodologie di selezione praticate dalle maggiori aziende, in cui motivazione, talento e impegno individuale sono riconosciuti come valori in grado di avvicinare più facilmente i giovani al mondo del lavoro. Sappiamo bene quanto il mondo del lavoro si trovi oggi in difficoltà a stare al passo con un contesto globale in rapida trasformazione e come questo fatto abbia contribuito a rendere più difficile per i giovani l’ingresso nel mercato. È un problema a cui dobbiamo cercare di dare risposte, innanzitutto offrendo ai giovani la possibilità di mettere in luce e scoprire le proprie potenzialità. «Tutti i 150 studenti, ammessi alla fase dei test» ha rimarcato il presidente dell’ente camerale, «hanno ricevuto il loro profilo emerso dalle verifiche di orientamento, uno strumento in più per meglio indirizzare il proprio futuro professionale. È proprio questo, del resto, l’obiettivo di Talent Scout: superare i limiti di un sapere solo teorico e diffondere quella cultura del lavoro e del merito, spesso lontana dal mon- do dell’istruzione. La storia dimostra che sono proprio i talenti a imprimere le dovute accelerazioni allo sviluppo economico e sociale. Non c’è dubbio che nella società di oggi, dove ricerca e innovazione costituiscono fattori chiave di competitività, dove non basta difendere e mantenere i risultati raggiunti, ma è necessario porre le basi per il futuro, il capitale umano e i giovani siano la risorsa più importante su cui investire». Marta Bolzani, iscritta all’Albo degli avvocati. La nostra intervista Anche una donna nel Cda Il consiglio d’amministrazione di Banca Cremasca ha nominato all’unanimità Marta Bolzani nuovo consigliere d’amministrazione. La cooptazione di un nuovo membro si è resa necessaria a seguito delle dimissioni, alcuni mesi fa, per motivi personali, di Aldo Cagnana, al quale l’intero Cda ha espresso il proprio ringraziamento per il servizio reso con passione in tutti questi anni. E ha voluto individuare, nel suo sostituto, una persona di riconosciuta professionalità, espressione del territorio ma anche giovane. Marta Bolzani, nata a Crema nel 1978 e socia di Banca Cremasca dal 2007, vanta un brillante curriculum di studi. Laureata all’Università Cattolica di Milano, dopo aver conseguito la maturità classica al liceo «Dante Alighieri» in città, è iscritta all’albo degli avvocati di Crema nel 2007 e collabora con un importante studio legale cittadino, dove si occupa principalmente di diritto civile, commerciale e del lavoro. «Abbiamo voluto premiare un giovane per proseguire in quell’opera di rinnovamento della nostra base sociale con un’attenzione a valorizzare il ruolo delle donne, in linea anche con l’adesione da parte della nostra banca alla carta per le pari opportunità e l’uguaglianza sul lavoro» ha dichiarato il presidente Francesco Giroletti. Il 23 febbraio scorso, Marta Bolzani ha partecipato al suo primo Consiglio d’amministrazione. «Sono stata accolta molto bene dagli altri membri del Cda e dal direttore Cesare Cordani» racconta. «Ho trovato personalità e professionalità diverse che mi possono sicuramente arricchire dal punto di vista umano e professionale. Il mio apporto sarà principalmente nel settore legale». Stupita che l’abbiano scelta? «Sicuramente. Non me l’aspettavo e mi ha fatto piacere. Per me si tratta di un’esperienza nuova che sarà importante per la mia crescita. In fin dei conti, sono nel Cda di una banca particolare perché è una Bcc, ed è un istituto di credito rilevante con le sue numerose filiali». Le sue impressioni, stando seduta intorno al tavolo del Consiglio di amministrazione di una banca? «Mi sono trovata subito bene. Sulle questioni da discutere, si sviluppa un proficuo confronto, poi si decide all’unanimità. L’impegno non manca: ci si trova, come minimo, due volte al mese, ma le riunioni sono state molte di più. Per me si trasformano in incontri arricchenti» 23 Che fare dei miei soldi? Se il consulente finanziario mi consiglia gratis Dibattito al palazzo della Borsa (sopra) strapieno di gente a sentire i relatori. Tema: la consulenza finanziaria in materia di investimenti. Il dilemma: che tipo di consulente scegliere? Ecco che cosa ne pensa David Sabatini (foto sotto), responsabile dell’Ufficio finanza di Abi. N el palazzo della Borsa, a Milano, si è discusso di un tema che torna spesso di attualità: la consulenza finanziaria in materia di investimenti. Su questo servizio proposto agli investitori - e considerato fra le maggiori innovazioni introdotte dalla normativa Mifid (acronimo di Market in financial instruments directive) - si è svolto addirittura un Forum nazionale, il secondo in ordine di tempo organizzato ancora da Ascosim, associazione delle Sim di consulenza. Ne parliamo perché in Italia la consulenza finanziaria è già offerta da numerosi soggetti: da società di gestione del risparmio, di intermediazione finanziaria, promotori finanziari e consulenti indipendenti, istituti di credito. A tutti questi gli italiani rivolgono la stessa domanda: «Che fare dei nostri soldi?». Da questo interrogativo, ne discendono altri: di chi fidarsi? Protegge di più gli interessi del cliente il consulente finanziario indipendente che offre un servizio a parcella, o l’intermediario che riceve commissioni sui prodotti finanziari oggetto della consulenza? Differenti a volte tra di loro sono state le tesi dei relatori. Istruttivo l’intervento di David Sabatini, responsabile dell’Ufficio finanza dell’Abi. Che ha avanzato due considerazioni. La prima: «Appare difficile poter offrire il mo24 dello di consulenza avanzato e remunerato a tutta la clientela. In Italia, infatti, il grosso della clientela, soprattutto quella massmarket, non risulta pronto a pagare una specifica fee (quota, ndr) per delle raccomandazioni di investimento». La seconda: c’è, poi, una clientela affluent (benestante, ndr), alla quale le banche già propongono una consulenza evoluta e indipendente, «riferita, quindi, a un ampio range di prodotti, anche di terzi» e il cui sistema di remunerazione è «indipendente dai prodotti». Alle due considerazioni sono seguite due precisazioni. Una riguarda l’offerta di «un numero sufficientemente ampio di strumenti finanziari disponibili sul mercato» che caratterizza la consulenza indipendente; a questo proposito, Sabatini ha specificato che l’ampiezza della gamma dei prodotti «non è di per sé garanzia di elevato livello di servizio: è possibile prestare un servizio di consulenza di qualità anche con una gamma ristretta di prodotti accuratamente selezionati». Mentre sulla consulenza a parcella, ha puntualizzato che «è auspicabile una flessibilità dei meccanismi di remunerazione: serve la discrezionalità degli intermediari, nel graduare nel tempo il peso delle diverse componenti della remunerazione anche in funzione del grado di apprezzamento dimostrato dalla clientela». Infine c’è stato il suo giudizio positivo sulla proposta di Review Mifid dell’ottobre 2011 perché rappresenta un buon compromesso rispetto alla versione 2010 in quanto indica che esistono due tipi diversi di consulenza, entrambi validi. Uno caratterizzato da «un’ampia e diversificata analisi degli strumenti finanziari trattati, nonché dal divieto di ricevere inducements (incentivi, ndr)» e l’altro caratterizzato «da un’analisi di un predeterminato range di strumenti finanziari, senza l’obbligo di diversificazione e senza il divieto di ricevere inducements». Sarà ciascun intermediario a decidere quale tipo di consulenza offrire, «comunicandolo preventivamente al cliente». Il nostro linguaggio Spread Indica il differenziale tra due tassi d’interesse. Per capire se un titolo di Stato è considerato più o meno rischioso, bisogna infatti confrontarlo con qualcosa che si può considerare «rischio-zero». In Europa, il rischio-zero è il Bund tedesco. Più i rendimenti dei BTp italiani sono elevati rispetto a quelli del Bund, più significa che l’Italia è percepita dagli investitori a maggior rischio. Euribor E’ un indice del tasso medio di interesse al quale i depositi interbancari in euro vengono offerti da una banca all’altra. Può essere definito anche come il tasso al quale le banche della zona Euro si scambiano denaro. Il primo tasso Euribor è stato definito nel gennaio 1999. Rilevato ogni giorno dalla Federazione delle banche europee, è utilizzato come parametro per determinare il costo dei mutui a tasso variabile. Dizionario Finanziario Avere una cultura finanziaria è meglio. Perché parlare la stessa lingua di chi lavora in banca significa capirsi bene. I termini di attualità. BTp Credit crunch Sono buoni del tesoro poliennali. Si tratta di titoli di debito emessi dallo Stato italiano a tasso fisso. Hanno una scadenza compresa tra 2 e 30 anni, e corrispondono gli interessi ogni sei mesi (cedola semestrale). Il capitale è garantito: alla scadenza dei BTp, lo Stato rimborsa interamente il valore nominale dell’obbligazione. I titoli possono essere venduti prima della scadenza: si ottengono delle plusvalenze se il prezzo di vendita è maggiore di quello d’acquisto; in caso contrario si dicono minusvalenze. Tutti i rendimenti sono tassati con aliquota fiscale del 12,5%. I BTp vengono emessi due volte al mese con asta marginale di collocamento gestita da Banca d’Italia. Il credit crunch, o «stretta creditizia», si verifica quando le banche sono preoccupate della solvibilità di coloro a cui prestano i soldi e tendono a concedere prestiti a condizioni più severe, aumentando i tassi o chiedendo più garanzie. Il rischio della fase attuale è che le banche riducano la concessione di credito non tanto e non solo per considerazioni relative alla clientela, ma per fattori relativi alla loro situazione di bilancio e patrimoniale. Operazioni di sconto Pronti contro termine Sono dei contratti finanziari con i quali una banca vende a un cliente dei titoli di Stato o delle obbligazioni impegnandosi a riacquistarli entro un termine prestabilito e a un prezzo più alto. La differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita costituisce la remunerazione per il cliente., espressa solitamente come tasso percentuale. Costituiscono un investimento di breve-medio periodo (da 1 a 3 anni), non coperto dal fondo di tutela dei depositit interbancari. L’estinzione anticipata comporta generalmente una penale o una perdita della remunerazione accumulata. Conto deposito La banca svolge un servizio di deposito per conto del cliente custodendone il denaro e restituendolo alla scadenza convenuta, corrispondendo in cambio degli interessi. Per aprire un conto deposito è necessario avere un conto corrente collegato. Ma a differenza del normale conto corrente, il conto deposito ha funzionalità più ridotte: non si possono effettuare bonifici o staccare assegni, né ottenere carte di pagamento collegate. Un’azienda in possesso di crediti con scadenza nel medio-lungo periodo può avere esigenze di liquidità da subito. In tal caso si può rivolgere alla banca presso la quale ha ottenuto un fido per chiedere un anticipo sui crediti a riscossione futura. L’azienda corrisponde alla banca delle commissioni oltre a un tasso di interesse sull’operazione detta «a sconto». L’istituto effettua una valutazione di merito sui crediti ed accredita la cifra netta sul conto corrente di corrispondenza dell’azienda, entro un tetto massimo detto «cifra di castelletto». Più lontana è la scadenza dei titoli di credito, maggiore è il tasso di sconto applicato dalla banca. 25 Cuba, tuffi ai Caraibi Il cibo? Ottimo Mentre le nebbie avvolgevano Crema, loro erano al sole, sdraiati sulle spiagge della “perla dei Caraibi”. Non solo l’Havana: il cuore l’hanno lasciato a Camaguey e Trinidad de Cuba. Hanno viaggiato con camion russi sui sentieri di Guanayara, E si sono abbronzati a Gardalavaca. Che invidia. S ono partiti il 26 novembre scorso per Cuba e sono ritornati a Crema il 10 dicembre: quindi, 15 giorni per andare, soggiornare nella perla dei Carabi e rincasare. Erano in 22 i partecipanti. Felici del viaggio che sognavano da tempo. A ritmo di samba e salsa (non si sono negati proprio niente). Ecco il diario dell’indimenticabile vacanza, organizzata dall’agenzia Export-Travel. Il 26 novembre era un sabato: volo da Milano a l’Havana, via Madrid. Arrivo in serata, cena e pernottamento all’hotel Melià Cohiba, cinque stelle. Poi, tutta la domenica a visitare la capitale di Cuba, il suo centro storico (dichiarato patrimonio dell’Unesco), i palazzi, i musei e la «Bodeguita del Medio», famoso bar ristorante dove è nato il celebre mojito, un cocktail che sta mandando in 26 balla mezzo mondo (l’altro no perché non lo conosce). Infine, via al tour con la Valle de Vinales, le palme reali (albero nazionale di Cuba) e le fabbriche di sigari. In aereo, i nostri 22 eroi sono stati poi catapultati a Santiago de Cuba, la più caraibica delle città cubane, dove hanno visitato il centro storico dell’ex capitale dell’isola, il Castello del Morro e il Museo della pirateria. Ma adesso viene il bello. Dopo essere stati sdraiati al sole sulle spiagge di Gardalavaca (e visita lungo la strada alla Basilica de Nuestra Senora de Cobre, la più importante meta di pellegrinaggio di Cuba), ecco i nostri gitanti a Camaguey, città delle piazze e chiese barocche (ne hanno contate venti) e hanno ammirato la plaza e la Casa museo San Juan de Dios, la Casa de la Trova dove si sono scatenati davvero nei balli caraibici. Da Camaguey a Trinidad per l’escursione sui camion russi lungo i sentieri del Parco di Guanayara: grotte, getti d’acqua, flora e fauna li hanno condotti alla cascata del Rocio per un tuffo in una piscina che più naturale non si può. Queste le due località - Camaguey e Trinidad de Cuba - nelle quali i 22 hanno lasciato davvero il cuore. Poi ancora Cienfuegos (la “perla” del sud dell’Isola), dove la piazza centrale, Parque Martì, è stata dichiarata patrimonio nazionale, e dove si può ammirare il Mausoleo dedicato a Che Guevara. Nuovi bagni a Varadero. Infine partenza dall’aeroporto di La Havana e rientro in Italia. Indimenticabile. Il cibo? Ottimo. I nostri viaggi Cin.cin a Paris, brindare al 2012 sulla Rive Gauche A ltro splendido viaggio: Capodanno a Parigi. Dal 29 dicembre 2011 al 2 gennaio 2012. Partenza e ritorno in pullman. I gitanti: 24. Con l’agenzia Gerundo Tour. Primo giorno, tappa a Digione, capitale della Borgogna, famosa per i tetti composti da tegole multicolori (verdi, nere, gialle e marroni) che decorano molti edifici storici del centro città e per la civetta scolpita in un contrafforte della cappella di Notre Dame che i digionesi hanno l’abitudine di accarezzare con la mano sinistra, la parte dove si trova il proprio cuore, ed esprimendo un desiderio che, forse, verrà esaudito. Digione è anche famosa per il vino (il famoso beaujolais), la senape (la moutarde), le lumache (les escargots) con burro e aglio, e la fondue bourguignonne, piatto gustoso a base di bocconi di carne fritta in un’apposita casseruola ed accompagnati da svariate salse. Poi l’arrivo a Parigi, il secondo giorno del tour, e visita immediata alla reggia di Versailles, probabilmente uno dei luoghi maggiormente visitati dai turisti e uno degli edifici storici più famosi del mondo. Qui, Luigi XIV costruì una Reggia per la sua corte, e dal 1682 al 1789 fu la sede della monarchia assoluta e ne divenne il simbolo. I cremaschi hanno potuto ammirare, tra gli altri capolavori, la «Galleria degli Specchi», i giardini e il parco che ospitano fontane, giochi d’acqua, sculture ed edifici minori, tra i quali il «Grand Trianon» e il «Petit Trianon». E finalmente Parigi con la visita della Cattedrale di Notre Dame, la passeggiata lungo i Champs-Élysées, l’entrata al Louvre, lo shopping alla Galerie Lafayette, la salita sulla Tour Eiffel, la camminata per i giardini delle Tuilleries, la cena lungo la Senna sul Bateau Mouche. Senza dimenticare il cenone e il brindisi di buon anno. A Paris. Che Liberazione Uno spettacolo l’arrivo in volata U na bella giornata quella del 25 aprile, con un pubblico dei grandi avvenimenti assiepato lungo il circuito cittadino di viale Santa Maria, e con le atlete che hanno reso spettacolare il Gp Liberazione numero 27. Era da anni che l’arrivo era in gruppo; stavolta no. Il merito va a due fughe prima a 19, poi a tre, che hanno infiammato la corsa. Il colpo è riuscito a un terzetto che a due giri dal termine ha fermamente creduto di potercela fare. Così la volata finale è stata una questione tra la tricolore Noemi Cantele (Be Pink), la combattiva Inga Cilvinaite (Diadora Pasta Zara) e la mai remissiva Maria Giulia Confalonieri (Faren Honda Kuota). Uno sprint al fulmicotone che ha visto la Cantele piombare sul traguardo con il braccio destro alzato, seguita dalla lituana Cilvinaite, che ha cercato di agguantare con uno scatto e battere la varesina campionessa d’Italia, e la giovane Confalonieri che ha dovuto accontentarsi della terza posizione: troppo forti per lei, al momento, le atlete che sono salite sui due gradini più alti del podio. Sicuramente è stata una bella corsa. Erano partite in 97 (di 19 squadre) su 115 iscritte, sono arrivate al traguardo in 87. Dodici i giri del circuito per un totale di 120 km. Già dopo il via, ci sono stati stati attacchi, scorrerie e scorribande subito rintuzzate dal gruppo. Le velociste era tutte lì davanti a controllare la corsa. Anche l’iridata Giorgia Bronzini era attenta per essere tra le protagoniste dello sprint finale. Guardate la grinta, soprattutto di Noemi Cantele che taglia il traguardo con un urlo di trionfo Niente da fare per Inga Cilvinaite e per la giovane Confalonieri, ma grandissime atlete. Infatti erano in molti ad aspettarsi la tradizionale volata di un gruppo compatto dall’inzio alla fine della corsa. Così non è stato. Infatti se ne sono andate in 19. Una fuga con nomi importanti come Cantele, Berlato, D’Ettorre, Cilvinaite, Iturriaga, Tagliaferro, Pauliukaite, Bastianelli. L’accordo tra le fuggitive era tanto perfetto che in poco tempo il gruppetto è riuscito a racimolare ben quattro minuti di vantaggio. E a due giri dalla fine, l’altro strappo vincente compiuto da Cantele, Cilvinaite e Confalonieri. Infine la volata con la vittoria che è stata conquistata di forza e con esperienza dalla campionessa d’Italia. Il gruppo, a poco più di venti secondi, è stato regolato dall’ucraina Alona Andruk (Diadora Pasta Zara). Tempo impiegato 2h56’47”, km 123,600 media 41,950. Perfetta l’organizzazione della corsa gestita dal Gruppo Ciclistico Arci Santa Maria, guidato dal presidente Angelo Bassi. Presenti anche il vice presidente federale, Gianni Sommariva, e il Ct delle azzurre, Edoardo Savoldi. Un applauso, ovviamente, a chi ha lavorato per il successo di un evento che fa parte di una tradizione e che richiama molti appassionati. Arrivederci al Gp Liberazione targato 28. Ordine d’arrivo: 1) Noemi Cantele (Bepink), 2) Inga Cilvinaite (Diadora); 3) Maria Giulia Confalonieri (Honda); 4) Alona Andruk (Diadora); 5) Simona Frapporti (Bepink); 6) Barbara Guarischi (Fassa Bortolo Servetto); 7) Oxana Kozonchuk (Bepink); 8 Chiara Vanni (Vernilegno) Martina Corazza (Kleo), 10) Eneritz Iturriagaetxebarria (Lointek). Minibasket Trescore, sono loro i campioni Hanno vinto le finali del torneo CremaLodi. Sono i bambini del minibasket della Pallacanestro Trescore, presieduta da Enrico Carniti. Sono 50 circa fra maschi e femmine, frequentano classi che vanno dalla prima elementare alla prima media, e sono divisi in Scoiattoli (i più piccoli) e gli Acquilotti (sono quelli di quarta e quinta elementare; evidentemente sono questi i grandi vincitori del torneo). Infine 28 gli esordienti (prima media): “Con loro stiamo sperimentando l’alleanza con l’Abc Basket di Crema per un campionato Csi». Cinquanta bambini che giocano a pallacanestro sono tanti…«Effettivamente gli altri provano un po’ di invidia nei nostri confronti. Il nostro bacino di reclutamento, oltre a Trescore, comprende Cremosano, Casaletto Vaprio, Pieranica, Quintano e Torlino. Impegnandoci, stiamo raccogliendo dei degni frutti. Alcuni nostri allievi, quelli particolarmente validi, hanno partecipato alle selezioni che si sono svolte a Cremona». La vostra filosofia non è quella di premere sull’agonismo. E’ proprio così? «Certo. Vogliamo innanzitutto che i bambini si divertano giocano. Se, poi, c’è qualcuno che è davvero capace, allora… ma l’agonismo non lo si pratica alle elementari». Trofeo Dossena Especial I nostri sport Li riconoscete? A sinistra, c’è mister Mondonico, detto «Mondo». Ha allenato anche la Cremonese. A destra, un’altra star grigiorossa, Gianluca Vialli. Ha giocato nella Samp, nella Juve, nel Chelsea che poi ha allenato. Entrambi premiati a Crema. spettacolo calcistico. Chi sono? «Le compagini partecipanti sono: Milan, Atalanta, Parma, ChievoVerona, Albinoleffe, Esporte Clube Bahia (Brasile), Stella Rossa di Belgrado e Slavia Praga (Repubblica Ceka)». L’anno scorso, le squadre era 12; come mai quest’anno sono solo otto? «I motivi sono due: l’anno scorso era il 35° trofeo, un traguardo importante che ha richiesto un Dossena davvero speciale, mentre quest’anno si è ritornati alla formula standard. La seconda ragione è tipicamente economica perché anche il calcio non è immune dalla crisi nazionale. Ed è per questo che ringrazio Banca Cremasca per l’appoggio che ci ha voluto ancora fornire» La formula? «E’ quella tradizionale. Il Trofeo Angelo Dossena sarà ammirato e applaudito anche in campi che non sono di casa nostra perché la sua popolarità ha superato i nostri confini. A Crema si giocheranno la partita inaugurale, le semifinali (11 e 12 giugno) e la finalissima (15 giugno). E, per quanto riguarda il Cremasco, le gare si disputeranno sui terreni di gioco di Montodine, Bagnolo Cremasco, Offanengo e Sergnano». Torneo Angelo Dossena numero 36. Il Galà di presentazione si è svolto al teatro San Domenico. Protagonisti assoluti della serata sono stati i vincitori del premio «Giorgio Giavazzi - Stella del Dossena», realizzato in collaborazione con «La Gazzetta dello Sport» e assegnato a calciatori che, dopo aver calcato i campi della kermesse cremasca, hanno poi spiccato il volo, affermandosi in palcoscenici più prestigiosi, come quelli della serie A e della champions league. Lo scorso anno il premio è stato attribuito a Cesare Prandelli, che conquistò il Dossena nel 1997 in qualità di mister dell’Atalanta, e a Filippo Galli, unico nei 35 anni della manifestazione ad aver trionfato sia da giocatore (1981) che da allenatore (2007), sempre con il Milan. Un formidabile show e una grande serata di sport per presentare i protagonisti di una manifestazione la cui notorietà ha superato i confini del territorio: cioè le squadre che dall’8 al 15 giugno si batteranno per la conquista dell’ambito trofeo. Ne parliamo con Giuseppe Riboldi che da 35 anni è il responsabile organizzativo dell’evento. Partiamo dalle “regine” del prossimo Basket Ombriano, grande campionato Mentre scriviamo, il momento è tra quelli più delicati per l’Asd Basket Ombriano 2004 perché è in lotta per i play-off. La squadra gioca la serie D regionale ed è stata inserita nel difficile girone Milano-Pavia. Una valutazione al volo, prima di riparlarne su questo stesso giornale a campionato concluso? Il bilancio lo tira Vittorio Soldati, dirigente responsabile della società: «I ragazzi hanno fatto un ottimo campionato. La squadra si è ringiovanita e si è rivelata una piacevole sorpresa. Anche l’allenatore, Davide Giovaneti, che è di Codogno ed è al secondo anno sulla panchina dell’Ombriano Basket, sta facendo bene; dovrebbe restare con noi anche la prossima stagione, ma la decisione è soltanto sua». Come è stata costruita questa squadra che vi sta dando delle buone soddisfazioni? «Innanzitutto, i giocatori sono tutti cremaschi. Quello che abita più lontano da Ombriano, viene da Rivolta d’Adda. Sono quasi tutti giovani, sui 22/23 anni, tranne i quattro “vecchi” per esperienza sui quali è stata imperniata la squadra. Li ricordo: Stefano Piloni, Michele Poli, Alessandro Cerioli e Daniele Galli. C’è, infine, un buon gruppo del ’93 che sta offrendo alla causa un ottimo contributo. Sì, siamo davvero soddisfatti». Sopra, gli Acquilotti del minibasket della Pallacanestro Trescore che hanno vinto il torneo Crema-Lodi. A fianco la squadra dell’Asd Basket Ombriano (serie D) 29 Misteri della chiesa di Sant’Antonio Don Emilio Redondi, «el prét da Sant’Antone» ha scritto un libro sulla «sua chiesa». Ma chi è questo personaggio dalla folta barba? Una storia che inizia a Costantinopoli A lui non dispiace essere chiamato «’l prét da Sant’Antone». Perché nella chiesa di Sant’Antonio Abate che fa d’angolo fra via XX Settembre e via Benzoni, a Crema, come ha scritto il vescovo della diocesi, monsignor Oscar Cantoni, «tu, caro don Emilio, sei costantemente presente …». Ed è toccato proprio a lui, don Emilio Redondi, scrivere un libro sulla “sua chiesa”, particolarmente amata dai cremaschi, e che il giornalista Beppe Severgnini, scrittore di fama, ha ben tratteggiato in uno dei capitoli del volume. «Guardatevi intorno» ha scritto. «Osservate la combinazione di sincera devozione e vaga superstizione. Ci sono affreschi pregevoli e quadri prevedibili, santi, contenitori per le offerte, l’angolo per chi ha fretta, la zona delle anime del purgatorio, l’altare per chi desidera un bambino. Ingenuo? Forse. Ma questa religione si mescola alla vita, e consola. Nel Seicento la gente entrava chiedendo aiuto contro la peste; oggi per stare tranquilla a pensare». Siamo nella sacrestia-confessionale. Don Emilio racconta il suo libro con passione. «E’ importante anche il sottotitolo che esplicita il desiderio di parlare sì di arte e di architettura, ma anche di devozione popolare. Tanti 30 piccoli particolari raccontati il più semplicemente possibile ». E mette subito le mani avanti per far capire che non tutto ciò che è stampato è «farina del mio sacco». Ed è per questo che vuole ringraziare monsignor Gabriele Lucchi, i cui articoli gli sono stati messi a disposizione del direttore de «Il Nuovo Torrazzo», prof. Giorgio Zucchelli; anche a lui va la riconoscenza di don Emilio. Come a tutti coloro che hanno «contribuito alla pubblicazione di questo libro». Che parte dal fondo, cioè dal 2 dicembre del 2009 quando, dopo vent’anni di restauri, è stata messa la parola fine ai lavori di ripristino dentro e fuori la chiesa Rettoria di via San’Antonio Abate in Crema. Nel capitolo scritto a firma di «Doremi» (don Redondi Emilio) viene segnalato che questa «chiesa ha una sua storia», ma che ha bisogno ancora di essere rivelata, anche per le scoperte pittoriche messe in risalto dai restauri».In poche parole la «Chiesa di Sant’Antonio Viennese, pur conservando la sua dignità architettonica, dopo il crollo avvenuto nel secolo XVII, ricostruita nello stile attuale da vescovo Marco Antonio Lombardi, ha conservato, quasi nascondendoli, i muri antichi di una chiesa del secolo XIV affidata agli Antoniani». Troppe informazioni in una volta sola. E don Emilio ricomincia a spiegare che S. Antonio Abate è stato il Patrono principale di Crema, sostituito poi da San Pantaleone apparso nel cielo nel 1361 liberando la città e il contado dalla peste. Ma chi è questo santo che porta una folta barba? Era un nobile egiziano che, dopo aver dato tutto ai poveri, partì per il deserto vivendo da asceta. Morì nel 356/57 circondato da molte persone. La sua tomba venne ritrovata ai tempi di Giustiano e le sue reliquie dirottate ad Alessandria d’Egitto. Quando gli arabi invasero l’Egitto, le ossa di Sant’Antonio furono salvate e, nel 635, furono portate a Costantinopoli. Le cronache, poi, raccontano che da Costantinopoli, nell’XI secolo, vennero traslate in Francia da un crociato e deposte in una chiesa a Motte-Saint-Didier. Da qui il culto di Sant’Antonio Abate si diffuse in tutto l’Occidente. La sua popolarità divenne straordinaria a partire dal medioevo. In suo nome sorsero numerose confraternite, delle quali la più famosa fu quella fondata in Francia che è all’origine dell’Ordine degli Antoniani. Che vennero a Crema e qui costruirono… Ma come vestivano questi frati? E perché il santo nell’iconografia popolare, è presentato con la barba lunga, il saio scuro, il bastone a forma di gruccia munito di campanello, con un maialino ai piedi e una fiamma ardente? Perché l’hanno chiamato il «Viennese»? E quale malattia è detta «fuoco di Sant’Antonio»? Ma non è finita: che cosa c’entra il vescovo Marco Antonio Lombardi, veronese, con la chiesa di Sant’Antonio Abate? Se la prima chiesa fu distrutta, perché rimase in piedi solo il campanile? E chi trafugò le 382 reliquie custodite in questo luogo sacro? E ancora: perché si salvò solo la reliquia del santo? Di che reliquie si trattava? E dov’era stata nascosta? «Non era insieme alle altre, ma occultata all’interno di una reliquia ancora più grande» racconta don Emilio Redondi. Quali altri misteri nasconde questa chiesa? «’l prét da Sant’Antone» allarga le braccia. Sussurra che molto è spiegato nel libro. Ma non tutto. E si chiude nel confessionale. Le nostre ricette Un primo di profumi e dessert alla samba Che sapore possono avere 4 gambi di rabarbaro mescolati allo scalogno? La freschezza dell’estate: margherite di mango, papaia, anas e kiwi TAGLIATELLE AROMATICHE Ingredienti: 400 gr. di Tagliatelle fresche 4 gambi di rabarbaro 70 gr. di burro 40 gr. di panna 25 gr. di pinoli 20 gr. di uvetta 1 scalogno 1 ciuffo di aneto vino bianco sale Preparazione: in una casseruola fate bollire per un minuto lo scalogno a rondelle, 4 cucchiai di vino, la panna e un pizzico di sale. Unite i gambi di rabarbaro tagliati in tre e poi in striscioline e cuoceteli per un minuto, spegnendo appena cominciano ad ammorbidirsi (condimento). Lessate le tagliatelle al dente, scolatele nella casseruola con il condimento e mantecate con g 50 di burro. Soffriggete per 2’ in g 20 di burro un trito di pinoli, uvetta ammollata e strizzata e aneto, guarnite con questo le tagliatelle e servite. RAFFINATA MACEDONIA PREPARAZIONE: sbucciate il mango, poi affettatelo usando il coltello a lama ondulata (così anche le righe parallele del taglio saranno ondulate). Ricavate i petali con un tagliapasta a forma di goccia (cm 7x5). Lavate la papaia e tagliate 4 lamelle: la polpa dovrà misurare 1 cm nel punto più spesso. Incidete la polpa formando un reticolo ondulato, poi premete sulla buccia affinché la polpa diventi a quadretti come il guscio di una tartaruga. Private l’ananas della buccia, tagliatelo a fette spesse 1 cm e conservatene il cuore. Dalle fette ricavate i bastoncini e dal cuore i fiori a 4 petali (il procedimento è lo stesso usato per i fiori di cetriolo del pinzimonio). Utilizzando uno scavino (ø 2,5 cm) ricavate delle perle di kiwi. Tagliate la pera a fette spesse cm 1 e con 2 tagliapasta (ø 4,5 e 2,5 cm) ricavate degli anelli. Inserite le perle all’interno degli anelli, che saranno le corolle delle margherite. Potete fare le margherite con altra frutta, scambiando a piacere perle e anelli (mela, papaia, mango...). 31 XII Giornata a del Socio Una giornata ricca di cultura, fascino e storia, in un'atmosfera piacevole e rilassante, un'occasione unica per conoscere e conoscersi, per divertirsi e fare nuove amicizie. Una giornata che Banca Cremasca dedica interamente a Te… Stresa e le isole Borromee 23 settembre 2012 ISCRIVITI PRESSO LA TUA FILIALE! Quota Socio: € 25,00 - Quota Accompagnatore € 45,00 Chiusura iscrizioni entro e non oltre il 07/09/12 salvo esaurimento posti disponibili Attenzione: in caso di disdetta o mancata partecipazione la quota di adesione non sarà restituita. Iniziative per i Soci - Clienti della Organizzazione tecnica Expert Travel Dalle tue parti, www.bancacremasca.it dalla tua parte.