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Populorum Progressio: 40 anni e non li dimostra

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Populorum Progressio: 40 anni e non li dimostra
RICORRENZE
Populorum Progressio: 40 anni e non li dimostra
L’enciclica Populorum Progressio è un testo che rimane di grande e
profonda attualità. Ai suoi tempi è stato veramente profetico. È il
testo più aperto e senza dubbio, tra i testi pontificali, quello che più
di tutti confida nella responsabilità della politica che va oltre le divisioni partitiche. Un testo che si esprime severamente all’indirizzo
del sistema dominante, quello del liberalismo capitalista.
a cura della redazione*
Lo sviluppo di
(tutti) i popoli è in
attesa da 40 anni.
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Populorum Progressio è la più politica delle encicliche
sociali e affronta le questioni mondiali partendo dal
Sud. A metà degli anni sessanta la guerra fredda tra
USA e URSS vive un periodo di tensioni rallentate e
si inizia a trattare per una riduzione degli armamenti. Questo offre prospettive di stabilità e di pace e la
speranza di risolvere i problemi della povertà nel
mondo, il cui primo segnale è il dramma della fame.
Al Sud il processo di decolonizzazione è sì quasi
concluso, ma ovunque v’è un senso di delusione in
quanto non si è verificato l’atteso miglioramento
delle condizioni di vita, anzi il divario tra popolazioni ricche e povere è aumentato. Si pone in maniera
sempre più pressante la questione dello sviluppo dei
Paesi del sud. Nel 1964 l’ONU indice la Conferenza
per il Commercio e lo Sviluppo. In rappresentanza
del Vaticano vi partecipa p. Lebret che al suo rientro
suggerisce a Paolo VI un’enciclica sulla questione
dello sviluppo. Il Papa lo incarica di redigere un progetto che sfocia nel 1967 nella Populorum Progressio
che si sviluppa su tre assi principali: i principi dello
sviluppo, le piste d’azione e l’ispirazione evangelica.
I principi dello sviluppo
Numerosi elementi contenuti nell’enciclica sono
profetici. Ecco alcuni esempi: lo sviluppo deve essere integrale (di tutto l’essere umano) e solidale (di
tutti gli esseri umani) (5). La pace passa dallo sviluppo dei popoli (76). La miseria è fonte di instabilità e
di violenza (30). Vi si legge la critica a uno sviluppo
che considera solo parametri economici o tecnicoindustriali e che crea condizioni disumane. Molti di
questi concetti sono diventati parte integrante sia del
linguaggio di chi oggi è impegnato nella cooperazione e solidarizza con i Paesi poveri, sia di quello dei
politici. Quaranta anni fa invece, nessuno ne parlava
il dialogo 3/07
ancora! Inoltre l’enciclica fornisce un’analisi attenta e
critica del mondo. Il Papa è severo nei confronti del
liberalismo e dei suoi principi, ricorda che la proprietà privata non è un bene assoluto (22), condanna l’imperialismo internazionale del denaro (26).
Mette in discussione il principio del libero scambio
se i partner non sono sullo stesso livello (58).
Le piste d’azione
Paolo VI invita a una gestione dello sviluppo in cui
sia la politica a prevalere sull’economia e suggerisce
come farlo: istituendo un fondo mondiale per lo sviluppo alimentato dalla riduzione di fondi destinati
agli armamenti (51). Un riequilibrio delle relazioni
commerciali Sud – Nord dal momento che l’attuale
sistema penalizza sempre i più poveri (58). La richiesta di un ordine giuridico universalmente riconosciuto e un’autorità giuridica in grado di agire efficacemente sia sul piano giuridico che politico (78).
L’ispirazione evangelica
Paolo VI collega il suo appello alla solidarietà e alla
responsabilità nei confronti dei poveri e al loro sviluppo al senso stesso della Creazione. Se la Terra è
stata creata per fornire ad ognuno ciò di cui vivere e
gli strumenti per il proprio progresso, ogni essere
umano ha il diritto di trovarvi quanto gli necessita
(22). L’obiettivo da perseguire è un mondo in cui la
libertà non sia una parola vuota e dove il povero
Lazzaro possa sedersi al banchetto del ricco (47). Le
immagini e i riferimenti biblici sono disseminati in
tutto il testo e offrono l’occasione per interrogarsi,
rivolgendosi non solo ai credenti, ma a ogni donna e
uomo di buona volontà.
Attualità della Populorum Progressio
Malgrado alcuni elementi datati, questa enciclica
impressiona per la sua pertinenza con la realtà del
XXI secolo. La questione dello sviluppo dei popoli
resta prioritaria e urgente. Alcuni problemi evidenziati da Paolo VI non sono ancora stati affrontati e
ci interpellano oggi: l’egemonia del denaro sulla politica è più che mai attuale; i conflitti sociali hanno
assunto una dimensione mondiale; il sistema economico ha sì realizzato la crescita economica, ma non
ha assicurato la ripartizione equa dei benefici; il debito dei Paesi poveri nei confronti di quelli Ricchi che
Paolo VI condanna è ancora da estinguere; lo sviluppo non può essere ridotto a una questione tecnica e non può annullare la cultura locale, distruggere
il tessuto sociale. Vi si parla della necessità di lanciare programmi a livello mondiale e gli Obiettivi del
Millennio fissati nel 2000 dall’ONU per dimezzare
povertà e fame, faticano a realizzarsi. Anche la visiocontinua a lato
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