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AMCI 10 giugno 2013 “… narrare per comprendere la sofferenza propria e altrui…” Ferdinando GARETTO Fondazione F.A.R.O. onlus Oncologia Medica – Gradenigo Anna LANA Fondazione F.A.R.O. - onlus NARRARE IL DOLORE. Il ruolo delle Medical Humanities PAOLO CATTORINI LA RIVISTA ITALIANA DI CURE PALLIATIVE, 4/2005 www.sicp.it www.sicp.it/rivista-pdf /inverno_2005/narrare_dolore.pdf …nel film “il ventre dell’architetto” (…) l’architetto americano Sturley Kracklite sta morendo (…) Ha bisogno anche di esempi, ossia di storie di malattie famose (…). Il medico intuisce che questo è il livello di comunicazione che Kracklite esige……….. Accade a questo malato ciò che accade a ciascuno di noi: il dolore puo’ essere misurato, la sofferenza deve essere narrata…. COMUNICARE Echi di una voce perduta “i sommersi e i salvati” “Il termine incomunicabilità, così di moda negli anni ’70, non mi è mai piaciuto; in primo luogo perché è un mostro linguistico, in secondo per ragioni più personali...” pp.68-82 “Comunicare” “...ragioni più personali...” Primo Levi Se questo è un uomo Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Comunicare “...so che è stato questo uno dei fattori che mi hanno concesso di sopravvivere; ma, come ho detto prima, ognuno di noi superstiti è per più versi un’eccezione; cosa che noi stessi, per esorcizzare il passato, tendiamo a dimenticare.” I SOMMERSI E I SALVATI “Comunicare” p. 82 Primo Levi (1919-1987) “…gli scopi di vita sono la difesa ottima contro la morte. Non solo in lager”. I SOMMERSI E I SALVATI “L’intellettuale ad Auschwitz”, p. 120 Primo Levi (1919-1987) “…e venne la notte…”. (La Tregua) Primo Levi (1919-1987) Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione… … LA TREGUA “E venne la notte”, p. 120 Primo Levi (1919-1987) … Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno in ogni caso bisogno… LA TREGUA “E venne la notte”, p. 120 Primo Levi (1919-1987) …Non fareste anche voi altrettanto? Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino, voi non gli dareste oggi da mangiare? LA TREGUA “E venne la notte”, p. 120 Primo Levi (1919-1987) L’alba ci colse come un tradimento… Primo Levi (1919-1987) L’alba ci colse come un tradimento… Tutti scoprono, più o meno presto nella vita, che la felicità perfetta non è realizzabile. Ma pochi si soffermano sulla considerazione opposta … Primo Levi (1919-1987) L’alba ci colse come un tradimento… Tutti scoprono, più o meno presto nella vita, che la felicità perfetta non è realizzabile. Ma pochi si soffermano sulla considerazione opposta … Pochi son gli uomini che sanno andare a morte con dignità, e spesso non quellli che ti aspetteresti … Gigi Ghirotti 1921-1974 APPUNTI DA: “Il lungo viaggio nel tunnel della malattia” Il percorso del malato oncologico: luoghi, relazioni “Da un anno mi insegue un odore di etere, di alcool, di antibiotici, di lisoformio e questo cocktail olfattivo mi pizzica le narici, mi inzuppa le ossa, mi si è attaccato alla pelle. Sono passato nel corso di questi dodici mesi attraverso quattro ospedali, quattro interventi chirurgici; una galleria quanto mai varia e imprevedibile di medici, di infermieri, di compagni di viaggio; una esperienza umana e civile vissuta coralmente con persone che un anno fa non conoscevo, con cui non avrei mai immaginato di dovermi trovare a dividere cibo, stanze, ansietà e speranze (…)” “ORIZZONTI – L’UOMO, LA SCIENZA, LA TECNICA” PRIMO SERVIZIO 27 maggio 1973 secondo programma TV RAI Il percorso del malato oncologico: Medici e Società “(…) Il vecchio medico di famiglia è scomparso: non rimpiangiamo il suo sapere, ma la sua capacità di rapporto umano (…) Abbiamo così un terapeuta di umore né gaio né triste, di temperamento né ottimista né pessimista, incline a tagliare corto sulle narrazioni sintomatologiche del paziente, più attento a vetrini, lastre, referti. Difficile cavargli parole di bocca (…) E’ a lui che faremo il processo per disaffezione nei confronti del malato?” “ORIZZONTI – L’UOMO, LA SCIENZA, LA TECNICA” PRIMO SERVIZIO 27 maggio 1973 secondo programma TV RAI Il percorso del malato oncologico: Medici e Società “(…) Prima di rispondere guardiamo le corsie superaffollate, i sotterranei dove si pratica, al freddo, la terapia radiologica, i laboratori entro i cui muri cadono fisicamente e non metaforicamente a pezzi gli strumenti, i reparti esposti al più alto indice di decibel della metropoli. Se queste sono le testimonianze dell’affetto che la società porta all’ammalato, è la società stessa che deve fare il mea culpa (…)” “ORIZZONTI – L’UOMO, LA SCIENZA, LA TECNICA” PRIMO SERVIZIO 27 maggio 1973 secondo programma TV RAI “La bruciante questione” “(…) qualcosa è accaduto nell’arte di organizzare le comunità: si è perduta per la strada qualche conoscenza tecnica oppure, peggio, siamo andati paurosamente indietro nel costume, e cioè nel modo di concepire il rapporto tra la società efficiente e i suoi membri impediti, malati, emarginati e tutti coloro che non sono in grado di far valere, lì, subito e con forza, le proprie ragioni?” “VIAGGIO TRA GLI OSPEDALI”, ARTICOLI PUBBLICATI SU “LA STAMPA” 1973/1974 “Storia di Vincenzo” “(…) Ci vorrebbe, mi disse, una sala da gioco negli ospedali, per chi ha voglia e possibilità di giocare, e anche una sala di studio, perché molti hanno desiderio di studiare, di leggere, di giocare a carte. Certo, ci vorrebbe anche il personale che aiutasse e sorvegliasse perché, se no, in breve si sfascia tutto. Non potrebbero i maestri o i professori che hanno del tempo a disposizione occuparsi qualche volta un poco anche dei ragazzini che stanno all’ospedale?...” “VIAGGIO TRA GLI OSPEDALI”, ARTICOLI PUBBLICATI SU “LA STAMPA” 1973/1974 “Storia di Vincenzo” “… Questo mi sembra sia il lascito di Vincenzo, della sua vita breve, ma non inutile, a tutti noi.” “VIAGGIO TRA GLI OSPEDALI”, ARTICOLI PUBBLICATI SU “LA STAMPA” 1973/1974 “Le ultime righe” “… Prima e più che sugli enti inutili, sugli enti locali, sulle piccole e medie industrie la stretta creditizia preme e strozza il più debole. Non è una novità...” “VIAGGIO TRA GLI OSPEDALI”, ARTICOLI PUBBLICATI SU “LA STAMPA” 1973/1974 “Il malato inerme”, giugno 1974 pubblicato postumo, agosto 1974 “Le ultime righe”: attualità? “…Il medioevo tante volte minacciato e dato per imminente (il medioevo prossimo venturo...) è in arrivo… Nel crollo preconizzato dei grandi sistemi il primo mattone che frana è quello degli ospedali. Vicenza, giugno 1974” “VIAGGIO TRA GLI OSPEDALI”, ARTICOLI PUBBLICATI SU “LA STAMPA” 1973/1974 “Il malato inerme”, giugno 1974 pubblicato postumo, agosto 1974 Anna staccato Lisa «Qualcuno» c’è sempre… sabato, 27 dicembre 2008 LA NOTTE DELLE STELLE CADENTI 11 agosto 2011 L'elastomero ed io non siamo molto amici. … Ecco perché in questi giorni non son stata benissimo… ieri mattina ho fatto una passeggiatina con "Qualcuno" da camera mia fino al salottino dove c’è la macchina del caffè. Ah, senza ossigeno, s’intende. Ed è stato emozionante. ...morfina a parte, le notizie degne di nota sono due: 1) … Ho fatto una chiacchierata importante e chiarificatrice col primario e ho capito che finché la malattia non migliora io rimango qui. Devo cominciare a pensare con lucidità alla possibilità di morire e di farlo qui. … …. E credetemi: non è facile… Pensare, invece, di morire a 33 anni, in un Hospice e completamente lucida, in testa, con tante cose ancora da fare… beh, credetemi che fa un po’ male. ……………….. E non fa male solo a me stessa. ...morfina a parte, le notizie degne di nota sono due: • 2) in maniera del tutto inaspettata, romantica e commovente… “Qualcuno” mi ha chiesto di sposarlo. 2) … Ovvio che gli ho detto di sì. … 2) … Ovvio che gli ho detto di sì. … Ovvio che ho un po’ paura… Vorrei regalargli un matrimonio normale, ma, per l’appunto, non so se sarà possibile. E allora quando ci sposiamo? BOOOHHH!!! …. … Ci penserò. E penserò alla mia vita, penserò alla malattia, penserò alla morte, penserò all’amore, penserò al matrimonio, penserò alla mia nuova casa, penserò al futuro. … … E proverò a vivere alla giornata, ancora di più rispetto a come ho sempre fatto. E non importa se stasera non posso esprimere nessun desiderio: Lassù lo sanno quello che vorrei. Col tempo vedremo e capiremo se sono desideri che si realizzeranno oppure no. Le cure palliative …. Raccontare e raccontarsi Cicely Saunders (1918-2005) • ..infermiera, • …assistente sociale • …medico Fondatrice indiscussa delle cure palliative Il “dolore globale” “…E’ iniziato dalla schiena, ma poi sembrava che tutto facesse male … nessuno sembrava capire come mi sentissi e mi sembrava che tutto il mondo fosse contro di me … Ora è meraviglioso ricominciare a sentirsi di nuovo bene, al sicuro…” (dal racconto di Mrs.Hinson, paziente della Saunders al St. Joseph Hospital, 1959 ). “Vegliate con me” CICELY SAUNDERS • “...voglio soltanto quello che c'è nella tua mente e nel tuo cuore...” • “...hai fatto fatica a dirmelo? … Deve essere difficile ...” • “...sembrava così strano: nessuno voleva prendersi cura di me...” • “...sarebbe sufficiente se dicessi che ho sperato?...” • “...desidero soltanto che uno abbia l'aria di sforzarsi di capirmi...” • “...è bello sentire che qualcuno ha bisogno di te...” Anthony… “Imparò che si può vivere un’intera vita in poche settimane, che il tempo è questione di profondità e non di durata, che nell’atmosfera giusta e sedando il dolore (…) gli ultimi giorni possono essere i più ricchi (…) Imparò con tutto il suo essere che lavorando con gli altri si dà e si riceve, ci si vuol bene a vicenda”. (dalla biografia di C. Saunders) Aspetti assistenziali 1. 2. 3. 4. Cure palliative: “i 4 requisiti”… Patologia inguaribile… …in fase avanzata irreversibile Causa di disabilità che evolverà direttamente nel decesso in tempi brevi Necessità di supporto “ambientale” a domicilio o in hospice a paziente e famiglia COME SONO “NATI” I 4 REQUISITI PER LE CURE PALLIATIVE ONCOLOGICHE... 1. requisito “diagnostico” • (dimostrazione della presenza di malattia oncologica … Scontato, no?...eppure…) Storia di Domenico (1990) …nell’89 era stato radiotrattato per un carcinoma della laringe … per un imprevedibile danno sul midollo cervicale (altri tempi…altre macchine…) era insorta una delle complicanze più terribili da trattamento, una tetraplegia completa da mielite attinica, con una residua zona di attività neurologica tale da consentire deglutizione e respirazione autonome, ma anche caratterizzata da una gravissima sintomatologia di tipo neuropatico, con spasmi dolorosissimi e allodinia, irradiati alle spalle, al collo, alla testa. In carico alla FARO sin dall’inizio del 1990 (con i pochissimi farmaci allora disponibili per il dolore “complesso”, e mettendo in gioco un notevole impegno relazionale per sostenere anche psicologicamente il paziente e la moglie che non lo lasciò mai da solo), dal ’92 fu seguito quotidianamente (festivi compresi, naturalmente) per un decubito sacrale che richiedeva medicazioni con sollevatore di circa un’ora e mezza. Morì nel ’94, per una complicanza infettiva “ab ingestis”… ed era guarito dal tumore della laringe! (COMMENTO: ... “quando non esisteva l’ADI”… Oggi la FARO non prenderebbe in carico il “signor Domenico” ... ma oggi chi lo seguirebbe così, per quattro anni?) COME SONO “NATI” I 4 REQUISITI PER LE CURE PALLIATIVE ONCOLOGICHE... 2. requisito “prognostico” ... • (le cure palliative sono rivolte a pazienti con attesa di vita < 4 mesi) 3. ...e requisito “clinico” • (le cure palliative sono rivolte a pazienti con performance status < 50 sec. Karnofsky ...più o meno la stessa cosa ... o no?) Storia di Pietro (1995) ... • • • Dimesso dall’ospedale con diagnosi di “cachessia neoplastica in occlusione maligna da carcinoma del retto operato. Paziente terminale”, il signor Pietro era un vecchio partigiano il cui carattere e la cui tempra si intuivano dallo sguardo. All’inizio furono solo antidolorifici, poi lassativi, poi cortisonici, gastroprotettori, procinetici... poi ... più nulla! Il paziente “terminale e occluso” lentamente riprendeva appetito, alimentazione, forze... Dichiaratamente agnostico, credeva in un solo miracolo: quello della sua guarigione! All’inizio tra gli sguardi accondiscendenti dei familiari e degli operatori.... ... poi qualche dubbio sulla sua “cachessia neoplastica” , soprattutto dopo l’estate trascorsa a tagliar legna in montagna ... Il tutto fra “alti e bassi” che ogni volta facevano pensare alla sua diagnosi iniziale. Ma dopo quasi tre anni dovemmo tutti prendere atto che esistono anche le complicanze post-chirurgiche “benigne”, che le cure palliative possono essere ottimi “ricostituenti, e che... si poteva sospendere l’assistenza! (il rapporto continuò con visite occasionali, sempre cariche di affetto e simpatia. Pietro morì a 87 anni, due anni dopo la sospensione del servizio, appena tornato a casa da un “tragico” periodo in casa di riposo. Morì con un sorriso, nel suo letto, e con accanto il medico FARO che in quel sabato mattina era andato a trovarlo). (COMMENTO: ...nei pazienti guariti le cure palliative funzionano benissimo!.. Oggi per fortuna c’è la “pending list”; a lungo ci furono solo l’affetto e i rapporti personali). COME SONO “NATI” I 4 REQUISITI PER LE CURE PALLIATIVE ONCOLOGICHE... 4. requisito “ambientale” ... • (le cure domiciliari sono possibili solo in presenza di un idoneo “care giver” .... e come, se no?) Storia di Francesco (1996)... • ...“Filosofo autodidatta”… Storia di Francesco (1996)... • ...“Filosofo autodidatta”… (COMMENTO: ... meno male che oggi c’è l’hospice ... ma forse Francesco non ci sarebbe mai voluto andare!) Oggi … “PRESA IN CARICO” • Attenta valutazione dei requisiti • Implicanza clinica ed etica nelle scelte (es. nutrizione, sedazione, “proporzionalità”) • Importanza della “rete”: rischio del troppo presto o del troppo tardi (“Simultaneous care” Medicina narrativa RACCONTARE e RACCONTARSI Alessandra Bentley Massimo FOA “…il Cigno…” esperienze “ANAMNESI CLINICA” ..Marzo 2009: riscontro ecografico di ca mammella sx + mts linfonodali. CT neoadiuvante (FEC x 3). Settembre 2009: quadrantectomia + linfadenectomia sx; EI: ca lobulare infiltrante pT2N1 Ki67 40%, RE 75%; RP 60% cERB 3. Rifiutate CT-RT adiuvanti. ... “ANAMNESI NARRATIVA ”Abbiamo conosciuto M. nel marzo del 2009, dopo riscontro ecografico di neoformazione di 36 mm della mammella sx. Anche se successivamente abbiamo saputo che lavorava come OSS e ben conosceva il decorso delle malattie oncologiche, inizialmente dava l’impressione di negare la sua situazione e di sottoporsi mal volentieri a procedure e trattamenti. Infatti dopo tre cicli di chemioterapia neoadiuvante e successivo intervento chirurgico non si presentò al previsto programma di RT-CT adiuvante. Successivamente avremmo scoperto una personalità e una storia molto ricca e molto diversa dalle prime impressioni...” esperienze • • Narrazione paziente (manoscritto) “...Alle 9 del 15 giugno dell’anno scorso, mentre stavo aspettando un camioncino che mi porti via gli sfalci del giardino, faccio per alzarmi dalla panchina su cui ero seduto, ma le gambe non mi reggono. Cado a terra come un sacco di patate. Non capisco cosa mi stia succedendo; non è un collasso, non è uno svenimento. Cos’è?! (...) Esco dall’ospedale 30 giorni dopo. Ciò che segue è la testimonianza di come ho vissuto quegli eventi e i mesi che ne sono seguiti per giungere all’oggi (...) Questa malattia mi ha insegnato ad apprezzare e saper vivere il ‘qui e ora’, con pregnante Fiducia, Speranza e Amore (...)” Narrazione medico (estratto delle prime righe) “...E’ stato lì che mi ha preso in contropiede: “Dottore, a naso, lei che cosa si aspetta? Che ci sia malattia o no?”. So bene che ‘a naso’ non bisognerebbe mai rispondere, ma quel dialogo svoltosi guardandosi profondamente negli occhi, e da cui traspariva una reale consapevolezza della serietà della sua malattia anche in prospettiva futura, mi ha fatto fare una cosa assai inconsueta: gli ho risposto francamente che “a naso” secondo me la TC sarebbe stata negativa, anche se non avrei potuto dire che cosa sarebbe accaduto nei successivi controlli. Inutile dire che mi sbagliavo... Ma mi rendo conto – ripensandoci – che quell’impressione “a naso” era l’impressione di una “salute complessiva” più interiore che fondata su un ragionamento clinico, di per sè impossibile a farsi. Paolo Bartolozzi “la cattedra” (incontro con operatori Gradenigo / PPF del 22/5/2013) CONCLUSIONI… “RESISTENZA E RESA” “…occorre resistere con l’altro e per l’altro testimoniando che la sua persona è un bene e per noi. Tale resistenza non è unicamente tecnica, ma primariamente umana (…). Al tempo stesso è necessario arrendersi, sia ai limiti della medicina, sia ai limiti intrinseci della vita umana: l’uomo è segnato dalla morte. (…) …nell’assunzione libera e responsabile di ogni soggetto, nella consapevolezza che anche il morire è parte integrante della vita.” (Doldi, Picozzi, Ponte “BIOETICA – La Parola di Dio e le parole dell’uomo” Città Nuova -2005) “…TEMPO PERDUTO…?” «…Perduto», scrive Bonhoeffer, «sarebbe il tempo in cui non avessimo vissuto da uomini, non avessimo fatto delle esperienze, non avessimo imparato, operato, goduto, sofferto. Tempo perduto è il tempo non pieno, il tempo vuoto». Cecily Saunders Eutanasia? Lettera 1993 (...) C’è anche l’evidenza di un clima di pressione sulle persone anziane e questo per me è sempre stato un argomento persuasivo. (…) Cecily Saunders Eutanasia? Lettera 1993 (...) Dovesse passare una legge che permettesse di portare attivamente fine alla vita su richiesta del paziente, molti dei “dipendenti” sentirebbero di essere un peso per le loro famiglie e per la società e si sentirebbero in dovere di chiedere l’eutanasia (…) Cecily Saunders Eutanasia? Lettera 1993 (…) ne risulterebbe come grave conseguenza una maggiore pressione sui pazienti vulnerabili per spingerli a questa decisione, privandoli così della loro libertà… Una diversa «prospettiva» “... Ho condiviso questa sofferenza e so che vi sta dietro qualcosa di più forte, non una spiegazione, ma una presenza. Molti di noi qui credono che è la presenza di Dio, il quale ha condiviso il nostro patire con i soli mezzi umani e, avendolo superato, fa sue le sofferenze di tutti gli uomini e le trasformerà…” Saunders C. A personal therapeutic journey. BMJ. 1996; 313 (7072): 1599 - 1601 “Lavoriamo con i morenti e vediamo continuamente la resurrezione” (Cicely Saunders)