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Il sogno di volare
Il sogno di volare dal mito di Icaro a Leonardo da Vinci, un genio oltre il tempo. 14-03-2008 Prof. Roberto Fantini Il mito di Icaro “ Ma stai attento - diceva al figlio mentre insieme salivano verso il cielo remeggiando con le braccia - attento a non accostarti troppo al Sole, perché si scioglierebbe la cera che tiene salde e unite le ali; e non abbassarti troppo verso il mare, perché l’umidità dell’acqua inzupperebbe le penne e non potresti più risalire ” . Ma Icaro, ancora giovane e dalle belle speranze, non lo ascoltò, inebriato com’era da quel magico volo che gli faceva scorgere già lontane le terre e i mari, e che sempre di più lo avvicinava, esaltandolo, alla voragine dell’infinito, dove si trovano le stelle. E’ nella natura dell’uomo ambizioso e troppo sicuro di sé voler sfidare la vita e farsi un paio di ali che lo facciano salire sempre più in alto. Il calore cocente fece sciogliere la cera, le ali fittizie persero le troppo precarie penne, e Icaro, che velocemente si era alzato nel cielo, vorticosamente precipitò nel mare e vi scomparve. L'antico sogno Il sogno del volo dell’uomo si perde nella notte dei tempi, ma nessuno l’ha perseguito con più intensità e perseveranza di Leonardo da Vinci. Le antiche cronache riferiscono dei molti tentativi falliti da parte di autentici temerari. Alcuni episodi sono leggendari, altri sono più attendibili, come quello di Giovanni Battista Danti che alla fine del '400 cercò di sorvolare la Piazza Grande di Perugia, “atterrando” pesantemente sul tetto di una chiesa vicina. Tutti questi proto-aviatori hanno in comune la stessa idea: quella di simulare il volo di un uccello, e perciò di utilizzare delle ali attaccate alle spalle o alle braccia. Oppure, come sognava il monaco inglese Ruggero Bacone, di realizzare una vera e propria macchina con le ali. Leonardo da Vinci « Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira [...] et fu valentissimo in tirari et in edifizi d'acque, et altri ghiribizzi, né mai co l'animo suo si quietava, ma sempre con l'ingegno fabricava cose nuove. » (Anonimo 1542) (1452-1519) La scienza del volo in Leonardo Leonardo basa i suoi studi sull’osservazione degli uccelli: a differenza di tutti i suoi predecessori però, egli elabora una vera e propria teoria o scienza del volo, dalla quale sviluppa la progettazione delle sue macchine. Gli studi si ampliano alla statica, alle leggi della fluidodinamica, dell’ingegneria meccanica, dell’anatomia umana, delle proprietà e del comportamento dell’aria e dei venti. Ed è proprio questo che differenzia Leonardo da contemporanei e predecessori: l'aver affrontato il problema del volo in un'ottica globale, sistematica e scientifica, cercando di cogliere le diverse componenti in gioco e fondendo assieme studio teorico e pratica sperimentale. Egli era convinto che l’uomo potesse costruire congegni simili alle ali degli uccelli (“ L’uccello è strumento operante per legge 1° Principio della dinamica matematica, il quale strumento è in potestà dell’uomo poterlo fare”) ed “Ogni moto attende al suo imitare il loro volo, che assimilava al nuotare dei pesci (“Scrivi del nuotare sotto acqua e avrai il volare degli uccelli per l’aria”). mantenimento, ovvero ogni corpo mosso sempre si muove” (Codice sul volo degli uccelli) Egli sostiene, a differenza degli scienziati suoi contemporanei, che il volo non abbia in sè nulla di misterioso, in quanto si 3° Principio della dinamica tratta di un fenomeno puramente meccanico, dovuto al colpo d'ala nell'aria. L'aria è comprimibile, e perciò essa può “Tanta forza si fa colla cosa in contro esercitare una resistenza in grado di sostenere un corpo. E' all’aria, quanto l’aria incontro alla cosa” una delle sue più geniali intuizioni. Enuncia anche 2 leggi (Codice Atlantico) della dinamica. L’uomo può volare Gli studi sulla resistenza dell’aria Nel 1486 Leonardo aveva espresso la sua fiducia nella possibilità del volo umano: «potrai conoscere l'uomo colle sue congegnate e grandi alie, facendo forza contro alla resistente aria, vincendo, poterla soggiogare e levarsi sopra di lei». Chiama moto strumentale il volo umano realizzato con l'uso di una macchina: individua nel paracadute il mezzo più semplice di volo: «Se un uomo ha un padiglione di panno-lino intasato, che sia di 12 braccia (7.2 m) per faccia e alto 12, potrà gittarsi d'ogni grande altezza sanza danno di sé». Codice Atlantico I primi studi: la vite aerea Concepita tra il 1483 ed il 1486 durante il primo soggiorno a Milano, la vite aerea appartiene alla prima serie delle macchine progettate da Leonardo per il volo meccanico. Da queste tuttavia si distingue per la sua originaria destinazione: la vite aerea infatti fu progettata con l'idea di studiare l'efficienza dell'elica e non per costituire da subito una vera macchina per il volo. L'apparecchio si compone di una vite senza fine, di circa 10m di diametro. Fatta di canne, tela di lino e filo di ferro, lo strumento doveva essere azionato da quattro uomini che avrebbero dovuto poggiare con i piedi sulla piattaforma centrale e con le mani far forza sulle rispettive barre, in modo da far ruotare l'albero. Codice B La vite aerea Il principio che doveva essere sfruttato era quello della molla: come lo stesso Leonardo ci suggerisce nei suoi appunti, “se si costruisce un modello di carta a forma di vite e lo si lancia mediante una molla posizionata alla base della vite stessa, si potrà constatare che la vite sarà trascinata in alto dal movimento della molla”. Così concepita, però, la vite aerea difficilmente avrebbe potuto sollevarsi da terra. Resta tuttavia il fatto che con un'adeguata forza motrice lo strumento poteva essere azionato e fatto sollevare. Alla base di questa macchina di Leonardo vi è l'intuizione che l'aria può comportarsi come un corpo solido. Perciò un oggetto che si avviti all'interno di essa può sollevarsi così come la vite penetra il legno. La forma e la struttura dell’ala La maggior parte delle macchine volanti che Leonardo progetterà è dotata di ali, che possono essere battenti, articolate o fisse. E proprio all'ala, alla sua forma, struttura e realizzazione, che egli riserva un’ampia e particolareggiata ricerca che si sviluppa e si evolve nel corso degli anni. Dopo varie ricerche egli sperimenta vari tipi d’ala, come quella a forma di pipistrello. Impiega materiali diversi, il legno di abete, il fustagno ricoperto di piume e il taffetà inamidato teso sopra una rete a maglie larghe. Intuisce che la strada maestra da seguire è l’alleggerimento strutturale. Nell'ambito degli studi sull'ala, accanto a quelli di tipo strutturale, un ruolo primario hanno poi quelli per misurarne la portanza, cioè per valutare la capacità dell’ala di sostenere in volo la macchina e il suo pilota. Codice B L’ala battente Attrezzo per la prova di ali battenti Dalle prime ali, ancora molto grossolane, Leonardo passò a quelle più sofisticate che nella struttura imitavano le ali del pipistrello. Costruita con un unico panno teso su un'armatura in legno, la combinazione armatura-panno separandosi durante l'alzata e ritornando ad aderire durante l'abbassata, avrebbe agevolare il movimento dell'ala, riducendo lo sforzo nella prima fase e meglio sfruttando la resistenza dell'aria nella seconda. A questo scopo l'artista escogita diverse esperienze, fra le quali la più nota è quella cosiddetta dell'attrezzo per la prova di ali battenti. Si tratta di un'ampia ala palmare di 12 m x 12 m, fissata ad un pancone del peso di circa 68 kg e azionata da una doppia leva. Agendo rapidamente sulla leva, se il pancone si alza da terra prima che l'ala si abbassi, la portanza di quest'ultima è da ritenere soddisfacente. Codice B Ala articolata Nello sforzo di riprodurre fedelmente la struttura d'ala degli uccelli, Leonardo disegna questo congegno con meccanismi di trazione e torsione della parte esterna dell'ala. Le articolazioni sono collegate a mezzo di tiranti. Il dispositivo così concepito doveva garantire il ritorno automatico dell'ala flessa. Particolare cura viene rivolto allo studio delle molle e delle giunture fra le varie parti dell'ala. Ala articolata Museo leonardiano di VINCI La portanza Il volo degli aeroplani è regolato da una specifica legge fisica: l'aria che scivola attorno all'ala in movimento genera una forza, chiamata portanza, che vince il peso del veivolo e lo solleva. Per sviluppare la portanza, l'ala deve avere una precisa conformazione e, in particolare, la sua sezione (il profilo dell'ala) deve essere simile a una goccia allungata asimmetrica. L'aria che attraversa la parte superiore del profilo ha una velocità superiore, dal momento che deve percorrere una distanza maggiore di quella precorsa dall'aria nella parte inferiore; secondo il principio di Bernoulli, sopra l'ala si genera quindi una depressione, mentre nella parte sottostante si sviluppa invece una pressione. La differenza di pressione spinge l'ala verso l'alto determinando la portanza. 1 2 P + ρ v = cos t. 2 Legge di Bernoulli L’energia per muovere le macchine: l'uomo-motore Gli studi sull'ala non si limitano ad esaminarne forma e struttura, ma si estendono anche ai suoi movimenti e soprattutto alla forza necessaria per produrli: l’uomo. Dato il peso notevole della macchina, sommato a quello del pilota, Leonardo capisce che il fattore determinante è l'energia che l'uomo è in grado di produrre. Dato che essa non è sufficiente, Leonardo studia il modo per moltiplicarla il più possibile. Tramite diversi tipi di complicati dispositivi, Leonardo finisce per preferire un sistema basato sullo scorrimento verticale di una o più funi avvolte su una coppia di cilindri o carrucole sovrapposte. Il movimento alternato delle funi - quando una sale, l'altra scende - provoca la battuta delle ali. Ipotizza che il pilota possa utilizzare tutta la sua forza con l'azione di diversi muscoli come quelli di gambe, braccia, dorso e perfino della testa. Si concentra anche sulla posizione più funzionale da far assumere al volatore, ponendolo sia in piedi che disteso. Sarà quest’ultima posizione, a suo avviso, a garantire una migliore stabilità di volo. Purtroppo nessun uomo avrebbe mai avuto la forza sufficiente per muovere le sue macchine. Il vascello volante Nel suo primo periodo di permanenza a Milano (1482–1500), Leonardo si dedicò allo studio del volo meccanico e disegnò varie macchine che, attraverso complicati meccanismi, dovevano sollevarsi sfruttando la sola forza muscolare umana. Il primo di questi esperimenti fu la macchina ad ali battenti: un congegno in cui il movimento delle ali doveva avvenire attraverso un sistema di corde e di carrucole collegate a due staffe laterali. L'idea era che le ali della struttura potessero alzarsi e abbassarsi grazie alla forza che l'uomo trasmetteva loro, agendo con i muscoli delle gambe sulle staffe. Con l’idea dell’ala battente, Leonardo tenta di riprodurre artificialmente la struttura e i movimenti dei volatili, facendo così della sua macchina una sorta di uccello meccanico. Il vascello volante Navicella volante La navicella, munita di ali battenti e timone, è una delle macchine per il volo più fantastiche pensate da Leonardo. I volatori dovevano prender posto all'interno di una navicella fatta a guscio con all'interno i meccanismi (viti e madreviti e manovelle) necessarie a far muovere le due grandi ali a pipistrello. Particolarmente interessante l'ampio piano di coda, pensato per regolare la posizione e la direzione della navicella stessa come fosse il grande timone della macchina. Macchina ad ala articolata L’idea dello ornitottero, ossia della macchina volante ad ali d’uccello è qui delineata in modo tecnicamente chiaro e sofisticato: il pilota si sdraia, prono, sul pianale al quale si lega mediante cinghie; i piedi vanno a spingere sui pedali che azionano il complesso sistema della flessione e torsione dell’ala disponendole di taglio quando si sollevano e di faccia mentre si abbassano, così come fanno gli uccelli durante il volo attivo. Ornitottero. Manoscritto B. Il ritorno all'osservazione degli uccelli Premessa indispensabile, per il volo ad ali battenti è che il pilota riesca a sviluppare l'energia sufficiente per muovere le ali con la necessaria rapidità , ma Leonardo ben presto si rende conto che questo non è possibile anche a causa della pesantezza dei materiali usati. A partire dal 1503, pertanto, ritorna ad osservare il volo degli uccelli, questa volta in modo accurato e sistematico, allo scopo di comprenderne esattamente la dinamica. Si rende così conto che, se gli uccelli di piccola taglia utilizzano la battuta d'ala per volare, quelli mediograndi, in particolare i rapaci, si librano nell'aria affidandosi alle correnti e fanno ricorso alla battuta solo per correggere o stabilizzare la traiettoria. Il loro è quindi un volo a vela o volo planato che non richiede l'impiego di una grande energia, bensì abilità e istinto per dirigerlo nel modo migliore. Dall'analogia col peso e l'apertura alare degli uccelli, cerca di stabilire l'apertura alare che la macchina dovrebbe avere e quale forza dovrebbe essere impiegata per muoverla e sostenerla. Il volo librato Da queste osservazioni Leonardo trae la convinzione che, sfruttando il sostegno e la spinta dell'aria e delle correnti - come fanno gli uccelli più grandi - anche l'uomo può essere in grado di volare. Ne consegue un radicale mutamento di prospettiva: l’ingegnere ora non cerca più di riprodurre meccanicamente l'animale, ma di servirsi degli stessi principi fisici che esso utilizza e quindi la macchina volante, abbandonata l'impraticabile soluzione dell'ala battente, si orienta verso un'ala fissa sul tipo dell'aliante. Un esempio è l'aliante con estremità manovrabili, manovrabili in cui le ali sono divenute rigide, quindi funzionali ad un volo librato, benché presentino ancora estremità articolate e movibili mediante tiranti, così da consentire piccoli aggiustamenti direzionali. Il pilota è collocato in posizione eretta al centro della macchina, che regge direttamente sulle spalle con l'aiuto di una particolare imbracatura. Deltaplano Ancor più avanzato è un altro progetto, che ricorda da vicino il moderno deltaplano. deltaplano Qui l'ala è unica e il volatore, che vi è sospeso al di sotto, controlla la planata orientando mediante funi le estremità della superficie alare. E' il deltaplano il mezzo che sembra aver raccolto l'eredità di questa ultima intuizione di Leonardo. A cosa pensavano i contemporanei Libro di macchine: da Taccola e Francesco di Giorgio Museo della scienza di Firenze. Anonimo ingegnere senese Conclusione della ricerca sul volo Il percorso di ricerca compiuto da Leonardo procede quindi verso una progressiva semplificazione ed approda ad una soluzione assai avanzata, non soltanto dal punto di vista tecnico, ma anche concettuale. L'imitazione della natura si traduce così nella creazione di qualcosa di totalmente nuovo che, pur sfruttandone le leggi, in essa non trova riscontro. Un esperimento alla Icaro La fede di Leonardo nel volo umano sembra essere rimasta immutata per tutta la sua vita, malgrado gli insuccessi e l'obiettiva difficoltà dell'impresa: «Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Cecero (il monte Ceceri, presso Firenze), empiendo l'universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture e gloria eterna al loco dove nacque». Un esperimento in tale senso si svolse veramente e fece da cavia il suo amico Tommaso Masini. Strumenti di misura del vento e dell’inclinazione Tanto credeva alla possibilità del volo che costruì anche degli anemometri e inclinometri Si tratta di un semplice legno graduato dotato di una lamina che si sposta in funzione della forza del vento. L’anemometro è sormontato da un anemoscopio a banderuola, in grado di indicare la direzione del vento. Lo strumento serviva per lo studio delle condizioni atmosferiche, per garantire la sicurezza del volo. Anemometro a "lamelle" o "pennello“. Inclinometro Il trattato degli uccelli Dal 14 marzo al 15 aprile 1505 scrive parte di quello che doveva essere un organico Trattato delli Uccelli, suddiviso in 4 volumi dal quale avrebbe voluto estrarre il segreto del volo, estendendo nel 1508 i suoi studi all'anatomia degli uccelli e alla resistenza dell'aria e, verso il 1515, vi aggiunge lo studio della caduta dei gravi e i moti dell'aria. “Dividi il trattato degli uccelli in quattro libri dei quali: • il primo sia del volar per battimento d’alie; • Il secondo del volo sanza battere d’alie per favor di vento; • il terzo del volar in comune, come di uccelli, pipistrelli, pesci, animali, insetti; • l’ultimo del moto strumentale.” Codice sul volo degli uccelli Questo codice del volo degli uccelli si trova presso la Biblioteca Reale di Torino ed è composto da 17 pagine (21x15 cm), databili intorno al 1505. Tratta principalmente del volo degli uccelli che Leonardo analizza con un rigoroso approccio meccanico, così come studia la funzione dell'ala, la resistenza dell'aria, i venti e le correnti. Cronologia La giovinezza (1452–1481) A Milano (1482–1500) Il ritorno a Firenze (1501–1507) Il ritorno a Milano (1507–1514) Il soggiorno a Roma (1514–1517) Gli ultimi anni a Parigi (1517–1519) Bibliografia e link http://www.museoscienza.org/LEONARDO/ http://www.leonet.it/comuni/vinci/ http://www.macchinedileonardo.com/ http://www.leonardo3.net/ “Codice del volo”, Edoardo Zanon, DVD + Libro “L3”