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5.4 Il teorema fondamentale del calcolo inte- grale
Esercizi 5.3 1. Sia f : R → R una funzione continua, e supponiamo che f abbia asintoti obliqui per x → ±∞. Provare che f è uniformemente continua in R. 2. Esibire una funzione f : R → R limitata e di classe C ∞ , ma non uniformemente continua su R. 3. Si provi che |xα − y α | ≤ |x − y|α per ogni x, y ≥ 0 e per ogni α ∈ [0, 1]; se ne deduca che se α ∈ [0, 1[ la funzione f (x) = xα è uniformemente continua in [0, ∞[, ma non è lipschitziana in tale semiretta. 4. Si provi che per ogni α > 0 la funzione f (x) = x−α non è uniformemente continua in ]0, 1]. 5. Dimostrare che ogni funzione limitata in [a, b], e continua salvo che in un numero finito di punti, è integrabile in [a, b]. 6. Sia f : [a, b] → R una funzione convessa. Provare che Z b f (a) + f (b) 1 a+b f (x) dx ≤ . ≤ f 2 b−a a 2 5.4 Il teorema fondamentale del calcolo integrale Se f è una funzione integrabile secondo Riemann in un intervallo [a, b], sappiamo dalla proposizione 5.2.7 che si ha anche f ∈ R(a, x) per ogni x ∈ [a, b]. Quindi possiamo definire la funzione Z x F (x) = f (t) dt, x ∈ [a, b], a che si chiama Rfunzione integrale della f . Si noti, di passaggio, che non è x lecito scrivere a f (x) dx: la variabile di integrazione non va confusa con gli estremiPdell’intervalloP di integrazione, esattamente come nelle sommatorie si n scrive k=0 ak e non nn=0 an . Analizziamo le proprietà della funzione integrale F . 357 Proposizione 5.4.1 Se f ∈ R(a, b), allora la sua funzione integrale F è continua, anzi lipschitziana, in [a, b], e risulta F (a) = 0. Ra Dimostrazione Ovviamente F (a) = a f (x) dx = 0. Proviamo che F è lipschitziana (esempio 5.3.3 (2)). Siano x, x0 ∈ [a, b] con, ad esempio, x < x0 : per la proposizione 5.2.9 ed il corollario 5.2.10 si ha Z Z Z x Z x0 x x 0 |f (t)| dt ; f (t) dt ≤ f (t) dt = f (t) dt − |F (x) − F (x )| = a x0 x0 a scelta la suddivisione banale σ1 = {x, x0 } dell’intervallo I = [x, x0 ], si ottiene, per definizione di integrale, Z x 0 |F (x) − F (x )| ≤ |f (t)| dt ≤ S(|f |, σ1 ) = sup |f | · |x − x0 |. x0 I Ne segue la tesi. Teorema 5.4.2 (teorema fondamentale del calcolo integrale) Sia f una funzione continua in [a, b]. Allora la sua funzione integrale F è derivabile in [a, b] e si ha F 0 (x) = f (x) ∀x ∈ [a, b]. Dimostrazione Fissiamo x0 ∈ [a, b]. Per ogni x ∈ [a, b] \ {x0 } consideriamo il rapporto incrementale di F in x0 : Z x 1 F (x) − F (x0 ) = f (t) dt. x − x0 x − x 0 x0 Poiché f è continua in x0 , fissato ε > 0 esisterà δ > 0 tale che |t − x0 | < δ =⇒ |f (t) − f (x0 )| < ε. Rx Quindi possiamo scrivere (essendo x0 c dt = c(x − x0 ) per ogni costante c) Z x F (x) − F (x0 ) 1 = [f (t) − f (x0 ) + f (x0 )] dt = x − x0 x − x 0 x0 Z x 1 = [f (t) − f (x0 )] dt + f (x0 ). x − x 0 x0 358 Se ora x → x0 , il primo termine all’ultimo membro è infinitesimo: infatti non appena |x − x0 | < δ avremo, per la monotonia dell’integrale, Z x Z x 1 1 ≤ [f (t) − f (x )] dt ≤ |f (t) − f (x )| dt 0 0 x − x0 |x − x | 0 x0 Zx0x 1 ≤ ε dt = ε. |x − x0 | x0 Pertanto lim x→x0 F (x) − F (x0 ) = f (x0 ) x − x0 ∀x0 ∈ [a, b], e ciò prova la tesi. Osservazioni 5.4.3 (1) La continuità di f è essenziale nel teorema precedente: vedere l’esercizio 5.4.1. (2) Nella dimostrazione precedente in effetti si è provato un risultato più preciso: se f ∈ R(a, b) e f è continua in un punto x0 , allora F è derivabile in quel punto, con F 0 (x0 ) = f (x0 ). Perché il teorema fondamentale del calcolo integrale ha questo nome? Perché, come presto scopriremo, per mezzo di esso è possibile calcolare una gran quantità di integrali: già questo lo rende un teorema basilare. Ma la sua importanza è ancora maggiore per il fatto che esso mette in relazione fra loro l’integrale e la derivata, cioè due operazioni i cui significati geometrici sembrano avere ben poca relazione fra di loro: il calcolo di un’area delimitata da un grafico e la nozione di retta tangente a tale grafico. In realtà, in un certo senso, l’integrazione e la derivazione sono due operazioni “l’una inversa dell’altra”. Per capire meglio come stanno le cose, è necessario introdurre la nozione di “primitiva” di una data funzione. Definizione 5.4.4 Sia f : [a, b] → R una funzione qualunque. Diciamo che una funzione G : [a, b] → R è una primitiva di f se G è derivabile in [a, b] e se risulta G0 (x) = f (x) per ogni x ∈ [a.b]. L’insieme delle primitive di una funzione f si chiama integrale indefinito di f e si indica talvolta R con l’ambiguo simbolo f (x) dx (il quale quindi rappresenta un insieme di funzioni e non una singola funzione). 359 Non tutte le funzioni sono dotate di primitive (esercizio 5.4.1); però, se ne esiste una allora ne esistono infinite: infatti se G è una primitiva di f , allora G + c è ancora una primitiva di f per ogni costante c ∈ R. D’altra parte, sappiamo dal teorema fondamentale del calcolo integrale che ogni funzione f continua su [a, b] ha una primitiva: la sua funzione integrale F . Corollario 5.4.5 Se f è continua in [a, b] e G è un’arbitraria primitiva di f , allora si ha Z y f (t) dt = G(y) − G(x) ∀x, y ∈ [a, b]. x Rx Dimostrazione Sia F (x) = a f (t) dt la funzione integrale di f . Essendo f continua, si ha F 0 = G0 = f in [a, b], e in particolare (F − G)0 = 0 in [a, b]. Quindi F − G è una funzione costante in [a, b] (proposizione 4.3.4), ossia esiste c ∈ R tale che G(x) = F (x) + c per ogni x ∈ [a, b]. Ne segue Z y f (t) dt ∀x, y ∈ [a, b]. G(y) − G(x) = F (y) − F (x) = x Osservazioni 5.4.6 (1) Si suole scrivere [G(t)]yx in luogo di G(y) − G(x). (2) La dimostrazione precedente mostra, più in generale, che se f ha una primitiva F , allora ogni altra primitiva G di f è della forma G(x) = F (x) + c: in altre parole, se F è una assegnata primitiva di f si ha Z f (x) dx = {F + c, c ∈ R}. Ry Dunque per calcolare l’integrale x f (t) dt occorre determinare una primitiva G di f (per poi calcolarla negli estremi dell’intervallo), il che corrisponde essenzialmente a fare l’operazione inversa della derivazione. Per questa operazione non ci sono purtroppo ricette prestabilite, come invece accade per il calcolo delle derivate: vi sono funzioni continue molto semplici, quali ad 2 esempio e−x oppure sinx x , le cui primitive (che esistono, per il teorema fondamentale del calcolo integrale) non sono esprimibili in termini di funzioni elementari; il che, peraltro, non impedisce di calcolarne gli integrali con qualunque precisione prestabilita, utilizzando “formule di quadratura” oppure scrivendo le primitive come somme di opportune serie di potenze. È utile a questo punto riportare la seguente tabella di primitive note: 360 integrando p+1 x (p 6= −1) x p+1 x−1 p integrando primitiva ∞ X ∞ X primitiva an x n 1 an xn+1 n+1 n=0 n=0 ln |x| 1 1 + x2 arctan x eλx (λ 6= 0) eλx λ 1 √ 1 − x2 arcsin x cos x sin x 1 √ 1 + x2 ln x + 1 cos2 x tan x 1 sin2 x − sin x − cos x cosh x sinh x sinh x cosh x √ 1 + x2 1 tan x Esercizi 5.4 1. Si consideri la funzione “segno di x”, definita da 1 se 0 < x ≤ 1 0 se x = 0 f (x) = sgn(x) = −1 se − 1 ≤ x < 0. Rx (i) Si calcoli 0 f (t) dt per ogni x ∈ [−1, 1]. (ii) Si provi che f non ha primitive in [−1, 1]. 2. Provare che esistono funzioni f discontinue in R, ma dotate di primitive. [Traccia: posto F (x) = x sin(1/x) per x 6= 0 e F (0) = 0, si verifichi che F è derivabile e si prenda f = F 0 .] 3. Si dica sotto quali ipotesi si ha: Z x d (i) f (t) dt = f (x), dx a 361 Z (ii) a x f 0 (t) dt = f (x) − f (a). 4. Sia f una funzione continua in R. Calcolare Z 3x Z 2x Z −x2 d d d f (t) dt, f (t) dt, sin f (t) dt . dx x dx −x dx 2x [Traccia: si tratta di derivare opportune funzioni composte.] 5. Sia f una funzione continua e non negativa in [a, b]. Si provi che se Rb f (x) dx = 0, allora f ≡ 0 in [a, b], e che la conclusione è falsa se si a toglie una qualunque delle ipotesi. 6. Sia f : R → R continua e tale che f (x) → λ ∈ R per x → ∞. Si provi che Z 1 x f (t) dt = λ. lim x→∞ x 0 7. Determinare le primitive delle funzioni arcsin x, arctan x, settsinh x. 8. Sia f : R → R una funzione periodica di periodo T > 0, cioè tale che f (x + T ) = f (x) per ogni x ∈ R. Provare che se f ∈ R(0, T ) allora f ∈ R(a, a + T ) per ogni a ∈ R e Z a+T Z T f (t) dt = f (t) dt ∀a ∈ R. a 5.5 0 Metodi di integrazione Non esiste una procedura standard per il calcolo delle primitive e quindi degli integrali. I metodi che esporremo adesso servono a trasformare gli integrali (e non a calcolarli), naturalmente con la speranza che dopo la trasformazione l’integrale risulti semplificato e calcolabile. Integrazione per parti Il metodo di integrazione per parti nasce come conseguenza della formula per la derivata di un prodotto: poiché D (f (x)g(x)) = f 0 (x)g(x) + f (x)g 0 (x), avremo f 0 (x)g(x) = D (f (x)g(x)) − f (x)g 0 (x), 362