Pallottole magiche contro i tumori - Progetto Moli-sani
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Pallottole magiche contro i tumori - Progetto Moli-sani
8 NUOVO oggi MOLISE Giovedì 20 Marzo 2008 ORIZZONTE RICERCA Pallottole magiche contro i tumori La Target Therapy non più un’ipotesi, ma una terapia possibile IN occasione del terzo appuntamento dei seminari del giovedì organizzati dal prof. Luigi Sofo, Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Università Cattolica di Campobasso si è parlato dei «Tumori Stromali Gastro-Intestinali (GIST): il ruolo del chirurgo e dell’oncologo». I GIST sono tumori del tratto digerente riconosciuti come una patologia unica solo nel 2002. Fino ad allora erano indicati con vari termini, ma l’innovazione nelle tecniche di istopatologia ha permesso di riunirli in un solo gruppo. Il trattamento principale è rappresentato dalla chirurgia, alla quale negli ultimi anni si è però affiancata la cosiddetta «Target Therapy», un concetto di terapia basato sull’obiettivo di aggredire le sole cellule tumorali, minimizzando gli effetti collaterali tipici della lotta al tumore. «Come dice il nome, è una terapia selettiva» spiega Gianbattista Doglietto, Direttore della Chirurgia Digestiva della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. «Riesce a colpire solo la cellula malata. Proprio questi tipi di tumore, i GIST, costituiscono un importantissimo modello Oltre la cortina: la «seconda vita» dell’Etro Alla Cattolica di Campobasso l’Organizzazione europea per la trombosi, che sfidò il muro di Berlino I componenti dell’ETRO durante la loro visita a Campobasso. Da sinistra: Hans Deckmyn, Laszlo Muszbek, Giovanni de Gaetano, Chiara Cerletti e Jacek Musial QUANDO i Paesi del vecchio continente riuscivano a malapena a guardarsi tra le fenditure di un muro, qualcuno provava a scavalcare la cortina di ferro, incurante delle lacerazioni politiche che imperversavano in Europa. Ma non stiamo parlando dei sostenitori di una politica liberale che mal digeriva fratture di questo tipo. Il ponte, in questo caso, lo ha gettato la scienza, a cui poco importava che al di là del divisorio ci fossero persone che il mondo di allora non considerava nemmeno europee. L’Etro (European Thrombosis Research Organization) è stato uno di questi «motori» che non si è fatto certo frenare dalle turbolenze politiche e sociali. Spinta da una enorme forza innovatrice, l’Organizzazione europea per la ricerca sulla trombosi inizia a muovere i primi passi proprio in quella terra di mezzo, sospesa tra l’occidente e l’Unione sovietica. Molti ricercatori vengono dall’Ungheria e dalla Polonia, allora considerate zone off limits per gli europei. Ma il muro, per l’Etro, non era un ostacolo, bensì un incidente di percorso che tuttavia non era in grado di arrestare la marcia. Specie quella di giovani ricercatori, che per la prima volta nella loro vita avevano l’opportunità di aggiornarsi sui progressi scientifici che venivano da Ovest, ma anche di trascorrere alcuni periodi di studio all’estero e senza L’Etro sta attraversando una fase di rinnovamento per diventare una federazione in questo campo». La scoperta di un bersaglio molecolare Tutto è legato ad un recettore (una molecola che si trova sulla membrana cellulare), che è coinvolto nella trasformazione neoplastica dei GIST. Un vero «bersaglio molecolare» che permette di colpire con precisione le cellule tumorali con farmaci che gli addetti ai lavori chiamano spesso «pallottole d’argento». «In maniera molto mirata - dice l’oncologa della Cattolica di Roma Alessandra Cassano, tra i relatori del seminario - seguendo quello che era stato fatto nel caso della leucemia mieloide cronica (un’altra malattia che presenta l’attivazione nello stesso gene), è stato possibile approntare una terapia molecolare che ha come bersaglio proprio la proteina codificata da questo gene e che quindi ha consentito di cambiare in maniera significativa la storia di questa neopla- Il prof. Gianbattista Doglietto sia». «L’intervento chirurgico - aggiunge Doglietto - rimane la terapia cardine di queste neoplasie. La terapia molecolare si è però andata ad aggiungere in maniera codificata, soprattutto nei pazienti che presentano già metastasi. Ma non dobbiamo dimenticare che la stessa terapia si sta affacciando anche come prospettiva nelle persone che sono state operate in modo radicale dal chirurgo. In questi casi possiamo usarla come prevenzione delle metastasi». Insomma, un farmaco intelligente, al punto da colpire solo la specifica cellula neoplastica di uno specifico tumore. Un metodo che solo i più recenti sviluppi scientifici hanno permesso di mettere a punto. Un farmaco intelligente «Teniamo presente che è da poco tempo che si conoscono i geni coinvolti nel cancro» continua Doglietto. «Questo particolare tumore c’è sempre stato, un tumore come tanti altri, che ci sembrava solo un po’ strano. Negli anni ’80 si cominciò a capire che aveva qualche aspetto particolare che gli altri non avevano. Solo nel 2002, dopo la nuova classificazione, si considerò la possibilità di usare un farmaco che era già stato impiegato per la cura di alcune malattie del sangue, ad esempio la leucemia. Venne così dimostrato che dava degli ottimi risultati anche nei GIST». Quando si ha il sospetto di trovarsi di fronte ad un GIST, Doglietto ammette di dover riflettere per distinguere tra tre possibilità. La prima è quella di una neoplasia resecabile, un GIST che è grande come un pugno e che si può portar via senza grandi problemi. La seconda è che si tratti di una neoplasia che potrebbe esser difficile riuscire a portar via tutta e la terza è un tumore che non si riesce a resecare. «Avere la consapevolezza della situazione conclude Doglietto - aiuta sicuramente ad indirizzare il paziente verso un percorso virtuoso che non faccia perdere eccessivo tempo, e che non comporti problemi collaterali nelle successive fasi di trattamento». Francesca De Lucia Appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per riformare i metodi per sostenere la ricerca scientifica Ricerca, privilegiare il merito scientifico per l’assegnazione dei finanziamenti UN appello al Presidente della Repubblica affinché vengano utilizzate per l’assegnazione dei finanziamenti pubblici le procedure del peer review. Promosso da un gruppo di scienziati, è apparso il 6 marzo scorso sul Sole 24 Ore ed è stato sottoscritto finora da centinaia di ricercatori italiani. Il termine peer-review è una parola inglese che letteralmente significa "revisione da parte dei pari" ed è il metodo con il quale i grandi enti di ricerca pubblici e privati di tutto il mondo valutano i progetti di ricerca. E’ anche lo stesso metodo che le grandi riviste scientifiche utilizzano per decidere la pubblicazione dei risultati di una scoperta. Una valutazione regolamentata, anonima e indipendente del merito scientifico di ogni progetto di ricerca. L’idea è molto semplice: nessuno meglio di un collega che lavora nello stesso campo può esprimere un giudizio sulla qualità del lavoro proposto. Quindi, i progetti vengono giudicati da ricercatori indipendenti appartenenti però alla stessa area di ricerca. L’appello richiama l’interesse del Presidente sul ruolo fondamentale della ricerca scientifica nel nostro Paese e sulla necessità improrogabile di correggere le modalità del suo finanziamento. Ricorda che le forze politiche che si candidano a dirigere il nostro Paese nei loro programmi elettorali non hanno spese. «L’Etro ha sempre guardato oltre il panorama politico. Lo ha fatto nel periodo in cui bisognava essere più cauti che mai, spinta dal solo desiderio di mettere insieme le competenze scientifiche e le passioni di tutti i ricercatori d’Europa, senza badare se fossero al di là o al di qua del muro» dice Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di Ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso e past president dell’organizzazione. dato fino ad oggi alcuno spazio alla ricerca. Si corre il rischio, ancora una volta, che l’interesse si concentri su problemi a breve e brevissimo termine, tralasciando le prospettive strategiche di sviluppo di cui la ricerca costituisce strumento indispensabile. Gli scienziati italiani chiedono che le forze politiche si impegnino fin d’ora a sviluppare strumenti adeguati al rilancio della scienza in Italia, concretizzandoli non appena sarà formato il nuovo Governo. Spesso a giustificazione del mancato sviluppo della scienza in Italia si parla dell’insufficiente disponibilità dei finanziamenti. Questo appello non ne richiede necessariamente un aumento, ma si concentra soprattutto sulle modalità di attribuzione. In Italia fino ad oggi solo una quota marginale dei finanziamenti per la ricerca scientifica in generale e, in particolare per la ricerca nelle Scienze della Vita ed in Biomedicina, è assegnata secondo procedure di peer-review, ovvero in base a valutazione scientifica nel merito, regolamentata, anonima, competente, terza e indipendente. Se la scienza è patrimonio comune del Paese, le regole di fondo per la sua amministrazione non possono essere materia incerta, politicamente opinabile, o modulabile in ambito accademico. Così, secondo i firmatari dell’appello, è urgente che nessun finan- Una nuova alleanza europea contro la trombosi Ed è proprio a Campobasso che il comitato esecutivo ha deciso di darsi appuntamento per fare il punto su un’imponente azione di riorganizzazione in cui l’Etro è oggi impegnata. Laszlo Muszbek (Debrecen, Ungheria), Jacek Musial (Cracovia) e Hans Deckmyn (Kortrjik, Belgio) sono stati accolti nel Centro dell’Università Cattolica dove hanno discusso degli imminenti cambiamenti ziamento pubblico per la ricerca scientifica sia erogato senza un formale e regolamentato processo di peer-review. Al fine di facilitare la definizione e l’applicazione di regole, è necessario procedere al più presto all’istituzione di un’agenzia unica di finanziamento, che prenda origine non dai politici ma dalla comunità scientifica di più alto profilo, nazionale ed internazionale, con la funzione di organizzare e uniformare i processi di valutazione e selezione delle proposte scientifiche per tutti gli organi dello Stato e delle Regioni che amministrano le risorse specificamente destinate alla ricerca nelle Scienze della Vita e in Biomedicina. La qualità della scienza, come la buona amministrazione pubblica, sono fini generali della comunità civile e dello Stato. E’ urgente iscrivere la questione tra le priorità della politica. La comunità scientifica italiana custodisce un patrimonio prezioso di esperienza nazionale ed internazionale, garanzia insostituibile di efficacia e di correttezza. Il contributo intellettuale e civile della comunità scientifica alla regolamentazione dell’amministrazione della scienza è per questo imprescindibile. E’ da sottolineare come il Presidente Napolitano abbia prontamente e favorevolmente risposto a questo appello con una lettera indirizzata ai promotori, anche questa pubblicata sul Sole 24 ore. che stanno interessando l’organizzazione. Composta da diversi working parties (gruppi di lavoro) provenienti da tutta Europa, l’Etro sta ora attraversando una fase di rinnovamento che l’ha prima portata a spostare la propria sede da Berna a Lovanio, in Belgio, per poi concentrarsi su un progetto tanto ambizioso quanto impegnativo: diventare il fulcro delle varie società scientifiche nazionali che si occupano di trombosi e malattie correlate, in modo da costituire una federazione che raccordi l’attività di ricerca in questo campo. Un motivo in più l’ha sicuramente fornito l’allargamento dell’Unione europea che con i suoi attuali 27 membri fa ben sperare per la costituzione di una identità scientifica made in Europe. I membri dell’Etro hanno tutte le carte in regola per riuscire nell’impresa. In fondo, un pezzo di quell’enorme muro l’hanno buttato giù anche loro. Marialaura Bonaccio