Da Belluno alla Siria Caccia al bimbo rapito dal papà jihadista
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Da Belluno alla Siria Caccia al bimbo rapito dal papà jihadista
ATTUALITÀ 13 Lunedì 3 novembre 2014 il Giornale IL FIGLIO DELLA JIHAD Mesinovic col piccolo Ismail ed amici, tra cui Munifer Karamaleski (terzo da sinistra). Nella foto piccola il corpo di Mesinovic la storia di Fausto Biloslavo U n bambino di tre anni, natoaBellunoestrappatodallebracciadellamadre da Ismar Mesinovic, l’imbianchinodiLongaronechesiè arruolato nel Califfato morendoincombattimentoinSiriaall’iniziodigennaio.Ilpadrejihadistahaportatoconséilpiccolo Ismail Davud nel folle percorso verso la guerra santa. Dopo la sua morte nei dintorni di Aleppo èstato affidato a duebosniache, mogli di mujaheddin dello Stato islamico, che hanno il compitoditirarlosuconilCoranoeil moschetto.Molti seguaci del Califfo partono per la Siria e l’Irak portandosi appresso i fi- Da Belluno alla Siria Caccia al bimbo rapito dal papà jihadista Partita l’operazione dei Ros per riportare in Italia il piccolo di 3 anni Il padre, morto combattendo per Isis, l’ha affidato ai commilitoni gli, solitamente più grandi, attorno ai dieci anni. Per la prima volta un minore, così piccolo e natoinItaliahaseguitolastessa sorte, chelo porterà a diventare unsoldatobambinodellaguerra santa. La madre cubana, Lidia Solano Herrera, che vive ancora nel bellunese, lo vuole disperatamenteindietro.Allanotiziadella morte del marito armi in pugno ha presentato una denuncia di scomparsa del figlio. Il Raggruppamento operativo specialedeicarabinieridiPadova,sottoilcomandodeltenente colonnelloPaoloStoroni,stafacendo di tutto per trovare il piccolo Davud. Il bambino si trova in Siria oppure in una zona di frontiera con la Turchia. Le informazioni raccolte indicano che sia diventato un figlio della jihad accudito da due bosniache,chehannoseguitoilorouomini nella lotta contro il regime di Assad. Il padre ucciso, Mesi- LA SVOLTA Qui sotto la famiglia riunita prima della deriva integralista di Ismar Mesinovic (a fianco la pagina Internet dell’amico) l’intervista Parla Lidia Solano, convertita per amore «Aiutatemi o lo faranno diventare un baby soldato» La mamma: «Ismail può crescere nell’islam, ma non voglio che faccia la guerra» con chi tiene suo figlio? «Mai. Non ho più visto una sua foto, un video. Non mi hanno mai fatto parlare al telefono con lui. Niente di niente. L’ultimavoltal’hovistol’11dicembre a Ponte delle Alpi dove ancora abito. Mio marito mi aveva dettoche portava Ismail a trovare il nonno in Bosnia. Non avevo ideachevolessepartireperlaSiria con nostro figlio». E poi cosa è accaduto? «Dopoqualchegiornounazia dalla Bosnia mi ha avvisato che mio marito era andato a trovare ilsuoamicoMunafir(Karamaleski,cheancoracombatteinSiria fralefiladelCaliffatoedèindagatodallaprocuradiVenezia,ndr) in Macedonia. La zia voleva tenere Davud, ma mio marito si è rifiutato.Poihopersoilcontatto con lui ed il bambino». Quando ha saputo che suo maritoavevadecisodiandare a combattere in Siria con lo Stato islamico? «L’8 gennaio da mia suocera che vive in Germania. Mi ha mandatounsmsiningleseinformandomicheeramorto.Poimi haraccontato cheIsmar l’aveva chiamata al telefono verso il 20 dicembreperdirlechestavaandandoinSiriaechenonsarebbe più tornato indietro. E con lui aveva portato il piccolo Ismail. Per me è stato un fulmine a ciel sereno». Dall’inchiesta sembra che suo figlio sia nelle mani di due donne bosniache... «In seguito mia suocera è riuscita a contattare le donne che tengono Ismail. Sono le mogli dei combattenti islamici e hanno sostenuto che questa era la volontà di mio marito. Dicono cheilbambinoèvivo esta bene, ma sarà vero? Solo mia suocera l’ha visto e sentito via internet, ma alcuni mesi fa, in maggio». Quandoècominciataladeriva integralista di suo marito? «Ci siamo conosciuti nel 2008 a Ponte delle Alpi. Lui faceva ’ Lidia Solano Herrera è cubanaevivedadiecianniinItalia.SuofiglioIsmailDavud,nato a Belluno nel 2011, è stato portato a sua insaputa in Siria dalmaritocheèmortoadAleppoinnome dellaguerrasanta. In questa intervista esclusiva al Giornale racconta il dolore diunamadre,chevuoleindietro il suo piccolo «adottato» dal Califfato. Vuole lanciare un appello per il piccolo Ismail? «Vorrei che tornasse fra le miebraccia.NelnomediAllah restituitemimiofiglio.Dicono diesserevericredenti,manon è giusto quello che fanno, non è giusto che un bambino vengastrappatoallamadre.Chesi mettano la mano sul cuore e pensino a me, una mamma che cerca disperatamente suo figlio. Anche se mio marito gli ha detto di crescerlo io sono la madre e amo Ismail come tutte le mamme del mondo». Suo marito è morto in gennaiocombattendoadAleppo. Lei ha idea dove si trovi e chi tenga suo figlio? «Non posso dirlo. Ho paura perlasuasorte.SitrovainSiria evivecondelledonnechehannogiàdeifigli.Primadiandare a combattere mio marito lo ha consegnato a loro». Non ha mai avuto contatti Le frasi FULMINE A CIEL SERENO Ho scoperto della morte di mio marito con un sms Non sapevo nemmeno che fosse andato in Siria l’imbianchino,eraunpersona tranquilla, normale. Non so proprio cosa gli sia accaduto. Attornoal2010ècominciatoil cambiamento». Sisaràchiestaqualèlamolla che lo ha spinto a partire perlaguerrasantaportandosi dietro vostro figlio? «Non lo so. Mi ricordo che eramolto colpitodaimassacri inSiria.Guardavaintviservizi sul conflitto. Mi parlava delle donne e dei bambini uccisi, ma sembrava tutto normale. Non avrei mai immaginato che sarebbe andato a morire ad Aleppo». Perché si è convertita? «Per amore. Mio marito andava alla moschea, ma tornavasempreacasaesicomportava normalmente. Non mi ha mai parlato dei predicatori che lo avrebbero convinto a partire,comediconogliinquirenti. Se l’avessi immaginato non avrei permesso che portasse via il piccolo». Teme che suo figlio possa diventare un combattente dello Stato islamico? «Questa è la mia paura. Mio figlio può crescere nell’islam, ma ho il terrore che diventi un soldatobambinoinnomedellajihad.Lafamigliadimiomarito in Germania sta cercando diconvincerliarestituireilpiccolo,maèpassatoquasiunanno. Qualcuno mi aiuti». FBil novic, si era arruolato con un gruppolegatoaitagliatoledello Stato islamico. Assieme a lui è partito per la Siria dal bellunese, il macedone di 27 anni, Munafir Karamaleski, che continua a combattere per il Califfato. UnafotoinpossessodelGiornale ritrae assieme i due mujaheddin, pochi mesi prima della partenza dall’Italia. Mesinovic ha in braccio il figlio che porteràconluiinBosnia.Accanto al macedone della guerra santa è immortalato PierangeloAbdessalamPierobon, un giovane convertito italiano di Longarone. Il 30 ottobre il suo appartamento è stato perquisito assieme a quelli di altri musulmani balcanici del Nord Est dai carabinieri di Padova. Mesinovic, durante la sua deriva integralista portava il figlio piccolo in moschea e lo svegliava all’alba per pregare. La moglie si era convertita all’islam per cercare di salvare il matrimonio, ma il rapporto si è incrinato con l’accentuarsi dell’estremismo del marito.Adarruolareiduebalcanici residenti in Italia ci ha pensatol’imamBilalBosnicarrestatodue mesifa inBosnia. IRosdi Padovaindaganosudiluiealtri predicatoriitinerantidell’exJugoslavia,che continuanoa passare per l’Italia dove avrebbero reclutatocombattentiperloStato islamico nel Nord Est in Emilia Romagna e Lombardia. Mesinovic e Karamaleski sono partiti per Aleppo a metà dicembre2013eilprimosièportato con sé il figlio. Nelle ricerche di Davud sono coinvolte anche le autorità bosniache e turche. EdvinKopic,uncuginodiMesi- CHI CE L’HA ORA? Ad Aleppo c’è un amico arruolato con il padre Un cugino: «Sta bene» novic, che vive in Germania, in un breve messaggio su Facebook ha garantito: «Sappiamo dov’è il bambino e che sta bene». Dalcentrodipreghieraislamicodi Bellunohanno fornito alla madre una specie di certificato di«bravamusulmana».L’obiettivoècontattarelafamigliajihadista «adottiva» per convincerli arestituireilpiccolo,maperora tuttiitentativisonoandatiavuoto.Il4settembreilbambinonatoaBellunohacompiutotreanni.Se nonsiriusciràa riportarlo a casa il suo destino è segnato, come figlio della Jihad. www.gliocchidellaguerra.it 12 ATTUALITÀ Lunedì 3 novembre 2014 il Giornale LA MINACCIA INTEGRALISTA il reportage di Magdi Cristiano Allam N on ho mai avuto dubbi che i musulmani possono essere delle persone moderate, essendolo stato per 56 anni. Ma non credo affatto nei militanti del cosiddetto «islammoderato».Quellichead esempio lo scorso 21 settembre in Piazza Affari a Milano, usando uno stratagemma e ingannando il pubblico credulone compresiigiornalisti,diederoalle fiamme non la bandiera dell’Isis,cherecalascritta«Nonviè altro dio al di fuori di Allah» e «Maometto è l’inviato di Allah», bensìundrapponerosucuiavevano scritto a mano in italiano «Isis». Eppure stampa e tv hannotitolato:«Imusulmanimoderati bruciano la bandiera dell’Isis»! La verità è semplice: di islam ce n’è uno solo, Allah è lo stessoperimoderatieperiterroristi, Maometto è il profeta a cui sirifannotuttiimusulmaniindistintamente. Bisognaammetterecheinfattodibandierefasulleimusulmaninostranieccellono.Quandoil 5gennaio2009circaunmigliaio di islamici arruolati dall’Ucoii (UnionedelleComunitàeOrganizzazioni Islamiche in Italia) occuparono lo spazio antistantelaBasilicadiSanPetronioaBologna (che custodisce l’affresco diGiovannidaModenaconMaometto all’Inferno tra i seminatorididiscordie,cosìcomelovolleDante), ediederoallefiamme le bandiere israeliane, la Procura di Bologna li assolse perché eranodaconsiderarsi«undrappoartigianalmentepredisposto conunsimbolografico»,chedeve essere ritenuto «un simulacro»e«untentativodiemulazione»,manonlabandieraisraeliana ufficiale! Inrealtàlacontiguitàtraimilitantidelsedicente«islammoderato» e i terroristi islamici non si limita alla devozione dei nomi di Allah e di Maometto che fanno sì che la bandiera dell’Isis non possa essere bruciata, ma abbraccia l’insieme di un’ideologia che promuove la conversione all’islam, l’instaurazione della sharia e la riesumazione del Califfato. Ilcasoeclatante èquello della Turchia del regime islamico di Erdogan.Apartiredal2005l’Occidente si è affidato totalmente allaTurchianell’illusionechesarebbe riuscito a portare l’«islam moderato» dalla sua parte nella guerracontroAlQaida.AssecondandolavolontàdiErdogan,StatiUnitieUnioneEuropealegittimarono politicamente i Fratelli Musulmani che sono riusciti a prendere il potere nei Territori palestinesiconHamas, inTunisia con Ennahda, in Libia e in Egitto,mentreinSiriahannoscatenato la guerra del terrore controAssad.Ebbene la veritàèche iturchisonopresentiinmassaal vertice e nelle fila delle organizzazioni terroristiche, 2000 in seno a Jabhat al Nusra, affiliata ad Quell’islam moderato che dietro le quinte finanzia la guerra santa Dai movimenti che in Italia bruciano false bandiere dell’Isis a Turchia e Qatar, che fingono amicizia con l’Occidente e danno soldi alla jihad Al Qaeda in Siria, e 3000 in seno all’Isis,fortidelsostegnodiErdogan che fornisce loro assistenza militare,curemedicheedenaro in cambio del petrolio estratto nello «Stato islamico». Altro caso significativo della contiguità tra l’«islam moderato» e il terrorismo islamico è quello del Qatar, principale finanziatore dei Fratelli Musul- maniintuttoilmondoedeigruppiterroristiciaffiniinSiria,Libia e Tunisia, particolarmente impegnato negli investimenti in Europa come copertura alla più massiccia campagna di costruzione di moschee. Soltanto in Italia,afrontedell’acquistodialberghi di lusso, il St. Regis e l’InterContinental a Roma, il Gallia aMilano,ilFourSeasonsaFiren- I DATI DEL MINISTERO DELLA DIFESA Sono 50 gli italiani nelle fila del Califfo «Ma potrebbero presto sfiorare i 1600» Unacinquantinadiitalianisonoentratiafarpartedell’Isis.Loharivelatonell’IntervistàaMariaLatellasuSkyTg24ilministrodellaDifesa Roberta Pinotti spiegando che la schiera di fondamentalisti «arruolati» potrebbe aumentare presto di altre 1.000-1.500 unità, provenientidadiversi Paesi,anche europei.SecondoPinottiilnumerodei nostri connazionali è attualmente contenuto, ma il problema si presenterà quando questi rientreranno. «Si tratta dell’adesione a una battaglia contro qualsiasi elemento di civiltà da parte di chi ha abbracciatoun’ideadelfondamentalismoedelterrorismochesifaStato-hasottolineato-.Nonc’èdubbiochel’aumentoesponenzialecifa vedere che questa propaganda terribile ha degli effetti e che quindi larispostadellacomunitàinternazionaledeveessereefficaceerapida. Il rischio di un eventuale rientro dei foreign fighters prescinde dal Paese da cui partono». ze e i resort sulla Costa Smeralda, il Qatar Charity Foundation ha donato 6 milioni di dollari ai centri islamici in Sicilia, mentre altre decine di milioni di dollari sono state donate - così come si legge sul suo sito - ai centri islamiciaSaronno,ColleVald’Elsa, Frosinone, Lecco, Roma, Ferrara, Bergamo, Sesto San Giovanni,Modena,CittàdiCastello,Vicenza, Verona, Torino, Mortara, Olbia, Mirandola, Taranto, Milano, Argenta (Ferrara), Gavardo (Brescia), Quingentole (Mantova). La verità è che il loro jihad, la guerrasantaislamica,sitraduce comunque nella nostra sottomissione: noi «perdiamo la testa» sia quando i terroristi ci decapitano,siaquandoi«moderati» ci condizionano a tal punto daimpedircidiusarlapersalvaguardare la nostra civiltà. www.magdicristianoallam.it L’IRAN E GLI ISLAMICI CHE VIETANO LO SPORT ALLE DONNE Un anno di carcere per una partita L’anglo-iraniana aveva sfidato il divieto di assistere a match di volley maschile Luigi Guelpa 0HGLRODQXP,QWHUQDWLRQDO/LIH/7' 6HGH/HJDOH,RQD%XLOGLQJ%ORFN%WK)ORRU 6KHOERXUQH5RDG'XEOLQ,UHOD1' 6RFLHWjSHU$]LRQL6HGH/HJDOH%DVLJOLR0LODQR0L 3DOD]]R0HXFFL9LD)6IRU]D &DSLWDOH6RFLDOHHXURLY6RFLHWjFRQXQLFR6RFLR 32/,==(',3,Ã 32/,==(',3,Ã 9DORUHWLWRORDO 9DORUHWLWRORDO 1RPHSURGRWWR 'L3L3ODWLQXP0RQH\ 'L3L0RQH\ 'L3L3ODWLQXP 'L3L3ODWLQXP 'L3L 'L3L3ODWLQXP 'L3L3ODWLQXP 'L3L0DUNHWV 'L3L(FRORJ\ 'L3L0DUNHWV 'L3L1HZ:RUOG%LV 'L3L.H\%LV 'L3L0RQH\ 'L3L1HZ:RUOG 'L3L.H\%LV 'L3L.H\ 'L3L1HZ:RUOG 'L3L 1RPHSURGRWWR 'L3L 'L3L0RQH\ 'L3L ',3,8¶ 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Negri, 4 - TEL 02 7218 1 FAX 02 7218 650 fi[email protected] www.arcusmultimedia.it Voleva assistere a una partita di pallavolo maschile, ma l’Iran non ha avuto nessuna compassione per Ghoncheh Ghavami, 25 anni, arrestata insieme ad altre donne il 20 giugno, e ieri condannata a un anno di carcere. Quel pomeriggio la nazionale iraniana affrontaval’Italia. Muscoli troppoguizzanti che avrebbero potuto indurre a pensieri peccaminosi. A quelle latitudini l’oscurantismo medievale pesa come un macigno e le donne devono rimanerefuori,conquelsensodi «io non posso entrare» che sa tantodiamiciaquattrozampe. IlmondosportivosistamobilitandoperGhoncheh, studentessa di legge all’Università di LondraelaureataallaScuoladi Studi orientali ed africani nella capitale britannica. Tutti chiedono la sua liberazione, nel giorno della condanna-beffa che non è altro che la prosecuzione di una detenzione beffa, NEL MIRINO Ghoncheh Ghavami, 25 anni, laureata alla Scuola di Studi orientali ed africani a Londra, fu arrestata mentre manifestava fuori dallo stadio di Teheran vissutadallaragazzaanchecon lo sciopero della fame. Ieri si è mosso pure il ministero degli Esteri londinese, perché la giovanehapassaportobritannico. «L’arresto, il processo e la condanna sono una farsa», ha tuonatoilministroWilliamHague. La storia di Ghoncheh ricorda quella delle due ragazze iranianechenel2005venneroammanettatementretentavanodi entrare, travestite da uomini, nello stadio Azadi per assistere a una partita di calcio della nazionale.Lastoriavenneraccontata nel film di Jafar Panahi "Off Side".Pellicolachefeceinfuriare cosi tanto Ahmadinejad da indurlo a ordinare l’arresto del regista. In Iran solo di recente sonostatiintrodottispaziintribunaperledonne,separateovviamente dagli uomini. In Arabia Saudita invece al pubblico femminile è vietato l’ingressoaqualsiasimanifestazionesportivadedicataagliuomini. Le straniere possono entrare allo stadio, ma devono in- dossareunhijabpercoprireicapelli. La storia venne a galla quandounagiornalistaspagnola, presente alla Confederation Cup di Riyadh nel 1992, fu costretta a comprare un foulard nonostante le fosse stato rilasciato un regolare accredito stampa per assistere all’evento.Qualcosadibenpiùdelirante è accaduto in Afghanistan. Lo racconta l’ex ct della nazionale femminile, il tedesco Klaus Stark, stipendiato dalla Fifa per raggiungere Kabul e contribuireallacrescitadelpallone tra le donne. Stark poteva allenare le sue ragazze a non menodicinquecentometri.Armandosidipazienzaeditelefonino,comunicavaconunadonna afghana che faceva da interprete e assistente. In Qatar, dove si giocheranno i mondiali del 2022, i problemi potrebbero essere insormontabili. Gli stadi prevedono posti separati per uomini e donne e al momento l’emiro Al Thani non sembraaffattointenzionatoarivedere un regolamento che si perde nelle sfumature di un islam intollerante. Tutto questo mentre in un paese musulmano come il Marocco hanno fatto la loro comparsa nel 2013 ledonnearbitronelcampionato maschile. È accaduto nella garadiSerieAtrailWydadCasablanca e il Tetouan. La partita è stata giocata a ritmi blandi, compliceiltimoredegliuomini di essere giudicati dalle donne.