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UFFICIO LEGISLATIVO All`Onorevole Stefano Fassina Camera dei

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UFFICIO LEGISLATIVO All`Onorevole Stefano Fassina Camera dei
UFFICIO LEGISLATIVO
M IBACT-UDCM
LEGISLATIVO
0009933-05/04/2016
CI. 03.04.00/990
All'Onorevole Stefano Fassina
Camera dei Deputati
ROMA
Alla Camera dei Deputati
Segretariato Generale
ROMA
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Dipartimento Rapporti con il Parlamento Ufficio III - Servizio I
ROMA
All'Ufficio Stampa
SEDE
Allo Schedario Generale Elettronico
Camera dei Deputati
ROMA
Oggetto: Interrogazione a risposta scritta n. 4-11917 del dep. Stefano Fassina.
Nuova riforma del Ministero e processi di mobilità del personale.
Nell'interrogazione parlamentare in oggetto, con riferimento al nuovo intervento di
riforma del Ministero del gennaio 2016 - che segue quello già attuato nel 2014 e che sarebbe
stata varato "senza confronto né dialogo, con le parti sociali, le associazioni di categoria, e con i
comitati tecnico scientifici" - nonché alla procedura di mobilità volontaria del personale attivata
con provvedimento del 25 gennaio 2016 del direttore della Direzione generale Organizzazione, la
quale propone ai "lavoratori le destinazioni pre-riforma" del gennaio 2016, l'Onorevole
interrogante chiede: se si intendano avviare iniziative per favorire un confronto con le
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associazioni di settore e le parti sindacali sui contenuti della nuova riforma; se si intenda ritirare il
provvedimento di mobilità per adeguano alla "nuova geografia funzionale del Ministero",
introdotta dalla riforma del gennaio 2016, dando così maggiori certezze ai lavoratori interessati;
se non si intenda promuovere iniziative, anche ispettive, per valutare l'effettiva adeguatezza del
previsto Polo museale dell'Eur.
La riforma del Ministero, oggetto dell'atto ispettivo cui si risponde, è contenuta nel decreto
ministeriale 23 gennaio 2016, Riorganizzazione del Ministero dei beni e della attività culturali e
del turismo ai sensi dell'articolo 1, comma 327, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, registrato
dalla Corte dei Conti in data 29 febbraio 2016 e in corso di pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale.
Con tale provvedimento si dà attuazione alla disposizione contenuta al comma 327
dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, Disposizioni per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale delio Stato (legge di stabilità 2016), per la quale, nelle more
dell'attuazione dei decreti legislativi attuativi dell'articolo 8 della legge 7 agosto 2015, n. 124,
Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, al fine di
dare efficace attuazione alle disposizioni di cui all'articolo 17-bis, comma 3, della legge 7 agosto
1990, 241 (che ha introdotto il silenzio-assenso qualora non siano acquisiti, entro il termine di
novanta giorni, assensi, concerti o nulla osta comunque denominati di amministrazioni preposte
alla tutela paesaggistico territoriale e dei beni culturali), nonché di garantire il buon andamento
dell'amministrazione di tutela del patrimonio culturale, il Ministro dei beni e delle attività
culturali e del turismo provvede, con proprio decreto, alla riorganizzazione, anche mediante
soppressione, fusione o accorpamento, degli uffici dirigenziali, anche di livello generale del
Ministero, nel rispetto delle dotazioni organiche determinate dal decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri 29 agosto 2014, n. 171, Regolamento di organizzazione del Ministero dei
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beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e
dell'Organismo indipendente di valutazione della performance, a norma dell'art. 16, comma 4
del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno
2014, n. 89, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il suddetto comma 327 della
legge di stabilità dispone inoltre che il decreto ministeriale sia emanato entro il termine di trenta
giorni dall'entrata in vigore della legge di stabilità stessa.
Il decreto sopra citato, come anche indicato nelle premesse del provvedimento stesso, è
stato emanato dopo aver ascoltato le organizzazioni sindacali del Ministero in data 18 gennaio
2016 e il Consiglio superiore "Beni culturali e paesaggistici" nella seduta di pari data.
Inoltre, il progetto di riorganizzazione è stato personalmente illustrato dal Ministro nel
corso della seduta del 19 gennaio 2016 delle commissioni riunite Cultura, scienza e istruzione
della Camera e Istruzione pubblica, beni culturali del Senato.
Con il provvedimento sopra citato il Ministero viene ridisegnato a livello centrale e a
livello territoriale per rafforzare i presidi di tutela e semplificare il rapporto tra cittadini e
amministrazione. Il nuovo assetto organizzativo prevede la creazione delle Soprintendenze
Archeologia, belle arti e paesaggio. Con questo intervento aumentano i presidi di tutela sul
territorio nazionale, che, proprio per l'archeologia, passano dalle attuali 17 soprintendenze
Archeologia alle nuove 39 soprintendenze unificate (cui si sommano le due soprintendenze
speciali del Colosseo e di Pompei).
La nuova articolazione territoriale realizza una distribuzione dei presidi più equilibrata ed
efficiente ed è stata definita tenendo conto del numero di abitanti, della consistenza del
patrimonio culturale e della dimensione dei territori.
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Le nuove soprintendenze parleranno con voce unica a cittadini e imprese riducendo tempi
e costi burocratici. In un unico ufficio, responsabile di un'area territoriale più circoscritta e quindi
più vicino a cittadini, amministratori locali e imprese, si concentrano e si coordinano le diverse
competenze tecnico-scientifiche, con riduzione dei costi amministrativi e incremento di efficienza
ed efficacia dell'attività di tutela.
Ogni nuova soprintendenza verrà articolata in sette aree funzionali (organizzazione e
funzionamento; patrimonio archeologico; patrimonio storico e artistico; patrimonio
architettonico; patrimonio demoetnoantropologico; paesaggio; educazione e ricerca) per garantire
una visione complessiva dell'esercizio della tutela, assicurando anche la presenza delle specifiche
professionalità. Per cittadini e imprese sarà così più semplice e rapido rapportarsi con
l'amministrazione, con una notevole riduzione degli oneri burocratici. Ciascuna soprintendenza
costituirà un riferimento univoco per la valutazione di qualunque aspetto di ogni singolo progetto,
dalla tutela di beni archeologici per arrivare all'impatto paesaggistico, passando per gli aspetti di
carattere artistico e architettonico: a un'unica domanda corrisponderanno un unico parere e
un'unica risposta. Al centro ci sarà una sola Direzione generale Archeologia, belle arti e
paesaggio, che garantirà il coordinamento delle soprintendenze su tutto il territorio nazionale.
Appare evidente come non ci sia "cancellazione della tutela archeologica" come paventato
dall'Onorevole interrogante, quanto piuttosto la volontà di un rafforzamento dell'azione di tutela
del patrimonio storico e artistico, considerando che, nel nuovo disegno organizzativo, si rafforza
e si razionalizza la distribuzione delle soprintendenze sul territorio; si concentrano e si
coordinano, in un unico ufficio, le diverse competenze tecnico-scientifiche, con riduzione dei
costi amministrativi e incremento di efficienza ed efficacia dell'attività di tutela.
Con riguardo alle nuove attribuzioni delle soprintendenze archivistiche, si rammenta la
novella introdotta dall'articolo 16, comma l-sexies, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, che,
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modificando l'articolo 5 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni culturali
e de/paesaggio, ha restituito allo Stato la tutela su "manoscritti, autografi, carteggi, incunaboli,
raccolte librarie, libri, stampe e incisioni"; pertanto, per dare attuazione a tale disposizione, le
soprintendenze archivistiche (che hanno ambito almeno regionale) svolgeranno anche funzioni di
tutela dei beni librari, fatto salvo quanto previsto per le regioni a statuto speciale e per le province
autonome di Trento e Bolzano. Conseguentemente le soprintendenze archivistiche assumono la
nuova denominazione Soprintendenze archivistiche e bibliografiche, ad eccezione clic nelle
regioni Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia.
Vengono, poi, istituiti dieci nuovi musei e parchi archeologici autonomi, di livello
dirigenziale, retti da altrettanti direttori che saranno selezionati con un nuovo bando
internazionale. Nel provvedimento è prevista, anche, la possibilità di attribuire a queste nuove
strutture l'autonomia speciale già riconosciuta ad altri istituti museali dal precedente
provvedimento di riorganizzazione del 2014.
Tra i nuovi istituti, il decreto ministeriale 23 gennaio 2016 individua, quale ufficio di
livello dirigenziale generale, il Museo Nazionale Romano e, quali uffici di livello dirigenziale
non generale: il Complesso monumentale della Pilotta, il Museo della Civiltà, con sede a Roma
Eur, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, il Museo storico e il Parco del Castello di
Miramare, il Parco archeologico dei Campi Flegrei, il Parco archeologico dell'Appia antica, il
Parco archeologico di Ercolano, il Parco archeologico di Ostia antica, Villa Adriana e Villa
d'Este.
In tal modo si prosegue nella strada della valorizzazione dei beni e dei luoghi della cultura,
senza operare una "parcellizzazione" di istituti già esistenti o di poli museali di recente
costituzione, ma riconoscendo la peculiare identità di importanti luoghi culturali che, grazie
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anche al conferimento dell'autonomia speciale, potranno meglio svolgere la loro funzione di
promozione e diffusione della conoscenza del patrimonio culturale.
L'Istituto centrale per la dernoetnoantropologia viene mantenuto ma opererà, quale ufficio
non avente qualifica dirigenziale. presso la Direzione generale Archeologia, belle arti e
paesaggio.
Riguardo al bando di mobilità volontaria emanato il 26 gennaio 2015, si precisa che esso è
stato emanato dopo una attenta ricognizione delle risorse umane esistenti negli uffici prima della
riforma operata con il d.P.C.M. 171/2014 e una altrettanto attenta individuazione dei fabbisogni
dei nuovi uffici istituiti dal d.P.C.M. sopra citato, allo scopo di meglio riallocare il personale e
consentire una piena attuazione del nuovo assetto organizzativo.
L'Amministrazione intende portare a termine, con la massima celerità possibile, il
processo di riorganizzazione avviato con il d.P.C.M. 171/2014 sopra richiamato e per questo è
necessario lo svolgimento di questo primo processo di mobilità. Ad esso ne seguirà uno
successivo, non appena sarà attuata la riforma avviata con il citato decreto ministeriale del 23
gennaio 2016. Peraltro, tale D.M. interessa solo una parte delle strutture, mantenendo pressoché
inalterata la distribuzione territoriale degli uffici. In aggiunta i nuovi uffici saranno operativi
solamente tra diverse settimane e, in alcuni casi, tra mesi. Di conseguenza, non vi era alcun
motivo per interrompere o posticipare un processo di mobilità atteso da tempo e comunque
riguardante per la maggior parte strutture che resteranno invariate anche una volta data piena
attuazione al dm 23 gennaio 2016.
Infine, per venire incontro alle difficoltà di questo primo processo di mobilità volontaria, si
segnala che il termine per le domande è stato prorogato lino all'8 marzo 2016 e sono state
ampliate le possibilità di scelta delle sedi da parte del personale, cui è stata data la possibilità di
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esprimere preferenze anche per sedi che non hanno attualmente carenze, opzioni che verranno
valutate appena conclusa la prima fase di assegnazioni.
Nel processo di mobilità sono state coinvolte anche le organizzazioni sindacali del
personale, che hanno sottoscritto, in data 22 dicembre 201 5, un accordo sui criteri da seguire per
le procedure di mobilità urbana ed extraurbana e, successivamente, hanno partecipato e
contribuito nelle forme prescritte dalla vigente normativa.
In merito all'ultimo quesito posto dall'Onorevole interrogante, riguardante l'adeguatezza
del nuovo Polo nrnseale dell'Eur, si ritiene di aver, in parte, già risposto esponendo le ragioni che
hanno condotto all'istituzione dei dieci nuovi musei e parchi archeologici e che richiamano una
delle linee guida della riforma del Ministero avviata con il d.P.C.M. 171/2014, ovvero la
valorizzazione del "sistema museale italiano".
Un punto dolente dell'amministrazione dei beni culturali in Italia è sempre stata la sottovalutazione dei musei: privi di effettiva autonomia, tutti, salvo casi sporadici e non legati a un
disegno unitario, articolazioni delle soprintendenze e dunque privi di qualifica dirigenziale.
La riforma operata col d.P.C.M. 171/2014 ha intenso mutare radicalmente questo aspetto,
assicurando al contempo che fosse mantenuto il legame dei musei con il territorio e con le
soprintendenze e fatte salve le prioritarie esigenze di tutela e dell'unitarietà del patrimonio
culturale della Nazione.
E' stata istituita una nuova Direzione generale musei, cui affidare il compito di attuare
politiche e strategie di fruizione a livello nazionale, favorire la costituzione di poli museali anche
con regioni ed enti locali, svolgere i compiti di valorizzazione degli istituti e dei luoghi della
cultura, dettare le linee guida per le tariffe, gli ingressi e i servizi museali, favorire la costituzione
di fondazioni museali aperte alla partecipazione di soggetti pubblici e privati, favorire la
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partecipazione del Ministero ad associazioni, fondazioni, consorzi o società per la gestione e la
valorizzazione dei beni culturali.
Ad un significativo numero di musei è stata attribuita la qualifica di ufficio dirigenziale,
riconoscendo così il massimo status amministrativo ai musei di rilevante interesse nazionale, i cui
direttori sono stati scelti tramite selezione pubblica tra interni o esterni all'anmiinistrazione,
anche stranieri.
Sono stati creati i poli museali regionali, articolazioni periferiche della Direzione generale
musei, incaricati di promuovere gli accordi di valorizzazione previsti dal Codice dei beni culturali
e del paesaggio e di favorire la creazione di un sistema museale tra musei statali e non statali, sia
pubblici, sia privati.
Tutti i musei sono dotati di autonomia tecnico-scientifica e di un proprio statuto, in linea
con i più elevati standard internazionali.
Questo complesso e vasto, ma necessario, disegno di riforma del Ministero dei beni e delle
attività culturali e del turismo ha suscitato consensi e dissensi. Con il decreto del 23 gennaio 2016
si è intervenuti, da un lato, per superare alcune criticità emerse in fase di attuazione del d.P.C.M.
171/2014 e, dall'altro, si è proseguito nel percorso rivelatosi già valido.
In questo processo non è mai mancato, né mancherà, il dialogo e il confronto con le
Commissioni parlamentari, con le organizzazioni sindacali, con il Consiglio superiore del
Ministero, con gli studiosi e con tutte le realtà associative interessate alle sorti del patrimonio
culturale italiano.
IL SOTTOSEGRETARIO
On.le Ilaria BORLETTI BUITONI
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