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monografie di artisti bresciani TINA MORETTI UNA STANZA TRASOGNATA TUTTA PER SÉ TRA MATERIA E NATURA 201 edizioni aab monografie di artisti bresciani monografie di artisti bresciani COMUNE DI BRESCIA PROVINCIA DI BRESCIA ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI TINA MORETTI UNA STANZA TRASOGNATA TINA TUTTA PER SÉ TRA MATERIA E NATURA MORETTI UNA STANZA TRASOGNATA TUTTA PER SÉ TRA MATERIA E NATURA mostra a cura di Fausto Lorenzi 201 201 edizioni aab edizioni aab aab - vicolo delle stelle 4 - Brescia dal 19 ottobre al 6 novembre 2013 orario feriale e festivo 16-19,30 lunedì chiuso Desiderare ardentemente tra legni e panni, slanci e nodi della vita Fausto Lorenzi «Sento in un accidente o sussulto di materia che si apre alla mia sensibilità, in una corteccia d’albero, in un velo d’ombra, in un alito di colore, lo schiudersi inebriante d’altre forme viventi, che mi si rivelano nella loro intimità, nel loro schiodarsi da un’attitudine immobile che pareva fissata per sempre. E nel loro tendere alla liberazione della materia, nel farsi corpi - anche accidentati - sento la tensione allo slancio, alla leggerezza, al respiro spirituale». Si è raccontata così Tina Moretti, per far intendere le pulsioni passionali del suo lavoro, il desiderio costante di schiudere sorprese in pezzi di legno usurati, in pannilenci macerati, strizzati e gessati, in madonne e angeli che paiono affiorare da santelle, festoni augurali e presepi d’infanzia. Un inno all’istinto di vita, all’eros, alla tensione ansiosa, ma per sfuggire a un nucleo pesante di realtà corposa, ostile, aspra di sofferenza, «in me e negli altri»: «Una sofferenza da contrastare, con gesti di impasto e custodia, di medicazione e di ricucitura, di lenitura delle ferite con bende e unguenti». Chiede di dare più libertà al corpo ed ai sentimenti delle persone. E lo fa tramite una raccolta di oggetti trovati lignei e sculture di stoffa, cartapesta, colla, provandosi a dare a questo materiale una struttura tanto logica quanto arbitraria affinché vecchi reperti, archetipi psichici quanto più magici e primitivi, e tracce minime del proprio tempo, della propria storia quotidiana, anche casalinga, trovino nuova vita fantastica, diventino arredi dei sogni, doni e invocazioni alla speranza. Talismani magici per cambiare nome alle cose trovate Anni fa, infatti, introdussi i lavori di questa artista col titolo di Assi acchiappasogni. Perché cercano una ritualità magica, non toccando mai solo la sfera estetica, ma sempre anche la vita: questi assemblaggi e manufatti aspirano infatti a tornare ad essere autentici talismani, frammenti “viventi” di una messinscena rituale, carichi di una intensità fantasmatica. Si tratta di tramutare le energie naturali in forme fluide, anche spirituali, magari ammiccando agli oggetti della fiaba, come appunto ha fatto in passato questa artista con specchi inclini a irraggiare miraggi come soli, o illusioni come maschere del carnevale veneziano. Il fare arte diventa spesso irresistibile tentazione di giocare con le forme, come desiderio di ampia comprensione delle cose, cambiando nome alle cose conosciute, magari dilatando all’infinito quel tempo liminale, eternamente sospeso tra il potere illimitato dell’infanzia (quando ancora non c’è frattura tra il sé e il mondo intorno, vissuto come naturale estensione dell’io) e i confini dell’età adulta. 3 Tra favola e arte c’è un legame di fondo, nella capacità di credere in cose che non esistono pur sapendo che non esistono: crediamo in quel che un manufatto rappresenta come un bambino crede nelle figure che popolano le sue favole. Il recupero della manualità artigianale - talora anche del semplice faidatè, ma in chiave fantastica, non pratica, o al contrario praticissima nella riparazione dell’anima - indica la ricerca di cose concrete, rintracciabili nella vita, spesso nei ripostigli e nelle cantine: specchiere, mensole, assi, cornici, ante, porte, telai, bastoni, drappi. I graffiti, i colori che s’affissano nei solchi, come nutrissero di nuova linfa le vene di materiali usurati e lasciati ai margini, sondano il dentro e il fuori della materia. Nel chiuso di una stanza c’è sempre un altrove Tina Moretti vorrebbe che nel chiuso di una stanza ci fosse sempre un altrove, coi frammenti del quotidiano trasfigurati in immagini in cui possano rifugiarsi il cuore e l’immaginazione di tutti. Il nodo è quello del rapporto tra l’oggetto della creazione con materie spesso povere e gesti essenziali, e l’oggetto dell’attuale feticismo, quello consumista, con cui il mondo alimenta una nuova superstizione. Nell’insieme, il senso positivo risiede proprio nel richiamarci a idee di tempo e di vita lontane da quelle dell’orologio: nel suggerirci quindi - guardando dentro certi specchi, certe formelle, certe cortecce, certi retaggi della nostra infanzia - di provare a cambiare modo di guardare le cose note. Guardare, ci ricorda, è anche ascoltare, essere ricettivi. Traccia così topografie trasognate, terrestri e astrali, agendo su una materia che accade, che è fatta vibrare in un ritmo biologico e psichico. Nei suoi tessuti, nei suoi legni, Tina Moretti inscena la vita come ricerca di equilibrio, costantemente disturbata da ferite e incidenti di percorso, sicché lascia irrompere fessure e lacerazioni, ostacoli e fratture come emozioni, sussulti e imprevisti, tra bianche coltri e preziosità dorate, come tentasse un’avventura verso un nuovo riscatto, persino verso un nuovo splendore. Sono opere come anime rattoppate dalle cuciture del segno o abbeverate dalle preziosità segniche, per un canto ingorgato ma di sonorità quasi muta, come si propagasse in un vasto spazio inesplorato. I suoi oggetti - come scarti o grumi umorali che trattengono tutta l’impurità del vissuto esistenziale - appaiono in gran parte come guardiani magici e solidali, favolosamente scampati nella nostra epoca che non può più credersi in sintonia col ciclo naturale di tutte le cose. Le assi, i tronchi, le cortecce, i sassi, le porte dismesse da stalle e case campagnole, mantengono le loro forme naturali, ed è come se l’artista ci chiedesse di provare ad ascoltare il respiro unitario e profondo, la sintonia tra la natura e la fatica dell’uomo. La pittura, che asseconda, provoca e converte - anche con tracce dorate come barbagli di ricchezze d’Oriente, di incantamenti di icone - le scabrosità delle superfici logorate e dolenti, insegna ad allenare la fantasia con esercizi che provano a ribaltare le qualità o il luogo delle 4 cose quotidiane. E le piegature della carta, del panno, che chiudendosi accartoccia su se stessa l’immagine (il segreto dell’immagine) e aprendosi la scompone, la offrono metaforicamente agli elementi naturali ed alle passioni che trasformano continuamente le forme. Da tracce minime, quasi insignificanti o banali, si arriva ad una narrazione di spazi e pulsioni del vissuto e della memoria. Tatuaggi e impronte “liquide” del corpo e dell’anima In Tina Moretti la forma va oltre il modello geometrico e si definisce piuttosto come l’impronta d’un campo spirituale, esplorando gli stati fluidi degli slanci del corpo e dell’anima. La poesia è dunque per lei un artificio capace di riannodare in una struttura concreta la verità di desideri ed emozioni: l’artista ha recuperato e straziato i panni, assecondato le fibre e i noduli arborei cancellando ogni residuo di monumentalità e retorica della scultura, per avvicinarla con l’uso del gesso, della colla, del fil di ferro e del tatuaggio di colore alla sfera volatile e fragile dei sentimenti, per farla docile a un senso di conoscenza tattile che riannodi un rapporto più intimamente organico coi “segreti” del mondo. Come appunto nelle favole, dove capita di soggiacere a incantesimi, di fuggire da orchi e streghe, di superare prove e ostacoli, ma ci sono portenti, talismani magici, che aiutano ad attraversare regioni oscure e misteriose per essere restituiti alle ali dell’innocenza, senza più barriere tra l’io e il mondo. Le tracce, le increspature di superficie, i chiodi, le tessiture, i rammendi, il gioco delle opacità e delle trasparenze creano un ritmo di piccole epifanie, una griglia ottica continuamente “tentata”, dilatata e contraddetta da una modificazione energetica, spingendo il limite della visione a ribaltarsi verso l’interiorità. In Tina Moretti c’è un’ironia sommessa, fiduciosa: coinvolge, manipola e imballa frammenti di corporeità anche fragile, reticente, per nulla eroica, li svuota e distanzia come su una scena teatrale, ma infine si piega con tenacia a proteggere una continuità di vita e di affetti. Così le sue Mamme di panni e garze, gessi e colle, stratificate, tramate di spessori, di risonanze emotive, ma che paiono prossime a sciogliersi come candele, si offrono sulla soglia d’un mistero ricettivo, accogliente, in cui abbandonarsi fiduciosi come nell’abbraccio che consola tutte le ferite dell’esistenza. Raccontano le tensioni verso spazi di libertà fluttuanti e inafferrabili, in cui il ritmo del gesto scioglie la simbologia in slancio a esistere, a immergersi nel fiume della vita e della morte. Il tempo sospeso delle favole diventa il tempo sospeso dello sguardo, che riconosce nella storia individuale le tappe d’una iniziazione alle leggi eterne della vita e della natura, con al centro la donna che genera, accudisce, protegge, lacera e ricuce legami e affetti. Un gioco di risonanze e di rispecchiamenti La vita si dà nel narrare, nel processo in cui Tina tra oggetti trovati, cifre e simboli figurali, “vissuto” dei supporti e tracce del decoro (non ha paura 5 di lanciare ammicchi anche al kitsch, talora) coglie anche un’appartenenza, un’identità culturale tra la propria esperienza e l’anima collettiva della tribù umana. Ella è fiduciosa di recuperare una dimensione simbolica ed emotiva di tracce comuni nello svolgersi di un racconto rapsodico senza figure. Il percorso di Tina Moretti si è venuto delineando in un gioco di risonanze e di rispecchiamenti, di colori simbolici e di offerte rituali, di graffi di luce, di forme fantastiche che transitano l’una dall’altra, nello schiudersi d’una porta cifrata, nei graffi di luce come scritture iniziatiche sulle assi e le cortecce, nel rincuorarsi l’una con l’altra di formelle addensate di energie che lottano per liberarsi da un nucleo affannato, da un’anima ingorgata, e che raccontano il tormento e lo scioglimento dalla forma chiusa, il tentativo di fare della scultura-pittura un atto vitale, la lievitazione d’una verità umana, come di un respiro che palpita, si spezza e riaffiora, ansimando e lottando per salire all’aperto. La sorpresa sta in una tensione senza mai equilibrio definitivo tra acquietamento in un orizzonte limitato, d’arredo domestico, e ansia di evasione, tra vocazione a un universo regolato e anelito alla libertà assoluta. Talora il desiderare ardentemente si fa capriccio sovraccarico, come un funambolismo della bizzarria più artificiosa, mentre è delicatamente poetico in certe fulminanti, semplicissime illuminazioni liriche, nelle evoluzioni di un filo di ferro, di una spirale con un flessibile, nelle pittografie magiche, negli assemblaggi di panni compressi, messi insieme come le parole di una poesia. Nel riflesso, nell’evocazione, nella realtà sognata, fatta di desiderio e illusione, Tina Moretti celebra con materiali poveri, domestici, antichi, anche quei valori ornamentali e scenografici che pur partecipano della sorpresa del mondo. E s’affida a cifre segniche che sono come tatuaggi, per raccontare desideri, perdite, solitudini, ma anche nascite e unioni in coppia, in gesti di protezione e augurio. Le sculture si offrono sempre come apparizioni allusive e reticenti, mai del tutto chiuse e compiute, perché il flusso dei sentimenti si spezza e solidifica nel darsi una forma, è già relitto e reperto lontano nel mare della vita. Ed ecco che il fare arte è per Tina Moretti un vestirsi - decorarsi - del proprio vissuto, con le sue impurità e le sue meraviglie segrete, ed egualmente un vestirne gli spazi intorno. 6 Le opere in mostra (2002-2013) Aggiustiamo il cerchio legno e foglia oro, cm 170x180 9 Menadi tre pezzi, legno e foglia oro, cm 150x40 10 Forze leganti legno e foglia oro, cm 90x180 11 Porta del Fato (fronte) struttura in ferro, legno e tessuto gessato, cm 244x112 12 Porta del Fato (retro) struttura in ferro, legno e tessuto gessato, cm 244x112 13 Fuga dell’angelo tessuti gessati su tavola, cm 100x100 14 Ascesa tessuti gessati su tavola, cm 147x122 15 Luce più luce tessuti gessati su tavola, cm 122x147 16 Andare oltre tessuti gessati su tavola, cm 122x147 17 Vagando ti cerco tessuti gessati su tavola, cm 105x105 18 In me entrerai tessuti gessati su tavola, cm 105x105 19 Le vesti bianche legno e tessuto gessato su struttura in ferro, cm 170x80 20 Geometrie della vita legno e foglia oro e argento, cm 145x28, cm 170x30 21 Nuove architetture della memoria legno e foglia oro, cm 30x30 22 Vela struttura in ferro, legno e foglia oro, cm 195x165 23 Abbraccio tessuto gessato su tavola, cm 60x60 24 Donarsi tessuto gessato su tavola, cm 60x60 25 Femminile tessuto gessato su tavola, cm 60x60 26 All’origine tessuto gessato su tavola, cm 60x60 27 Tessere tessuto gessato su tavola, cm 60x60 28 Insieme ma diversi legno e foglia oro e argento, cm 120x25 29 Nascite tessuto gessato su tavola, cm 30x30 30 Nascite tessuto gessato su tavola, cm 30x30 31 Orizzontale tessuti gessati su tavola, cm 33x43 32 Diagonale tessuti gessati su tavola, cm 33x43 33 Mamme tessuto gessato, cm 65x20, cm 83x20 34 Mamma tessuto gessato, cm 108x25 35 Mamma tessuto gessato, cm 93x25 36 Mamma tessuto gessato, cm 114x25 37 Dono tecnica mista su legno, cm 200x70x100 38 Nota biografica Tina Moretti, nata ad Erbusco (BS), ha vissuto dall’infanzia alla giovinezza a Milano, dove si è diplomata a Brera. Tornata per amore al paese natale si è dedicata all’insegnamento di arte e immagine nella scuola media. Ha sempre perseguito l’ambito artistico, sperimentando in continuazione la ricerca nella decorazione e nella creatività più varia, pur mantenendo un suo discorso di pittura personale interpretando il realismo con un’aria di poesia. Per anni ha partecipato a concorsi e mostre collettive ed ha allestito personali dove ha proposto i vari passaggi pittorici. Ha lavorato intensamente per committenti privati interpretando decorazioni d’ambiente di vaste dimensioni. Negli ultimi quindici anni ha avviato una ricerca che la porta a trovare nella materia l’usura del tempo e dai segni trae significati che rielabora ed esalta con dorature in foglia oro. Tina Moretti cerca di risuscitare forme, archetipi semplici ma carichi di significati fatali: totem, astri raggianti e stelle, in cui insegue piccoli doni di poesia, guizzi di luce, con la materia che continua a lievitare, a secernere umori e gonfiori, ad incrostarsi od a fessurarsi, cioè a vivere. Vive e lavora in via Crocefisso, 21 - 25030 Erbusco (Bs) - tel. 030.7709351 - cell. 347.0445501 - e-mail [email protected] - www.tinamoretti.com Mostre Personali: Pieve S. Maria, Erbusco 2003 Galleria la Quadra, Iseo 2004 Galleria Teatro Comunale, Erbusco 2005 “Casa Mia”, per Poliform, Fiera Milano 2007 Hoteldorf Grüner Baum Bad Gastein, Austria 2008 Galleria Arsenale, Iseo 2010 Hotel Acquaviva, Desenzano 2010 Galleria Rotonda Bonomelli, Erbusco 2012 Fuori salone Lambrate Ventura, Milano 2013 L’artista espone in permanenza all’Hotel l’Albereta Relais & Chateaux di Erbusco Mostre COLLETTIVE: Percorso espositivo “Con occhi femminili” Villa Mazzotti Chiari, Caravaggio Cazzago S. M., Castegnato, Brescia, Borno 2011-2012 Artistar Milano, 2012 “Antiche Dimore”, Edolo 2013 39 Monografie di artisti bresciani – 46 Tina Moretti Una stanza trasognata tutta per sé, tra materia e natura Mostra organizzata dall’Associazione Artisti Bresciani Brescia, AAB, salone del Romanino 19 ottobre – 6 novembre 2013 Cura della mostra e del catalogo Fausto Lorenzi Coordinamento editoriale Giuseppina Ragusini Allestimento della mostra Tina Moretti e Corrado Venturini Referenze fotografiche Marco Pasinelli di “Oltre lo sguardo” Presidenza dell’AAB Dino Santina (presidente), Giuseppe Gallizioli (vice presidente), Vasco Frati (presidente onorario) Segreteria dell’AAB Chiara Malzanini e Corrado Venturini Fotocomposizione e stampa Arti Grafiche Apollonio – Brescia Finito di stampare nel mese di ottobre 2013. Di questo catalogo sono state stampate 250 copie.