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Harris, capitolo 6, “Equilibrio chimico”
Harris, capitolo 6, “Equilibrio chimico” Equilibri di solubilita’ • Sali poco solubili. Non fate confusione: per i sali la dissoluzione e la ionizzazione sono simultanee, ma concettualmente sono due processi separati. AgCl(s) Hg2 Cl2 (s) = Ag + + Cl− = Hg22+ + 2Cl− • Prodotto di solubilita’: KSP KSP Cl− 2 = Hg22+ Cl− = Ag + • Soluzione satura: una soluzione in cui la dissoluzione di un sale ha raggiunto la condizione di equilibrio si dice satura di quel sale; la corrispondente legge dell’azione di massa e’ soddisfatta Corollario: – in una soluzione satura la quantita’ di sale disciolto e’ la massima possibile; se aumentasse ancora, si avrebbe: Q > KSP e si avrebbe precipitazione del sale fino alla condizione: Q = KSP • Definizione di solubilita’ di un sale. La solubilita’ di un sale (in un dato solvente) e’ la concentrazione di sale che si dissolve per produrre una soluzione satura (cioe’ per arrivare all’equilibrio di solubilita’) nelle date condizioni di temperatura. • Trattamento degli equilibri di solubilita’. Se gli ioni che si formano non reagiscono ulteriormente, e non sono implicati ioni H + o OH − , c’e’ una sola reazione da considerare e si puo’ usare il metodo della tabella: 1 AgCl(s) Ag + 0 x = t=0 t=∞ = KSP (AgCl) Hg2 Cl2 (s) t=0 t=∞ KSP (Hg2 Cl2 ) = +Cl− 0 x x2 Hg22+ 0 x +2Cl− 0 2x 2 = x (2x) • Calcolo della solubilita’. La solubilita’ e’ la concentrazione di sale andato in soluzione, quindi si ricava dalle concentrazioni ioniche di equilibrio, tenendo conto della stechiometria. Ad esempio: AgCl(s) = S = = ma: Hg2 Cl2 (s) S oppure: Ag + + Cl− + Ag − Cl = Hg22+ + 2Cl− = Hg22+ 1 − ⇐ NOTA Cl = 2 Ca3 (P O4 )2(s) = S = = 3Ca2+ + 2P O43− 1 2+ Ca ⇐ NOTA 3 1 P O43− ⇐ NOTA 2 • A differenza degli equilibri “in soluzione” (tipo ionizzazione di un acido debole), un equilibrio di solubilita’ puo’ NON essere raggiunto anche se in soluzione ci sono entrambi i partecipanti: cio’ accade quando la quantita’ di sale introdotta in soluzione e’ insufficiente a generare concentrazioni ioniche che soddisfino la legge dell’azione di massa. In questo caso tutto il sale va in soluzione, ma la soluzione e’ insatura. 2 • Il fatto che tutti i sali sono elettroliti forti e’ solo un’approssimazione. Ad esempio, per CaSO4 , il processo di solubilizzazione e’ meglio descritto come: CaSO4(s) CaSO4(aq) 2+ Ca SO42− coppia = = Ca 2+ + ionica SO42− ≡ CaSO4,(aq) e la concentrazione di CaSO4,(aq) e’ circa la meta’ di tutto CaSO4 andato in soluzione. Effetto dello ione a comune • Riguarda la solubilita’ di un sale quando nella soluzione sia gia’ presente uno degli ioni che costituiscono il sale • Con il principio di Le Chatelier si puo’ facilmente prevedere l’effetto: la presenza di uno dei prodotti fara’ spostare la reazione di dissoluzione verso destra di meno di quanto si sposterebbe se la concentrazione iniziale dei prodotti fosse nulla: Hg2 Cl2 (s) t=0 oppure t=0 = Hg22+ 0 +2Cl− 0 0 0.03 • Questo e’ vero in generale, per qualsiasi equilibrio, non solo per gli equilibri di solubilita’ • Quantitativamente, col metodo della tabella: Hg2 Cl2 (s) t=0 t=∞ KSP = Hg22+ 0 x +2Cl− ◦ CCl − ◦ CCl− + 2x 2 ◦ x (CCl − + 2x) = • Per i sali poco solubili possiamo applicare l’approssimazione K → 0: KSP (Hg2 Cl2 ) = ◦ ≈ CCl − + 2x 1.2 × 10−18 ◦ CCl − • Confronto solubilita’ senza/con effetto ione comune: 3 SHg2 Cl2 ,(senza ione comune) SHg2 Cl2 ,(con ione comune) r KSP (Hg2 Cl2 ) 4 r −18 3 1.2 × 10 = 4 = 6.7 × 10−7 KSP (Hg2 Cl2 ) ≈ ◦ 2 CCl − 3 = 1.2 × 10−18 0.032 = 1.33 × 10−15 = • Un altro esempio di problema relativo all’effetto dello ione a comune. Qual’e’ la massima concentrazione ammissibile di ioni Cl− in una soluzione ◦ che contiene una concentrazione fissa e pari a CHg 2+ di ioni mercurosi? 2 Ovviamente: Cl − v u u KSP (Hg2 Cl2 ) t ◦ CHg 2+ = 2 Separazione per precipitazione • La diversa solubilita’ dei sali puo’ essere sfruttata in chimica analitica per precipitare selettivamente il sale meno solubile senza che il sale piu’ solubile inizi a precipitare. • NOTA: il confronto dei KSP per stabilire chi e’ piu’ o meno solubile e’ valido solo quando la stechiometria dei sali che si confrontano e’ la stessa. Controesempio: sale T lIO3 Sr (IO3 )2 ST lIO3 = = SSr(IO3 )2 = = KP S 3.1 × 10−6 3.3 × 10−7 p 3.1 × 10−6 1.76 × 10−3 r −7 3 3.3 × 10 4 4.35 × 10−3 cioe: in questo caso, il sale meno solubile ha il KSP maggiore. 4 ◦ • Soluzione contenente CP◦ b2+ = 0.01 e CHg 2+ = 0.01. 2 Aggiungendo ioni I − alla soluzione, vogliamo precipitare lo ioduro meno solubile senza che lo ioduro piu’ solubile inizi a precipitare. KSP (P bI2 ) KSP (Hg2 I2 ) = 7.9 × 10−9 = 1.1 × 10−28 Stessa stechiometria ==> Hg2 I2 e’ il meno solubile. Prima domanda: quanto grande puo’ diventare la concentrazione di ioni ioduro in soluzione prima che inizi a precipitare P bI2 (il piu’ solubile)? KSP (P bI2 ) I − max 2 = CP◦ b2+ I − max s KSP (P bI2 ) = CP◦ b2+ Questo e’ il massimo che possiamo fare: oltre questo limite, comincia a precipitare P bI2 , cosa che noi NON vogliamo assolutamente. Seconda domanda: qual’e’ la concentrazione di ioni Hg22+ compatibile con [I − ]max ? KSP (Hg2 I2 ) 2+ Hg2 = 2 2+ − I max Hg2 KSP (Hg2 I2 ) = 1.1 × 10−28 = 1.39 × 10 = KSP (P bI2 ) C ◦ 2+ Pb 7.9×10−9 0.01 −22 La concentrazione iniziale di Hg22+ si e’ ridotta di un fattore dieci miliardi di miliardi: 0.01 1.39 × 10−22 = 7.2 × 1019 • Coprecipitazione. Spesso succede che un sale il cui prodotto di solubilita’ NON viene superato precipiti insieme ad un sale il cui prodotto di solubilita’ viene superato. Il fenomeno viene detto coprecipitazione. Per esempio, ioni P b2+ potrebbero adsorbirsi alla superficie dei cristalli di Hg2 I2 ed essere inglobati quando il cristallo si accresce. 5 Effetto sequestro: il contrario dell’effetto dello ione a comune • Per motivi analoghi a quelli visti parlando dell’effetto dello ione a comune, se uno o entrambi gli ioni di un sale poco solubile vengono “sequestrati” da una reazione successiva alla dissoluzione, la solubilita’ del sale aumenta. • E’ facile spiegarselo con il principio di Le Chatelier: se la concentrazione dei prodotti viene diminuita, il sistema cerca di riformare prodotti e la reazione di dissoluzione/ionizzazione si posta verso destra. • Se uno ione del sale ha caratteristiche acido base, la solubilita’ del sale dipende dal pH. Esempio: la solubilita’ in acqua di CaF2 aumenta a pH acidi F − = Ca2+ + 2F − = HF CaF2 + H+ • Formazione di complessi. Quasi tutti gli ioni dei metalli di transizione sono acidi di Lewis e come tali possono reagire con basi di Lewis per dare addotti acido-base: ACIDO + BASE = ADDOTTO • Per esempio, la solubilita’ di AgCl aumenta di molto in presenza di ammoniaca: AgCl + Ag + 2N H3 = = Ag + + Cl− Ag (N H3 )+ 2 • Apparente paradosso: la solubilita’ di molti sali poco solubili aumenta in presenza di un forte eccesso dell’anione in soluzione (e l’effetto dello ione a comune?). P bI2(s) P b2+ + I − P b2+ + 2I − P b2+ + 3I − P b2+ + 4I − = = = = = KSP = K1 = K2 = P b2+ + 2I − P bI + P bI2 (aq) P bI3− P bI42− 2+ − 2 I Pb [P bI + ] [P b2+ ] [I − ] P bI2 (aq) 2 [P b2+ ] [I − ] 6 KSP K1 K2 K3 K4 P bI + log P bI + P bI2 (aq) log P bI2 (aq) P bI3− log P bI3− P bI42− log P bI42− K3 = K3 = P bI3− [P b2+ ] [I − ]3 P bI42− 4 [P b2+ ] [I − ] = K1 P b2+ I − KSP = K1 − [I ] = log K1 KSP − log I − 2 = K2 P b2+ I − = K2 KSP = log K2 KSP (COSTANTE!) 2+ − 3 I = K1 P b − = K3 KSP I = log K3 KSP + log I − 4 = K4 P b2+ I − 2 = K4 KSP I − = log K4 KSP + 2 log I − Domanda dell’altr’anno: paradosso (nel paradosso): P b2+ + I − = P bI + All’aumentare di [I − ] si ha che [P bI + ] diminuisce? Spiegazione: P b2+ + I − = P bI + P b2+ + 2I − = P bI2(s) non e’ l’unico equilibrio. C’e’ sempre questo: 7 Un aumento di [I − ] causa anche una diminuzione di P b2+ con il quadrato di [I − ]: KSP 2+ = Pb 2 [I − ] Questa diminuzione overcompensa l’aumento di [I − ], per cui, globalmente, l’equilibrio: P b2+ + I − = P bI + sente una diminuzione di P b2+ maggiore dell’aumento di [I − ]; morale: l’equilibrio si sposta a sinistra. Costanti di equilibrio e attivita’ La definizione rigorosa della costante di equilibrio e’ in termini di attivita’. Siccome l’attivita’ dipende dalla forza ionica, i valori tabulati delle costanti di equilibrio possono differire (anche di un fattore 10) a causa della diverse condizioni di forza ionica a cui sono stati ottenuti. Acidi e basi • Definizione di Arrhenius. HCl = Cl− + H + N aOH = N a+ + OH − Limiti: – solo soluzioni acquose – non spiega, ad esempio, l’ammoniaca • Definizione di Lowry-Bronsted. HCl + H2 O = Cl− + H3 O+ N H 3 + H2 O = N H4+ + OH − Estensione: – soluzioni non acquose o anche reazioni in fase gas Es: N H3 + HCl = N H4+ + Cl− – il comportamento basico di composti non contenenti gruppo OH e’ spiegato 8 Il comportamento basico degli idrossidi secondo Lowry-Bronsted: N aOH = N a+ + OH − • Sali. Qualsiasi composto ionico e’ definito sale. I sali si possono pensare derivanti formalmente da una reazione di neutralizzazione fra un acido e una base o un idrossido: HCl + N H3 HN O3 + N aOH = N H4 Cl (≡ N H4+ = N aN O3 + H2 O Cl− ) • Coppie coniugate acido-base. Quando un acido dona il protone, diventa un accettore di protoni e quindi una base. Quando una base accetta un protone diventa un donatore di protoni e quindi un acido. Ad ogni acido corrisponde una base che si ottiene da esso per perdita di un protone. Ad ogni base corrisponde un acido che si ottiene da essa per acquisto di un protone. Le coppie di specie chimiche acido-base che differiscono per la presenza o meno di un protone si definiscono coppie coniugate acido-base. IMPORTANTE: una base coniugata e’ semplicemente una base; un acido coniugato e’ semplicemente un acido. Il comportamento acido-base non c’entra nulla col fatto che una specie sia carica o meno. Esempi: CH3 COOH/CH3 COO− N H3 /N H4+ • Natura di H + e OH − . La specie H + come tale non esiste. La specie H3 O+ e’ stata “vista” coi Rx in HClO4 · H2 O, per esempio: ClO4− (H3 O+ ) H3 O+ e’ piramidale: geometria VSEPR e figura libro. Altre specie originate da H + : H5 O2+ (libro) e H3 O+ associato con 4 molecole di acqua (libro). 9 Anche OH − e’ fortemente associato con una molecola di acqua in soluzione acquosa (libro). Noi, comunque, ci permetteremo il lusso di scrivere H + quasi sempre. • L’acqua e’ una specie anfiprotica: H 2 O + H2 O = H3 O+ + OH − ovvero: H2 O = H + + OH − H2 O fa parte di 2 coppie coniugate: – E’ la forma acida della coppia H2 O/OH − – E’ la forma basica della coppia H3 O+ /H2 O La reazione viene detta di autoprotolisi e la sua costante di equilibrio e’ KW = 1.0 × 10−14 . L’acqua non e’ l’unico solvente che da’ autoprotolisi. Per esempio: 2CH3 COOH K = = CH3 COOH2+ + CH3 COO− 3.5 × 10−15 • pH. E’ definito rigorosamente in termini di attivita’: pH = − log aH + Ma noi useremo la concentrazione: pH Perche’ si usa il pH? = − log H + Si puo’ definire la funzione p per qualsiasi concentrazione, quando si ha a che fare con concentrazioni molto piccole. pOH = 10 − log OH − Dalla: KW = si ricava l’utile relazione’: OH − pH + pOH = H+ 14 Soluzioni acide-neutre-basiche: [H + ]. L’acqua distillata normalmente ha un pH acido a causa della CO2 dell’aria: CO2 + H2 O H2 CO3 = H2 CO3 = H + + HCO3− • Forza degli acidi e delle basi E’ misurata dalla costante di ionizzazione: HA + H2 O B + H2 O KA H3 O+ + A− KB BH + + OH − = = KA (KB ) → ∞ KA (KB ) < ∞ acido(base) forte acido(base) debole Tipici acidi forti. HF non e’ un acido forte: perche’ ? Tipiche basi forti. Tipici acidi deboli: tutti gli acidi carbossilici (acido acetico in testa). Tipiche basi deboli: N H3 e tutte le ammine. • 2 modi equivalenti di vedere le reazioni acido-base: AH + B = A− + BH + – 2 basi che competono per accaparrarsi il protone: A− e B competono: la base piu’ forte “ruba” il protone alla “base” piu’ debole (protonata, che quindi e’ un acido) – 2 acidi che competono per passarsi la “patata bollente”: AH e BH + competono per appiopparsi l’un l’altro il protone: l’acido piu’ forte appioppa il protone all’acido piu’ debole (che non ce l’ha, quindi e’ una base) 11 Corollario: lo ione idrogeno (H3 O+ ) e’ l’acido piu’ forte che puo’ esistere in soluzione acquosa come tale: se un acido e’ piu’ forte di lui, cede il suo protone all’acqua e si ritrova come base coniugata, generando ioni H3 O+ : HX + H2 O = X − + H3 O + Analogamente, lo ione ossidrile (OH − ) e’ la base piu’ forte che puo’ esistere in soluzione acquosa come tale: se una base e’ piu’ forte della base OH − “ruba” il protone all’acqua e si rirtrova come acido coniugato, generando ioni OH − : B + H2 O = BH + + OH − (Per questo diciamo che gli idrossidi sono delle basi forti: in realta’ essi contengono una base forte, cioe’ lo ione ossidrile) • Acidi e basi poliprotici. Esempi. Tutte le specie intermedie di un acido o una base poliprotica sono specie anfiprotiche. Relazione utillima fra KA e KB di coppie coniugate: KA KB = KW Harris, capitolo 7, “Avvio alle titolazioni” Titolazioni • In cosa consiste una titolazione: aggiungo il titolante in piccole aliquote finche’ ho aggiunto la quantita’ stechiometricamente necessaria a reagire con tutto l’analita. • A questo punto, detto punto di equivalenza dalle moli di titolante ricavo immediatamente il numero di moli dell’analita (devo conoscere la stechiometria della reazione che avviene durante la titolazione) • Requisiti di una reazione per essere sfruttata in una titolazione: – la reazione deve essere molto spostata a destra, cioe’ K → ∞ – la reazione deve essere veloce • I principali tipi di reazioni sfruttate nelle titolazioni sono: – reazioni acido-base – reazioni redox – reazioni di complessazione 12 – reazioni di precipitazione • Il punto di equivalenza viene in generale rivelato da una brusca variazione di qualche proprieta’ chimico-fisica della soluzione indotta dal superamento del limite stechiometrico della quantita’ di titolante aggiunta (ad esempio il potenziale elettrodico di un elettrodo immerso in soluzione). • Molto spesso si usano degli indicatori. Un indicatore e’ (spesso) costituito da una coppia di sostanze in equilibrio fra loro e aventi colore nettamente diverso. L’equilibrio dell’indicatore e’ influenzato dalla reazione della titolazione: quando si raggiunge il punto di equivalenza l’equilibrio dell’indicatore viene bruscamente spostato da una posizione in cui prevale una delle due specie alla posizione in cui si ha una predominanza dell’altra specie e cio’ determina un repentino cambiamento di colore della soluzione, che segnala il raggiungimento del punto di equivalenza. • Un esempio di titolazione: 2M nO4− + 5H2 C2 O4 + 6H + = 10CO2 + 2M n2+ + 8H2 O Formula dell’acido ossalico, please. Al punto di equivalenza: nH2 C2 O4 = = 5 n − 2 MnO4 5 ◦ VE CMnO − 4 2 Il permanganato funge da autoindicatore. • Differenza fra punto di equivalenza e punto finale. Ad esempio, nella titolazione dell’acido ossalico con permanganato il punto finale e’ rivelato dalla comparsa del colore rosa del permanganato. In questo caso il punto finale e’ sbagliato per eccesso rispetto al punto di equivalenza. • Per limitare l’errore di titolazione si puo’ fare una prova in bianco • Standard primari – purezza elevata: > 99.9% – stabilita’ per la conservazione (es. non deve essere fotosensibile) – stabilita’ all’essiccamento (per eliminare l’acqua adsorbita dall’atmosfera) • Soluzioni standard, standardizzate contro uno standard primario • Titolazioni dirette e titolazioni di ritorno Una titolazione di ritorno si fa: 13 – quando il suo punto finale e’ piu’ comodo da determinare – quando la reazione della titolazione diretta non e’ abbastanza spostata verso destra e quindi richiede un eccesso di titolante • Esempio di calcolo per una titolazione del calcio nell’urina. Procedimento: – Gli ioni calcio vengono precipitati con ossalato in ambiente basico: Ca2+ + C2 O42− = CaC2 O4 (s) – Il precipitato viene filtrato, lavato e ridisciolto in ambiente acido: CaC2 O4(s) + 2H + = Ca2+ + H2 C2 O4 – L’acido ossalico viene titolato con una soluzione standard di permanganato: 2M nO4− + 5H2 C2 O4 + 6H + = 10CO2 + 2M n2+ + 8H2 O – La soluzione di permanganato viene standardizzata con N a2 C2 O4 , che e’ uno standard primario. • Esempio p.130 GSTD N a2 C2 O4 0.3562 g MN a2 C2 O4 133.999 g/mol VNmatraccio a2 C2 O4 250.0 × 10−3 L VNSTD a2 C2 O4 10.0 × 10−3 L VESTD 48.36 × 10−3 L VCa2+ 5.0 × 10−3 L VE 16.17 × 10−3 L CMnO− 4 = = = nMnO− 4 VESTD 2 STD 5 nC 2 O − 4 2M nO4− + 5H2 C2 O4 VESTD 2 STD STD 5 CC2 O− VN a2 C2 O4 4 VESTD 14 nSTD − C2 O 2 4 matraccio 5 VN a C O 2 = 2 4 VNSTD a2 C2 O4 VESTD GSTD N a2 C2 O4 2 MN a2 C2 O4 matraccio 5 VN a C O 2 = 2 4 VNSTD a2 C2 O4 VESTD NOTA Questo e’ un esempio di una titolazione in cui l’analita sta nella buretta e il titolante sta nel beacker. CCa2+ = = = nCa2+ VCa2+ nC2 O2− 4 VCa2+ 5 − 2 nMnO 2M nO4− + 5H2 C2 O4 4 V Ca2+ = = 5 2 CMnO4− VE VCa2+ 5 2 ) GSTD N a2 C2 O4 MN a C O STD 2 2 2 4 5 V matraccio VN a2 C2 O4 N a2 C2 O4 VESTD VE VCa2+ • Esempio p.132: titolazione di una miscela G 1.372 g VE 29.11 × 10−3 L CHCl 0.7344 mol/L MN a2 CO3 105.988 g/mol MN aHCO3 84.007 g/mol H + + HCO3− = H2 CO3 (→ CO2 + H2 O) CO32− = H2 CO3 (→ CO2 + H2 O) + 2H + nHCl CHCl VE GN aHCO3 + GN a2 CO3 = nN aHCO3 + 2nN a2 CO3 GN aHCO3 GN a2 CO3 = +2 MN aHCO3 MN a2 CO3 = G 15 CHCl VE CHCl VE CHCl VE − 2 G MN a2 CO3 G CHCl VE − 2 MN a2 CO3 GN aHCO3 G − GN aHCO3 GN aHCO3 +2 MN aHCO3 MN a2 CO3 GN aHCO3 G GN aHCO3 = +2 −2 MN aHCO3 MN a2 CO3 MN a2 CO3 GN aHCO3 GN aHCO3 = −2 MN aHCO3 MN a2 CO3 1 1 = GN aHCO3 −2 MN aHCO3 MN a2 CO3 = = CHCl VE − 2 MN aGCO 2 1 MN aHCO3 e poi, naturalmente: GN a2 CO3 3 − 2 MN a1 CO 2 3 = G − GN aHCO3 Determinazione dell’azoto col metodo di Kjeldahl • Il campione organico viene digerito in acido solforico concentrato: campione organico (C, H, N ) H2 SO4 (ebollizione) = CO2 + H2 O + N H4+ • Per aumentare il punto di ebollizione si aggiunge K2 SO4 oppure si usa una bomba riscaldata a microonde • Si alza il pH e si distilla l’ammoniaca in corrente di vapore: N H4+ + OH − = N H 3 + H2 O • L’ammoniaca si raccoglie in una soluzione contenente una quantita’ nota e in eccesso di HCl • Infine si titola l’eccesso di HCl con soluzione standard di N aOH concentrazione nota Curva di titolazione per precipitazione • Cosa e’ una curva di titolazione: (funzione p della ) concentrazione di analita o titolante versus volume di soluzione titolante. • Perche’ e’ utile calcolare le curve di titolazione: – capire le reazioni chimiche che avvengono durante una titolazione – scegliere un indicatore opportuno (come vedremo nelle titolazioni acido-base) Curva di titolazione per la titolazione di I− con Ag+ 16 • Reazione: I − + Ag + K= = AgI (s) 1 8.3 × 10−17 = 1.20 × 1016 1 KSP = ◦ • Dati: CI◦− , VI◦− , CAg + • Calcolo “esatto” Per qualsiasi valore di volume aggiunto V , purche’ sia tale che l’equilibrio di solubilita’ venga instaurato (ma il contrario sarebbe un caso gobbissimo), il sistema si puo’ trattare in modo esatto. Basta considerare solo l’equilibrio di solubilita’ perche’ l’autoionizzazione dell’acqua e’ disaccoppiata. Quindi c’e’ un’unica reazione e si puo’ impiegare il metodo della tabella. t=0 I− +Ag + CI◦− VI◦− V ◦− +V ◦ CAg +V I t=∞ CI◦− VI◦− V ◦− +V I 1 − ◦ CAg +V V ◦− +V I −x = pongo: B(V ) = x (B(V ) + x) = KSP 2 = KSP = 0 C ◦− V ◦− I I V ◦− +V C◦ V + B(V )x + x x + B(V )x − KSP 2 x pAg(V ) AgI (s) V ◦− +V I x 1 KSP Ag − V ◦ +V − x x I I− ◦ ◦ ◦ CAg+ V CI − VI − − − x x VI◦− + V VI◦− + V ◦ ◦ ◦ CI − VI − − CAg +V x +x VI◦− + V = = KSP = KSP = ◦ CI◦− VI◦− − CAg +V VI◦− + V −B(V ) + = − log 10 p B(V )2 + 4KSP 2 ! p −B(V ) + B(V )2 + 4KSP 2 Trovato x = [Ag + ], si puo’ trovare [I − ] utilizzando la legge dell’azione di massa. Potete calcolare la curva per punti con la calcolatrice e disegnarla. 17 • La curva ottenuta col metodo “esatto” e’ pero’ complicata da discutere matematicamente. • Utili approssimazioni. Prima di tutto si calcola il volume di equivalenza: nI − CI◦− VI◦− = nAg+ ◦ = CAg + VE = VI◦− VE CI◦− ◦ CAg + • Il calcolo approssimato si basa sull’osservazione che K → ∞ e viene applicato distinguendo 3 casi: – V < VE – V = VE – V > VE • V < VE : il titolante e’ in difetto stechiometrico – Siccome K → ∞, possiamo considerare la reazione completa: t=0 I− +Ag + CI◦− VI◦− V ◦− +V I ◦ ◦ ◦ CAg CI − VI − +V V ◦− +V V ◦− +V I I ◦ CAg +V − t=∞ = AgI (s) V ◦− +V I 0 – Un valore migliore del valore nullo per [Ag + ] si ricava inserendo il valore approssimato di [I − ] nella legge dell’azione di massa. – L’espressione approssimata per la concentrazione dell’analita prima del punto di equivalenza puo’ essere messa in una forma particolarmente semplice e facile da ricordare: I− = = = = ◦ CAg CI◦− VI◦− +V − ◦ ◦ VI − + V VI − + V C◦ + V 1 − C ◦AgV ◦ I− I− CI◦− VI◦− VI◦− + V V ◦− CI◦− ◦ I VI − + V 1− ◦ CAg +V ◦ CAg + VE V ◦− V CI◦− ◦ I 1− VI − + V VE Commentare i tre termini 18 ! – Una formula analoga si puo’ ottenere per la concentrazione di analita che ha reagito: I− ◦ CAg +V = reagito VI◦− + V V ◦ CAg + VE V E = VI◦− + V 1 V VI◦− + V VE V 1 CI◦− V ◦ ◦ VI − + V VE V◦ V CI◦− ◦ VI − + V VE ◦ CAg + VE = = = Commentare i tre termini – Queste formule sono valide in generale: in tutte le titolazioni, prima del punto di equivalenza, l’analita e’ in eccesso stechiometrico e quindi il calcolo della sua concentrazione e’ piu’ agevole. • V = VE : siamo al punto di equivalenza – In questo caso non serve fare alcuna approssimazione: il calcolo “esatto” e’ banale. Le 2 concentrazioni iniziali sono identiche perche’ siamo all’equivalenza: C∗ CI◦− VI◦− VI◦− + VE ◦ CAg + VE = = VI◦− + VE quindi: I− t = 0 C∗ t= x 1 x2 x2 +Ag + C∗ x = = = AgI (s) 1 KSP KSP Oppure, sfruttando la proprieta’ delle condizioni iniziali equivalenti, si puo’ “far precipitare” tutto lo ione argento e ridisciogliere una parte del precipitato: 19 = Ag + 0 x AgI (s) t=0 t=∞ x2 = +I − 0 x KSP – La concentrazione di ioni argento (e quindi pAg) e’ indipendente dalle concentrazioni di analita e titolante e dal volume iniziale della soluzione da titolare; dipende solo dal prodotto di solubilita’. • V > VE : il titolante e’ in eccesso stechiometrico – Essendo K → ∞ la reazione si considera come una reazione completa: t=0 t=∞ I− +Ag + CI◦− VI◦− V ◦− +V I ◦ CAg +V = AgI (s) V ◦− +V I ◦ CAg C ◦− V ◦− +V 0 V ◦− +V I − I I V ◦− +V I Un valore migliore del valore nullo per [I − ] si ricava inserendo il valore approssimato di [Ag + ] nella legge dell’azione di massa. – L’espressione approssimata per la concentrazione del titolante dopo il punto di equivalenza puo’ essere messa in una forma particolarmente semplice e facile da ricordare: + Ag = = = ◦ CAg +V CI◦− VI◦− VI◦− + V VI◦− + V ◦ CAg+ V − CI◦− VI◦− − VI◦− + V ◦ ◦ CAg + V − CAg + VE VI◦− + V V − VE ◦ = CAg + VI◦− + V Commentare i due termini – La formula e’ valida in generale: in tutte le titolazioni, dopo il punto di equivalenza, la concentrazione del titolante (che e’ in eccesso) si puo’ calcolare nel modo ora visto • La forma della curva di titolazione. – Innanzitutto la curva e’ decrescente, perche’ durante la titolazione la concentrazione degli ioni argento cresce costantemente (ovvio!). 20 – Quando V → 0, si ha: lim I − = lim CI◦− V →0 V →0 VI◦− VI◦− + V CI◦− = V 1− VE e quindi: lim Ag + V →0 lim pAg V →0 KSP CI◦− KSP = p CI◦− = pKSP + log CI◦− = NOTA: devo considerare il limite, perche’ se considero V = 0 (NON V → 0), allora [Ag + ] = 0 e pAg non e’ definito. Ordine di grandezza: 10 − 15, dipende dal valore di KSP e CI◦− – Quando V = VE : Ag + pAg = = p KSP 1 − log KSP 2 Questo e’ circa la meta’ del valore di pAg iniziale (cioe’ limV →0 pAg). – Quando V → ∞, ovviamente: lim V →∞ Ag + lim pAg V →∞ = ◦ CAg + = ◦ − log CAg + ◦ Ordine di grandezza: 1 − 2, se, e.g., CAg + = 0.1 − 0.01 mol/L. – Analisi della pendenza. ∗ Quando V < VE la curva e’: pAg = − log = − log KSP [I − ] KSP CI◦− V ◦ I +V 1 − V ◦− I− che e’ una cosa del tipo: 21 V VE 1 ∝ − log 1 − VVE pAg tralasciando le costanti e il termine 1/(VI◦− + V ) che e’ comunque limitato. Allora, per la derivata, si ha: d pAg dV = d pAg dV = ∝ 1 d 1 1 d d log f (x) = f (x) NOTA: 1 dV dx ln 10 f (x) dx 1 − VVE 1− VV E − V1E V d f 1 f ′g − f g′ 1− NOTA: = 2 ln 10 VE dx g g2 1 − VVE 1 1 ln 10 − 1 1 − VVE Da cui si ricava: d pAg dV d pAg lim V →VE dV = costante negativa lim V →0 = −∞ cioe’: la curva parte da V → 0 con pendenza finita e negativa; poi, man mano che mi avvicino al punto di equivalenza, la pendenza diventa sempre piu’ negativa e tende a −∞, cioe’ la curva decresce quasi verticalmente quando V → VE . FIGURA PARZIALE ∗ Quando V > VE la curva e’: pAg = ◦ − log CAg + V − VE V◦+V che e’ una cosa del tipo: pAg ∝ − log d dV V − VE V◦ +V Per la derivata si ha: d pAg dV = − 1 ln 10 1 V −VE V ◦ +V 22 V − VE V◦+V NOTA: d log f (x) 1 d 1 = f (x) dx ln 10 f (x) dx d pAg dV ∝ d pAg dV V◦ +V − V − VE ∝ − V ◦ + V − (V − VE ) 2 (V ◦ + V ) ◦ V − VE V◦+V 1 V − VE ! NOTA: d f f ′g − f g′ = dx g g2 Da cui si ricava: d pAg dV d pAg lim V →VE dV lim V →∞ = 0 = −∞ cioe’: la curva tende a diventare orizzontale quando V → ∞; invece, quando V → VE da destra, la pendenza diventa negativa e tende a −∞, cioe’ la curva si impenna verticalmente quando V → VE . FIGURA PARZIALE – Quindi la curva di titolazione: ∗ ∗ ∗ ∗ e’ decrescente e’ compresa fra 10 − 15 e 1 − 2 pAg si dimezza (circa) rispetto al valore iniziale a V = VE la curva mostra un tratto praticamente verticale in un intorno di VE DISEGNO COMPLETO – Si puo’ dimostrare con i metodi dell’analisi matematica (fondamentalmente studiando la derivata prima e seconda della curva pAg = pAg (V ) ricavata col metodo “esatto”), che, per reazioni con stechiometria 1 : 1, la curva di titolazione presenta un flesso verticale per V = VE . Quindi il punto di equivalenza puo’ essere ricavato da una curva di titolazione individuandone il flesso verticale. – Per stechiometrie diverse da 1 : 1 il punto di equivalenza non coincide col flesso verticale, ma si puo’ prendere in corrispondenza ad esso senza commettere grossi errori. – Dipendenza del salto della curva di titolazione dai parametri CI◦− , ◦ CAg + , KSP . Come abbiamo visto: lim pAg = pKSP + log CI◦− lim pAg ◦ = − log CAg + V →0 V →∞ Il salto della curva ∆ e’ misurato da: 23 ∆ = lim pAg − lim pAg V →0 V →∞ ◦ = pKSP + log CI◦− + log CAg + Quindi: ∗ Cresce al crescere delle concentrazioni di analita e titolante ∗ Cresce al crescere della costante di equilibrio della reazione: K= 1 KSP → lim pKSP = +∞ K→∞ Questa dipendenza dalle concentrazioni iniziali e dalla costante di equilibrio della reazione su cui si basa la titolazione ha validita’ completamente generale. • Titolazione di una miscela, es. I − /Cl− – Trattamento qualitativo, senza calcoli. – Abbiamo gia’ visto, parlando della precipitazione selettiva, che iniziera’ a precipitare il sale meno solubile, cioe’, in questo caso, AgI: KSP,AgI = KSP,AgCl = 8.3 × 10−17 1.8 × 10−10 – Quindi la curva di titolazione sara’ quella per la titolazione di I − fino a che la [Ag + ] rimane al di sotto del valore per il quale inizia a precipitare anche AgCl. – In un intorno del punto di equivalenza per gli ioni I − , la concentrazione di [Ag + ] si impenna (pAg crolla verticalmente): prima che [Ag + ] ◦ raggiunga il suo limite superiore (CAg + ), inizia la precipitazione di AgCl. – Quindi la curva di titolazione per gli ioni I − viene “tagliata” da quella relativa agli ioni Cl− : si osservera’ una cuspide in corrispondenza allo sviluppo della seconda sigmoide. – Oltre la cuspide si ottiene la curva di titolazione per gli ioni cloruro DISEGNO e figura libro p.139 – Quindi la curva presenta due flessi in corrispondenza ai due punti di equivalenza. – La risoluzione del primo flesso dipende dalla grandezza relativa delle due costanti di equilibrio: maggiore differenza implica maggiore risoluzione. 24 La cosa si puo’ spiegare nel modo seguente. La risoluzione delle due curve e’ misurata dalla distanza fra i due corrispondenti tratti “piatti” precedenti i tratti verticali: minore e’ questa distanza, e minore e’ la risoluzione, nel senso che la prima curva (quella per gli ioni I − ) e’ sempre piu’ “fagocitata” dalla seconda (quella per gli ioni Cl− ). FIGURA ESPLICATIVA pAg ∆ volume aggiunto Come misura dell’altezza dei due tratti piatti possiamo prendere il valore di pAg nel loro punto medio: questo corrisponde al consumo di meta’ del corrispondente analita (il volume di semiequivalenza che introdurremo piu’ in dettaglio nelle titolazioni acido base) ∗ − Indichiamo con CI∗− e CCl e Cl− nei − le concentrazioni di ioni I punti medi dei tratti piatti delle rispettive curve di titolazione. Notate che questi valori non sono semplicemente la meta’ dei valori iniziali a causa della diluizione dovuta all’aggiunta della soluzione titolante. Comunque, per quello che vogliamo dire, non ci interessa l’espressione ∗ analitica di CI∗− e CCl −. La concentrazione di ioni argento quando quella di ioni ioduro e’ CI∗− si ricava da: KSP,AgI + Ag 1 = = CI∗− Ag + 1 KSP,AgI CI∗− e il corrispondente valore di pAg e’: pAg1 = pKSP,AgI + log CI∗− Analogamente per la concentrazione di ioni argento quando quella di ∗ ioni cloruro e’ CCl −: 25 KSP,AgCl + Ag 2 pAg2 = = = + ∗ CCl − Ag 2 KSP,AgCl ∗ CCl − ∗ pKSP,AgCl + log CCl − Quindi la distanza ∆ fra i due tratti “piatti” delle due curve di titolazione sara’: ∆ = pAg1 − pAg2 ∗ = pKSP,AgI + log CI∗− − (pKSP,AgCl + log CCl −) ∗ ∗ = (pKSP,AgI − pKSP,AgCl ) + (log CI − − log CCl− ) La differenza fra i logaritmi delle due concentrazioni rimane comunque un numero piccolo in condizioni normali (cioe’: le concentrazioni saranno sempre simili e dell’ordine di 10−1 − 100 ). Quindi si vede che la distanza fra i due tratti “piatti”, e quindi la risoluzione della prima curva rispetto alla seconda, dipende per la maggior parte proprio dalla differenza fra i due prodotti di solubilita’. – Sperimentalmente e’ difficile individuare il primo flesso a causa dell’effetto cuspide: non si commettono grossi errori se si prende come punto di equivalenza proprio la cuspide, grazie all’elevata pendenza della curva in quell’intorno. – Nel caso di miscele di alogenuri, specialmente miscele Br− /Cl− , e’ comune avere un errore per eccesso (anche del 2 − 3%) sui bromuri: la causa e’ la coprecipitazione di AgCl, che abbiamo gia’ discusso. La coprecipitazione si puo’ limitare con un’elevata concentrazione di ioni N O3− , che competono con gli ioni cloruro per l’adsorbimento. – Naturalmente, l’errore per eccesso sul primo punto finale induce un errore per difetto sui cloruri, che sono determinati per differenza. • Metodi di Volhard e Fajans – Metodo di Volhard ∗ In pratica e’ un metodo di analisi dell’argento: quindi, per essere applicato alla determinazione degli alogenuri o altri sali insolubili di argento, si fa una titolazione di ritorno. ∗ Le reazioni sono: Cl− + Ag + = (filtro il precipitato) Ag + + SCN − = Fe 3+ + SCN 26 − = AgCl(s) AgSCN (s) F eSCN 2+ ROSSO ∗ La filtrazione del precipitato e’ tassativa se si titolano i cloruri, perche’ AgCl e’ piu’ solubile di AgSCN e quindi l’eccesso di SCN − lentamente si sottrae al complesso con F e3+ facendo scomparire il colore: F eSCN 2+ + AgCl(s) = F e3+ + AgSCN (s) + Cl− (Naturalmente sappiamo gia’ che AgSCN e’ piu’ stabile di F eSCN 2+ , senno’ F eSCN 2+ non si potrebbe usare come indicatore) Per bromuri e ioduri, il precipitato si puo’ tenere in soluzione negli stadi successivi. ∗ Il metodo di Volhard puo’ essere usato per l’analisi di moltissimi anioni che danno sali poco solubili con argento ∗ Inoltre, siccome l’ambiente deve essere acido, perche’ senno’ mi precipita F e (OH)3 , molti anioni che potrebbero dare interferenze (e.g. CO32− , C2 O42− , AsO43− ) sono completamente protonati – Metodo di Fajans ∗ E’ un metodo utilizzabile in molte titolazioni di precipitazione, non solo per quelle con argento ∗ Si utilizza un indicatore ad adsorbimento ∗ L’adsorbimento e’ la formazione di legami chimici (di forza variabile da piccola a grande) fra una specie chimica in soluzione e gli atomi o ioni alla superficie di un cristallo ∗ Molto spesso l’adsorbimento e’ determinato da interazioni elettrostatiche. ∗ Prendiamo ad esempio la titolazione di Cl− con argento. ∗ Prima del punto finale siamo in eccesso di ioni cloruro che interagiscono con la superficie delle particelle di precipitato: quindi i microcristalli in sospensione sono carichi negativamente ∗ Dopo il punto finale siamo in eccesso di ioni argento che quindi sostituiscono gli ioni cloruro sulla superficie dei cristalli; i cristalli diventano carichi positivamente ∗ Quindi, la cosa importante e’: al punto finale si ha un’inversione della carica elettrostatica sulla superficie dei cristalli, da negativa a positiva ∗ Gli indicatori ad adsorbimento sono in genere specie anioniche colorate: quando le particelle di precipitato assumono carica positiva, il colorante (carico negativamente) si adsorbe; in seguito all’adsorbimento le energie dei livelli elettronici dell’indicatore cambiano e quindi cambia il suo colore: cioe’, l’indicatore libero e quello adsorbito hanno colore diverso. Questo cambiamento di colore rivela il punto finale. ∗ Siccome gli indicatori ad adsorbimento reagiscono con la superficie del precipitato, e’ importante che il precipitato abbia un’area superficiale specifica maggiore possibile. 27 Una bassa concentrazione elettrolitica contrasta l’agglomerazione delle particelle e quindi favorisce un’elevata area superficiale specifica. ∗ Alcuni indicatori ad adsorbimento: ⊙ per AgCl: diclorofluoresceina (FIGURA LIBRO) ⊙ per AgBr, AgI, AgSCN : eosina (FIGURA LIBRO) L’eosina e’ migliore della diclorofluoresceina (cambio colore piu’ netto), ma non si puo’ usare per AgCl poiche’ compete favorevolmente con gli ioni cloruro per l’adsorbimento e quindi si adsorbe gia’ prima del punto finale • In tutte le titolazioni con argento, e in particolare in quelle con indicatori ad adsorbimento, si deve proteggere la titolazione dalla luce solare perche’: – tutti i sali d’argento sono fotosensibili (e.g. sviluppo fotografico) – gli indicatori ad adsorbimento sono molto fotosensibili Harris, capitolo 10, “Equilibri acido-base monoprotici” Calcolo del pH di soluzioni di acidi o basi forti • Calcolo del pH di una soluzione contenente un acido forte (in concentrazione non piccola): HX K→∞ = H+ + X− • Applichiamo l’approssimazione dell’equilibrio prevalente (cioe’ trascuro l’autoprotolisi dell’acqua) e il fatto che K → ∞ (cioe’ reazione completa). Quindi: HX ◦ t = 0 CHX t=∞ 0 pH = = H+ 0 ◦ CHX X− 0 ◦ CHX ◦ − log CHX • Per una base forte o un idrossido e’ la stessa cosa: B + H2 O K→∞ = BH + + OH − N aOH K→∞ N a+ + OH − = • Equilibrio prevalente PIU’ K → ∞: B ◦ t = 0 CB t=∞ 0 +H2 O 28 = BH + 0 ◦ CB OH − 0 ◦ CB oppure: N aOH ◦ t = 0 CN aOH t=∞ 0 pOH pOH = N a+ 0 ◦ CN aOH OH − 0 ◦ CN aOH ◦ = − log CB ◦ = − log CN aOH e quindi: pH = 14 − pOH • Se la concentrazione non e’ sufficientemente elevata, l’approssimazione dell’equilibrio prevalente, come sappiamo, non si puo’ applicare. Ad esempio, calcolo del pH di una soluzione contenente N aOH 1.0 × 10−8 mol/L. pOH ◦ = − log CN aOH = − log 1.0 × 10−8 = 8 pH = 14 − 8 = 6 Verrebbe un pH ACIDO! • In questo caso bisogna impostare un calcolo rigoroso: Reazioni indipendenti: N aOH H2 O K→∞ N a+ + OH − H + + OH − = = Non contando gli ioni N a+ , ci sono due incognite: [H + ] e [OH − ] Sistema risolvente (KW piu’ bilancio cariche) ◦ CN aOH KW + + H + ◦ (Naturalmente: CN aOH = [N a ]) 29 = = + OH − H OH − Sostituendo la seconda inte la prima e ponendo x = [H + ]: ◦ (CN aOH + x) x = 2 ◦ x + CN aOH x − KW = x = = = pH = = KW 0 ◦ −CN aOH q 2 ◦ + (CN aOH ) + 4KW −1.0 × 10 −8 2 q + (1.0 × 10−8 )2 + 4 × 1.0 × 10−14 2 9.5 × 10−8 mol/L − log 9.5 × 10−8 7.02 che e’ un pH leggermente basico, come deve essere. • Come regola generale, detta C ◦ la concentrazione iniziale dell’acido o della base forte: – C ◦ > 1.0 × 10−6 Si puo’ applicare equilibrio prevalente e K → ∞ – 1.0 × 10−8 < C ◦ < 1.0 × 10−6 Calcolo rigoroso – C ◦ < 1.0 × 10−8 Come se fosse acqua pura: la concentrazione e’ troppo bassa per cambiare apprezzabilmente il pH • Non e’ vero, come spesso si sente dire, che l’acqua produce sempre una concentrazione 1.0 × 10−7 mol/L di ioni H + e OH − . Ad esempio, in una soluzione 0.1 mol/L di HCl, la concentrazione di ioni H + e OH − dovuta all’autoionizzazione dell’acqua e’: H+ da acqua = = = = OH − KW 0.1 1.0 × 10−14 0.1 1.0 × 10−13 mol/L Calcolo del pH di soluzioni di acidi o basi deboli • Richiami: 30 – La forza di un acido o una base e’ misurata dalla costante di ionizzazione acida o basica, che viene spesso data come pK. Naturalmente: pK maggiore significa forza minore. – coppie coniugate – relazione fra le costanti delle coppie conigate: KA KB = KW • Il coniugato del debole e’ debole. Esempio: KCH3 COOH = KCH3 COO− = = 1.8 × 10−5 1.0 × 10−14 1.8 × 10−5 5.6 × 10−10 oppure: KN H3 KN H + 4 = 1.8 × 10−5 1.0 × 10−14 = 1.8 × 10−5 = 5.6 × 10−10 • Il coniugato del forte ha forza zero, perche’ la costante di ionizzazione del forte tende ad ∞: lim KA/B →∞ Kw KA/B = 0 Quindi, ad esempio, Cl− non ha proprieta’ basiche. • Tutti gli ioni dei metalli alcalini o alcalino-terrosi non sono gli acidi coniugati degli idrossidi (perche’ gli idrossidi non sono basi di L-B); tuttalpiu’ potrebbero essere acidi di Lewis, ma le loro caratteristiche acide come acidi di Lewis sono ridottissime (possiamo assumerle nulle quasi sempre). Tutto cio’ per dire che quando sciogliamo un idrossido in acqua, dal punto di vista delle reazioni acido base, possiamo dimenticarci completamente del catione. • Nell’appendice G del libro sono riportate le costanti di ionizzazione acida per moltissimi acidi. Sono incluse anche le basi, sotto forma dei loro acidi coniugati. Ad esempio, troverete la KA per lo ione ammonio, N H4+ , da cui, ovviamente, si ricava istantaneamente la KB dell’ammoniaca. Per le specie poliprotiche sono riportate diverse costanti con l’indicazione dei protoni a cui si riferiscono. Esempio: piridossale-5-fosfato, p. 813. (MOSTRARE) 31 • pH di una soluzione di un acido debole – Se la costante e la concentrazione iniziale non sono troppo piccole si puo’ applicare l’approssimazione dell’equilibrio prevalente. = H+ 0 x HA ◦ t=0 CHA ◦ t = ∞ CHA − x KA = ◦ x2 + KA x − KA CHA = x = pH = A− 0 x x2 ◦ CHA −x 0 −KA + − log x p 2 + 4K C ◦ KA A HA 2 ◦ Ad esempio, per KA = 1 × 10−5 e CHA = 0.1 mol/L: x pH = −1 × 10−5 + q (1 × 10−5 )2 + 4 × 1 × 10−5 × 0.1 2 = 9.95 × 10−4 mol/L = − log 9.95 × 10−4 = 3.00 Verifica dell’approssimazione: H+ da acqua OH − = KW x 1 × 10−14 9.95 × 10−4 1.01 × 10−11 = = = – Se KA non e’ troppo grande, si puo’ applicare l’ulteriore approssimazione KA → 0 e quindi: HA ◦ t = 0 CHA ◦ t = ∞ CHA KA = x2 = x = pH = 32 = H+ 0 x x2 ◦ CHA ◦ KA CHA p ◦ KA CHA − log x A− 0 x Anche qui si deve verificare la validita’ dell’approssimazione. Ad esempio, con gli stessi parametri usati prima: x pH p 1 × 10−5 × 0.1 = = 1 × 10−3 mol/L = − log 1 × 10−3 = 3.00 – Grado di dissociazione. E’ definito come la frazione della concentrazione formale (iniziale) di acido debole che si e’ ionizzata: α = = [A− ] ◦ CHA [A− ] [HA] + [A− ] – Il grado di dissociazione aumenta al diminuire della concentrazione formale. Si puo’ vedere anche al livello di approssimazione piu’ grezzo: − = A α = = = p KA C ◦ [A− ] ◦ √C KA C ◦ ◦ rC KA C◦ (Per dimostrare che limC ◦ →0 α = 1 vedere appendice degli appunti di LCA1) • pH di una soluzione di una base debole E’ tutto perfettamente speculare a quanto detto per gli acidi deboli. – Se la costante e la concentrazione iniziale non sono troppo piccole si puo’ applicare l’approssimazione dell’equilibrio prevalente. B ◦ t=0 CB ◦ t = ∞ CB − x +H2 O 33 = BH + 0 x +OH − 0 x KB = ◦ x2 + KB x − KB CB x2 ◦ −x CB = 0 x pOH pH = −KB + p 2 + 4K C ◦ KB B B 2 = − log x = 14 − pOH Verifica dell’approssimazione: OH − da acqua = = H+ KW x – Se KB non e’ troppo grande, si puo’ applicare l’ulteriore approssimazione KB → 0 e quindi: B ◦ t = 0 CB ◦ t = ∞ CB +H2 O KB x2 x pOH pH = = BH + 0 x +OH − 0 x x2 ◦ CB ◦ = KB CB p ◦ = KB CB = − log x = 14 − pOH Anche qui si deve verificare la validita’ dell’approssimazione. – Grado di dissociazione. E’ definito come la frazione della concentrazione formale (iniziale) di base debole che si e’ ionizzata: α = = 34 [BH + ] ◦ CB [BH + ] [B] + [BH + ] – Il grado di dissociazione aumenta al diminuire della concentrazione formale. Si puo’ vedere anche al livello di approssimazione piu’ grezzo: BH + = α = = = p KB C ◦ [BH + ] ◦ √C KB C ◦ ◦ rC KB C◦ (Per dimostrare che limC ◦ →0 α = 1 vedere appendice degli appunti di LCA1) • Riprendiamo la relazione: KA KB = KW Essa dice che la forza acida dell’acido e quella basica della base di una coppia sono inversamente proporzionali. Vuol dire che: se l’acido HA1 e’ piu’ forte dell’acido HA2 , allora la base − A− 1 sara’ piu’ debole della base A2 Soluzioni tampone • Una soluzione tampone e’ una soluzione che contiene apprezzabili quantita’ di un acido debole e della sua base coniugata • Le proprieta’ di una soluzione tampone sono essenzialmente due: – il suo pH non dipende (o quasi) dalla diluizione – il suo pH cambia molto poco in seguito all’aggiunta di (moderate) quantita’ di acidi o basi forti • Calcolo del pH di una soluzione tampone. – Consideriamo una soluzione contenente una concentrazione formale ◦ ◦ CHA dell’acido debole HA e una concentrazione formale CN aA del sale sodico della sua base coniugata. – Il calcolo rigoroso lo abbiamo gia’ visto. Le reazioni indipendenti sono: HA = H2 O = 35 H + + A− H + + OH − Ci sono 4 incognite e il sistema risolvente e’: KA KW ◦ ◦ CN aA + CN aA ◦ + CN + H aA [H + ] [A− ] [HA] + OH − = H = [HA] + A− (bilancio massa) = OH − + A− (bilancio carica) = – Tuttavia il pH di una soluzione tampone si puo’ calcolare molto accuratamente utilizzando l’approssimazione dell’equilibrio prevalente e il fatto che KA → 0. – Se la KA dell’acido debole e’ sufficientemente piu’ grande della KW e le concentrazioni non sono troppo basse, possiamo applicare l’approssimazione dell’equilibrio prevalente: HA = ◦ t=0 CHA ◦ t = ∞ CHA −x H+ 0 x +A− ◦ CN aA ◦ CN aA + x – Inoltre, se la KA e’ sufficientemente piccola, possiamo applicare le ulteriori semplificazioni viste in generale, cioe’ trascurare x sia rispetto ◦ ◦ a CHA che rispetto a CN aA , ottenendo: [HA] − A ◦ ≈ CHA ◦ ≈ CN aA – Cioe’: possiamo assumere che le concentrazioni di equilibrio dell’acido debole e della sua base coniugata coincidano con le rispettive concentrazioni iniziali. – IMPORTANTE: nel caso delle soluzioni tampone, questa assunzione e’ ancora piu’ valida per il fatto che l’equilibrio: HA ◦ t = 0 CHA = H+ 0 +A− ◦ CN aA deve spostarsi verso destra (perche’ la concentrazione iniziale di ioni idrogeno e’ nulla, nell’approssimazione dell’equilibrio prevalente), ma lo fara’ di molto poco perche’ e’ gia’ presente una concentrazione apprezzabile di uno dei due prodotti (e quindi entra in gioco il principio di Le Chatelier). – Quindi, se assumiamo sia l’approssimazione dell’aeuqilibrio prevalente che la KA → 0, il metodo della tabella si riduce a: HA ◦ t = 0 CHA ◦ t = ∞ CHA 36 = H+ 0 0 +A− ◦ CN aA ◦ CN aA – Avendo appurato che le concentrazioni di equilibrio dell’acido debole e della sua base coniugata coincidono con le rispettive concentrazioni iniziali, il calcolo del pH e’ immediato ponendo la legge dell’azione di massa in una forma detta (pomposamente) equazione di HendersonHasselbalch: KA = = pH = pH = pH = H+ − log H + = [H + ] [A− ] [HA] [HA] KA − [A ] [HA] − log KA − [A ] [HA] − log KA − log − [A ] [HA] pKA − log − [A ] C◦ pKA − log ◦HA CN aA – IMPORTANTE: l’equazione di H-H non e’ altro che un riarrangiamento della legge dell’azione di massa. Essa e’ sempre vera (in condizioni di equilibrio) perche’ E’ la legge dell’azione di massa: pH = pKA − log [HA] [A− ] – Il punto centrale per il calcolo del pH di una soluzione tampone e’ che si puo’ assumere che le concentrazioni di equilibrio coincidano con le concentrazioni iniziali. • Proprieta’ dell’equazione di H-H – Il pH di un tampone dipende dal rapporto fra le concentrazioni e quindi e’ indipendente dal volume: pH = pKA − log [HA] [A− ] = pKA − log = pKA − log nHA V nA− V nHA n A− e questo gia’ spiega la prima proprieta’ di un tampone: il pH non cambia per diluizione, perche’ i numeri di moli non cambiano. 37 – Si vede banalmente che l’equazione puo’ essere messa in una forma equivalente che utilizza la costante di ionizzazione della base: pH 14 − pOH pOH pOH pOH pOH [HA] [A− ] [HA] = pKA − log − [A ] = pKA − log [HA] [A− ] [HA] = pKW − pKA + log − [A ] KW [HA] = p + log − KA [A ] [HA] = pKB + log − [A ] = 14 − pKA + log – E’ facile ricordarsi il segno del logaritmo Il pH deve diminuire all’aumentare della quantita’ di acido o al diminuire della quantita’ di base. Quindi, o cosi’: pH = pKA − log [HA] [A− ] pH = pKA + log [A− ] [HA] oppure cosi’: Il pOH deve diminuire all’aumentare della quantita’ di base o al diminuire della quantita’ di acido. Quindi, o cosi’: pOH = pKB − log [A− ] [HA] pOH = pKB + log [HA] [A− ] oppure cosi’: – Quando pH = pKA , le concentrazioni dell’acido e della sua base coniugata devono essere uguali, indipendentemente dalla complessita’ della soluzione che si sta considerando. 38 – A causa della presenza del logaritmo, il pH e’ una funzione lenta del rappporto fra le concentrazioni: per far cambiare il pH di un’unita’, il rapporto fra le concentrazioni deve cambiare di 10 volte. Questo e’ il punto che spiega la seconda proprieta’ delle soluzioni tampone, come vedremo meglio fra un attimo. • Il funzionamento delle soluzioni tampone (metodo approssimato) – Se si aggiungono ioni H + (cioe’ un acido forte) a una soluzione tampone, essi andranno a reagire con la base del tampone (la reazione con gli ioni OH − e’ molto meno importante perche’ [OH − ] ≪ [A− ]): A− + H + = AH La costante di questa reazione e’ l’inversa della costante di ionizzazione dell’acido debole e quindi e’ molto grande, perche’ l’acido e’ debole: K = 1 KA Quindi possiamo applicare l’equilibrio prevalente e K → ∞: A− ◦ t=0 CN aA ◦ ◦ t = ∞ CN aA − CH + +H + ◦ CH + 0 = AH ◦ CHA ◦ ◦ CHA + CH + Per semplificarci la vita supponiamo che le concentrazioni iniziali su scritte siano gia’ state aggiornate per l’eventuale diluizione dovuta all’aggiunta degli ioni H + sotto forma di una soluzione (precisazione richiesta da uno studente nel 2009). – Naturalmente il valore nullo per la concentrazione di equilibrio degli ioni idrogeno non ci va bene. Allora inseriamo i due valori approssimati trovati per le concentrazioni di acido e base nell’equazione di H-H (che deve valere all’equilibrio) per trovare un valore approssimato del pH: pH = pKA − log ◦ ◦ CHA + CH + ◦ ◦ CN − C aA H+ – Quindi: l’aggiunta di un acido forte ha causato la trasformazione quantitativa (nel limite dell’approssimazione assunta) di una corrispondente quantita’ di base debole nel suo acido coniugato; il rapporto fra le concentrazioni della coppia coniugata non cambia di molto in seguito a cio’ e consenguentemente il pH cambia molto poco. – Un altro modo di vederla: tutti i protoni aggiunti reagiscono quantitativamente con la base debole e quindi non possono causare (almost) cambiamenti di pH. 39 – Stesso discorso per l’aggiunta di una base forte, cioe’ ioni OH − . In questo caso l’equilibrio prevalente sara’: OH − + HA = A− + H2 O La costante di equilibrio e’ l’inversa della costante di ionizzazione della base debole e quindi e’ grande: K = 1 KB Quindi possiamo applicare come prima l’equilibrio prevalente e K → ∞: OH − ◦ t = 0 COH − t=∞ 0 +HA ◦ CHA ◦ ◦ CHA − COH − = A− ◦ CA − ◦ ◦ CA− + COH − +H2 O – e i valori approssimati trovati per le concentrazioni di acido e base possono essere inseriti nell’equazione di H-H per trovare il pH: pH = pKA − log ◦ ◦ CHA − COH − ◦ ◦ CN aA + COH − – Quindi: l’aggiunta di una base forte ha causato la trasformazione quantitativa (nel limite dell’approssimazione assunta) di una corrispondente quantita’ di acido debole nella sua base coniugata; il rapporto fra le concentrazioni della coppia coniugata non cambia di molto in seguito a cio’ e consenguentemente il pH cambia molto poco. – Un altro modo di vederla: tutti gli ioni ossidrile aggiunti reagiscono quantitativamente con l’acido debole e quindi non possono causare (almost) cambiamenti di pH. – In definitiva: un tampone funziona grazie alla presenza di due sentinelle. L’acido debole e’ la sentinella che contrasta le aggiunte di base forte consumando (quasi) completamente tutti gli ioni OH − aggiunti; la base debole e’ la sentinella che contrasta le aggiunte di acido forte consumando (quasi) completamente tutti gli ioni H + aggiunti. – A questo punto dovrebbe essere chiaro che la capacita’ di un tampone di opporsi alle variazioni di pH e’ limitata dalla quantita’ di acido e base coniugata presenti: ∗ Se si aggiunge un acido forte in eccesso rispetto alla quantita’ della base debole del tampone, si consuma tutta la “sentinella” e quindi gli ioni idrogeno in eccesso restano non reagiti, determinando un brusco abbassamento del pH: il tampone e’ stato distrutto. ∗ Analogamente, se si aggiunge una base forte in eccesso rispetto alla quantita’ di acido debole del tampone, si consuma tutta la “sentinella” e quindi gli ioni ossidrile in eccesso restano non reagiti, determinando un brusco innalzamento del pH: anche in questo caso il tampone e’ stato distrutto. 40 • Preparazione delle soluzioni tampone. – Normalmente si ha la necessita’ di preparare una soluzione tampone che abbia un pH predefinito – Come vedremo fra un attimo, una soluzione tampone funziona tanto meglio quanto piu’ il rapporto fra le concentrazioni dell’acido e della base coniugati e’ vicino all’unita’. – Allora, dall’equazione di H-H: pH = pKA − log [HA] [A− ] si vede che, per realizzare il pH target mantenendo il rapporto delle concentrazioni vicino a 1, si dovra’ cercare una coppia coniugata con un pKA piu’ vicino possibile al pH target; a questo punto, il piccolo aggiustamento necessario ad ottenere esattamente il pH target verra’ realizzato modificando leggermente il rapporto delle concentrazioni rispetto al valore unitario – Ci sono fondamentalmente 2 modi di preparare una soluzione tampone. ∗ Basandomi sull’equazione di H-H: pH = pKA − log nHA n A− peso alla bilancia analitica le quantita’ richieste di acido e base e le sciolgo in acqua. ∗ Notare che conta solo il rapporto: quindi posso fissare arbitrariamente una quantita’ e pesare l’altra di conseguenza. pH log nHA n A− nHA n A− GHA MHA GN aA MN aA GHA MN aA GN aA MHA GHA GN aA GHA = pKA − log = pKA − pH = 10pKA −pH = 10pKA −pH = 10pKA −pH = = nHA n A− MHA pKA −pH 10 MN aA MHA pKA −pH GN aA 10 MN aA Esempio. Per una soluzione tampone a pH = 4.1 posso prendere la coppia acido benzoico/benzoato che ha un pKA = 4.20. Se peso 50.0 g di benzoato di sodio, dovro’ pesare: 41 GHA = = = MHA pKA −pH 10 MN aA 122.121 4.20−4.1 50.0 10 144.103 53.3 g GN aA di acido benzoico. ∗ Comunque questo metodo si usa poco perche’ quasi mai si ottiene il pH voluto a causa degli errori originati dai coefficienti di attivita’. ∗ Il secondo modo di preparare un tampone potremmo chiamarlo “in situ”. Cioe’: scelta la coppia coniugata sulla base del pKA , partiamo da una soluzione contenente o solo l’acido o solo la base e ne convertiamo una parte nella rispettiva forma coniugata facendola reagire con una base forte o un acido forte, rispettivamente. ∗ Cioe’: O facciamo cosi’: HA + OH − 1/KB = A− + H2 O oppure facciamo cosi’: A− + H + 1/KA = HA ∗ Notare che in entrambi i casi la reazione e’ praticamente completa ∗ Naturalmente, siccome vogliamo ottenere un tampone, i protoni o gli ioni ossidrile devono essere in difetto rispetto ad A− e HA, rispettivamente. ∗ Assumendo, come detto, le 2 reazioni su scritte complete, la concentrazione (o il numero di moli) di protoni o ioni ossidrile da aggiungere per ottenere un tampone avente un dato pH target si ottiene nel modo seguente. ∗ Se parto da una soluzione contenente inizialmente solo HA: HA + OH − pH log nHA − x x nHA − x x 42 1/KB = A− + H2 O = pKA − log = pKA − pH = 10pKA −pH nHA − x x nHA −1 x nHA x x nHA x = 10pKA −pH = 1 + 10pKA −pH = = 1 1 + 10pKA −pH nHA 1 + 10pKA −pH ∗ Se parto da una soluzione contenente inizialmente solo A− : A− + H + pH log x n A− − x x n A− − x n A− − x x n A− −1 x n A− x x n A− x 1/KA = AH = pKA − log = pKA − pH x n A− − x = 10pKA −pH = = 1 10pKA −pH 1 10pKA −pH = 1+ = = 1 10pKA −pH 1 1+ 1+ 1 10pKA −pH n A− 1 10pKA −pH – Come si fa in pratica. Si prepara una soluzione contenente o solo l’acido o solo la base e vi si immerge un elettrodo a vetro collegato ad un piaccametro. Poi si aggiunge, rispettivamente, o una base forte o un acido forte fino a che il piaccametro misura il pH target. • Potere o capacita’ tamponante. – In generale, la capacita’ tamponante di una soluzione (non necessariamente una soluzione tampone, come vedremo) e’ una misura di quanto efficace e’ la soluzione nel contrastare le variazioni di pH provocate dall’aggiunta di un acido o una base forte. – Se indichiamo con ∆CB un’aggiunta di base forte ad una soluzione e con ∆pH la corrispondente variazione di pH, allora una misura della capacita’ tamponante β e’ data da: β 43 = ∆CB ∆pH – Il significato di β cosi’ definita e’: quanta base forte devo aggiungere alla soluzione per provocare una variazione unitaria di pH Quindi maggiore e’ β e maggiore e’ la capacita’ tamponante della soluzione, perche’ bisogna aggiungere una concentrazione di base forte maggiore per determinare una variazione unitaria del pH. – Se considero l’aggiunta di una concentrazione ∆CA di un acido forte, la variazione di pH sara’ negativa (perche’ il pH diminuisce) e quindi in questo caso e’ conveniente definire β con un segno negativo: β = − ∆CA ∆pH – Inoltre, la concentrazione di base o acido forte che si aggiunge non e’ legata linearmente alla variazione di pH provocata e quindi una definizione in termini di incrementi finiti va opportunamente sostituita con una definizione basata su incrementi infinitesimi, cioe’ una derivata: β = = dCB dpH dCA − dpH – L’uso della derivata nella definizione della capacita’ tamponante e’ esattamente analogo all’uso della derivata nella definizione della velocita’ spaziale in un moto unidimensionale: per un moto con accelerazione nulla v = ∆s ∆t = costante v = ds per un moto accelerato dt – Vogliamo ora renderci conto del fatto che la capacita’ tamponante di una soluzione tampone e’ massima quando il rapporto fra le concentrazioni di acido e base deboli e’ unitario. Da cio’ segue, come abbiamo gia’ accennato, che per la costruzione di un tampone efficiente il rapporto fra le concentrazioni di acido e base deboli deve essere il piu’ possibile vicino a 1. – Per dimostrare quest’affermazione dobbiamo ricavare la relazione CB = CB (pH) (e/o CA = CA (pH)), farne la derivata e verificare che tale derivata presenta un massimo quando il rapporto fra le concentrazioni di acido e base deboli e’ unitario. – Consideriamo allora il seguente scenario. Partiamo da una soluzione contenente l’acido debole HA con costante di ionizzazione KA in concentrazione CT a cui aggiungiamo una base forte monoprotica B o un acido forte monoprotico HX in concentrazione C (nel seguito supponiamo che le concentrazioni sono state aggiornate per l’eventuale diluizione in seguito all’aggiunta). 44 – Vogliamo ora ricavare la relazione C = C (pH). Essa si ottiene facilmente impostando e analizzando il sistema di equazioni visto a suo tempo nell’ambito del trattamento rigoroso dell’equilibrio. Come reazioni indipendenti possiamo prendere queste due: HA = H2 O = H + + A− H + + OH − Le incognite sono 4 e il sistema risolvente e’: KA KW C + H+ CT [H + ] [A− ] [HA] + OH − = H = OH − + A− cariche = [HA] + A− massa dell’acido debole = – IMPORTANTE: il sistema su scritto e’ valido sia per l’aggiunta di una base forte, che per l’aggiunta di un acido forte. Nel secondo caso, sara’ C < 0. Infatti, le due leggi dell’azione di massa e il bilancio di massa per l’acido debole restano totalmente invariate. Per il bilancio di carica, nel caso dell’aggiunta di una base forte si ha: C + H+ = OH − + A− dove C = [BH + ] perche’ la base forte, per ipotesi, e’ completamente ionizzata. Per l’aggiunta dell’acido forte HX, il bilancio di carica sarebbe: + H = OH − + A− + C con C = [X − ] perche’, analogamente al caso della base forte, l’acido forte e’ completamente ionizzato per ipotesi. Ma allora il bilancio di carica per il caso dell’aggiunta di un acido forte si puo’ scrivere come: C + H+ con C < 0. 45 = OH − + A− – Inoltre, dall’osservazione che C < 0 significa aver aggiunto un acido forte, segue anche che, per lo scenario che stiamo considerando, la definizione della capacita’ tamponante puo’ essere scritta sempre col segno positivo, visto che nel caso dell’aggiunta di un acido forte si ha gia’ C < 0: C (pH) < 0 ⇒ dC (pH) d =− |C (pH)| dpH dpH che e’ la definizione corretta della capacita’ tamponante nel caso dell’aggiunta di un acido forte. – Allora, per ricavare la relazione C = C (pH): ∗ ricavo [HA] dalla KA : [HA] = [H + ] [A− ] KA ∗ sostituisco nel bilancio di massa dell’acido: CT [H + ] [A− ] − + A KA = e ricavo [A− ]: − [H + ] = 1+ A KA − A = − = A − = A CT CT +] 1 + [H KA CT KA +[H + ] KA CT KA KA + [H + ] ∗ Sostituisco nel bilancio di carica e sfrutto anche il prodotto ionico dell’acqua: C + H+ C + H+ C = = = OH − + A− KW CT KA + [H + ] KA + [H + ] CT KA KW − H+ + + [H ] KA + [H + ] e questa e’ la relazione cercata C = C (pH) (ricordate che [H + ] = 10−pH ) 46 ∗ Notate che, normalmente, C sarebbe stato considerato un parametro e non una variabile. Ma in questo caso siamo interessati proprio alla relazione C = C (pH), che definisce, come abbiamo detto, la capacita’ tamponante. – La relazione ottenuta sembra ragionevole: ∗ lim pH→+∞ ∗ C (pH) = lim C + [H ]→0 H+ = +∞ cioe’, invertendo: se aggiungo un eccesso di base forte (C → + ∞), allora [H + ] → 0, ovvero pH → + ∞, come deve essere lim pH→−∞ C (pH) = lim [H + ]→+∞ C H+ = −∞ cioe’, invertendo: se aggiungo un eccesso di acido forte (C → − ∞, come abbiamo visto), allora [H + ] → +∞, ovvero pH → −∞, come deve essere FIGURA DAGLI APPUNTI – La capacita’ tamponante della soluzione e’ la derivata dell’espressione su scritta (scrivo h al posto di [H + ] per comodita’ e ricordate che: h = h (pH) = 10−pH ): β = = = = dC (h (pH)) dpH dC (h) dh df (g (x)) df (g) dg (x) regola della catena: = dh dpH dx dg dx dC (h) d 10−pH dh dpH # " f (x) d 10 dC (h) df (x) ln (10) 10−pH (−1) = ln (10) 10f (x) dh dx dx dC (h) −pH 10 dh dC (h) h in fin dei conti: h = 10−pH = − ln (10) dh ! d 1 CT KA g ′ (x) KW h =− 2 = − ln (10) − 2 − 1 − 2 h dx g (x) g (x) (KA + h) ! KW CT KA h = ln (10) +h+ h (KA + h)2 = − ln (10) e questa e’ la relazione cercata per β: β = β (h (pH)). – Il comportamento della funzione β a valori di pH estremi 47 ∗ lim pH→+∞ β (pH) = lim β (h) = +∞ h→0 cioe’: la capacita’ tamponante della soluzione tende a infinito quando [OH − ] → ∞. Cio’ e’ assolutamente ragionevole. In queste condizioni, la soluzione NON e’ una soluzione tampone: e’ stata aggiunta una concentrazione C → + ∞ di base forte (ricordate che limh→0 C (h) = +∞) e quindi tutto l’acido debole si trova deprotonato come ione A− . La capacita’ tamponante tende a infinito semplicemente perche’ la concentrazione di ioni OH − tende ad infinito e quindi per far cambiare il pH di poco, bisogna aggiungere molto acido forte o base forte. In altre parole, detta COH − la concentrazione di OH − in una soluzione basica concentrata, se voglio diminuire il pH di un’unita’ devo ridurre COH − di 10 volte, cioe’ devo aggiungere una concentrazione di ioni H + pari a: + H = 9 C − 10 OH da cui si vede che la concentrazione di ioni H + da aggiungere e’ direttamente proporzionale alla concentrazione di ioni OH − presente in soluzione (e quindi: maggiore [OH − ] ⇒ maggiore concentrazione di H + da aggiungere ⇒ maggiore potere tamponante). In definitiva: Una soluzione basica molto concentrata mostra un effetto tamponante elevato (ma e’ di scarsa utilita’ pratica) ∗ lim pH→−∞ β (pH) = lim β (h) = +∞ h→∞ cioe’: la capacita’ tamponante della soluzione tende a infinito anche quando [H + ] → ∞. Per motivi analoghi a quelli appena visti, cio’ e’ di nuovo assolutamente ragionevole. In queste condizioni, la soluzione NON e’ una soluzione tampone: e’ stata aggiunta una concentrazione tendente ad infinito di acido forte (ricordate che limh→∞ C (h) = −∞ e un valore di C negativo significa che e’ stato aggiunto un acido forte) e quindi la concentrazione di base debole A− e’ a tutti gli effetti nulla. La capacita’ tamponante tende a infinito semplicemente perche’ la concentrazione di ioni H + tende ad infinito e quindi per far cambiare il pH di poco, bisogna aggiungere molto acido forte o base forte. 48 In altre parole, se in una soluzione acida concentrata la concentrazione di ioni H + e’ CH + e vogliamo diminuire il pH di un’unita’, allora dobbiamo aumentare CH + di 10 volte, cioe’ dobbiamo aggiungere una concentrazione di acido forte (ioni H + ) pari a: + H = 9 CH + da cui si vede che la concentrazione di ioni H + da aggiungere e’ direttamente proporzionale alla concentrazione di ioni H + presente in soluzione (e quindi: maggiore [H + ] presente in soluzione ⇒ maggiore concentrazione di H + da aggiungere ⇒ maggiore potere tamponante). In definitiva: Una soluzione acida molto concentrata mostra un effetto tamponante elevato (ma e’ di scarsa utilita’ pratica) – Nella regione di pH di interesse pratico (e.g. pH = 1 − 14) i primi 2 addendi nell’espressione di β sono entrambi piccoli, mentre il terzo addendo ha valori non piccoli. Ad esempio, a pH = 5, con KA = 1 × 10−5 e CT = 0.1 mol/L, si ha: Kw h h CT KA h (KA + h)2 1 × 10−14 1 × 10−5 1 × 10−9 1 × 10−5 0.1 × 1 × 10−5 × 1 × 10−5 = = = = (1 × 10−5 + 1 × 10−5 )2 0.025 = 2.5 × 10−2 = – Allora, per semplificare i calcoli, per valori di pH non estremi possiamo considerare una versione semplificata dell’espressione trovata per β: β ∝ CT KA h (KA + h)2 – Il comportamento della funzione semplificata per valori di pH non estremi ∗ Intanto osserviamo che l’espressione semplificata di β tende ad annullarsi per valori estremi di pH. Infatti si vede facilmente che: lim h→±∞ 49 CT KA h 2 (KA + h) = 0 Abbiamo gia’ visto che per valori estremi di pH il comportamento di β e’ dominato dai primi due addendi. ∗ Per cercare massimi o minimi studiamo la derivata prima. d dh CT KA h 2 (KA + h) ! 2 = CT KA (KA + h) − CT KA h (2 (KA + h)) = CT KA = CT KA 4 (KA + h) 2 KA + h2 + 2KA h − 2KA h − 2h2 4 (KA + h) 2 KA − h2 4 (KA + h) Quindi: dβ dh dβ dh >0 dβ dh =0 <0 /h KA Ne segue che la funzione (semplificata) e quindi la capacita’ tamponante presenta un massimo per h = KA , ovvero per pH = pKA . FIGURA DAGLI APPUNTI Ma quando pH = pKA , dall’equazione di H-H segue che la concentrazione dell’acido debole e della sua base coniugata devono essere uguali. Quindi in queste condizioni la soluzione E’ una soluzione tampone, nel senso che abbiamo definito. ∗ Quindi, resta dimostrata la tesi: la capacita’ tamponante di un tampone e’ massima quando l’acido debole e la sua base coniugata sono presenti in concentrazioni uguali ∗ Infine: β(h=KA ) ≈ = = = CT KA KA 2 (KA + KA ) 2 CT KA 2 (2KA ) 2 CT KA 2 4KA CT 4 e quindi la capacita’ tamponante massima e’ anche direttamente proporzionale alla somma delle concentrazioni dell’acido debole e della sua base coniugata (CT ). 50 – Da quanto visto si conclude che un tampone sara’ tanto piu’ efficiente: ∗ quanto piu’ il rapporto fra la concentrazione dell’acido debole e della sua base coniugata e’ vicino a 1 e ∗ quanto piu’ e’ concentrato • Per concludere sui tamponi, diciamo che il calcolo del pH utilizzando le concentrazioni iniziali dell’acido e della base coniugata poggia sull’approssimazione dell’equilibrio prevalente e sull’ulteriore approssimazione KA → 0. Se uno di questi requisiti non e’ soddisfatto, bisogna effettuare un calcolo piu’ rigoroso. • Ad esempio, se l’acido non e’ sufficientemente debole, cioe’ se KA non e’ sufficientemente piccola, allora l’approssimazione dell’equilibrio prevalente continua a valere, ma non si puo’ piu’ trascurare la frazione di acido debole che si ionizza. Questo e’ tanto piu’ vero quanto piu’ le concentrazioni iniziali sono piccole (pur restando valida l’approssimazione dell’equilibrio prevalente). • Consideriamo una soluzione tampone contenente l’acido debole HA con ◦ KA = 1 × 10−2 in concentrazione CHA = 0.01 mol/L e la sua base ◦ coniugata A− in concentrazione CA = 0.01 mol/L − Il calcolo approssimato fornisce: pH = pKA − log ◦ CHA ◦ CA − = 2 mentre col calcolo un po’ piu’ rigoroso, in cui non si trascura la frazione di acido ionizzato, si ottiene: HA ◦ t=0 CHA ◦ t = ∞ CHA − x = H+ 0 x KA ◦ KA CHA − KA x ◦ ◦ x2 + x (CA − + KA ) − KA CHA x = = A− ◦ CA − ◦ CA− + x ◦ x CA − + x ◦ CHA −x 2 ◦ = CA −x + x = 0 2 q ◦ ◦ ◦ CA− + KA + 4 × KA CHA − CA + K − A + 2 51 = pH = = 4.14 × 10−3 mol/L − log 4.14 × 10−3 2.38 che e’ notevolmente diverso dal risultato piu’ approssimato. • Notate che la concentrazione di ioni idrogeno proveniente dall’acqua e’: + H da acqua = OH − KW [H + ] 1 × 10−14 = 4.14 × 10−3 = 2.42 × 10−12 mol/L = e quindi l’approssimazione dell’equilibrio prevalente e’ comunque valida. Harris, capitolo 11, “Equilibri acido-base poliprotici” Calcolo del pH per un acido diprotico • Innanzitutto c’e’ la via rigorosa. Le reazioni indipendenti sono: AH2 AH − = AH − + H + = A2− + H + H2 O = OH − + H + Le incognite sono 5. Nel caso piu’ generale in cui una soluzione contenga concentrazioni iniziali ◦ ◦ ◦ CAH , CAH − e CA2− di tutte e tre le forme dell’acido diprotico, il sistema 2 rigoroso sara’: K A1 = K A2 = KW ◦ ◦ + CAH − + CA 2− ◦ ◦ + CAH − + 2CA2− = ◦ CAH + 2 H = = 52 [AH − ] [H + ] [AH2 ] 2− + A [H ] [AH − ] OH − H + [AH2 ] + AH − + A2− OH − + AH − + 2 A2− (assumiamo che AH − e A2− siano stati introdotti in soluzione come sali ◦ sodici e quindi CAH − e’ la concentrazione di ioni sodio dovuta a N aAH e ◦ 2CA quella dovuta a N a2 A) 2− • Calcolo semplificato per una soluzione contenente una concentrazione iniziale del solo acido AH2 . – Generalmente siamo nelle seguenti condizioni: K A1 ≫ K A2 ≫ K W Allora si puo’ applicare l’approssimazione dell’equilibrio prevalente e considerare solo la prima ionizzazione e quindi ci si riporta al caso gia’ visto di un acido monoprotico: = AH − 0 x AH2 ◦ t=0 CAH 2 ◦ t = ∞ CAH2 − x = K A1 H+ 0 x x2 ◦ −x CAH 2 – Se KA1 → 0, si puo’ ulteriormente semplificare cosi’: = K A1 x = x2 ◦ CAH q 2 ◦ KA1 CAH 2 – Possiamo poi ottenere un valore approssimato anche per A2− : infatti, eseendo [AH − ] ≈ [H + ], dalla espressione della KA2 si ottiene: = K A2 2− A A2− [H + ] [AH − ] = K A2 indipendente dalla concentrazione iniziale dell’acido diprotico. – Esempio: acido ftalico. K A1 K A2 = 1.12 × 10−3 = 3.9 × 10−6 ◦ Se CAH = 1.0 mol/L, allora, con l’approssimazione piu’ grezza: 2 53 + H p 1.12 × 10−3 × 1.0 = 3.35 × 10−2 mol/L AH − = = H + 2− A da acqua 3.9 × 10−6 mol/L (= KA2 ) OH − = = KW [H + ] 1.0 × 10−14 3.35 × 10−2 2.99 × 10−13 mol/L = = = da cui si vede che l’approssimazione dell’equilibrio prevalente e l’assunzione KA1 → 0 sono entrambe giustificate. • Calcolo semplificato per una soluzione contenente una concentrazione iniziale della sola base diprotica A2− . – Anche in questo caso si puo’ fare una cosa analoga al caso precedente: A2− + H2 O Kw /KA2 = AH − + OH − AH − + H2 O Kw /KA1 AH2 + OH − = Se: K A1 ≫ K A2 ≫ K W dovra’ allora essere anche: Kw Kw ≫ K A2 K A1 Inoltre, normalmente, si ha anche: Kw ≫ Kw K A2 – Ad esempio, per l’acido ftalico visto prima: 1 × 10−14 1.12 × 10−3 Kw K A1 = Kw K A2 = 8.9 × 10−12 1 × 10−14 = 3.9 × 10−6 = 2.6 × 10−9 54 – Allora, come prima, si puo’ applicare l’approssimazione dell’equilibrio prevalente e considerare solo la prima ionizzazione basica di A2− e quindi ci si riporta al caso gia’ visto di una base debole monoprotica: A2− ◦ t=0 CA 2− ◦ t = ∞ CA2− − x +H2 O Kw K A2 – Se Kw KA2 = AH − 0 x +OH − 0 x x2 = ◦ CA 2− − x → 0, si puo’ ulteriormente semplificare cosi’: Kw K A2 = x = x2 C ◦ 2− sA Kw ◦ C 2− K A2 A – Possiamo poi ottenere un valore approssimato anche per [AH2 ]: infatti, essendo [AH − ] ≈ [OH − ], dalla espressione della legge dell’azione di massa per la seconda ionizzazione basica si ottiene: AH − + H2 O Kw K A1 = [AH2 ] = = AH2 + OH − [AH2 ] [OH − ] [AH − ] Kw K A1 indipendente dalla concentrazione iniziale della base diprotica. – Esempio: acido ftalico. 1 × 10−14 1.12 × 10−3 Kw K A1 = Kw K A2 = 8.9 × 10−12 1 × 10−14 = 3.9 × 10−6 = 2.6 × 10−9 ◦ Se CA 2− = 1.0 mol/L, allora, con l’approssimazione piu’ grezza: 55 OH − = = = [AH2 ] = OH − da acqua = = = = p 2.6 × 10−9 × 1.0 5.1 × 10−5 mol/L AH − 8.9 × 10 + H −12 mol/L Kw = K A1 KW [OH − ] 1.0 × 10−14 5.1 × 10−5 1.96 × 10−10 mol/L da cui si vede che sia l’approssimazione dell’equilibrio prevalente che l’assunzione KKAw → 0 sono giustificate. 2 • Calcolo per una soluzione contenente una concentrazione iniziale della sola base monoprotica AH − . – In questo caso il sistema e’ piu’ complicato da trattare in modo approssimato, perche’ la specie AH − e’ anfiprotica, cioe’ puo’ reagire sia come acido che come base: AH − AH − + H2 O = = A2− + H + AH2 + OH − Inoltre, le due reazioni su scritte sono fortemente accoppiate poiche’ gli ioni H + e gli ioni OH − reagiscono secondo: H + + OH − = H2 O e la costante della reazione vale 1 × 1014 . – Questo fa si’ che l’approssimazione dell’equilibrio prevalente non sia applicabile a nessuna delle due reazioni a carico della specie AH − , poiche’, a causa della reazione di formazione dell’acqua, la reazione con costante di equilibrio piu’ piccola viene comunque spostata verso destra tanto quanto quella con costante di equilibrio maggiore. – Innanzitutto si puo’ dire che il pH finale sara’ acido o basico a seconda che AH − sia piu’ forte come acido: AH − KA2 = 56 A2− + H + o come base: KW KA 1 − = AH + H2 O AH2 + OH − – Allora, un primo approccio semplificato a questo problema consiste nel considerare la combinazione delle tre reazioni su scritte: AH − AH − + H2 O H + + OH − = = = A2− + H + AH2 + OH − H2 O 2AH − = AH2 + A2− K A2 KW KA1 1 KW KA2 KA1 – Per valori opportuni di KA2 e KA1 , il rapporto: KA2 KA1 puo’ essere tale da consentire di usare l’approssimazione dell’equilibrio prevalente. – Ad esempio, per l’acido carbonico si ha: K A1 K A2 = = 4.45 × 10−7 4.69 × 10−11 K A2 K A1 = 4.69 × 10−11 4.45 × 10−7 e quindi: = HCO3− + H2 O HCO3− 2HCO3− = = = 1.05 × 10−4 H2 CO3 CO32− CO32− + H2 CO3 KW = 2.25 × 10−8 K=K A1 K = KA2 = 4.69 × 10−11 K 2 K = KA = 1.05 × 10−4 A 1 e si vede che si puo’ applicare l’approssimazione dell’equilibrio prevalente. – In questi casi si avra’: 2AH − = ◦ t=0 CAH − ◦ t = ∞ CAH − − 2x 57 AH2 0 x +A2− 0 x e si puo’ risolvere la quadratica: K A2 K A1 x2 = 2 ◦ CAH − − 2x – Oppure, come spesso accade, si puo’ applicare l’ulteriore semplificazione: K A2 K A1 → 0 (come nel caso dello ione bicarbonato) e quindi: K A2 K A1 x2 = 2 ◦ CAH − s K A2 ◦ = CAH − K A1 x = [AH2 ] = A2− Per il calcolo del pH si puo’ utilizzare la KA1 o la KA2 . Per esempio, usando la KA1 : + H = K A1 = K A1 = = s [AH2 ] [AH − ] q KA2 ◦ CAH − KA 2 KA 1 1 ◦ CAH − K A2 K A1 p K A1 K A2 indipendente dalla concentrazione iniziale della base AH − . – A volte questa espressione viene riportata come: pH = 58 1 (pKA1 + pKA2 ) 2 – Se non e’ possibile impiegare l’approssimazione basata sulla combinazione delle tre reazioni viste, si puo’ ricavare un’espressione per la concentrazione degli ioni H + partendo dal sistema “rigoroso”. H + + K A1 = K A2 = KW ◦ CAH − ◦ CAH − = [AH − ] [H + ] [AH2 ] 2− + A [H ] [AH − ] OH − H + OH − + AH − + 2 A2− [AH2 ] + AH − + A2− = = Ora: ∗ Sottraggo il bilancio di massa dal bilancio di carica (pongo [H + ] = h per comodita’): h = OH − − [AH2 ] + A2− ∗ ricavo [OH − ] dall’autoprotolisi, [AH2 ] dalla KA1 e A2− dalla K A2 : h 2 K A1 h = h2 = h 2 K A1 = + AH − = h = h [AH − ] KA2 [AH − ] KW + − h K A1 h 2 − h [AH ] + KA2 AH − KW − K A1 KA1 KW − h2 AH − + KA1 KA2 AH − KA1 KW + KA2 AH − s KA1 (KW + KA2 [AH − ]) (KA1 + [AH − ]) – A questo punto abbiamo ottenuto un’espressione per la concentrazione di ioni H + che pero’ contiene un’incognita, [AH − ]. Per procedere oltre possiamo impiegare 3 successive approssimazioni ∗ Se le costanti delle due reazioni a carico della specie introdotta in soluzione (AH − ) sono sufficientemente piccole (cosa che succede quasi sempre nei casi pratici), allora si puo applicare a entrambe le reazioni: AH − AH − + H2 O 59 = A2− + H + = AH2 + OH − l’approssimazione: K → 0 e quindi assumere: Col che si arriva a: h = AH − s ◦ = CAH − ◦ KA1 KW + KA2 CAH − ◦ KA1 + CAH − da cui si puo’ ora ricavare il valore numerico della concentrazione di ioni idrogeno. Una volta ottenuta la concentrazione di ioni idrogeno ci si puo’ ricavare la concentrazione di AH2 dalla KA1 : [AH2 ] = ◦ h CAH − K A1 e la concentrazione di A2− dalla KA2 : 2− C◦ − = KA2 AH A h 2− Dai valori di [AH2 ] e A cosi ottenuti si puo’ verificare la validita’ dell’approssimazione impiegata. Ad esempio, con: ◦ CAH − K A1 K A2 = 0.1 = 10−7 = 10−11 si ha: h = = [AH2 ] = = 2− A = = r 10−7 (10−14 + 10−11 × 0.1) 10−7 + 0.1 −9 1.00 × 10 mol/L 1.00 × 10−9 × 0.1 10−7 −3 10 mol/L 0.1 10−11 × 1.00 × 10−9 −3 10 mol/L 60 da cui si vede: ⊙ che il pH finale e’ basico perche’: 10−14 KW = 10−7 = K A1 10−7 > KA2 = 10−11 ⊙ che l’approssimazione: AH − e’ valida, perche’: ◦ CAH − = [AH2 ] 10−3 = = 10−2 ◦ CAH − 0.1 A2− 10−3 = = 10−2 ◦ CAH 0.1 − ⊙ che, come detto, a causa della reazione successiva: H + + OH − = H2 O le due reazioni della specie anfiprotica: = A2− + H + = AH2 + OH − AH − AH + H2 O − K = KA2 = 10−11 −14 KW −7 K= K = 10 10−7 = 10 A 1 sono spostate verso destra in uguale misura, nonostante abbiano costanti molto diverse. ∗ Spesso: ◦ KA2 CAH − ≫ KW e questo consente di impiegare una seconda approssimazione nel ◦ calcolo trascurando KW rispetto a KA2 CAH − sotto la radice quadrata: h = ≈ s s ◦ KA1 KW + KA2 CAH − ◦ KA1 + CAH − ◦ KA1 KA2 CAH − ◦ KA1 + CAH − Ad esempio, per: 61 ◦ CAH − = 0.1 K A1 = 10−7 K A2 = 10−10 si ha: ◦ −10 KA2 CAH × 0.1 = 10−11 ≫ KW = 10−14 − = 10 ∗ Infine, generalmente succede che: ◦ CAH − ≫ K A1 e quindi si puo’ applicare una terza semplificazione trascurando KA1 al denominatore: h = ≈ = s s ◦ KA1 KA2 CAH − ◦ KA1 + CAH − ◦ KA1 KA2 CAH − ◦ CAH − p K A1 K A2 e ritroviamo il risultato che avevamo ottenuto combinando le tre reazioni in un’unica reazione: AH − AH + H2 O H + + OH − − 2AH − = A2− + H + = AH2 + OH − = H2 O = AH2 + A2− K A2 KW KA1 1 KW KA2 KA1 • Ricapitolando – Soluzione di AH2 : ∗ Ci si riporta al caso di un acido debole monoprotico con KA = K A1 : AH2 ◦ t = 0 CAH 2 ◦ t = ∞ CAH 2 = [AH2 ] = + H = AH − = 62 AH − 0 x H+ 0 x ◦ CAH q 2 ◦ KA1 CAH 2 e A2− si ricava dalla KA2 : 2− + A [H ] [AH − ] K A2 = 2− = A K A2 – Soluzione di A2− : ∗ Ci si riporta al caso di una base debole monoprotica con KB = KW KA : 2 A2− ◦ t = 0 CA 2− ◦ t = ∞ CA 2− +H2 O 2− A = AH − 0 x +OH − 0 x ◦ = CA 2− s Kw ◦ C 2− = K A2 A OH − = AH − e [AH2 ] si ricava dalla: AH − + H2 O Kw K A1 = [AH2 ] = = AH2 + OH − [AH2 ] [OH − ] [AH − ] Kw K A1 – Soluzione di AH − : ∗ Dall’analisi del sistema rigoroso si arriva a: h = s KA1 (KW + KA2 [AH − ]) (KA1 + [AH − ]) ∗ Ci sono poi 3 possibili semplificazioni: ⊙ K A2 KW K A1 63 → 0 → 0 ◦ ⇒ AH − ≈ CAH − ⇒h= ⊙ s ◦ KA1 KW + KA2 CAH − ◦ KA1 + CAH − ◦ KA2 CAH − ⇒h= ⊙ s ≫ KW ◦ KA1 KA2 CAH − ◦ KA1 + CAH − ◦ CAH − ≫ K A1 ⇒h= p K A1 K A2 ∗ In ogni caso, una volta ottenuta la concentrazione di ioni idrogeno ci si puo’ ricavare la concentrazione di AH2 dalla KA1 : ◦ h CAH − K A1 [AH2 ] = e la concentrazione di A2− dalla KA2 : 2− = A Tamponi diprotici K A2 ◦ CAH − h • Non cambia praticamente nulla rispetto a quanto gia’ visto per i tamponi monoprotici • Rimane sempre valido il fatto che le concentrazioni di equilibrio della coppia coniugata sono praticamente uguali alle concentrazioni iniziali. Quindi, ad esempio, se introduco in soluzione le concentrazioni formali: ◦ ◦ CAH − e CA2− ho realizzato il tampone: AH − = A2− + H + il cui pH e’ dato da: pH = pKA2 − log 64 ◦ CAH − ◦ CA 2− • Preparazione “in situ” Quanta base forte devo aggiungere a una soluzione di AH2 in concentra◦ zione CAH = 1.0 mol/L, con KA1 = 10−2 e KA2 = 10−5 per ottenere 2 una soluzione tampone a pH = 5.1? Devo convertire tutto AH2 in AH − e una parte di AH − in A2− . Quindi devo aggiungere un numero di moli di N aOH che posso indicare con: nOH − = nAH2 + x dove x e’ determinato dalla condizione: pH = 5.1 = nAH2 − x x nAH2 − x 5 − log x pKA2 − log Acidi poliprotici • Si estende pari pari quanto visto per i sistemi diprotici Ad esempio per AH3 con KA1 , KA2 , KA3 si avra’: ◦ – CAH : 3 Si tratta il sistema come un acido debole monoprotico con costante K A1 AH3 = AH2− + H + ◦ – CAH −: 2 Si tratta il sistema come un acido diprotico con costanti KA1 , KA2 : AH2− h = ≈ ≈ AH2− + H2 O s s = = AH 2− + H + AH3 + OH − ◦ KA1 KW + KA2 CAH − ◦ KA1 + CAH − ◦ KA1 KA2 CAH − ◦ KA1 + CAH − p K A1 K A2 65 ◦ – CAH 2− : Si tratta il sistema come un acido diprotico con costanti KA2 , KA3 : AH 2− AH 2− + H2 O h = ≈ ≈ s s = A3− + H + = AH2− + OH − ◦ KA2 KW + KA3 CAH − ◦ KA2 + CAH − ◦ KA2 KA3 CAH − ◦ KA2 + CAH − p K A2 K A3 ◦ – CA 3− : Si tratta il sistema come una base monoprotica con costante Kw /KA3 : A3− + H2 O = AH − + OH − • E cosi’ via per sistemi poliprotici AH4 , AH5 , · · · Specie in concentrazione prevalente • Spesso si lavora in soluzioni tamponate, per cui il pH e’ un dato, non un’incognita • In tali condizioni molto spesso si necessita di sapere quale specie in soluzione e’ presente in concentrazione prevalente rispetto alle altre a quel dato pH. • La risposta viene dall’equazione di H-H • Per un sistema monoprotico si ha: pH log [HA] [A− ] [HA] [A− ] = pKA − log [HA] [A− ] = pKA − pH = 10(pKA −pH) 66 • Quando pH = pKA , il rapporto fra le concentrazioni e’ unitario. Quando pH < pKA , il rapporto fra le concentrazioni e’ > 1 e quindi la specie prevalente e’ la forma acida. Quando pH > pKA , il rapporto fra le concentrazioni e’ < 1 e quindi la specie prevalente e’ la forma basica. • Morale: A− HA / pH pKA • Per un sistema diprotico si ha: pH log [AH2 ] [AH − ] [AH2 ] [AH − ] pH log [AH − ] [A2− ] [AH − ] [A2− ] = pKA1 − log = pKA1 − pH = 10(pKA1 −pH ) = pKA2 − log [AH − ] [A2− ] = pKA2 − pH = 10(pKA2 −pH ) pH < pKA1 pH = pKA1 pKA1 < pH < [AH2 ] [AH − ] 1 (pKA1 + pKA2 ) 2 1 (pKA1 + pKA2 ) < pH < pKA2 2 pH = pKA2 pH > pKA2 • Cioe’: 67 ⇒ [AH2 ] > AH − ≫ ⇒ [AH2 ] = AH − ≫ ⇒ [AH2 ] < AH − ≫ A2− A2− A2− ⇒ [AH2 ] ≪ AH − > A2− ⇒ [AH2 ] ≪ AH − = A2− ⇒ [AH2 ] ≪ AH − < A2− AH2 A2− specie prevalente AH − seconda specie prevalente AH − A2− AH2 AH − / pH pKA1 pKA2 1 2 (pKA1 + pKA2 ) Equazioni di composizione frazionaria • La stessa cosa si puo’ vedere in modo piu’ quantitativo con le equazioni di composizione frazionaria, che legano la frazione di una data specie al pH. • Sistema monoprotico. Consideriamo una soluzione contenente una concentrazione totale C del sistema monoprotico AH/A− con costante KA . Per definizione: αAH [AH] C [AH] [AH] + [A− ] [A− ] C [A− ] [AH] + [A− ] 1 − αAH = = αA− = = = Per trovare αAH ricavo [A− ] dalla KA : KA A− αAH = = [A− ] [H + ] [AH] [AH] = KA + [H ] = [AH] [AH] + [A− ] [AH] [AH] + KA [AH] [H + ] 68 [H + ] [H + ] + KA 10−pH 10−pH + KA = = • E’ facile verificare che: lim αAH = 1 lim αAH = 0 pH→−∞ pH→+∞ αAH (pKA ) = 0.5 FIGURA NOTA: ritroviamo il risultato gia’ visto: ⇒ [AH] = A− pH = pKA • Per αA− si avra’ la situazione complementare: αA− = = = αA− = 1 − αAH 10−pH 1 − −pH 10 + KA 10−pH + KA − 10−pH 10−pH + KA KA 10−pH + KA • E’ facile verificare che: lim αA− = 0 lim αA− = 1 pH→−∞ pH→+∞ αA− (pKA ) = 0.5 FIGURA • Sistema diprotico: AH2 /AH − /A2− con concentrazione totale C. Procedo parallelamente a quanto visto prima. 69 K A1 = K A2 = [AH − ] [H + ] [AH2 ] 2− + A [H ] [AH − ] • Per trovare αAH2 = [AH2 ] / [AH2 ] + [AH − ] + A2− ⇒ Ricavo [AH − ] dalla KA1 : ⇒ AH − [AH2 ] [H + ] = K A1 Ricavo A2− dalla KA2 e sostituisco l’espressione trovata sopra per [AH − ]: A2− = K A2 = K A2 [AH − ] [H + ] 2] KA1 [AH [H + ] [H + ] [AH2 ] = K A1 K A2 ⇒ [H + ]2 Sostituisco nell’espressione di αAH2 : = αAH2 = [AH2 ] [AH2 ] + [AH − ] + [A2− ] [AH2 ] [AH2 ] 2] [AH2 ] + KA1 [AH [H + ] + KA1 KA2 [H + ]2 2 = [H + ] 2 [H + ] + KA1 [H + ] + KA1 KA2 • Si vede facilmente che: lim αAH2 = [H + ]→0 lim [H + ]→∞ αAH2 = αAH2 = 0 lim αAH2 = 1 pH→−∞ FIGURA 70 lim pH→+∞ • Per trovare αAH − = [AH − ] / [AH2 ] + [AH − ] + A2− ⇒ Ricavo [AH2 ] dalla KA1 : 1 AH − H + K A1 [AH2 ] = ⇒ Ricavo A2− dalla KA2 : ⇒ A2− = K A2 [AH − ] [H + ] Sostituisco nell’espressione di αAH − : αAH − = = = = [AH − ] [AH2 ] + [AH − ] + [A2− ] [AH − ] 1 KA1 ] [AH − ] [H + ] + [AH − ] + KA2 [AH [H + ] 1 KA1 [H + ] − 1 + 1 + KA2 [H1+ ] KA1 [H + ] 2 [H + ] + KA1 [H + ] + KA1 KA2 • Si vede facilmente che: lim αAH − = [H + ]→0 lim [H + ]→∞ αAH − = lim αAH − = 0 lim αAH − = 0 pH→+∞ pH→−∞ Inoltre (pongo [H + ] = h per comodita’): d (αAH − ) dh = K A1 = K A1 = K A1 h2 + KA1 h + KA1 KA2 − h (2h + KA1 ) 2 (h2 + KA1 h + KA1 KA2 ) h2 + KA1 h + KA1 KA2 − 2h2 − KA1 h (h2 + KA1 h + KA1 KA2 )2 K A1 K A2 − h 2 2 (h2 + KA1 h + KA1 KA2 ) Cioe’: d(αAH − ) dh >0 d(αAH − ) dh =0 d(αAH − ) dh <0 /h p K A1 K A2 71 Quindi αAH − e’ una campana con un massimo per h = pH = 12 (pKA1 + pKA2 ) p KA1 KA2 , ovvero FIGURA • Infine, per trovare αA2− = A2− / [AH2 ] + [AH − ] + A2− ⇒ Ricavo [AH − ] dalla KA2 : AH − ⇒ Ricavo [AH2 ] dalla KA1 e sostituisco l’espressione trovata sopra per [AH − ]: 1 AH − H + K A1 2− + 2 1 H A K A1 K A2 [AH2 ] = = ⇒ 1 2− + H A K A2 = Sostituisco nell’espressione di αA2− : αA2− = = A2− [AH2 ] + [AH − ] + [A2− ] 2− A [A2− ] [H + ]2 + 1 KA1 KA2 [H + ] + 1 KA2 [A2− ] [H + ] + [A2− ] 1 = = 1 KA1 KA2 2 1 KA2 [H + ] + 1 K A1 K A2 [H + ]2 + KA1 [H + ] + KA1 KA2 • Si vede facilmente che: lim αA−2 = [H + ]→0 lim [H + ]→∞ αA−2 = lim αA−2 = 1 lim αA−2 = 0 pH→+∞ pH→−∞ FIGURA FINALE 72 Harris, capitolo 12, “Titolazioni acido base” • Le titolazioni acido base sono delle titolazioni basate su reazioni acido base • Normalmente, le curve di titolazione acido base vengono rappresentate riportando il pH in funzione del volume di titolante aggiunto Titolazione acido forte base forte • Immaginiamo di titolare una base forte (volume iniziale V ◦ , concentrazio◦ ◦ ne inizale COH − ) con un acido forte (concentrazione iniziale CH + ). • Sia la base che l’acido sono completamente ionizzati per ipotesi, per cui la reazione acido base su cui e’ basata la titolazione e’: 1/KW H + + OH − = H2 O • Calcolo “esatto”. La reazione su cui si basa la titolazione e’ IDENTICA (come tipologia) a quella vista per la titolazione di ioni ioduro con ioni argento: H + + OH − 1/KW + 1/KSP − I + Ag = = H2 O AgI (s) e quindi il trattamento esatto e’ lo stesso. C’e’ una sola reazione indipendente e quindi un solo equilibrio da considerare: l’unica difficolta’ e’ di tenere conto della diluizione: +H + OH − t=0 t=∞ ◦ ◦ COH −V ◦ V +V◦ ◦ ◦ CH + V COH −V − ◦ V +V V ◦ +V 1 KW KW KW KW = h C◦ −x 1 C◦ = H2 O ◦ CH +V V ◦ +V x i −x x ◦ ◦ CH + V COH − V ◦ − −x x = V◦+V V◦+V ◦ ◦ COH − V ◦ CH +V = − ◦ +x x V◦+V V +V ◦ ◦ COH − V ◦ − CH +V +x x = V◦+V V◦ − OH V ◦ +V Pongo: 73 − V H+ V ◦ +V B (V ) = ◦ ◦ ◦ COH − CH −V +V ◦ V +V e allora: KW = (B (V ) + x) x KW 0 = B (V ) x + x2 = x2 + B (V ) x − KW q −B (V ) + (B (V ))2 + 4KW = 2 = − log x q 2 −B (V ) + (B (V )) + 4KW = − log 2 x pH Trovata la concentrazione di ioni idrogeno, quella degli ioni ossidrile si ricava dal prodotto ionico dell’acqua. Il grafico (provate a farlo) e’ una sigmoide decrescente con un flesso verticale in corrispondenza al punto di equivalenza. • Calcolo approssimato. In modo perfettamente identico a quanto visto per la titolazione I − /Ag + , anche in questo caso possiamo calcolare la curva di titolazione con delle utili approssimazioni. – Prima di tutto calcoliamo il volume di equivalenza. nOH − ◦ ◦ COH − VOH − = nH + = VE = ◦ CH + VE ◦ COH − ◦ VOH − ◦ CH + Poi distinguiamo i seguenti casi: – V =0 Diversamente dal caso I − /Ag + , qui possiamo considerare V = 0 perche’ pH e’ definito. Ovviamente: OH − = + = H pH = 74 ◦ COH − KW ◦ COH − ◦ pKW + log COH − – V < VE In questo caso e’ comodo calcolare la concentrazione dell’analita (ione OH − ), che e’ in eccesso stechiometrico, con la formula vista e derivata a suo tempo: conc. iniziale z }| { ◦ COH − OH − = diluizione reazione z }| { z }| { V◦ V 1− V◦+V VE Naturalmente: H+ = pH KW [OH − ] = − log KW [OH − ] – V = VE : siamo al punto di equivalenza ∗ In questo caso non serve fare alcuna approssimazione: il calcolo “esatto” e’ banale. Le 2 concentrazioni iniziali sono identiche perche’ siamo all’equivalenza: C∗ = = ◦ ◦ COH − VOH − ◦ VOH − + VE ◦ CH + VE ◦ VOH − + VE quindi: OH − t=0 C∗ t= x 1 x2 x2 +H + C∗ x = = = H2 O 1 KW KW Oppure, sfruttando la proprieta’ delle condizioni iniziali equivalenti, si possono “far reagire” completamente gli ioni idrogeno con gli ioni ossidrile e “ridissociare” una frazione dell’acqua formatasi: 75 H2 O = t=0 t=∞ x2 = H+ 0 x +OH − 0 x KW p KW p 1 × 10−14 1 × 10−7 mol/L x = = = ∗ La concentrazione di ioni idrogeno (e quindi il pH) e’ indipendente dalle concentrazioni di analita e titolante e dal volume iniziale della soluzione da titolare; dipende solo dal prodotto ionico dell’acqua e quindi vale 1 × 10−7 mol/L. In una titolazione acido forte base forte il pH al punto di equivalenza e’ sempre uguale a 7 – V > VE : il titolante (ioni H + ) e’ in eccesso stechiometrico e quindi e’ conveniente calcolare la sua concentrazione, con la formula vista e derivata a suo tempo: conc. iniziale diluizione z }| { V − VE = V◦+V ◦ V − VE = − log CH + V◦+V z }| { ◦ CH + + H pH Chiaramente: OH − = KW [H + ] – La forma della curva di titolazione. In modo praticamente identico a quanto gia’ visto per la titolazione I − /Ag + , si possono verificare le cose seguenti: ∗ Innanzitutto la curva e’ decrescente, perche’ durante la titolazione la concentrazione degli ioni idrogeno cresce costantemente (ovvio!). ∗ Quando V = 0, si ha: e quindi: OH − 76 = ◦ COH − KW ◦ COH − KW = p ◦ COH − = pKW − pOH ◦ ◦ = pKW + log COH − + H = pH NOTA: diversamente dal caso I − /Ag + , ora possiamo considerare V = 0 e non V → 0, perche’ ora la concentrazione di ioni idrogeno in soluzione e’ definita anche per V = 0. ◦ Ordine di grandezza: 14 − 1 = 13 (per COH − = 0.1 mol/L). ∗ Quando V = VE : H+ = pH = = p KW 1 − log KW 2 7 Questo e’ circa la meta’ del valore di pH iniziale (cioe’ pKW + ◦ log COH − ). ∗ Quando V → ∞, ovviamente: lim V →∞ H+ lim pH V →∞ = ◦ CH + = ◦ − log CH + ◦ Ordine di grandezza: 1 − 2, se, e.g., CH + = 0.1 − 0.01 mol/L. ∗ Analisi della pendenza. ⊙ Quando V < VE la curva e’: pH = − log = − log KW [OH − ] KW V◦ ◦ OH − COH − V◦ +V OH − 1− che e’ una cosa del tipo: pH 77 1 ∝ − log 1 − VVE V VE ◦ tralasciando le costanti e il termine 1/(VOH − + V ) che e’ comunque limitato. Allora, per la derivata, si ha: d pH dV = d pH dV = 1 d − log dV 1 − VVE d log f (x) 1 d 1 NOTA: = f (x) dx ln 10 f (x) dx 1 1 1 d 1 dV ln 10 1− V V 1− V VE E d pH dV = ∝ − V1E V d f 1 f ′g − f g′ 1− NOTA: = 2 ln 10 VE dx g g2 1 − VVE − 1 1 − VVE Da cui si ricava: d pH dV d pH lim V →VE dV = costante negativa lim V →0 = −∞ cioe’: la curva parte da V = 0 con pendenza finita e negativa; poi, man mano che mi avvicino al punto di equivalenza, la pendenza diventa sempre piu’ negativa e tende a −∞, cioe’ la curva decresce quasi verticalmente quando V → VE . FIGURA PARZIALE ⊙ Quando V > VE la curva e’: pH ◦ − log CH + = V − VE V◦+V che e’ una cosa del tipo: pH ∝ − log V − VE V◦ +V Per la derivata si ha: d pH dV = − 1 ln 10 1 V −VE V ◦ +V 78 d dV V − VE V◦+V NOTA: d log f (x) 1 d 1 = f (x) dx ln 10 f (x) dx d pH dV ∝ d pH dV V◦ +V − V − VE ∝ − 1 V − VE V ◦ + V − (V − VE ) 2 (V ◦ + V ) ◦ V − VE V◦+V ! NOTA: d f f ′g − f g′ = dx g g2 Da cui si ricava: d pH V →∞ dV d pH lim V →VE dV lim = 0 = −∞ cioe’: la curva tende a diventare orizzontale quando V → ∞; invece, quando V → VE da destra, la pendenza diventa negativa e tende a −∞, cioe’ la curva si impenna verticalmente quando V → VE . FIGURA PARZIALE ∗ Quindi la curva di titolazione: ⊙ e’ decrescente ◦ ◦ ⊙ e’ compresa fra 14 + log COH − e − log CH + (1 − 2) ⊙ pH = 7 a V = VE ⊙ la curva mostra un tratto praticamente verticale in un intorno di VE DISEGNO COMPLETO ∗ Anche qui si puo’ dimostrare con i metodi dell’analisi matematica (fondamentalmente studiando la derivata prima e seconda della curva pH = pH (V ) ricavata col metodo “esatto”), che la curva di titolazione presenta un flesso verticale per V = VE . Quindi il punto di equivalenza puo’ essere ricavato dalla curva di titolazione individuandone il flesso verticale. ∗ Dipendenza del salto della curva di titolazione dai parametri ◦ ◦ COH − , CH + . Come abbiamo visto: pH (V = 0) = lim pH V →∞ = ◦ pKW + log COH − ◦ − log CH + Il salto della curva ∆ e’ misurato da: ∆ = = pH (V = 0) − lim pH V →∞ ◦ ◦ pKW + log COH − + log CH + Quindi: 79 ⊙ Cresce al crescere delle concentrazioni di analita e titolante ⊙ Crescerebbe al crescere di 1/KW , ma, ovviamente, KW e’ una costante (a T costante) per una titolazione acido forte base forte. La dipendenza dalla costante di equilibrio si ha nelle titolazioni acido forte base debole o viceversa, come vedremo. Avevamo preannunciato questa dipendenza in generale nel caso I − /Ag + . • Naturalmente, per la titolazione di un acido forte con una base forte vale il complemento di quanto detto finora: FATELO PER ESERCIZIO. In particolare: – La curva di titolazione sara’ una sigmoide crescente (perche’ la concentrazione di ioni idrogeno diminuisce nel corso della titolazione), con un salto verticale in corrispondenza al punto di equivalenza ◦ – pH (V = 0) = − log CH + ◦ – pH (V → ∞) = pKW − pOH ◦ = pKW + log COH − – Il pH al punto di equivalenza sara’ sempre neutro: pH = 7 Titolazione di un acido debole con una base forte • Consideriamo la titolazione di un volume V ◦ di un acido debole AH con ◦ concentrazione iniziale CAH e costante di ionizzazione KA con una base ◦ forte in concentrazione COH −. • In questo caso la reazione su cui si basa la titolazione e’ la seguente: HA + OH − = A− + H2 O • La costante di equilibrio della reazione e’ l’inversa della costante di ionizzazione basica di A− , cioe’: K = = = 1 KB 1 KW KA KA KW Per valori normali di KA il valore di K e’ grande. Ad esempio, KA = 10−5 ⇒ K = 109 . 80 • Calcolo esatto. Siccome le reazioni indipendenti in questo caso sono 2, il calcolo esatto della curva di titolazione richiederebbe la soluzione del seguente sistema non lineare per ogni valore del volume di soluzione titolante aggiunto: + H + C◦ KA = KW ◦ CAH V ◦ V◦+V = = ◦ COH −V ◦ V +V = [A− ] [H + ] [AH] + OH − H [AH] + A− OH − + A− V − e’ la concentrazione del catione dell’idrossiNOTA: il termine VOH ◦ +V do utilizzato (ad esempio N a+ se ho usato N aOH), aggiornata per la diluizione. • Calcolo approssimato. Si divide il corso della titolazione in 4 regioni. – V =0 Non e’ stata ancora aggiunta base forte: il pH e’ semplicemente quello di una soluzione contenente l’acido debole in concentrazione iniziale ◦ CAH . Con l’approssimazione dell’equilibrio prevalente: AH ◦ t=0 CAH ◦ t = ∞ CAH − x KA = = H+ 0 x +A− 0 x x2 ◦ CAH −x Con l’approssimazione dell’equilibrio prevalente PIU’ KA → 0: H+ = p ◦ KA CAH e quindi: pH = = = p ◦ − log KA CAH 1 ◦ − log KA CAH 2 1 ◦ (pKA − log CAH ) 2 81 – 0 < V < VE In queste condizioni una parte dell’acido debole viene trasformata nella sua base coniugata e quindi la soluzione e’ una soluzione tampone. AH + OH − = A− + H2 O Il pH si puo’ quindi calcolare con l’equazione di H-H: pH = pKA − log [AH] [A− ] Per il calcolo della concentrazione di AH si puo’ applicare la formula approssimata vista piu’ volte per calcolare la concentrazione dell’analita prima del punto di equivalenza: [AH] = ◦ CAH V◦ V◦+V V 1− VE La concentrazione di A− si ottiene applicando il bilancio di massa (aggiornato per la diluizione): A− V◦ V +V V◦ ◦ = CAH V◦+V V◦ ◦ = CAH V◦+V ◦ = CAH ◦ − [AH] ◦ − CAH V◦ V◦ +V V VE V 1− VE come si poteva facilmente intuire. Quindi: pH = pKA − log [AH] [A− ] ◦ = pKA − log = pKA − log = pKA − log Punto di semiequivalenza. 82 V ◦ CAH V ◦ +V 1− V ◦ CAH V ◦ +V ◦ 1− V VE V VE VE −1 V V VE V VE In questa regione, quando: V 1 VE 2 = si ha: pH VE −1 pKA − log 1 2 VE pKA − log (2 − 1) = = = pKA Il punto in cui V = VE /2 si chiama “punto di semiequivalenza” e abbiamo appena visto che al punto di semiequivalenza il pH e’ uguale al pKA dell’acido debole. Il pKA di un acido debole puo’ quindi essere determinato sperimentalmente titolando l’acido con una base forte e misurando il pH al punto di semiequivalenza (che si determina dividendo per 2 il volume di equivalenza, ovviamente). – V = VE Al punto di equivalenza la concentrazione dell’acido debole e quella della base forte sono uguali per definizione: C∗ ◦ ◦ CAH VAH ◦ +V VAH E ◦ COH V − E ◦ +V VAH E = = Per il calcolo del pH si puo’ applicare l’approssimazione dell’equilibrio prevalente: AH t=0 C∗ t=∞ x +OH − C∗ x KA KW = = A− 0 C∗ − x +H2 O C∗ − x x2 Si puo’ ulteriormente semplificare osservando che KA /KW → ∞, e quindi x → 0: 83 KA KW KW KA x C∗ x2 x2 = C∗ r KW ∗ = C KA p KB C ∗ = ≈ che e’ la formula per la concentrazione di ioni ossidrile in una soluzione di base debole in concentrazione C ∗ . Infatti, alternativamente, utilizzando la proprieta’ delle condizioni iniziali equivalenti, si puo’ far reagire completamente l’acido debole con gli ioni ossidrile e considerare la parziale ionizzazione della base debole coniugata: t=0 t=0 t=∞ AH C∗ 0 x +OH − C∗ 0 x KB = ≈ x = = A− 0 C∗ ∗ C −x +H2 O x2 C∗ − x x2 (KB → 0) C∗ p KB C ∗ Da quanto appena detto segue che: per la titolazione di un acido debole con una base forte, il pH al punto di equivalenza e’ basico, cioe’ maggiore di 7 Per ottenere il pH: + H pH = = = = = KW [OH − ] KW √ KB C ∗ p pKW + log KB C ∗ 1 pKW + (log KB + log C ∗ ) 2 1 1 pKW − pKB + log C ∗ 2 2 84 1 1 (pKW − pKA ) + log C ∗ 2 2 1 1 ∗ (pKW + pKA ) + log C 2 2 = pKW − = – V > VE La base forte e’ ora in eccesso. La concentrazione residua di ioni OH − si puo’ calcolare con la formula approssimata vista piu’ volte per calcolare la concentrazione del titolante dopo il punto di equivalenza: OH − ◦ = COH − V − VE V◦+V e, naturalmente: + H = = KW [OH − ] KW ◦ E COH − VV ◦−V +V KW V ◦ + V ◦ COH − V − VE KW V ◦ + V = − log ◦ COH − V − VE = pH • La forma della curva di titolazione. In modo del tutto simile a quanto visto in precedenza, si puo’ facilmente verificare quanto segue (FATELO): – La curva e’ crescente (perche’ aggiungiamo una base e il pH deve crescere, non ci son santi!) – Per V = 0 abbiamo gia’ visto che: p ◦ pH (V = 0) = − log KA CAH 1 ◦ = − log KA CAH 2 1 ◦ (pKA − log CAH ) = 2 ◦ ≈ 3 per KA = 10−5 e CAH = 0.1 – Per V = VE abbiamo gia’ visto che: C∗ = ◦ CAH V◦ V ◦ + VE 85 pH 1 1 (pKW + pKA ) + log C ∗ 2 2 ≈ 9 per KW = 10−14 , KA = 10−5 e C ∗ = 0.1 = – Per V → ∞: + H (V →∞) pH (V → ∞) KW ◦ COH − ◦ = pKW + log COH − = ◦ per KW = 10−14 e COH − = 0.1 ≈ 13 – Derivata per 0 < V < VE : pH = d pH dV = d pH dV ∝ = = d pH dV d pH lim V →VE dV lim V →0 VE pKA − log −1 V d log f (x) 1 1 d 1 1 VE NOTA: − = f (x) − 2 ln (10) VVE − 1 V dx ln 10 f (x) dx VE 1 VE V2 V −1 VE V VE − V V 2 1 VE VE − V V = +∞ = +∞ NOTA: il primo limite, quello per V → 0, e’ fasullo, perche’ la relazione pH = pH (V ) e’ basata sull’equazione di H-H per i temponi e non vale per V → 0. FIGURA PARZIALE – Derivata per V > VE : pH d pH dV = − log = − KW V ◦ + V ◦ COH − V − VE 1 ln (10) 1 KW V ◦ +V C ◦ − V −VE OH ∝ 1 VE + V ◦ V ◦ +V V −VE (V − VE ) 86 2 ! 1 d d log f (x) 1 NOTA: = f (x) dx ln 10 f (x) dx ! KW V − VE − (V ◦ + V ) 2 ◦ COH − (V − VE ) = d pH dV d pH lim V →+∞ dV lim 2 (V − VE ) VE + V ◦ 1 V◦+V V − VE = V →VE VE + V ◦ V − VE V◦+V ! = +∞ = 0 FIGURA TOTALE MOSTRARE ANCHE VE /2 ◦ ◦ • Dipendenza del salto della curva di titolazione dai parametri COH − , CH + e KA . Come abbiamo visto: 1 ◦ (pKA − log CAH ) 2 1 ◦ = − (log KA + log CAH ) 2 ◦ = pKW + log COH − pH (V = 0) = lim pH V →∞ Il salto della curva ∆ e’ misurato da: ∆ = = = pH (V = 0) − lim pH V →∞ 1 ◦ ◦ pKW + log COH − − − (log KA + log CAH ) 2 1 ◦ ◦ (log KA + log CAH ) pKW + log COH − + 2 ◦ ◦ Da cui si vede che ∆ cresce al crescere di COH − , CH + e KA : ritroviamo la proprieta’ piu’ volte annunciata in generale. Quindi si otterranno curve di titolazione migliori titolando un acido debole con costante di ionizzazione maggiore e utilizzando soluzioni concentrate. FIGURE LIBRO p.230 • Analogamente a quanto visto per il caso acido forte base forte, per la titolazione di una base debole con un acido forte vale il complemento di quanto detto finora: FATELO PER ESERCIZIO. In particolare: 87 – La curva di titolazione sara’ una sigmoide decrescente (perche’ la concentrazione di ioni idrogeno aumenta nel corso della titolazione), con un salto verticale in corrispondenza al punto di equivalenza p ◦ – pH(V =0) = pKW − pOH ◦ = 14 + log KB CB – Il pH al punto di equivalenza sara’ acido e uguale a quello di una soluzione contenente l’acido debole BH + in concentrazione: C∗ = ◦ ◦ CB V ◦ V + VE p KA C ∗ r KW ∗ C = KB + H = ◦ – pH(V →∞) = − log CH + Titolazione di una base diprotica con un acido forte Quanto visto per la titolazione di un acido debole con una base forte (o viceversa) si puo’ estendere facilmente al caso di un sistema diprotico. • Consideriamo la titolazione di un volume V ◦ di una base diprotica B, con ◦ concentrazione iniziale CB , costanti basiche KB1 e KB2 , con una soluzione ◦ di acido forte con concentrazione CH +. • Si avra’ in questo caso una curva di titolazione decrescente con 2 gradini corrispondenti alle 2 reazioni successive: B + H+ BH + + H + KB 1 KW = KB 2 KW = BH + BH2+ • Il primo punto di equivalenza si trova dalla condizione: ◦ ◦ CB V = VE = ◦ CH + VE ◦ CB ◦ ◦ V CH + Ovviamente, il secondo punto di equivalenza sara’ il doppio: 2VE . • Il calcolo approssimato della curva di titolazione viene applicato alle seguenti regioni: 88 – V =0 Ricordando quanto visto per il calcolo del pH in un sistema acido base diprotico, si trascura la seconda ionizzazione basica e si tratta la soluzione come se contenesse la base debole monoprotica B con costante di ionizzazione KB1 . Con l’equilibrio prevalente: B +H2 O ◦ t=0 CB ◦ t = ∞ CB −x = KB1 = BH + 0 x OH − 0 x x2 ◦ −x CB Con l’ulteriore approssimazione KB1 → 0: OH − p ◦ KB1 CB 1 ◦ ) (pKB1 − log CB = 2 1 ◦ = pKW − (pKB1 − log CB ) 2 = pOH pH – 0 < V < VE La soluzione viene trattata come una soluzione tampone basata sulla coppia coniugata BH + /B con costante di ionizzazione acida KW /KB1 . Quindi: pH = pKW − pKB1 − log [BH + ] [B] con: [B] = V V 1− V◦+V VE V V ◦ CB V ◦ + V VE ◦ CB BH + = pH = pKW − pKB1 − log = pKW − pKB1 − log e percio’: 89 V VE 1− V VE V VE − V Come visto per il caso monoprotico, al primo punto di semiequivalenza, si ha: pH = pKW − pKB1 − log = pKW − pKB1 1 2 VE VE − 12 VE da cui si puo’ ricavare KB1 . – V = VE Si tratta la soluzione come se contenesse solo la forma anfiprotica BH + in concentrazione: C∗ = ◦ ◦ CB V V ◦ + VE e quindi si applica quanto visto per il calcolo del pH di un acido diprotico: + H ≈ s KA1 (KW + KA2 C ∗ ) (KA1 + C ∗ ) ≈ s K A1 K A2 C ∗ (KA2 C ∗ ≫ KW ) (KA1 + C ∗ ) ≈ p KA1 KA2 (C ∗ ≫ KA1 ) con, ovviamente: K A1 = K A2 = KW KB2 KW KB1 – VE < V < 2VE La soluzione viene trattata come una soluzione tampone basata sulla coppia coniugata BH22+ /BH + con costante di ionizzazione acida KW /KB2 . Quindi: pH = pKW − pKB2 90 BH22+ − log [BH + ] con: frazione reagita BH22+ = BH + ◦ CB V◦ ◦ V +V z }| { V − VE VE frazione rimasta z }| { V − VE V ◦ 1− CB ◦ V +V VE ◦ = NOTATE che nel calcolo della frazione di analita che ha reagito e di quella rimasta (non ancora reagita) devo considerare al numeratore V −VE e non semplicemente V come al solito: la quantita’ di titolante corrispondente a un volume VE di soluzione non va contata perche’ e’ quella che e’ stata usata per convertire tutto B in BH + . In alternativa: H + totale BH22+ H + per convertire B→BH + z }| { ◦ CH − +V = ◦ CH + (V − VE ) ◦ V +V = B+2H + →BH22+ BH + z }| { ◦ CH + VE ◦ V +V H + totale z }| { z }| { ◦ ◦ ◦ 2CB V − CH +V ◦ V +V ◦ ◦ 2CH + VE − CH + V V◦+V ◦ CH + (2VE − V ) V◦+V = = = Sostituendo nella espressione di H-H: pH = pKW − pKB2 − log V − VE 2VE − V Il secondo punto di semiequivalenza si ha quando: V = 3 VE [⇐ CHIARIRE PERCHE′ ] 2 e in tali condizioni: 91 = pKW − pKB2 − log pH 3 2 VE − VE 2VE − 32 VE = pKW − pKB2 − log 1 2 VE 1 2 VE = pKW − pKB2 da cui si puo’ ricavare KB2 . – V = 2VE Tutta la base inizialmente presente e’ stata convertita (formalmente) in BH22+ . Utilizzando i concetti visti per il calcolo del pH in un sistema acido base diprotico, si tratta la soluzione come se contenesse l’acido debole monoprotico BH22+ con costante di ionizzazione KA = KW /KB2 e concentrazione iniziale: C∗ = ◦ ◦ CB V ◦ V + 2VE Con l’equilibrio prevalente: BH22+ = t=0 C∗ ∗ t=∞ C −x KA = BH + 0 x +H + 0 x x2 C∗ − x Con l’ulteriore approssimazione KA → 0: H+ = pH = = p KA C ∗ 1 (pKA − log C ∗ ) 2 1 (pKW − pKB2 − log C ∗ ) 2 – V > 2VE Si aggiunge acido forte in eccesso e il pH diminuisce di conseguenza: H+ pH V − 2VE V◦+V ◦ V − 2VE = − log CH + ◦ V +V ◦ = CH + 92 • La risoluzione dei 2 punti di equivalenza. Come abbiamo visto per la titolazione di una miscela di alogenuri con ioni argento, anche in questo caso il primo gradino viene “tagliato” dalla curva di titolazione successiva (quella relativa al secondo protone). Quanto presto avvenga questo taglio dipende dalla differenza fra le due costanti di ionizzazione. Cio’ si puo’ vedere molto semplicemente nel modo seguente. Il pH al primo punto di semiequivalenza e’: pH1 KW = p KB1 = pKW − pKB1 Il pH al secondo punto di semiequivalenza e’: pH2 KW KB2 = pKW − pKB2 = p La risoluzione dei 2 gradini e’ tanto maggiore quanto maggiore e’ la differenza ∆ fra questi 2 valori di pH: MOSTRARE CON FIGURA ∆ = pH1 − pH2 = pKW − pKB1 − (pKW − pKB2 ) = pKB2 − pKB1 [Notate che pKB2 > pKB1 ] cioe’ tanto maggiore quanto maggiore e’ la differenza fra le 2 costanti di ionizzazione. Piu’ ∆ e’ piccolo, e’ piu’ il secondo gradino “taglia” il primo. • Infine, un discorso speculare vale per la titolazione di un acido diprotico con una base forte (che farete in laboratorio) (PROVATE A FARE VOI PER ESERCIZIO). Determinazione del punto finale col diagramma di Gran 93 • Come vedremo, le curve di titolazione per le titolazioni acido base (ma non solo per quelle) si possono ottenere sperimentalmente. Con un elettrodo a vetro (che vedremo) e’ possibile effettuare una misura diretta del pH dopo ogni aggiunta di soluzione titolante e quindi e’ possibile costruire una tabella pH vs V : V V1 V2 ··· pH pH1 pH2 ··· • Riportando in grafico i valori di pH misurati in funzione dei corrispondenti valori di volume si ottiene la curva di titolazione sperimentale. • Un metodo per la determinazione del punto di equivalenza (o meglio, del punto finale) e’ quello di determinare il flesso verticale della curva di titolazione sperimentale: vedremo come cio’ si possa fare per via numerica con un computer. • Un metodo alternativo per il trattamento dei dati sperimentali pH vs V e’ noto come “diagramma di Gran”. • Uno dei vantaggi del diagramma di Gran e’ che consente di determinare il punto finale di una titolazione utilizzando i dati sperimentali prima del punto finale: infatti, i valori di pH misurati in un intorno ristretto del punto finale sono generalmente meno accurati; il motivo e’ che in tali condizioni nessuno dei reagenti e’ in largo eccesso e quindi la reazione su cui si basa la titolazione raggiunge l’equilibrio piu’ lentamente. • Per illustrare la costruzione del diagramma di Gran consideriamo la titolazione di un acido debole AH (costante di ionizzazione KA , concentrazione ◦ iniziale CAH ) con una base forte. • Come abbiamo gia’ visto, nella regione 0 < V < VE il pH e’ dato da: pH = pKA − log VE −1 V Questa espressione si puo’ riarrangiare nel modo seguente: 10pH 10 pH = = −pH = 10−pH = 10−pH = V 10−pH = 10 10 pKA −log 10 pKA 10 −pKA 10 VE V − log VE V log VE V 10 −1 94 −1 VE −1 V VE − V KA V −KA V + KA VE 10−pKA −1 che e’ una relazione lineare fra V 10−pH e V , la cui intersezione con l’asse V fornisce proprio il volume di equivalenza VE : V 10−pH = 0 ⇒ V = VE La trasformazione mostrata e’ detta trasformazione di Gran. • Una volta trovato il volume di equivalenza, l’intersezione sull’asse delle ordinate fornisce anche il valore della KA . • Quindi, a partire dai dati sperimentali si costruisce una tabella coi dati per il diagramma di Gran e da questa si ricava il volume di equivalenza per via grafica o numerica. pH pH1 pH2 ··· V V1 V2 ··· ⇒ pH V1 10pH1 V2 10pH2 ··· pH V V1 V2 ··· VE volume aggiunto V 10−pH trasformazione di Gran ⇓ 0 VE volume aggiunto 95 • La trasformazione di Gran si basa sulla formula: pH = pKA − log VE −1 V che e’ un’approssimazione, perche’ assume che la reazione acido base sia completa. • La formula puo’ essere scritta anche tenendo conto dei coefficienti di attivita’ (come mostra il vostro libro): tuttavia si assume implicitamente che i coefficienti di attivita’ non varino con V , mentre cio’ non e’ vero. • Normalmente, il punto di equivalenza viene trovato per estrapolazione del tratto lineare del diagramma di Gran nell’intervallo [0.8VE , VE ]: infatti, la funzione di Gran V 10−pH non puo’ annullarsi mai, perche’ 10−pH non e’ mai nullo. • Per la titolazione di una base debole con un acido forte la trasformazione di Gran assume la forma: V 10pH = − 1 1 V + VE KA KA dove KA e’ la costante di ionizzazione acida di BH + , ovvero, detta KB la costante di ionizzazione basica della base debole B: KA = KW KB RICAVATELA PER ESERCIZIO Determinazione del punto finale con indicatori • Il metodo classico per la determinazione del punto finale in una titolazione acido base e’ quello di usare un cosiddetto indicatore. • In generale, gli indicatori acido base sono delle coppie coniugate acido base con la particolarita’ che le due forme coniugate hanno diverso colore. • L’indicatore per una certa titolazione acido base viene scelto in modo tale che prima del punto finale una delle due forme coniugate sia presente in concentrazione molto maggiore dell’altra (e quindi la soluzione avra’ il suo colore); la brusca variazione di pH che si ha in corrispondenza del punto finale deve causare un’inversione nel rapporto di concentrazione delle due forme coniugate dell’indicatore in modo tale che si abbia un corrispondente cambiamento di colore della soluzione (il cosiddetto viraggio dell’indicatore). 96 • L’indicatore viene introdotto nella soluzione da titolare in quantita’ minima, in modo tale che il pH della soluzione sia determinato solo dalla reazione della titolazione e non anche dall’equilibrio acido base dell’indicatore. In altre parole, tutto deve funzionare come se l’indicatore non ci fosse; d’altro canto, siccome le due forme dell’indicatore sono intensamente colorate, e’ sufficiente la quantita’ minima di indicatore presente in soluzione a determinarne una colorazione nettamente percepibile. • Prima di spiegare quantitativamente il funzionamento degli indicatori acido base, deve essere ben chiara la seguente affermazione: siccome le due forme coniugate dell’indicatore hanno colore differente, il colore della soluzione dipende dal loro rapporto di concentrazione. • Se una delle due forme e’ molto piu’ concentrata dell’altra, la soluzione apparira’ colorata del suo colore. Viceversa, se le due forme sono presenti in concentrazioni simili, il colore della soluzione non sara’ ne’ quello di una, ne’ quello dell’altra: si vedra’ la soluzione di un colore dato dalla combinazione dei due. • Consideriamo un indicatore InH/In− tale che la forma acida sia blu e qualla basica sia gialla. Il rapporto fra le concentrazioni delle due forme durante il corso della titolazione e’ determinato dal pH secondo l’equazione di H-H: pH = pKInH − log [InH] [In− ] • La capacita’ di percepire i colori varia da individuo a individuo. Tuttavia, mediamente, una persona vede la soluzione del colore di una delle due forme coniugate quando la concentrazione di quest’ultima e’ almeno 10 volte superiore a quella dell’altra. • Nel nostro esempio si avra’: quando [InH] ≥ 10 [In− ] quando [In− ] ≥ 10 [InH] soluzione blu soluzione gialla • Questi rapporti di concentrazione si traducono in limiti di pH tramite l’equazione di H-H: [InH] ≥ 10 [In− ] ⇒ − [In ] ≥ 10 [InH] ⇒ log [InH] [In− ] ≥ 1 log [InH] [In− ] ≤ −1 ⇒ ⇒ pH ≤ pKInH − 1 pH ≥ pKInH + 1 • In altre parole: soluzione blu colore indefinito [InH] ≥ 10 [In− ] soluzione gialla [In− ] ≥ 10 [InH] / pH pKInH − 1 pKInH 97 pKInH + 1 • L’intervallo di pH attraverso il quale si verifica il viraggio dell’indicatore viene detto intervallo di viraggio. L’intervallo di viraggio e’ di circa 2 unita’ di pH (per ciascun indicatore dipende dal tipo e dall’intensita’ dei colori delle due forme coniugate) ed e’ centrato attorno a pKInH . • Quindi: il criterio di scelta di un indicatore per una titolazione acido base e’ che la pKInH della forma acida dell’indicatore sia piu’ vicina possibile (idealmente coincidente) con il pH della soluzione al punto di equivalenza • Nella pratica, siccome normalmente la curva di titolazione presenta un tratto praticamente verticale in corrispondenza al punto di equivalenza, e’ sufficiente che l’intervallo di viraggio dell’indicatore sia contenuto in tale tratto verticale. 14 13 12 11 pKIn2 H 10 pKIn1 H 9 pH 8 7 pKIn3 H 6 5 4 3 2 1 0 volume di soluzione titolante In1 H puo’ essere usato come indicatore per questa titolazione, In2 H e In3 H no. Aspetti pratici • Esistono diversi standard primari per le titolazioni acido base Uno standard primario acido e’ lo ftalato acido di potassio (che userete in laboratorio). Un tipico standard primario basico e’ il carbonato di sodio. • In genere, le soluzioni di idrossidi dei metalli alcalini e alcalino–terrosi usati come generatori di OH − , base forte, presentano problemi di stabilita’ e conservazione: 98 – tendono ad assorbire l’anidride carbonica dell’aria secondo: CO2 + 2OH − CO32− + H2 O = e questo fa ovviamente diminuire la concentrazione degli ioni OH − – le soluzioni concentrate di ioni OH − reagiscono con il vetro e quindi e’ meglio conservare le soluzioni concentrate di idrossidi in contenitori di plastica Harris, capitolo 13, “Titolazioni con EDTA” • Come abbiamo gia’ detto, gli ioni metallici, carichi positivamente, sono degli acidi di Lewis, cioe’ accettori di coppie elettroniche; molte specie chimiche sono delle basi di Lewis, cioe’ donatori di coppie elettroniche • Uno ione metallico M n+ puo’ reagire con uno o piu’ donatori di coppie elettroniche, o leganti, L in una reazione acido base di Lewis per dare un complesso (o addotto) secondo: M n+ + mL = [M Lm ]n+ Ad esempio: + Ag + + 2N H3 = Ag (N H3 )2 Cu2+ + 4N H3 = Cu (N H3 )4 N i2+ + 4CN − = N i (CN )4 2+ 2− • Se un legante si lega al metallo attraverso un unico atomo, allora il legante viene detto monodentato (esempi: N H3 , CN − , F − ). • Un legante puo’ legarsi ad uno ione metallico attraverso piu’ di un atomo: in tal caso il legante viene detto polidentato o chelante. Un esempio di legante bidentato e’ l’etilendiammina, capace di legarsi ad uno ione metallico attraverso entrambi gli atomi di azoto: Cu2+ M n+ +2 H2 N 111 N H2 +2L = = 99 11 1 H2N ? N H2 ?? Cu> > H N H2 2N1 11 M Ln+ 2 2+ • Tipici leganti polidentati sono gli acidi amminocarbossilici che possono coordinare uno ione metallico attraverso le funzioni carbossiliche e le funzioni amminiche. Per poter formare il legame con lo ione metallico, tali funzioni debbono essere deprotonate. Cioe’: – la funzione carbossilica deve essere nella forma −COO− e quella amminica nella forma −N H2 (o −N HR1 o −N R1 R2 ) • L’effetto di chelazione Tipicamente, i complessi dei metalli con leganti chelanti sono sempre termidinamicamente piu’ favoriti dei complessi con i corrispondenti leganti monodentati. Ad esempio: H2 N Cd (H2 O)2+ 6 +2 111 K1 N H2 = OH2 H2 H2 N ?? N q q q ? Cd MMM ~~ @@ N N H2 H2 OH2 2+ Cd (H2 O)6 + 4CH3 N H2 K1 K2 = ≈ H CN H 2 3 H3 CN H2 2+ MMM q qq + 4H2 O OH2 ?? ?? H2 N CH3 Cd? ??? H2 N CH3 OH2 2000K2 La cosa si spiega facilmente con argomenti termodinamici: ∆G = ∆H − T ∆S La variazione di entalpia e’ circa la stessa nei due casi perche’ in entrambi si ha la rottura di 4 legami Cd − OH2 e la formazione di 4 legami Cd − N . Tuttavia, la variazione di entropia (i.e. aumento di disordine) e’ piu’ favorevole nel primo caso, in cui si passa da 3 molecole nei reagenti a 5 molecole nei prodotti, che nel secondo, in cui il numero di molecole nei reagenti e nei prodotti rimane invariato (5). 100 2+ + 4H2 O • Il piu’ importante legante chelante in analisi chimica quantitativa e’ l’EDTA, la cui formula di struttura e’: CH12 11 N CH2 HOOC HOOC CH2 CH2 CH2 N1 11 CH2 COOH COOH • EDTA e’ l’acronimo di “EthyleneDiaminoTetraaceticAcid” (acido etilendiamino-tetra-acetico). • Dal punto di vista acido base e’ un sistema esaprotico: la forma completamente protonata e’: CH12 11 + HN CH2 HOOC HOOC CH2 CH2 CH2 + N1H 11 CH2 COOH CH2 COO− COOH mentre quella completamente deprotonata e’: − − CH12 11 N CH2 OOC OOC CH2 CH2 N1 11 CH2 COO− Indicando la forma neutra con Y H4 , le 6 costanti di ionizzazione acida dell’EDTA sono: Y H62+ = Y H5+ + H + K1 = Y H5+ = Y H4 + H + K2 = Y H4 = Y H3− + H + K3 = H3− H22− = Y + K4 = Y H22− = Y H 3− + H + K5 = Y H 3− = Y 4− + H + K6 = Y +H pK1 pK2 = 0.0 = 1.5 pK3 = 2.0 101 [Y H5+ ][H + ] [Y H62+ ] [Y H4 ][H + ] [Y H5+ ] [Y H3− ][H + ] [Y H4 ] [Y H22− ][H + ] [Y H3− ] [Y H 3− ][H + ] [Y H22− ] [Y 4− ][H + ] [Y H 3− ] pK4 = 2.66 pK5 pK6 = 6.16 = 10.24 Le prime 4 si riferiscono alle 4 funzioni carbossiliche, mentre le restanti 2 sono quelle delle 2 funzioni amminiche. • Per motivi legati alla sua solubilita’ in acqua, generalmente l’EDTA viene usato sotto forma del suo sale disodico: N a2 Y H2 • L’EDTA forma complessi di stechiometria 1 : 1 con praticamente tutti gli ioni metallici. La forma dell’EDTA che si trova nei complessi metallici e’ quella completamente deprotonata (Y 4− ): l’EDTA lega lo ione metallico con 6 legami di coordinazione realizzati tramite i 4 atomi di ossigeno delle funzioni carbossiliche e i 2 atomi di azoto: FIGURA 13.1 p.259 In alcuni casi, lo ione metallico coordina 1 o 2 ulteriori molecole di acqua oltre ai legami con l’EDTA: FIGURA 13.7 p.264 • La reazione di formazione di un complesso metallo EDTA e’ descritta dalla seguente equazione: M n+ + Y 4− = M Y n−4 Le costanti di equilibrio delle reazioni di formazione di complessi vengono in generale chiamate costanti di formazione. Per la formazione di un complesso metallico dell’EDTA si ha: K = M Y n−4 [M n+ ] [Y 4− ] Le costanti di formazione dei complessi con EDTA sono generalmente molto elevate e cio’ spiega il vasto impiego di questo chelante nelle titolazioni di ioni metallici. • Il calcolo delle concentrazioni di equilibrio dello ione metallico libero e del complesso con EDTA non e’ semplice perche’ la specie Y 4− e’ in equilibrio con tutte le altre forme dell’EDTA in soluzione. 102 ◦ • Per una soluzione contenente una concentrazione iniziale CM di ione me◦ tallico e CEDTA di EDTA (nella sua forma neutra, per semplicita’), l’impostazione rigorosa del problema implica la soluzione di un sistema non lineare di 11 equazioni: K1 = K2 = K3 = K4 = K5 = K6 = KW = K = ◦ CM = ◦ CEDTA = + H + n M n+ + 2 Y H62+ + Y H5+ + (n − 4) M Y n−4 = Y H5+ [H + ] Y H62+ [Y H4 ] [H + ] Y H5+ Y H3− [H + ] [Y H4 ] Y H22− [H + ] Y H3− Y H 3− [H + ] Y H22− 4− + Y [H ] 3− [Y H ] + OH − H M Y n−4 [Y 4− ] [M n+ ] n+ + M Y n−4 M Y H62+ + Y H5+ + [Y H4 ] + Y H3− + Y H22− + Y H 3− + Y 4− + M Y n−4 OH − + Y H3− + 2 Y H22− ◦ +3 Y H 3− + 4 Y 4− + nCM Note: ⇒ ⇒ (n − 4) M Y n−4 e’ il contributo alla carica della soluzione da parte del complesso; il coefficiente (n − 4) tiene conto automaticamente del segno della carica del complesso: se n > 4 sara’ un contributo di carica positiva; se n < 4 sara’ un contributo di carica negativa (e quindi, siccome (n − 4) < 0 e’ come se lo avessimo scritto al secondo membro); se n = 4 il complesso non e’ carico e quindi non contribuisce alla carica della soluzione (e, giustamente, in questo caso il coefficiente (n − 4) e’ nullo) ◦ nCM e’ la carica negativa dovuta all’anione del sale con cui e’ stato introdotto lo ione metallico in soluzione, e.g. M (N O3 )n • Nonostante l’approccio rigoroso sia piuttosto complicato, il calcolo della curva di titolazione di uno ione metallico con EDTA puo’ essere svolto 103 facilmente se la titolazione viene eseguita in ambiente tamponato: cio’ avviene quasi invariabilmente, per i motivi che appariranno chiari fra breve. • In ambiente tamponato le concentrazioni di ioni H + e OH − sono note. Sotto queste ipotesi, come abbiamo gia’ visto per i sistemi acido base monoprotici e diprotici, e’ abbastanza facile ricavare l’espressione per la frazione di una data forma dell’EDTA in funzione del pH, o, che e’ lo stesso, della concentrazione di ioni H + . • Per i motivi che vedremo, e’ conveniente ricavare la frazione di EDTA completamente deprotonato, Y 4− , rispetto alla concentrazione totale di EDTA non complessato con il metallo. • Cio’ si ottiene nel modo seguente. – Per definizione: αY 4− = Y 4− Y H62+ + Y H5+ + [Y H4 ] + Y H3− + Y H22− + [Y H 3− ] + [Y 4− ] NOTATE che al denominatore manca il termine M Y n−4 , perche’ stiamo calcolando la frazione di Y 4− rispetto alla concentrazione totale di EDTA non complessato con il metallo. – Ciascuna delle prime 5 concentrazioni al denominatore si ricava in funzione della concentrazione di ioni H + e Y 4− sfruttando la corrispondente espressione della legge dell’azione di massa. Dalla K6 ricavo Y H 3− : 4− + Y [H ] K6 = [Y H 3− ] 1 4− + Y H 3− = H Y K6 Dalla K5 ricavo Y H22− e sfrutto il risultato precedente: Y H 3− [H + ] K5 = Y H22− 1 Y H22− = Y H 3− H + K5 1 1 4− + + = H H Y K5 K6 1 4− + 2 Y H = K5 K6 104 Dalla K4 ricavo Y H3− e sfrutto il risultato precedente: Y H22− [H + ] K4 = Y H3− 1 Y H3− = Y H22− H + K4 1 1 4− + 2 + = H H Y K4 K5 K6 4− + 3 1 H Y = K4 K5 K6 Dalla K3 ricavo [Y H4 ] e sfrutto il risultato precedente: Y H3− [H + ] K3 = [Y H4 ] 1 [Y H4 ] = Y H3− H + K3 1 1 4− + 3 + = H H Y K4 K5 K6 K3 4− + 4 1 H Y = K3 K4 K5 K6 Dalla K2 ricavo Y H5+ e sfrutto il risultato precedente: K2 = = Y H5+ = = [Y H4 ] [H + ] Y H5+ 1 [Y H4 ] H + K2 4− + 4 + 1 1 H H Y K2 K3 K4 K5 K6 4− + 5 1 H Y K2 K3 K4 K5 K6 Dalla K1 ricavo Y H62+ e sfrutto il risultato precedente: Y H5+ [H + ] K1 = Y H62+ 1 Y H62+ = Y H5+ H + K1 4− + 5 + 1 1 = H H Y K1 K3 K4 K5 K6 K2 4− + 6 1 Y H = K1 K2 K3 K4 K5 K6 – Quindi: 105 αY 4− = = = Y 4− Y H62+ + Y H5+ + [Y H4 ] + Y H3− + Y H22− + [Y H 3− ] + [Y 4− ] 4− + 6 4− + 5 4− 1 1 Y H + Y H Y K1 K2 K3 K4 K5 K6 K2 K3 K4 K5 K6 4− + 4 4− + 3 1 1 + + H H Y Y K3 K4 K5 K6 K4 K5 K6 1 4− + 2 1 4− + 4− + H H + Y Y Y K5 K6 K6 .n 3 4 5 6 H + + K1 H + + K1 K2 H + + K1 K2 K3 H + K1 K2 K3 K4 K5 K6 o 2 +K1 K2 K3 K4 H + + K1 K2 K3 K4 K5 H + + K1 K2 K3 K4 K5 K6 0 -2 log αY 4− -4 -6 -8 -10 -12 -14 -16 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 pH • In modo analogo si possono ricavare le frazioni di tutte le altre forme e si puo’ costruire un grafico in cui si riporta, per esempio, il logaritmo della frazione delle varie forme in funzione del pH: FIGURA 13.6, p.263 Come e’ logico aspettarsi, a pH estremamente acidi la specie Y H62+ e’ presente in concentrazione maggiore; viceversa, a pH estremamente basici prevale la specie Y 4− . Per valori di pH intermedi la specie presente in concentrazione maggiore dipende dai valori delle pKi , come visto in generale. • Costante di formazione condizionale – L’espressione per αY 4− ricavata prima dipende solo dal pH (oltre che, ovviamente, dalle 6 costanti di ionizzazione acida dell’EDTA). Allora, se indichiamo con [EDTA] la concentrazione totale di EDTA non legato al metallo, la legge dell’azione di massa per la formazione del complesso metallo EDTA puo’ essere riscritta nel modo seguente: 106 K = = KαY 4− = K′ = M Y n−4 [M n+ ] [Y 4− ] M Y n−4 [M n+ ] αY 4− [EDTA] M Y n−4 [M n+ ] [EDTA] M Y n−4 [M n+ ] [EDTA] dove K ′ = KαY 4− viene detta costante di formazione condizionale. Siccome K e’ costante e αY 4− e’ costante a pH costante, ne segue che anche K ′ e’ una costante a pH costante, cioe’ in soluzione tamponata. – L’espressione di K ′ e’ la legge dell’azione di massa per la seguente reazione: M n+ + EDTA = M Y n−4 dove EDTA e’ una specie fittizia che rappresenta cumulativamente tutte le forme di EDTA presenti in soluzione e non legate al metallo. – Questo, come vedremo, semplifica enormemente il calcolo della curva di titolazione perche’ tutto funziona come se l’EDTA libero (non complessato) fosse un’unica specie – Chiaramente, tutto cio’ vale solo in soluzioni tamponate, dove αY 4− e’ costante. – Esempio. La costante di formazione del complesso CaY 2− e’ K = 4.9 × 1010 . A pH = 10 la frazione di EDTA completamente deprotonato e’ αY 4− = 0.36. Calcolare la concentrazione di equilibrio degli ioni calcio in una soluzione tampone a pH = 10 contenente le seguenti concentrazioni iniziali di ioni calcio e dei sali disodico e triso◦ ◦ dico dell’EDTA: CCa 2+ = 0.23 mol/L, CN a2 Y H2 = 0.17 mol/L, ◦ CN a2 Y H2 = 0.08 mol/L. Siccome si conosce il valore di αY 4− al pH dato, la reazione di formazione del complesso puo’ essere scritta nel modo seguente: Ca2+ + EDTA K′ = CaY 2− con K ′ = KαY 4− . L’introduzione della specie fittizia EDTA fa si’ che non si debba ricorrere neppure all’approssimazione dell’equilibrio prevalente, poiche’ la reazione cosi’ scritta e’ disaccoppiata dall’autoionizzazione dell’acqua. 107 Allora si puo’ usare il metodo della tabella: Ca2+ ◦ t = 0 CCa 2+ t=∞ x +EDTA = ◦ ◦ CN a2 Y H2 + CN a2 Y H2 ◦ ◦ ◦ CN a2 Y H2 + CN a2 Y H2 − CCa 2+ −x CaY 2− 0 ◦ CCa 2+ − x IMPORTANTE: notate che la concentrazione iniziale della specie fittizia EDTA e’ la somma delle concentrazioni iniziali dei 2 sali dell’ EDTA usati perche’, per definizione, la specie EDTA rappresenta tutto l’EDTA non complessato al metallo, indipendentemente dalla particolare forma in cui si trova. x puo’ essere trovato inserendo le concentrazioni di equilibrio della tabella nella legge dell’azione di massa scritta con la costante condizionale: K′ = x ◦ CN a2 Y H2 ◦ CCa 2+ − x ◦ ◦ + CN a2 Y H2 − CCa 2+ − x Inoltre, osservando che K ′ → ∞ e che lo ione calcio e’ in difetto stechiometrico, si puo’ semplificare ulteriormente: ◦ ◦ CN a2 Y H2 + CN a2 Y H2 ◦ CCa 2+ − x ◦ − (CCa2+ − x) ◦ ≈ CCa 2+ ◦ ◦ ◦ ≈ CN a2 Y H2 + CN a2 Y H2 − CCa2+ e quindi: K′ = x = = = = ◦ CCa 2+ ◦ ◦ ◦ x CN a2 Y H2 + CN a2 Y H2 − CCa 2+ ◦ CCa 2+ ◦ ◦ ◦ + C K ′ CN N a2 Y H2 − CCa2+ a2 Y H2 ◦ CCa 2+ ◦ ◦ ◦ KαY 4− CN a2 Y H2 + CN a2 Y H2 − CCa2+ 0.23 4.9 × 1010 × 0.36 × (0.17 + 0.08 − 0.23) 6.52 × 10−10 mol/L – Come si puo’ facilmente comprendere, il valore di αY 4− diminuisce al diminuire del pH. Allora, guardando la: Ca2+ + EDTA K′ = CaY 2− si deduce che la reazione di formazione del complesso e’ sempre meno favorita al diminuire del pH. 108 Il motivo “chimico” di cio’ e’ che, al diminuire del pH, la concetrazione della specie “attiva” Y 4− e’ sempre minore. Quindi, per poter effettuare la titolazione di uno ione metallico con EDTA il pH deve essere sufficientemente elevato. – Viceversa, agendo sul pH della soluzione, si puo’ titolare uno ione minimizzando l’interferenza di un altro. Ad esempio, la costante di formazione del complesso F eY − e’ molto maggiore di quella del complesso CaY 2− . Allora lo ione ferro si puo’ titolare in presenza di ione calcio senza interferenze, semplicemente abbassando il pH ad un valore tale che la costante di formazione condizionale per F eY − sia ancora sufficientemente grande da consentire la titolazione, ma quella per CaY 2− sia sufficientemente piccola da poter trascurare la quantita’ di EDTA che si lega agli ioni calcio. • Curva di titolazione con EDTA: calcolo “esatto”. Normalmente, nelle curve di titolazione con EDTA si riporta la funzione p della concentrazione di ione metallico libero (pM ) in funzione del volume di soluzione titolante di EDTA aggiunto. – Assumiamo di essere in soluzione tamponata e indichiamo con K ′ la costante di formazione condizionale. Inoltre, introduciamo la seguente notazione: ◦ CM concentrazione iniziale di ione metallico n+ V◦ volume iniziale della soluzione di ione metallico ◦ CEDTA concentrazione di EDTA nella soluzione titolante – Come gia’ detto, introducendo la specie fittizia EDTA, la reazione della titolazione e’ disaccoppiata dall’autoionizzazione dell’acqua e quindi puo’ essere trattata in modo indipendente. Per qualsiasi valore V del volume di soluzione titolante aggiunto si avra’: M n+ t=0 t=∞ +EDTA ◦ ◦ CM n+ V V ◦ +V x ◦ CEDTA V V ◦ +V ◦ CEDTA V V ◦ +V ◦ CM n+ V ◦ V ◦ +V − Pongo: B1 (V ) = B2 (V ) = = −x M Y n−4 0 ◦ ◦ CM n+ V V ◦ +V ◦ ◦ ◦ CM CEDTA V n+ V − V◦+V V◦+V ◦ ◦ CM V n+ V◦+V B2 (V ) − x K′ = x (B1 (V ) + x) K ′ xB1 (V ) + x2 = B2 (V ) − x K ′ x2 + (K ′ B1 (V ) + 1) − B2 (V ) 109 = 0 −x q 2 − (K B1 (V ) + 1) + (K ′ B1 (V ) + 1) + 4K ′ B2 (V ) ′ x pM = 2K ′ = − log x q 2 (K ′ B1 (V ) + 1) + 4K ′ B2 (V ) 2K ′ pM = − log − (K ′ B1 (V ) + 1) + VE V • Curva di titolazione con EDTA: calcolo approssimato. Vediamo il calcolo di pM in funzione del volume di soluzione titolante aggiunto con (il solito) metodo approssimato. • Anche ora assumiamo di essere in soluzione tamponata. Notazione: K′ ◦ CM n+ V◦ ◦ CEDTA costante di formazione condizionale concentrazione iniziale di ione metallico volume iniziale della soluzione di ione metallico concentrazione di EDTA nella soluzione titolante • Prima di tutto, il volume di equivalenza: ◦ ◦ CM n+ V VE ◦ = CEDTA VE ◦ CM n+ = V◦ ◦ CEDTA Come gia’ visto in precedenza, consideriamo i seguenti casi: 110 – V =0 Banalmente: ◦ = − log CM n+ pM – 0 < V < VE Si calcola facilmente la concentrazione dello ione metallico (l’analita) che e’ in eccesso: M n+ pM = = V◦ ◦ V +V ◦ − log CM n+ ◦ CM n+ V 1− VE V◦ V 1 − V◦ +V VE – V = VE Le concentrazioni dello ione metallico e dell’EDTA sono le stesse: C∗ = = ◦ ◦ CM n+ V V ◦ + VE ◦ CEDTA VE V ◦ + VE Si imposta la solita tabella: t=0 t=∞ M n+ C∗ x K′ +EDTA C∗ x = = M Y n−4 0 C∗ − x C∗ − x x2 Se, come succede quasi sempre, K ′ → ∞, allora: x→0 ⇒ (C ∗ − x) → C ∗ e quindi: K′ x pM C∗ x2 r C∗ = K′ = − log x r = = − log C∗ K′ 1 1 = − log C ∗ + log K ′ 2 2 111 Oppure, facendo ricorso a delle condizioni iniziali equivalenti, si puo’ pensare che lo ione metallico e l’EDTA reagiscano completamente e, poi, una piccola frazione del complesso si dissoci: M n+ 0 x t=0 t=∞ +EDTA 0 x = M Y n−4 C∗ ∗ C −x e, ovviamente, si ottiene lo stesso risultato. – V > VE Si calcola facilmente la concentrazione dell’EDTA (il titolante) che e’ in eccesso: ◦ [EDTA] = CEDTA V − VE V◦+V Inoltre, si puo’ assumere che lo ione metallico sia stato convertito completamente nel complesso metallo EDTA, la cui concentrazione sara’ pertanto quella iniziale dello ione metallico, corretta per la diluizione: M Y n−4 ◦ = CM n+ V◦ V +V ◦ A questo punto, la concentrazione di ione metallico libero puo’ essere ottenuta sostituendo i 2 valori approssimati appena trovati nella legge dell’azione di massa: K ′ = M Y n−4 [M n+ ] [EDTA] ◦ M n+ = V ◦ n+ V ◦ +V 1 CM V −VE ◦ K ′ CEDTA V ◦ +V = 1 CEDTA VE V ◦ +V V −VE ◦ K ′ CEDTA V ◦ +V ◦ = pM = = = 1 VE 1 ′ K V − VE 1 VE − log K ′ V − VE 1 VE − log ′ − log K V − VE VE log K ′ − log V − VE – La forma della curva di titolazione. Innanzitutto la curva sara’ crescente, perche’ nel corso della titolazione la concentrazione di ione metallico diminuisce costantemente. 112 Inoltre si ha: pMV =0 pMV =VE pMV →∞ ◦ ◦ = − log CM (= 1 se CM n+ n+ = 0.1) 1 1 = − log C ∗ + log K ′ = 5 se C ∗ = 0.1 e K ′ = 109 2 2 VE ′ = lim log K − log V →∞ V − VE = +∞ NOTA: la terza uguaglianza e’ assolutamente ragionevole: continuando ad aggiungere EDTA la concentrazione di ione metallico libero diventa sempre piu’ piccola, cioe’ pM → + ∞. – Studio della derivata per 0 < V < VE pM = ∝ d pM dV V V◦ ◦ 1 − CM n+ V◦+V VE V − log 1 − VE − log V − log 1 − VE 1 1 1 − = − ln (10) 1 − VV VE ∝ d dV E ∝ 1 1 − VVE NOTA: d log f (x) 1 d 1 = f (x) dx ln 10 f (x) dx Quindi: d pM V →0 dV d pM lim V →VE dV lim 113 = costante positiva = +∞ pM VE V – Studio della derivata per V > VE pM d pM dV = d dV log K ′ − log 1 = − ln (10) ∝ = = log K ′ − log VE V − VE 1 VE V −VE −VE 2 (V − VE ) VE V − VE ! d log f (x) 1 d 1 NOTA: = f (x) dx ln 10 f (x) dx VE V − VE VE (V − VE )2 1 V − VE Quindi: d pM V →VE dV d pM lim V →+∞ dV lim = +∞ = 0 NOTA: prima abbiamo visto: lim pM V →+∞ = +∞ che, naturalmente, non contraddice: d pM V →+∞ dV lim 114 = 0 pM VE V pM La curva completa e’: VE V • La dipendenza del salto della curva dai parametri sperimentali. – In questo caso e’ un po’ piu’ complicato perche’, come abbiamo visto: pMV →∞ = +∞ e quindi non abbiamo un punto di riferimento “naturale” su cui basarci per misurare il salto della curva – Allora possiamo prendere come misura del salto la seguente: ∆ = pMV =3/2VE − pMV =1/2VE Per trovare pMV =3/2VE utilizzo la relazione approssimata per V > VE : pM = log K ′ − log e quindi: 115 VE V − VE pMV =3/2VE VE − VE = log K ′ − log 3 2 VE = log K ′ − log VE 1 2 VE = log K ′ − log 2 Osservazione: pMV =3/2VE non dipende dalle concentrazioni: solo dalla costante di formazione condizionale. Per trovare pMV =1/2VE utilizzo la relazione approssimata per V < VE : pM = − log ◦ CM n+ V◦ ◦ V +V V 1− VE e quindi: pMV =1/2VE = − log = − log = − log = − log = − log 1 V◦ 2 VE 1 − VE V ◦ + 12 VE ◦ ◦ 1 CM n+ V 2 V ◦ + 12 VE ! ◦ 1 CM n+ 2 1 + 21 VVE◦ ◦ CM 1 n+ ◦ ◦ ◦ [in base alla CM = CEDTA VE ] n+ V ◦ 2 1 + 1 CM n+ ◦ 2 CEDTA 1 1 2 C ◦1 + 12 C ◦1 ◦ CM n+ M n+ EDTA In definitiva: ∆ = pMV =3/2VE − pMV =1/2VE 1 = log K ′ − log 2 + log 2 C ◦1 M n+ 1 + 21 C ◦1 Ritroviamo cio’ che abbiamo gia’ visto piu’ volte: – ∆ cresce al crescere di K ′ 116 EDTA ◦ ◦ – ∆ cresce al crescere di CM n+ e/o CEDTA (perche’ il denominatore del ◦ ◦ terzo logaritmo diminuisce al crescere di CM n+ e/o CEDTA ) • Agenti complessanti ausiliari. Abbiamo detto che le titolazioni con EDTA richiedono un ambiente basico in modo tale che la concentrazione di ione Y 4− sia sufficientemente elevata (equivalentemente: in modo tale che la costante di formazione condizionale K ′ = KαY 4− sia sufficientemente elevata). • Tuttavia, siccome praticamente tutti gli ioni dei metalli di transizione danno idrossidi poco solubili, non si puo’ fissare il pH a valori troppo elevati. • L’esigenza di lavorare a pH fortemente basico, ma nello stesso tempo di impedire la precipitazione del catione da titolare sotto forma di idrossido insolubile puo’ venire spesso soddisfatta con l’uso di un cosiddetto complessante ausiliario. • Un complessante ausiliario e’ un legante (diverso dall’EDTA) che ha le seguenti caratteristiche: – Forma con lo ione metallico un complesso sufficientemente piu’ stabile dell’idrossido, impedendo quindi la precipitazione di quest’ultimo anche a pH molto alti – Il complesso del metallo con il complessante ausiliario e’ pero’ meno stabile di quello del metallo con l’EDTA, altrimenti la titolazione in presenza del complessante ausiliario non sarebbe possibile! • Ad esempio, lo ione Cu2+ puo’ essere titolato con EDTA a pH = 10 in una soluzione tampone basata sulla coppia coniugata N H3 /N H4+ . L’uso del tampone ammoniacale non serve solo a fissare il pH: l’ammoniaca funge anche da complessante ausiliario per lo ione rameico. Infatti essa forma il complesso rame tetraammino: Cu2+ + 4N H3 = 2+ Cu (N H3 )4 che impedisce la precipitazione dell’idrossido: Cu2+ + 2OH − = Cu (OH)2(s) • Naturalmente, la presenza di un complessante ausiliario complica il calcolo della curva di titolazione, perche’ si deve tenere conto del fatto che una (gran) parte dello ione metallico si trova complessato con il complessante ausiliario e quindi un calcolo rigoroso deve considerare anche gli equilibri di complessazione fra lo ione metallico e il complessante ausiliario. 117 • Tanto per chiarire meglio, se lo ione metallico M n+ forma una serie n+ di complessi M Ln+ , M Ln+ M Ln+ col legante (neutro) L, la 2 , M L3 4 concentrazione di ione metallico libero da considerare nell’equilibrio di complessazione con l’EDTA: M n+ + EDTA = M Y n−4 e’ determinata (anche) dagli equilibri con il legante ausiliario: M n+ + L = M Ln+ M + 2L = M n+ + 3L = M Ln+ 2 M Ln+ 3 M n+ + 4L = M Ln+ 4 n+ • Tuttavia, anche questo problema puo’ essere semplificato con un’espediente del tutto simile a quello utilizzato per definire la costante di formazione condizionale. • Per fissare le idee consideriamo una titolazione con EDTA dello ione metallico M n+ in presenza di un complessante ausiliario in concentrazione iniziale CL◦ che puo’ dare i quattro complessi visti sopra con lo ione metallico. Indichiamo con β1 , β2 , β3 e β4 le corrispondenti costanti di equilibrio: β1 = β2 = β3 = β4 = [M Ln+ ] [M n+ ] [L] M Ln+ 2 2 [M n+ ] [L] M Ln+ 3 3 [M n+ ] [L] M Ln+ 4 4 [M n+ ] [L] • Dalle espressioni delle leggi dell’azione di massa e’ facile ricavare la frazione αM n+ di ione metallico libero rispetto alla concentrazione totale di ione metallico non complessato con l’EDTA. Per definizione: αM n+ = [M n+ ] [M n+ ] + [M Ln+ ] + M Ln+ + M Ln+ + M Ln+ 2 3 4 NOTATE: non compare il termine M Y n−4 perche’ vogliamo calcolare la frazione di ione metallico libero rispetto alla concentrazione totale di ione metallico non complessato con l’EDTA. 118 • Ricavo la concentrazione dei 4 complessi dalle 4 leggi dell’azione di massa e sostituisco nella relazione sopra scritta: M Ln+ M Ln+ 2 M Ln+ 3 M Ln+ 4 αM n+ = = = = = = β1 M n+ [L] 2 β2 M n+ [L] β3 M n+ [L]3 4 β4 M n+ [L] [M n+ ] 2 3 4 [M n+ ] + β1 [M n+ ] [L] + β2 [M n+ ] [L] + β3 [M n+ ] [L] + β4 [M n+ ] [L] 1 2 3 4 1 + β1 [L] + β2 [L] + β3 [L] + β4 [L] • A questo punto entra in gioco la semplificazione. αM n+ dipende dalla concentrazione di equilibrio del complessante ausiliario; tuttavia, se, come accade praticamente sempre, il complessante ausiliario viene aggiunto alla soluzione in largo eccesso rispetto allo ione metallico, la sua frazione che si lega al metallo e’ trascurabile rispetto alla concentrazione iniziale e quindi si puo’ assumere che la concentrazione di equilibrio del complessante ausiliario coincida con la sua concentrazione iniziale CL◦ (un’approssimazione del tutto simile a quella usata per il calcolo del pH in una soluzione tampone, se vi ricordate). • Quindi, si puo’ assumere: αM n+ = 1 1 + β1 CL◦ + β2 CL◦ 2 + β3 CL◦ 3 + β4 CL◦ 4 e αM n+ si puo’ calcolare conoscendo le costanti di equilibrio βi e la concentrazione iniziale del complessante ausiliario. • A questo punto, se indichiamo con [ML ] la concentrazione totale di ione metallico non legato all’EDTA, la legge dell’azione di massa per la formazione del complesso ione metallico – EDTA puo’ essere riscritta nel modo seguente: K ′ = = M Y n−4 [M n+ ] [EDTA] M Y n−4 αM n+ [ML ] [EDTA] 119 ′ K αM n+ = K ′′ = M Y n−4 [ML ] [EDTA] M Y n−4 [ML ] [EDTA] dove: K′ e’ la costante di formazione condizionale che contiene il termine αY 4− come abbiamo gia’ visto K ′′ e’ una nuova costante di formazione condizionale che ingloba l’ulteriore termine αM n+ che e’ costante nel limite dell’approssimazione secondo cui la concentrazione di equilibrio del legante L coincide con la sua concentrazione iniziale. • Analogamente a quanto visto per la costante di formazione condizionale K ′ , la legge dell’azione di massa scritta in termini della costante K ′′ si riferisce alla reazione: ML + EDTA = M Y n−4 dove ML e’ una seconda specie fittizia (oltre alla specie EDTA gia’ introdotta) che rappresenta cumulativamente tutto lo ione metallico non legato all’EDTA, cioe’ lo ione metallico libero M n+ piu’ tutti i suoi complessi con n+ il complessante ausiliario (nel caso considerato: M Ln+ , M Ln+ 2 , M L3 , n+ M L4 ) In questo modo non serve piu’ tenere conto di tutti gli equilibri fra lo ione metallico e il complessante ausiliario perche’ il loro effetto “e’ contenuto” nella specie fittizia ML • Calcolo della curva di titolazione in presenza di un complessante ausiliario. – Notazione: K ′′ CL◦ ◦ CM n+ V◦ ◦ CEDTA costante di formazione condizionale che tiene conto sia di αY 4− che di αM n+ concentrazione iniziale del complessante ausiliario concentrazione iniziale di ione metallico volume iniziale della soluzione di ione metallico concentrazione di EDTA nella soluzione titolante – La reazione da considerare e’: ML + EDTA = M Y n−4 dove ML e EDTA sono le due specie fittizie introdotte. 120 – Come al solito, il calcolo del volume di equivalenza e’ banale: ◦ ◦ CM n+ V = VE = ◦ CEDTA VE ◦ C n+ V ◦ ◦M CEDTA – V =0 Non e’ stato ancora aggiunto EDTA e quindi la concentrazione totale di ione metallico non legato all’EDTA, [ML ], coincide banalmente con ◦ CM n+ . Allora si avra’: M n+ = = αM n+ [ML ] ◦ αM n+ CM n+ NOTATE che αM n+ e’ un dato perche’ supponiamo note le costanti di formazione dei complessi fra lo ione metallico e il complessante ausiliario. Quindi: pM = ◦ − log (αM n+ CM n+ ) – 0 < V < VE E’ immediato il calcolo della concentrazione della specie fittizia ML con la solita formula: [ML ] = M n+ = = pM = ◦ CM n+ V◦ V◦+V αM n+ [ML ] V 1− VE V 1− VE ◦ V V ◦ 1− − log αM n+ CM n+ ◦ V +V VE ◦ αM n+ CM n+ V◦ V◦+V – V = VE La concentrazione di ML ed EDTA e’ la stessa ed e’ data da: C∗ = ◦ ◦ CM C◦ VE n+ V = EDTA ◦ V + VE V ◦ + VE Quindi: ML t=0 C∗ t=∞ x +EDTA = C∗ x 121 M Y n−4 0 C∗ − x oppure, facendo reagire completamente ML con EDTA: ML t=0 0 t=∞ x M Y n−4 C∗ ∗ C −x +EDTA = 0 x In ogni caso si ottiene: K ′′ C∗ − x x2 = e, se si puo’ assumere K ′′ → + ∞: K ′′ C∗ x2 r C∗ K ′′ ≈ x = In definitiva: M n+ pM = = = = αM n+ x r αM n+ − log C∗ K ′′ αM n+ r − log αM n+ s C∗ K ′′ ! C ◦ n+ V ◦ M V ◦ +VE K ′′ – V > VE La concentrazione della specie fittizia EDTA si calcola con la solita formula: [EDTA] = ◦ CEDTA V − VE V◦+V Inoltre, si puo’ assumere che la concentrazione di equilibrio del complesso ione metallico – EDTA coincida con la concentrazione iniziale di ione metallico, corretta, pero’ per la diluizione: M Y n−4 122 ◦ = CM n+ V◦ V +V ◦ I due valori per [EDTA] e M Y n−4 possono essere inseriti direttamente nella legge dell’azione di massa scritta in termini di K ′ (attenzione: K ′ , NON K ′′ ), che contiene direttamente la concentrazione dello ione metallico libero: K M n+ ′ M Y n−4 [M n+ ] [EDTA] 1 M Y n−4 K ′ [EDTA] = = ◦ V ◦ 1 CM n+ V ◦ +V V −VE ◦ K ′ CEDTA V ◦ +V = ◦ pM = − log V ◦ 1 CM n+ V ◦ +V V −VE ◦ K ′ CEDTA V ◦ +V ! Alternativamente, ma e’ un giro piu’ lungo, uso la K ′′ : K ′′ = [ML ] = = n+ M M Y n−4 [ML ] [EDTA] 1 M Y n−4 K ′′ [EDTA] ◦ V ◦ 1 CM n+ V ◦ +V V −VE ◦ K ′′ CEDTA V ◦ +V = αM n+ [ML ] ◦ = αM n+ V ◦ 1 CM n+ V ◦ +V V −VE ◦ K ′′ CEDTA V ◦ +V ! ◦ pM = − log αM n+ V ◦ 1 CM n+ V ◦ +V V −VE ◦ K ′′ CEDTA V ◦ +V !! • Analogamente a quanto gia’ detto per la costante di formazione condizionale K ′ , si puo’ osservare che la costante di formazione condizionale K ′′ contiene il fattore αM n+ . Se la concentrazione del complessante ausiliario e’ troppo elevata, la frazione di ione metallico libero αM n+ diventa troppo piccola facendo a sua volta diminuire troppo K ′′ , per cui il gradino della curva di titolazione non e’ piu’ sufficientemente netto da consentire la titolazione stessa. • Indicatori per le titolazioni con EDTA – I tipici indicatori per le titolazioni con EDTA si chiamano indicatori metallocromici. Il nome e’ dovuto al fatto che questi indicatori sono complessanti dello ione metallico e hanno colori diversi nella forma libera e in quella legata allo ione metallico. 123 – Ad esempio: In GIALLO +M n+ = M (In)n+ BLU – Il requisito essenziale di indicatore metallocromico e’ che esso deve legarsi allo ione metallico meno fortemente dell’EDTA – All’inizio della titolazione si introduce in soluzione una piccola quantita’ di indicatore che si leghera’ allo ione metallico impartendo alla soluzione il colore della forma complessata dell’indicatore. – Prima del punto di equivalenza, l’EDTA reagisce (quasi) esclusivamente con lo ione metallico libero e quindi la soluzione resta del colore iniziale. – L’ultima frazione di EDTA aggiunto prima del punto finale non trova piu’ ione metallico libero in soluzione e quindi reagisce con quello legato all’indicatore, sottraendolo al complesso con quest’ultimo (ecco perche’ il complesso ione metallico – indicatore deve essere meno stabile del complesso ione metallico – EDTA): cio’ determina un cambio di colore della soluzione da quello dell’indicatore complessato a quello dell’indicatore libero. – Moltissimi indicatori metallocromici sono anche indicatori acido base, cioe’ le varie forme coniugate hanno di per se’ colori diversi. Cio’ fa’ si’ che anche il pH sia importante nel determinare la variazione di colore osservata: in alcuni intervalli di pH la variazione di colore puo’ non essere soddisfacente per la determinazione del punto finale della titolazione. – Moltissimi indicatori metallocromici sono poco stabili nel tempo e quindi le loro soluzioni vanno preparate al memento dell’uso. – Alcuni indicatori formano con alcuni ioni metallici dei complessi che, pur essendo meno stabili dei corrispondenti complessi con EDTA (e quindi adatti alla rivelazione del punto di equivalenza), si dissociano lentamente (si dice che lo ione metallico “blocca” l’indicatore). Cio’ rappresenta un limite al loro impiego; tuttavia, questi indicatori possono essere utilizzati in titolazioni di ritorno. – Ad esempio, l’indicatore chiamato “nero eriocromo T” viene bloccato dagli ioni Cu2+ . Tuttavia, puo’ essere impiegato per la titolazione di ioni rame nel modo seguente. Alla soluzione di ioni rame si aggiunge un eccesso noto di EDTA e quindi tutti gli ioni rame vengono complessati dall’EDTA. Solo a questo punto si aggiunge il nero eriocromo: esso non si lega agli ioni rame perche’ il complesso rame–EDTA e’ piu’ stabile: la soluzione apparira’ del colore dell’indicatore libero (non complessato). L’eccesso di EDTA viene titolato con una soluzione standard di ioni M g 2+ : il primo eccesso di ioni magnesio dopo il punto finale andra’ a legarsi con il nero eriocromo determinando cosi’ un brusco cambiamento di colore della soluzione. • Tecniche di titolazione con EDTA. 124 – Titolazione diretta E’ la classica titolazione in cui la soluzione dell’analita viene posto in un beaker e si aggiunge una soluzione standard di EDTA dalla buretta. Normalmente il pH viene fissato con un tampone ad un valore ottimale che: ∗ determini una costante di formazione condizionale sufficientemente elevata ∗ ma sia allo stesso tempo sufficientemente contenuto in modo da evitare la precipitazione dello ione metallico come idrossido insolubile Eventualmente, si dovra’ utilizzare un complessante ausiliario. – Titolazione di ritorno Si aggiunge alla soluzione dell’analita un eccesso di EDTA e poi si titola l’eccesso di EDTA con una soluzione standard di un secondo ione metallico (ad esempio M g 2+ ). Le titolazioni di ritorno si fanno: ∗ quando l’analita precipiterebbe in assenza di EDTA ∗ quando l’analita blocca l’indicatore (esempio del Cu2+ col nero eriocromo visto prima) ∗ quando la reazione fra l’analita e l’EDTA e’ lenta Ovviamente, in una titolazione di ritorno, il complesso fra l’EDTA e lo ione usato per titolare l’eccesso di EDTA deve essere meno stabile del complesso fra l’EDTA e l’analita. – Titolazione per spostamento Vengono eseguite quando non esiste un indicatore soddisfacente per l’analita. In pratica, la soluzione di analita viene trattata con un eccesso di un complesso dell’EDTA con un secondo ione metallico, ad esempio M gY 2− ; l’analita sostituisce (“sposta”) lo ione ausiliario nel complesso liberando una quantita’ stechiometrica di quest’ultimo: M n+ + M gY 2− = M Y n−4 + M g 2+ Lo ione liberato puo’ quindi essere titolato con una soluzione di EDTA standard. Naturalmente, tutto cio’ puo’ funzionare solo se il complesso dello ione metallico ausiliario e’ meno stabile di quello dell’analita Esempi: Hg 2+ + M gY 2− = HgY 2− + M g 2+ 2− N i (CN )4 = 2Ag (CN )2 + N i2+ + 2Ag + − – Titolazione indiretta Con questa tecnica si possono dosare anioni con EDTA. 125 ∗ In una prima versione, l’anione viene precipitato con un catione con cui forma un sale insolubile. Il precipitato viene filtrato e lavato e infine ridisciolto (a pH opportuno) mediante trattamento con un eccesso di EDTA, che complessa il catione. Ad esempio: SO42− + Ba2+ pH=1 = BaSO4 (s) pH=10 BaSO4 (s) + EDTA a caldo = SO42− + BaY 2− L’eccesso di EDTA viene infine titolato con una soluzione standard di ioni M g 2+ . ∗ In una seconda versione, l’anione viene ancora precipitato con un eccesso noto di un catione sotto forma di sale insolubile. Questa volta, tuttavia, si titola con una titolazione diretta l’eccesso del catione rimasto in soluzione. – Mascheramento/demascheramento. Nella titolazione di miscele di cationi con EDTA spesso si impiega la tecnica del mascheramento, che consiste nell’utilizzare un complessante piu’ forte dell’EDTA e capace di reagire selettivamente con uno o solo alcuni degli ioni presenti nella soluzione da analizzare. Tali ioni non vengono quindi titolati dall’EDTA: sono, cioe’, mascherati. Ad esempio, lo ione magnesio in una miscela M g 2+ /Al3+ puo’ essere titolato con EDTA mascherando lo ione Al3+ con ioni F − : Al3+ + nF − = AlFn3−n (n = 1 − 6) Uno ione metallico mascherato con un agente mascherante, puo’ essere successivamente “demascherato” con un opportuna reazione. Ad esempio, lo ione CN − e’ un agente mascherante per molti ioni metallici. Questi possono essere successivamente demascherati per trattamento con formaldeide, che reagisce con lo ione cianuro sottraendolo al complesso con lo ione metallico: H1 n−m M (CN )m + m C H OH + O + mH = M n+ + H C CN H – Utilizzando agenti complessanti ausiliari, mascheranti, demascheranti e regolando opprotunamente il pH, e’ possibile analizzare con EDTA miscele anche molto complesse di ioni metallici. 126