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orgoglio e pregiudizio e zombie

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orgoglio e pregiudizio e zombie
Jane Austen
Seth Grahame-Smith
ORGOGLIO
E PREGIUDIZIO
E ZOMBIE
Romanzo
Un invito alla lettura
Titolo originale
Pride and Prejudice and Zombies
Traduzione di Isa Maranesi
e Roberta Zuppet
Traduzione di Isa Maranesi
su licenza di Garzanti Libri S.p.A., Milano
Gruppo editoriale Mauri Spagnol
Originally published in the USA under the title
Pride and Prejudice and Zombies # 2009 by Quirk Productions, Inc.
Cover art courtesy the Bridgeman Art Library International Ltd.
Cover zombification by Doogie Horner
All rights reserved
First Published in English by Quirk Books, Philadelphia, Pennsylvania
Italian edition licensed through Nabu International Literary Agency
# 2009 Casa Editrice Nord s.u.r.l.
Gruppo editoriale Mauri Spagnol
CAPITOLO 1
cosa nota e universalmente riconosciuta
che uno zombie in possesso di un cervello
debba essere in cerca di altro cervello. E tale
verità si era dimostrata in tutta la sua evidenza durante le recenti aggressioni a Netherfield Park, nelle
quali una famiglia di diciotto persone era stata massacrata e divorata da un’orda di morti viventi.
« Caro Mr Bennet, sapete che Netherfield Park è
stato finalmente riaffittato? » disse un giorno una signora al marito.
Mr Bennet rispose che non lo sapeva e continuò
ad affilare il pugnale e a lucidare il moschetto perché, nelle ultime settimane, gli attacchi degli innominabili si erano succeduti con frequenza allarmante.
« Ma sı̀ », insistette lei.
Mr Bennet non fece commenti.
« Insomma non volete sapere chi l’ha preso in affitto? » esclamò a quel punto la moglie, cominciando a perdere la calma.
« Donna, sto lucidando il moschetto. Continuate
a blaterare, se proprio dovete, ma lasciate che difenda la mia proprietà! »
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Tanto bastò per incoraggiarla. « Ecco, caro, vedete: Mrs Long sostiene che Netherfield è stato affittato a un facoltoso gentiluomo, fuggito da Londra su
un tiro a quattro allorché la singolare pestilenza ha
superato il fronte di Manchester. »
« Come si chiama? »
« Bingley. Uno scapolo con quattro, cinquemila
sterline all’anno di rendita. Che occasione per le nostre figlie! »
« Come? Che c’entrano loro? Saprà forse addestrarle all’uso della spada e del moschetto? »
« Si può essere cosı̀ noiosi? È evidente che intendo dargliene una in moglie! »
« In moglie? Coi tempi che corrono? Questo
Bingley non è certo venuto a stabilirsi qui con le
medesime intenzioni. »
« Intenzioni? Che sciocchezze andate dicendo?
Vi sono molte probabilità che gli succeda d’innamorarsi di una delle nostre figlie, perciò bisogna che vi
affrettiate a fargli visita, non appena sarà arrivato. »
« Non vedo come. Poi non dobbiamo avventurarci per le strade, a meno che non sia assolutamente necessario, cosı̀ da non perdere altri cavalli e carrozze nella tremenda sciagura che da qualche tempo si è abbattuta sul nostro amato Hertfordshire. »
« Fatelo per le vostre figlie! »
« Lo faccio proprio per loro, stolta donna! Preferisco di gran lunga che le loro menti siano impiegate ad assimilare le arti mortali e non ottenebrate da
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sogni di matrimonio e di ricchezza, come – è evidente – lo è la vostra! Fate visita a questo Bingley,
se dovete, ma vi avverto: nessuna delle nostre ragazze è dotata di grandi qualità; sono sciocche e
ignoranti come la madre. A eccezione di Lizzy,
che è dotata di un istinto assassino un po’ più accentuato di quello delle sue sorelle. »
« Mr Bennet, non capisco come si possa trattare a
questo modo le proprie figlie. Ci provate gusto a
tormentarmi. Non avete nessuna pietà dei miei poveri nervi. »
« Vi sbagliate, cara. Ho per i vostri nervi il massimo rispetto. Siamo vecchie conoscenze. Sono almeno
vent’anni che quasi non sento parlare d’altro. »
Mr Bennet era un tale, insolito miscuglio di acutezza, umorismo, sarcasmo, pudore e autodisciplina
che la consuetudine di ventitré anni di matrimonio
non era bastata alla moglie per comprenderne il carattere. La natura di lei era assai meno complessa.
Era una donna d’intelligenza modesta, di scarsa cultura e di carattere incerto. Se era scontenta, si convinceva di essere nervosa e se era nervosa – come accadeva quasi sempre da quando, all’epoca della sua
gioventù, si era verificato il primo caso di quella singolare pestilenza – cercava conforto in quelle tradizioni che gli altri consideravano mere sciocchezze.
Lo scopo dell’esistenza di Mr Bennet era tenere
in vita le figlie. Quello dell’esistenza di Mrs Bennet
era trovare loro marito.
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CAPITOLO 2
r Bennet fu tra i primi ad andare a trovare Mr Bingley. Aveva sempre avuto quell’intenzione, anche se con la moglie aveva continuato a sostenere il contrario e, fino alla sera successiva alla visita, lei non ne seppe nulla. Solo
allora la notizia fu divulgata, nel modo che segue.
Mr Bennet stava osservando la sua secondogenita
intenta a incidere lo stemma di famiglia sull’elsa
di una nuova spada, quando all’improvviso la apostrofò: « Spero che piacerà a Mr Bingley, Lizzy ».
« Non siamo nelle condizioni di sapere che cosa
piaccia a Mr Bingley, dal momento che non andremo a trovarlo », disse la moglie, risentita.
« Non dimenticate, mamma, che dovremo incontrarlo al prossimo ballo », intervenne Elizabeth.
Mrs Bennet non si degnò di replicare ma, incapace di controllarsi, cominciò a prendersela con una
delle figlie.
« Vuoi smetterla di tossire a quel modo, Kitty,
per l’amor del Cielo! Pare che tu sia stata colpita
dalla pestilenza! »
« Mamma! Che cosa orribile da dire, con tutti
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questi zombie in circolazione! » ribatté Kitty, indispettita. « Quando sarà il prossimo ballo, Lizzy? »
« Domani mancheranno quindici giorni. »
« Purtroppo », si lamentò la madre, « e sarà impossibile fare le presentazioni, giacché non avremo
ancora avuto il tempo di conoscerlo. Oh, come vorrei non aver mai udito il nome Bingley! »
« Mi dispiace... Ma perché non me lo avete detto
prima? Se avessi saputo una cosa simile, questa
mattina mi sarei ben guardato dall’andare a trovarlo. È un vero peccato ma, siccome la visita è stata
fatta, non possiamo più fare a meno d’incontrarlo,
ormai. »
Lo stupore delle donne non fu inferiore alle
aspettative; quello di Mrs Bennet riuscı̀ forse a superarle, anche se, cessate le prime tumultuose manifestazioni di gioia, fu proprio lei a dichiarare
che se l’era sempre aspettato.
« Che bravo siete stato, caro Mr Bennet! Ma sapevo che sarei riuscita a convincervi, alla fine. So che
amate troppo le vostre figlie per trascurare una conoscenza simile. Quanto mi fa piacere! E poi, che
bello scherzo è stato: andarci questa mattina, e
non farne parola fino a ora! »
« Non scambiate la mia indulgenza per rilassatezza », disse Mr Bennet. « Le ragazze continueranno l’addestramento come sempre, Bingley o non
Bingley. »
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« Certo, certo! » esclamò Mrs Bennet. « Saranno
tanto micidiali quanto affascinanti! »
« Adesso, Kitty, puoi tossire quanto ti pare », disse Mr Bennet e, cosı̀ dicendo, uscı̀ dalla stanza, stremato dagli slanci della moglie.
« Avete un padre straordinario, ragazze », disse
quest’ultima, allorché l’uscio si fu richiuso. « Gioie
simili sono rare da quando il Signore ha ritenuto
opportuno chiudere le porte dell’inferno e condannare i morti a camminare tra noi. Lydia, tesoro mio,
anche se sei la più giovane, tendo a credere che Mr
Bingley danzerà con te, al prossimo ballo. »
« Oh, non ho nessun timore », replicò risolutamente Lydia. « Sono la più giovane, certo, ma anche
la più abile nell’arte di ammaliare l’altro sesso. »
Il resto della serata fu speso a congetturare su
quando Mr Bingley avrebbe restituito la visita a
Mr Bennet e a decidere quando lo si sarebbe dovuto
invitare a cena.
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CAPITOLO 3
utto ciò che Mrs Bennet, con l’aiuto delle sue
cinque figlie, poté chiedere sull’argomento
non bastò tuttavia a farle avere dal marito
una descrizione soddisfacente di Mr Bingley. Lo attaccarono in vari modi – con domande dirette, ingegnose supposizioni e insinuazioni velate –, ma egli
aggirò tutti i loro tranelli e alla fine dovettero accontentarsi delle informazioni di seconda mano della
loro vicina, Lady Lucas. La sua testimonianza fu
decisamente favorevole. Sir William ne era rimasto
affascinato. Mr Bingley era giovane, molto bello, e
per di più sarebbe stato presente alla successiva festa con un nutrito gruppo di amici. Cosa si poteva
desiderare di più?
« Se mi fosse concesso vedere una delle mie figlie
felicemente sistemata a Netherfield, e tutte le altre
fare matrimoni come questo, non avrei più altri desideri al mondo », confidò Mrs Bennet al marito.
« Nemmeno io, se mi fosse concesso di vederle
sopravvivere tutte e cinque alle attuali difficoltà
dell’Inghilterra », replicò lui.
Pochi giorni dopo, Mr Bingley ricambiò la visita
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di Mr Bennet, e rimase con lui in biblioteca per una
decina di minuti. Aveva sperato di essere ammesso
alla presenza delle signorine, della cui avvenenza e
della cui abilità nei combattimenti aveva molto sentito parlare, ma non poté incontrare che il padre. Le
signorine poterono dirsi più fortunate perché, da
una finestra del piano superiore, videro che Mr
Bingley indossava un soprabito blu, cavalcava un
cavallo nero e, sulla schiena, portava una carabina
francese, arma assai strana per un inglese. Tuttavia,
dalla goffaggine con cui la maneggiava, Elizabeth
concluse che non fosse molto addestrato nell’uso
del moschetto o nelle arti mortali.
Un invito a cena fu inoltrato subito dopo, e Mrs
Bennet aveva già avuto modo di predisporre le portate che dovevano dar lustro alla sua fama di padrona di casa, quando arrivò una risposta che mandò tutto all’aria. Mr Bingley doveva essere in città il
giorno dopo, e si trovava pertanto nell’impossibilità
di accettare l’onore del loro invito, eccetera, eccetera. Mrs Bennet rimase assai sconcertata. Non arrivava a immaginare quali impegni lui potesse avere
in città a cosı̀ breve distanza dal suo arrivo nell’Hertfordshire. Ma Lady Lucas la tranquillizzò alquanto, prospettandole l’ipotesi che Mr Bingley si
fosse recato a Londra al solo scopo di raccogliere
una numerosa comitiva da invitare al ballo. Infatti,
di lı̀ a poco, si sparse la notizia che Mr Bingley era
atteso alla festa in compagnia di dodici signore e di
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sette cavalieri. Le ragazze si lagnarono di una cosı̀
alta presenza di dame, ma si consolarono quando
vennero a sapere che, al posto di dodici, Mr Bingley
ne avrebbe portate da Londra soltanto sei: le sue
cinque sorelle e una cugina. E, quando la comitiva
fece il suo ingresso nella sala delle feste, risultò
composta di non più di cinque persone: Mr Bingley,
due delle sue sorelle, il marito della maggiore, e un
altro giovane.
Mr Bingley si presentava come un uomo attraente e distinto; aveva un contegno affabile e modi disinvolti, per nulla affettati. Le sorelle erano due
donne di bella presenza e di un’eleganza superiore.
Il cognato, Mr Hurst, era semplicemente un gentiluomo, ma fu il suo amico, Mr Darcy, ad attirare
di colpo l’attenzione della sala, con il suo fisico alto
e slanciato, i tratti perfetti e il portamento nobile.
Senza contare ciò che si diceva di lui, e che fu sulla
bocca di tutti cinque minuti dopo il suo ingresso:
dalla caduta di Cambridge, aveva ucciso più di mille innominabili. Gli uomini in sala lo definirono un
bel tipo d’uomo, le donne giunsero a dichiarare che
era molto più bello di Mr Bingley; insomma Mr
Darcy fu oggetto di grande ammirazione, almeno
finché il suo comportamento non si prestò a critiche
tali da oscurare l’astro nascente della sua popolarità. Ci si rese infatti conto che era un uomo altezzoso, che non si degnava di unirsi alla compagnia e al
divertimento generale.
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Mr Bingley aveva subito fatto conoscenza con le
persone più importanti della sala; era allegro e disponibile, non aveva perso un ballo, si era lamentato del fatto che le danze finissero troppo presto, e
aveva accennato a una festa a Netherfield. E, benché non potesse rivaleggiare con Mr Darcy nell’uso
della spada e del moschetto, qualità cosı̀ amabili si
raccomandavano da sole. Che contrasto tra lui e il
suo amico! Era l’uomo più presuntuoso e detestabile del mondo, e tutti si trovarono d’accordo nell’augurarsi che non si facesse più vedere. Tra i suoi nemici più accaniti c’era Mrs Bennet, la cui disapprovazione, inizialmente ispirata solo dal contegno di
Mr Darcy, era stata esacerbata da un risentimento
di ordine personale, giacché quell’uomo aveva
mancato di riguardo a una delle sue figlie.
Data la scarsità di cavalieri, Elizabeth Bennet era
stata costretta a restare seduta per due giri di danza
e, a un certo punto, si era trovata abbastanza vicina
a Mr Darcy da cogliere una sua conversazione con
Mr Bingley, il quale aveva momentaneamente
smesso di ballare per convincere l’amico a seguirlo.
« Andiamo, Darcy », aveva detto. « Vorrei vedervi danzare. Non sopporto che ve ne stiate qui tutto
solo. È una cosa stupida. »
« Me ne guardo bene. Sapete quanto io detesti
danzare, a meno di non essere particolarmente affiatato con la mia dama. A una festa come questa,
sarebbe insopportabile. Le vostre sorelle sono già
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impegnate, e non c’è un’altra donna in sala la cui
compagnia non prenderei per un castigo. »
« Parola d’onore, in vita mia non ho mai incontrato tante ragazze simpatiche come questa sera. E
ce ne sono alcune, ammetterete, straordinariamente
graziose », aveva esclamato Mr Bingley.
« Si dà il caso che proprio voi stiate ballando con
l’unica bella ragazza della sala », aveva detto Mr
Darcy, alludendo alla maggiore delle sorelle Bennet.
« Ah, sı̀, è la più bella creatura che abbia mai incontrato! Ma vi faccio notare che alle vostre spalle è
seduta una delle sue sorelle, che è piuttosto graziosa e, a mio parere, assai simpatica. »
« Di chi state parlando? » aveva chiesto Darcy e,
voltandosi, si era messo a osservare Elizabeth, ma
ne aveva incontrato lo sguardo un attimo dopo. Allora aveva distolto il suo e aveva detto freddamente: « È passabile, ma non è abbastanza bella per me,
e poi non ho intenzione, ora come ora, di dedicarmi
alle signorine trascurate dagli altri cavalieri ».
Quindi Mr Darcy si era allontanato. Elizabeth si
era sentita gelare il sangue. Non era mai stata insultata cosı̀ in vita sua. Il Codice dei Guerrieri le imponeva di vendicare il proprio onore. Badando a non
attirare l’attenzione, aveva allungato la mano verso
la caviglia e le sue dita avevano incontrato il pugnale nascosto sotto il vestito. Intendeva seguire quell’arrogante fuori dalla sala e tagliargli la gola.
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Tuttavia, non appena aveva impugnato il manico dell’arma, si era levato un coro di urla, seguito da
un rumore di vetri infranti. Poi, con movimenti goffi eppure rapidi, un gruppo d’innominabili aveva
fatto irruzione nella sala. Alcuni indossavano abiti
da sera cosı̀ sbrindellati da risultare scandalosi; altri
completi cosı̀ sudici che parevano composti solo di
terriccio e di sangue secco. La loro carne si mostrava in vari gradi di decomposizione; quelli appena
colpiti erano flessuosi e verdognoli, mentre quelli
deceduti da tempo apparivano grigi e friabili, con
gli occhi e la lingua ormai ridotti in polvere, e le labbra contratte in un eterno sorriso lugubre.
Gli sfortunati ospiti che si trovavano troppo vicini alle finestre erano stati afferrati e divorati senza
indugio. Quando Elizabeth si era alzata, aveva visto
Mrs Long lottare per liberarsi da due orrendi zombie di sesso femminile; alla fine, le due creature le
avevano addentato la testa, rompendogliela come
una noce e facendo schizzare uno zampillo di sangue scuro fino ai lampadari.
Mentre gli ospiti fuggivano in tutte le direzioni,
la voce di Mr Bennet aveva soverchiato il baccano.
« Ragazze! Pentacolo di Morte! »
Elizabeth aveva immediatamente raggiunto Jane, Mary, Catherine e Lydia al centro della sala da
ballo. Ciascuna di loro si era sfilata un pugnale dalla caviglia ed era rimasta immobile su una delle cinque punte di un’immaginaria stella. Poi avevano
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cominciato ad avanzare all’unisono, col pugnale in
una mano e tenendo il dorso dell’altra premuto alla
base della schiena.
Da un angolo della sala, Mr Darcy osservava Elizabeth e le sue sorelle decapitare uno zombie dopo
l’altro. Conosceva solo un’altra donna in Gran Bretagna in grado di maneggiare un pugnale con tanta
abilità, eleganza e micidiale precisione.
Una volta che le ragazze ebbero raggiunto le pareti della sala, anche l’ultimo innominabile giacque
sul pavimento, ormai definitivamente morto.
A parte l’aggressione, la serata, tutto sommato,
era trascorsa piacevolmente per tutta la famiglia.
Mrs Bennet aveva notato come la figlia maggiore
avesse suscitato molta ammirazione nel gruppo di
Netherfield. Mr Bingley aveva danzato con lei
due volte, e ciò non era sfuggito alle sorelle di lui.
Jane ne era tanto contenta quanto la madre, ma in
un modo più tranquillo. Elizabeth partecipava alla
gioia di Jane. Mary era stata citata da Miss Bingley
come la ragazza più compita della zona; e Catherine e Lydia erano state abbastanza fortunate da non
restare mai senza cavaliere, il che, fino a quel momento, era l’unica cosa cui avessero imparato a far
caso durante una festa. Tornarono perciò di ottimo
umore a Longbourn, il villaggio in cui vivevano e di
cui erano i più importanti residenti.
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