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LO STATO SOCIALE è una band

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LO STATO SOCIALE è una band
“Se non avessimo provato a giocarcela, questa partita non sarebbe mai
esistita.”
LO STATO SOCIALE
è una band
di Bologna. Con i due album Turisti della
democrazia (2012) e L’Italia peggiore (2014)
hanno ottenuto un grande successo di pubblico, con dischi in classifica, tour di concerti sold-out e un seguito in vertiginosa
crescita. Questo è il loro primo romanzo.
In copertina:
Illustrazione © Sarah Mazzetti
Fotografia degli autori © Sami Oliver Nakari
Art Director: Francesca Leoneschi
Graphic Designer: Mariagloria Posani / theWorldof DOT
www.rizzoli.eu
ISBN 978-88-17-08885-5
€ 17,00
/RizzoliLibri
@RizzoliLibri
Zeno e Genio sono amici da sempre. Il primo è disoccupato e scrive reportage online, l’altro scarrozza turisti con un pulmino
Volkswagen soprannominato “la Caffettiera”. Alla soglia dei trenta, il tempo per loro
pare essersi fermato, in una Bologna che in
fondo è sempre la stessa, tra concerti in
giro e litri di sangiovese al bar di Luca. A
cambiare le cose arriva una chioma riccia e
scura, con un sorriso contagioso e un vestitino a fiori che sa di primavera. Eleonora è
bella e carismatica, in un colpo solo conquista il cuore di Zeno e rianima il collettivo
studentesco che tutti davano per morto.
Il vero cambiamento, però, arriva dall’alto.
Al venticinquesimo piano di un grattacielo a
Vevey, in Svizzera, due vecchi scienziati lavorano a un sistema di controllo della Rete
talmente grande e infallibile che potrebbe
diventare la più terribile arma del x xi secolo. A Bologna, il collettivo si infiamma:
come si fa a restare fermi, quando la libertà
di tutti viene messa a repentaglio? Un gruppo di contestatori parte con il bus di Genio alla volta della Svizzera, per unirsi a un
movimento di protesta che sta travolgendo
l’Europa e il mondo intero.
Tra tradimenti e nuovi incontri, fughe improvvise, passioni e sogni rivoluzionari, alla
fine c’è solo una certezza: lottare significa
cambiare ogni giorno. Per far succedere
qualcosa, per tener viva l’energia, che è l’unica cosa che ci resta quando tutto è fermo.
Lo Stato Sociale
Il movimento è fermo
Proprietà letteraria riservata
© 2016 Rizzoli Libri S.p.A. / Rizzoli
ISBN 978-88-17-08885-5
Prima edizione: giugno 2016
Il movimento è fermo
A chi sa amare e ogni giorno crea possibilità:
percorrendo nuove strade, occupando spazi, liberando idee.
PRIMA PARTE
1
Premessa
A malincuore devo comunicarvi che i protagonisti di
questa storia, alla fine della stessa, moriranno.
Non ho ulteriori informazioni al momento, potrebbe
trattarsi di una morte drammatica e straziante: un crescendo di pathos sviluppato sul racconto delle persone
che gli hanno voluto bene e sull’empatia che scaturisce
dall’immedesimazione eccetera, eccetera. Oppure potrebbe essere una morte cruda e distaccata: la solitudine
degli uomini soli e nessuno che ci capisce mai come noi
capiamo noi stessi eccetera, eccetera. Oppure un sacrificio necessario per il bene dell’umanità come Bruce Willis in Armageddon o il povero Charlie in quella puntata di
Lost o Giulio Andreotti nella sua autobiografia eccetera,
eccetera. Potrebbe essere una morte desiderata da tutti,
perché, forse, i protagonisti sono in realtà dei gran cattivoni che stanno sulle palle a chiunque e hanno progettato un virus che si diffonde con le onde delle connessioni
wi-fi eccetera, eccetera. Per quanto ne so, potrebbero morire in un’esplosione atomica o scivolando in acqua dal
bordo di una piscina mentre soffiano via foglie con quei
phon giganti. Oppure mangiando il nocciolo di un’oliva
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“Bella di Cerignola”, rompendosi la testa contro il lavandino del bagno, o per colpa di qualche malattia, una
guerra, suicidio, annegamento, esplodere nello spazio eccetera, eccetera.
So di certo che non ci saranno viaggi nel tempo, teletrasporti, alieni e altre dimensioni ma davvero non so
dirvi come moriranno i nostri protagonisti. Purtroppo
sono al corrente solo del fatto che succederà. I percorsi,
le avventure, le scelte, gli amori e le disgrazie sono tutto
quello che, in questo momento, posso offrire.
2
L’incoscienza di Zeno
Avete mai letto Soffocare di Palahniuk? Avete presente
come inizia?
“Se stai per metterti a leggere, evita.”
Ecco, io l’ho preso alla lettera e non sono mai andato
oltre la prima pagina.
Dite che ho fatto male?
Chissà, forse sarebbe stata una lettura che mi avrebbe
cambiato la vita. Però penso che si debba instaurare fin
da subito un rapporto di fiducia con l’autore, e io, quella
volta, mi sono fidato.
Poi ho imparato a convivere con la possibilità che le
scelte che faccio non siano le scelte giuste. Quello che mi
sembra adatto adesso potrebbe poi trasformarsi in una
cazzata colossale. Chi lo sa.
Chi lo sa se l’impiegato di banca, da piccolo, pensava
che da grande sarebbe diventato un impiegato di banca, oppure se quel compagno di classe che aveva grande
successo con le ragazzine sapeva che da grande sarebbe
stato l’addetto vendita, ovvero il commesso, nel grande
negozio di articoli sportivi della grande multinazionale,
della grande distribuzione.
11
Di certo nessuno può averne la certezza, ma sognare
non costa niente e io ci credo poco che qualcuno abbia
mai sognato di fare l’impiegato in un call-center. Con tutto il rispetto per gli impiegati dei call-center.
Se poi una volta tentato un lavoro a caso, così per provare, ti accorgi di odiarlo come e più di quanto odiavi la
scuola a 17 anni, be’, allora è il momento in cui chiedersi
se non sei tu quello un po’ fuori posto. Disadatto. Salvo
poi ricordarti di avere un’inestimabile passione per le parole e più in generale per le storie che le parole raccontano.
Si chiama “incoscienza”, perché bisogna essere incoscienti per fare una cosa del genere, prendere gli insegnamenti e l’educazione di una vita e metterli da parte per
fare qualcosa di completamente nuovo, non solo per te,
ma per tutto il tuo albero genealogico. Una laurea umanistica e un bel blog su cui vomitare tutte le tue idee del
cazzo. E che si fottano l’ordine dei giornalisti e tutti i mestieranti della parola plasmata sul pubblico che poi viene
plasmato sulla parola e così all’infinito.
Ora, mio padre fa l’artigiano e dice cose tipo questa:
«Se scrivere fosse un lavoro dovrebbero pagare tua madre anche quando scrive la lista della spesa».
Simpatico, no? Be’, lui non lo sa, pensa di aver fatto
una battuta divertente, ma in realtà ha ragione. A mia
mamma piace fare la lista della spesa, la fa senza che
nessuno la paghi per farlo. Secondo me tutti dovrebbero
fare quello che gli piace fare, rendersi utili a prescindere e venire pagati a prescindere, tanto quanto basta per
essere felici. Vedete, mio babbo è un grande sociologo e
non lo sa, così come io potrei essere un grande giornali12
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