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ISTITUTO DI PSICOTERAPIA PSICOUMANITAS
CORSO QUADRIENNALE DI SPECIALIZZAZIONE IN
PSICOTERAPIA AD ORIENTAMENTO UMANISTICO
Anno Accademico 2013
“POR MENTE AL CORPO”
ANNO DI CORSO
II
Tutor
Silvia Meucci
Corsista
Piccinini Sabrina
I
“Cammina senza piedi,
vola senza ali,
pensa senza mente”
(Osho)
II
INTRODUZIONE
1
CAPITOLO 1. DALLA VEGETOTERAPIA ALLA BIOENERGETICA
2
PAR 1.1 LE BASI DELLA BIOENERGETICA
2
1.1.1 SIAMO IL NOSTRO CORPO: IL LINGUAGGIO DEL CORPO
7
1.1.2 I PROCESSI ENERGETICI CORPOREI: ESPANSIONE E CONTRAZIONE
8
PAR 1.2 L’IO SI VESTE DEL CORPO
10
1.2.1 LA CARATTERIOLOGIA
11
1.2.3 LA STRUTTURA DEL CARATTERE SCHIZOIDE
11
1.2.4 LA STRUTTURA DEL CARATTERE ORALE
13
1.2.5 LA STRUTTURA DEL CARATTERE PSICOPATICO
14
1.2.6 LA STRUTTURA DEL CARATTERE MASOCHISTA
16
1.2.7 LA STRUTTURA DEL CARATTERE RIGIDO
17
1.2.8 CONFLITTI E DIRITTI
19
CAPITOLO 2 IL PROCESSO DELL’ANALISI BIOENERGETICA
21
PAR 2.1 TERAPIA BIOENERGETICA: UNA FACCENDA DI CUORE
22
2.1.1 LE “DIFESE DEL CUORE”
24
2.1.2 IL CORPO COME PROTAGONISTA
25
PAR 2.2 LE FASI DELLA TERAPIA
28
2.2.1 LA STORIA DELLE MIE DIFESE
28
2.2.2 CIÒ CHE DI ME NON CONOSCO
29
2.2.3 LA RABBIA: IRA DIVINA O DISASTRO NATURALE?
30
2.2.4 IL PROCESSO VERBALE: UN MODO PER RICONCILIARSI CON LA REALTÀ FISICA ED EMOTIVA
31
CONCLUSIONI E RIFLESSIONI
33
III
INTRODUZIONE
Ho deciso di ricominciare da me… dalla mia storia e dalla mia mente,
ma in un modo diverso. “Perché mi è difficile farmi aiutare e avere
fiducia in me stessa? Perché mi è difficile smettere di tenere le cose
sotto controllo?” La risposta credo di averla trovata in una sola parola,
“esistere”. Ma, come da ogni buona risposta, sono nati nuovi
interrogativi ... “come posso sapere chi sono?”.
Questo lavoro prende origine dal mio rapporto con il corpo, dal senso
di libertà e costrizione nel quale ciclicamente ricado e dalla voglia di
infiltrarmi nella mia stessa vita, in un modo nuovo e creativo.
Por mente al corpo è uno dei cardini della bioenergetica: non
possiamo sapere chi siamo se prima non conosciamo la nostra mente.
Questa, in connessione al corpo, sente e definisce i nostri umori, i
desideri e i sentimenti. Conoscendo la nostra mente possiamo sapere
quello che si vuole e che si sente, ma se non conosciamo i nostri
sentimenti non abbiamo niente a cui por mente.
Il sentire è la vita del corpo. Ci si può sentire eccitati, irati, tristi, vivi,
vibranti ma alcune persone sperimentano la mancanza del sentire o
una forte confusione nei loro sentimenti ed è questo che li porta in
terapia.
1
Capitolo 1. Dalla vegetoterapia alla bioenergetica
Il paziente giunge da noi per le sensazioni che prova o stupito per la
totale assenza di sentimenti. Si definisce triste… alla “ricerca della
felicità”. Alexander Lowen, padre della terapia bioenergetica, ha
definito, nel corso della sua terapia personale, la felicità come
“consapevolezza della crescita”. In queste persone, difatti, sembra che
il processo di crescita si sia arrestato. La terapia bioenergetica può
reinstaurare questo processo proponendo nuove esperienze e aiutando
la persona a rimuove i blocchi che ne impediscono l’assimilazione.
Ripercorrendo il proprio passato, in terapia, la persona riporterà alla
luce quegli stessi conflitti e riuscirà a trovare nuovi modi per
affrontare quelle situazioni che fino ad allora la costringevano a
crearsi una “corazza” per sopravvivere. La crescita è un processo
naturale. Prendiamo per esempio la vita di un albero: crescerà verso
l’alto solo se le sue radici saranno ben radicate e scenderanno sempre
più giù nel profondo della terra. Per noi umani è la stessa cosa: una
persona può crescere solo rafforzando le proprie radici nel suo
passato. E il passato di una persona è il suo corpo.
Par 1.1 Le basi della bioenergetica
L’origine clinica e teorica di questo approccio nasce direttamente
dalla psicoanalisi differenziandosene però fin dal principio per una
visione molto diversa della persona che apre prospettive totalmente
nuove
nell’esplorazione
della
condizione
umana
generale
e
terapeutica. Grazia alla psicoanalisi, nata dalle opere di Sigmund
2
Freud (1856-1939) è stata offerta, di fatto, alla comunità
psicoterapeutica una visione della mente, ma è solo grazie al
contributo di Wilhelm Reich (1897-1957) e di Alexander Lowen
(1910-2008) che nacque la bioenergetica come approccio che si
occupa dell’essere umano nella sua interezza, corpo e mente.
Reich, neuropsichiatra austriaco allievo di Freud, introdusse per primo
nel campo della terapia l’osservazione del corpo, descrivendo il
carattere non solo in riferimento ai processi mentali, ma fornendo un
ritratto psicologico della persona per come appare e si comporta.
Attraverso l’osservazione clinica ed un attenzione costante allo studio
della sessualità e dell’orgasmo sessuale, Reich, propose una
descrizione sistematica delle funzioni corporee e degli aspetti
biologici della vita, per come si esprimono nei singoli individui: con
movimenti espressivi, emozioni, movimenti pulsatori interni al corpo,
onde di eccitazioni e vari fenomeni corporei involontari. Egli andò
dunque al di là del linguaggio verbale che dominava in quell’epoca il
lavoro analitico, e cimentandosi nello studio delle resistenze scrisse un
testo “Analisi del Carattere” nel quale definì per la prima volta il
concetto di corazza o armatura caratteriale attraverso queste semplici
parole “L’Io, per esempio, (è) quella parte dell’individuo (che) esposta
al pericolo… acquisisce una modalità di funzionamento automatico di
reazione, come per esempio il carattere. E’ come se la personalità
affettiva si corazzasse, come se il guscio duro che si sviluppa servisse
a deviare sia i colpi provenienti dal mondo esterno che il tumulto dei
bisogni interiori… l’abilità di regolare l’economia energetica dipende
dall’estensione di questa armatura”. L’armatura caratteriale aveva
dunque lo scopo di difendere l’Io dall’angoscia esistenziale (Reich,
1933). Lo scopo di Reich, nell’analisi del carattere in terapia, era
3
quello di agire al fine di liberare la persona dalle costrizioni
dell’armatura, lasciando uscire così la passione, l’emozione e
l’espressione, permettendo alle “fonti vegetative della personalità di
fluire di nuovo”. Attraverso l’applicazione di tecniche di analisi del
carattere Reich notò la “comparsa di stati di eccitazione e tensione
vegetativa dei quali il paziente in precedenza non era consapevole.
Tutto ciò che egli intendeva con il termine “vegetativo” era
riconducibile all’espressione non verbale degli stati emotivi e ai
movimenti involontari del sistema nervoso autonomo.
Alexander Lowen, suo allievo e paziente, entusiasmato dalle
innovazioni riechiane riguardo all’energia vitale e al lavoro corporeo,
continuò la sua ricerca sulla possibilità di uscire dalla patologia
(nevrosi) dovuta ai blocchi energetici-mozionali situati nel corpo. Egli
contribuì descrivendo la persona come Sé corporeo e creando una
descrizione più ampia del corpo. Giunse così ad individuare un
compito centrale nella psicoterapia “vedere la persona” nella sua
interezza corporea, fisica ed espressiva. Ampliando gli studi condotti
da Reich e sperimentando in prima persona le tecniche bioenergetiche,
Lowen
divenne
il
fondatore
dell’analisi
bioenergetica,
differenziandosi da Reich per quattro punti fondamentali. In primo
luogo, Reich considerava il fenomeno energetico che osservava nei
suoi pazienti come originato da un energia cosmica, mentre Lowen
concluse dopo un’attenta pratica clinica che la chiave del processo
energetico era, come già ipotizzato da Reich, la respirazione. In
secondo luogo, Lowen fece scendere i pazienti dal lettino,
introducendo e definendo l’oscillazione pulsatoria biologica come un
processo “pendolare” tra la parte alta e la arte bassa del corpo. Questo
assunto rappresenta la base della bioenergetica e lo strumento che
4
caratterizza sia il lavoro teorico di Lowen sia il processo
psicoterapico: il grounding. Questo si sviluppa e si basa sull’unitarietà
del flusso energetico che si muove dalla base del corpo, i piedi e la
terra, fino alla sommità del capo attraverso il bacino. Il terso elemento
fu rappresentato da un profondo cambiamento nella visione della
condizione umana. Per Lowen alla base dell’uomo moderno vi è
l’antitesi fra quello che viene definito “Io” e il corpo. L’Io nell’uomo
occidentale è una forza potente che non può essere negata. Lo scopo
della terapia è dunque quello di integrare l’Io e il principio di realtà
con il corpo e la sua tensione al piacere e alla soddisfazione sessuale.
Lowen introdusse così una prospettiva dualistica di approccio alla
persona dove mente e corpo si compenetrano, ogni funzione dell’uno
corrisponde ad un processo funzionalmente identico nell’altro. La
realtà del conflitto tra Io e corpo ha serie implicazioni negli esseri
umani del nostro tempo. L’appagamento che l’uomo può riuscire a
sviluppare e vivere nel corso della propria vita dipende dallo sviluppo
di un certo tipo di maturità dell’Io che deve a sua volta essere in
armonia con la motilità corporea. Nella nostra società questa è una
grande sfida. Prede delle costrizioni del carattere, della tirannia del
Super- Io e delle pretese del nostro Io Ideale ci affanniamo alla ricerca
di mete egocentriche, del potere e della ricchezza. Il risultato di questo
processo è una ridotta vitalità, diminuita capacità emotiva e una
ridotta o inesistente capacità di eccitazione e gioia. Di conseguenza
anche gli obiettivi terapeutici di Lowen si discostarono dallo scopo di
raggiungere il riflesso orgasmico, caratteristico nella terapia reichiana.
L’obiettivo di Lowen era la salute in relazione al funzionamento
globale della persona nella sua vita che comprendeva, oltre alla
sessualità, anche le basilari funzioni del respiro, del movimento, la
5
pienezza dei nostri sentimenti e la capacità di esprimerli. Per Lowen di
fatto un organismo sano è caratterizzato da “libertà, grazia e bellezza”.
Altro punto di distanza tra Reich e Lowen sta nella concezione di
“natura del carattere”. Prendendo solo come base il paradigma
reichiano della motilità orgasmica, Lowen intende il carattere come
“un vero e proprio elemento di connessione fra l’Io ed il corpo, poiché
si esprime ad entrambi i livelli. Il carattere può modificarsi ma è
sempre presente, per questo il processo terapeutico rappresenta il
viaggio di tutta una vita. Dunque se l’analisi del carattere, il lavoro
con il grounding, la respirazione e lo scioglimento delle tensioni
corporee sono essenziali, l’attenzione al corpo nella sua espressione
umana lo è anche di più.” In ultimo c’è il concetto di corpo. Quando
Lowen parla di corpo intende proprio la totalità dell’esperienza che la
persona vive in quanto corpo. Non fa riferimento ad uno “stato
orgasmico o vegetativo”. Guardando la persona egli ne vede l’aspetto
complessivo, la forma e la configurazione generale delle tensioni
muscolari, rivelatori del carattere, delle tensioni e dei blocchi
energetici, nonché testimoni della storia dell’individuo. E’ proprio su
questa percezione globale della persona che Lowen sviluppò una
tipologia caratteriale che delineeremo in maniera più dettagliata in
seguito. Da questi concetti e da un attento lavoro clinico presero vita
le basi della teoria e della clinica analitico –bioenergetica.
Il compito dell’analista bioenergetico è dunque vedere il paziente
come una persona intera, con una storia e un funzionamento nella vita
reale unici. Questo significa prestare attenzione al suo Sé corporeo, e
a come questo si esprime attraverso il movimento e la struttura fisica.
Ponendo attenzione alla sessualità e all’analisi del carattere, il lavoro
corporeo nella terapia bioenergetica comprende sia un lavoro diretto
6
sull’armatura muscolare, attraverso movimenti fisici e contatto, che
l’ampliamento dell’onda respiratoria, con particolare attenzione al
grounding, punto di partenza e di arrivo della terapia stessa. La
bioenergetica si basa sulla proposizione che ogni persona è il proprio
corpo. E’ attraverso il corpo che la persona ha la propria esperienza, si
esprime e si pone in relazione con il mondo che lo circonda.
1.1.1 Siamo il nostro corpo: il linguaggio del corpo
Il corpo esprime noi stessi e il nostro modo di porci nel mondo.
Sentimenti e sensazioni possono essere verbalizzati, ma possono
anche essere letti in un modo più autentico attraverso l’espressione
stessa del corpo. Le esperienze di vita di ognuno sono di fatto
registrate nella personalità e strutturate nel corpo di ogni individuo. Il
nostro modo di comunicare con il mondo si esprime molto nel nostro
atteggiamento non verbale. Pensiamo per esempio ad una persona
esausta ed ad una felice: comunicheranno a voce le loro sensazioni e
emozioni, ma il loro corpo sarà testimone di tutto ciò in modo più
incisivo. La persona esausta sarà ricurva su di sé, come se le sue spalle
sopportasse il peso del mondo intero, le sue braccia cadranno stanche
sui lati del corpo e il suo volto e la sua voce saranno cupi e spenti. La
persona felice, per contro, avrà la testa alta e la voce squillante ed il
suo corpo trasmetterà energia e carica attraverso il movimento.
Ancora, la persona arrabbiata avrà i pugni chiusi e la mascella serrata,
mentre una triste avrà un aspetto liquido e informe.
Accade spesso però che la persona non sia in grado di convive con le
emozioni di rabbia, paura e dolore che sperimenta. Per non sentirle
pulsare le intrappola nel suo corpo, le congela in contratture
7
muscolari. Queste tensioni riflettono i traumi subiti dalla persona nel
corso del suo sviluppo – rifiuto, deprivazione, seduzione, frustrazione
- e strutturano e condizionano le reazioni della persona definendo i
ruoli che essa assumerà nella sua vita. Questi schemi di tensioni
diventano per l’individuo una seconda natura, ovvero atteggiamenti
fisici e psicologici che seppur non più funzionali alla sopravvivenza,
sono entrati talmente a far parte della persona da sembrare naturali. La
prima natura umana è invece caratterizzata dall’assenza di tensioni
croniche, a livello corporeo, che limitano il sentire e il movimento e, a
livello psicologico, dall’assenza di difese quali la razionalizzazione, la
proiezione o la negazione. Attraverso queste e altre osservazioni,
Lowen giunse alla conclusione che la vita di ogni individuo è la vita
del suo corpo (mente, spirito e anima), quindi vivere il corpo vuol dire
vivere pienamente a livello mentale, spirituale e sentimentale.
La bioenergetica si propone dunque, come tecnica terapeutica, in
grado di aiutare l’individuo a recuperare la sua prima natura, tornando
ad essere presente nel proprio corpo e a goderne la vitalità, non
soltanto dal punto di vista della sessualità, ma anche da quello della
respirazione,
del
movimento,
del
sentire
e
dell’esprimersi
(Lowen,1975).
1.1.2 I processi energetici corporei: espansione e contrazione
Il significato etimologico della parola bioenergetica è energia vitale.
Lowen nelle sue opere la definisce come lo studio della personalità dal
punto di vista dei processi energetici. Senza energia di fatto non
esisterebbe la vita. Secondo Lowen gli esseri viventi sono in grado di
autorigenerare energia attraverso i processi di carica e scarica.
8
Il modo in cui ognuno di noi lo fa e la quantità di energia impiegata
riflettono poi la sua peculiare personalità. Lowen nella sua opera
“Bioenergetica”(1975) esemplifica tale concetto portando come
esempio il paziente depresso nel quale è palese questa corrispondenza.
Studi hanno dimostrato che queste persone mettono in atto la metà dei
movimenti spontanei eseguiti da una persona non depressa. Nella
depressione infatti sono depresse la respirazione, il movimento, la
sessualità, l’appetito e generano quella che viene clinicamente definita
anedonia, ovvero l’incapacità di provare piacere. Potremmo dunque
concludere sulla base di queste riflessione che persone più cariche a
livello energetico sono maggiormente in grado di prendere energia dal
mondo esterno garantendosi così un’autorigenerazione della loro
stessa energia, mentre, coloro che hanno bassa energia fanno più fatica
e protendersi verso l’esterno per accogliere l’energia disponibile.
Questa condizione perpetra le loro difficoltà e diminuisce la loro
vitalità e il loro piacere. Il piacere è dato infatti dal libero fluire
dell’energia all’interno del corpo e dalla possibilità di manifestare se
stessi e la propria vitalità.
Secondo
Lowen
esiste
un
movimento
specifico
da
parte
dell’organismo in grado di generare la sensazione di piacere, definito
espansione. In base al movimento di espansione l’energia vitale si
muove dal centro della persona verso la periferia che è a contatto con
il mondo esterno, nel tentativo di aprirsi e protendersi verso l’altro e di
entrare in contatto. Al contrario tutti gli atteggiamenti di chiusura e di
controllo, quindi di contrazione, portano a sensazioni spiacevoli.
E’ noto che l’impulso naturale di ogni essere vivente è la ricerca del
piacere, nel momento in cui questa viene negata, la pressione e il
trattenimento
dell’energia
che
ne
derivano
causano
dolore
9
all’individuo. Questo situazione di blocco delle pulsioni e dei bisogni
orientati al piacere è frequente nella nostra società, per questo la
soluzione che l’organismo trova a questa sofferenza è quella di inibire
completamente l’impulso stesso, difendendosi da esso.
Il blocco dell’espansione verso il piacere è dunque una difesa dal
dolore e dall’angoscia del bisogno negato che nel corpo prende la
forma di una contrazione muscolare. Se queste si strutturano
precocemente, in risposta a bisogni primari della persona, si
cronicizzeranno ed andranno a determinare la struttura corporea e
caratteriale della persona. Le difese caratteriali, così strutturate,
eviteranno all’individuo di entrare in contatto con il dolore e
l’angoscia della frustrazione ma, al tempo stesso, a livello
inconsapevole, gli impediranno di raggiungere il piacere e di
espandersi verso il mondo abbassando la sua energia vitale e inibendo
alcuni processi emotivi.
Par 1.2 L’Io si veste del corpo
Secondo Lowen la persona funziona su due livelli, psichico e mentale
da un lato e fisico e corporeo dall’altro. Essendo inscindibili vanno
compresi nella loro complessità e unicità. Come esplicitato nel
paragrafo precedente anche le difese dell’Io a livello psichico hanno
una corrispondenza a livello corporeo. Accade spesso che sentimenti
ed emozioni non siano in grado di convivere con la persona. Questa
per non provare il dolore, la paura e la rabbia conseguenti le
intrappola in contrazioni, costituendosi una vera e propria armatura
caratteriale. In queste contrazioni l’energia resta intrappolata non
permettendoci di conseguenza di percepire il nostro corpo ne i
10
sentimenti che lo abitano. Questa corazza difensiva costituisce per
Lowen il carattere. E’ chiaro dunque che non esistono due individui
con lo stesso carattere e che ogni armatura caratteriale è a se stante e
determina sia la conformazione fisica e corporea dell’individuo, sia la
sua risposta comportamentale nei confronti del mondo: la personalità.
1.2.1 La caratteriologia
In bioenergetica le diverse strutture caratteriali sono classificate in
cinque tipi fondamentali. Ognuno ha un particolare schema di difesa,
psicologico e muscolare, che lo distingue dagli altri. Questi tipi
caratteriali non descrivono persone ma posizioni difensive.
In natura, afferma Lowen, non esistono caratteri puri: ciascuno
combina in gradi diversi, nella propria personalità, alcuni o tutti gli
schemi difensivi, questi possono variare inoltre anche a seconda del
periodo di vita.
I tipi caratteriali sono cinque: “schizoide”, “orale”, “psicopatico”,
“masochista” e “rigido”. Come già affermato questi prendono origine
da meccanismi di difesa dell’individuo, strutturati nel tentativo di
evitare il dolore della frustrazione di un bisogno primario. I tipi
caratteriologici sono molto complessi ma in questa sede ne
descriveremo solo gli aspetti generali per poter fornire un quadro
generale del processo dell’Analisi Bioenergetica.
1.2.3 La struttura del carattere schizoide
La presenza di questa struttura indica l’esistenza nella personalità di
tendenze di tipo schizofrenico. Tipiche sono: la tendenza a spezzare in
due aspetti unitari del funzionamento della personalità, come il
11
pensiero e il sentire, e la tendenza al ritiro verso l’interno con la
conseguente rottura o perdita del contatto con il mondo e con la realtà.
La persona manifesta un senso di sé ridotto, un Io debole e un contatto
molto limitato con il corpo e le sue sensazioni.
Da un punto di vista bioenergetico, l’energia viene trattenuta e non
fluisce alle strutture periferiche del corpo, deputate appunto al contatto
con il mondo esterno: viso, mani , genitali e piedi. La carica interiore
presente nella persona tende a congelarsi e a comprimersi con il
conseguente rischio di esplodere nella violenza. Dal punto di vista
energetico il corpo appare spaccato in due all’altezza della vita. Ne
risulta una mancanza di integrazione tra la parte superiore e quella
inferiore del corpo. Il diritto o bisogno negato in questa struttura
caratteriale è quello di esistere. La difesa adottata dalla persona è del
tipo “io non ho diritto di esistere” e si manifesta in uno schema di
tensioni muscolari che tengono unita la personalità, impedendo che
energia
e
sentimenti
inondino
e
fluiscano
nella
periferia.
Generalmente il corpo è striminzito e contratto. Le principali tensioni
sono situate nelle giunture, nel collo e nelle spalle. Nel diaframma la
tensione è tanto forte che tende a spaccare il corpo in due. Il viso è
simile ad una maschera: lo sguardo è sfuggente o privo di emozioni.
Le braccia pendono come appendici ed i piedi sono contratti e freddi.
Il soggetto non si sente integrato e tende alla dissociazione
producendo una spaccatura, anche a livello della personalità, in
atteggiamenti opposti. Il compromesso raggiuto con l’Io è quello di
vivere
senza
percepire
il
proprio
corpo
difendendosi
con
comportamenti di intellettualizzazione, spiritualizzazione e ritiro,
nell’illusione che esistere lo possa annientare. Le origini vengono
ricondotte ad un rifiuto materno accompagnato da ostilità che ha
12
portato il bambino a dissociarsi dalla realtà e dal proprio corpo per
sopravvivere.
1.2.4 La struttura del carattere orale
Una personalità ha una struttura orale quando contiene molti tratti
tipici del periodo orale: scarso senso di indipendenza, tendenza ad
aggrapparsi agli altri, basso livello di aggressività e un profondo
bisogno di essere appoggiati, curati, accolti. Il vissuto principale è
quello della deprivazione. Al bambino sembra essere stato negato il
diritto ad avere bisogno.
Dal punto di vista energetico la struttura orale è caratterizzata da una
carica ridotta di energia che fluisce alla periferia ma in modo molto
debole. La mancanza di energia è evidente soprattutto nella parte
bassa del corpo: le gambe sono poco sviluppate e sottili, le ginocchia
contratte e i piedi stretti e lunghi. Questo comporta, sia letteralmente
sia in modo figurato, la difficoltà di queste persone a stare in piedi da
sole. Tendono infatti ad aggrapparsi agli altri. Questa tendenza può
essere anche mascherata da un’eccessiva indipendenza che però nelle
situazioni di stress non regge. E’ visibile una tensione cronica della
mascella, della gola e una sensazione di deprivazione generale
trasmessa dalla protrusione delle labbra e degli occhi che comunicano
aspettativa. Il carattere orale risulta difatti afflitto da un profondo
senso di vuoto interiore che riflette la soppressione di intensi
sentimenti di desiderio che, se espressi, potrebbero scatenare il pianto
e lasciare spazio ad una respirazione più profonda. La deprivazione ha
inibito l’impulso a succhiare e una buona respirazione dipende dalla
capacità di succhiare dentro l’aria. Il basso livello energetico
13
conferisce all’umore fluttuazioni tra stato depressivo e esaltazione.
Nella storia della persona sono presenti perdite effettive del calore e
dell’appoggio materno e altre delusioni che lasciano nella personalità
un senso di amarezza strutturando una difesa del tipo “se non avrò
bisogno i miei bisogni saranno soddisfatti”. Questa difesa, unita
all’illusione che chiedendo al mondo la persona sarà abbandonata,
comporta il crollo emotivo, l’incapacità di mantenere le proprie
posizioni e una generale incostanza nel modo di essere.
1.2.5 La struttura del carattere psicopatico
Questo tipo presenta una struttura molto complessa. L’essenza
dell’atteggiamento psicopatico è la negazione dei sentimenti, diversa
dalla dissociazione tipica dello schizoide. L’Io e la mente divengono
ostili al corpo e alle sue sanzioni, in particolare a quelle sessuali. In
condizioni normali l’Io appoggia il corpo nella ricerca del piacere,
mentre nello psicopatico il piacere è riversato nell’immagine dell’Io.
Appare evidente nei caratteri psicopatici il forte investimento
energetico sulla propria immagine, il bisogno di potere, di controllo e
di dominio sull’altro e sulla realtà circostante.
Il bisogno di dominare l’altro può essere raggiunto in due modi:
attraverso la sopraffazione e la prepotenza o attraverso un approccio
seduttivo. A questi due modelli comportamentali corrispondono due
condizioni bioenergetiche diverse ma per praticità illustreremo la più
semplice, il tipo prepotente. Lo psicopatico ha bisogno di innalzarsi
sopra l’altro. La sua energia è infatti concentrata nella parte alta del
corpo, mentre la parte inferiore appare sproporzionata e debole. E’
visibile una costrizione a livello della vita e del diaframma che
14
impediscono all’energia e alle sensazioni di fluire verso il basso. Il
capo appare sovraccarico a causa del forte investimento nell’apparato
mentale, funzionale al controllo e al dominio di ogni situazione
circostante. Gli occhi appaiono guardinghi e diffidenti, poco aperti
alla visione e alla comprensione. La struttura corporea del
sopraffattore è distinta da quella del seduttore in quanto il primo è più
gonfio e rigido nella parte superiore, mentre il secondo appare più
regolare e il dorso è iperflessibile. In entrambi è riscontrabile una
spasticità all’altezza del diaframma che non permette un adeguato
flusso di energia. Vi sono marcate tensioni a livello oculare e alla
base del cranio, nella regione orale. Di fatto la personalità psicopatica
ha bisogno di tenere sotto controllo qualcuno anche perché ne è in
parte dipendente. Controllando affronta la sua paura di essere
controllato e quindi usato. Difficilmente accetta la sconfitta che lo
identificherebbe nella condizione di vittima. Nel suo gioco di potere
utilizza sempre la sessualità: nel sesso il piacere è secondario alla
performance e al dominio. La negazione dei sentimenti è per lui un
modo di negare il proprio bisogno, la sua manovra consiste nel far si
che siano gli altri ad avere bisogno di lui. Il diritto negato nel carattere
psicopatico è l’ “autonomia”, questa viene compensata dalla
dipendenza ma scatena un forte conflitto interiore del tipo “io non ho
bisogno”. Nella sua storia il fattore eziologico più importante sembra
essere un genitore sessualmente seduttivo. Il genitore mira a legare a
sé il bambino per soddisfare i propri bisogni narcisistici, rifiutando
però al bambino il bisogno infantile di appoggio. Quest’ultimo aspetto
chiarisce la presenza di tratti orali (gambe piccole e deboli, spasticità
dei muscoli della regione orale). Il bambino per difesa, sfida il
genitore del sesso opposto, identificandosi con il genitore seduttivo e
15
evitando qualsiasi forma di contatto che lo renderebbe vulnerabile. Di
conseguenza si eleva sopra al suo bisogno (prepotente) o lo soddisfa
manipolando i genitori (seduttivo). Nella struttura seduttiva è evidente
anche un tratto masochistico, sottomettendosi al genitore lo fa
avvicinare e poi rovescia i ruoli mettendo in atto qualità sadiche.
1.2.6 La struttura del carattere masochista
La struttura del carattere masochistico è quella dell’individuo che
soffre e si lamenta, ma resta remissivo. Pur mostrando all’esterno un
comportamento sottomesso, a livello emotivo più profondo il carattere
masochista ha forti sentimenti di astio, negatività, ostilità e superiorità.
Questi sentimenti vengono trattenuti, non congelati, da una forte
struttura muscolare per paura che esplodano in comportamenti
violenti, lasciando così spazio sono al piagnisteo e ai lamenti. Tutta la
struttura appare energeticamente carica, ma questa energia non viene
lasciata fluire liberamente agli organi periferici. La ritenzione è
talmente forte da causare una compressione e un crollo del corpo a
livello della vita, quando le tensioni si fanno marcate. Gli impulsi
vengono soffocati nel collo e alla vita causando un forte senso d’ansia.
Essendo limitata l’estensione verso l’esterno il corpo appare corto,
tarchiato e muscoloso con una marcata crescita del pelo corporeo.
Altra caratteristica importante è l’avanzamento delle pelvi, il sedere è
tenuto in dentro come un cane che tiene la coda tra le gambe. Il colore
della pelle tende ad avere una sfumatura bruna, caratteristica del
ristagno energetico.
Il carattere masochista controllando l’aggressività mette in atto
comportamenti deliberatamente provocatori che mirano ad una
16
risposta forzata da parte dell’altro. Il forte controllo dell’aggressività
implica anche una autoaffermazione limitata espressa con il gemito e
il lamento. A livello cosciente il masochista manifesta atteggiamenti
di sottomissione e compiacenza ma, a livello inconscio, la persona è
dominata da negatività e ostilità. La famiglia del masochista era
caratterizzata da amore e accettazione combinati con un forte senso di
pressione. Il padre passivo e sottomesso e la madre dominante e con
tendenze all’autosacrificio colpevolizzavano il bambino ogni volta che
cercava di affermare la propria libertà. Gli è stato negato il diritto di
“imporsi”, al punto che il bambino ha sviluppato la compiacenza
come difesa, “sarò come tu mi vuoi”. Tipica è la grande importanza
attribuita al cibo e all’evacuazione che veicolavano la soddisfazione
materna: “Mangia la pappa da bravo bambino… fai popò
regolarmente…”. In questa struttura gli eccessi di rabbia infantili sono
stati marcatamente soppressi e controllati, lasciando al bambino la
sensazione di essere intrappolato. L’umiliazione era tanta ogni volta
che cercava di esprimersi liberamente con la sfida, il vomito o
sporcandosi. Quello che resta al carattere masochista è dunque una
forte paura di esporsi al rischio, di mettere la testa fuori, così come i
genitali per paura che qualcuno lo tagli fuori o mozzi la parte esposta.
Questo carattere è frenato nell’impulso ad aprirsi e ad esprimersi
contro il pericolo di essere usato o intrappolato ancora.
1.2.7 La struttura del carattere rigido
Caratteristica portante di questo tipo caratteriologico è l’inflessibilità e
l’orgoglio. Testa alta e spina dorsale eretta sono tratti che diventano
negativi nella personalità che li usa come difesa. Ha paura di cedere,
17
di sottomettersi e crollare. La rigidità diventa una difesa contro una
tendenza masochistica di fondo. Nel carattere rigido il comportamento
è trattenuto grazie ad una forte posizione dell’Io. E’ presente anche
una forte posizione genitale che àncora la personalità alle due
estremità del corpo, conferendo un buon contatto con la realtà. Questa
forte consapevolezza della realtà è però limitante perché utilizzata da
questi
soggetti
come
difesa
dall’aspirazione
al
piacere
e
all’abbandono. A livello bioenergetico tutti i punti di contatto sono
abbastanza carichi, permettendo un controllo della realtà circostante
prima di ogni azione. I sentimenti fluiscono ma non vengono espressi
liberamente. Le principali tensioni si ravvisano nei muscoli lunghi del
corpo, estensori e flessori, che combinati producono rigidità a vari
livelli: se il controllo è più mite la personalità e più viva e vibrante. Il
corpo del carattere rigido appare armonioso, proporzionato e vitale:
corpo tonico e bel sviluppato, gli occhi sono luminosi, il colorito è
buono e i movimenti appaiono vivaci. Sono individui ambiziosi e
competitivi, orientati verso il mondo. Possono essere ostinati a causa
del loro orgoglio, evitano di lasciarsi andare per la paura di apparire
stupidi. Nella loro storia di vita non hanno subito forti traumi, ma qui
è rilevante la frustrazione nella ricerca dell’amore e della
gratificazione erotica e sessuale, che per il bambino sono sinonimi. Al
bambino è stato negato il bisogno primario “ad amare” attraverso la
proibizione della masturbazione e del rapporto con il genitore di sesso
opposto. Si è difeso dicendo a se stesso “io non so amare”. Questa
consapevolezza, a causa del forte sviluppo dell’Io, non è stata
abbandonata e ha fatto si che l’individuo agisca con il cuore, sempre
in un modo controllato e contenuto, senza lasciare che il cuore e il
sentimento di amore prendano il sopravvento. Agisce con prudenza
18
nella ricerca di amore e manipola e manovra se stesso e gli altri per
conquistare l’intimità. Teme il rifiuto del suo amore sessuale e si
difende con l’orgoglio, insultando il suo orgoglio anche il suo amore
sarà rifiutato.
1.2.8 Conflitti e diritti
La struttura del carattere presente il ogni persona stabilisce le modalità
con le quali egli tratterà i suoi bisogni di amore, intimità e piacere
nonché il modo in cui esprimerà le proprie emozioni e i propri
sentimenti al mondo. Questi tipi caratteriali formano uno spettro: dalla
posizione schizoide, ovvero il ritiro dall’intimità e dalla vicinanza, alla
salute emotiva, traducibile nell’impulso a protendersi verso il mondo
alla ricerca di intimità e contatto. Ogni carattere si inserisce in questa
gerarchia, secondo l’ordine utilizzato per le descrizioni, a seconda del
grado di contatto e intimità che si concede. Il conflitto di base è che
intimità e autoaffermazione si escludono a vicenda, ma in ognuna di
queste strutture è ravvisabile un peculiare conflitto che verrà solo
brevemente descritto in questa sede. Nello schizoide il conflitto è tra
l’esistere e il bisogno di contatto, nell’orale è tra bisogno di appoggio
e l’indipendenza, nello psicopatico è tra autonomia e intimità, nel
masochista tra amore e libertà ed infine nel rigido tra libertà e resa
all’amore. La struttura caratteriale che si è andata delineando a causa
di questi conflitti è il miglior compromesso che il bambino sia riuscito
a raggiungere per sopravvivere. Accade però che ora il bambino,
divenuto adulto, sia ancora fermo a questo compromesso psichico e
corporeo, sebbene la realtà che lo circonda sia mutata. Per risolvere
tali conflitti l’antagonismo tra i due valori deve scomparire: esistere ed
19
avere bisogno possono coesistere, si può avere bisogno d’amore ma
essere al tempo stesso essere indipendenti e così via.
Inoltre, per raggiungere la crescita e lo sviluppo della personalità, il
bambino attiva un processo nel quale diviene consapevole dei propri
diritti umani. In ogni carattere, come precedentemente descritto, uno
di questi diritti primari è stato negato: diritto di esistere, diritto di
essere al sicuro nella propria condizione di bisogno, diritto
all’autonomia e all’indipendenza, diritto di desiderare e di muoversi
liberamente e apertamente verso la soddisfazione dei propri bisogni.
Questi diritti essenziali, non essendosi stabiliti, hanno causato una
fissazione all’età in cui sono stati frustrati. I segni della loro esistenza
sono visibili nei vissuti della persona, ma anche nel suo corpo: nel suo
modo di camminare, nel modo che ha di allungare le mani verso
l’altro, nelle caratteristiche del suo respiro e nel suo sguardo.
La terapia bioenergetica gli permetterà di accogliere il suo corpo e la
sua energia, facendo si che questa torni a fluire pienamente e trasmetta
alla persona il fortissimo sentimento di avere diritto di essere nel
mondo, bisognoso ma anche indipendente, libero ma anche capace di
amare e di essere amato.
20
Capitolo 2 Il processo dell’Analisi Bioenergetica
Depressione, angoscia, insicurezza, mancanza di gioia di vivere e
d’amore, paura e collera sono disturbi che sperimentano tante persone
nella nostra cultura . Questi, come delineato nella sezione precedente,
si sono strutturati nella personalità da molto tempo per questo
aspettarsi una guarigione rapida e semplice è una pretesa irrealistica.
Ciò a cui mira l’utilizzo dell’Analisi Bioenergetica è la creazione di
una nuova condizione di vita. Il principio che sottende a tale approccio
è l’identità funzionale e l’antitesi tra mente e corpo, ovvero, una
persona è un essere unitario e che ciò che avviene nella mente deve
avvenire anche nel corpo. Mente e corpo come sappiamo si
influenzano a vicenda determinando la personalità degli individui.
Potremo descrivere la gerarchia delle funzioni della personalità
secondo una piramide alla base della quale troviamo i processi
energetici e al suo vertice l’Io.
21
Queste funzioni sono reciprocamente interrelate e dipendenti e
poggiano le loro basi sulla produzione e l’impiego dell’energia. Ciò
significa
che
potremmo
agire
sul
funzionamento
corporeo
modificando i processi mentali, ma il cambiamento non sarebbe
duraturo
perché
i
processi
sottostanti
resterebbero
invariati.
Diversamente andando ad agire direttamente sulle funzioni corporee
connesse con la produzione e scarica di energia, quali: respirazione,
motilità, sensibilità e autoespressione, potremmo generare un effetto
duraturo sull’atteggiamento mentale. Lo scopo della terapia è quindi
quello di aiutare la persona a recuperare la capacità di vivere e la piena
potenzialità del proprio essere.
L’Analisi Bioenergetica differentemente da altre psicoterapie non si
basa esclusivamente sul linguaggio verbale ma prevede anche una
serie di esercizi fisici volti a sciogliere le tensioni muscolari che
imprigionano il paziente nella sua armatura. La persona viene
compresa e accolta nella sua totalità, incluso ciò che esprime il suo
corpo e i relativi processi energetici. L’attenzione si concentra dunque
non solo sul versante psichico, ma anche sulla postura, le tensioni, le
rigidità e le contratture muscolari in grado talvolta di produrre
malattia. Il corpo assume una valenza diversa, non è più una macchina
o un contenitore, ma diviene un luogo nel quale accogliere ed
esprimere l’identità dell’individuo.
Par 2.1 Terapia bioenergetica: una faccenda di cuore
Lowen fu uno tra i primi a dare tanta importanza al linguaggio del
corpo. Egli evidenzia in ogni sua opera come il corpo non solo
22
comunichi in modo ricco attraverso la comunicazione non verbale, ma
sia presente anche nel linguaggio comune.
Di fatto sono molte le espressioni verbali e i modi di dire che si
incentrano su alcuni aspetti del funzionamento corporeo o sul corpo
stesso, come se il linguaggio avesse avuto origine proprio a partire
dalla propriocezione e dal corpo umano. In ogni cultura ritroviamo
frasi del tipo “avere la testa sulle spalle”, “stare in piedi da soli”,
“avere la bocca cucita” ma in particolare la maggior parte delle
espressioni rimandano al cuore: “ha il cuore in pezzi”, “ha un cuore
grande”, “mi ha toccato il cuore” e cosi via. Il cuore rappresenta per
molto popoli la parte più intima, profonda e sincera oltre che il
simbolo dell’amore. Questo organo di fatto percepisce tutti i nostri
movimenti interni, le nostre vibrazioni e li rimanda a noi amplificati
attraverso il suo ritmo e i suoi movimenti di contrazione ed
espansione. Il cuore veicola la nostra pulsione alla vita e ai sentimenti,
quindi ciò che ci trasmette o ciò che avviene e passa nel nostro cuore è
il modo in cui noi viviamo il sentimento di amore, il modo in cui noi
lasciamo fluire o tratteniamo l’amore nei confronti di noi stessi e del
mondo.
La Bioenergetica si occupa proprio di come in ogni persona fluisce il
sentimento di amore, che dal cuore si propaga nella periferia del
corpo, permettendo il contatto e l’intimità con il mondo, non solo in
termini sessuali. Lowen pone l’amore al centro della vita stessa e
l’organo privilegiato è proprio il cuore. Organo centrale ed essenziale
nel corpo umano. I canali espressivi del sentimento di amore sono
molteplici e investono tutto il corpo: bocca, mani e braccia, occhi,
voce, genitali e gambe. Ma capita che questi canali si trovano ad
essere bloccati o indeboliti e la persona non riesce più a dare e
23
ricevere amore liberamente, non riesce ad esprimersi, andando
incontro alla sofferenza. Come già accennato, a livello corporeo le
tensioni muscolari croniche determinano dei blocchi che ostacolano il
libero fluire dell’amore, dal centro della persona verso l’esterno e
viceversa. L’intento della terapia bioenergetica sarà dunque quello di
aiutare la persona a liberarsi dei blocchi e delle difese che ad oggi non
sono più funzionali alla sopravvivenza e ne limitano la stessa
espressione. Allentando quelle tensioni e lasciando fluire liberamente
l’energia nel corpo, la persona avrà maggiore capacità di dare e
ricevere amore e di espandere la sua mente ed il suo cuore verso il
mondo.
2.1.1 Le “difese del cuore”
Nel corso della propria vita, dunque, a partire dalla primissima età
l’ambiente di vita porta la persona a creare delle difese al fine di
proteggere la sua parte più delicata, profonda e preziosa, il cuore. La
personalità di ogni individuo è dunque formata da strati di difese che
l’individuo
ha
via
via
strutturato.
Lowen
esemplifica
tale
stratificazione attraverso un diagramma. Lo strato più superficiale,
definito Strato dell’Io contiene le difese psichiche dell’Io, ovvero
meccanismi di difesa quali: negazione, proiezione, razionalizzazione,
identificazione proiettiva, scissione, etc… Queste difese sono
inconsce e sono sostenute e permesse dalle difese sottostanti presenti
nello Strato muscolare (tensioni muscolari croniche). Queste, a loro
volta, tengono a freno le istanze emotive provenienti dallo strato
inferiore, Strato emotivo. Quest’ultimo strato è sede di tutte le
emozioni sperimentate dall’individuo ed è alimentato direttamente dal
24
nucleo centrale sottostante Core (amore). E’ chiaro che tali difese
bloccano il canale sia in entrata che in uscita isolando il nucleo
centrale e indebolendo l’energia vitale dell’amore.
Secondo Lowen, un efficace approccio terapeutico dovrà agire su tutti
i livelli per ripristinare il libero scorrere dell’energia vitale, ma in
modo graduale. Per questo motivo è ovvio che un approccio
unicamente verbale non sarebbe sufficiente a intaccare le difese dello
strato muscolare, ma che al contempo lavorare solamente sullo strato
muscolare lascerebbe intatti i meccanismi difensivi psichici e non
permetterebbe una corretta lettura dei vissuti emotivi sequestrati. Una
terapia ben riuscita, secondo Alexander Lowen, dovrebbe dunque
riuscire a trasformare questi strati in strati di coordinazione e
espressione, non di difesa. La persona in questo modo metterebbe il
cuore in ogni sua azione o pensiero. Ciò significa amare il lavoro, il
gioco, il sesso e attraversare tutte le emozioni a seconda delle
situazioni, emozioni genuine e non viziate da ricordi infantili.
Il corpo, inoltre, libero da tensioni, acquisirebbe grazia e
coordinazione guidato da un sentimento di fiducia in sé e nell’altro e
sarebbe libero di dare e ricevere amore.
2.1.2 Il corpo come protagonista
La bioenergetica come forma di terapia associa il lavoro sul corpo a a
quello sulla mente per aiutare le persone a risolvere i propri problemi
emotivi e realizzare, in misura più ampia, il proprio potenziale di
provare piacere e gioia di vivere. Il lavoro sul corpo avviene attraverso
esercizi specifici che hanno lo scopo principale di attenuare o
rimuovere le tensioni muscolari croniche della persona risultanti dai
25
conflitti emotivi irrisolti. Essi comprendono: trattamenti con le mani,
pressioni controllate, massaggi e leggeri contatti per rilassare i
muscoli contratti. Prevedono inoltre movimento, sollecitazione e
stress corporeo al fine di aiutare chi li pratica ad entrare in contatto
con le proprie tensioni e a rilasciarle tramite movimenti appropriati. In
questa sede non sarà possibile approfondire con una trattazione
dettagliata i principali esercizi bioenergetici per come sono stati
teorizzati da Alexander Lowen e da sua moglie Leslie, ma la si può
trovare nell’opera “Espansione ed Integrazione del corpo in
Bioenergetica” (1977). Lo stesso Lowen chiarisce che questi esercizi
non sono un sostituto della terapia, ma possono aiutare la persona ad
acquisire maggior padronanza di sé, aumentare le vibrazioni del
corpo, rendere più profonda la respirazione e rendere maggiormente
consapevoli di se stessi. Gli esercizi bioenergetici in realtà non sono
formalizzati e possono essere improvvisati e adattati alle situazioni ed
ai bisogni di ciascuno. In questa sede descriverò due esercizi basilari.
Il primo esercizio è frutto della sperimentazione di Lowen del lavoro
sul corpo in posizione verticale. E’ stato definito grounding,
letteralmente “radicamento a terra”. Questa postura è stata da lui
utilizzata inizialmente allo scopo di mobilitare la parte inferiore del
corpo per poi a poco a poco spostare l’attenzione sulle tensioni
muscolari stesse. Il concetto di grounding ha a che fare con “l’avere i
piedi per terra”. Ciò significava per Lowen non soltanto essere in
pieno contatto con la realtà, ma anche la possibilità di stare in piedi
sulle proprie gambe e avere dunque una propria posizione nella vita.
Implica che la persona si “lasci scendere” sentendosi più vicina a terra
e quindi più sicura. La quantità e la quantità di vibrazioni e di tensioni
presente nelle cosce, nelle ginocchia e nelle caviglie, la loro
26
resistenza, la dolorabilità e la qualità del contatto con il suolo offrono
ottimi spunti per comprendere il modo in cui la persona vive la sua
vita nel mondo e il modo in cui pone il suo corpo nel mondo.
Attraverso questo esercizio la persona entra pienamente in contatto:
- Con la realtà del suolo sul quale si trova
- Con la realtà del suo corpo che è la sua condizione del suo
sentirsi una persona
- Con la realtà della sua sessualità
- Con la realtà della situazione della sua vita (Marchino, 1995)
Secondo esercizio fondamentale riguarda la respirazione. Questa
risulta importante per il libero scorrere delle energie vitali e dei
sentimenti. Cercando di facilitare nei pazienti uno sblocco e una
respirazione più profonda, Lowen costruì una sorta di sgabello sul
quale era possibile appoggiarsi inarcando la schiena e aprendo così al
massimo la gabbia toracica, in modo da consentire il pieno
riempimento dei polmoni. La Respirazione assume in bioenergetica la
stessa centralità che Reich attribuiva alla sessualità. Attraverso questa
si esprime il rapporto di un individuo con l’aria, ovvero con lo spirito.
Osservando la modalità respiratoria di una persona molto si può capire
riguardo al suo modo di prendere ciò che le serve dalla vita, ciò che
trattiene e restituisce al mondo.
Una delle tesi più importanti della bioenergetica è che i cambiamenti
della personalità sono condizionati da cambiamenti delle funzioni
corporee, più precisamente: respirazione più profonda, maggiore
motilità, espressione di sé più piena e libera.
Il terapista in questo viaggio funge da guida o da navigatore. Egli a
sua volta avrà imparato a riconoscere i pericoli e potrà offrire sostegno
e coraggio quando la strada si farà difficile. Egli deve aver già
27
concluso il suo viaggio o comunque deve essere giunto ad uno stadio
avanzato in modo da possedere un solido senso del sé. Deve essere
abbastanza fondato nella realtà del proprio essere per poter trattare
problemi come la resistenza e il transfert. E’ importante inoltre che
abbia una grande sensibilità al corpo, in modo da poterne leggere
correttamente il linguaggio.
Il cambiamento avverrà quando il paziente sarà pronto, disponibile e
capace a cambiare. Non può essere forzato. Comincia con
l’accettazione di se stessi con la consapevolezza di sé e, naturalmente,
con il desiderio di cambiare.
Par 2.2 Le fasi della terapia
In questo paragrafo vedremo brevemente quali sono i passaggi ideali
da mettere in atto nel lavoro bioenergetico. Come già detto gli esercizi
possono essere strutturati sulla base delle esigenze della singola
persona per questo tale protocollo può essere poi sottoposto a
variazioni.
2.2.1 La storia delle difese
Le difese, così forti e bene strutturate nella personalità dell’individuo
restano nascoste nell’inconscio. Per questo ci capita di non essere
capiti, di non sapere perché ci siamo comportati in quel dato modo o
semplicemente di agire meccanicamente. Queste fanno ormai parte del
nostro bagaglio di vita, il nostro zainetto della sopravvivenza. Ci sono
state utili in momenti di pericolo, ma oggi che funzione hanno?
28
Alimentano l’ansia che ci troviamo a vivere ogni giorno perché non
sappiamo chi siamo veramente.
La prima fase della terapia prevede infatti che la persona prenda
contatto con i meccanismi difensivi psicocorporei che sottendono al
suo comportamento, alle emozioni che prova e alle tensioni muscolari
visibili nel suo corpo. Il terapista, attraverso il colloquio e un’attenta
lettura del corpo, aiuterà la persona ad incontrare, riconoscere e
accettare le proprie modalità difensive. In questa fase vengono
utilizzate tecniche psicocorporee atte a scatenare il processo
energetico proprio della persona per permetterle una maggiore
consapevolezza dei blocchi, delle tensioni e della propria energia
vitale.
2.2.2 Sconosciuto-conosciuto o sconosciuto e basta?
Ognuno di noi in relazione a sé stesso e al mondo si comporta in un
modo che ritiene essere proprio, che ritiene conosciuto e deducibile
dalla situazione, prevedibile direi. Spesso
però
tutto
questo
è
esattamente l’opposto per gli altri. Ecco perché ci esprimiamo e siamo
fraintesi, siamo felici e ci dicono che sembriamo arrabbiati… quindi
cosa esprimiamo veramente? Cosa del nostro modo di essere non ci è
chiaro? Siamo autentici?
In questa seconda fase del processo terapeutico vengono di fatti
approfondite le modalità espressive della persona. Riconoscere
l’esistenza di blocchi emotivo-muscolari permetterà di addentrarsi
nella parte più sconosciuta di ognuno. Permetterà
inoltre di
ripercorrere la propria storia attraversando ricordi che sono stati
rimossi dalla mente ma restano iscritti per sempre nel nostro corpo
29
creando dei buchi nel nostro essere e nel nostro sentire. Emergeranno
così ricordi e sensazioni, alcuni piacevoli e altri dolorosi. Al fine
integrare le parti costruttive e distruttive della persona si utilizzano
tecniche respiratorie con l’ausilio dell’espressione vocale che
accompagna il movimento corporeo. Questo consentirà alla persona
unificare mente e corpo per affrontare l’aggressività, il dolore, la
paura e l’odio rimosso iscritti nelle sue tensioni muscolari.
2.2.3 La rabbia: ira divina o disastro naturale?
Il corpo è testimone della storia di ognuno di noi, storia di dolore,
frustrazione, perdita di armonia. Questi eventi hanno causato delle
scissioni che separano i principali segmenti corporei, testa dal tronco o
bacino dal torace, distruggendo l’integrità della personalità. Esiste
un’emozione restauratrice e protettiva : la rabbia. Tutti i pazienti
hanno una considerevole rabbia repressa, che non hanno potuto
esprimere da bambini quando hanno sofferto. Contattarla, conoscerla e
agirla in un luogo sicuro permetterà al corpo di ritrovare la sua vitalità
e la sua unità. In questa fase emergeranno vissuti di odio nei confronti
della propria storia passata, e di sé stessi, che dovranno essere
elaborati.
Questa fase a seconda della struttura caratteriale, permetterà al
paziente di superare l’odio a livello intrapsichico e interpersonale, e
aiuterà la persona a disciogliere la corazza arrendendosi al corpo e alla
storia che porta con sé. In questo frangente il terapista si avvale di
tecniche bioenergetiche di scarica, di attivazione e di movimento al
fine di promuovere nel paziente la resa al corpo, inteso come
30
fine di promuovere nel paziente la resa al corpo. Questo è un
momento essenziale del cambiamento perché il superamento delle
difese e la riconciliazione delle parti scisse aiuteranno la persona ad
acquisire una maggiore consapevolezza di sé, della propria storia e del
proprio presente.
Con l’ausilio delle tecniche bioenergetiche aiutiamo il paziente ad
accogliere e riconoscere il proprio corpo: le sensazioni, i gesti, le
emozioni sono spinte necessarie per far si che si compia il processo
terapeutico. Non c’è lavoro bioenergetico che non preveda l’utilizzo di
esercizi come il grounding, la respirazione e l’emissione di suoni.
L’invito sarà sempre quello di lasciarsi andare e respirare lasciando
uscire i propri suoni.
2.2.4 Il processo verbale: un modo per riconciliarsi con la realtà fisica
ed emotiva
“Senti vibrare il tuo corpo? Provi tensione o dolore nelle gambe o
nella schiena? Il tuo respiro è profondo tanto da inondare il tuo
ventre? Cosa hai sentito?”.
Il processo verbale che segue ogni esercitazione è un momento di
ascolto e riflessione nel quale il terapeuta non proferisce parola ma
accoglie il vissuto della persona. Non esiste a tutto una risposta o una
soluzione che gli altri possono fornirci, ma il nostro corpo sente e ci
rimanda la sua risposta.
La
verbalizzazione
sull’accaduto,
sul
movimento
emozionale
determinato dal processo terapeutico non rappresenta di fatti una
dissertazione intellettiva o interpretativa, ma serve alla persona per
accogliere un’espressione spontanea, viva, forse inaspettata e inusuale,
31
per i suoi canoni. Si tratta solo di riconocere un vissuto, probabilmente
forse non capita e non decodificata, ma accolta e espressa. Questo è un
momento cruciale nel quale la persona manifesta a sé e all’altro la sua
presa di coscienza, le sue nuove percezioni e il suo esserci nella
relazione, portando la voce oltre i confini del proprio corpo e
all’interno della relazione.
Obiettivo ultimo dell’Analisi Bioenergetica è quello di portare la
persona
a
disidentificarsi
dalla
propria
immagine
ideale
e
ricongiungersi con la propria realtà fisica e emotiva.
32
CONCLUSIONI E RIFLESSIONI
L’Analisi Bioenergetica pone al centro del processo di individuazione
il processo corporeo, mettendo in evidenza l’unicità di ogni individuo.
Essere radicati a terra (grounded), punto di partenza e di arrivo della
terapia, significa non solo prendere coscienza del proprio presente ma
anche raggiungere l’integrazione e la consapevolezza di sé. Significa
lasciare che la propria energia si esprima con le sue infinite sfumature
attraverso l’espressione corporea che coincide, come Lowen la
definisce, con la “spiritualità del corpo”. Ogni volta che riusciamo a
superare le difese della nostra armatura riusciamo a provare la gioia di
vivere. Il paradosso è che nel dare vitalità al loro corpo i nostri
pazienti si confrontano con terrori e orrori che l’ottundimento psichico
aveva denegato o reso quasi tollerabili. E’ in questo frangente che il
terapeuta dovrà prendersi cura della loro anima, della vitalità del loro
corpo…del loro Vero Sé. In Analisi Bioenergetica “esplorare
insieme” le emozioni che inaspettate e imprevedibili affiorano nella
relazione, è la qualità specifica dell’essere psicoterapeuta che a sua
volta si affida ad un setting “sicuro e flessibile” espressione stessa
della vitalità creativa dell’essere umano.
Vorrei concludere questa dissertazione parlando del mio corpo, con
una lettera che ho scritto al mio terapeuta circa sei mesi fa. Quella
lettera parlava del mio corpo, ma non delle sue forme… parlava delle
sue emozioni, delle mie emozioni in terapia, e di quanto il
cambiamento fosse, e sia ancora per certi aspetti, doloroso e
faraginoso.
33
La terapia è un viaggio alla scoperta di sé
Non è un viaggio rapido, né facile e neanche privo di paure.
In certi casi può prendere l’intera esistenza,
ma la ricompensa è il sentimento che la vita non sia passata invano.
A.Lowen
“ Un passo in avanti, poi un altro… fiera di aver trovato una direzione.
Poi una mattina ti alzi e ti rendi conto che stai tornado indietro, stai girando in
tondo, rischi di perderti … continua a chiedere aiuto … è importante.
Stordita… dopo le ricadute di questa settimana, oggi sono arrivata al tuo studio e mi
sentivo come se avessi girato su me stessa per ore. Lo specchio è tornato ad essere un
nemico, il mio corpo pesante e greve mi fa sentire un peso per gli altri e per me stessa.
Lo stomaco strilla e piange come un bambino che fa i capricci senza sapere bene cosa
vuole. L’unica cosa che mi consola è il calore delle mie emozioni che fortunatamente
mi sta guidando in questo cammino tutt’altro che facile…
Il mio corpo oggi era molto rigido, soffocavo il pianto in gola da settimane e la voce
nei giorni mi era venuta a mancare… la luce soffusa inizialmente mi ha messo molta
tristezza e insicurezza. Mi sarei solo voluta solo accovacciare in un angolo della stanza
e restare lì in silenzio. Mi è stato difficile anche mettermi in grounding, cosa che
solitamente riesco a fare con molta naturalezza, ma grazie al tuo contatto mi sono un
po’ lasciata andare… sentivo il corpo molto freddo e completamente bloccato,
soprattutto nel tronco e negli arti superiori (petto, spalle e braccia), tanto da provare
dolore. Il tuo calore mi ha permesso di accettare le sensazioni del mio corpo, di
accettare il mio corpo, di sentirlo accettato. Quando poi mi hai incitato ad urlare e a
lasciarmi andare svuotando l’aria dai polmoni, ogni volta provavo delle strane
vertigini, come se stessi per cadere da un momento all’altro, ma in realtà sentivo i miei
piedi ben saldi a terra. Ad ogni respiro cercavo di svotarmi il più possibile, sentivo il
pianto irrompere e il calore scaldarmi le gote e il petto… inizialmente è stato
doloroso, forzato, poi piacevole, quasi liberatorio.
Ad un tratto mi hai fatto congelare ed è lì che finalmente il pianto che da tempo
trattenevo è sgorgato libero … tra quelle mura dove mi sento al sicuro, coccolata dal
calore del mio stesso corpo e del mio respiro ... non avevo bisogno di nient’altro, di
nessun’altro! Ho provato dolore per quelle lacrime e rabbia nei miei confronti, ma
allo stesso tempo in quelle emozioni credo di aver trovato la forza per rimettermi in
marcia… si in marcia nel mio cammino. Sicuramente l’avrò letto in qualche libro, ma
ora più che mai sono convinta che, anche se andando avanti in un cammino ti capita
di fare dei passi indietro… non importa… l’IMPORTANTE è NON PERDERE MAI DI
VISTA LA VOGLIA DI CONTINUARE, E L’ENERGIA E L’AMORE PER LA META
CHE INTENDI RAGGIUNGERE. E dopo questa massima, “passo e chiudo”. Sabrina“
34
BIBLIOGRAFIA
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dialogo. Raccolta di scritti. FrancoAngeli Editore, Milano.
Cinotti, N. & Filoni, M.R. (2013) Manuale di Analisi Bioenergetica.
Milano FrancoAngeli Editore, Milano.
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Psicoficiologia del benessere. Armando Editore, Roma.
Lowen, A. (1994) Arrendersi al corpo. Il processo dell’analisi
bioenergetica. Casa Editrice Astrolabio, Roma.
Lowen, A. (2008). Bioenergetica. Feltrinelli Editore, Milano.
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Marchino, L. (1995) La Bioenergetica. Anima e Corpo. Edizioni
Xenia, Milano.
Reich, W. (1933). Analisi del carattere. SugarCo, Milano.
35
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