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ISTITUTO DI PSICOTERAPIA PSICOUMANITAS CORSO QUADRIENNALE DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA AD ORIENTAMENTO UMANISTICO Anno Accademico 2013 “POR MENTE AL CORPO” ANNO DI CORSO II Tutor Silvia Meucci Corsista Piccinini Sabrina I “Cammina senza piedi, vola senza ali, pensa senza mente” (Osho) II INTRODUZIONE 1 CAPITOLO 1. DALLA VEGETOTERAPIA ALLA BIOENERGETICA 2 PAR 1.1 LE BASI DELLA BIOENERGETICA 2 1.1.1 SIAMO IL NOSTRO CORPO: IL LINGUAGGIO DEL CORPO 7 1.1.2 I PROCESSI ENERGETICI CORPOREI: ESPANSIONE E CONTRAZIONE 8 PAR 1.2 L’IO SI VESTE DEL CORPO 10 1.2.1 LA CARATTERIOLOGIA 11 1.2.3 LA STRUTTURA DEL CARATTERE SCHIZOIDE 11 1.2.4 LA STRUTTURA DEL CARATTERE ORALE 13 1.2.5 LA STRUTTURA DEL CARATTERE PSICOPATICO 14 1.2.6 LA STRUTTURA DEL CARATTERE MASOCHISTA 16 1.2.7 LA STRUTTURA DEL CARATTERE RIGIDO 17 1.2.8 CONFLITTI E DIRITTI 19 CAPITOLO 2 IL PROCESSO DELL’ANALISI BIOENERGETICA 21 PAR 2.1 TERAPIA BIOENERGETICA: UNA FACCENDA DI CUORE 22 2.1.1 LE “DIFESE DEL CUORE” 24 2.1.2 IL CORPO COME PROTAGONISTA 25 PAR 2.2 LE FASI DELLA TERAPIA 28 2.2.1 LA STORIA DELLE MIE DIFESE 28 2.2.2 CIÒ CHE DI ME NON CONOSCO 29 2.2.3 LA RABBIA: IRA DIVINA O DISASTRO NATURALE? 30 2.2.4 IL PROCESSO VERBALE: UN MODO PER RICONCILIARSI CON LA REALTÀ FISICA ED EMOTIVA 31 CONCLUSIONI E RIFLESSIONI 33 III INTRODUZIONE Ho deciso di ricominciare da me… dalla mia storia e dalla mia mente, ma in un modo diverso. “Perché mi è difficile farmi aiutare e avere fiducia in me stessa? Perché mi è difficile smettere di tenere le cose sotto controllo?” La risposta credo di averla trovata in una sola parola, “esistere”. Ma, come da ogni buona risposta, sono nati nuovi interrogativi ... “come posso sapere chi sono?”. Questo lavoro prende origine dal mio rapporto con il corpo, dal senso di libertà e costrizione nel quale ciclicamente ricado e dalla voglia di infiltrarmi nella mia stessa vita, in un modo nuovo e creativo. Por mente al corpo è uno dei cardini della bioenergetica: non possiamo sapere chi siamo se prima non conosciamo la nostra mente. Questa, in connessione al corpo, sente e definisce i nostri umori, i desideri e i sentimenti. Conoscendo la nostra mente possiamo sapere quello che si vuole e che si sente, ma se non conosciamo i nostri sentimenti non abbiamo niente a cui por mente. Il sentire è la vita del corpo. Ci si può sentire eccitati, irati, tristi, vivi, vibranti ma alcune persone sperimentano la mancanza del sentire o una forte confusione nei loro sentimenti ed è questo che li porta in terapia. 1 Capitolo 1. Dalla vegetoterapia alla bioenergetica Il paziente giunge da noi per le sensazioni che prova o stupito per la totale assenza di sentimenti. Si definisce triste… alla “ricerca della felicità”. Alexander Lowen, padre della terapia bioenergetica, ha definito, nel corso della sua terapia personale, la felicità come “consapevolezza della crescita”. In queste persone, difatti, sembra che il processo di crescita si sia arrestato. La terapia bioenergetica può reinstaurare questo processo proponendo nuove esperienze e aiutando la persona a rimuove i blocchi che ne impediscono l’assimilazione. Ripercorrendo il proprio passato, in terapia, la persona riporterà alla luce quegli stessi conflitti e riuscirà a trovare nuovi modi per affrontare quelle situazioni che fino ad allora la costringevano a crearsi una “corazza” per sopravvivere. La crescita è un processo naturale. Prendiamo per esempio la vita di un albero: crescerà verso l’alto solo se le sue radici saranno ben radicate e scenderanno sempre più giù nel profondo della terra. Per noi umani è la stessa cosa: una persona può crescere solo rafforzando le proprie radici nel suo passato. E il passato di una persona è il suo corpo. Par 1.1 Le basi della bioenergetica L’origine clinica e teorica di questo approccio nasce direttamente dalla psicoanalisi differenziandosene però fin dal principio per una visione molto diversa della persona che apre prospettive totalmente nuove nell’esplorazione della condizione umana generale e terapeutica. Grazia alla psicoanalisi, nata dalle opere di Sigmund 2 Freud (1856-1939) è stata offerta, di fatto, alla comunità psicoterapeutica una visione della mente, ma è solo grazie al contributo di Wilhelm Reich (1897-1957) e di Alexander Lowen (1910-2008) che nacque la bioenergetica come approccio che si occupa dell’essere umano nella sua interezza, corpo e mente. Reich, neuropsichiatra austriaco allievo di Freud, introdusse per primo nel campo della terapia l’osservazione del corpo, descrivendo il carattere non solo in riferimento ai processi mentali, ma fornendo un ritratto psicologico della persona per come appare e si comporta. Attraverso l’osservazione clinica ed un attenzione costante allo studio della sessualità e dell’orgasmo sessuale, Reich, propose una descrizione sistematica delle funzioni corporee e degli aspetti biologici della vita, per come si esprimono nei singoli individui: con movimenti espressivi, emozioni, movimenti pulsatori interni al corpo, onde di eccitazioni e vari fenomeni corporei involontari. Egli andò dunque al di là del linguaggio verbale che dominava in quell’epoca il lavoro analitico, e cimentandosi nello studio delle resistenze scrisse un testo “Analisi del Carattere” nel quale definì per la prima volta il concetto di corazza o armatura caratteriale attraverso queste semplici parole “L’Io, per esempio, (è) quella parte dell’individuo (che) esposta al pericolo… acquisisce una modalità di funzionamento automatico di reazione, come per esempio il carattere. E’ come se la personalità affettiva si corazzasse, come se il guscio duro che si sviluppa servisse a deviare sia i colpi provenienti dal mondo esterno che il tumulto dei bisogni interiori… l’abilità di regolare l’economia energetica dipende dall’estensione di questa armatura”. L’armatura caratteriale aveva dunque lo scopo di difendere l’Io dall’angoscia esistenziale (Reich, 1933). Lo scopo di Reich, nell’analisi del carattere in terapia, era 3 quello di agire al fine di liberare la persona dalle costrizioni dell’armatura, lasciando uscire così la passione, l’emozione e l’espressione, permettendo alle “fonti vegetative della personalità di fluire di nuovo”. Attraverso l’applicazione di tecniche di analisi del carattere Reich notò la “comparsa di stati di eccitazione e tensione vegetativa dei quali il paziente in precedenza non era consapevole. Tutto ciò che egli intendeva con il termine “vegetativo” era riconducibile all’espressione non verbale degli stati emotivi e ai movimenti involontari del sistema nervoso autonomo. Alexander Lowen, suo allievo e paziente, entusiasmato dalle innovazioni riechiane riguardo all’energia vitale e al lavoro corporeo, continuò la sua ricerca sulla possibilità di uscire dalla patologia (nevrosi) dovuta ai blocchi energetici-mozionali situati nel corpo. Egli contribuì descrivendo la persona come Sé corporeo e creando una descrizione più ampia del corpo. Giunse così ad individuare un compito centrale nella psicoterapia “vedere la persona” nella sua interezza corporea, fisica ed espressiva. Ampliando gli studi condotti da Reich e sperimentando in prima persona le tecniche bioenergetiche, Lowen divenne il fondatore dell’analisi bioenergetica, differenziandosi da Reich per quattro punti fondamentali. In primo luogo, Reich considerava il fenomeno energetico che osservava nei suoi pazienti come originato da un energia cosmica, mentre Lowen concluse dopo un’attenta pratica clinica che la chiave del processo energetico era, come già ipotizzato da Reich, la respirazione. In secondo luogo, Lowen fece scendere i pazienti dal lettino, introducendo e definendo l’oscillazione pulsatoria biologica come un processo “pendolare” tra la parte alta e la arte bassa del corpo. Questo assunto rappresenta la base della bioenergetica e lo strumento che 4 caratterizza sia il lavoro teorico di Lowen sia il processo psicoterapico: il grounding. Questo si sviluppa e si basa sull’unitarietà del flusso energetico che si muove dalla base del corpo, i piedi e la terra, fino alla sommità del capo attraverso il bacino. Il terso elemento fu rappresentato da un profondo cambiamento nella visione della condizione umana. Per Lowen alla base dell’uomo moderno vi è l’antitesi fra quello che viene definito “Io” e il corpo. L’Io nell’uomo occidentale è una forza potente che non può essere negata. Lo scopo della terapia è dunque quello di integrare l’Io e il principio di realtà con il corpo e la sua tensione al piacere e alla soddisfazione sessuale. Lowen introdusse così una prospettiva dualistica di approccio alla persona dove mente e corpo si compenetrano, ogni funzione dell’uno corrisponde ad un processo funzionalmente identico nell’altro. La realtà del conflitto tra Io e corpo ha serie implicazioni negli esseri umani del nostro tempo. L’appagamento che l’uomo può riuscire a sviluppare e vivere nel corso della propria vita dipende dallo sviluppo di un certo tipo di maturità dell’Io che deve a sua volta essere in armonia con la motilità corporea. Nella nostra società questa è una grande sfida. Prede delle costrizioni del carattere, della tirannia del Super- Io e delle pretese del nostro Io Ideale ci affanniamo alla ricerca di mete egocentriche, del potere e della ricchezza. Il risultato di questo processo è una ridotta vitalità, diminuita capacità emotiva e una ridotta o inesistente capacità di eccitazione e gioia. Di conseguenza anche gli obiettivi terapeutici di Lowen si discostarono dallo scopo di raggiungere il riflesso orgasmico, caratteristico nella terapia reichiana. L’obiettivo di Lowen era la salute in relazione al funzionamento globale della persona nella sua vita che comprendeva, oltre alla sessualità, anche le basilari funzioni del respiro, del movimento, la 5 pienezza dei nostri sentimenti e la capacità di esprimerli. Per Lowen di fatto un organismo sano è caratterizzato da “libertà, grazia e bellezza”. Altro punto di distanza tra Reich e Lowen sta nella concezione di “natura del carattere”. Prendendo solo come base il paradigma reichiano della motilità orgasmica, Lowen intende il carattere come “un vero e proprio elemento di connessione fra l’Io ed il corpo, poiché si esprime ad entrambi i livelli. Il carattere può modificarsi ma è sempre presente, per questo il processo terapeutico rappresenta il viaggio di tutta una vita. Dunque se l’analisi del carattere, il lavoro con il grounding, la respirazione e lo scioglimento delle tensioni corporee sono essenziali, l’attenzione al corpo nella sua espressione umana lo è anche di più.” In ultimo c’è il concetto di corpo. Quando Lowen parla di corpo intende proprio la totalità dell’esperienza che la persona vive in quanto corpo. Non fa riferimento ad uno “stato orgasmico o vegetativo”. Guardando la persona egli ne vede l’aspetto complessivo, la forma e la configurazione generale delle tensioni muscolari, rivelatori del carattere, delle tensioni e dei blocchi energetici, nonché testimoni della storia dell’individuo. E’ proprio su questa percezione globale della persona che Lowen sviluppò una tipologia caratteriale che delineeremo in maniera più dettagliata in seguito. Da questi concetti e da un attento lavoro clinico presero vita le basi della teoria e della clinica analitico –bioenergetica. Il compito dell’analista bioenergetico è dunque vedere il paziente come una persona intera, con una storia e un funzionamento nella vita reale unici. Questo significa prestare attenzione al suo Sé corporeo, e a come questo si esprime attraverso il movimento e la struttura fisica. Ponendo attenzione alla sessualità e all’analisi del carattere, il lavoro corporeo nella terapia bioenergetica comprende sia un lavoro diretto 6 sull’armatura muscolare, attraverso movimenti fisici e contatto, che l’ampliamento dell’onda respiratoria, con particolare attenzione al grounding, punto di partenza e di arrivo della terapia stessa. La bioenergetica si basa sulla proposizione che ogni persona è il proprio corpo. E’ attraverso il corpo che la persona ha la propria esperienza, si esprime e si pone in relazione con il mondo che lo circonda. 1.1.1 Siamo il nostro corpo: il linguaggio del corpo Il corpo esprime noi stessi e il nostro modo di porci nel mondo. Sentimenti e sensazioni possono essere verbalizzati, ma possono anche essere letti in un modo più autentico attraverso l’espressione stessa del corpo. Le esperienze di vita di ognuno sono di fatto registrate nella personalità e strutturate nel corpo di ogni individuo. Il nostro modo di comunicare con il mondo si esprime molto nel nostro atteggiamento non verbale. Pensiamo per esempio ad una persona esausta ed ad una felice: comunicheranno a voce le loro sensazioni e emozioni, ma il loro corpo sarà testimone di tutto ciò in modo più incisivo. La persona esausta sarà ricurva su di sé, come se le sue spalle sopportasse il peso del mondo intero, le sue braccia cadranno stanche sui lati del corpo e il suo volto e la sua voce saranno cupi e spenti. La persona felice, per contro, avrà la testa alta e la voce squillante ed il suo corpo trasmetterà energia e carica attraverso il movimento. Ancora, la persona arrabbiata avrà i pugni chiusi e la mascella serrata, mentre una triste avrà un aspetto liquido e informe. Accade spesso però che la persona non sia in grado di convive con le emozioni di rabbia, paura e dolore che sperimenta. Per non sentirle pulsare le intrappola nel suo corpo, le congela in contratture 7 muscolari. Queste tensioni riflettono i traumi subiti dalla persona nel corso del suo sviluppo – rifiuto, deprivazione, seduzione, frustrazione - e strutturano e condizionano le reazioni della persona definendo i ruoli che essa assumerà nella sua vita. Questi schemi di tensioni diventano per l’individuo una seconda natura, ovvero atteggiamenti fisici e psicologici che seppur non più funzionali alla sopravvivenza, sono entrati talmente a far parte della persona da sembrare naturali. La prima natura umana è invece caratterizzata dall’assenza di tensioni croniche, a livello corporeo, che limitano il sentire e il movimento e, a livello psicologico, dall’assenza di difese quali la razionalizzazione, la proiezione o la negazione. Attraverso queste e altre osservazioni, Lowen giunse alla conclusione che la vita di ogni individuo è la vita del suo corpo (mente, spirito e anima), quindi vivere il corpo vuol dire vivere pienamente a livello mentale, spirituale e sentimentale. La bioenergetica si propone dunque, come tecnica terapeutica, in grado di aiutare l’individuo a recuperare la sua prima natura, tornando ad essere presente nel proprio corpo e a goderne la vitalità, non soltanto dal punto di vista della sessualità, ma anche da quello della respirazione, del movimento, del sentire e dell’esprimersi (Lowen,1975). 1.1.2 I processi energetici corporei: espansione e contrazione Il significato etimologico della parola bioenergetica è energia vitale. Lowen nelle sue opere la definisce come lo studio della personalità dal punto di vista dei processi energetici. Senza energia di fatto non esisterebbe la vita. Secondo Lowen gli esseri viventi sono in grado di autorigenerare energia attraverso i processi di carica e scarica. 8 Il modo in cui ognuno di noi lo fa e la quantità di energia impiegata riflettono poi la sua peculiare personalità. Lowen nella sua opera “Bioenergetica”(1975) esemplifica tale concetto portando come esempio il paziente depresso nel quale è palese questa corrispondenza. Studi hanno dimostrato che queste persone mettono in atto la metà dei movimenti spontanei eseguiti da una persona non depressa. Nella depressione infatti sono depresse la respirazione, il movimento, la sessualità, l’appetito e generano quella che viene clinicamente definita anedonia, ovvero l’incapacità di provare piacere. Potremmo dunque concludere sulla base di queste riflessione che persone più cariche a livello energetico sono maggiormente in grado di prendere energia dal mondo esterno garantendosi così un’autorigenerazione della loro stessa energia, mentre, coloro che hanno bassa energia fanno più fatica e protendersi verso l’esterno per accogliere l’energia disponibile. Questa condizione perpetra le loro difficoltà e diminuisce la loro vitalità e il loro piacere. Il piacere è dato infatti dal libero fluire dell’energia all’interno del corpo e dalla possibilità di manifestare se stessi e la propria vitalità. Secondo Lowen esiste un movimento specifico da parte dell’organismo in grado di generare la sensazione di piacere, definito espansione. In base al movimento di espansione l’energia vitale si muove dal centro della persona verso la periferia che è a contatto con il mondo esterno, nel tentativo di aprirsi e protendersi verso l’altro e di entrare in contatto. Al contrario tutti gli atteggiamenti di chiusura e di controllo, quindi di contrazione, portano a sensazioni spiacevoli. E’ noto che l’impulso naturale di ogni essere vivente è la ricerca del piacere, nel momento in cui questa viene negata, la pressione e il trattenimento dell’energia che ne derivano causano dolore 9 all’individuo. Questo situazione di blocco delle pulsioni e dei bisogni orientati al piacere è frequente nella nostra società, per questo la soluzione che l’organismo trova a questa sofferenza è quella di inibire completamente l’impulso stesso, difendendosi da esso. Il blocco dell’espansione verso il piacere è dunque una difesa dal dolore e dall’angoscia del bisogno negato che nel corpo prende la forma di una contrazione muscolare. Se queste si strutturano precocemente, in risposta a bisogni primari della persona, si cronicizzeranno ed andranno a determinare la struttura corporea e caratteriale della persona. Le difese caratteriali, così strutturate, eviteranno all’individuo di entrare in contatto con il dolore e l’angoscia della frustrazione ma, al tempo stesso, a livello inconsapevole, gli impediranno di raggiungere il piacere e di espandersi verso il mondo abbassando la sua energia vitale e inibendo alcuni processi emotivi. Par 1.2 L’Io si veste del corpo Secondo Lowen la persona funziona su due livelli, psichico e mentale da un lato e fisico e corporeo dall’altro. Essendo inscindibili vanno compresi nella loro complessità e unicità. Come esplicitato nel paragrafo precedente anche le difese dell’Io a livello psichico hanno una corrispondenza a livello corporeo. Accade spesso che sentimenti ed emozioni non siano in grado di convivere con la persona. Questa per non provare il dolore, la paura e la rabbia conseguenti le intrappola in contrazioni, costituendosi una vera e propria armatura caratteriale. In queste contrazioni l’energia resta intrappolata non permettendoci di conseguenza di percepire il nostro corpo ne i 10 sentimenti che lo abitano. Questa corazza difensiva costituisce per Lowen il carattere. E’ chiaro dunque che non esistono due individui con lo stesso carattere e che ogni armatura caratteriale è a se stante e determina sia la conformazione fisica e corporea dell’individuo, sia la sua risposta comportamentale nei confronti del mondo: la personalità. 1.2.1 La caratteriologia In bioenergetica le diverse strutture caratteriali sono classificate in cinque tipi fondamentali. Ognuno ha un particolare schema di difesa, psicologico e muscolare, che lo distingue dagli altri. Questi tipi caratteriali non descrivono persone ma posizioni difensive. In natura, afferma Lowen, non esistono caratteri puri: ciascuno combina in gradi diversi, nella propria personalità, alcuni o tutti gli schemi difensivi, questi possono variare inoltre anche a seconda del periodo di vita. I tipi caratteriali sono cinque: “schizoide”, “orale”, “psicopatico”, “masochista” e “rigido”. Come già affermato questi prendono origine da meccanismi di difesa dell’individuo, strutturati nel tentativo di evitare il dolore della frustrazione di un bisogno primario. I tipi caratteriologici sono molto complessi ma in questa sede ne descriveremo solo gli aspetti generali per poter fornire un quadro generale del processo dell’Analisi Bioenergetica. 1.2.3 La struttura del carattere schizoide La presenza di questa struttura indica l’esistenza nella personalità di tendenze di tipo schizofrenico. Tipiche sono: la tendenza a spezzare in due aspetti unitari del funzionamento della personalità, come il 11 pensiero e il sentire, e la tendenza al ritiro verso l’interno con la conseguente rottura o perdita del contatto con il mondo e con la realtà. La persona manifesta un senso di sé ridotto, un Io debole e un contatto molto limitato con il corpo e le sue sensazioni. Da un punto di vista bioenergetico, l’energia viene trattenuta e non fluisce alle strutture periferiche del corpo, deputate appunto al contatto con il mondo esterno: viso, mani , genitali e piedi. La carica interiore presente nella persona tende a congelarsi e a comprimersi con il conseguente rischio di esplodere nella violenza. Dal punto di vista energetico il corpo appare spaccato in due all’altezza della vita. Ne risulta una mancanza di integrazione tra la parte superiore e quella inferiore del corpo. Il diritto o bisogno negato in questa struttura caratteriale è quello di esistere. La difesa adottata dalla persona è del tipo “io non ho diritto di esistere” e si manifesta in uno schema di tensioni muscolari che tengono unita la personalità, impedendo che energia e sentimenti inondino e fluiscano nella periferia. Generalmente il corpo è striminzito e contratto. Le principali tensioni sono situate nelle giunture, nel collo e nelle spalle. Nel diaframma la tensione è tanto forte che tende a spaccare il corpo in due. Il viso è simile ad una maschera: lo sguardo è sfuggente o privo di emozioni. Le braccia pendono come appendici ed i piedi sono contratti e freddi. Il soggetto non si sente integrato e tende alla dissociazione producendo una spaccatura, anche a livello della personalità, in atteggiamenti opposti. Il compromesso raggiuto con l’Io è quello di vivere senza percepire il proprio corpo difendendosi con comportamenti di intellettualizzazione, spiritualizzazione e ritiro, nell’illusione che esistere lo possa annientare. Le origini vengono ricondotte ad un rifiuto materno accompagnato da ostilità che ha 12 portato il bambino a dissociarsi dalla realtà e dal proprio corpo per sopravvivere. 1.2.4 La struttura del carattere orale Una personalità ha una struttura orale quando contiene molti tratti tipici del periodo orale: scarso senso di indipendenza, tendenza ad aggrapparsi agli altri, basso livello di aggressività e un profondo bisogno di essere appoggiati, curati, accolti. Il vissuto principale è quello della deprivazione. Al bambino sembra essere stato negato il diritto ad avere bisogno. Dal punto di vista energetico la struttura orale è caratterizzata da una carica ridotta di energia che fluisce alla periferia ma in modo molto debole. La mancanza di energia è evidente soprattutto nella parte bassa del corpo: le gambe sono poco sviluppate e sottili, le ginocchia contratte e i piedi stretti e lunghi. Questo comporta, sia letteralmente sia in modo figurato, la difficoltà di queste persone a stare in piedi da sole. Tendono infatti ad aggrapparsi agli altri. Questa tendenza può essere anche mascherata da un’eccessiva indipendenza che però nelle situazioni di stress non regge. E’ visibile una tensione cronica della mascella, della gola e una sensazione di deprivazione generale trasmessa dalla protrusione delle labbra e degli occhi che comunicano aspettativa. Il carattere orale risulta difatti afflitto da un profondo senso di vuoto interiore che riflette la soppressione di intensi sentimenti di desiderio che, se espressi, potrebbero scatenare il pianto e lasciare spazio ad una respirazione più profonda. La deprivazione ha inibito l’impulso a succhiare e una buona respirazione dipende dalla capacità di succhiare dentro l’aria. Il basso livello energetico 13 conferisce all’umore fluttuazioni tra stato depressivo e esaltazione. Nella storia della persona sono presenti perdite effettive del calore e dell’appoggio materno e altre delusioni che lasciano nella personalità un senso di amarezza strutturando una difesa del tipo “se non avrò bisogno i miei bisogni saranno soddisfatti”. Questa difesa, unita all’illusione che chiedendo al mondo la persona sarà abbandonata, comporta il crollo emotivo, l’incapacità di mantenere le proprie posizioni e una generale incostanza nel modo di essere. 1.2.5 La struttura del carattere psicopatico Questo tipo presenta una struttura molto complessa. L’essenza dell’atteggiamento psicopatico è la negazione dei sentimenti, diversa dalla dissociazione tipica dello schizoide. L’Io e la mente divengono ostili al corpo e alle sue sanzioni, in particolare a quelle sessuali. In condizioni normali l’Io appoggia il corpo nella ricerca del piacere, mentre nello psicopatico il piacere è riversato nell’immagine dell’Io. Appare evidente nei caratteri psicopatici il forte investimento energetico sulla propria immagine, il bisogno di potere, di controllo e di dominio sull’altro e sulla realtà circostante. Il bisogno di dominare l’altro può essere raggiunto in due modi: attraverso la sopraffazione e la prepotenza o attraverso un approccio seduttivo. A questi due modelli comportamentali corrispondono due condizioni bioenergetiche diverse ma per praticità illustreremo la più semplice, il tipo prepotente. Lo psicopatico ha bisogno di innalzarsi sopra l’altro. La sua energia è infatti concentrata nella parte alta del corpo, mentre la parte inferiore appare sproporzionata e debole. E’ visibile una costrizione a livello della vita e del diaframma che 14 impediscono all’energia e alle sensazioni di fluire verso il basso. Il capo appare sovraccarico a causa del forte investimento nell’apparato mentale, funzionale al controllo e al dominio di ogni situazione circostante. Gli occhi appaiono guardinghi e diffidenti, poco aperti alla visione e alla comprensione. La struttura corporea del sopraffattore è distinta da quella del seduttore in quanto il primo è più gonfio e rigido nella parte superiore, mentre il secondo appare più regolare e il dorso è iperflessibile. In entrambi è riscontrabile una spasticità all’altezza del diaframma che non permette un adeguato flusso di energia. Vi sono marcate tensioni a livello oculare e alla base del cranio, nella regione orale. Di fatto la personalità psicopatica ha bisogno di tenere sotto controllo qualcuno anche perché ne è in parte dipendente. Controllando affronta la sua paura di essere controllato e quindi usato. Difficilmente accetta la sconfitta che lo identificherebbe nella condizione di vittima. Nel suo gioco di potere utilizza sempre la sessualità: nel sesso il piacere è secondario alla performance e al dominio. La negazione dei sentimenti è per lui un modo di negare il proprio bisogno, la sua manovra consiste nel far si che siano gli altri ad avere bisogno di lui. Il diritto negato nel carattere psicopatico è l’ “autonomia”, questa viene compensata dalla dipendenza ma scatena un forte conflitto interiore del tipo “io non ho bisogno”. Nella sua storia il fattore eziologico più importante sembra essere un genitore sessualmente seduttivo. Il genitore mira a legare a sé il bambino per soddisfare i propri bisogni narcisistici, rifiutando però al bambino il bisogno infantile di appoggio. Quest’ultimo aspetto chiarisce la presenza di tratti orali (gambe piccole e deboli, spasticità dei muscoli della regione orale). Il bambino per difesa, sfida il genitore del sesso opposto, identificandosi con il genitore seduttivo e 15 evitando qualsiasi forma di contatto che lo renderebbe vulnerabile. Di conseguenza si eleva sopra al suo bisogno (prepotente) o lo soddisfa manipolando i genitori (seduttivo). Nella struttura seduttiva è evidente anche un tratto masochistico, sottomettendosi al genitore lo fa avvicinare e poi rovescia i ruoli mettendo in atto qualità sadiche. 1.2.6 La struttura del carattere masochista La struttura del carattere masochistico è quella dell’individuo che soffre e si lamenta, ma resta remissivo. Pur mostrando all’esterno un comportamento sottomesso, a livello emotivo più profondo il carattere masochista ha forti sentimenti di astio, negatività, ostilità e superiorità. Questi sentimenti vengono trattenuti, non congelati, da una forte struttura muscolare per paura che esplodano in comportamenti violenti, lasciando così spazio sono al piagnisteo e ai lamenti. Tutta la struttura appare energeticamente carica, ma questa energia non viene lasciata fluire liberamente agli organi periferici. La ritenzione è talmente forte da causare una compressione e un crollo del corpo a livello della vita, quando le tensioni si fanno marcate. Gli impulsi vengono soffocati nel collo e alla vita causando un forte senso d’ansia. Essendo limitata l’estensione verso l’esterno il corpo appare corto, tarchiato e muscoloso con una marcata crescita del pelo corporeo. Altra caratteristica importante è l’avanzamento delle pelvi, il sedere è tenuto in dentro come un cane che tiene la coda tra le gambe. Il colore della pelle tende ad avere una sfumatura bruna, caratteristica del ristagno energetico. Il carattere masochista controllando l’aggressività mette in atto comportamenti deliberatamente provocatori che mirano ad una 16 risposta forzata da parte dell’altro. Il forte controllo dell’aggressività implica anche una autoaffermazione limitata espressa con il gemito e il lamento. A livello cosciente il masochista manifesta atteggiamenti di sottomissione e compiacenza ma, a livello inconscio, la persona è dominata da negatività e ostilità. La famiglia del masochista era caratterizzata da amore e accettazione combinati con un forte senso di pressione. Il padre passivo e sottomesso e la madre dominante e con tendenze all’autosacrificio colpevolizzavano il bambino ogni volta che cercava di affermare la propria libertà. Gli è stato negato il diritto di “imporsi”, al punto che il bambino ha sviluppato la compiacenza come difesa, “sarò come tu mi vuoi”. Tipica è la grande importanza attribuita al cibo e all’evacuazione che veicolavano la soddisfazione materna: “Mangia la pappa da bravo bambino… fai popò regolarmente…”. In questa struttura gli eccessi di rabbia infantili sono stati marcatamente soppressi e controllati, lasciando al bambino la sensazione di essere intrappolato. L’umiliazione era tanta ogni volta che cercava di esprimersi liberamente con la sfida, il vomito o sporcandosi. Quello che resta al carattere masochista è dunque una forte paura di esporsi al rischio, di mettere la testa fuori, così come i genitali per paura che qualcuno lo tagli fuori o mozzi la parte esposta. Questo carattere è frenato nell’impulso ad aprirsi e ad esprimersi contro il pericolo di essere usato o intrappolato ancora. 1.2.7 La struttura del carattere rigido Caratteristica portante di questo tipo caratteriologico è l’inflessibilità e l’orgoglio. Testa alta e spina dorsale eretta sono tratti che diventano negativi nella personalità che li usa come difesa. Ha paura di cedere, 17 di sottomettersi e crollare. La rigidità diventa una difesa contro una tendenza masochistica di fondo. Nel carattere rigido il comportamento è trattenuto grazie ad una forte posizione dell’Io. E’ presente anche una forte posizione genitale che àncora la personalità alle due estremità del corpo, conferendo un buon contatto con la realtà. Questa forte consapevolezza della realtà è però limitante perché utilizzata da questi soggetti come difesa dall’aspirazione al piacere e all’abbandono. A livello bioenergetico tutti i punti di contatto sono abbastanza carichi, permettendo un controllo della realtà circostante prima di ogni azione. I sentimenti fluiscono ma non vengono espressi liberamente. Le principali tensioni si ravvisano nei muscoli lunghi del corpo, estensori e flessori, che combinati producono rigidità a vari livelli: se il controllo è più mite la personalità e più viva e vibrante. Il corpo del carattere rigido appare armonioso, proporzionato e vitale: corpo tonico e bel sviluppato, gli occhi sono luminosi, il colorito è buono e i movimenti appaiono vivaci. Sono individui ambiziosi e competitivi, orientati verso il mondo. Possono essere ostinati a causa del loro orgoglio, evitano di lasciarsi andare per la paura di apparire stupidi. Nella loro storia di vita non hanno subito forti traumi, ma qui è rilevante la frustrazione nella ricerca dell’amore e della gratificazione erotica e sessuale, che per il bambino sono sinonimi. Al bambino è stato negato il bisogno primario “ad amare” attraverso la proibizione della masturbazione e del rapporto con il genitore di sesso opposto. Si è difeso dicendo a se stesso “io non so amare”. Questa consapevolezza, a causa del forte sviluppo dell’Io, non è stata abbandonata e ha fatto si che l’individuo agisca con il cuore, sempre in un modo controllato e contenuto, senza lasciare che il cuore e il sentimento di amore prendano il sopravvento. Agisce con prudenza 18 nella ricerca di amore e manipola e manovra se stesso e gli altri per conquistare l’intimità. Teme il rifiuto del suo amore sessuale e si difende con l’orgoglio, insultando il suo orgoglio anche il suo amore sarà rifiutato. 1.2.8 Conflitti e diritti La struttura del carattere presente il ogni persona stabilisce le modalità con le quali egli tratterà i suoi bisogni di amore, intimità e piacere nonché il modo in cui esprimerà le proprie emozioni e i propri sentimenti al mondo. Questi tipi caratteriali formano uno spettro: dalla posizione schizoide, ovvero il ritiro dall’intimità e dalla vicinanza, alla salute emotiva, traducibile nell’impulso a protendersi verso il mondo alla ricerca di intimità e contatto. Ogni carattere si inserisce in questa gerarchia, secondo l’ordine utilizzato per le descrizioni, a seconda del grado di contatto e intimità che si concede. Il conflitto di base è che intimità e autoaffermazione si escludono a vicenda, ma in ognuna di queste strutture è ravvisabile un peculiare conflitto che verrà solo brevemente descritto in questa sede. Nello schizoide il conflitto è tra l’esistere e il bisogno di contatto, nell’orale è tra bisogno di appoggio e l’indipendenza, nello psicopatico è tra autonomia e intimità, nel masochista tra amore e libertà ed infine nel rigido tra libertà e resa all’amore. La struttura caratteriale che si è andata delineando a causa di questi conflitti è il miglior compromesso che il bambino sia riuscito a raggiungere per sopravvivere. Accade però che ora il bambino, divenuto adulto, sia ancora fermo a questo compromesso psichico e corporeo, sebbene la realtà che lo circonda sia mutata. Per risolvere tali conflitti l’antagonismo tra i due valori deve scomparire: esistere ed 19 avere bisogno possono coesistere, si può avere bisogno d’amore ma essere al tempo stesso essere indipendenti e così via. Inoltre, per raggiungere la crescita e lo sviluppo della personalità, il bambino attiva un processo nel quale diviene consapevole dei propri diritti umani. In ogni carattere, come precedentemente descritto, uno di questi diritti primari è stato negato: diritto di esistere, diritto di essere al sicuro nella propria condizione di bisogno, diritto all’autonomia e all’indipendenza, diritto di desiderare e di muoversi liberamente e apertamente verso la soddisfazione dei propri bisogni. Questi diritti essenziali, non essendosi stabiliti, hanno causato una fissazione all’età in cui sono stati frustrati. I segni della loro esistenza sono visibili nei vissuti della persona, ma anche nel suo corpo: nel suo modo di camminare, nel modo che ha di allungare le mani verso l’altro, nelle caratteristiche del suo respiro e nel suo sguardo. La terapia bioenergetica gli permetterà di accogliere il suo corpo e la sua energia, facendo si che questa torni a fluire pienamente e trasmetta alla persona il fortissimo sentimento di avere diritto di essere nel mondo, bisognoso ma anche indipendente, libero ma anche capace di amare e di essere amato. 20 Capitolo 2 Il processo dell’Analisi Bioenergetica Depressione, angoscia, insicurezza, mancanza di gioia di vivere e d’amore, paura e collera sono disturbi che sperimentano tante persone nella nostra cultura . Questi, come delineato nella sezione precedente, si sono strutturati nella personalità da molto tempo per questo aspettarsi una guarigione rapida e semplice è una pretesa irrealistica. Ciò a cui mira l’utilizzo dell’Analisi Bioenergetica è la creazione di una nuova condizione di vita. Il principio che sottende a tale approccio è l’identità funzionale e l’antitesi tra mente e corpo, ovvero, una persona è un essere unitario e che ciò che avviene nella mente deve avvenire anche nel corpo. Mente e corpo come sappiamo si influenzano a vicenda determinando la personalità degli individui. Potremo descrivere la gerarchia delle funzioni della personalità secondo una piramide alla base della quale troviamo i processi energetici e al suo vertice l’Io. 21 Queste funzioni sono reciprocamente interrelate e dipendenti e poggiano le loro basi sulla produzione e l’impiego dell’energia. Ciò significa che potremmo agire sul funzionamento corporeo modificando i processi mentali, ma il cambiamento non sarebbe duraturo perché i processi sottostanti resterebbero invariati. Diversamente andando ad agire direttamente sulle funzioni corporee connesse con la produzione e scarica di energia, quali: respirazione, motilità, sensibilità e autoespressione, potremmo generare un effetto duraturo sull’atteggiamento mentale. Lo scopo della terapia è quindi quello di aiutare la persona a recuperare la capacità di vivere e la piena potenzialità del proprio essere. L’Analisi Bioenergetica differentemente da altre psicoterapie non si basa esclusivamente sul linguaggio verbale ma prevede anche una serie di esercizi fisici volti a sciogliere le tensioni muscolari che imprigionano il paziente nella sua armatura. La persona viene compresa e accolta nella sua totalità, incluso ciò che esprime il suo corpo e i relativi processi energetici. L’attenzione si concentra dunque non solo sul versante psichico, ma anche sulla postura, le tensioni, le rigidità e le contratture muscolari in grado talvolta di produrre malattia. Il corpo assume una valenza diversa, non è più una macchina o un contenitore, ma diviene un luogo nel quale accogliere ed esprimere l’identità dell’individuo. Par 2.1 Terapia bioenergetica: una faccenda di cuore Lowen fu uno tra i primi a dare tanta importanza al linguaggio del corpo. Egli evidenzia in ogni sua opera come il corpo non solo 22 comunichi in modo ricco attraverso la comunicazione non verbale, ma sia presente anche nel linguaggio comune. Di fatto sono molte le espressioni verbali e i modi di dire che si incentrano su alcuni aspetti del funzionamento corporeo o sul corpo stesso, come se il linguaggio avesse avuto origine proprio a partire dalla propriocezione e dal corpo umano. In ogni cultura ritroviamo frasi del tipo “avere la testa sulle spalle”, “stare in piedi da soli”, “avere la bocca cucita” ma in particolare la maggior parte delle espressioni rimandano al cuore: “ha il cuore in pezzi”, “ha un cuore grande”, “mi ha toccato il cuore” e cosi via. Il cuore rappresenta per molto popoli la parte più intima, profonda e sincera oltre che il simbolo dell’amore. Questo organo di fatto percepisce tutti i nostri movimenti interni, le nostre vibrazioni e li rimanda a noi amplificati attraverso il suo ritmo e i suoi movimenti di contrazione ed espansione. Il cuore veicola la nostra pulsione alla vita e ai sentimenti, quindi ciò che ci trasmette o ciò che avviene e passa nel nostro cuore è il modo in cui noi viviamo il sentimento di amore, il modo in cui noi lasciamo fluire o tratteniamo l’amore nei confronti di noi stessi e del mondo. La Bioenergetica si occupa proprio di come in ogni persona fluisce il sentimento di amore, che dal cuore si propaga nella periferia del corpo, permettendo il contatto e l’intimità con il mondo, non solo in termini sessuali. Lowen pone l’amore al centro della vita stessa e l’organo privilegiato è proprio il cuore. Organo centrale ed essenziale nel corpo umano. I canali espressivi del sentimento di amore sono molteplici e investono tutto il corpo: bocca, mani e braccia, occhi, voce, genitali e gambe. Ma capita che questi canali si trovano ad essere bloccati o indeboliti e la persona non riesce più a dare e 23 ricevere amore liberamente, non riesce ad esprimersi, andando incontro alla sofferenza. Come già accennato, a livello corporeo le tensioni muscolari croniche determinano dei blocchi che ostacolano il libero fluire dell’amore, dal centro della persona verso l’esterno e viceversa. L’intento della terapia bioenergetica sarà dunque quello di aiutare la persona a liberarsi dei blocchi e delle difese che ad oggi non sono più funzionali alla sopravvivenza e ne limitano la stessa espressione. Allentando quelle tensioni e lasciando fluire liberamente l’energia nel corpo, la persona avrà maggiore capacità di dare e ricevere amore e di espandere la sua mente ed il suo cuore verso il mondo. 2.1.1 Le “difese del cuore” Nel corso della propria vita, dunque, a partire dalla primissima età l’ambiente di vita porta la persona a creare delle difese al fine di proteggere la sua parte più delicata, profonda e preziosa, il cuore. La personalità di ogni individuo è dunque formata da strati di difese che l’individuo ha via via strutturato. Lowen esemplifica tale stratificazione attraverso un diagramma. Lo strato più superficiale, definito Strato dell’Io contiene le difese psichiche dell’Io, ovvero meccanismi di difesa quali: negazione, proiezione, razionalizzazione, identificazione proiettiva, scissione, etc… Queste difese sono inconsce e sono sostenute e permesse dalle difese sottostanti presenti nello Strato muscolare (tensioni muscolari croniche). Queste, a loro volta, tengono a freno le istanze emotive provenienti dallo strato inferiore, Strato emotivo. Quest’ultimo strato è sede di tutte le emozioni sperimentate dall’individuo ed è alimentato direttamente dal 24 nucleo centrale sottostante Core (amore). E’ chiaro che tali difese bloccano il canale sia in entrata che in uscita isolando il nucleo centrale e indebolendo l’energia vitale dell’amore. Secondo Lowen, un efficace approccio terapeutico dovrà agire su tutti i livelli per ripristinare il libero scorrere dell’energia vitale, ma in modo graduale. Per questo motivo è ovvio che un approccio unicamente verbale non sarebbe sufficiente a intaccare le difese dello strato muscolare, ma che al contempo lavorare solamente sullo strato muscolare lascerebbe intatti i meccanismi difensivi psichici e non permetterebbe una corretta lettura dei vissuti emotivi sequestrati. Una terapia ben riuscita, secondo Alexander Lowen, dovrebbe dunque riuscire a trasformare questi strati in strati di coordinazione e espressione, non di difesa. La persona in questo modo metterebbe il cuore in ogni sua azione o pensiero. Ciò significa amare il lavoro, il gioco, il sesso e attraversare tutte le emozioni a seconda delle situazioni, emozioni genuine e non viziate da ricordi infantili. Il corpo, inoltre, libero da tensioni, acquisirebbe grazia e coordinazione guidato da un sentimento di fiducia in sé e nell’altro e sarebbe libero di dare e ricevere amore. 2.1.2 Il corpo come protagonista La bioenergetica come forma di terapia associa il lavoro sul corpo a a quello sulla mente per aiutare le persone a risolvere i propri problemi emotivi e realizzare, in misura più ampia, il proprio potenziale di provare piacere e gioia di vivere. Il lavoro sul corpo avviene attraverso esercizi specifici che hanno lo scopo principale di attenuare o rimuovere le tensioni muscolari croniche della persona risultanti dai 25 conflitti emotivi irrisolti. Essi comprendono: trattamenti con le mani, pressioni controllate, massaggi e leggeri contatti per rilassare i muscoli contratti. Prevedono inoltre movimento, sollecitazione e stress corporeo al fine di aiutare chi li pratica ad entrare in contatto con le proprie tensioni e a rilasciarle tramite movimenti appropriati. In questa sede non sarà possibile approfondire con una trattazione dettagliata i principali esercizi bioenergetici per come sono stati teorizzati da Alexander Lowen e da sua moglie Leslie, ma la si può trovare nell’opera “Espansione ed Integrazione del corpo in Bioenergetica” (1977). Lo stesso Lowen chiarisce che questi esercizi non sono un sostituto della terapia, ma possono aiutare la persona ad acquisire maggior padronanza di sé, aumentare le vibrazioni del corpo, rendere più profonda la respirazione e rendere maggiormente consapevoli di se stessi. Gli esercizi bioenergetici in realtà non sono formalizzati e possono essere improvvisati e adattati alle situazioni ed ai bisogni di ciascuno. In questa sede descriverò due esercizi basilari. Il primo esercizio è frutto della sperimentazione di Lowen del lavoro sul corpo in posizione verticale. E’ stato definito grounding, letteralmente “radicamento a terra”. Questa postura è stata da lui utilizzata inizialmente allo scopo di mobilitare la parte inferiore del corpo per poi a poco a poco spostare l’attenzione sulle tensioni muscolari stesse. Il concetto di grounding ha a che fare con “l’avere i piedi per terra”. Ciò significava per Lowen non soltanto essere in pieno contatto con la realtà, ma anche la possibilità di stare in piedi sulle proprie gambe e avere dunque una propria posizione nella vita. Implica che la persona si “lasci scendere” sentendosi più vicina a terra e quindi più sicura. La quantità e la quantità di vibrazioni e di tensioni presente nelle cosce, nelle ginocchia e nelle caviglie, la loro 26 resistenza, la dolorabilità e la qualità del contatto con il suolo offrono ottimi spunti per comprendere il modo in cui la persona vive la sua vita nel mondo e il modo in cui pone il suo corpo nel mondo. Attraverso questo esercizio la persona entra pienamente in contatto: - Con la realtà del suolo sul quale si trova - Con la realtà del suo corpo che è la sua condizione del suo sentirsi una persona - Con la realtà della sua sessualità - Con la realtà della situazione della sua vita (Marchino, 1995) Secondo esercizio fondamentale riguarda la respirazione. Questa risulta importante per il libero scorrere delle energie vitali e dei sentimenti. Cercando di facilitare nei pazienti uno sblocco e una respirazione più profonda, Lowen costruì una sorta di sgabello sul quale era possibile appoggiarsi inarcando la schiena e aprendo così al massimo la gabbia toracica, in modo da consentire il pieno riempimento dei polmoni. La Respirazione assume in bioenergetica la stessa centralità che Reich attribuiva alla sessualità. Attraverso questa si esprime il rapporto di un individuo con l’aria, ovvero con lo spirito. Osservando la modalità respiratoria di una persona molto si può capire riguardo al suo modo di prendere ciò che le serve dalla vita, ciò che trattiene e restituisce al mondo. Una delle tesi più importanti della bioenergetica è che i cambiamenti della personalità sono condizionati da cambiamenti delle funzioni corporee, più precisamente: respirazione più profonda, maggiore motilità, espressione di sé più piena e libera. Il terapista in questo viaggio funge da guida o da navigatore. Egli a sua volta avrà imparato a riconoscere i pericoli e potrà offrire sostegno e coraggio quando la strada si farà difficile. Egli deve aver già 27 concluso il suo viaggio o comunque deve essere giunto ad uno stadio avanzato in modo da possedere un solido senso del sé. Deve essere abbastanza fondato nella realtà del proprio essere per poter trattare problemi come la resistenza e il transfert. E’ importante inoltre che abbia una grande sensibilità al corpo, in modo da poterne leggere correttamente il linguaggio. Il cambiamento avverrà quando il paziente sarà pronto, disponibile e capace a cambiare. Non può essere forzato. Comincia con l’accettazione di se stessi con la consapevolezza di sé e, naturalmente, con il desiderio di cambiare. Par 2.2 Le fasi della terapia In questo paragrafo vedremo brevemente quali sono i passaggi ideali da mettere in atto nel lavoro bioenergetico. Come già detto gli esercizi possono essere strutturati sulla base delle esigenze della singola persona per questo tale protocollo può essere poi sottoposto a variazioni. 2.2.1 La storia delle difese Le difese, così forti e bene strutturate nella personalità dell’individuo restano nascoste nell’inconscio. Per questo ci capita di non essere capiti, di non sapere perché ci siamo comportati in quel dato modo o semplicemente di agire meccanicamente. Queste fanno ormai parte del nostro bagaglio di vita, il nostro zainetto della sopravvivenza. Ci sono state utili in momenti di pericolo, ma oggi che funzione hanno? 28 Alimentano l’ansia che ci troviamo a vivere ogni giorno perché non sappiamo chi siamo veramente. La prima fase della terapia prevede infatti che la persona prenda contatto con i meccanismi difensivi psicocorporei che sottendono al suo comportamento, alle emozioni che prova e alle tensioni muscolari visibili nel suo corpo. Il terapista, attraverso il colloquio e un’attenta lettura del corpo, aiuterà la persona ad incontrare, riconoscere e accettare le proprie modalità difensive. In questa fase vengono utilizzate tecniche psicocorporee atte a scatenare il processo energetico proprio della persona per permetterle una maggiore consapevolezza dei blocchi, delle tensioni e della propria energia vitale. 2.2.2 Sconosciuto-conosciuto o sconosciuto e basta? Ognuno di noi in relazione a sé stesso e al mondo si comporta in un modo che ritiene essere proprio, che ritiene conosciuto e deducibile dalla situazione, prevedibile direi. Spesso però tutto questo è esattamente l’opposto per gli altri. Ecco perché ci esprimiamo e siamo fraintesi, siamo felici e ci dicono che sembriamo arrabbiati… quindi cosa esprimiamo veramente? Cosa del nostro modo di essere non ci è chiaro? Siamo autentici? In questa seconda fase del processo terapeutico vengono di fatti approfondite le modalità espressive della persona. Riconoscere l’esistenza di blocchi emotivo-muscolari permetterà di addentrarsi nella parte più sconosciuta di ognuno. Permetterà inoltre di ripercorrere la propria storia attraversando ricordi che sono stati rimossi dalla mente ma restano iscritti per sempre nel nostro corpo 29 creando dei buchi nel nostro essere e nel nostro sentire. Emergeranno così ricordi e sensazioni, alcuni piacevoli e altri dolorosi. Al fine integrare le parti costruttive e distruttive della persona si utilizzano tecniche respiratorie con l’ausilio dell’espressione vocale che accompagna il movimento corporeo. Questo consentirà alla persona unificare mente e corpo per affrontare l’aggressività, il dolore, la paura e l’odio rimosso iscritti nelle sue tensioni muscolari. 2.2.3 La rabbia: ira divina o disastro naturale? Il corpo è testimone della storia di ognuno di noi, storia di dolore, frustrazione, perdita di armonia. Questi eventi hanno causato delle scissioni che separano i principali segmenti corporei, testa dal tronco o bacino dal torace, distruggendo l’integrità della personalità. Esiste un’emozione restauratrice e protettiva : la rabbia. Tutti i pazienti hanno una considerevole rabbia repressa, che non hanno potuto esprimere da bambini quando hanno sofferto. Contattarla, conoscerla e agirla in un luogo sicuro permetterà al corpo di ritrovare la sua vitalità e la sua unità. In questa fase emergeranno vissuti di odio nei confronti della propria storia passata, e di sé stessi, che dovranno essere elaborati. Questa fase a seconda della struttura caratteriale, permetterà al paziente di superare l’odio a livello intrapsichico e interpersonale, e aiuterà la persona a disciogliere la corazza arrendendosi al corpo e alla storia che porta con sé. In questo frangente il terapista si avvale di tecniche bioenergetiche di scarica, di attivazione e di movimento al fine di promuovere nel paziente la resa al corpo, inteso come 30 fine di promuovere nel paziente la resa al corpo. Questo è un momento essenziale del cambiamento perché il superamento delle difese e la riconciliazione delle parti scisse aiuteranno la persona ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé, della propria storia e del proprio presente. Con l’ausilio delle tecniche bioenergetiche aiutiamo il paziente ad accogliere e riconoscere il proprio corpo: le sensazioni, i gesti, le emozioni sono spinte necessarie per far si che si compia il processo terapeutico. Non c’è lavoro bioenergetico che non preveda l’utilizzo di esercizi come il grounding, la respirazione e l’emissione di suoni. L’invito sarà sempre quello di lasciarsi andare e respirare lasciando uscire i propri suoni. 2.2.4 Il processo verbale: un modo per riconciliarsi con la realtà fisica ed emotiva “Senti vibrare il tuo corpo? Provi tensione o dolore nelle gambe o nella schiena? Il tuo respiro è profondo tanto da inondare il tuo ventre? Cosa hai sentito?”. Il processo verbale che segue ogni esercitazione è un momento di ascolto e riflessione nel quale il terapeuta non proferisce parola ma accoglie il vissuto della persona. Non esiste a tutto una risposta o una soluzione che gli altri possono fornirci, ma il nostro corpo sente e ci rimanda la sua risposta. La verbalizzazione sull’accaduto, sul movimento emozionale determinato dal processo terapeutico non rappresenta di fatti una dissertazione intellettiva o interpretativa, ma serve alla persona per accogliere un’espressione spontanea, viva, forse inaspettata e inusuale, 31 per i suoi canoni. Si tratta solo di riconocere un vissuto, probabilmente forse non capita e non decodificata, ma accolta e espressa. Questo è un momento cruciale nel quale la persona manifesta a sé e all’altro la sua presa di coscienza, le sue nuove percezioni e il suo esserci nella relazione, portando la voce oltre i confini del proprio corpo e all’interno della relazione. Obiettivo ultimo dell’Analisi Bioenergetica è quello di portare la persona a disidentificarsi dalla propria immagine ideale e ricongiungersi con la propria realtà fisica e emotiva. 32 CONCLUSIONI E RIFLESSIONI L’Analisi Bioenergetica pone al centro del processo di individuazione il processo corporeo, mettendo in evidenza l’unicità di ogni individuo. Essere radicati a terra (grounded), punto di partenza e di arrivo della terapia, significa non solo prendere coscienza del proprio presente ma anche raggiungere l’integrazione e la consapevolezza di sé. Significa lasciare che la propria energia si esprima con le sue infinite sfumature attraverso l’espressione corporea che coincide, come Lowen la definisce, con la “spiritualità del corpo”. Ogni volta che riusciamo a superare le difese della nostra armatura riusciamo a provare la gioia di vivere. Il paradosso è che nel dare vitalità al loro corpo i nostri pazienti si confrontano con terrori e orrori che l’ottundimento psichico aveva denegato o reso quasi tollerabili. E’ in questo frangente che il terapeuta dovrà prendersi cura della loro anima, della vitalità del loro corpo…del loro Vero Sé. In Analisi Bioenergetica “esplorare insieme” le emozioni che inaspettate e imprevedibili affiorano nella relazione, è la qualità specifica dell’essere psicoterapeuta che a sua volta si affida ad un setting “sicuro e flessibile” espressione stessa della vitalità creativa dell’essere umano. Vorrei concludere questa dissertazione parlando del mio corpo, con una lettera che ho scritto al mio terapeuta circa sei mesi fa. Quella lettera parlava del mio corpo, ma non delle sue forme… parlava delle sue emozioni, delle mie emozioni in terapia, e di quanto il cambiamento fosse, e sia ancora per certi aspetti, doloroso e faraginoso. 33 La terapia è un viaggio alla scoperta di sé Non è un viaggio rapido, né facile e neanche privo di paure. In certi casi può prendere l’intera esistenza, ma la ricompensa è il sentimento che la vita non sia passata invano. A.Lowen “ Un passo in avanti, poi un altro… fiera di aver trovato una direzione. Poi una mattina ti alzi e ti rendi conto che stai tornado indietro, stai girando in tondo, rischi di perderti … continua a chiedere aiuto … è importante. Stordita… dopo le ricadute di questa settimana, oggi sono arrivata al tuo studio e mi sentivo come se avessi girato su me stessa per ore. Lo specchio è tornato ad essere un nemico, il mio corpo pesante e greve mi fa sentire un peso per gli altri e per me stessa. Lo stomaco strilla e piange come un bambino che fa i capricci senza sapere bene cosa vuole. L’unica cosa che mi consola è il calore delle mie emozioni che fortunatamente mi sta guidando in questo cammino tutt’altro che facile… Il mio corpo oggi era molto rigido, soffocavo il pianto in gola da settimane e la voce nei giorni mi era venuta a mancare… la luce soffusa inizialmente mi ha messo molta tristezza e insicurezza. Mi sarei solo voluta solo accovacciare in un angolo della stanza e restare lì in silenzio. Mi è stato difficile anche mettermi in grounding, cosa che solitamente riesco a fare con molta naturalezza, ma grazie al tuo contatto mi sono un po’ lasciata andare… sentivo il corpo molto freddo e completamente bloccato, soprattutto nel tronco e negli arti superiori (petto, spalle e braccia), tanto da provare dolore. Il tuo calore mi ha permesso di accettare le sensazioni del mio corpo, di accettare il mio corpo, di sentirlo accettato. Quando poi mi hai incitato ad urlare e a lasciarmi andare svuotando l’aria dai polmoni, ogni volta provavo delle strane vertigini, come se stessi per cadere da un momento all’altro, ma in realtà sentivo i miei piedi ben saldi a terra. Ad ogni respiro cercavo di svotarmi il più possibile, sentivo il pianto irrompere e il calore scaldarmi le gote e il petto… inizialmente è stato doloroso, forzato, poi piacevole, quasi liberatorio. Ad un tratto mi hai fatto congelare ed è lì che finalmente il pianto che da tempo trattenevo è sgorgato libero … tra quelle mura dove mi sento al sicuro, coccolata dal calore del mio stesso corpo e del mio respiro ... non avevo bisogno di nient’altro, di nessun’altro! Ho provato dolore per quelle lacrime e rabbia nei miei confronti, ma allo stesso tempo in quelle emozioni credo di aver trovato la forza per rimettermi in marcia… si in marcia nel mio cammino. Sicuramente l’avrò letto in qualche libro, ma ora più che mai sono convinta che, anche se andando avanti in un cammino ti capita di fare dei passi indietro… non importa… l’IMPORTANTE è NON PERDERE MAI DI VISTA LA VOGLIA DI CONTINUARE, E L’ENERGIA E L’AMORE PER LA META CHE INTENDI RAGGIUNGERE. E dopo questa massima, “passo e chiudo”. Sabrina“ 34 BIBLIOGRAFIA Cinotti, N. & Zaccagnini, C. (2010) Analisi Bioenergetica in dialogo. Raccolta di scritti. FrancoAngeli Editore, Milano. Cinotti, N. & Filoni, M.R. (2013) Manuale di Analisi Bioenergetica. Milano FrancoAngeli Editore, Milano. Lo Iacono, A. & Sonnino, R. (2008). Respirando le emozioni: Psicoficiologia del benessere. Armando Editore, Roma. Lowen, A. (1994) Arrendersi al corpo. Il processo dell’analisi bioenergetica. Casa Editrice Astrolabio, Roma. Lowen, A. (2008). Bioenergetica. Feltrinelli Editore, Milano. Lowen, A. (1958). Il linguaggio del corpo. Feltrinelli Editore, Milano. Lowen, A. & Lowen, L. (1977) Espansione e Integrazione del corpo in Bioenergetica. Astrolabio. Ubaldini Edizioni. Roma(1979). Lowen, A. (1970) Il Piacere, un approccio creativo alla vita. Casa Editrice Astrolabio, Milano (1975). Marchino, L. (1995) La Bioenergetica. Anima e Corpo. Edizioni Xenia, Milano. Reich, W. (1933). Analisi del carattere. SugarCo, Milano. 35