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Grano duro news Filiera - Produttori Sementi Bologna

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Grano duro news Filiera - Produttori Sementi Bologna
Filiera
Grano duro news
PERIODICO DI INFORMAZIONE
TECNICO-ECONOMICA A SOSTEGNO
DEL PROGETTO “GRANO DURO DI
ALTA QUALITÀ IN EMILIA-ROMAGNA”
Numero 22 • APRILE 2012
PAC 2014-2020: meno risorse e più greening
Sommario
PAC 2014-2020: meno risorse
e più greening
Linee guida per la
coltivazione sostenibile del
grano duro di qualità
Corrette pratiche agronomiche
per preservare la food safety
nei raccolti di grano duro
Micotossine note ed
emergenti: considerazioni
sulla normativa vigente
Andamento meteo
novembre 2011 - marzo 2012
Verso la certificazione del
grado di adattamento delle
varietà di frumento ai
cambiamenti climatici
pag.1
pag.2
pag.4
pag.6
pag.7
pag.8
Per scaricare i numeri arretrati collegatevi a
www.prosementi.com
o direttamente all’indirizzo
http://www.prosementi.com/ita/
archivio_filiera_grano_duro_news/
Filiera Grano duro news
Codice ISSN 2239-4230
Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi
Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - [email protected]
Direttore responsabile: Dott. Marco Bon
Stampa: Grafiche BIME s.r.l.
Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO)
Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006
Periodico realizzato con il contributo della Regione EmiliaRomagna ai sensi della L. R. 28/1998.
Angelo Frascarelli – Università di Perugia
Le proposte legislative sulla PAC 2014-2020,
presentate dalla Commissione europea il 12 ottobre 2011, saranno al centro del dibattito politico per tutto il 2012. Il settore del grano duro
sarà interessato dalla riforma, principalmente
su due fronti: la riduzione dei pagamenti diretti
e l’applicazione del greening.
Pagamenti diretti - La proposta di riforma
modifica radicalmente il sistema dei pagamenti diretti. In sostituzione delle due tipologie di
pagamenti diretti attualmente in vigore (pagamenti disaccoppiati, pagamento accoppiato
dell’Articolo 68), è previsto un nuovo regime di
pagamenti diretti in sei componenti: pagamento di base, pagamento ecologico, pagamento
aree svantaggiate, pagamento ai giovani agricoltori, pagamento accoppiato, pagamento ai
piccoli agricoltori.
Dal 1° gennaio 2014, gli attuali titoli storici
saranno azzerati per lasciare il posto ai nuovi
titoli di valore omogeneo (la cosiddetta “regionalizzazione”).
Secondo la Commissione, tutti gli agricoltori
dovrebbero accedere al pagamento di base e al
pagamento ecologico (greening), mentre per
gli altri pagamenti dipenderà dallo status dell’agricoltore (giovane, piccolo, montagna, settori
strategici). Il pagamento di base – secondo le
prime stime – si attesterà sui 170 euro/ettaro e
il pagamento ecologico sui 100 euro/ettaro.
Quindi, gli agricoltori dovrebbero ricevere un
pagamento medio di circa 270 euro/ettaro.
Gli effetti della regionalizzazione sul settore del grano duro - La modifica dei pagamenti diretti colpisce gli agricoltori che attualmente possiedono titoli di valore elevato,
all’opposto premia gli agricoltori che hanno
titoli di valore basso o che non hanno titoli (viticoltori e ortofrutticoltori).
Il settore del grano duro subirà una notevole
ripercussione dalla omogeneizzazione dei pagamenti diretti, soprattutto al Sud, dove i titoli
storici medi del grano duro ammontano attualmente a circa 450 euro/ettaro. Essi passeranno
a circa 270 euro/ettaro, con una riduzione media del 40%. Diverso sarà l’impatto in EmiliaRomagna, dove i titoli storici medi del grano
duro ammontano attualmente a circa 300 euro/
ettaro; pertanto l’impatto sarà inferiore, con
una riduzione media del 10%.
Questi cambiamenti non avranno comunque effetti sulla produzione di grano duro, in quanto
già nella situazione attuale i pagamenti sono disaccoppiati ovvero l’agricoltore – già oggi – può
percepire l’aiuto indipendentemente dalla colti-
vazione; tuttavia queste modifiche avranno un
impatto importante sul bilancio aziendale.
Gli effetti del greening sul settore del grano duro - La nuova PAC intende rafforzare la sua
efficacia ambientale attraverso una componente
ecologica dei pagamenti diretti. Gli agricoltori
che percepiscono il pagamento di base devono rispettare una serie di pratiche ecologiche.
Tali pratiche, a beneficio del clima e dell’ambiente, sono le seguenti: diversificazione delle
colture, mantenimento dei prati e pascoli permanenti, presenza di aree ecologiche.
Gli agricoltori biologici avranno automaticamente diritto a percepire la componente ecologica dei pagamenti.
Il greening interessa la coltivazione del grano
duro per quanto riguarda due impegni: la diversificazione delle colture e le aree ecologiche.
Diversificazione delle colture: gli agricoltori
dovranno prevedere tre tipi di colture nella loro
azienda; ognuna delle tre colture non superare il
70% della superficie a seminativo e deve interessare almeno il 5% della superficie a seminativo.
La diversificazione avrà un notevole impatto
sulle aziende agricole: non sarà più possibile
la monocoltura di grano duro. Questo vincolo,
tuttavia, potrà aprire anche nuovi spazi alla
coltura del grano duro in aziende non tradizionali, che hanno la necessità di introdurre la
seconda o la terza coltura.
Aree ecologiche: gli agricoltori dovranno dedicare almeno il 7% della loro superficie agricola a finalità ecologiche. Possono essere considerate tali i terreni a riposo (set aside ecologico), le terrazze, gli elementi caratteristici del
paesaggio, le fasce tampone e i rimboschimenti
dei seminativi.
L’obbligo del 7% delle aree ecologiche avrà un
notevole impatto nelle aziende agricole dove
viene coltivato il grano duro. Di fatto, questo
vincolo si traduce in una riduzione della superficie coltivata.
Pagamenti accoppiati - L’Italia potrà destinare
fino al 10% del budget nazionale dei pagamenti diretti per concedere aiuti accoppiati in settori o in
regioni dove particolari tipi di agricoltura sono in
difficoltà e hanno una particolare importanza per
ragioni economiche e/o sociali e/o ambientali.
Il grano duro, essendo una produzione strategica per il nostro Paese, ha i requisiti per essere
inserita nell’ambito dei pagamenti accoppiati,
anche se la scelta sarà difficile, viste le tantissime richieste avanzate sul pagamento accoppiato in settori che presentano difficoltà anche
maggiori di quello del grano duro.
SOCIETÀ
PRODUTTORI SEMENTI S.p.A.
BOLOGNA
2 Filiera Grano duro news
N. 22 - Aprile 2012
SOSTENIBILITÀ
Linee guida per la coltivazione sostenibile
del grano duro di qualità
Estratto da “Il Decalogo per la coltivazione sostenibile del grano duro di qualità” realizzato da un gruppo di
lavoro composto da Barilla, Horta srl, Life Cycle Engineering e Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
La sostenibilità in agricoltura è la capacità di ottenere produzioni alimentari
adeguate per qualità e quantità senza depauperare nel tempo le risorse ambientali,
mantenendo contemporaneamente una
redditività vantaggiosa per gli agricoltori;
in altre parole un modo di coltivare rispettoso dell’ambiente e socialmente corretto.
L’agricoltura sostenibile contribuisce al miglioramento della qualità della vita sia degli
agricoltori che dell’intera comunità.
Un agricoltore sostenibile privilegia i sistemi produttivi che consentono di preservare le risorse ambientali, di salva­guardare
la propria salute e quella della comunità, di
produrre beni ed alimenti in modo economicamente adeguato. L’agricoltore sostenibile è una nuova figura imprendi­toriale che
deve essere in grado di pren­dere decisioni
complesse sia strategiche (di lunga durata)
che tattiche (in risposta agli eventi) tenendo conto di una molte­plicità di risorse, limitazioni ed obiettivi.
I risultati di uno studio sul grano duro
italiano, condotto da Barilla in collaborazione con Horta srl, Life Cycle Engineering
e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Piacenza (cfr anche Filiera Grano duro
news n. 18 - aprile 2011), dimostrano che la
corretta applicazione delle conoscenze
e delle pratiche agronomiche aiuta non
solo a migliorare le rese di coltivazione
e la qualità dei prodotti, permettendo di
aumentare il reddito generato dalle coltivazioni, ma anche a ridurre gli impatti
ambientali (fino al 40% di gas a effetto ser-
€/ha (quadriennio)
7000
6000
grano duro, grano duro,
sorgo, grano duro
5000
colza, grano duro,
girasole, grano duro
4000
3000
2000
1000
0
Cos dire
I principi guida per condurre una coltivazione sostenibile del grano duro di qualità,
nell’ottica di una riduzione del DON (Food
safety), nell’aumento delle rese per qualità
dei raccolti e di una riduzione dell’impatto
ambientale, si possono riassumere in 10
punti principali. Linee guida già contenute tra le norme tecniche del “Disciplinare
per la coltivazione e la conservazione del
Grano duro di Alta Qualità in EmiliaRomagna”, orientato al pieno rispetto dei
principi della buona conduzione dell’azienda agricola ed elaborato in accordo con i
contenuti dei Disciplinari di produzione
integrata approvati dalla Regione EmiliaRomagna.
2 Lavorare il suolo rispettandolo
1 Avvicendare le colture
Inserire il frumento duro in una rotazione colturale favorevole in
particolare con dicotiledoni (es: soia, girasole, colza, pomodoro,
barbabietola, erba medica, leguminose da granella, erbai, ecc), consente una riduzione dell’emissione di gas serra di oltre il 30% dovuto alla possibilità di utilizzare minori quantità di fertilizzanti. La
rotazione con dicotiledoni, parallelamente, consente un aumento
del reddito lordo complessivo di circa il 60% dovuto principalmente
alla possibilità di ottenere rese maggiori senza incrementare i costi.
PLV
ra in meno) grazie a una maggior efficienza
di fertilizzazione.
Indicatori economici
di due differenti rotazioni quadriennali
del Centro Italia.
I benefici sul reddito
sono evidenziabili
nell’ottica dell’intera
rotazione.
Reddito lordo
Elaborazione dati Horta. Dati studio “Sostenibilità dei sistemi colturali”
Cfr Filiera Grano duro news - n. 18 - aprile 2011
3 Usare la migliore varietà
La scelta della varietà deve essere fatta con molta cura; è indispensabile conoscerne le potenzialità produttive nei diversi comprensori,
l’adattabilità agronomica (resistenza agli stress idrici, alle alte temperature, agli agenti patogeni ecc.) e le caratteristiche qualitative
richieste dall’industria di trasformazione (ceneri, colore, proteine, glutine, ecc.).
Le varietà di grano duro Levante, Normanno
e Saragolla proposte all’interno del Progetto
Grano duro di Alta Qualità in Emilia-Romagna derivano da un programma di costituzione condotto in collaborazione tra la Società Produttori Sementi e la Società Barilla e
sono quindi, per caratteristiche qualitative ed
agronomiche, le più rispondenti alle esigenze
del progetto.
Scegliere la lavorazione del terreno in modo flessibile, usando attrezzi e profondità di lavoro adatti alle specifiche condizioni, al clima e al sistema colturale in cui si inserisce il frumento duro, seguendo le seguenti linee guida:
Nord Italia
Lavorazione
Aratura
profonda
(40 - 45 cm)
Aratura superficiale (30 cm)
Combinato/
minima lavorazione (30 - 35 cm)
Semina su sodo
Centro Italia
Sud Italia
Precessione Precessione Precessione Precessione Precessione Precessione
a mais,
a soia, colza,
a sorgo,
a girasole,
a frumento a girasole,
sorgo,
pomodoro,
frumento
colza, erba duro monocolza,
frumento erba medica, duro, mais
medica,
successione)
favino
tenero
barbabietola
pisello proda zucchero
teico, favino
+++
+
+++
+
+
_
+++
++
+++
++
+++
++
+
_
++
++
++
_
+++
+++
+++
_
+++
+++
Legenda: +++ raccomandata; ++ consigliata; + possibile; - sconsigliata
Bisogna ricordare però che la lavorazione del suolo è uno degli elementi chiave per la riduzione del rischio micotossine. In condizioni
infatti di elevato rischio di fusariosi della spiga è necessario procedere all’aratura del terreno per ridurre la quantità di inoculo.
4 Usare solo semi certificati e conciati
Solo il seme certificato garantisce l’identità varietale (potenzialità
produttiva, qualità tecnologica e resistenza alle avversità) e la qualità del seme (purezza, germinabilità). Inoltre, il seme conciato industrialmente consente una migliore ripartizione del principio attivo sul
singolo seme che garantisce una migliore protezione dai patogeni presenti sulle cariossidi, maggiore sicurezza di conseguire l’investimento
4
prefissato, una maggiore sicurezza nell’utilizzo degli agro-farmaci e di
conseguenza un aumento del margine lordo dell’agricoltore.
Riduzione della carica di patogeni
Riduzione della carica di
patogeni
Concia
industriale del
seme cerficato
Maggiore sicurezza di
Maggiore sicurezza di conseguire
conseguire l’invesmento
Concia
prefissato
l’invesmento
prefissato
industriale
del
seme cerficato
Maggiore sicurezza nell’uso
degli agrofarmaci
Maggiore sicurezza nell’uso degli
agrofarmaci
Aumento del margine lordo
dell’agricoltore
Aumento del margine lordo dell’agricoltore
4
Filiera Grano duro news
5 Seminare al momento opportuno
6 Usare la giusta dose di semi
Resa in granella (t/ha)
9,00
8,50
8,00
7,50
7,00
6,50
6,00
5,50
5,00
4,50
4,00
Scegliere la densità di semina in relazione alla varietà, all’areale, all’epoca
di semina e alle condizioni del suolo: semine troppo fitte impediscono
alla coltura di sfruttare al meglio le risorse, favoriscono lo sviluppo di
malattie e causano allettamenti; semine troppo rade, soprattutto in varietà con scarso accestimento, possono limitare il potenziale produttivo.
30 oobre
15 novembre
Varietà A
13 dicembre
Varietà B
Varietà A
Varietà B
26 gennaio
Densità di semina (n° semi/m2)
Varietà C
Resa di tre varietà seminate in epoche differenti. Alcune varietà si adattano meglio al ritardo della semina. Elaborazione dati Horta.
7 Contenere le infestanti in modo tempestivo
Granella 13% Um (Prima epoca = 100)
Per contenere le infestanti in modo efficace è importante adottare
una corretta rotazione colturale ed effettuare trattamenti tempestivi
e mirati al tipo di flora infestante presente ed alle condizioni climatiche. Questi accorgimenti consentono di ottenere il miglior risultato
dall’intervento ottimizzando le performance della coltura e riducendo l’impatto ambientale.
Resa di 2 varietà seminate a diverse densità. La varietà A riduce le rese
sia alle basse che alle alte densità di semina. La varietà B ottiene le più
alte rese con investimenti fitti. Elaborazione dati Horta.
8 Dosare l’azoto in base alle necessità della pianta
Al fine di minimizzare gli sprechi e garantire l’efficienza, anche economica delle concimazioni, è importante definire i fabbisogni di
azoto della coltura in relazione alle precessioni colturali, alla disponibilità naturale del terreno, alla varietà scelta e all’andamento climatico. Inoltre, l’utilizzo di fertilizzanti azotati deve essere adeguato
sia per quanto riguarda le quantità somministrate, sia per quanto
riguarda i periodi in cui vengono utilizzati.
L’azoto distribuito alla semina ha generalmente un’efficienza molto
bassa in quanto è soggetta a fenomeni di dilavamento causati dalle
precipitazioni invernali. L’azoto distribuito con la coltura in atto ha
una maggiore efficienza e, soprattutto se frazionato, contribuisce significativamente all’aumento delle rese e del contenuto in proteine.
Se gli apporti in accestimento e ad inizio levata sono fondamentali
per la produttività, quello realizzato a fine levata - inizio botticella lo
è per il contenuto proteico.
14
Data di applicazione degli erbicidi avenicidi
Resa in granella in rapporto all’epoca di applicazione di due avenicidi.
L’intervento di diserbo effettuato in primavera avanzata può comportare
perdite produttive anche dell’80% rispetto all’intervento invernale. I dati nel
grafico sono indicizzati considerando la resa della prima epoca di applicazione uguale a 100. Elaborazione dati Horta.
Proteine
sullassss
Proteine sulla
(%)(%)
Resa in granella (t/ha)
Resa in granella (t/ha)
Ogni varietà ha un’epoca di semina ideale, che può variare in rapporto all’areale e alle condizioni meteorologiche. Le varietà producono
in modo diverso in rapporto all’epoca di semina.
13
12
11
10
9
8
9 Proteggere la pianta dalle malattie
Contributo
in %
Contributo
in % nell’accumulo
nell’accumulo
del DON
del DON
Anche i trattamenti di difesa devono essere tempestivi ed attuati in
funzione delle effettive condizioni di rischio climatico, tenendo in
considerazione tutti gli aspetti colturali.
Nel frumento duro ad esempio il controllo della fusariosi deve essere realizzato attraverso misure preventive e curative. Fra le prime si
possono considerare il tipo di precessione colturale (specie coltivata) e di lavorazione del terreno (gestione dei residui colturali); fra
le seconde il trattamento con fungicidi specifici ad inizio fioritura.
Accesmento
Inizio levata
Fine levata / bocella
Epoca di applicazione
Epoca
di applicazione
Contenuto proteico ottenuto da 3 differenti momenti di applicazione del
fertilizzante azotato. La stessa dose di nitrato ammonico (41 unità) è stata
applicata all’accestimento, ad inizio levata e a fine levata - inizio botticella.
Nessun altro apporto è stato effettuato sulle parcelle sperimentali. Elaborazione dati Horta.
10 Estendere la sostenibilità al sistema aziendale
35
30
25
20
15
10
5
0
7
Annata
climaca
Zona
Specie
Varietà
Precessione Lavorazione
Andamento stagionale e zona di coltivazione incidono per il 47%, specie
e varietà per circa il 33%, precessione colturale per l’8% e lavorazione del
suolo per il restante 12%. Elaborazione dati Horta.
E’ importante che i concetti di sostenibilità diventino parte integrante delle strategie aziendali, in modo da applicarli alla generale
conduzione dell’azienda. La coltivazione del grano duro va quindi
inquadrata a livello di sistema colturale (rotazione) non limitandosi
al contesto della singola coltura.
E’ importante inoltre applicare le misure di eco-condizionalità previste dalle normative vigenti, impiegare i mezzi tecnici rispettando le
Buone Pratiche Agricole e le “Linee Guida per un uso sostenibile dei
Prodotti Fitosanitari”, adottare una sistemazione idraulica aziendale
tale da prevenire fenomeni di erosione, ruscellamento e contaminazione dei corpi idrici, e cercare di favorire la biodiversità (usare
siepi, cover crops, fasce inerbite, ecc.).
3
4 Filiera Grano duro news
N. 22 - Aprile 2012
DIFESA FITOSANITARIA
Corrette pratiche agronomiche per preservare
la food safety nei raccolti di grano duro
Federico Marinaccio, Amedeo Reyneri – Dip. Agronomia, Selvicoltura e Gestione del territorio – Università di Torino
Tradizionalmente, sul territorio nazionale,
la coltivazione del frumento duro è localizzata nelle regioni del Mezzogiorno, con
produzioni caratterizzate da contenuto
proteico fortemente disomogeneo e spesso insufficiente. L’attuale decremento produttivo nazionale, la forte fluttuazione dei
prezzi di mercato e l’interesse dell’industria molitoria a lavorare lotti dai caratteri
qualitativi sempre più elevati ed omogenei
hanno suscitato interesse alla coltivazione di questo cereale anche nel Nord Italia.
Sebbene questa coltura sia meno adatta
all’ambiente, manifestando maggiore suscettibilità del frumento tenero al freddo
e agli attacchi fungini, acquista importanza la possibilità di ottenere granelle dai
contenuti di proteina e glutine particolarmente elevati, spesso adatti a correggere i
difetti produttivi delle produzioni del Centro e Sud Italia. Pertanto la difesa dalle
malattie fungine, e di conseguenza dei
parametri sanitari, risulta essere il punto
nevralgico: è possibile affermare che la
difesa è la maggiore problematica da affrontare nella coltivazione del frumento
duro nella Pianura Padano-Veneta. Nello
specifico in questi areali, l’incremento del
contoterzismo, la crescita della superficie
soggetta a minima lavorazione o semina
su sodo, la spinta alla monosuccessione e
l’aumento della densità colturale e dell’uniformità genetica favoriscono, oltre alla
selezione di ceppi fungini resistenti, la
probabilità di contatto e quindi di infezione pianta-pianta e l’insorgere di microclimi favorevoli alla proliferazione fungina.
Sono numerosi i funghi patogeni che possono attaccare il frumento nei suoi vari
organi, dalle radici alla spiga, da soli o in
associazione, in tempi diversi o contemporaneamente.
• Nella prima fase del ciclo, durante
l’autunno e l’inverno, negli anni più umidi e freddi o nelle condizioni di campo
dove lo sgrondo delle acque è più lento,
le giovani piante possono essere attaccate dalla complessa sintomatologia del
mal del piede (causata da diversi funghi
appartenenti ai generi Bipolaris, Fusarium, Gaeumannomyces, Oculimacula,
Rhizoctonia) con conseguenze negative
su accestimento e sviluppo vegetativo.
• Dalla fase della levata alla maturazione cerosa il complesso della septoriosi, causata principalmente da Septoria tritici, Stagonospora nodorum e Drechslera
tritici-repentis, è la principale malattia
fogliare: un forte attacco può compromet-
te la capacità fotosintetica della lamina
fogliare, determinando il precoce invecchiamento e in definitiva la riduzione di
produzione e qualità.
• Dalla fioritura alla completa maturazione la pianta può essere colpita dalla
fusariosi della spiga, i cui agenti più importanti sono Fusarium graminearum
e Fusarium culmorum. Essa, oltre a determinare un precoce avvizzimento delle
spighette e produzione di semi striminziti,
causa gravi conseguenze sanitarie a seguito della contaminazione della granella da
micotossine, in particolare da deossinivalenolo (DON): una micotossina che risulta
associata a micotossicosi acute o croniche per l’uomo e gli animali. Il DON è la
più importante micotossina del frumento,
normata dal Regolamento (UE) 1881/2006.
Nel corso della maturazione la presenza di
Fusarium sporotrichioides può causare
anche l’accumulo delle tossine T2-HT2,
che saranno normate nei prossimi anni
sempre in ambito comunitario.
Risulta pertanto necessario, in questi areali, predisporre percorsi colturali volti a
ridurre la probabilità di incorrere in elevate contaminazioni soddisfacendo la produttività e la qualità.
Per raggiungere gli scopi prefissi è opportuno correlare tra loro fattori podologici,
climatici e colturali. A fronte di una nuova
campagna, come prima scelta è opportuno
selezionare un ambiente che sia il più idoneo possibile alle esigenze colturali: una
Forte attacco di Fusariosi della spiga.
Foglia con sintomi della Septoriosi.
soddisfacente sanità può essere raggiunta escludendo zone soggette a ristagni di
freddo e/o suoli asfittici prediligendo quelli
ben sistemati al fine di ostacolare ristagni
che possono favorire sviluppi di mal del
piede e diradamento della coltura. A tal
proposito la concia del seme è fondamentale per assicurare una soddisfacente e
costante densità colturale; inoltre è stato
recentemente evidenziato che una corretta
concia contribuisce a contenere l’accumulo di DON nella granella limitando la crescita dei funghi tossigeni nello stelo e la
traslocazione della tossina alla cariosside.
In secondo luogo è opportuno individuare azioni preventive per il controllo sia
delle malattie fogliari sia della fusariosi
della spiga, che si basano sulla riduzione dell’inoculo in campo, ricorrendo alla
rotazione colturale, all’interramento dei
residui con le lavorazioni o con l’utilizzo
di varietà resistenti. A questo proposito
è fondamentale selezionare le varietà più
idonee offerte dal mercato e verificare che
le esigenze varietali possano potenzialmente essere soddisfatte dalle condizioni
pedo-climatiche dell’areale prescelto.
Tuttavia, se le condizioni ambientali sono
favorevoli allo sviluppo delle malattie fungine, le azioni preventive possono risultare insufficienti per controllare il loro sviluppo e le conseguenti perdite produttive
e un controllo diretto con l’applicazione
dei fungicidi risulta spesso necessario. A
tale proposito, in diversi progetti condotti
su scala regionale o nazionale (PADUR e
Filiera Grano duro news
Azolo
Azolo +
Strobilurina
Accestimento Levata
Botticella
Spigatura
Fioritura Granigione
Fig. 1 - Strategia ottimale di difesa per preservare la sanità nei raccolti di frumento duro in
Nord Italia.
MICOCER) l’obiettivo è stato quello di valutare l’effetto della difesa fungina su produzione e qualità tecnologica e sanitaria,
con lo scopo di individuare le corrette pratiche agronomiche per coltivare frumento
duro anche in areali a rischio sanitario.
La sperimentazione condotta in un triennio in diverse località, ha permesso di
confrontare tra loro differenti strategie
di lotta fungicida. In Tabella 1 è riportata la severità della septoriosi (percentuale di foglia colpita dalla malattia), la
severità della fusariosi (percentuale di
spiga colpita dalla malattia), il contenuto
in micotossine (DON) e la produzione. Si
evidenzia che nel caso di una singola distribuzione fungicida il solo trattamento
alla spigatura con azoli (T2), rispetto al
testimone non trattano (T1), riduce significativamente la severità di septoriosi e
fusariosi del 60% in media, la contaminazione da DON del 35%, incrementando la
produzione di circa il 10%.
Per le varietà di frumento duro coltivate
in Nord Italia, dove gli areali di coltivazione sono caratterizzati da un’elevata
pressione sia delle malattie fogliari sia
della fusariosi della spiga, il doppio trattamento (T3) con l’applicazione di una
miscela azolo + strobilurina nella seconda
parte della levata, in modo da assicurare
la protezione delle ultime due foglie, e
di un fusaricida azolico in spigatura, è la
strategia che si dimostrata più efficace. I
vantaggi di questa strategia si manifestano sulla produzione e sulla qualità tecnologica e sanitaria del prodotto anche in
annate con decorso meno favorevole agli
attacchi fungini: tali vantaggi sono legati
sia al prolungamento dell’attività fotosin-
tetica della foglia a bandiera, soprattutto
per l’effetto delle strobilurine, sia alla protezione dell’infiorescenza dalle infezioni
di Fusarium spp. esercitato dall’impiego
di triazoli in spigatura.
Non è invece consigliato l’impiego di miscela strobilurina + azolo in levata e spigatura (T4) che rispetto al trattamento T3,
incrementa i livelli di contaminazione da
DON. L’impiego delle strobilurine in fioritura è sconsigliato poiché queste molecole sono poco efficaci nel controllare le
specie del genere Fusarium mentre sono
molto efficaci nei confronti delle specie
antagoniste della fusariosi: questo fenomeno incrementa la contaminazione da
DON anche del 50%.
D’altra parte un uso attento e non ripetuto
di strobilurine è anche opportuno per non
stimolare forme di resistenza tali da ridurne l’efficacia come è stato riscontrato in
areali centro europei.
In conclusione, in ambienti dove la sanità della pianta di frumento duro è più a
rischio, la chiave strategica per ottenere
la migliore risposta qualitativa e produttiva, è quella di seguire una doppia difesa
con una miscela strobilurina + azolo nella
seconda parte della levata seguita dall’azolo in spigatura (Figura 1). In ogni caso,
la sensibilità alle malattie del culmo, della
foglia e della spiga, rende necessario integrare la lotta diretta con la prevenzione
agronomica (scelta di varietà resistenti e
all’avvicendamento con colture non cerealicole), elaborando un attento piano di
protezione che prevede interventi specifici prima che la coltura manifesti i sintomi
della malattia.
Strategia
Levata
(GS 39)
Spigatura
(GS 55)
T1
–
–
Spigatura Severità
(GS 55) septoriosi
%
–
25,3 a
T2
–
–
Azolo***
Severità
fusariosi
%
17,6 a
DON Produzione
µg kg-1
t
2406 a
3,9 c
1567 b
4,0 b
Strobilurina
–
Azolo***
7,8 c
6,5 c
1332 b
+ Azolo*
Strobilurina Strobilurina** Azolo***
T4
6,9 c
5,7 c
2055 a
+ Azolo*
Lettere diverse indicano differenze significative (ANOVA P<0.05)
*
Azoxystrobin + Ciproconazolo **Azoxystrobin ***Ciproconazolo + Procloraz
4,5 a
T3
10,3 b
7,1 b
4,4 a
Quali sono al riguardo le indicazioni del “Disciplinare per la
coltivazione e la conservazione
del Grano duro di Alta Qualità in
Emilia-Romagna”
Fungicidi per trattamenti fogliari in levata
Per la coltivazione del grano duro, in linea di principio, non sono necessari trattamenti fungicidi prima della spigatura/
fioritura.
Tuttavia, nel caso in cui, nel corso
dell’annata agraria, si sviluppino
attacchi di septoriosi, è autorizzato
l’utilizzo di un trattamento fungicida per contenere lo sviluppo della
malattia, da effettuarsi con le tempistiche che verranno indicate dai
Bollettini provinciali di Produzione
Integrata.
Fungicidi per trattamenti alla spiga
Considerando la suscettibilità del frumento duro alla fusariosi della spiga ed
i risvolti che questa patologia ha sulla
salubrità di prodotto (accumulo di micotossine), è vincolante l’esecuzione
di un trattamento fungicida preventivo ad inizio fioritura. Il prodotto
fungicida deve contenere uno dei seguenti principi attivi che si sono dimostrati efficaci nel controllare tale
patologia: procloraz, tebuconazolo e
protioconazolo.
Ogni eventuale ulteriore trattamento di difesa, dovrà essere autorizzato da parte del servizio fitosanitario
regionale, tenendo conto dello stato
della coltura e/o dell’andamento climatico.
I fungicidi fogliari ammessi sono:
Azoxystrobin
Cyproconazole (ammesse solo formulazioni Xi, NC)
Prochloraz (*) (ammesse solo formulazioni Xi, NC)
Propiconazolo
Tebuconazole (ammesse solo formulazioni Xi, NC)
Tetraconazolo
Flutriafol (ammesse solo formulazioni Xi, NC)
Protioconazolo
* Si raccomanda il pieno rispetto dei tempi di carenza
I dati riportati si riferiscono alla media dei
valori ottenuti da 4 località in 3 annate di sperimentazione.
Tutte le parcelle sono state concimate con
170 kg N ha-1 utilizzando nitrato ammonico,
ripartite in 50 kg N ha-1 all’accestimento, 80
kg N ha-1 alla levata e 40 kg N ha-1 alla spigatura.
Tab. 1 - Effetto delle 4 diverse strategie di controllo delle patologie fungine sulla difesa della foglia, della spiga, DON e produzione.
5
6 Filiera Grano duro news
N. 22 - Aprile 2012
SICUREZZA ALIMENTARE
Micotossine note ed emergenti:
considerazioni sulla normativa vigente
Carlo Brera - Istituto Superiore di Sanità - DSPVSA – Reparto OGM e Micotossine
Relativamente al tema micotossine, la recente
emanazione da parte dell’UE di disposizioni
legislative ha apportato ulteriori spunti di riflessione anche alla luce di possibili nuovi scenari che si vanno configurando.
Da una parte, si sta assistendo, infatti, ad una
sempre crescente attenzione da parte dell’UE
a possibili nuove fonti di rischio derivanti dalle
micotossine cosiddette “emergenti”, dall’altra
si registra una ancora non completa armonizzazione dei criteri che regolano le disposizioni
di legge sulle micotossine più note, creando
non poche difficoltà ai vari settori della filiera.
In particolare permangono ancora sia tra gli
operatori della filiera sia tra le Autorità Competenti preposte a controllo ufficiale sia infine
tra gli stessi organi legislativi che operano in
ambito comunitario, non corrette interpretazioni e gap conoscitivi e normativi.
Il pre-requisito fondamentale per una corretta
formulazione di un provvedimento legislativo
recante la fissazione di limiti massimi tollerabili, dovrebbe indiscutibilmente basarsi sulla
individuazione dei fattori che concorrono alla
esposizione del consumatore, in un processo
più orientato dalla tavola al campo che viceversa. In questa ottica, la disponibilità e la
considerazione di dati relativi ai consumi alimentari, alle soglie tossicologiche, alla composizione dei prodotti alimentari, all’effetto
del processo tecnologico industriale ed alle
condizioni di sviluppo in campo ed in fase di
stoccaggio delle materie prime, costituiscono
elementi di primaria importanza.
Il problema delle micotossine, come è
noto, inizia dal seme e termina sul piatto del
consumatore, dando luogo ad una rete molto
complessa di aspetti del tutto diversificati tra
loro (sanitari, produttivi, tecnici, economici,
ecologici e gestionali) che ne hanno finora
determinato, di fatto, uno scarso successo in
tema di gestione del problema lasciando ancora irrisolta una serie di problemi che affligge
non poco l’agricoltura prima ed il settore della
prima e seconda trasformazione poi.
Ciascun comparto della filiera è affetto infatti
da possibilità di contaminazione e le azioni preventive sulla materia prima che sono scaturite
in questi ultimi anni dalle ricerche effettuate
nel settore non sono ancora arrivate all’agricoltore in modo sistematico, lasciando ancora
inalterato il gap conoscitivo tra gli operatori
della filiera e la distanza tra quanto determina
la scienza e quanto la pratica rende fattibile ciò
che la ricerca scientifica ha prodotto.
Da un punto di vista normativo, la presenza delle micotossine nei cereali, incluso il grano duro,
è stata da tempo regolamentata con i Regolamenti CE/1881/2006 relativamente alle Aflatossine ed alla Ocratossina A e CE/1126/2007 per
quanto riguarda le Fusarium tossine.
In questi Regolamenti, permangono ancora irrisolti e meritevoli quindi di opportuna modifica
aspetti rilevanti evidenziati nei punti seguenti:
A. Coerenza tra i limiti fissati per le Materie Prime ed i Prodotti Finiti
Attualmente, nella maggior parte dei casi i
livelli sulla materia prima non riflettono le
acquisizioni scientifiche relative alla distribuzione altamente eterogenea delle micotossine
per effetto del processo tecnologico. Casi emblematici sono ad esempio, i limiti del Deossinivalenolo sul grano tenero (1250 ug/kg) ed
i relativi livelli massimi previsti per i prodotti
derivati come ad esempio i biscotti integrali
per i quali è previsto un limite pari a 500 ug/kg.
In questo caso, se i biscotti dovessero contenere una percentuale di cereali superiore al
66%, contenente una miscela di farine (normate a 750 ug/kg) sarebbe praticamente impossibile ottenere dei prodotti finiti conformi al
livello di 500 ug/kg.
Anche per quanto riguarda la recentissima
proposta della Commissione Europea circa i
limiti massimi relativi alla presenza delle tossine T2 ed HT2, sussistono molte perplessità
sulla presenza di fattori di conversione che siano compatibili con i reali processi industriali
di prima e seconda trasformazione. Ne sono
ancora una volta un esempio i limiti sul grano duro, sulla semola e sulla pasta, rispettivamente proposti a 50, 25 ed ancora 25 μg/kg. A
tale riguardo, la prima considerazione è che,
dato che il limite massimo proposto è esattamente lo stesso, non è stata prevista alcuna
riduzione dal passaggio semola-pasta cruda,
mentre invece i valori di riduzione si attestano intorno al 90%, ed inoltre che dal passaggio
grano duro non processato alla semola ci sia
un abbattimento solo del 50% che secondo
dati disponibili in letteratura sembra essere
alquanto inferiore a quanto effettivamente riscontrabile dal processo di molitura, con percentuali di riduzione intorno al 90%.
B. Applicabilità dei limiti massimi
Il regolamento comunitario 1126/2007 ha stabilito che “è opportuno stabilire tenori massimi di Fusarium-tossine per i cereali non
trasformati commercializzati per la prima
trasformazione. I procedimenti di pulizia,
cernita ed essiccazione non sono considerati parte della prima trasformazione se non
viene esercitata alcuna azione fisica sulla
cariosside, mentre la decorticazione va considerata parte della prima trasformazione”.
Sulla base di questa condizione, di fatto, il
controllo delle Fusarium-tossine nei cereali
attualmente non avviene o se avviene è effettuato prima delle fasi di processo a cui il regolamento si riferisce, con una diretta ricaduta
negativa sugli operatori della filiera in quanto
i controlli effettuati sulle materie prime non
ancora pulite porteranno ad una valutazione
del contenuto in micotossine superiore rispetto a quella che si avrebbe nel caso del rispetto
del punto di campionamento individuato dal
Regolamento e a cui i limiti massimi si riferiscono. Questa penalizzazione si ripercuoterà
sia sugli accordi di filiera sia nelle attività di
autocontrollo e controllo ufficiale.
A tale riguardo, la Commissione Europea sta
discutendo la propria posizione in merito alla
proposta relativa alla fissazione di limiti massimi in discussione al Codex Alimentarius per
quanto riguarda il deossinivalenolo (CX/CF
12/6/9, Febbraio 2012) e le fumonisine (CX/CF
12/6/18, Febbraio 2012) nelle materie prime
cerealicole. Seppur i limiti Codex siano leggermente superiori a quelli previsti dal Regolamento comunitario 1881/2006, l’orientamento della Commissione è quella di non opporsi a
tale proposta in quanto i limiti Codex si applicherebbero proprio nelle fasi di processo non
considerate dal Regolamento Comunitario
vale a dire prima delle fasi di pulitura.
C. Tutela di tutte le fasce di consumatori (con particolare riferimento alla età
post-infantile)
Da un recente studio condotto presso l’Istituto Superiore di Sanità è emerso che il livello
massimo tollerabile fissato per la pasta (750
ug/kg) corrisponderebbe ad un superamento
della TDI del DON (1000 ng/kg pc/g) fino a 8
volte se considerato per bambini di età postinfantile dai 3 ai 10 anni. Fortunatamente dallo
stesso studio è risultato che il livello medio di
contaminazione ottenuto dall’analisi di circa
500 campioni di pasta è risultato pari a 65 ug/
kg, cioè ad un valore circa 10 volte inferiore
al limite di legge, attestando come la produzione nazionale sia del tutto rassicurante per
tutte le fasce di consumatori inclusi i bambini.
Restano comunque dei dubbi sulla congruità
del limite massimo fissato dalla Commissione
Europea e la corrispondente esposizione di talune fasce di consumatori.
D. Tutela di tutte le specie animali
Come è noto, attualmente, a livello comunitario, tramite il regolamento 574/2011, solo l’Aflatossina B1 è normata per le varie tipologie di
mangime, mentre a livello nazionale anche l’Ocratossina A è stata recentemente regolamentata con il Decreto Legge del 15 maggio 2006.
A questo proposito si ritiene che i tempi
necessari per la fissazione di limiti massimi
tollerabili per le diverse micotossine per le
diverse specie animali siano non più rinviabili. Ciò anche in funzione dei fattori di concentrazione che si verificano nel processo di
molitura dei cereali proprio a carico delle frazioni destinate alla mangimistica, come crusca, farinette, germe, scarti di decorticazione
e polveri residue.
Filiera Grano duro news
E. Influenza della disponibilità e della qualità dei dati necessari per fissare un limite
In generale, la fissazione di un limite massimo
tollerabile dipende da molti fattori, ma senza
dubbio la disponibilità di dati attendibili sia di
consumo che di contaminazione dotati della
necessaria qualità, sono indispensabili per una
corretta impostazione dei valori. Per qualità
dei dati, si intende la possibilità di ricostruire
l’origine del dato e le sue intrinseche caratteristiche che lo definiscano in modo univoco (metadato). Gli aspetti legati alla qualità del dato
rivestono ancora più importanza se riferiti alla
valutazione del rischio derivante dalle micotossine in quanto essendo quest’ultime distribuite
in modo eterogeneo nei prodotti alimentari
e nelle materie prime, la rappresentatività e
l’attendibilità legate alle procedure di campionamento, alla disaggregazione dei dati di
consumo, alla quantità dei dati disponibili, alla
validazione dei metodi analitici, alla corretta
interpretazione statistica dei risultati ottenuti,
dovrebbero essere altamente garantite.
In letteratura, invece, si riscontra ancora la
presenza di studi in cui anche soltanto uno dei
summenzionati requisiti viene meno a danno
della relativa informazione, che in alcuni casi
può costituire un volano per l’innesco di allarmismi a volte ingiustificati.
Ne è in parte forse un esempio la recente problematica legata alla esposizione del consumatore al Deossinivalenolo nella pasta.
In questo caso specifico, si deve osservare che
il problema legato al superamento della soglia
tossicologica e non del limite massimo tollerabile, non risiede certo nella cattiva qualità
sanitaria delle nostre produzioni, come acclamato da alcuni recenti studi, ma semmai
in una inadeguatezza sia del limite massimo
tollerabile sia della stessa soglia tossicologica.
F. Ruolo dei maggiori “contributors”
In una corretta valutazione del rischio derivante dalla presenza di micotossine negli alimenti,
è di sicura utilità poter disporre di informazioni
attendibili relative alla effettiva quota parte di
rischio derivante dalle contaminazioni ascrivibili alle singole fonti alimentari. Dovrebbe infatti essere stimata la esposizione complessiva
del consumatore ad uno xenobiotico, avendo
preso in considerazione la composizione tipo
della dieta alimentare, dei relativi prodotti alimentari e degli ingredienti classificati in ordine decrescente per quantità. Se si disponesse
di questa informazione si potrebbe stilare un
ranking dei maggiori contributori e conseguenzialmente definire quindi limiti massimi
tollerabili in linea con l’effettivo apporto.
G. Database consumi
A livello comunitario non sono ancora disponibili dati di consumo dei prodotti alimentari
disaggregati per età, sesso, area geografica,
stagionalità e classe di prodotto.
Ad esempio, poiché i livelli di contaminazione
in una pasta alimentare sono differenti se si
prendono in considerazione le varie tipologie di prodotto esistenti (all’uovo, integrale,
normale, destinata all’infanzia) sarebbe necessario poter disporre di dati di consumo disaggregati, come precedentemente riportato,
per poter effettuare una stima attendibile e
rappresentativa. Stesso dicasi per il pane, per
il quale la situazione è sicuramente ancora più
complessa data la grande varietà di tipologie
che rientrano sotto un’unica voce che sono
però passibili di contaminazioni e quindi di
esposizione per il consumatore diverse.
H. Reale esposizione di talune fasce di popolazione a rischio (del tutto trascurata)
In alcuni casi, fasce di consumatori come
quelle affette da patologie specifiche (celiaci),
o consumatori di età post-infantile (3-10 anni)
non dispongono attualmente sia per le micotossine ma anche per tutti gli altri xenobiotici,
disposizioni legislative ad hoc che li tutelino
dalla presenza nella dieta di sostanze potenzialmente nocive per la loro salute.
Relativamente allo scenario che riguarda i
bambini da 3 a 10 anni, poiché questi consumatori assumono gli stessi prodotti alimentari destinati agli adulti, ed in considerazione del fatto
che il legislatore ha completamente ignorato la
maggiore esposizione dovuta allo sfavorevole
rapporto intake/peso corporeo di questi consumatori, la situazione non é di facile risoluzione. Una possibile strategia potrebbe portare
alla creazione di una filiera di eccellenza, che
attualmente non esiste per questa classe specifica di consumatori, riportando poi a livello di
commercializzazione una chiara etichettatura
che indichi in modo chiaro la destinazione d’uso. Pertanto, a questo riguardo, si auspica che
il problema sia affrontato in modo esaustivo ed
in tempi brevi da parte di tutti gli operatori che
a vario titolo sono coinvolti, dal legislatore, al
produttore fino al trasformatore finale. Ciò al
fine di consentire un’adeguata tutela di queste
classi di consumatori.
Nonostante questi temi di carattere scientifico
e gestionale ancora irrisolti, l’Unione Europea
sta attualmente ponendo l’attenzione a possibili fonti di rischio derivanti da micotossine
emergenti per le quali è necessario raccogliere dati, valutare l’esposizione, individuare
possibili fasce di consumatori particolarmente a rischio, garantire la disponibilità di strumenti diagnostici di screening e di conferma
opportunamente validati e, particolarmente
importante, definire i criteri su cui basare la
fissazione di nuovi limiti massimi. Si prevede,
pertanto, un immediato futuro scenario alquanto complesso per gli operatori delle varie
filiere che saranno chiamati a rispondere in
modo ancora più puntuale alle nuove istanze.
Le micotossine su cui l’Unione Europea attraverso l’EFSA (http://www.efsa.europa.eu/en/
dataclosed/call/datex101020b.htm) ha richiesto
ai Paesi Membri la disponibilità di dati ed informazioni (la call si è chiusa nel gennaio 2011),
sono state le seguenti: Moniliformina, Enniatine, Alcaloidi dell’ergot, Beauvericina, Diacetossiscirpenolo, Fomopsine, Citrinina, Tossine
da Alternaria, Sterigmatocistina, Fumonisine.
L’EFSA ha inoltre aperto una seconda call for
data la cui scadenza è fissata al 1 ottobre 2012
per le seguenti micotossine (http://www.efsa.europa.eu/en/data/call/datex101217.htm): Aflatossine, Ocratossina, Zearalenone, Deossinivalenolo (e sue forme acetilate), Nivalenolo, Alcaloidi
dell’ergot, Patulina, T2 e HT2, Fumonisine.
Per quanto riguarda la prima call, i dati nazionali inviati all’EFSA hanno risentito di una certa
carenza probabilmente perché, trattandosi di
micotossine emergenti, non si disponeva ancora
di dati attendibili sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. Sarebbe quindi auspicabile anche per rispondere in modo adeguato alla
call tuttora aperta, la formazione di un tavolo di
raccordo formato dalle Autorità Competenti, le
Regioni, il Laboratorio Nazionale di Riferimento
per le micotossine ed i laboratori e le strutture
territoriali per coordinare un lavoro di raccolta
dati basato su criteri di qualità a salvaguardia
della attendibilità delle informazioni da fornire.
AGROMETEOROLOGIA
Andamento meteo
novembre 2011 - marzo 2012
William Pratizzoli - ARPA Emilia-Romagna
Ritorna la siccità, situazione come nel
2007, speranze per le piogge di aprile.
Precipitazioni: dopo due annate con autunni
e inverni umidi, ecco ripresentarsi nuovamente, come negli inverni 2006-2007, 2007-2008, e
più indietro nel 2001-2002, una situazione di
grande siccità. Neppure le fortissime nevicate
di febbraio, elevatissime in Romagna, ma più
contenute in pianura spostandosi verso ovest
e in particolare avvicinandosi al Po, hanno potuto cancellare l’intensa siccità accumulata nei
tre mesi precedenti. A fine marzo 2012, la situazione delle precipitazioni sommate a partire da
novembre 2011, vede in pianura una carenza,
rispetto al clima degli ultimi 20 anni, attorno a
150 mm, pari a circa il 70 % delle piogge attese.
Il grafico mostra, per un’area rappresentativa
della pianura bolognese, che i valori di precipitazione dei mesi da novembre 2011 a marzo
2012 è il più basso degli ultimi 20 anni.
Umidità dei terreni: il contenuto idrico dei
terreni, che a inizio primavera dovrebbe essere prossimo alla capacità di campo, si presenta invece molto al di sotto della norma, con
deficit, rispetto a questa condizione, di circa
150 mm. L’umidità dei terreni si trova ora a
livelli estremamente bassi, soprattutto negli
strati più superficiali soggetti a intensa perdita di umidità anche a causa delle elevatissime
temperature massime di marzo.
Temperature: l’andamento termico del periodo è stato caratterizzato da spiccata variabilità, con fasi freddissime durante la prima
metà di febbraio, e fasi caldissime in marzo.
La prima metà del mese di febbraio 2012 ha
visto l’afflusso di aria polare che ha fatto scendere le temperature minime a valori estremamente bassi, fino a -18 °C; mentre le massime
si sono mantenute per parecchi giorni inferiori allo zero anche in pianura. La presenza di
neve ha protetto la coltura dai possibili danni.
Da fine febbraio a tutto marzo le temperature sono risalite rapidamente, in particolare le
massime, che hanno raggiunto mediamente
valori di circa 4 °C superiori alla norma.
7
8 Filiera Grano duro news
N. 22 - Aprile 2012
PROGETTO CEQUALSUD
Verso la certificazione del grado di adattamento
delle varietà di frumento ai cambiamenti climatici
Agata Rascio, Silvia Faleo - CRA - Centro di Ricerca per la Cerealicoltura, Foggia
Leonardo Cuoco - Territorio S.p.A, Potenza
Nell’ambito del progetto CEQUALSUD
(Bando Ritorno al Futuro - PO Puglia - FSE
2007-2013), nato dalla collaborazione fra il
CRA-CER e Territorio SpA è stata valutata
la possibilità di evidenziare i differenziali di
qualità esistenti nelle varietà commerciali,
attraverso test fisiologici di valutazione della capacità di adattamento ed è stata svolta
un’indagine per sondare la richiesta di tali
informazioni, da parte degli attori della filiera cerealicola. L’introduzione di test di
valutazione presenta il vantaggio di fornire
un’informazione oggettiva, precoce e meno
influenzabile dai fattori ambientali, rispetto
al dato produttivo. Dalle interviste effettuate è emerso un evidente interesse delle
aziende agricole, dei centri di stoccaggio e
delle ditte sementiere ad acquisire informa-
zioni dettagliate, sulla capacità adattative
delle varietà.
sistenza alla trazione un test discriminante,
capace di sondare le differenze esistenti
fra le varietà e buon estimatore della stabilità produttiva. Infatti, come è evidenziato
dall’analisi della correlazione lineare fra
i valori medi della LTS e il Coefficiente di
Variazione della produzione (Figura 1), varietà con elevata resistenza alla trazione
hanno mostrato nel 2011, una produzione
media meno soggetta a fluttuazioni.
Per valutare l’idoneità dei test fisiologici, ai
fini della caratterizzazione varietale è stato
condotto uno studio in pieno campo. I dati
sperimentali raccolti su foglie bandiera
prelevate alla spigatura, hanno evidenziato
notevoli divergenze tra i 10 genotipi analizzati, sia nell’adattabilità all’ambiente (determinata sulla base dei dati di produzione e di
stabilità di produzione), sia nelle risposte ai
test fisiologici. Nella tabella 1 è riportato il
risultato delle analisi relative ad alcuni parametri fisiologici adattativi (Rascio et al.
2012). Il carattere affinità per l’acqua (DWS)
aumenta all’aumentare della forza del legame tra l’acqua e i tessuti della foglia. Il contenuto idrico relativo (RWC) confronta il
quantitativo d’acqua della foglia al momento del prelievo (ossia nelle ore di massima
insolazione), con la quantità massima che
la stessa foglia può possedere quando è al
pieno turgore, ed ha valori maggiori nelle
foglie che si mantengono meglio idratate.
La resistenza alla trazione (LTS) è un carattere che riassume le differenze nella struttura delle foglie essendo influenzato dal
suo spessore, contenuto di minerali, fibre,
etc. Il contenuto di soluti osmoticamente
attivi ed il contenuto di prolina, informano
sul tipo di reazione allo stress che le piante
adottano per difendersi; ad esempio, l’accumulo di soluti contrasta la perdita di acqua
da parte delle foglie, ma ha anche un costo
elevato che può andare a discapito della
produttività della pianta.
L’analisi statistica (ANOVA) ha mostrato
differenze significative nei valori della re-
Pressione
Affinità Contenuto Resistenza
dei soluti
per
idrico
alla
osmoticamente
l’acqua relativo
trazione
attivi
Potenziale
DWS
RWC
LTS
Varietà
Osmotico
(mg/g)
(%)
(g)
(-Mpa)
18,1
81
700
0,9
A
12,2
81
567
1,2
B
11,7
83
583
1,3
C
6,9
76
592
1,2
D
9,5
73
433
1,2
E
8,6
75
233
1,3
F
4,5
82
475
1,4
G
4,3
78
533
1,3
H
14,1
75
508
1,5
I
10,1
76
475
1,5
J
Prolina
(mg/g)
0,266
0,247
0,226
0,337
0,216
0,276
0,277
0,269
0,241
0,270
Tab. 1 - Analisi di caratteri fisiologici di foglie bandiera di varietà
di frumento duro.
I risultati del progetto seppur parziali, perché relativi ad un solo anno di prova (tra
l’altro piuttosto atipico per andamento
climatico), mostrano chiaramente che si
possono individuare dei test di valutazione
del grado di adattamento delle piante. La
richiesta delle aziende di avere una descrizione attendibile delle caratteristiche varietali sotto tale profilo, può essere soddisfatta
grazie alla disponibilità di metodologie di
stima mature, in quanto rapide, economiche e sensibili. L’accuratezza dell’analisi
può essere notevolmente implementata,
affiancando ai test, elaborazioni statistiche di dati storici di produzione e metodi
rapidi per l’analisi di espressione di geni di
resistenza. Il fine delle ricerche prossime è
quello di definire un insieme di metodologie
e di parametri di valutazione, condivisi, utili
per la certificazione del grado di adattamento delle varietà di frumento ai cambiamenti climatici.
Bibliografia:
Rascio A, Carlino E, De Santis G, Di Fonzo N.
2012 - A discriminant analysis to categorize
wheat varieties in drought tolerance classes on
the basis of morpho-physiological traits. Cereal
Research Communications (in press).
800
Contenuto
di soluti
biocompatibili
700
Resistenza
allatrazione
trazione
Resistenza alla
(g)(g)
Il 2010 è stato il più caldo degli ultimi 150
anni, secondo le analisi del GISS (Goddard
Institute for Space Studies). L’aumento
delle temperature è la prevedibile conseguenza dell’effetto serra, descritto dalla
letteratura scientifica, da diversi decenni.
Il settore cerealicolo non ha a disposizione grandi strumenti per far fronte a questa
allarmante situazione. Per colture non irrigue, come il frumento, la strategia più efficace per garantire una resa soddisfacente
in condizioni ambientali sub-ottimali è la
scelta di varietà resistenti alla carenza d’acqua ed alle temperature elevate. Esiste una
discreta disponibilità di genotipi tradizionalmente coltivati nel Sud Italia, resistenti
alla siccità, ma non privi di caratteristiche
negative, come la minore produttività in
ambienti ottimali o la tendenza ad allettarsi
a causa della taglia elevata.
600
500
400
r2=-0,55**
300
200
100
0
0.0
2.5
5.0
7.5
10.0
12.5
15.0
17.5
CoefficientedidiVariazione
Variazione
della
produzione
Coefficiente
della
produzione
(%)
Fig. 1 - La correlazione
fra la resistenza alla
trazione e la stabilità
produttiva misurata su
10 varietà di frumento
duro. Per determinare
la resistenza, segmenti
di foglie di dimensioni standard, vengono
fissati tra due morsetti
di un apparecchio per
la misura, regolato con
carichi progressivi e si
stabilisce la tensione
che provoca la rottura.
Le varietà più stabili
hanno resistenza alla
trazione più alta.
(%)
Figura 2. La correlazione fra la resistenza alla trazione e la
Figurastabilità
2 – La correlazione
fra la resistenza
alla trazione
stabilità produttiva
misurata duro.
su 10
produttiva
misurata
su 10e lavarietà
di frumento
varietà di frumento duro. Per determinare la resistenza alla trazione, pezzi di foglie di dimensioni
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