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per classificarne la destinazione d`uso? Ecco una
- CEREALI, LA QUALITà AL VAGLIO mais IL commercio della granella di mais avviene normalmente sulla base di contratti in cui sono contemplate anche alcune caratteristiche qualitative del prodotto. Vengono normate le caratteristiche limite per cui il prodotto deve essere accettato dall’acquirente senza possibilità di praticare riduzioni del prezzo pattuito (abbuoni) o il rifiuto della merce. Tale è ad esempio il contratto tipo n. 103 proposto dall’As- sociazione Granaria di Milano e largamente utilizzato nel nostro Paese nella commercializzazione del mais. Tale contratto prevede, per il granoturco secco, i limiti senza abbuono indicati in basso. Al di là di queste imprescindibili caratteristiche merceologiche, in questi ultimi anni è fortemente emersa la grave problematica della contaminazione della granella da parte delle micotossine che, in alcune annate come il 2003 e ancor più nel 2012, è in grado di condizionare pesantemente la qualità sanitaria, e di conseguenza commerciale, della produzione di interi comprensori maidicoli. Il mais è infatti tra i prodotti vegetali più soggetti alla contaminazione da parte delle micotossine. I principali funghi tossigeni sono quelli appartenenti al genere Fusarium, produttori di tossine quali fumonisine, zearalenoni, tricoteceni, e al genere Aspergillus e Penicillium, produttori di aflatossine e ocratossine. M ais colpito da Fusarium e Aspergillus, funghi produttori rispettivamente di fumonisine e aflatossine. Contro le micotossine prevenzione lungo tutta la filiera U Gestione del terreno. Una lavorazione del terreno per interrare i residui della coltura precedente si rende particolarmente utile quando quest’ultima è stata un cereale autunno-vernino. Si consiglia di curare con attenzione lo sgrondo delle acque in eccesso, in particolar modo nei terreni meno permeabili. Nei terreni più sciolti, cioè con forte componente sabbiosa, e in assenza di irrigazione la coltura può andare soggetta a rilevanti fenomeni di stress e presentare maggiori contaminazioni sia di aflatossine sia di fumonisine. na sensibile riduzione del rischio aflatossine può essere perseguita raccogliendo la granella con umidità non inferiore al 22-24%. Scelta varietale. Un aspetto fondamentale è l’idoneità dell’ibrido alle condizioni pedoclimatiche e alle tecniche colturali applicabili nella zona in cui dovrà essere coltivato. Nella pratica, in terreni poco fertili e non irrigui sono consigliabili ibridi a ciclo precoce e medio-precoce, mentre in terreni fertili e irrigui sono proponibili anche ibridi medio-tardivi. Epoca di semina. È opportuno effettuare la semina in maniera tempestiva entro la metà di aprile. Densità. Evitare le semine fitte: densità superiori a 8 piante/m2 possono aumentare sensibilmente le contaminazioni dovute alle Fusarium-tossine. Fertilizzazione. Una corretta gestione della tecnica di fertilizzazione è importante per evitare stress nutrizionali a carico delle piante (carenze ed eccessi), che possono favorire il rischio micotossine. Un buon compromesso, al fine di individuare la dose di concime, soprattutto azotato, da somministrare, è fornito dal metodo del bilancio previsto dai Disciplinari di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna. Irrigazione. Condizione ad alto rischio di infezioni in campo da Aspergillus flavus, fungo produttore di aflatossine, è uno stress idrico in epoca successiva alla maturazione cerosa della granella. Pertanto gli interventi irrigui vanno effettuati in maniera corretta non solo nel periodo immediatamente antecedente la fioritura maschile, ma anche in seguito (non oltre la fase di maturazione lattea della granella), qualora le condizioni di umidità del terreno siano insufficienti ad assecondare la richiesta idrica della pianta. Per tale motivo si raccomanda di calcolare il bilancio idrico della coltura attraverso sistemi tipo Irrinet. Difesa. È ormai assodata una correlazione tra la presenza di larve di piralide (Ostrinia nubilalis) nelle spighe a maturazione cerosa e la contaminazione da fumonisine alla raccolta. Ne consegue che la lotta contro questo fitofago diventa fondamentale soprattutto per la prevenzione della contaminazione da fumonisine e, in misura minore, da aflatossine. Raccolta. Una sensibile riduzione del rischio aflatossine può essere perseguita raccogliendo la granella con umidità non inferiore al 22%. Valori di umidità al di sotto del 20% sono considerati ad elevato rischio in quanto possono favorire l’accumulo delle aflatossine, soprattutto in annate con andamento stagionale caldo e asciutto. Effettuare una raccolta anticipata consente anche di ridurre la contaminazione dalle fumonisine. Il completamento dell’essiccazione deve avvenire nel più breve tempo possibile, massimo 48 ore dal ricevimento della granella. Gli stoccatori che dispongono di impianti di raffreddamento del mais verde possono aumentare i tempi di stoccaggio di preessiccazione fino a 72 ore. • Pannocchia colpita da funghi tossigeni Post-raccolta. In caso di prodotto ad elevato rischio, cioè con umidità inferiore al 20%, devono essere effettuati opportuni controlli sui lotti definiti dal centro di stoccaggio, in caso contrario le partite di mais devono essere separate e stoccate a parte. I lotti valutati a rischio di non conformità devono essere segregati. Le partite oggetto di segregazione in fase di accettazione devono essere sottoposte ad azioni correttive, quali pulitura, ventilazione e altri interventi appropriati opportunamente descritti dalle linee guida regionali, e essiccate a parte. Tali partite potranno rientrare nel circuito del prodotto conforme solo dopo controllo con esito favorevole. • Trebbiatura del mais Lo sviluppo dei Fusarium spp. è favorito in campo da un andamento climatico piovoso con temperature relativamente fresche nel periodo fioritura-raccolta del mais, mentre gli aspergilli sono tipici di stagioni con elevate temperature associate a condizioni di stress idrico della pianta (come verificatosi nel 2003 e nel 2012). In Emilia-Romagna le micotossine più diffuse nel mais sono le fumonisine e le aflatossine. I limiti legali per il mais ad uso alimentare sono di soli 5,0 μg/kg per l’aflatossina b1 come da Reg. (Ce) 165/2010 e di 4.000 μg/kg per le fumonisine b1+b2 secondo il Reg. (Ce) 1126/2007. Per il consumo animale i limiti per le aflatossine nelle materie prime per mangimi sono differenziati a seconda dell’utilizzo. In linea generale non si devono superare i 20 μg/ kg, ma ci sono delle importanti ecce- Limiti previsti per la compravendita del mais Dal contratto tipo n. 103 proposto dall’Associazione Granaria di Milano Umidità: 14% Chicchi spezzati ossia cariossidi frantumate che passano attraverso un vaglio a fori circolari del diametro di 4,50 mm e trattenute da vaglio a maglie di 0,50 mm: fino al 5% Impurità o alterazioni dei chicchi, quindi chicchi di altri cereali, chicchi tarlati, chicchi germinati, danneggiati da piralide e da altri parassiti animali, chicchi tinti per riscaldamento, escludendo le colorazioni del pericarpo dovute a determinanti genetici, ma con sezione di colorazione chiara: fino al 2% Impurità varie cioè tutto ciò che passa attraverso un vaglio a maglie di 0,50 mm, nonché i chicchi di specie infestanti, i chicchi avariati da fermentazione e ammuffiti che alla sezione presentano una marcata colorazione grigiastra, nera o verdastra, chicchi tostati da essiccazione o tinti per autoriscaldamento e con sezione di colorazione scura, chicchi gravemente tarlati e scavati con distruzione dell’embrione, pietre, sabbia, frammenti minerali o legnosi, pule, insetti morti e loro frammenti: fino all’1% Testi a cura di: Renato Canestrale Caludio Selmi Centro Ricerche Produzioni Vegetali ottobre 2012 UNIONE EUROPEA Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone rurali Rotazioni. L’avvicendamento con colture non cerealicole è una pratica consigliabile per controllare la diffusione dei funghi che si conservano nei residui colturali. Redazione: Agen.Ter. - Agenzia territoriale per la sostenibilità alimentare, agro-ambientale ed energetica Grafica: pH5 Stampa: Gescom zioni: per gli animali da latte restano infatti validi i 5 μg/kg dell’alimentazione umana, per vitelli e agnelli il limite è di 10 μg/kg. L’andamento stagionale rappresenta un elemento molto importante nel determinare l’andamento delle contaminazioni da micotossine nella fase di campo, ma ancor più importanti, perché sotto il diretto controllo del produttore, sono le pratiche agronomiche: è ampiamente riconosciuto che la prevenzione risulta essere ancora la migliore strategia di controllo delle micotossine, purché sia applicata su tutta la filiera, a partire dal campo e fino alla lavorazione del prodotto finito. In alto si riportano alcune strategie agronomiche e di post-raccolta derivanti dalle Linee guida della Regione Emilia-Romagna, tese a ridurre il rischio micotossine. Progetto realizzato da Centro Ricerche Produzioni Vegetali con il finanziamento del Programma di Sviluppo Rurale dell’Emilia-Romagna 2007-2013, Misura 111 Azione 2 “Azioni trasversali di supporto al sistema della conoscenza”. Direzione Generale Agricoltura CEREALI LA QUALITà AL VAGLIO Come si misura la qualità delle partite di frumento tenero e duro? Quali parametri vengono considerati per classificarne la destinazione d’uso? Ecco una rassegna degli indicatori utilizzati da costitutori, stoccatori, molini e trasformatori per valutare la qualità merceologica e sanitaria, quella molitoria nonché tecnologica. Si tratta di caratteristiche legate alla varietà, all’ambiente e alla tecnica di coltivazione, all’andamento meteorologico. Fondamentale il rispetto di alcune misure di prevenzione per ridurre il rischio micotossine nel frumento e nel mais. Frumento tenero e duro L e caratteristiche qualitative del frumento sono molteplici, alcune delle quali più commerciali e quindi imprescindibili, quali umidità, impurità, grani spezzati e fusariati, assenza di insetti vivi; altra caratteristica fondamentale è divenuta, in questi ultimi dieci anni, la sanità della granella, con particolare riguardo al contenuto in micotossine. Vi sono poi aspetti maggiormente legati alla qualità molitoria, quali il peso ettolitrico, il peso medio dei semi, il contenuto in ceneri e, per il grano duro, la bianconatura e la volpatura. Infine, si possono annoverare una serie di aspetti legati alla qualità nutrizionale e tecnologica delle farine e delle semole (l’attitudine delle prime a essere trasformate in pane e delle seconde a essere trasformate in pasta): proteine, quantità e qualità del glutine, caratteristiche reologiche dell’impasto, parametri farinografici, attività enzimatica (pre-germinazione), contenuto in carotenoidi nella semola. Le differenti caratteristiche qualitative sono conseguenza della varietà, delle caratteristiche pedo-climatiche della zona di coltivazione, della tecnica colturale adottata e dell’andamento meteorologico. In funzione delle sue caratteristiche qualitative, una partita di frumento può essere adatta a una destinazione d’uso piuttosto che a un’altra. Un frumento tenero destinato alla produzione di farine per fare biscotti non può che essere diverso da uno destinato alla panificazione ed è ancora diverso da quello impiegato per i prodotti da forno ad alta lievitazione. Sulla scorta di queste caratteristiche, costitutori, stoccatori, molini e trasformatori hanno concordato, come meglio specificato più avanti, un Indice Sintetico di Qualità (ISQ), che raggruppa il frumento tenero in cinque classi: di forza (FF), panificabili superiori (FPS), panificabili (FP), da biscotti (FB) e per altri usi (FAU). A parte piccole eccezioni al Sud per la produzione di pane, il frumento duro è destinato principalmente alla produzione di pasta. Secondo gli standard attuali, una buona pasta deve essere di colore giallo brillante ambrato, mantenersi al dente dopo la cottura, non incollare e non intorbidire l’acqua di cottura. La qualità della pasta è legata principalmente a quantità e qualità del glutine. La scelta della varietà resta dunque il punto di partenza per differenziare la qualità: la tipologia varietale è condizione necessaria, ma non sufficiente per determinare la qualità. Si dovrà infatti predisporre un adeguato percorso colturale, confidando poi in un buon andamento meteorologico. Requisiti indispensabili per la commercializzazione Umidità Questo parametro è importante soprattutto per la conservazione del prodotto, ma influenza anche la resa in farina o in semola. I contratti dell’Associazione Granaria dell’Emilia Romagna n.101 e 102 pongono il limite massi- IL frumento tenero viene utilizzato per prodotti lievitati, quello duro è destinato principalmente alla produzione di pasta. La qualità di quest’ultima dipende da quantità e qualità del glutine contenuto nella farina. mo per il frumento duro e quello tenero, senza abbuoni per il compratore, rispettivamente al 13% e al 14%. Impurità, chicchi spezzati e fusariati Le impurità sono rappresentate da materiali vari quali glume, glumette, rachidi, semi di infestanti, terra, ecc. Riducono la resa del prodotto alla molitura e lo deprezzano proporzionalmente alla loro quantità. Per il frumento tenero il contratto sopra citato prevede che fino al 2% di impurità o di cariossidi spezzate non si incorra - CEREALI, LA QUALITà AL VAGLIO • Fusariosi della spiga Come si combatte la fusariosi della spiga • Adottare varietà con minore sensibilità alla malattia (il grado di suscettibilità diminuisce dal frumento duro, al tenero, all’orzo). Bianconatura e volpatura (grano duro) La bianconatura è la rottura farinosa anziché vitrea della cariosside di grano duro. È una caratteristica indesiderata in quanto è indice di un basso contenuto di pigmenti coloranti e di proteine e viene causata da insufficiente disponibilità azotata e da stress ambientali. Vengono generalmente tollerate percentuali di bianconatura fino al 20-25%. La volpatura (black point) è la presenza di “puntature” nere sui tegumenti esterni della cariosside, causate, oltre che da una componente varietale, da un complesso di funghi patogeni favoriti generalmente da condizioni am- A fianco, frumento tenero colpito da fusariosi della spiga: è evidente il grado di attacco crescente da sinistra a destra. Quando si verificano le condizioni meteorologiche e agronomiche che predispongono lo sviluppo della malattia si registrano riduzione della produzione, peggioramento delle caratteristiche qualitative della granella, diminuzione della germinabilità e accumulo di micotossine. • Creare condizioni di campo meno favorevoli allo sviluppo dei funghi micotossigeni attraverso interventi agronomici: - evitare l’avvicendamento con cereali autunno-vernini e primaverili estivi; - adottare lavorazioni del terreno che comportino l’interramento di residui colturali; - evitare semine troppo anticipate o troppo fitte; - praticare una fertilizzazione azotata equilibrata; - controllare la presenza di erbe infestanti. • Attuare una difesa chimica in grado di contenere i patogeni che producono le tossine, effettuando i trattamenti fungicidi nei momenti opportuni: la fase di maggiore suscettibilità alla fusariosi è la fioritura, per cui il momento migliore per l’intervento si colloca fra la spigatura e la presenza delle prime antere visibili. in deprezzamenti, ma si può arrivare a un massimo del 4% per ognuno dei difetti. I chicchi fusariati sono tollerati senza abbuono fino all’1,50%. Micotossine Il contenuto massimo di alcune micotossine nel frumento destinato all’alimentazione umana è regolamentato a livello europeo. Il Reg. (Ce) 1126/2007 prevede per il frumento tenero non trasformato destinato agli alimenti un limite di 1.250 µg/kg di deossinivalenolo (DON), mentre per il frumento duro tale limite si alza a 1.750 µg/kg. Lo stesso regolamento ammette, per i cereali non trasformati diversi dal mais, un limite di 100 µg/kg per lo zearalenone. Il Reg. (Ce) 1881/2006 prevede, per i cereali non trasformati, un limite di 5 µg/kg per l’ocratossina A. Il DON, in questi ultimi anni, è risultata la micotossina predominante nei cereali autunno-vernini in Europa, pertanto la sua determinazione può definire in modo rappresentativo il livello di rischio di una partita. Tale micotossina deriva dal metabolismo secondario di varie specie fungine, appartenenti al genere Fusarium (F. graminearum e F. culmorum principalmente), che attaccano le piante in campo causando la fusariosi della spiga. Il controllo della fusariosi della spiga può avvenire applicando le misure riportate in alto. Indicatori della qualità molitoria Peso medio delle cariossidi Influenza la resa della granella alla molitura, cioè la quantità percentuale di farina o di semola ottenibile dalla granella priva di impurità. Maggiore è il peso medio delle cariossidi, più elevata è la resa, che diminuisce invece con l’aumentare delle cariossidi striminzite. La dimensione della cariossi- de varia in dipendenza della varietà e delle condizioni ambientali e nutrizionali della pianta. I valori più frequenti per il frumento tenero oscillano tra 35 e 45 mg, mentre per il duro vanno da 42 a 52 mg. Peso ettolitrico Anch’esso è correlato con la resa in farina e dipende a sua volta dal regolare riempimento delle cariossidi durante la fase finale della granigione. È una caratteristica varietale (forma e peso delle cariossidi), ma varia pure in funzione di numerosi altri fattori, quali l’andamento stagionale che può influenzare l’entità di semi minuti e striminziti o la presenza di cariossidi slavate o pre-germinate. Lo striminzimento si verifica quando per cause ambientali, soprattutto repentini innalzamenti di temperatura, la fase di granigione non procede regolarmente. La slavatura è il fenomeno per cui la granella perde lucentezza e in parte anche peso ettolitrico in seguito al dilavamento causato da piogge persistenti durante la fase finale della maturazione. La pre-germinazione è causata da un eccesso di umidità sulla cariosside già matura con conseguente avvio della germinazione sulla pianta. Il peso ettolitrico varia normalmente da 76-77 a 82-83 kg/hL, con valori lievemente superiori nel frumento duro, ma può arrivare anche a 85 come può scendere sotto i 76 kg/hL. Il parametro viene impiegato per la classificazione ISQ, dove viene considerato accettabile se superiore a 75 kg/hL. Durezza (hardness) È la resistenza delle cariossidi alla frantumazione ed è una caratteristica prevalentemente varietale; ha influenza sulla granulometria dei pro- bientali umide durante la granigione. Se profonda, questa alterazione provoca deprezzamento della semola in quanto la pasta prodotta risulta puntinata di nero. È tollerata una percentuale di chicchi volpati fino al 5-6%. Ceneri È il residuo che rimane dopo incenerimento in muffola a 550 °C. Le ceneri sono contenute principalmente nel pericarpo, pertanto durante la molitura è possibile diminuirne il contenuto, ma con una resa in farina minore. Il contenuto nella semola per legge (DPR 187/2001) deve essere <0,90%; dipende dalla varietà e dalle condizioni meteorologiche, pedologiche e agronomiche che influenzano la nutrizione minerale della pianta. Nel frumento duro può variare tra 1,7 e 2,1%. Attitudine alla trasformazione in pane e pasta Proteine Il contenuto proteico della granella è una delle caratteristiche più importanti correlate con l’attitudine di un frumento alla panificazione o alla pastificazione, anche se non sempre a un alto tenore di proteine corrisponde una buona qualità panificatoria o pastificatoria del prodotto. Un contenuto proteico buono è una condizione necessaria ma non sufficiente perché un frumento abbia una buona attitudine alla trasformazione. Il giudizio va completato con quello relativo alla qualità del glutine. Il contenuto in proteine che si rileva più frequentemente varia tra il 12% e il 14% della sostanza secca, ma si possono riscontrare valori che vanno dal 9% al 19%. Il parametro è correlato principalmente con la varietà e la nutrizione azotata; quest’ultima, infatti, influisce in modo determinante non solo sulla quantità della produzione, ma anche sulle sue caratteristiche qualitative, in particolare sul tenore proteico della granella. La dose di L’ISQ per valutare il grano tenero Per la classificazione delle varietà di frumento tenero si impiega l’Indice Sintetico di Qualità (ISQ), che tiene conto contemporaneamente dei sei parametri indicati in tabella 1; i valori riportati, quando non altrimenti specificato, vanno intesi come limite minimo. In funzione di questo indice le partite di frumento vengono distinte in cinque classi con destinazione d’uso diversa, descritta in tabella 2. Tab. 1 - Caratteristiche tecnologiche delle classi di grano tenero Classi qualitative ISQ ProteineChopin ChopinBrabender Peso Indice specifico di Hagberg (%)W P/LStabilità (min.)(kg/hL)(sec.) Frumenti di forza (FF) 14,0 300 < 1,8 13 75 300 Frumenti panificabili superiori (FPS) 13,0 220 < 1,2 9 75 250 Frumenti panificabili (FP) 11,0 160 < 1,0 5 75 220 Frumenti da biscotti (FB) < 11,0 < 120 < 0,5 - 75 220 azoto e le epoche di distribuzione vanno mirate alla destinazione d’uso del prodotto. Il massimo assorbimento di azoto si riscontra durante tutta la fase di levata. Nell’ultima fase del ciclo, dalla spigatura alla maturazione (fase riproduttiva), l’apporto di azoto si traduce nel miglioramento dei parametri qualitativi della granella. Ciò considerando, a parte una quota in accestimento, la maggior parte della dose totale, preventivamente calcolata, sarà apportata nella fase di spiga a 1 cm fino a metà levata, considerando anche l’andamento climatico caratteristico dell’annata. Per i frumenti duri e quelli teneri appartenenti alle classi di alta qualità (FPS e FF) sarà distribuita un’ulteriore quota (es. 30 kg/ha) in prossimità della fase di botticella, al fine di ottimizzare i parametri qualitativi della produzione. Il contenuto percentuale in proteine viene impiegato per la classificazione ISQ, con valori minimi del 14% per i frumenti di forza, del 13% per i panificabili superiori e dell’11% per i panificabili. Glutine Rappresenta la frazione più importante del contenuto proteico. Le proteine contenute nel frumento sono differenziabili in albumine, globuline, gliadine e glutenine. Queste ultime due tipologie di proteine si trovano nell’endosperma e costituiscono circa l’80% delle proteine totali. Il glutine si forma durante la lavorazione, quando la farina viene impastata con acqua, dall’unione di queste due proteine. La gliadina è molto estensibile, mentre la glutenina è molto elastica. Il glutine ha una funzione molto importante, che è quella di formare un reticolo proteico elastico in grado di legare tra loro i granuli d’amido idratati e di trattenere le bolle di CO2 che si formano durante la fermentazione dell’impasto; ciò rende possibile la lievitazione e la formazione di un impasto soffice ed elastico. In un frumento tenero a elevata attitudine panificatoria il glutine deve esse- L a concimazione azotata del frumento è un fattore determinante non solo sulla quantità della produzione, ma anche sulle sue caratteristiche qualitative, in particolare sul tenore proteico della granella. P er una maggiore valorizzazione del frumento sono necessarie adeguate strutture di stoccaggio in grado di segregare le partite in base alle loro caratteristiche qualitative. Per il duro si usa l’IGQ Per il frumento duro i parametri fondamentali da valutare per classificare le partite sono: peso ettolitrico, tenore proteico, qualità del glutine e colore giallo della semola per la presenza di pigmenti carotenoidi. Esiste anche per il grano duro un Indice Globale di Qualità (IGQ) derivante dalla somma di tali parametri, preventivamente indicizzati rispetto alla media delle varietà “testimone” per un certo macro-areale, assegnando loro i valori percentuali indicati in figura. Parametri che concorrono alla qualità del grano duro Peso ettolitrico 10% Colore 20% Frumenti per altri usi (FAU)Non ricadente in alcuna delle precedenti classi Tab. 2 - Destinazioni d’uso delle diverse classi di grano tenero Classe qualitativa Utilizzazione prevalente Frumenti di forza (FF) Prodotti da forno ad alta lievitazione (panettoni), farine correttive per aumentare l’attitudine panificatoria. Frumenti panificabili superiori (FPS) Panificazione speciale (michette), pasticceria artigianale. Frumenti panificabili (FP) Panificazione comune, pan carrè. Frumenti da biscotti (FB)Biscotti, prodotti a bassa lievitazione. Frumenti per altri usi (FAU) Uso zootecnico e altro. Contenuto proteico 40% Indice di glutine 30% re abbondante e di buona qualità, cioè con un rapporto equilibrato delle due proteine che lo compongono. Invece perché i grani duri abbiano una buona attitudine pastificatoria, il glutine deve essere poco estensibile e tenace (si dice anche glutine corto): la pasta che si ricava risulta così resistente alla cottura e non collosa. Il parametro viene rilevato, con il sistema Glutomatic, attraverso il contenuto percentuale sulla sostanza secca (valori più frequenti tra 7,5% e 10%) e con l’indice di glutine, che è una misura della sua forza (debole <26; sufficiente 26-45; medio 46-65; buono 66-85; ottimo >85). Il volume di sedimentazione in SDS (Sodio Dodecil Solfato) o il test di sedimentazione Zeleny sono determinazioni indirette che forniscono indicazioni sulla quantità e qualità delle proteine e in particolare sulle caratteristiche del glutine. I valori sono espressi in millilitri (mL), esprimendo il volume del glutine sedimentato e aumentano con il migliorare della qualità panificatoria e pastificatoria (valori superiori a 35-40 mL indicano buona qualità). Contenuto in pigmenti carotenoidi È una caratteristica importante delle cariossidi di frumento duro perché correlata positivamente con il colore della pasta che si ottiene. Il colore giallo delle semole è un elemento di apprezzamento da parte del mercato, ma ha soltanto una funzione estetica e non qualitativa. La misura viene eseguita sulla semola con un colorimetro a riflettenza. I valori dell’indice di giallo ricavati con questo metodo variano in generale da un minimo di 14 a un massimo di 34 per le varietà di grano duro coltivate attualmente in Italia. Le classi di giudizio sono: scarso (b <19,0), medio (b 19,0-22,9), buono (b 23,0-26,0), elevato (b >26,0). Indice di caduta di Hagberg Questo indice, anche detto Falling Number (FN), viene utilizzato per valutare l’attività amilasica che può divenire eccessiva a causa della presenza di grani germinati, pregiudicando la panificazione. Valori bassi di caduta (<150 secondi) indicano forte attività amilasica e quindi grosse difficoltà o impossibilità di panificazione. Con valori tra 150 e 220 secondi occorre una correzione con farine a più alto FN o particolari tecnologie di panificazione. Valori ottimali si aggirano tra 220” e 280”; valori superiori a 280” indicano una tale scarsezza di enzima da richiedere del malto o delle farine maltate per la panificazione, altrimenti si otterrebbe del pane con volume ridotto e mollica asciutta. La mescolanza anche di ridotte quantità di cariossidi pregermogliate in partite normali porta a un peggioramento dell’intera partita. Il parametro viene impiegato per la classificazione ISQ, dove si considera minimo il valore di 300 secondi per i frumenti di forza, 250” per i panificabili superiori e 220” per i panificabili e i biscottieri. • Concimazione frumento • Strutture di stoccaggio Per misurare la forza di una farina 100 P: tenacità L: estensibilità P/L: equilibrio tra i due parametri W: indice di forza P (mm) dotti di macinazione e quindi sulla destinazione d’uso e sui costi di macinazione. In base a questo carattere distinguiamo grani teneri hard (>70), medium (45-70) e soft (<45). Questa caratteristica è molto importante per l’industria molitoria in quanto influenza le modalità di macinazione della granella. Le farine derivanti da frumenti hard sono più indicate per i biscotti, quelle medium per i pani poco lievitati e quelle soft per i prodotti più lievitati. Frumento panificabile superiore (FPS) Frumento panificabile (FP) Frumento da biscotti (FB) 50 Area= W 0 1 51 Indici ottenuti con l’alveografo di Chopin L’alveografo di Chopin è uno strumento che permette di determinare la curva di rottura dell’impasto o alveogramma (figura sopra), tramite la formazione di un piccolo disco di impasto, posato su una lastra dotata di un foro dal quale fuoriesce aria in pressione che forma una bolla. Gli indici che si rilevano sono: • W = indice di forza della farina (area dell’alveogramma); • P = indice di tenacità dell’impasto (altezza della curva); • L = indice di estensibilità dell’impasto (lunghezza della curva). Il rapporto P/L esprime il grado di equilibrio tra tenacità ed estensibilità dell’impasto. In genere impasti con un alto valore di P/L sono difficili da lavorare e danno un pane con poco volume e mollica compatta. Al contrario, quando P/L è troppo basso, gli impasti risultano molli, facilmente estensibili, spesso collosi. Il W riassume tutti i valori forniti dal grafico e viene considerato in relazione alla forza della farina, espressione usata in modo globale per definire la qualità della rete proteica. I due parametri W e P/L vengono impiegati per la classificazione ISQ: un frumento di forza deve avere un W di almeno 300 e un P/L <1,8; un panifi- 101 L (mm) cabile superiore deve avere un W minimo di 220 e un P/L <1,2; un panificabile deve arrivare a un W di almeno 160 e un P/L di 1,0; infine i biscottieri si possono fermare a un W di 120 e un P/L di 0,5. La stabilità al farinografo di Brabender È uno strumento che riproduce l’operazione dell’impasto, fornendo indicazioni sul comportamento della farina durante l’intero processo di panificazione. Esso fornisce i valori dell’acqua assorbita dall’impasto in percentuale, del tempo di impasto (sviluppo), della sua stabilità (tenuta) e dell’indice di caduta (rammollimento). Ai fini della qualità è importante che la stabilità dell’impasto si prolunghi nel tempo e la caduta di consistenza risulti minore possibile. La qualità della farina è considerata: eccellente con stabilità >10 minuti e indice di caduta tra 0 e 30 UB; buona con stabilità >7 minuti e indice di caduta tra 30 e 50 UB; media con stabilità >5 minuti e indice di caduta tra 50 e 70 UB; bassa con stabilità >3 minuti e indice di caduta tra 70 e 130 UB; scadente con indice di caduta >130 UB. La stabilità dell’impasto, cioè il tempo durante il quale l’impasto si mantiene alla massima consistenza, viene impiegato per la classificazione ISQ. - CEREALI, LA QUALITà AL VAGLIO • Fusariosi della spiga Come si combatte la fusariosi della spiga • Adottare varietà con minore sensibilità alla malattia (il grado di suscettibilità diminuisce dal frumento duro, al tenero, all’orzo). Bianconatura e volpatura (grano duro) La bianconatura è la rottura farinosa anziché vitrea della cariosside di grano duro. È una caratteristica indesiderata in quanto è indice di un basso contenuto di pigmenti coloranti e di proteine e viene causata da insufficiente disponibilità azotata e da stress ambientali. Vengono generalmente tollerate percentuali di bianconatura fino al 20-25%. La volpatura (black point) è la presenza di “puntature” nere sui tegumenti esterni della cariosside, causate, oltre che da una componente varietale, da un complesso di funghi patogeni favoriti generalmente da condizioni am- A fianco, frumento tenero colpito da fusariosi della spiga: è evidente il grado di attacco crescente da sinistra a destra. Quando si verificano le condizioni meteorologiche e agronomiche che predispongono lo sviluppo della malattia si registrano riduzione della produzione, peggioramento delle caratteristiche qualitative della granella, diminuzione della germinabilità e accumulo di micotossine. • Creare condizioni di campo meno favorevoli allo sviluppo dei funghi micotossigeni attraverso interventi agronomici: - evitare l’avvicendamento con cereali autunno-vernini e primaverili estivi; - adottare lavorazioni del terreno che comportino l’interramento di residui colturali; - evitare semine troppo anticipate o troppo fitte; - praticare una fertilizzazione azotata equilibrata; - controllare la presenza di erbe infestanti. • Attuare una difesa chimica in grado di contenere i patogeni che producono le tossine, effettuando i trattamenti fungicidi nei momenti opportuni: la fase di maggiore suscettibilità alla fusariosi è la fioritura, per cui il momento migliore per l’intervento si colloca fra la spigatura e la presenza delle prime antere visibili. in deprezzamenti, ma si può arrivare a un massimo del 4% per ognuno dei difetti. I chicchi fusariati sono tollerati senza abbuono fino all’1,50%. Micotossine Il contenuto massimo di alcune micotossine nel frumento destinato all’alimentazione umana è regolamentato a livello europeo. Il Reg. (Ce) 1126/2007 prevede per il frumento tenero non trasformato destinato agli alimenti un limite di 1.250 µg/kg di deossinivalenolo (DON), mentre per il frumento duro tale limite si alza a 1.750 µg/kg. Lo stesso regolamento ammette, per i cereali non trasformati diversi dal mais, un limite di 100 µg/kg per lo zearalenone. Il Reg. (Ce) 1881/2006 prevede, per i cereali non trasformati, un limite di 5 µg/kg per l’ocratossina A. Il DON, in questi ultimi anni, è risultata la micotossina predominante nei cereali autunno-vernini in Europa, pertanto la sua determinazione può definire in modo rappresentativo il livello di rischio di una partita. Tale micotossina deriva dal metabolismo secondario di varie specie fungine, appartenenti al genere Fusarium (F. graminearum e F. culmorum principalmente), che attaccano le piante in campo causando la fusariosi della spiga. Il controllo della fusariosi della spiga può avvenire applicando le misure riportate in alto. Indicatori della qualità molitoria Peso medio delle cariossidi Influenza la resa della granella alla molitura, cioè la quantità percentuale di farina o di semola ottenibile dalla granella priva di impurità. Maggiore è il peso medio delle cariossidi, più elevata è la resa, che diminuisce invece con l’aumentare delle cariossidi striminzite. La dimensione della cariossi- de varia in dipendenza della varietà e delle condizioni ambientali e nutrizionali della pianta. I valori più frequenti per il frumento tenero oscillano tra 35 e 45 mg, mentre per il duro vanno da 42 a 52 mg. Peso ettolitrico Anch’esso è correlato con la resa in farina e dipende a sua volta dal regolare riempimento delle cariossidi durante la fase finale della granigione. È una caratteristica varietale (forma e peso delle cariossidi), ma varia pure in funzione di numerosi altri fattori, quali l’andamento stagionale che può influenzare l’entità di semi minuti e striminziti o la presenza di cariossidi slavate o pre-germinate. Lo striminzimento si verifica quando per cause ambientali, soprattutto repentini innalzamenti di temperatura, la fase di granigione non procede regolarmente. La slavatura è il fenomeno per cui la granella perde lucentezza e in parte anche peso ettolitrico in seguito al dilavamento causato da piogge persistenti durante la fase finale della maturazione. La pre-germinazione è causata da un eccesso di umidità sulla cariosside già matura con conseguente avvio della germinazione sulla pianta. Il peso ettolitrico varia normalmente da 76-77 a 82-83 kg/hL, con valori lievemente superiori nel frumento duro, ma può arrivare anche a 85 come può scendere sotto i 76 kg/hL. Il parametro viene impiegato per la classificazione ISQ, dove viene considerato accettabile se superiore a 75 kg/hL. Durezza (hardness) È la resistenza delle cariossidi alla frantumazione ed è una caratteristica prevalentemente varietale; ha influenza sulla granulometria dei pro- bientali umide durante la granigione. Se profonda, questa alterazione provoca deprezzamento della semola in quanto la pasta prodotta risulta puntinata di nero. È tollerata una percentuale di chicchi volpati fino al 5-6%. Ceneri È il residuo che rimane dopo incenerimento in muffola a 550 °C. Le ceneri sono contenute principalmente nel pericarpo, pertanto durante la molitura è possibile diminuirne il contenuto, ma con una resa in farina minore. Il contenuto nella semola per legge (DPR 187/2001) deve essere <0,90%; dipende dalla varietà e dalle condizioni meteorologiche, pedologiche e agronomiche che influenzano la nutrizione minerale della pianta. Nel frumento duro può variare tra 1,7 e 2,1%. Attitudine alla trasformazione in pane e pasta Proteine Il contenuto proteico della granella è una delle caratteristiche più importanti correlate con l’attitudine di un frumento alla panificazione o alla pastificazione, anche se non sempre a un alto tenore di proteine corrisponde una buona qualità panificatoria o pastificatoria del prodotto. Un contenuto proteico buono è una condizione necessaria ma non sufficiente perché un frumento abbia una buona attitudine alla trasformazione. Il giudizio va completato con quello relativo alla qualità del glutine. Il contenuto in proteine che si rileva più frequentemente varia tra il 12% e il 14% della sostanza secca, ma si possono riscontrare valori che vanno dal 9% al 19%. Il parametro è correlato principalmente con la varietà e la nutrizione azotata; quest’ultima, infatti, influisce in modo determinante non solo sulla quantità della produzione, ma anche sulle sue caratteristiche qualitative, in particolare sul tenore proteico della granella. La dose di L’ISQ per valutare il grano tenero Per la classificazione delle varietà di frumento tenero si impiega l’Indice Sintetico di Qualità (ISQ), che tiene conto contemporaneamente dei sei parametri indicati in tabella 1; i valori riportati, quando non altrimenti specificato, vanno intesi come limite minimo. In funzione di questo indice le partite di frumento vengono distinte in cinque classi con destinazione d’uso diversa, descritta in tabella 2. Tab. 1 - Caratteristiche tecnologiche delle classi di grano tenero Classi qualitative ISQ ProteineChopin ChopinBrabender Peso Indice specifico di Hagberg (%)W P/LStabilità (min.)(kg/hL)(sec.) Frumenti di forza (FF) 14,0 300 < 1,8 13 75 300 Frumenti panificabili superiori (FPS) 13,0 220 < 1,2 9 75 250 Frumenti panificabili (FP) 11,0 160 < 1,0 5 75 220 Frumenti da biscotti (FB) < 11,0 < 120 < 0,5 - 75 220 azoto e le epoche di distribuzione vanno mirate alla destinazione d’uso del prodotto. Il massimo assorbimento di azoto si riscontra durante tutta la fase di levata. Nell’ultima fase del ciclo, dalla spigatura alla maturazione (fase riproduttiva), l’apporto di azoto si traduce nel miglioramento dei parametri qualitativi della granella. Ciò considerando, a parte una quota in accestimento, la maggior parte della dose totale, preventivamente calcolata, sarà apportata nella fase di spiga a 1 cm fino a metà levata, considerando anche l’andamento climatico caratteristico dell’annata. Per i frumenti duri e quelli teneri appartenenti alle classi di alta qualità (FPS e FF) sarà distribuita un’ulteriore quota (es. 30 kg/ha) in prossimità della fase di botticella, al fine di ottimizzare i parametri qualitativi della produzione. Il contenuto percentuale in proteine viene impiegato per la classificazione ISQ, con valori minimi del 14% per i frumenti di forza, del 13% per i panificabili superiori e dell’11% per i panificabili. Glutine Rappresenta la frazione più importante del contenuto proteico. Le proteine contenute nel frumento sono differenziabili in albumine, globuline, gliadine e glutenine. Queste ultime due tipologie di proteine si trovano nell’endosperma e costituiscono circa l’80% delle proteine totali. Il glutine si forma durante la lavorazione, quando la farina viene impastata con acqua, dall’unione di queste due proteine. La gliadina è molto estensibile, mentre la glutenina è molto elastica. Il glutine ha una funzione molto importante, che è quella di formare un reticolo proteico elastico in grado di legare tra loro i granuli d’amido idratati e di trattenere le bolle di CO2 che si formano durante la fermentazione dell’impasto; ciò rende possibile la lievitazione e la formazione di un impasto soffice ed elastico. In un frumento tenero a elevata attitudine panificatoria il glutine deve esse- L a concimazione azotata del frumento è un fattore determinante non solo sulla quantità della produzione, ma anche sulle sue caratteristiche qualitative, in particolare sul tenore proteico della granella. P er una maggiore valorizzazione del frumento sono necessarie adeguate strutture di stoccaggio in grado di segregare le partite in base alle loro caratteristiche qualitative. Per il duro si usa l’IGQ Per il frumento duro i parametri fondamentali da valutare per classificare le partite sono: peso ettolitrico, tenore proteico, qualità del glutine e colore giallo della semola per la presenza di pigmenti carotenoidi. Esiste anche per il grano duro un Indice Globale di Qualità (IGQ) derivante dalla somma di tali parametri, preventivamente indicizzati rispetto alla media delle varietà “testimone” per un certo macro-areale, assegnando loro i valori percentuali indicati in figura. Parametri che concorrono alla qualità del grano duro Peso ettolitrico 10% Colore 20% Frumenti per altri usi (FAU)Non ricadente in alcuna delle precedenti classi Tab. 2 - Destinazioni d’uso delle diverse classi di grano tenero Classe qualitativa Utilizzazione prevalente Frumenti di forza (FF) Prodotti da forno ad alta lievitazione (panettoni), farine correttive per aumentare l’attitudine panificatoria. Frumenti panificabili superiori (FPS) Panificazione speciale (michette), pasticceria artigianale. Frumenti panificabili (FP) Panificazione comune, pan carrè. Frumenti da biscotti (FB)Biscotti, prodotti a bassa lievitazione. Frumenti per altri usi (FAU) Uso zootecnico e altro. Contenuto proteico 40% Indice di glutine 30% re abbondante e di buona qualità, cioè con un rapporto equilibrato delle due proteine che lo compongono. Invece perché i grani duri abbiano una buona attitudine pastificatoria, il glutine deve essere poco estensibile e tenace (si dice anche glutine corto): la pasta che si ricava risulta così resistente alla cottura e non collosa. Il parametro viene rilevato, con il sistema Glutomatic, attraverso il contenuto percentuale sulla sostanza secca (valori più frequenti tra 7,5% e 10%) e con l’indice di glutine, che è una misura della sua forza (debole <26; sufficiente 26-45; medio 46-65; buono 66-85; ottimo >85). Il volume di sedimentazione in SDS (Sodio Dodecil Solfato) o il test di sedimentazione Zeleny sono determinazioni indirette che forniscono indicazioni sulla quantità e qualità delle proteine e in particolare sulle caratteristiche del glutine. I valori sono espressi in millilitri (mL), esprimendo il volume del glutine sedimentato e aumentano con il migliorare della qualità panificatoria e pastificatoria (valori superiori a 35-40 mL indicano buona qualità). Contenuto in pigmenti carotenoidi È una caratteristica importante delle cariossidi di frumento duro perché correlata positivamente con il colore della pasta che si ottiene. Il colore giallo delle semole è un elemento di apprezzamento da parte del mercato, ma ha soltanto una funzione estetica e non qualitativa. La misura viene eseguita sulla semola con un colorimetro a riflettenza. I valori dell’indice di giallo ricavati con questo metodo variano in generale da un minimo di 14 a un massimo di 34 per le varietà di grano duro coltivate attualmente in Italia. Le classi di giudizio sono: scarso (b <19,0), medio (b 19,0-22,9), buono (b 23,0-26,0), elevato (b >26,0). Indice di caduta di Hagberg Questo indice, anche detto Falling Number (FN), viene utilizzato per valutare l’attività amilasica che può divenire eccessiva a causa della presenza di grani germinati, pregiudicando la panificazione. Valori bassi di caduta (<150 secondi) indicano forte attività amilasica e quindi grosse difficoltà o impossibilità di panificazione. Con valori tra 150 e 220 secondi occorre una correzione con farine a più alto FN o particolari tecnologie di panificazione. Valori ottimali si aggirano tra 220” e 280”; valori superiori a 280” indicano una tale scarsezza di enzima da richiedere del malto o delle farine maltate per la panificazione, altrimenti si otterrebbe del pane con volume ridotto e mollica asciutta. La mescolanza anche di ridotte quantità di cariossidi pregermogliate in partite normali porta a un peggioramento dell’intera partita. Il parametro viene impiegato per la classificazione ISQ, dove si considera minimo il valore di 300 secondi per i frumenti di forza, 250” per i panificabili superiori e 220” per i panificabili e i biscottieri. • Concimazione frumento • Strutture di stoccaggio Per misurare la forza di una farina 100 P: tenacità L: estensibilità P/L: equilibrio tra i due parametri W: indice di forza P (mm) dotti di macinazione e quindi sulla destinazione d’uso e sui costi di macinazione. In base a questo carattere distinguiamo grani teneri hard (>70), medium (45-70) e soft (<45). Questa caratteristica è molto importante per l’industria molitoria in quanto influenza le modalità di macinazione della granella. Le farine derivanti da frumenti hard sono più indicate per i biscotti, quelle medium per i pani poco lievitati e quelle soft per i prodotti più lievitati. Frumento panificabile superiore (FPS) Frumento panificabile (FP) Frumento da biscotti (FB) 50 Area= W 0 1 51 Indici ottenuti con l’alveografo di Chopin L’alveografo di Chopin è uno strumento che permette di determinare la curva di rottura dell’impasto o alveogramma (figura sopra), tramite la formazione di un piccolo disco di impasto, posato su una lastra dotata di un foro dal quale fuoriesce aria in pressione che forma una bolla. Gli indici che si rilevano sono: • W = indice di forza della farina (area dell’alveogramma); • P = indice di tenacità dell’impasto (altezza della curva); • L = indice di estensibilità dell’impasto (lunghezza della curva). Il rapporto P/L esprime il grado di equilibrio tra tenacità ed estensibilità dell’impasto. In genere impasti con un alto valore di P/L sono difficili da lavorare e danno un pane con poco volume e mollica compatta. Al contrario, quando P/L è troppo basso, gli impasti risultano molli, facilmente estensibili, spesso collosi. Il W riassume tutti i valori forniti dal grafico e viene considerato in relazione alla forza della farina, espressione usata in modo globale per definire la qualità della rete proteica. I due parametri W e P/L vengono impiegati per la classificazione ISQ: un frumento di forza deve avere un W di almeno 300 e un P/L <1,8; un panifi- 101 L (mm) cabile superiore deve avere un W minimo di 220 e un P/L <1,2; un panificabile deve arrivare a un W di almeno 160 e un P/L di 1,0; infine i biscottieri si possono fermare a un W di 120 e un P/L di 0,5. La stabilità al farinografo di Brabender È uno strumento che riproduce l’operazione dell’impasto, fornendo indicazioni sul comportamento della farina durante l’intero processo di panificazione. Esso fornisce i valori dell’acqua assorbita dall’impasto in percentuale, del tempo di impasto (sviluppo), della sua stabilità (tenuta) e dell’indice di caduta (rammollimento). Ai fini della qualità è importante che la stabilità dell’impasto si prolunghi nel tempo e la caduta di consistenza risulti minore possibile. La qualità della farina è considerata: eccellente con stabilità >10 minuti e indice di caduta tra 0 e 30 UB; buona con stabilità >7 minuti e indice di caduta tra 30 e 50 UB; media con stabilità >5 minuti e indice di caduta tra 50 e 70 UB; bassa con stabilità >3 minuti e indice di caduta tra 70 e 130 UB; scadente con indice di caduta >130 UB. La stabilità dell’impasto, cioè il tempo durante il quale l’impasto si mantiene alla massima consistenza, viene impiegato per la classificazione ISQ. - CEREALI, LA QUALITà AL VAGLIO mais IL commercio della granella di mais avviene normalmente sulla base di contratti in cui sono contemplate anche alcune caratteristiche qualitative del prodotto. Vengono normate le caratteristiche limite per cui il prodotto deve essere accettato dall’acquirente senza possibilità di praticare riduzioni del prezzo pattuito (abbuoni) o il rifiuto della merce. Tale è ad esempio il contratto tipo n. 103 proposto dall’As- sociazione Granaria di Milano e largamente utilizzato nel nostro Paese nella commercializzazione del mais. Tale contratto prevede, per il granoturco secco, i limiti senza abbuono indicati in basso. Al di là di queste imprescindibili caratteristiche merceologiche, in questi ultimi anni è fortemente emersa la grave problematica della contaminazione della granella da parte delle micotossine che, in alcune annate come il 2003 e ancor più nel 2012, è in grado di condizionare pesantemente la qualità sanitaria, e di conseguenza commerciale, della produzione di interi comprensori maidicoli. Il mais è infatti tra i prodotti vegetali più soggetti alla contaminazione da parte delle micotossine. I principali funghi tossigeni sono quelli appartenenti al genere Fusarium, produttori di tossine quali fumonisine, zearalenoni, tricoteceni, e al genere Aspergillus e Penicillium, produttori di aflatossine e ocratossine. M ais colpito da Fusarium e Aspergillus, funghi produttori rispettivamente di fumonisine e aflatossine. Contro le micotossine prevenzione lungo tutta la filiera U Gestione del terreno. Una lavorazione del terreno per interrare i residui della coltura precedente si rende particolarmente utile quando quest’ultima è stata un cereale autunno-vernino. Si consiglia di curare con attenzione lo sgrondo delle acque in eccesso, in particolar modo nei terreni meno permeabili. Nei terreni più sciolti, cioè con forte componente sabbiosa, e in assenza di irrigazione la coltura può andare soggetta a rilevanti fenomeni di stress e presentare maggiori contaminazioni sia di aflatossine sia di fumonisine. na sensibile riduzione del rischio aflatossine può essere perseguita raccogliendo la granella con umidità non inferiore al 22-24%. Scelta varietale. Un aspetto fondamentale è l’idoneità dell’ibrido alle condizioni pedoclimatiche e alle tecniche colturali applicabili nella zona in cui dovrà essere coltivato. Nella pratica, in terreni poco fertili e non irrigui sono consigliabili ibridi a ciclo precoce e medio-precoce, mentre in terreni fertili e irrigui sono proponibili anche ibridi medio-tardivi. Epoca di semina. È opportuno effettuare la semina in maniera tempestiva entro la metà di aprile. Densità. Evitare le semine fitte: densità superiori a 8 piante/m2 possono aumentare sensibilmente le contaminazioni dovute alle Fusarium-tossine. Fertilizzazione. Una corretta gestione della tecnica di fertilizzazione è importante per evitare stress nutrizionali a carico delle piante (carenze ed eccessi), che possono favorire il rischio micotossine. Un buon compromesso, al fine di individuare la dose di concime, soprattutto azotato, da somministrare, è fornito dal metodo del bilancio previsto dai Disciplinari di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna. Irrigazione. Condizione ad alto rischio di infezioni in campo da Aspergillus flavus, fungo produttore di aflatossine, è uno stress idrico in epoca successiva alla maturazione cerosa della granella. Pertanto gli interventi irrigui vanno effettuati in maniera corretta non solo nel periodo immediatamente antecedente la fioritura maschile, ma anche in seguito (non oltre la fase di maturazione lattea della granella), qualora le condizioni di umidità del terreno siano insufficienti ad assecondare la richiesta idrica della pianta. Per tale motivo si raccomanda di calcolare il bilancio idrico della coltura attraverso sistemi tipo Irrinet. Difesa. È ormai assodata una correlazione tra la presenza di larve di piralide (Ostrinia nubilalis) nelle spighe a maturazione cerosa e la contaminazione da fumonisine alla raccolta. Ne consegue che la lotta contro questo fitofago diventa fondamentale soprattutto per la prevenzione della contaminazione da fumonisine e, in misura minore, da aflatossine. Raccolta. Una sensibile riduzione del rischio aflatossine può essere perseguita raccogliendo la granella con umidità non inferiore al 22%. Valori di umidità al di sotto del 20% sono considerati ad elevato rischio in quanto possono favorire l’accumulo delle aflatossine, soprattutto in annate con andamento stagionale caldo e asciutto. Effettuare una raccolta anticipata consente anche di ridurre la contaminazione dalle fumonisine. Il completamento dell’essiccazione deve avvenire nel più breve tempo possibile, massimo 48 ore dal ricevimento della granella. Gli stoccatori che dispongono di impianti di raffreddamento del mais verde possono aumentare i tempi di stoccaggio di preessiccazione fino a 72 ore. • Pannocchia colpita da funghi tossigeni Post-raccolta. In caso di prodotto ad elevato rischio, cioè con umidità inferiore al 20%, devono essere effettuati opportuni controlli sui lotti definiti dal centro di stoccaggio, in caso contrario le partite di mais devono essere separate e stoccate a parte. I lotti valutati a rischio di non conformità devono essere segregati. Le partite oggetto di segregazione in fase di accettazione devono essere sottoposte ad azioni correttive, quali pulitura, ventilazione e altri interventi appropriati opportunamente descritti dalle linee guida regionali, e essiccate a parte. Tali partite potranno rientrare nel circuito del prodotto conforme solo dopo controllo con esito favorevole. • Trebbiatura del mais Lo sviluppo dei Fusarium spp. è favorito in campo da un andamento climatico piovoso con temperature relativamente fresche nel periodo fioritura-raccolta del mais, mentre gli aspergilli sono tipici di stagioni con elevate temperature associate a condizioni di stress idrico della pianta (come verificatosi nel 2003 e nel 2012). In Emilia-Romagna le micotossine più diffuse nel mais sono le fumonisine e le aflatossine. I limiti legali per il mais ad uso alimentare sono di soli 5,0 μg/kg per l’aflatossina b1 come da Reg. (Ce) 165/2010 e di 4.000 μg/kg per le fumonisine b1+b2 secondo il Reg. (Ce) 1126/2007. Per il consumo animale i limiti per le aflatossine nelle materie prime per mangimi sono differenziati a seconda dell’utilizzo. In linea generale non si devono superare i 20 μg/ kg, ma ci sono delle importanti ecce- Limiti previsti per la compravendita del mais Dal contratto tipo n. 103 proposto dall’Associazione Granaria di Milano Umidità: 14% Chicchi spezzati ossia cariossidi frantumate che passano attraverso un vaglio a fori circolari del diametro di 4,50 mm e trattenute da vaglio a maglie di 0,50 mm: fino al 5% Impurità o alterazioni dei chicchi, quindi chicchi di altri cereali, chicchi tarlati, chicchi germinati, danneggiati da piralide e da altri parassiti animali, chicchi tinti per riscaldamento, escludendo le colorazioni del pericarpo dovute a determinanti genetici, ma con sezione di colorazione chiara: fino al 2% Impurità varie cioè tutto ciò che passa attraverso un vaglio a maglie di 0,50 mm, nonché i chicchi di specie infestanti, i chicchi avariati da fermentazione e ammuffiti che alla sezione presentano una marcata colorazione grigiastra, nera o verdastra, chicchi tostati da essiccazione o tinti per autoriscaldamento e con sezione di colorazione scura, chicchi gravemente tarlati e scavati con distruzione dell’embrione, pietre, sabbia, frammenti minerali o legnosi, pule, insetti morti e loro frammenti: fino all’1% Testi a cura di: Renato Canestrale Caludio Selmi Centro Ricerche Produzioni Vegetali ottobre 2012 UNIONE EUROPEA Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone rurali Rotazioni. L’avvicendamento con colture non cerealicole è una pratica consigliabile per controllare la diffusione dei funghi che si conservano nei residui colturali. Redazione: Agen.Ter. - Agenzia territoriale per la sostenibilità alimentare, agro-ambientale ed energetica Grafica: pH5 Stampa: Gescom zioni: per gli animali da latte restano infatti validi i 5 μg/kg dell’alimentazione umana, per vitelli e agnelli il limite è di 10 μg/kg. L’andamento stagionale rappresenta un elemento molto importante nel determinare l’andamento delle contaminazioni da micotossine nella fase di campo, ma ancor più importanti, perché sotto il diretto controllo del produttore, sono le pratiche agronomiche: è ampiamente riconosciuto che la prevenzione risulta essere ancora la migliore strategia di controllo delle micotossine, purché sia applicata su tutta la filiera, a partire dal campo e fino alla lavorazione del prodotto finito. In alto si riportano alcune strategie agronomiche e di post-raccolta derivanti dalle Linee guida della Regione Emilia-Romagna, tese a ridurre il rischio micotossine. Progetto realizzato da Centro Ricerche Produzioni Vegetali con il finanziamento del Programma di Sviluppo Rurale dell’Emilia-Romagna 2007-2013, Misura 111 Azione 2 “Azioni trasversali di supporto al sistema della conoscenza”. Direzione Generale Agricoltura CEREALI LA QUALITà AL VAGLIO Come si misura la qualità delle partite di frumento tenero e duro? Quali parametri vengono considerati per classificarne la destinazione d’uso? Ecco una rassegna degli indicatori utilizzati da costitutori, stoccatori, molini e trasformatori per valutare la qualità merceologica e sanitaria, quella molitoria nonché tecnologica. Si tratta di caratteristiche legate alla varietà, all’ambiente e alla tecnica di coltivazione, all’andamento meteorologico. Fondamentale il rispetto di alcune misure di prevenzione per ridurre il rischio micotossine nel frumento e nel mais. Frumento tenero e duro L e caratteristiche qualitative del frumento sono molteplici, alcune delle quali più commerciali e quindi imprescindibili, quali umidità, impurità, grani spezzati e fusariati, assenza di insetti vivi; altra caratteristica fondamentale è divenuta, in questi ultimi dieci anni, la sanità della granella, con particolare riguardo al contenuto in micotossine. Vi sono poi aspetti maggiormente legati alla qualità molitoria, quali il peso ettolitrico, il peso medio dei semi, il contenuto in ceneri e, per il grano duro, la bianconatura e la volpatura. Infine, si possono annoverare una serie di aspetti legati alla qualità nutrizionale e tecnologica delle farine e delle semole (l’attitudine delle prime a essere trasformate in pane e delle seconde a essere trasformate in pasta): proteine, quantità e qualità del glutine, caratteristiche reologiche dell’impasto, parametri farinografici, attività enzimatica (pre-germinazione), contenuto in carotenoidi nella semola. Le differenti caratteristiche qualitative sono conseguenza della varietà, delle caratteristiche pedo-climatiche della zona di coltivazione, della tecnica colturale adottata e dell’andamento meteorologico. In funzione delle sue caratteristiche qualitative, una partita di frumento può essere adatta a una destinazione d’uso piuttosto che a un’altra. Un frumento tenero destinato alla produzione di farine per fare biscotti non può che essere diverso da uno destinato alla panificazione ed è ancora diverso da quello impiegato per i prodotti da forno ad alta lievitazione. Sulla scorta di queste caratteristiche, costitutori, stoccatori, molini e trasformatori hanno concordato, come meglio specificato più avanti, un Indice Sintetico di Qualità (ISQ), che raggruppa il frumento tenero in cinque classi: di forza (FF), panificabili superiori (FPS), panificabili (FP), da biscotti (FB) e per altri usi (FAU). A parte piccole eccezioni al Sud per la produzione di pane, il frumento duro è destinato principalmente alla produzione di pasta. Secondo gli standard attuali, una buona pasta deve essere di colore giallo brillante ambrato, mantenersi al dente dopo la cottura, non incollare e non intorbidire l’acqua di cottura. La qualità della pasta è legata principalmente a quantità e qualità del glutine. La scelta della varietà resta dunque il punto di partenza per differenziare la qualità: la tipologia varietale è condizione necessaria, ma non sufficiente per determinare la qualità. Si dovrà infatti predisporre un adeguato percorso colturale, confidando poi in un buon andamento meteorologico. Requisiti indispensabili per la commercializzazione Umidità Questo parametro è importante soprattutto per la conservazione del prodotto, ma influenza anche la resa in farina o in semola. I contratti dell’Associazione Granaria dell’Emilia Romagna n.101 e 102 pongono il limite massi- IL frumento tenero viene utilizzato per prodotti lievitati, quello duro è destinato principalmente alla produzione di pasta. La qualità di quest’ultima dipende da quantità e qualità del glutine contenuto nella farina. mo per il frumento duro e quello tenero, senza abbuoni per il compratore, rispettivamente al 13% e al 14%. Impurità, chicchi spezzati e fusariati Le impurità sono rappresentate da materiali vari quali glume, glumette, rachidi, semi di infestanti, terra, ecc. Riducono la resa del prodotto alla molitura e lo deprezzano proporzionalmente alla loro quantità. Per il frumento tenero il contratto sopra citato prevede che fino al 2% di impurità o di cariossidi spezzate non si incorra