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L` E S P L O S I V I TA` DELLE POLV E R I
L’ESPLOSIVITA’ DELLE POLVERI Un pericolo per le industrie pari a quello di sostanze liquide a gas altamente infiammabili. Dott. ing. Massimo Silvestrini - Ispettore Antincendi - Centro Studi ed Esperienze Roma Capannelle Con il termine “polveri” si intende ogni materiale solido finemente disperso che può essere il prodotto finale di un processo industriale o un prodotto indesiderato di lavorazione. Le miscele aria - polveri possiedono molte similitudini di comportamento con quelle aria - gas, ma differiscono da quest’ultime per due motivi primari: - le polveri non sono molecole ma particelle più o meno fini di un dato materiale; - inoltre sono soggette alla gravità e quindi più o meno velocemente alla sedimentazione. Anche le miscele aria - polvere, parimenti a quelle aria - gas, sono esplosive in certe condizioni, e possiedono un campo di esplosività con un limite superiore ed uno inferiore. Quest’ultimo è particolarmente interessante per ciò che riguarda le applicazioni industriali. I parametri fisici utilizzati per lo studio dell’esplosività delle polveri sono: - la pressione massima raggiunta nel corso del fenomeno esplosivo, Pmax - la velocità di incremento della pressione, (dP/dt)max, che è un indice della violenza dell’esplosione stessa e corri- sponde alla tangente nel punto di flesso della curva pressione - tempo. va per la determinazione dell’esplosività delle polveri sono diversi ma tutti basati sulla creazione di miscele aria - polveri di concentrazione nota all’interno di una camera avente un ben preciso volume. Un innesco, generalmente costituito dalla scintilla tra due elettrodi o una carica detonante, accende la miscela e dei trasduttori forniscono l’andamento della pressione in funzione del tempo. L’accensione della miscela av- Tali grandezze vengono determinate all’interno di un vasto campo di concentrazioni proprio al fine di individuare la concentrazione che dà luogo, per ogni polvere, ai massimi valori di pressione e di velocità di incremento. Per ogni test si avrà un grafico del tipo indicato in figura 1, dal quale è possibile dedurre Pmax e (dP/dt)max relati8 vamente alla concentrazione 7 di prova. La ripetizione 6 del test al cambiare della con5 centrazione fornisce coppie di va4 lori di pressione e velocità di in3 cremento massime (Pmax; 2 (dP/dt)max) atP traverso i quali si 1 (dP/dt)max ottengono delle curve che per0 mettono di indivi100 120 140 160 180 duare il valore della concentraTempo [msec] zione più pericolosa, figura 2. Fig. 1 - Caratteristica pressione - tempo di una polvere combustibile, ricavata tramite test di esplosività I metodi di proANTINCENDIO ottobre 1996 13 ESPLOSIVITÀ DELLE POLVERI 300 250 10 Polietilene 9 250 8 Metilcellulosa 200 200 7 6 150 150 5 Pmax 4 100 100 3 [dP/dt]max 2 50 50 1 0 0 200 400 600 800 0 1000 0 0 Concentrazione [g/mc] - il tubo di Hartmann da 1.2 litri - la sfera da 20 litri - la camera da 1mc. La camera da 1 mc impone l’uso di notevoli quantità di materiale, invece il tubo di Hartmann 14 100 150 200 250 Dimensione particelle [µm] Fig. 2 - Andamento della pressione e della violenza massime dell’esplosione al variare della concentrazione per una polvere combustibile. viene dopo un tempo di ritardo, dalla iniezione in camera, al fine di ottenere il giusto grado di omogeneità di concentrazione ed evitare l’inizio del processo di sedimentazione. Inoltre a questo tempo, di circa 0.6 s, corrisponde un grado di turbolenza che è quello tipico delle più importanti fasi di lavorazione industriale in cui si trovano coinvolte polveri combustibili. I dispositivi sperimentali per l’esecuzione di queste misure sono: 50 Fig. 3 - Il grafico mostra chiaramente la sensibile variazione della violenza di esplosione al cambiare della dimensione delle particelle (troppo piccolo) produce risultati non estensibili ad altri volumi. La sfera da 20 litri permette di coniugare il coinvolgimento di ristrette quantità di materiale con risultati di prova estensibili a volumi più grandi mediante l’uso della legge cubica: 1/3 (dP/dt)max * V = K E’ importante porre in evidenza che il volume dello spazio confinato in cui avviene l’esplosione ne influenza la violenza (dP/dt)max ma non la pressione massima. Si è parlato in precedenza della dimensione delle particelle di una polvere. Bisogna intanto precisare che la dimensione delle particelle all’interno di una miscela non è ANTINCENDIO ottobre 1996 unica ma è variabile nell’intorno di un valore medio. Pertanto si parlerà di dimensione di una polvere intendendo il valore medio della dimensione delle particelle riferito ad una curva di distribuzione. La dimensione delle particelle influenza in maniera determinante la velocità di incremento della pressione mentre la pressione massima ne risente in misura decisamente inferiore, figura 3. Ciò significa che nell’esecuzione dei test di esplosività è bene utilizzare polveri con dimensioni inferiori ai 30 - 40 µm onde poter avere i massimi valori di (dP/dt)max. Riassumendo possiamo affermare che, per una data polvere, la massima pressione di esplosione dipende dalla concentra- ESPLOSIVITÀ DELLE POLVERI Fig. 4 Confronto tra la pressione di esplosione di miscele di gas infiammabili e polveri combustibili 14 12 10 8 6 Metalli 4 2 Tab.1 - Minima energia di ignizione di polveri di prodotti vari. - le pressioni massime raggiungibili, in esplosioni di miscele aria - gas e miscele aria - polveri - le velocità di aumento della pressione in esplosioni di miscele aria - gas e aria - polveri (rapidità di esplosione). Plastiche Prod. Agric. Gas 0 zione, mentre la sua violenza (dP/dt)max, dipende dalla concentrazione, dalle dimensioni delle particelle e dal volume dello spazio di esplosione. La maggior parte delle polveri ha una temperatura di autoaccensione che cade tra i 300 ed i 600 °C ed una minima energia d’ignizione tra i 10 ed i 50 millijoule. Questo significa che un gran numero di fonti di innesco come scintille, superfici calde ecc. ecc. possono provocare l’accensione delle miscele polveri - aria. I dati riportati in tabella 1 sono riferiti alle concentrazioni in peso per unità di volume indicate. Si ricorda comunque che sono Le figure 4 e 5 riportano gli interessanti confronti tra: esplosive quasi tutte le polveri metalliche, le polveri di prodotti agricoli dai cereali al caffè, le polveri di alcuni pesticidi, resine e materiali plastici. Dai dati riportati nelle figure appare evidente che le esplosioni di polveri non sono da sottovalutare in quanto le pressioni massime raggiunte nel fenomeno sono del tutto simili a quelle che si hanno nell’accensione di miscele di infiammabili ed inoltre le esplosioni sono molto rapide e quindi violente, in alcuni casi di più di quelle di infiammabili come per certe polveri metalliche o di prodotti agricoli. Le polveri sono oggetto di clas- Polvere Concentrazione (g/l) Minima energia di ignizione (mJ) Alluminio atomizzato Ferro Cellulosa acetata Magnesio Nylon Polietilene Polistirene Torio (cont. 1.2% O2) Zolfo Amido di patate Urea formaldeide Titanio Farina di legno Cannella Sughero Cereali 0.045 0.105 0.035 0.030 0.030 0.020 0.020 0.075 0.035 0.045 0.020 0.045 0.050 0.060 0.035 0.055 50 20 20 40 20 10 15 5 30 25 34 25 20 30 35 30 ANTINCENDIO ottobre 1996 15 ESPLOSIVITÀ DELLE POLVERI Fig. 5 Confronto tra la violenza (o rapidità) di esplosione di varie sostanze 300 Gas 250 Prod. Agric. Plastiche 200 Metalli 150 100 50 0 sificazione e sono distinte in gruppi o classi in funzione del valore del parametro K che ne definisce, appunto, la violenza di esplosione. Conoscendo la classe della polvere (e quindi il valore di K) e il volume del locale, si potrà calcolare (dP/dt)max con la legge cubica e quindi risalire all’area delle superfici di minor resistenza da predisporre (Tabella 2). Sorgenti di ignizione Sono così definite quelle fonti in grado di fornire alla miscela l’energia sufficiente per l’accensione. Esse sono principalmente: fiamme, superfici calde; saldatura e taglio; scintille di origine meccanica; energia chimica; autoveicoli; energia elettrostatica; impianti elettrici. Fiamme, superfici calde Questa classe di sorgenti comprende: - bruciatori - fumi caldi Tabella 2 - CLASSI DI ESPLOSIONE DELLE POLVERI K CLASSE DI ESPLOSIONE TIPO DI POLVERE 0 - 200 1 carbone 201 - 300 2 aspirina > 300 3 alluminio/magnesio 16 ANTINCENDIO ottobre 1996 - sigarette - equipaggiamenti di processo a caldo - macchine in dismissione Le fiamme dei bruciatori dei forni, negli impianti di processo, possono essere una sorgente di ignizione. Per altre fiamme di processo devono essere assunte idonee misure di protezione, come l’uso di sistemi automatici di sicurezza o la corretta ubicazione delle fonti. I fumi caldi espulsi dai camini sono un’altra potenziale fonte d’innesco, particolarmente sulle navi. Anche la sigaretta è una fonte potenziale ma non sempre è abbastanza calda, invece sono molto pericolosi fiammiferi ed accendini. Molte attrezzature di processo operano ad alte temperature e, sebbene siano racchiuse da un box, alcune loro parti possono funzionare da innesco. Infine macchine in dismissione, come una pompa con un cuscinetto avariato, possono generare elevate quantità di calore durante il funzionamento e costituire una fonte potenziale. Saldatura e taglio Costituiscono una fonte di innesco non solo per l’alta temperatura della fiamma o dell’arco ma anche per le proiezioni di materiale metallico ad alta temperatura (fino a 1000 °C ed oltre). Scintille di origine meccanica Sono causate principalmente da utensili metallici e da oggetti metallici che cadono o che comunque subiscono un urto con altre parti metalliche. Energia chimica Parti di acciaio arrugginito contaminate da magnesio o alluminio (per abrasione ad esempio) e poi urtate con un oggetto pesante possono originare forti scintille. L’ossido di calcio o calce viva a contatto con l’acqua sviluppa violentemente grandi quantità di calore. Autoveicoli Le parti calde del motore costituiscono una potenziale fonte d’innesco. Energia elettrostatica L’elettricità statica è un’importante e pericolosa sorgente di ignizione sia negli impianti di processo che nei vettori per il trasporto di infiammabili. In molte esplosioni, apparentemente misteriose, le cause del disastro sono state successivamente rintracciate nell’azione di scintille di elettricità statica, ma nonostante ciò l’argomento è spesso sottovalutato. La generazione di cariche statiche è dovuta essenzialmente ad un effetto di superficie associato con il contatto, il movimento ed infine la separazione di corpi di diversa natura. Quando i due corpi stanno per separarsi, se sono buoni conduttori, le cariche positive accumulate in uno e quelle negative accumulate nell’altro, tenderanno a muoversi rapidamente, restaurando così l’equilibrio elettrico, attraverso gli ultimi punti di contatto, prima della separazione. Ma se uno dei due corpi o entrambi sono cattivi conduttori, le cariche accumulate non circoleranno liberamente, ed entrambi conserveranno una certa quantità di carica dopo la separazione. Vi sono molti processi industriali comprendenti moto relativo e separazione di corpi solidi cattivi conduttori, movimentazione di gas o liquidi in tubazione, funzionamento di nastri trasportatori e organi di trasmissione del moto come cinghie e altro che possono generare forte accumulo di cariche elettrostatiche. Anche nelle operazioni di carico - scarico di carburanti dai vettori mediante tubazioni flessibili e nella marcia dei vettori stessi su strada, si hanno accumuli considerevoli di questo tipo di energia. L’accumulo di energia elettrostatica è un fenomeno connesso a piccolissime correnti ma elevatissime tensioni. Un liquido a bassa conduttività che fluisce in una conduttura può generare potenziali fino a 10000 V ed oltre. Una persona che cammina su una moquette può anche raggiungere tensioni di 20 KV corrispondenti all’accumulo di un’energia di 20÷25 millijoule e oltre, infatti se si considera che la capacità del corpo umano può variare tra i 100 ed i 200 pF, poiché l’energia accumulata in un condensatore è si ottiene -12 2 E=1/2(100*10 )*20000 =20 mJ. Quando questa energia accumulata si scarica si genera una scintilla fonte di ignizione (potenziale). I rischi dell’elettricità statica possono essere facilmente stimati attraverso un confronto tra l’energia di una scarica elettrostatica tipica e la minima energia di ignizione di alcune polveri combustibili, figura 6, osservando che scintille come quelle descritte possono tranquillamente accendere un gran numero di miscele aria-polveri aventi minima energia di ignizione fino a 20-25 millijoule. Impianti elettrici Gli impianti elettrici possono essere una potenziale fonte d’innesco per almeno due motivi: - le scintille che si formano tra i contatti (macchine, relè, interruttori, magnetotermici ecc.) - il riscaldamento di alcune parti o componenti dell’impianto. E=1/2CV con C=100 pF e V=20000 Volts Quella degli impianti elettrici è una materia molto delicata, in quanto se non eseguiti secondo i più severi criteri di sicurezza, costituiscono una delle fonti d’innesco maggiormente pericolose, in particolar modo laddove vi è presenza di infiammabili e polveri combustibili in lavorazione o deposito. Per quanto attiene i criteri di realizzazione degli impianti elet- ANTINCENDIO ottobre 1996 17 2 ESPLOSIVITÀ DELLE POLVERI trici secondo la regola dell’arte, ci si riferisce alla norma CEI 642 “Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione”. 90 80 En. di Igniz. 70 Misure di prevenzione e protezione 60 Le misure di prevenzione, consistono notoriamente nell’eliminazione del rischio (spesso impossibile) o nella sua riduzione al disotto di valori accettabili. Comunque le misure di prevenzione si sostanziano nell’eliminazione di uno dei lati del triangolo della combustione e cioè: - rimozione delle fonti di ignizione - inertizzazione (e.g. mediante eccesso d’azoto in talune fasi dei processi) - abbassamento delle concentrazioni al disotto del limite inferiore di esplosività. 40 Le misure di protezione sono invece misure di sicurezza contro gli effetti dell’esplosione, che danno per avvenuta, cercando di ridurne le conseguenze quanto più possibile. Le misure di protezione consistono principalmente in: - adozione di costruzioni resistenti all’esplosione - soppressione dell’esplosione - scarico delle sovrappressioni generate dall’esplosione 50 30 20 10 0 Fig. 6 - Minima energia di ignizione di alcune polveri paragonata con l’energia di una tipica scarica elettrostatica cipienti in pressione), progettati per resistere ad una pressione pari a quella di esercizio più la sovrappressione attesa in caso di esplosione o recipienti resistenti allo shock di pressione, generalmente eserciti a pressioni relative inferiori a 0.5 atm. Questa è una misura basata sul concetto di resistenza alla pressione e violenza massime dell’evento atteso. Soppressione dell’esplosione Costruzioni resistenti all’esplosione Queste costruzioni possono essere vessels veri e propri (re18 Scintilla Elettrostatica Trattasi di misure basate sul rilevamento precoce del fenomeno esplosione nella sua fase iniziale e sull’attivazione automatica di un sistema di soppressione ANTINCENDIO ottobre 1996 che prevede l’espulsione rapida di un agente estinguente nella zona sorvegliata così da raffreddare e limitare l’area interessata al fenomeno e con essa lo sviluppo della pressione. I sensori per il rilevamento possono essere ottici, termici e di pressione. Appunto quest’ultimo tipo di sensore è il più affidabile e diffuso (si tratta di rivelatori piezoelettrici). Comunque i sistemi di soppressione non sono molto utilizzati poiché necessitano di una manutenzione che alza i costi di gestione e che non può essere disattesa in quanto necessaria a garantire l’affidabilità del sistema. La caratteristica di questi sistemi è di ridurre la pressione ESPLOSIVITÀ DELLE POLVERI massima di esplosione qualora questa si verifichi. norma NFPA n° 68 “Guide to explosion venting”. Scarico delle sovrappressioni durante l’esplosione Conclusioni Sono quelle misure finalizzate all’apertura di spazi più o meno grandi, durante l’esplosione, originariamente chiusi per dare sfogo alle sovrappressioni. L’apertura avviene in una direzione prefissata e permette di evitare il raggiungimento della pressione massima di esplosione. Sarà raggiunta una pressione ridotta, prefissata, il cui valore è utilizzato in fase di progettazione della struttura che dovrà essere pressure - resistant. I sistemi utilizzati sono quelli classicamente conosciuti sotto il nome di “superfici a minor resistenza” che possono essere veri e propri pannelli di tamponatura o “dischi di rottura” delle più svariate dimensioni. Tali dischi sono tarati per un certo carico di rottura che corrisponde alla pressione ridotta di esplosione (la più alta pressione che si vuole raggiungere con l’entrata in funzione dei “relief venting”). La superficie totale di tali dispositivi, da predisporre per un certo volume V e per una data polvere di classe K, dipende dalla violenza dell’esplosione (dP/dt)max, dal volume dello spazio da attrezzare, dalla pressione ridotta che si reputa la struttura possa tollerare. A questo scopo sono disponibili diversi abachi per il dimensio namento dei relief venting ed anche delle tabelle riportate nella Le polveri combustibili possono formare con l’aria miscele esplosive, esattamente come gli infiammabili e proprio come questi ultimi possiedono un campo di esplosività definito da due concentrazioni limite. Inoltre le miscele polveri - aria, in caso di esplosione, possono dar luogo ad effetti paragonabili a quelli che si hanno nel caso degli infiammabili, sia in termini di sovrappressioni che di violenza (dP/dt). Si vuole infine porre l’attenzione sui seguenti punti: - molte sono le polveri combustibili potenzialmente esplosive, da quelle di legno a quelle metalliche fino alle polveri di prodotti alimentari come il caffè, le farine di cereali ecc.; - l’energia di attivazione delle miscele polveri - aria è più alta di quella necessaria all’innesco di miscele di infiammabili, ma sufficientemente bassa da essere facilmente disponibile in molte forme; - dato l’elevato sviluppo industriale del nostro paese, molti sono gli impianti la cui attività è in qualche modo connessa con le polveri in questione. - la concentrazione delle polveri - le fonti di ignizione - la presenza del comburente in altre parole i tre lati del triangolo della combustione dalla cui concomitanza dipende il verificarsi o no dell’evento esplosivo. Bibliografia S.P. LEES - “Loss prevention in process industry” - Ed. Butterworths 1989 N . F. P.A. - “Fire protection handbook” - 14a edizione - 1977 W. Bartknecht - “Explosions” Ed. Springer Verlag Berlin - 1980 V. Carrescia - “Fondamenti di sicurezza elettrica” - Ed. Hoepli 1993 Si può concludere affermando che il comportamento delle polveri combustibili è chiaramente da non sottovalutare e che i principali fattori che devono essere debitamente tenuti in considerazione sono: ANTINCENDIO ottobre 1996 19