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i costi congiunti - Facoltà di Economia
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL’AQUILA FACOLTÀ DI ECONOMIA TESINA IN ANALISI E GESTIONE DEI COSTI TITOLO “I COSTI CONGIUNTI” RELATORE Prof.ssa Francesca Mandanici STUDENTI: Emiliana Contestabile Fabio Fiorentini Marco Ferella Anno Accademico 2010/2011 INDICE INTRODUZIONE: I COSTI CONGIUNTI. 1. PRODOTTI TECNICAMENTE CONGIUNTI E PROCESSI CONGIUNTI TECNICAMENTE: 1.1. NEL DETTAGLIO: IL PUNTO DI SPLIT-OFF (PUNTO DI SEPARAZIONE; 1.2. NEL DETTAGLIO: PRODOTTI CONGIUNTI, PRODOTTI PRINCIPALI E PRODOTTI SECONDARI. 1.3. LE CAUSE DELLA PRODUZIONE CONGIUNTA E I SETTORI TIPICI DI PRODUZIONE CONGIUNTA. 2. ALLOCAZIONE DEI COSTI CONGIUNTI: TECNICHE DI CALCOLO E DI VALUTAZIONE DEI COSTI CONGIUNTI. 2.1. METODO BASATO SULLE QUANTITA’ PRODOTTE; 2.2. METODO BASATO SUL PRODOTTO PRINCIPALE E SECONDARIO; 2.3. METODO BASATO SUL VALORE DI REALIZZO NEL PUNTO DI SPLIT-OFF; 2.4. METODO BASATO SUL VALORE DI REALIZZO DOPO IL PUNTO DI SPLIT-OFF. CONCLUSIONI: È UTILE L’ALLOCAZIONE DEI COSTI CONGIUNTI? Introduzione: i costi congiunti. “Separare ciò che inevitabilmente e contemporaneamente va inteso e compreso nella sua interezza non ha molto senso, a maggior ragione se bisogna ragionare in termini di convenienza economica. Tuttavia, molte imprese sono oggi chiamate a dover valutare e quindi gestire costi di produzione congiunti, su cui basare le proprie politiche di prezzo e di strategia commerciale1”. Il fenomeno dei costi congiunti, in sé,è semplice e si manifesta in tutte quelle imprese in cui due o più prodotti/servizi distinguibili l’uno dall’altro scaturiscono contemporaneamente ed inevitabilmente da un unico processo produttivo. I due termini chiave in questa definizione sono “contemporaneamente” e “inevitabilmente”. Questi due avverbi, infatti, definiscono la caratteristica saliente dei prodotti/servizi congiunti: dalla produzione di uno automaticamente scaturiscono gli altri. È necessario, in questa parte introduttiva, sottolineare la differenza che intercorre tra i costi comuni e i costi congiunti. I costi comuni riguardano fattori utilizzati, nel tempo e nello spazio, per diverse produzioni. Sono causati cioè dall’esistenza di risorse destinate a contribuire alla produzione di più prodotti, senza che sia possibile distinguerne esattamente il contributo. La comunanza dei costi è generata da ragioni organizzative, perché per motivi di opportunità si accentrano funzioni simili svolte per più produzioni in un unico ambito organizzativo. I costi congiunti, invece, riguardano prodotti che condividono una o più fasi del processo produttivo. Sono cioè, un caso particolare di comunanza dei costi. Nello specifico, alcuni processi produttivi sono necessariamente dedicati, per vincolo fisico-tecnico, alla produzione congiunta di più prodotti, detti appunto prodotti tecnicamente congiunti. Più in generale si parla di processi congiunti tecnicamente (physically joint processes) quando da medesimi fattori produttivi scaturiscono, in quantità definite e non modificabili (se non intervenendo sulla natura stessa dei fattori produttivi), differenti tipologie di prodotti. Come vedremo, alle cosiddette congiunzioni fisico-tecniche segue che non possono essere assunte decisioni in merito alla produzione di un singolo oggetto senza che queste influiscano sulle decisioni di produzione di tutti gli altri. 1 Così Alberto Bubbio, Tecniche di calcolo e di valutazione per i costi congiunt, articolo pubblicato su Sviluppo & organizzazione, n. 89, maggio giugno 1995. 1. Prodotti tecnicamente congiunti e processi congiunti tecnicamente. I prodotti congiunti, secondo la definizione di Alfred Marshall, sono quei prodotti per cui non è possibile produrne uno senza produrre anche gli altri. Tale definizione risulta corretta solo in parte, in quanto, essa ipotizza che la produzione congiunta avvenga per inevitabili vincoli tecnici. In realtà la produzione congiunta può essere indotta anche da ragioni di opportunità economica che suggeriscono di avvantaggiarsi di particolari economie di scala o di scopo che il grande impianto congiunto può offrire ( si veda, a riguardo, il paragrafo 1.3 relativo alle cause di produzione congiunta). Affinché si possa parlare di prodotti congiunti sono necessarie tre importanti condizioni: La produzione di più prodotti deve avvenire, in tutto o in parte, attraverso il medesimo processo produttivo. Ciò significa che i costi del processo produttivo sono, almeno in parte, “comuni” a tutti i prodotti ottenuti, e, questi ultimi sono realizzati attraverso l’impiego di (almeno) un comune fattore produttivo senza che sia possibile distinguerne il contributo. Le differenti tipologie di prodotto non devono essere identificabili fino ad un certo punto del processo detto punto di split-off , che rappresenta appunto il momento a partire dal quale è possibile distinguere i prodotti ottenuti. Le differenti tipologie di prodotto devono possedere ciascuna un proprio mercato di riferimento. È cioè necessario che i prodotti ottenuti alla fine del processo produttivo siano distinguibili in termini di utilità finale e che questo si possa manifestare attraverso una specifica domanda di mercato. Se ciò non avviene, significa che in realtà i prodotti costituiscono componenti di un prodotto e non un prodotto autonomo. 1.1. Nel dettaglio: il punto di split-off (punto di separazione). A valle del punto di split-off , ogni singola tipologia di prodotto può richiedere processi specifici: per esempio il siero, ottenuto dal processo congiunto di lavorazione del latte, necessita di ulteriori fasi specifiche di lavorazione, successive al punto di split-off, per ottenere la ricotta destinata alla vendita. Identico discorso per il formaggio. Infatti, è del tutto normale che a un certo punto i prodotti possano seguire dei processi di trasformazione distinti e autonomi. Conseguentemente, la congiunzione economica, che da quella tecnica deriva direttamente, si riferisce, nella gran parte dei casi, solo ad una quota dei costi dei prodotti: quella parte dei costi che deriva dall’impiego di risorse nel processo comune. Questa quota dei costi è appunto rappresentata dall’ammontare dei costi sostenuti nel processo di produzione fino allo split-off point. Dopo il punto di separazione, i costi dei diversi processi produttivi sono costi speciali dei singoli prodotti. La figura 1 mostra una rappresentazione grafica delle relazioni esistenti tra consumi di risorse e processi produttivi congiunti ( che quindi determinano costi congiunti); consumi di risorse e processi produttivi disgiunti, dopo il punto di split-off (che quindi determinano costi speciali per singolo prodotto). COSTO CONGIUNTO COSTO CONGIUNTO COSTI SPECIALI PER SINGOLO PRODOTTO Figura 1 Punto di split off. 1.2. Nel dettaglio: prodotti congiunti, prodotti principali e prodotti secondari. Nell’ambito dei processi congiunti è possibile distinguere2 tra: prodotti congiunti in senso stretto (joint product): cioè prodotti che presentano valori di vendita relativamente comparabili ( per esempio, nelle aziende estrattive, sono prodotti congiunti rame, argento, zinco, piombo) prodotti principali e sotto-prodotti (detti anche prodotti secondari): sono prodotti ottenuto dal processo congiunto, che presentano valori di vendita assolutamente non comparabili. Il prodotto principale ha un prezzo di mercato relativamente elevato rispetto al sottoprodotto, considerato semplicemente, l’output incidentale del processo congiunto. In altre parole, i sotto-prodotti sono assimilabili a dei residui della produzione che però hanno una loro utilità autonoma ( e quindi un’autonoma domanda di mercato) e possono dunque essere oggetto di indipendente commercializzazione. Possiamo considerare, come esempio, la segatura ottenuta dal processo di lavorazione del legno: nessuno lavorerebbe il legno per ottenere solo segatura, ma la stessa può essere utilizzata in altri processi produttivi o venduta autonomamente. Spesso gli autori classificano i prodotti secondari in ulteriori due categorie: i prodotti secondari “normali” e i prodotti secondari “particolari”. Con questi ultimi s’intendono i prodotti che sono sì generati congiuntamente ad altri principali, ma in circostanze anomale. Ad esempio, i residui delle lavorazioni che possono essere oggetto di vendita separata, i prodotti difettosi vendibili a prezzi inferiori. La classificazione tra prodotti congiunti, prodotti principali e sotto-prodotti è comunque relativa alle dimensioni spazio-temporali. Un sotto-prodotto privo di valore ( o anche inutilizzabile) in un determinato contesto potrebbe avere un diverso apprezzamento in un ambito differente ( si pensi come, alcune culture e tradizioni religiose impediscano di consumare determinate parti di macellazione, comunemente consumate altrove). Come vedremo in seguito, la classificazione dei prodotti secondari è questione di rilevante importanza. Il problema riguarda l’allocazione dei costi dei prodotti congiunti: infatti le metodologie di calcolo e di valutazione dei costi variano a seconda che si tratti di prodotti congiunti o di prodotto principale/sotto-prodotti. Nel caso in cui l’output di un processo sia costituito da più prodotti congiunti e più sotto-prodotti è necessario far riferimento sia alle metodologie prodotto principale/sotto-prodotti che a quelle dei prodotti congiunti. 1.3. Le cause della produzione congiunta e i settori tipici di produzione congiunta. 2 Burch, 2000, pag. 257. Le ragioni per cui il fenomeno della congiunzione tecnica si verifica sono riconducibili a sia a cause di natura strettamente tecnica sia a cause di tipo economico. Possiamo individuarne essenzialmente tre: Vincolo strettamente tecnico: non è possibile ottenere un prodotto senza contemporaneamente produrne un altro. Prodotti cioè che possono essere ottenuti solo attraverso processi che inevitabilmente conducono alla produzione congiunta di più prodotti separati ed indipendenti. Ad esempio, la produzione di latte e di panna, la produzione delle diverse farine di frumento, la produzione di benzina, cherosene, nafta, gasolio (derivanti dalla raffinazione del petrolio); Vincoli di carattere tecnologico possono rendere più economico produrre congiuntamente alcuni prodotti, pur essendo tecnicamente fattibile svolgere le produzioni separatamente. Ad esempio gli impianti di cogenerazione di energia elettrica e acqua calda: sia l’energia che il vapore possono essere ottenuti con dei processi produttivi esclusivi e quindi senza costi comuni, ma risulta economicamente più opportuno produrli congiuntamente; L’esistenza di economie di scala rende spesso economicamente opportuno mettere in atto produzioni multiple congiunte: producendo con una scala maggiore o utilizzando tecnologie più efficienti, si possono ridurre i costi, comportando un processo di produzione congiunta, quest’ultimo evitabile con tecnologie più semplici ma indubbiamente meno efficienti. Analizzando le cause tipiche di produzione congiunta, abbiamo riportato degli esempi, sicuramente i più noti in letteratura, di produzioni congiunte nei processi di trasformazione di fattori produttivi in prodotti finiti. Si possono poi aggiungere molte altre produzioni che con lo sviluppo della tecnica e dei mercati vanno via via ad aggiungersi a quelle già citate. I settori nei quali si verificano fenomeni di produzione congiunta sono: Settore chimico. Abbiamo già citato il caso della raffinazione del petrolio greggio, dalla quale si ottengono, congiuntamente ed inevitabilmente, benzina, gasolio, cherosene, nafta, oli lubrificanti, bitumi di vario tipo, paraffine e altri prodotti di vario genere. La maggior parte dei costi delle materie prime (petrolio greggio) e del processo di trasformazione sono comuni a tutti questi prodotti che sono commercializzabili in mercati con domanda autonoma. Un altro caso è la produzione di coke, dalla quale si ottiene ammoniaca, catrame, gas combustibile, benzolo etc… Settore energetico. Oltre ai già citati impianti di cogenerazione di energia e acqua calda, si verifica un’analoga situazione con la produzione di energia dai rifiuti, essendo lo smaltimento di questi ultimi un servizio con autonomo valore di mercato. Settore agro-alimentare. L’esempio emblematico in questo caso è rappresentato dalla macinazione dei cereali: dal grano si ottengono necessariamente farina con diversi gradi di purezza e crusca. Non ci sono dubbi che entrambi i prodotti sono, oggi più che in passato, oggetto di domanda indipendente nel mercato. Un altro esempio è rappresentato dal processo di lavorazione del latte, dal quale si ottengono prima la panna, poi il formaggio e infine il siero da cui la ricotta. Poi ancora dalla spremitura delle olive si ottengono oli di diversa qualità: dalla prima spremitura si ottiene l’olio extra-vergine d’oliva, fino ad arrivare all’olio di sansa. Lavorazione del legno. La lavorazione del legno può dare origine a diversi casi di lavorazione congiunta. Da un tronco si ricavano tavole necessariamente di diversa misura e quindi di diverso valore unitario. Dai processi di taglio si ottengono tavole sagomate e segatura di legno. La segatura è impiegata nella produzione di pannelli di legno truciolare o come combustibile per il riscaldamento. Ricapitolando, la congiunzione è spesso non indispensabile da un punto di vista tecnico, ma deriva da precise scelte di convenienza economica. Inoltre, alcuni prodotti derivanti dal processo congiunto, pur avendo le caratteristiche per classificarsi come prodotti con domanda autonoma, potrebbero essere tali solo in virtù del fatto che, essendo un inevitabile prodotto del processo congiunto (sotto-prodotto) sarebbero ottenuti in ogni caso (es. la segatura probabilmente non verrebbe mai prodotta autonomamente attraverso la polverizzazione del legno poiché il valore economico di questo prodotto non giustificherebbe l’impiego della materia prima per questo scopo). 2. Allocazione dei costi congiunti: tecniche di calcolo e di valutazione dei costi congiunti. Nelle imprese che realizzano produzioni congiunte allorché si decida di calcolare i costi prodotto/servizi, al problema di tutte le imprese -se procedere o meno ad una ripartizione tra i vari prodotti/servizi dei costi congiunti- se ne aggiunge un secondo: se e come ripartire sui prodotti servizi il costo globale del processo produttivo dal quale essi scaturiscono. Mentre, infatti per l’allocazione dei costi comuni è teoricamente possibile secondo alcuni studiosi3, ricercare dei nessi causali tra consumi dei fattori produttivi comuni e singoli prodotti/servizi, per i costi congiunti “le comuni tecniche di calcolo dei costi non appaiono applicabili…poiché manca la possibilità di determinare, anche in via di approssimazione, le qualità dei diversi fattori di produzione consumati per l’ottenimento di ciascun prodotto”4. Tuttavia, vengono proposti da alcuni autori dei metodi più o meno ingegnosi per separare il costo globale dalle produzioni congiunte e giungere ad un costo di prodotto/servizio. Per illustrare i vari metodi utilizzeremo l’esempio di un’impresa che denomineremo “Alfa Chimica” che non ha la pretesa di poter essere realistico, ma ha puramente scopi illustrativi. COSTI CONGIUNTI COSTI SPECIALI PER SINGOLO PRODOTTO Figura 2 Caso “Alfa chimica”. 3 In proposito, J. Dearden, Cost accounting and financial control system, Addison Wesley, 2a Ed. 1976, pag. 168. 4 L. Guatri, Aziende industriali, Giuffrè, Milano, 1956. Come risulta evidente nella rappresentazione grafica, la società Alfa, operante nel settore chimico, ottiene, dalla fase di produzione congiunta 3 prodotti (A, B, C) che, pur potendo essere ulteriormente lavorati, hanno, una volta giunti al punto di split-off, un loro mercato. Ciò premesso, supponiamo quanto segue: Costi di produzione congiunta Materie prime per tutti i prodotti € 400,00 Costi accessori acquisto M.P. € 100,00 Costi di trasformazione complessivi € 900,00 Totale Costi congiunti € 1400,00 Tabella 1 Costi congiunti Alfa Chimica Costi specifici dopo il punto di split-off. Prodotto A € 1550,00 Prodotto B € 150,00 Prodotto C € 50,00 Totale € 1700,00 Tabella 2 Costi specifici Alfa Chimica dopo il punto di split-off. Prodotti Quantità vendute Ricavo unitario Ricavo totale (Kg) (prezzo €) (prezzo €) Prodotto A (principale) 5000 0,5 € 2500,00 Prodotto B (secondario) 3000 0.3 € 900,00 Prodotto C (secondario) 1000 0.1 € 100,00 Totale 9000 Totale € 3500,00 Tabella 3 Ricavi di vendita Alfa Chimica. A questo punto, andiamo ad applicare i vari metodi basandoci sulle informazioni di cui sopra. 2.1. Metodo basato sulle quantità prodotte. Il primo e più semplice metodo è quello che opera l’allocazione in base alle quantità fisiche di prodotto espresse in un’unità di misura comune ( Kg, litri, metri, etc…). Nel nostro esempio l’unità di misura è rappresentata dai Kg. Complessivamente sono stati ottenuti 9000 Kg con costi congiunti pari a € 1400. Dividendo i costi congiunti per la quantità complessiva si ottiene il costo medio unitario. Quest’ultimo infine verrà moltiplicato per le quantità del prodotto A, poi per B e poi per C. In questo modo vengono attribuiti i costi del processo e di trasformazione ai prodotti in proporzione ai loro volumi di produzione ( Tabella 4). Prodotti Quantità vendute Costo medio Costi allocati (Kg) unitario(€)* (€)** Prodotto A (principale) 5000 € 0,1556 € 777,78 Prodotto B (secondario) 3000 € 0,1556 € 466,67 Prodotto C (secondario) 1000 € 0.1556 € 155,56 Totale 9000 € 1400,00 Tabella 4 Metodo delle quantità prodotte. * Costi congiunti / Quantità complessiva = Costo medio unitario 1400/9000 = 0,1556. **Costo medio unitario ∙Quantità singolo prodotto= Costi allocati. 0,1556 ∙ 5000= 777,78 € → Costo allocato prodotto A 0,1556 ∙ 3000= 466,67 € → Costo allocato prodotto B 0,1556 ∙ 1000= 155,56 € → Costo allocato prodotto C Come si può facilmente intuire, questo metodo non è facilmente applicabile nel caso in cui i prodotti congiunti sono espressi in unità di misura differenti o comunque risulta difficoltoso individuare un’unità di misura omogenea per prodotti molto diversi da un punto di vista fisico. Inoltre i risultati di questo metodo appaiono spesso intuitivamente irragionevoli per il fatto che prodotti con valore di mercato molto diverso ( ad esempio benzina e bitume), hanno lo stesso costo unitario. 2.2. Metodo basato sul prodotto principale e secondario. Nel caso in cui il processo congiunto dia luogo ad un prodotto principale e a uno o più prodotti secondari, l’allocazione dei costi può essere effettuata secondo uno dei seguenti modi: A. Attribuzione di tutti i costi al prodotto principale e di nessuna quota dei costi congiunti ai prodotti secondari; B. Attribuzione ai prodotti secondari di un costo pari al loro valore di realizzo (al netto degli eventuali costi speciali dopo il punto di split-off) e di tutti i costi residui al prodotto principale. Di seguito forniremo un’applicazione pratica di entrambi i metodi. A. Attribuzione di tutti i costi al prodotto principale. L’attribuzione di tutti i costi congiunti al prodotto principale implica che, ai prodotti secondari vengano attribuiti, al più i soli costi speciali che si sostengono dopo il punto di separazione, con la conseguente determinazione di un margine di profitto pari al loro valore di realizzo. La tabella 5 riporta appunto i ricavi derivanti dalla vendita del prodotto A, cioè il prodotto principale. A questi ricavi vengono sottratti i costi congiunti, attribuiti completamente al prodotto principale. Il risultato rappresenta ovviamente il margine di profitto. Ricavi prodotto A € 2500,00 Costi di produzione congiunta interamente attribuiti al € 1400,00 prodotto A Materie prime per tutti i prodotti € 400,00 Costi accessori acquisto M.P. € 100,00 Costi di trasformazione complessivi € 900,00 Margine di profitto € 1100,00 Tabella 5 Attribuzione dei costi congiunti al prodotto principale. Le valutazioni di convenienza vengono fatte senza tener conto dei proventi derivanti dai prodotti secondari. Infatti, non si tiene conto, nell’analisi della redditività dei prodotti principali, dei ricavi derivanti dai prodotti secondari. Questo modo di procedere si basa sull’assunto secondo il quale i prodotti secondari sono un risultato accidentale e non voluto del processo di produzione e pertanto i prodotti principali devono essere in grado di avere un valore tale da giustificare, da soli, lo svolgimento del processo produttivo e quindi la copertura dei costi. Tuttavia non si può ignorare l’esistenza dei prodotti secondari: se non si tiene conto dei prodotti secondari, la redditività del prodotto principale appare infatti inferiore con il conseguente rischio di compromettere degli errori di valutazione ( si pensi al caso in cui il prodotto principale non presenti un margine positivo se non si considerano anche i proventi derivanti dalla vendita dei prodotti secondari. Si potrebbe decidere di smettere la produzione del prodotto principale, e quindi anche di quelli secondari, commettendo un grave errore di valutazione). B. Attribuzione ai prodotti secondari del valore di realizzo. In alternativa si può attribuire ai prodotti secondari un costo pari al loro valore di realizzo al netto dei costi speciali. Ciò implica che il costo del prodotto principale venga ridotto per un importo pari al valore di realizzo dei prodotti secondari. Non si realizza nessun profitto nella vendita dei prodotti secondari, ma i ricavi di questi si configurano come una riduzione di costo dei prodotti principali. Vediamo in tabella 6 l’applicazione di questo metodo al caso Alfa Chimica: Costi di produzione congiunta € 1400,00 Valore di realizzo prodotto B € 900,00 Valore di realizzo prodotto C € 100,00 Costo prodotto principale (A) € 400,00 Ricavo prodotto principale (A) € 2500,00 Margine di profitto € 2100,00 Tabella 6 Attribuzione ai prodotti secondari del valore di realizzo. Contro questa impostazione si pone la considerazione che il realizzo dei prodotti secondari modifica le valutazioni economiche relative al prodotto principale. Questo rende il metodo, in qualche modo irrazionale. Infatti, se il prodotto principale deve, per definizione, giustificare da solo la scelta di produrre, quest’ultima non dovrebbe essere influenzata da eventuali ricavi derivanti dai prodotti secondari. 2.3. Metodo basato sul valore di realizzo nel punto di split-off. Questo metodo, noto anche come market price method, attribuisce i costi congiunti ai prodotti in proporzione ai ricavi che si presume di ottenere dagli stessi. Si tratta, di fatto, di un criterio basato sul volume di produzione che però viene pesato sulla base del presunto valore di mercato dei prodotti: il costo viene infatti ripartito sulla base della “capacità economica” di sopportarlo perché, attraverso questo meccanismo di calcolo dei costi vengono attribuite quote maggiori di costo ai prodotti che realizzano maggiori ricavi. Conseguentemente, secondo questo approccio, i prodotti dovrebbero realizzare tutti lo stesso margine di profitto relativo al ricavo di vendita: si ipotizza infatti che i prodotti abbiano la medesima redditività. La ripartizione dei costi congiunti avviene moltiplicando il costo globale della produzione congiunta, per le percentuali, relative ai vari prodotti, frutto del rapporto tra i ricavi di vendita del singolo prodotto e i ricavi di vendita complessivi. Applichiamo il metodo al nostro esempio ( Tabella 7). ricavi singolo prodotto ricavi divenditacomplessivi Prodotti Ricavi % ricavi singolo prodotto su ricavi totali. % Ricavi Costi Margine sul totale allocati Margine/ Ricavi Prodotto A € 2500,00 71,43% € 1000,00 € 1500,00 60% Prodotto B € 900,00 25,71% € 360,00 € 540,00 60% Prodotto C € 100,00 2,86% € 40,00 € 60,00 60% TOTALE € 3500,00 € 1400,00 € 2100,00 60% Tabella 7 Attribuzione ai prodotti secondari del valore di realizzo. Come si può notare, il margine relativo di profitto per ogni prodotto è il 60% dei ricavi, che è ovviamente uguale al margine relativo medio dell’intera produzione. Tuttavia l’uguaglianza dei margini relativi si verifica solo se i prodotti escono dalla fase di processo congiunto (cioè superato lo split-off point) pronti per essere venduti senza che vi siano costi di altra natura. Se invece, com’è in fondo del tutto naturale, i prodotti provocano altri costi aggiuntivi connessi alla loro trasformazione, dopo il punto di separazione, l’assunto secondo il quale il metodo porta ad avere lo stesso margine di profitto per tutti i prodotti non è più verificato. 2.4. Metodo basato sul valore di realizzo dopo il punto di split-off. Un’applicazione pratica di quest’ultimo metodo prevede l’utilizzo dei ricavi al netto dei costi specifici. Si parte cioè dal ricavo di vendita del prodotto finale, dal quale sono sottratti i costi sostenuti per svolgere le lavorazioni successive al punto di separazione. In base al ricavo netto di vendita al punto di split-off, i costi congiunti sono poi ripartiti tra i diversi prodotti congiunti (Tabella 8). Prodotti Ricavi Costi Ricavi – % Ricavi Costi specifici C. Spec. netti sul Margine allocati tot Prodotto A € 2500,00 € 1500,00 € 1000,00 55,56% € 777,78 € 222,00 Prodotto B € 900,00 € 150,00 € 750,00 41,67% € 583,33 € 167,00 Prodotto C € 100,00 € 50,00 € 50,00 2,78% € 38,89 € 11,00 TOTALE € 3500,00 € 1700,00 € 1800,00 Tabella 8 Valore di realizzo dopo il punto di split-off. € 1400,00 € 400,00 Conclusioni: è utile l’allocazione dei costi congiunti? Dopo aver condotto una rapida analisi dei principali metodi di allocazione dei costi congiunti e aver mostrato l’eterogeneità dei risultati ottenuti, sorge spontaneo chiedersi: quale metodo è il migliore e per quali scopi può essere opportuno adottarlo? L’allocazione dei costi congiunti ha quale finalità primaria la valutazione delle rimanenze di magazzino. Per tale scopo il metodo prevalentemente consigliato è il market price method. Tale scelta è giustificata dalle minori distorsioni in sede di determinazione dei risultati d’esercizio che tale metodo comporta; minori distorsioni legate al fatto che i vari prodotti avranno margini in percentuale sul fatturato identici. L’allocazione dei costi congiunti è inoltre utile ai fini della valutazione della redditività dei cliente, valutazione delle prestazioni manageriali, formazione dei prezzi di vendita. Nessuna metodologia di allocazione dei costi congiunti è invece di supporto al management nei processi decisionali di valutazione di convenienza economica: i costi dei processi congiunti infatti, devono comunque essere sostenuti interamente a prescindere dalla produzione o meno dei singoli prodotti, e non costituiscono quindi elemento differenziale. Conseguentemente, si deve concludere che, in generale, produzioni congiunte richiedono valutazioni congiunte. Non potendosi, per i vincoli tecnici, separare le decisioni di un prodotto da quelle di un altro non vi è motivo per ricercare delle valutazioni sulla redditività dei singoli prodotti. Ogni prodotto è individualmente la causa di tutti i costi non essendo possibile produrlo senza sostenerli. Non essendo possibile separare la quota di costo causata da uno specifico prodotto da quella causata da un altro, qualsiasi criterio di ripartizione non è in grado di rispettare i principi base dell’attribuzione funzionale ed è così inevitabilmente classificabile come convenzionale.