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È possibile individuare un ordine delle parole in latino? Evidenze

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È possibile individuare un ordine delle parole in latino? Evidenze
È possibile individuare un ordine
delle parole in latino? Evidenze
dalla struttura delle espressioni
nominali
Rossella Iovino
Università Ca’Foscari Venezia
[email protected]
Struttura dell’intervento
• Introduzione: cenni di storia della questione
• I parte: panoramica dei problemi legati
all’insegnamento del latino nella scuola di oggi e sulle
possibilità offerte dal metodo neo-comparativo e dalla
teoria generativa
• II e II parte: due esempi concreti di sintassi nominale
I dimostrativi e gli aggettivi
(più lavoro fatto sulla sintassi verbale: Penello
(2006))
• Conclusioni
Obiettivi dell’intervento
• Aprire una riflessione sulla possibilità che l’ordine
delle parole in latino non sia né arbitrario né
idiosincratico
• Al contrario, la sua libertà è determinata da una
struttura sintattica soggiacente
• Gli ordini superficiali possono essere spiegati per
motivi di struttura dell’informazione
Un po’ di storia
• Già nelle grammatiche classiche si è intuito che in
latino esistesse un ordine “normale”:
Jahn (1845): ordine grammaticale vs retorico
Delbrück (1878): ordine tradizionale vs
occasionale
• Questi concetti si ritrovano anche in Hofmann e
Szantyr (1965) e in altre grammatiche
• Il limite di queste osservazioni è che non fanno
riferimento agli effetti sintattico-semantici della
variabilità dell’ordine delle parole, ma solo a quelli
retorici:
Perrot (1978:17) “manifestations de ces variations
laissées au choix du locuteur et sans effet sur la
signification”
Meillet (19378:364) “l’ordre des mots avait un
valeure expressif, et non syntaxique, il relevait de la
rhétorique, non de la grammaire”
• Meillet e Vendries (19482:254) “en grec et en latin,
come in indo-européen, l’ordre des mots n’a aucune
valeur grammaticale, c’est ce qu’on exprime souvent
en disant qu’il est libre”
“RIVOLUZIONE COPERNICANA”
Marouzeau (1922)
E’ stato il primo a tenere in giusta considerazione i
rapporti sintattici che si instaurano tra le parole nel
contesto linguistico.
I parte
Il metodo neo-comparativo
e la grammatica generativa
Alcune domande frequenti
• Il latino richiede un approccio diverso rispetto
alle lingue contemporanee?
• Le lingue antiche non hanno più parlanti di
madrelingua: è possibile e utile riesumare una
lingua morta?
• Se non è possibile insegnare a parlare una lingua,
che senso ha oggi lo studio del latino a scuola?
…ma perché queste domande?
• Progressivo allontanamento del latino dalle
lingue moderne
• Il latino è la lingua dei dotti, che non serve nella
vita di tutti i giorni
• Percezione che il latino quasi non sia una lingua,
bensì solo uno strumento letterario, un esercizio
erudito, spesso faticoso per gli studenti
È necessario un rinnovamento (?) In quale
direzione?
• Considerare il latino una lingua come le altre
• Il latino è una lingua antica, ma è pur sempre una
lingua, che è stata “usata” dai parlanti in un certo
periodo
• Anche se conosciamo il latino solo attraverso
attestazioni scritte, l’applicazione del metodo
neo-comparativo consente di osservare affinità e
divergenze con altre lingue
Il metodo neo-comparativo
• Compara le lingue per arrivare ad individuare il
nucleo comune a tutte le lingue
• Contribuisce attivamente allo sviluppo di una
consapevolezza linguistica ampia e
interlinguistica
• Aiuta a descrivere in modo formale il maggior
numero di fenomeni possibile (principi generali,
regole particolari ecc.) con il minor numero
possibile di regole e premesse teoriche
Come fare concretamente?
• Importanza dell’introduzione della teoria a
scuola. La teoria è di per sé astratta, e in quanto
tale è utile per studiare una “lingua astratta”
come il latino, che non si parla più in nessun
paese
• Il fine ultimo dello studio del latino è la
comprensione dei tesi letterari. È possibile
raggiungere questo obiettivo padroneggiando la
grammatica in maniera adeguata
Il latino e la nuova glottodidattica
• La glottodidattica delle lingue moderne sta
favorendo negli ultimi anni un approccio sempre più
dinamico allo studio delle lingue. Si tratta di un
metodo basato sulla “full immersion” dello
studente/apprendente nel contesto in cui si usa la
lingua. Si salta dunque il livello grammaticale e si
arriva subito al “saper fare”
• Questo è un metodo che si può forse ben applicare
alle lingue moderne, ma noi dobbiamo fare i conti
con il latino che è una lingua che non si parla più
Una teoria possibile: la Grammatica Generativa
• Non rinuncia ai metodi e ai risultati della
Grammatica Tradizionale, quasi sempre giusti.
Tuttavia, bisogna superare la sua rigidità
normativa e affrontare lo studio del latino in
maniera scientifica (formulazione e verifica delle
ipotesi; osservazione e descrizione volte
all’enunciazione di generalizzazioni)
• Avvia una riflessione esplicita sulla grammatica,
attivando la competenza linguistica innata
DAL METODO
DEDUTTIVO/NORMATIVO/IMPOSITIVO….
….AL METODO INDUTTIVO
• Molto spesso in classe si introduce l’argomento di
teoria e poi si fanno gli esercizi mirati in classe e a
casa
• La spiegazione della teoria prende di per sé poco
tempo, ma poi succede spesso che per gli studenti
l’esercizio risulta essere più difficile della teoria
• Perché a volte uno studente va bene nella teoria e
male nell’esercizio di traduzione? Forse perché la
teoria che viene proposta nelle scuole è una teoria
inadatta
• La Grammatica è l’unico approccio che è possibile
avere con il latino, ma deve essere intesa come una
riflessione sulle strutture linguistiche, che è l’unica
possibilità a nostra disposizione per comprendere
realmente i testi
• Motivare i dati linguistici è lo strumento migliore per
il raggiungimento degli obiettivi della materia
• La comprensione favorisce la memorizzazione a
lungo termine e aumenta la consapevolezza
• Comprendere significa anche agevolare operazioni di
transfert molto complesse tra la propria lingua
madre, il latino e altre L2 studiate
• Un approccio simile allo studio della Grammatica è in
grado di rivalutare il concetto di “regola”, intesa non
più come un ipse dixit da accettare e memorizzare
acriticamente, ma come la generalizzazione di
un’ipotesi esplicativa adozione di un metodo
induttivo
• Bisogna mettere in discussione le semplificazioni
della grammatica scolastica tradizionale che sono
forse “comode”, ma trasmettono false certezze
• La didattica deve avere un saldo fondamento
epistemologico e deve problematizzare e aiutare lo
sviluppo del pensiero critico
Cosa fa la grammatica generativa
• Elaborazione di una “Grammatica Universale”, che
abbia una propria coerenza interna e che sia comune
a tutte le lingue, perché risponde ad alcuni principi
innati nel genere umano
• La “Grammatica Universale” mira ad essere un
modello della competenza linguistica di un soggetto.
Ha cioè l’obiettivo di studiare la funzione mentale del
linguaggio
• La “Grammatica Universale” non si propone di
descrivere la grammatica di una singola lingua, bensì
di individuare una serie di regole innate che
spiegherebbero come i bambini acquisiscono le
lingue, e come imparano a costruire frasi valide
Le unità di base della sintassi: i sintagmi
• I sintagmi sono dei gruppi di parole organizzate in
sequenze gerarchiche
• L’elemento principale del sintagma è la testa,
cioè una parola con la sua categoria lessicale (X)
• La testa si unisce a un complemento
X’
X°
Complemento
• Dopo il nucleo testa-complemento, si possono
proiettare ulteriori “aggiunti”:
X’
“aggiunto”
X’
X
complemento
• Infine, l’ultimo passo consiste nel raggiungere il
sintagma più ampio possibile, che è formato da X'
e da un suo “specificatore”:
XP
spec.
X’
“aggiunto”
X°
testa
X’
complemento
SN
illa
N’
subtilis
N°
descriptio
N’
SN
partium
Quali sono i vantaggi nell’introdurre il sintagma
in classe? (I)
• Il sintagma può essere costituito da:
La sola testa: descriptio
Dalla testa e dal complemento:
descriptio partium
Dalla testa, dal complemento, dall’aggiunto
e dallo specificatore: illa subtilis descriptio
partium
Quali sono i vantaggi nell’introdurre il sintagma
in classe? (II)
• Il sintagma non può essere costituito da:
Spec-aggiunto: *illa subtilis
Spec-complemento: *illa partium
Spec-aggiunto-complemento:
*illa subtilis partium
Il sintagma ci aiuta!
• L’unico elemento indispensabile è quindi la
testa
• Abituare gli studenti alla ricerca dei sintagmi e
delle relative teste può aiutare ad evitare
errori cosiddetti “di costruzione” e ad
“associare” le parole nel modo corretto
Un sintagma, tante lingue
SN
quella
sottile
N’
N’
N°
PP
descrizione delle parti
SN
that
slight
N’
N’
N°
PP
description of the parts
Un esempio concreto: i dimostrativi
L’approccio scolastico (I)
A. Diotti, 2002, Littera Litterae, Grammatica
Latina.Bruno Mondadori editore, pp. 121-122.
In latino, come nella lingua italiana, i pronomi dimostrativi indicano, cioè
“dimostrano”, come si colloca nello spazio o nel tempo un oggetto, una
persona, un fatto di cui si sta parlando, che può essere vicino o lontano a noi
sia fisicamente sia mentalmente (lontano o vicino nel ricordo, nell’affetto).
vol. 1,B, pp. 161-162.
I pronomi/aggettivi dimostrativi sono: hic, iste, ille. Ille usato assolutamente
assume talvolta valore encomiastico (“quell’illustre, quel famoso, quel noto”),
mentre iste esprime a volte valore dispregiativo o ironico (“costui” nel senso
di “questo bel tipo, questo individuo”): Socrates ille dixit… “Disse il famoso
Socrate…”; Quid iste dicit? “Ma che cosa dice questo individuo?”.
L’approccio scolastico (II)
V. Tantucci, 1988, Urbis et orbis lingua, Bologna
Poseidonia.
Sono pronomi dimostrativi
Hic = indica persona o cosa vicina a chi parla
Iste = indica persona o cosa vicina a chi ascolta
Ille = indica persona o cosa distante sia da chi parla
che da chi ascolta.
(per questi concetti cfr. Ernout e Thomas 1957:
187-191).
Un approccio più moderno
R. Oniga, 2007, Il latino. Breve introduzione linguistica. Seconda
edizione riveduta e ampliata. Milano, Franco Angeli, p. 95.
I “pronomi” dimostrativi appartengono alla categoria dei
modificatori del nome, cioè sono più simili a degli aggettivi che
non a dei pronomi. La funzione propria dei dimostrativi non è
infatti quella di sostituire i nomi, ma di accompagnare i nomi,
esprimendo il valore “dimostrativo”, termine che deriva dal
latino demonstrare, e significa appunto “indicare” qualcosa.
Anche in italiano, quando usiamo il dimostrativo “questo”,
magari accompagnando l’espressione con il dito indice, in realtà
intendiamo sempre “questa persona” o “questa cosa”.
Dalla teoria alla pratica
Gli studenti vanno stimolati a ricercare nel testo che
stanno analizzando gli elementi giusti e
immediatamente utili per la comprensione e la
traduzione :
Le teste lessicali (ad. es. nomi, verbi)
I modificatori delle teste (ad. es. aggettivi, avverbi,
dimostrativi)
Vanno anche abituati ad associare questi elementi nel
modo giusto:
a.dimostrativo-aggettivo-nome
b.avverbio/verbo
II parte
Primo esempio concreto: i
dimostrativi
Un esempio “in grande”
Hic, haec, hoc
131 (47%)
Hic > N N > hic
123
8
(94%)
(6%)
44,5%
2,8%
Ille, illa, illud
Iste, ista, istud
125 (46%)
21 (7%)
Ille > N N > ille Iste > N N > iste
101
24
16
5
(81%) (19%)
(76%) (24%)
Totale 277
36,5%
8,6%
5,8%
1,8%
Spiegare il dato quantitativo
SN
hic/ille/iste
N’
N°
homo
Il dimostrativo precede il nome linearmente e
gerarchicamente
Quando le cose si complicano…
L’ordine di base
NP
hunc
N’
suum
N’
N°
dolorem
hunc suum dolorem = huic uni crimini = haec
magna diligentia
Dall’ordine di base al movimento di N
Dislocazioni a sinistra (I)
Dislocazioni a sinistra (II)
Dislocazioni a sinistra (III)
Movimento del complemento
Generalizzazioni (I)
• Il dimostrativo occupa la posizione più alta della
gerarchia e segnala il confine con un’area periferica
del sintagma nominale, in cui vengono dislocati gli
elementi focalizzati oppure topicalizzati
• L’ordine tra testa, complemento e modificatori
costituisce solo un fenomeno di superficie ed è
dovuto al movimento sintattico
• La struttura più profonda del sintagma è definita
dalla sua strutturazione gerarchica, non dall’ordine
lineare degli elementi
Generalizzazioni (II)
• Anche se l’ordine tra testa, complemento e
modificatore è libero, la stratificazione gerarchica
degli elementi nel sintagma non cambia affatto né in
latino, né in altre lingue
• A tale gerarchia corrisponde una serializzazione
lineare canonica che prevede nell’ordine: lo
specificatore, gli aggiunti, la testa e il complemento
(come nell’esempio sopra citato: illa subtilis
descriptio partium).
In che senso il latino è una lingua a ordine
libero?
In latino sono ammesse 4 possibilità:
1. Nessun movimento: Spec-aggiunto-testacomplemento : illaSpec subtilisagg descriptiotesta
partiumcompl
2. Movimento della testa: hanc virginem adultam
3. Movimento dell’aggiunto: noster hic populus
4. Movimento del complemento: Caesaris hic
cursus
…e in italiano?
…solo due possibilità:
1. Nessun movimento: Spec-aggiunto-testacomplemento : quella sottile descrizione delle
parti / quella descrizione sottile delle parti
2. Movimento della testa: questa fanciulla adulta
/ *questa adulta fanciulla
3. Movimento dell’aggiunto: *nostro questo
popolo
4. Movimento del complemento: *di Cesare
questo passaggio
Come tradurre? (I)
• Chi deve tradurre dal latino in italiano, deve in
primo luogo riconoscere l’organizzazione dei
sintagmi nel testo, tenendo a mente che l’ordine
canonico o “di base” può essere stato perturbato
da dislocazioni e movimenti
• Una volta individuati i componenti del sintagma,
in italiano è necessario che:
1. Lo Spec preceda la testa e gli aggiunti
2. Il complemento segua la testa
Come tradurre? (II)
Gli aggiunti possono precedere o seguire, secondo le
diverse classi di aggettivi italiani: quella sottile
descrizione delle parti / quella descrizione sottile
delle parti; questa fanciulla adulta / *questa
adulta fanciulla
…in inglese
that slight description of the parts / *that
description slight of the parts; this adult girl /*this
girl adult
La comparazione latino-italiano-inglese
• In latino il nome può (e lo fa nella maggior
parte dei casi) muoversi intorno all’aggettivo
oppure no: ordine libero
• In italiano il nome in alcuni casi può muoversi,
in altri deve muoversi
• In inglese il nome non si muove mai
PARAMETRO DEL MOVIMENTO DEL NOME
Qualche ulteriore riflessione pratica
Questo procedimento di mettere in ordine i
componenti del sintagma secondo le regole della
sintassi italiana è ciò che, nella terminologia
tradizionale, si chiama “fare la costruzione”, prima
di tradurre
Applicando la teoria proposta qui non faremo altro
che rendere consapevoli gli studenti di
un’operazione che in sostanza fanno già
Le dislocazioni presenti nel testo, anche se non
possono essere conservate nella traduzione, non
sono delle stranezze di una lingua pazza, ma
avevano un significato nella struttura informativa
del discorso latino
Dire militaris illa virtus anziché illa virtus militaris
oppure illa militaris virtus significa sottolineare il
fatto che la virtù in questione era quella militare e
non quella civile (focus contrastivo)
Dire noster hic populus, anziché hic noster populus
oppure hic populus noster significa mettere in
risalto l’identità del popolo romano, che era IL
popolo e non un popolo qualsiasi (focus
contrastivo)
Dire Caesaris hic cursus invece di hic Caesaris cursus
oppure di hic cursus Caesaris aiuta a focalizzare
l’attenzione sull’importanza del condottoriero
Cesare (focus contrastivo)
Questa possibilità di “manipolare” l’ordine delle
parole per esprimere significati precisi ben si
presta anche alle esigenze poetiche. Preferire ad
esempio caeli caerula templa (Enn. Ann. fr. 65) a
caerula templa caeli è funzionale alle esigenze
dell’espressione poetica. Questa espressione
pone in rilievo il cielo e forma una figura
stilistica detta allitterazione (cioè la ripetizione
del fonema iniziale di due parole consecutive:
caeli caerula) (Oniga 2007: 170)
III parte
Secondo esempio concreto: gli
aggettivi
Un altro esempio concreto: gli aggettivi
Ampliamo il ragionamento, considerando il
“parametro del movimento del nome” in sintagmi
nominali costituiti da un nome e da due aggettivi in
un corpus costituito da 100 espressioni nominali:
Sintagmi senza movimento del nome (16%)
A2
A1
N
parvulis
equestribus proeliis
summus Romanus
eques
virides
pineas
nuces
Osservazioni sul movimento del nome (I)
• Il nome può rimanere nella sua posizione di
inserimento (16%) oppure muoversi
• Il movimento più semplice è quello che lo porta a
spostarsi alla sinistra di A1 (24%)
• Il movimento è ciclico, dunque il nome si muove
prima intorno ad A1 e poi intorno ad A2 (7%).
Questo movimento consta di due “step” ed è
pertanto più marcato, come mostra il dato
quantitativo.
Osservazioni sul movimento del nome (II)
• Si ha poi il movimento complesso del nome che si
muove prima alla sinistra di A1 e poi entrambi alla
sinistra di A2 , realizzando così l’ordine speculare
rispetto a quello di base (che ritroviamo in
inglese) (37%)
• Infine, possiamo avere la dislocazione a sinistra di
A1 (7%). Talvolta anche il nome si muove, mentre
in altri casi il nome resta al suo posto di
inserimento
Osservazioni sul movimento del nome (III)
• Il dato interessante è allora che il nome si muove
alla sinistra dell’aggettivo più basso, che è un
aggettivo attributivo e restrittivo, esattamente
come in italiano
• In questo il latino (e l’italiano) sono diversi
dall’inglese, in cui gli aggettivi restano
prenominali
Conclusioni
Il ricorso a pochi riferimenti teorici può essere di
grande aiuto per fare ordine nella vexata quaestio
sull’ordine delle parole in latino
Gli elementi costitutivi delle espressioni nominali sono
inseriti in posizioni ben precise e individuabili di una
struttura sintattica coerente, che la grammatica
generativa ha dimostrato essere universale
Sarebbe auspicabile che quest’approccio fosse a
disposizione non solo degli addetti ai lavori, ma anche
delle/degli insegnanti della scuola secondaria
Bibliografia
• Cinque, G. (2010) The Syntax of Adjectives. A Comparative
Study, Cambridge, MIT Press.
• Devine, A. M., e L.D., Stephens (2006) Latin Word Order,
Structured Meaning and Information, Oxford, Oxford
University Press.
• Ernout, A. e F. Thomas, (1957), Syntaxe latine, Paris,
Klincksiek.
• Giusti, G. (1993) La sintassi dei determinanti, Unipress,
Padova.
• Giusti, G., R. Iovino e R. Oniga (2011) (a cura di) Formal
Linguistics and the Teaching of Latin. Theoretical and Applied
Perspectives in Comparative Grammar. Newcastle upon Tyne,
Cambridge Scholars Publishing.
• Oniga, R. e L. Zennaro (2004) a cura di. Atti della “Giornata di
Linguistica Latina”, Venezia, 7 maggio 2004, Venezia,
Cafoscarina.
• Morani, M. (2000) Introduzione alla linguistica latina,
München, Lincom Europa.
• Oniga, R. (2007) Il latino, breve introduzione linguistica.
Seconda edizione riveduta e ampliata, Milano, Franco Angeli.
• Penello N. (2006) Applicazione di elementi di linguistica
formale alla didattica del latino, in R. Oniga e L. Zennaro (a
cura di), Atti della Giornata di Linguistica Latina, Venezia,
Cafoscarina pp. 159-178.
• Salvi, G. (2004) La formazione della struttura di frase
romanza: ordine delle parole e clitici dal latino alle lingue
romanze, Tübingen, Niemeyer.
Grazie per
l’attenzione e
buon lavoro!
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