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scuola superiore per mediatori linguistici

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scuola superiore per mediatori linguistici
Il doppiaggio dei cartoni animati
SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI
(Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)
Via P. S. Mancini, 2 – 00196 – Roma
TESI DI DIPLOMA
DI
MEDIATORE LINGUISTICO
(Curriculum Interprete e Traduttore)
Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla
classe delle
LAUREE UNIVERSITARIE
IN
SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA
TITOLO DELLA TESI: “Il doppiaggio dei cartoni animati”
RELATORI:
CORRELATORI:
prof.ssa Adriana Bisirri
prof.ssa Anna Rita Gerardi
prof.ssa Tiziana Moni
prof.ssa Claudia Piemonte
CANDIDATA:
Silvia Cardinali
ANNO ACCADEMICO 2011/12
1
Il doppiaggio dei cartoni animati
2
Il doppiaggio dei cartoni animati
www.doppiareicartoni.wordpress.com
3
Il doppiaggio dei cartoni animati
4
Il doppiaggio dei cartoni animati
A mamma, papà e Aurora. Grazie.
A me stessa, e al percorso che mi ha fatto arrivare fin qui.
5
Il doppiaggio dei cartoni animati
6
Il doppiaggio dei cartoni animati
Sommario
Sezione Italiana
INTRODUZIONE ......................................................................................................13
Capitolo I ....................................................................................................................15
IL DOPPIAGGIO .......................................................................................................15
I.1 Cos’è il doppiaggio? ......................................................................................... 15
I.2 La storia del doppiaggio ................................................................................... 18
I.3 L'impatto del doppiaggio sulla lingua italiana .................................................. 23
I.4 Le fasi di doppiaggio ........................................................................................ 25
I.4.1 Le figure professionali ............................................................................... 25
I.4.2 Le fasi ......................................................................................................... 27
I.5 Doppiaggio o sottotitoli? .................................................................................. 28
Capitolo II ...................................................................................................................33
L’ADATTAMENTO DEGLI AUDIOVISIVI ............................................................33
II.1 In cosa consiste l’adattamento di un audiovisivo? .......................................... 33
II.1.1 Il mestiere del dialoghista ......................................................................... 33
II.1.2 Straniamento e addomesticamento ........................................................... 35
II.2 Problematiche legate alla traduzione degli audiovisivi ................................... 37
Capitolo III..................................................................................................................44
TRADURRE I SIMPSON ..........................................................................................44
7
Il doppiaggio dei cartoni animati
III.1 Considerazioni generali .................................................................................. 44
III.2 Adattamento e indigenizzazione de I Simpson ............................................... 46
III.2.1 Bart e Homer ........................................................................................... 47
III.2.2 Personaggi secondari ............................................................................... 50
III.2.3 Adattamento di personaggi come Apu e Willie ....................................... 54
III.3 Note finali....................................................................................................... 61
CONCLUSIONI .........................................................................................................65
8
Il doppiaggio dei cartoni animati
Index
English Section
INTRODUCTION ......................................................................................................69
Chapter I .....................................................................................................................71
DUBBING or voice acting .........................................................................................71
I.1 What does dubbing mean? ................................................................................ 71
I.2 The steps of dubbing a movie ........................................................................... 71
I.2.1 The professionals........................................................................................ 71
I.2.2 The steps ..................................................................................................... 73
I.2 Dubbing or subtitling? ...................................................................................... 74
Chapter II ....................................................................................................................77
TRANSLATING THE SIMPSONS............................................................................77
I.1 General consideration ....................................................................................... 77
I.2 Indigenizing The Simpsons .............................................................................. 80
I.2.1 Bart and Homer .......................................................................................... 81
I.2.2 Other characters ......................................................................................... 84
I.2.3 Indigenization of Apu and Willie for the Italian audience ......................... 88
9
Il doppiaggio dei cartoni animati
Sommaire
Section Française
Chapitre I ....................................................................................................................99
Le doublage ................................................................................................................99
I.1 Qu’est-ce que le doublage? ............................................................................... 99
I.2 L’histoire du doublage .................................................................................... 100
I.3 Les phases et les professionnels du métier ..................................................... 103
Chapitre II .................................................................................................................106
Traduction et adaptation des produits audiovisuels ..................................................106
II.1 Le métier de l’adaptateur ............................................................................... 106
II.2 Problèmes liés à l’adaptation ......................................................................... 107
Chapitre III................................................................................................................ 111
La situation dans les pays francophones ................................................................... 111
III.1 Considérations générales ............................................................................... 111
III.2 Le doublage au Québec ................................................................................. 111
III.3 Le doublage en Belgique ...............................................................................114
10
Il doppiaggio dei cartoni animati
SEZIONE
ITALIANA
11
Il doppiaggio dei cartoni animati
12
Il doppiaggio dei cartoni animati
INTRODUZIONE
Secondo molte statistiche ufficiali (tra cui l'Istat) nel mondo occidentale i lettori
assidui sono molto pochi: nel 2011 poco meno di 26 milioni di Italiani dai 6 anni in
su dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l'intervista, per
motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2010 i lettori di libri
diminuiscono, passando dal 46,8% al 45,3% della popolazione. In Italia, anche chi
legge, legge pochissimo: il 45,6% dei lettori non ha letto più di 3 libri in 12 mesi,
mentre soltanto i "lettori forti", cioè chi ha letto 12 o più libri nello stesso lasso di
tempo, rappresentano il 13,8% del totale.1
Da questo ne deduciamo che i mezzi di comunicazione più utilizzati dalla loro
nascita sono stati senza dubbio gli audiovisivi: cinema e televisione. In effetti, si
sono subito comprese le enormi potenzialità di questi strumenti che riescono a
comunicare storie, emozioni e realtà in maniera semplice, veloce ed efficace.
Poiché la maggior parte del cinema e dell’audiovisivo di cui siamo spettatori in
Italia e in Europa è nato in un’altra lingua (generalmente l’inglese), ma da sempre lo
vediamo e lo sentiamo nella nostra, è il caso di chiederci come avviene questa
trasformazione. In effetti il processo traduttivo che sta dietro quello che vediamo al
cinema o in televisione è ancora sconosciuto per molte persone.
“Tutti, più o meno, sanno che esistono i doppiatori, ma non tutti sanno che questi
non improvvisano davanti al leggio e che prima che un film venga doppiato,
qualcuno (il dialoghista o “adattatore”) ha riscritto i dialoghi nella nostra lingua,
esattamente come avviene per un romanzo o una poesia.”2
1 Fonte: http://www.istat.it/it/.
2 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 2010, pag. 1
Introduzione.
13
Il doppiaggio dei cartoni animati
In questo lavoro mi propongo di far luce su quest’aspetto particolare della
traduzione (l’adattamento degli audiovisivi) e del suo successivo lavoro di
doppiaggio.
Nella prima parte del testo analizzerò in profondità le caratteristiche del
doppiaggio, facendo un excursus sulla sua storia, l’influenza che ha avuto sulla
cultura e la lingua italiana, e illustrerò le varie fasi di lavorazione.
La seconda parte tratterà principalmente della traduzione degli audiovisivi,
spiegando quali sono generalmente le difficoltà che un dialoghista deve affrontare di
fronte al copione.
Infine, mi propongo di fare degli esempi pratici, attraverso l’analisi di una serie
televisiva famosa in tutto il mondo, I Simpson.
14
Il doppiaggio dei cartoni animati
Capitolo I
IL DOPPIAGGIO
"Leggereste mai Tolstoj in russo ?"
Stanley Kubrick
I.1 Cos’è il doppiaggio?
Il doppiaggio è una particolare tecnica utilizzata per prodotti audiovisivi (film,
serie televisive, cartoni animati, ecc.) che si inserisce nell’ambito degli studi sulla
traduzione filmica. Vi sono in effetti quattro forme di traduzione di un testo filmico:
il doppiaggio, i sottotitoli, l’interpretazione simultanea e la tecnica dell’oversound.
15
Il doppiaggio dei cartoni animati
Il procedimento di doppiaggio è una tecnica di post-sincronizzazione3 che consiste
nella cancellazione della voce originale di un attore, o di un personaggio, e nella sua
sostituzione con un’altra voce (quella del doppiatore, appunto) registrata in un
secondo momento. Gli ambiti in cui è maggiormente utilizzato sono il cinema, la
televisione, l'animazione e la pubblicità (spot radiofonici e/o televisivi).
Esistono due tipi di doppiaggio: intralinguistico e interlinguistico. Il primo tipo
avviene nell’ambito della stessa lingua: è il caso in cui il regista decide di far
doppiare la voce dei propri attori con quella di altri attori o doppiatori nella stessa
lingua, se ad esempio l’attore è privo di “fonogenia”4 o manifesta nella propria
dizione un'eccessiva inflessione dialettale. Questo tipo di doppiaggio è molto diffuso
in Italia e adoperato in particolar modo dai registi neorealisti e da Fellini.5 Il secondo
tipo di doppiaggio –interlinguistico- nasce dall’esigenza di tradurre un’opera
3 La post-sincronizzazione è l’operazione mediante la quale una ripresa cinematografica o televisiva
girata muta viene successivamente completata di dialogo, rumori e musica in sincronismo con le
immagini. Fonte: Dizionario Treccani.
4 La fonogenia è l'insieme delle qualità timbriche, articolatorie ed espressive che rendono una voce
gradevole all'orecchio umano.
5 Federico Fellini (Rimini, 20 gennaio 1920 – Roma, 31 ottobre 1993) è stato un regista e
sceneggiatore italiano. È considerato universalmente uno dei più grandi ed influenti cineasti della
storia del cinema mondiale. Già vincitore di quattro premi Oscar al miglior film straniero, per la
16
Il doppiaggio dei cartoni animati
cinematografica da una lingua di partenza ad una lingua di arrivo: lo scopo è di
rendere comprensibili i dialoghi ad un pubblico di lingua e cultura diverse da quelle
originali, consentendo al prodotto audiovisivo la possibilità di inserirsi in mercati più
ampi (questo processo è denominato “localizzazione6”).
Si ricorre al doppiaggio anche per dare voce ai personaggi dei film d'animazione o
a neonati, oggetti, marionette, animali, etc. Per quanto riguarda il doppiaggio
cinematografico, nella fase di montaggio di un film si possono realizzare tracce audio
non girate in presa diretta, alla quale si è rinunciato in scene problematiche o a causa
di fattori ambientali quali vento e pioggia, oppure rimediare ad un sonoro in presa
diretta mal riuscito o disturbato da rumori di fondo.
Per doppiaggio si intende anche l’inserimento, nei film come negli spot
pubblicitari, di una voce fuori campo. “Si usa anche doppiare attori di diverse
nazionalità impegnati nello stesso film, come accade spesso nelle coproduzioni
europee. A volte è frequente sostituire la voce di attori non professionisti, i quali
hanno difficoltà a recitare con precisione le battute del copione (cosa che spesso il
regista prevede fin dal casting, come accadeva, ad esempio, in molti film del
neorealismo7); l'intento, in questi casi, è quello di mantenere la spontaneità della
recitazione, rimediando ai piccoli errori col successivo doppiaggio.”8
sua attività da cineasta gli è stato conferito nel 1993 l'Oscar alla carriera. Fonte: Wikipedia,
www.wikipedia.it.
6 L'internazionalizzazione e la localizzazione sono i processi di adattamento di un prodotto, pensato
e progettato per un mercato o un ambiente definito, ad altri mercati o ambienti, in modo particolare
altre nazioni e culture. I prodotti che possono essere l'oggetto di tali processi sono i più svariati:
dalla pubblicità (televisiva, editoriale, ecc.) ai software (sistemi operativi, applicazioni,
programmi, ecc.), dai siti web ai manuali d'uso, dalle pubblicazioni mediche e scientifiche, alle
etichette dei prodotti venduti sul mercato internazionale. Fonte: Wikipedia
7 Il Neorealismo è stato un movimento culturale, nato e sviluppatosi in Italia durante il secondo
conflitto mondiale e nell'immediato dopoguerra, che ha avuto dei riflessi molto importanti sul
cinema contemporaneo. Il cinema neorealista è caratterizzato da trame ambientate in massima
parte fra le classi disagiate e lavoratrici, con lunghe riprese all'aperto, e utilizza spesso attori non
professionisti per le parti secondarie e a volte anche per quelle primarie. I film trattano soprattutto
la situazione economica e morale del dopoguerra italiano, e riflettono i cambiamenti nei sentimenti
e le condizioni di vita. Fonte: Wikipedia
8 Fonte: http://www.correrenelverde.it/cinema/doppiaggio.htm
17
Il doppiaggio dei cartoni animati
I.2 La storia del doppiaggio
“Parlare di DOPPIAGGIO significa parlare di CINEMA”
(Gerardo Di Cola)
La storia del doppiaggio è parte di quella più generale del cinema che, a sua volta,
è la storia di innumerevoli invenzioni.
Il cinema nasce il 28 dicembre 1895 con la prima proiezione pubblica avvenuta a
Parigi: i fratelli Lumière presentano infatti il primo film della storia, pellicola che
avrà un enorme successo. Dieci mesi prima i due fratelli avevano brevettato il
cinematografo.9 Il cinematografo è il diretto discendente del cinetografo10 di Thomas
Edison che è anche l’inventore del grammofono a disco e del fonografo. Edison sarà
sempre ricordato come “l’inventore mancato del cinema”.
Il XX secolo si apre dunque con strumenti in grado di registrare immagini in
movimento e suoni. Ma il problema è che i film sono muti. Nel migliore dei casi le
proiezioni sono accompagnate da un commento musicale prodotto da orchestrine di
pochi elementi poste ai piedi dello schermo.
Dunque, nel primo decennio del secolo le difficoltà per rendere sonori i film
sembrano insormontabili: il problema principale da risolvere è la sincronizzazione
del sonoro con le immagini.
È molto interessante citare gli esperimenti dell’italiano Leopoldo Fregoli che, con
il suo Fregoligraph, ha dato origine a dei precocissimi episodi di “doppiaggio in
diretta”: infatti, tra il 1898 e il 1903, Fregoli si esibisce in Italia in alcuni film di
canto e prestidigitazione11, girati necessariamente senza il sonoro. È il primo a
9 Il cinematografico è una macchina che proietta, a intervalli regolari di alcuni centesimi di secondo,
un fotogramma impresso su una pellicola cinematografica che viene fatta scorrere continuamente,
e poi attraverso un obiettivo che mette a fuoco l'immagine risultante su uno schermo. Fonte:
Wikipedia
10 Cinetògrafo: Nome dato nei primi tempi del cinematografo alle macchine da presa. Fonte:
Enciclopedia Treccani.
11
La prestidigitazione, detta più comunemente illusionismo, è un'arte solitamente eseguita come
forma di spettacolo di intrattenimento dove l'artista, crea effetti apparentemente magici usando
trucchi che possono essere fisici, psicologici oppure il più delle volte il trucco sta nell'abilità di
mani del prestigiatore.
18
Il doppiaggio dei cartoni animati
realizzare un cinema cantato e parlato venticinque anni prima dell'avvento del
sonoro. II metodo è quanto mai ingegnoso: nascosto tra le quinte, durante la
proiezione, pronuncia le battute di ogni personaggio da lui interpretato e canta i brani
musicali con perfetto sincronismo. Il suo forte desiderio di colpire l'immaginazione
dello spettatore lo spinge a superare, con l'inventiva, i limiti tecnologici, senza
utilizzare i dischi fonografici12 come qualcuno cerca di fare, ma "doppiando" in
diretta i personaggi delle sue farse, anche nel canto, rendendo il tutto più incisivo e
divertente. Un altro esperimento simile da citare è quello del film Il fu Mattia Pascal
del 1924 di Marcel L’Herbier in cui gli attori “Antonio Jovine e Giuseppina Lo Turco
recitavano le didascalie che avevano imparato a memoria seguendo i movimenti delle
labbra dei protagonisti del film, sistemati accanto allo schermo e muniti di
microfono”13.
Negli anni ’20 le grandi case cinematografiche statunitensi (MGM, Fox,
Paramount) cercano con ostinazione un sistema per far parlare il cinema: girano tra
gli studios diversi brevetti per rendere sonore le pellicole e ognuno di essi ha pregi e
difetti.
Nel 1926 la Warner Brothers (WB) naviga in cattive acque e la situazione è
altamente compromessa. Per questo motivo la società decide di puntare sui musical:
attribuisce dunque una colonna sonora al film Don Juan14 utilizzando il nuovo
sistema Vitaphone. Il sistema prevede un collegamento tra un fonografo su cui
posizionare un ingombrante disco con il sonoro, e il proiettore; però l'idea si rivela di
difficile gestione tanto che la Paramount decide di non utilizzarlo. La difficoltà sta
nell'avvio: entrambi gli apparecchi devono partire nello stesso istante. Ma Don Juan
è stato girato come film muto, di conseguenza il sonoro registrato in tempi diversi
difficilmente può sincronizzarsi con le immagini anche se i due apparecchi sono
correttamente avviati. Tutto ciò si rivela poco affidabile anche agli occhi dei dirigenti
Warner.
12 Meglio conosciuti come dischi in vinile.
13 Cit. V. Paliotti, E. Grano, Napoli nel cinema, Napoli, Azienda autonoma soggiorno, 1969.
14 Don Giovanni e Lucrezia Borgia (titolo originale: Don Juan) è un film del 1926 diretto da Alan
Crosland.
19
Il doppiaggio dei cartoni animati
Invece di desistere, i responsabili della WB pensano, per la serata di gala
organizzata per il 6 agosto 1926 al Warner Theatre di New York, di affiancare al Don
Juan un cortometraggio musicale dimostrativo realizzato in funzione del sonoro, nel
quale immagini, musiche e canzoni sono registrate simultaneamente: il pubblico
rimane estasiato e sbalordito dalla capacità del cortometraggio di sincronizzare il
labiale al sonoro. Il cinema imparerà presto a parlare.
Accade infatti per la prima volta il 6 ottobre del 1927 con il film The jazz singer15
in cui viene recitata la prima battuta della storia del cinema: “Wait a minute, you
ain’t heart nothin’ yet”.16
Il primo film interamente dialogato esce a New York l'8 giugno 1928. Si tratta di
Lights of New York17 di Bryan Foy, sempre prodotto dalla Warner: sono passati ben
32 anni dalla nascita del cinema.
Figura 1 Federico Fellini in sala doppiaggio
15 Il cantante di jazz è un film del 1927, diretto da Alan Crosland. Interpretato da Al Jolson, è il film
che segna la nascita dell'era del cinema sonoro, uscito per la prima volta nelle sale statunitensi il 5
ottobre 1927.
16 “Aspettate un attimo, non avete ancora sentito niente” (Libera traduzione).
17 Lights of New York è un film diretto da Bryan Foy e prodotto dalla Warner Bros. nel 1928. È stata
la prima pellicola interamente parlata. Fonte: Wikipedia.
20
Il doppiaggio dei cartoni animati
Già allora la produzione americana era presente in Europa, e soprattutto in Italia.
Per cui il problema di come diffondere il cinema parlante in inglese negli altri Paesi
si pose fin dal primo momento.
Il 14 aprile 1929 a Roma venne presentato The jazz singer con il sonoro originale
(quindi in inglese) e, per facilitarne la comprensione, vennero inseriti cartelli con
didascalie in italiano: il film ebbe un grande successo.
Altre soluzioni utilizzate dalle società americane per il mercato mondiale furono
ad esempio quella di produrre film sonori parlati nelle lingue di destinazione, come Il
grande sentiero18 (versione italiana di The big Trail), o di far parlare in altre lingue
gli attori americani. Nella stessa filosofia rientra la soluzione di introdurre nel film
sequenze con attori che parlano italiano, commentando o spiegando la vicenda, o
quella adottata dalla Paramount delle “edizioni multiple”: a Joinville19 la Paramount
girava decide di edizioni in varie lingue, una di seguito all’altra, con un’enorme
dispendio di energie.
Ma The Jazz Singer mise in agitazione il governo fascista che decretò il divieto di
circolazione alle pellicole che contenessero “del parlato in lingua straniera, seppure
in misura minima”20. Benito Mussolini sosteneva che il cinema nazionale non poteva
essere veicolo di lingue straniere. “Gli italiani non dovevano sentir parlare sullo
schermo lingue straniere per non abituarsi a modi di dire stranieri. In realtà, dietro
questo provvedimento si celava l'intento di impedire che, insieme alla lingua,
arrivasse nel nostro Paese anche una cultura non controllata dal regime.”21
L'espediente fu di ridurre a muti i film parlati, interrompendo le scene con didascalie
che spiegavano il dialogo degli attori nel film originale. I film colpiti dal decreto
furono più di 300 e un film poteva arrivare anche a 250 didascalie. Bisogna ricordare
18 Il grande sentiero è un film del 1930 diretto da Louis R. Loeffler e Raoul Walsh. Nel 2006 è stato
scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati
Uniti.
19 Joinville è un comune francese in cui la Paramount aveva degli stabilimenti all'inizio degli anni
'30. In questi stabilimenti “si giravano di seguito, sullo stesso set, dodici o tredici versioni diverse
dello stesso film”. Cit. Mario Camerini.
20 Ministero dell'interno italiano, 22 ottobre 1930.
21 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 16.
21
Il doppiaggio dei cartoni animati
che dei circa 40 milioni di italiani di quegli anni, il 25% era analfabeta e un altro
50% leggeva con difficoltà.
“I produttori americani cercano quindi di correre ai ripari, visto il rischio di non
poter più esportare i propri film sul mercato italiano, e decidono di sperimentare una
nuova tecnica, il doppiaggio, sistema appena inventato da un fisico austriaco, Jakob
Karol”.22 Con il doppiaggio la colonna
sonora parlata può essere sostituita con
un'altra dove i dialoghi, tradotti, sono
recitati in una lingua diversa dall'originale.
Inizialmente
le
majors
americane
(MGM, Fox, Warner Bros.) chiamano a
doppiare degli attori improvvisati, presi
nelle comunità di emigrati italiani, che
però
parlano
con
un
forte
accento
dialettale.
In seguito, la nuova tecnologia per il
doppiaggio chiamata RCA Photophone Figura 2 L'attore Will Smith in sala doppiaggio
viene importata in Italia dall’imprenditore
Stefano Pittaluga, il quale fonda il primo stabilimento di doppiaggio italiano (CinesPittaluga) e viene impiegata a partire dal 1931 per il doppiaggio di film stranieri.
“I tempi sono maturi per la nascita dell’industria del doppiaggio italiano: altri
imprenditori locali creano con l’aiuto di registi e attori nuovi stabilimenti di
doppiaggio, tra tutti citiamo ad esempio Fotovox, ItalAcustica, Fono Roma, mentre
la Columbia inaugura i suoi stabilimenti in Italia, seguita a ruota dalla Metro
Goldwin Mayer.”23
I primi film doppiati in Italia sono Salto mortale e Il congresso si diverte del
1931, Atlantide, Ragazze in uniforme e Il Milione del 1932. Gli attori impegnati in
questi primi doppiaggi sono Umberto Melnati, Andreina Pagnani, Mario Ferrari, Tina
Lattanzi, Ugo Cesari e Gero Zambuto.
22 Il mondo dei doppiatori, http://www.ilmondodeidoppiatori.it/.
23 G. Di Cola, Le voci del tempo perduto la storia del doppiaggio e dei suoi interpreti dal 1927 al
1970, Edicola, 2007, pag. 43.
22
Il doppiaggio dei cartoni animati
Figura 3 Locandina del film "Ragazze in uniforme"
I.3 L'impatto del doppiaggio sulla lingua italiana
“L'italiano è una lingua parlata solo dai doppiatori”
Ennio Flaiano
Possiamo affermare senza alcun dubbio che gli strumenti audiovisivi hanno da
sempre avuto un ruolo importantissimo per quanto riguarda la diffusione e il
cambiamento della lingua nazionale, ossia dell’italiano “standard”. Infatti il cinema
prima, e la televisione poi, hanno dato un contributo fondamentale alla formazione
dell’italiano “popolare unitario”24 e in seguito sono stati il canale di diffusione
principale di questa lingua.
Svariate ricerche possono confermare questa teoria: affermano infatti che in Italia
circa il 50% della popolazione non legge neanche un libro l’anno, più del 40% è
costituita da lettori molto occasionali, mentre la percentuale dei “veri lettori” è
24 Cit: Tullio De Mauro.
23
Il doppiaggio dei cartoni animati
costituita da circa il 7% della popolazione o poco più25. Da questo ne possiamo
dedurre che il principale mezzo di unificazione linguistica nazionale continua ad
essere l’audiovisivo; dalla televisione e dal cinema ci appropriamo di modi ed
espressioni. Infatti, recenti risultati dell’Istat (2006) confermano inoltre che più del
93% degli Italiani guarda la tv ogni giorno, e un italiano “tipico” passa mediamente
quasi quattro ore davanti la televisione; circa un terzo dei giovani (30%) guarda la
televisione dalle due alle tre ore al giorno, mentre il 13% passa più di quattro ore
davanti alla tv.
Nonostante l’influenza di questi strumenti sulla nostra lingua, la traduzione
audiovisiva non è mai stata studiata a fondo dai traduttologi, forse perché in realtà
non si attribuisce alla televisione e al cinema un ruolo “formativo”; negli ultimi
tempi sono state avviate varie ricerche sulla reciproca influenza tra cinema e lingua
italiana, ma non esistono ancora studi approfonditi, perlomeno dal punto di vista
storico.
“Si potrebbe inoltre sostenere che il linguaggio filmico sia molto lontano dalla
lingua reale: la lingua del cinema infatti è scritta in precedenza e recitata, il che fa
perdere tutta la spontaneità che invece manteniamo nella vita di tutti i giorni; è
sottoposta a una serie di procedure tecniche come il montaggio e la postsincronizzazione; ed è in genere vincolata da un’esigenza economica, quella di essere
comprensibile ad un più ampio pubblico possibile.”26 Tuttavia la lingua del cinema,
pur non essendo “reale”, è creata per essere “realistica”, per questo può fornire utili
indicazioni sul funzionamento della lingua italiana e sulla coscienza linguistica degli
autori e del pubblico.
“Poiché gli italiani al cinema hanno visto molti più film stranieri doppiati che
nazionali, possiamo affermare che il contributo maggiore alla formazione di uno
standard linguistico nazionale è stato dato proprio dal doppiaggio.”27 E proprio il
25 Fonte: Istat.
26 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, cit., pag. 22.
27 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, cit., pag. 22.
24
Il doppiaggio dei cartoni animati
doppiaggio è stato il luogo di formazione dello “standard” e quindi della formazione
linguistica degli italiani.
“Il linguista Fabio Rossi discute in Lingua Italiana e cinema (2007) l’influenza
che il cinema ha avuto sulla lingua comune.”28 Tanti modi di dire e parole famose
sono entrate nella lingua comune, basti pensare a dolcevita e paparazzo29, introdotte
da Federico Fellini.
I.4 Le fasi di doppiaggio
I.4.1 Le figure professionali
“Il doppiaggio è legato al concetto di traduzione; ciononostante, la traduzione di
un film è soltanto il primo passo dell’articolato lavoro di adattamento che serve per
la creazione di una nuova colonna audio diversa da quella originale e per il passaggio
di un film da un linguaggio e una cultura ad un’altra. Questo processo prevede varie
fasi e comprende diverse figure professionali.”30
La prima fase è la traduzione preliminare del copione, alla quale segue
l’adattamento dei dialoghi, che deve tenere conto del sincronismo labiale, ritmico e
visivo; l’adattatore, o dialoghista, è dunque la prima figura professionale di questo
processo alla quale viene affidato il compito di elaborare in lingua italiana i dialoghi
e i testi delle opere cinematografiche e televisive, adattandole in sincronismo visivo,
ritmico e labiale. Egli deve quindi analizzare accuratamente il testo, effettuare uno
studio sulla cultura, l’epoca e l’ambiente in cui si svolge l’azione e una ricerca
terminologica e di stile, allo scopo di rendere pienamente il senso e lo spirito dei
dialoghi nella lingua d’arrivo.
Le altre figure professionali coinvolte in questo processo sono:
•
direttore di doppiaggio;
28 Marielle Lonnberg, “Nessun problema amico una ricerca dell’influenza dell’italiano doppiato
sulla lingua parlata”, pag. 31.
29 Le parole dolcevita e paparazzo sono entrate a far parte anche del lessico di altre lingue straniere,
soprattutto l’inglese.
30 F. Caracciolo, La tecnica del doppiaggio cinematografico. Analisi del doppiaggio del Pinocchio di
Benigni negli Stati Uniti, SugarCo, CITTA, 2008, pag. 8.
25
Il doppiaggio dei cartoni animati
•
assistente al doppiaggio;
•
attori doppiatori;
•
fonico di sala;
•
sincronizzatore;
•
fonico di missaggio.
Figura 4 Registrazione di una traccia audio in sala doppiaggio
In particolare, il direttore di doppiaggio visiona il filmato in originale e
l’adattamento italiano; distribuisce le voci italiane su tutti gli attori e i personaggi del
filmato; dirige gli attori dando a ciascuno le indicazioni necessarie e illustrando loro
le psicologie dei personaggi; suggerisce modi e intonazioni per non travisare le
intenzioni originali; segue il mixage con il fonico di missaggio.
L’assistente al doppiaggio pianifica l’intera lavorazione di doppiaggio; visiona e
suddivide il filmato in piccole sequenze (chiamate anelli31) a seconda della necessità
31 E' il nome convenzionale dato alla singola scena, o per meglio dire frammento di scena, da
doppiare. Il termine "anello" non è puramente convenzionale. Infatti, se oggi il doppiaggio si
svolge usando come supporto video cassette betacam o 3/4, o dischi magneto-ottici, o addirittura
DVD, fino a pochi anni fa si lavorava in prevalenza con la pellicola (16 o 35 mm). La pellicola
veniva "tagliata" in spezzoni che venivano "chiusi" con una "giunta", prendendo così la forma di
un anello. Fonte: http://www.cinemecum.it/
26
Il doppiaggio dei cartoni animati
e secondo una logica di criteri tecnico/artistici, seguendo il copione adattato, sul
quale segna e numera gli anelli corrispondenti alle sequenze; redige il piano di
lavorazione ottimizzando le presenze degli attori ai turni di sala secondo le norme
previste dal contratto di lavoro di categoria; controlla in sala di doppiaggio il ritmo
delle battute (lunghezza e sincrono labiale); segna sul copione, a seconda delle
indicazioni del direttore, le incisioni ritenute buone e vi annota eventuali disposizioni
tecnico-artistiche.
Infine, l’attore doppiatore, interpreta il personaggio per cui è stato scelto, secondo
quanto scritto dal dialoghista e seguendo le indicazioni del direttore.
I.4.2 Le fasi
Quando un film arriva in Italia, il distributore o la società di doppiaggio che
curerà l’intero processo scelgono il dialoghista e il direttore di doppiaggio che
realizzeranno la versione italiana.
Per prima cosa, l’assistente verifica che la copia lavoro che servirà per il
doppiaggio sia in buone condizioni e che la colonna internazionale, che comprende
gli effetti sala32, gli effetti speciali33 e gli effetti ambiente34, sia completa. Una copia
del filmato e la lista dialoghi in lingua originale vengono consegnate al dialoghista
che scrive la nuova lista dialoghi, mentre il direttore di doppiaggio visiona il filmato
e sceglie, in genere sulla base dell’aderenza vocale, “fisica” o recitativa del
doppiatore al personaggio, gli attori doppiatori che interpreteranno le varie parti,
sottoponendo eventualmente a un provino, se richiesto dal committente, i
protagonisti. Una volta pronto il copione in italiano, l’assistente divide il filmato in
porzioni, i cosiddetti “anelli”, che in sala vengono poi impostati sul banco di regia
dal fonico di doppiaggio, e distribuisce i personaggi nei vari turni di registrazione.
A questo punto doppiatori, direttore e assistente vanno in sala di doppiaggio per
incidere le voci su una o più piste audio. La sala di doppiaggio è costituita da due
32 Ad esempio il cigolio di una porta.
33 Sono gli effetti sonori di repertorio.
34 Ossia i rumori di fondo e le atmosfere sonore legate all’ambiente in cui si svolge l’azione.
27
Il doppiaggio dei cartoni animati
ambienti contigui insonorizzati e separati da un doppio cristallo: in uno, la regia, ci
sono il direttore di doppiaggio e il fonico di sala, nell’altro, la sala vera e propria, ci
sono i doppiatori e l’assistente al doppiaggio, che organizza e coordina il lavoro e
controlla le lunghezze e il sincronismo labiale. I doppiatori hanno di fronte un leggio
con il copione italiano, il microfono e lo schermo su cui vengono proiettate le
immagini del filmato; vedono l’anello più volte ascoltando il sonoro originale in
cuffia e provano le battute in sincrono con le immagini, fino a quando non sono
pronti a incidere. Le voci italiane registrate sono poi lavorate dal sincronizzatore, che
le fa coincidere con la massima precisione possibile con il movimento labiale
originale, intervenendo sulle partenze e sulle pause.
Durante il missaggio, realizzato dal fonico di mix sotto il controllo del direttore, le
colonne doppiate vengono miscelate con la colonna internazionale e con le musiche,
equilibrando fra di loro i diversi livelli.
I.5 Doppiaggio o sottotitoli?
Oltre al doppiaggio esistono altre due tecniche di traduzione degli audiovisivi:
l’oversound e i sottotitoli.
L’oversound è una tecnica nella quale la nuova colonna sonora –tradotta- viene
sovrapposta, e non sostituita come nel doppiaggio, a quella originale, che viene
lasciata in sottofondo. Questa tecnica si usa in genere nelle interviste o nei docudrama35. “Nell’oversound il narratore inizia a parlare uno-due secondi dopo lo
speaker originale, e quindi il dialoghista deve avere una particolare attenzione nella
costruzione della frase per evitare che nelle scene descrittive non si perdano i
riferimenti relativi.”36
“I sottotitoli sono testi scritti a supporto della comprensione di un messaggio
audiovisivo. Essi si distinguono innanzitutto in intralinguistici e interlinguistici, a
35 Il docu-drama, o film-documentario, è un documentario che comprende ricostruzioni interpretate
da attori. Si è sviluppato essenzialmente nella seconda metà del Novecento. Fonte: Wikipedia
36 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 80.
28
Il doppiaggio dei cartoni animati
seconda che la lingua d’origine e quella del sottotitolo coincidano (es.:
italiano>italiano) o differiscano (es.: italiano>inglese).”37
Come per il doppiaggio, e contrariamente a quanto si possa pensare, il
sottotitolaggio non è l’esatta trasposizione di un testo parlato, bensì il risultato di un
adattamento del testo parlato a un codice scritto che tenga conto di numerosi
parametri quali i limiti di spazio, il ritmo del parlato, il registro dell’autore, ecc. Le
eventuali modifiche sintattiche, lessicali e gli opportuni tagli che vengono effettuati
distinguono un sottotitolo di qualità da uno pessimo.
Più del 23% della programmazione televisiva europea è costituita da prodotti
provenienti dagli Stati Uniti. Al loro arrivo, questi prodotti devono essere tradotti e
viene attuata una scelta: in alcuni Paesi vengono doppiati, in altri sottotitolati.
Ma perché si sceglie di sottotitolare un film invece di doppiarlo?
“Innanzitutto questa scelta è
dovuta
a
ragioni
economiche:
infatti, i costi del doppiaggio sono
molto elevati e corrispondono a
circa
dieci
volte
quelli
del
sottotitolaggio; per questo motivo,
si sceglie di utilizzare la tecnica del
sottotitoli in quei Paesi che non
superano
Figura 5 Scena tratta dal film "La notte"
un
certo
numero
di
possibili utenti (15-20 milioni) e che
quindi non riuscirebbero ad ammortizzare il prezzo del doppiaggio.”38
Naturalmente la scelta non è dettata soltanto da ragioni economiche, ma anche da
altri elementi come la presenza o meno di strutture produttive e il livello di
conoscenza linguistica degli abitanti. “Thomas Herbst sostiene che gli studiosi hanno
rilevato che la preferenza per i sottotitoli aumenta con l'aumentare di parametri quali
il livello di istruzione e la classe sociale e potrebbe essere strettamente legata alla
maggior conoscenza delle lingue straniere e ai più frequenti viaggi all'estero o anche
37 Intertitula, http://www.intertitula.it
38 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, cit., pag. 78.
29
Il doppiaggio dei cartoni animati
ai fattori socioculturali dei singoli Paesi.”39 Herbst fa una distinzione tra i cosiddetti
“subtitling countries” e i “dubbing countries”, ossia quelle nazioni, come i Paesi
Scandinavi o i Paesi Bassi, che tendono a sottotitolare i film stranieri, e quelle come
l'Italia, la Francia, la Spagna e la Germania dove è preferito il doppiaggio; mentre
infatti la sottotitolazione è generalmente più diffusa presso culture più “periferiche” e
più aperte alle influenze esterne, il doppiaggio nasce in Paesi come l'Italia, la
Germania e la Spagna come strumento di standardizzazione linguistica e per evitare
una contaminazione di altre culture diverse e poco conosciute (si pensi a Mussolini,
che voleva evitare che gli italiani venissero a conoscenza di culture diverse dalla
nostra).
Caratteristiche dei sottotitoli:
il sottotitolo comporta una riduzione del testo originale, dal 40
al 70%;
i sottotitoli occupano una parte dell’immagine, impedendo una
visione completa;
il tempo necessario alla lettura dei sottotitoli prende allo
spettatore circa la metà della durata di un film, quindi metà del
film non viene “vista”;
il continuo salto dal centro dell’azione alla parte bassa dello
schermo impedisce il coinvolgimento nell’opera;
chi conosce la lingua di partenza dell’opera è disturbato dalla
presenza del sottotitolo, mentre chi non la conosce non è certo
portato ad apprenderla in quella sede, vista la “comoda”
presenza del sottotitolo;
l’espressività dell’opera nel suo complesso è limitata.
Del resto, che il sottotitolaggio sia un espediente tecnico utile, ma comunque
estraneo alla partecipazione dello spettatore al film, è stato sempre ribadito dalla
critica fin dall’inizio. Oggi la tecnologia si è evoluta: un sottotitolo non supera le due
righe di 36 caratteri e rimane sullo schermo da un minimo di mezzo secondo a un
39 F. Caracciolo, La tecnica del doppiaggio cinematografico. Analisi del doppiaggio del Pinocchio di
Benigni negli Stati Uniti, op. cit., pag. 20.
30
Il doppiaggio dei cartoni animati
massimo di 4 secondi, che sono i tempi fisiologici necessari all’occhio umano per la
lettura.
Malgrado sia un elemento di disturbo minore che in passato, il sottotitolo non può
certo sostituirsi al doppiaggio, in quanto il sottotitolatore è costretto a privare il testo
di tutti i dettagli non indispensabili alla comprensione (altrimenti il sottotitolo
sarebbe troppo lungo). Alcuni elementi indicanti particolari stati d’animo quali
l’esitazione, le false partenze, le frasi incomplete, proprio perché peculiari della
lingua parlata vanno perduti quando trasferiti nella lingua scritta.
“Per questo i sottotitoli sono da considerarsi un semplice aiuto per comprendere la
trama, ma non possono svolgere assolutamente la funzione di trasposizione
linguistica che svolge il doppiaggio.”40
40 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, cit., pag. 32.
31
Il doppiaggio dei cartoni animati
Figura 6 Scena tratta dal film "Colazione da Tiffany" con Audrey Hepburn
32
Il doppiaggio dei cartoni animati
Capitolo II
L’ADATTAMENTO DEGLI AUDIOVISIVI
II.1 In cosa consiste l’adattamento di un audiovisivo?
II.1.1 Il mestiere del dialoghista
Il primo passo da effettuare quando si deve adattare un film (o un qualsivoglia
prodotto audiovisivo) è quello di ottenere una buona traduzione del copione;
l'adattatore sceglie se tradurre lui il testo o se darlo a un traduttore di professione,
dipende dalla sua conoscenza della lingua. La traduzione inizialmente deve essere
letterale e comprensiva di tutti i termini slang se presenti (questo è un elemento
molto importante in quanto la maggior parte della produzione cinematografica
mondiale proviene dall'America e nei film americani spesso troviamo un linguaggio
slang).
Una volta in possesso della traduzione letterale comincia l’adattamento vero e
proprio. L’adattatore deve lavorare su due livelli: linguistico e tecnico. A livello
linguistico, il dialoghista deve rispettare la grammatica e la sintassi italiana ma
soprattutto deve rispettare il linguaggio del film. Infatti, ogni film ha un suo
linguaggio e lo scopo finale di un adattatore è quello di rispettarlo e di riprodurre
nella lingua di arrivo il messaggio originale che l'autore ha voluto dare. Infatti un
film può avere diverse ambientazioni, ad esempio nei ghetti, oppure nell'ambiente
aristocratico, e va da sé che in questi due casi il linguaggio sarà diverso e questo
aspetto deve essere rispettato dall'adattatore, altrimenti si perderebbe il senso totale
del film: un manovale non parla allo stesso modo di un letterato o di un professore
accademico! Bisogna capire appieno il linguaggio del film per non tradire il
messaggio e le sensazioni che l'autore ha voluto trasmettere (ad esempio se la scena
comprende un senzatetto o un drogato, la loro situazione e il loro stato d'animo
dovranno essere compresi anche attraverso i dialoghi e il loro linguaggio: le loro
battute saranno dunque essenziali e non arricchite, oppure saranno aggressivi). Perciò
33
Il doppiaggio dei cartoni animati
un buon adattatore deve tener presente questi elementi per non tradire l'opera
originale, altrimenti il linguaggio del film sarebbe piatto e tutti i personaggi
parlerebbero allo stesso modo.
Un'altra dote dell’adattatore dovrebbe essere il buonsenso. Questo mestiere, come
quello del doppiatore, è sicuramente un mestiere creativo ma comunque l’adattatore
non deve usare la sua creatività in maniera eccessiva, rischiando così di stravolgere
il film; deve avere il buonsenso di attenersi all'originale. Egli può certamente
cambiare le frasi, in quanto può capitare che per rendere una situazione lontana dalla
nostra cultura bisogna trovare nuove parole: se pensiamo ad esempio ai film comici,
ci rendiamo subito conto che quello che fa ridere in America potrebbe non far ridere
in Italia o viceversa, o comunque una battuta in inglese potrebbe non avere alcun
senso se tradotta letteralmente in italiano. In questo caso l'adattatore può sicuramente
cambiare la battuta e stravolgere la frase, ma il suo scopo deve essere sempre quello
di mantenere il messaggio originale del film, che in questo caso è quello di far ridere
il pubblico.
Parliamo adesso della parte tecnica: una volta ricevuta la traduzione del copione e
mentre si appresta ad adattarlo, l'adattatore deve infatti seguire una serie di regole
tecniche. L'insieme di queste regole tecniche viene chiamato sincrono, in gergo
tecnico “sinc”. Vi sono quattro tipi di sinc: il sincrono labiale, il sincrono gestuale, il
sincrono lineare e il sincrono ritmico. L'adattatore li deve rispettare tutti e quattro, e
vanno ancor più rispettati quando l'attore è in campo (IC) ossia inquadrato in primo
piano, piuttosto che quando è fuori campo (FC) ossia quando non viene inquadrato
mentre parla.
Per sincrono labiale si intende il rispetto dei movimenti delle labbra che l'attore
compie durante la recitazione; per questo l'adattatore dovrà scegliere delle parole che
combacino con il movimento delle labbra. Si deve porre quindi particolare attenzione
alle parole che contengono consonanti che provocano la totale chiusura delle labbra
(B, M, P), a quelle che provocano una semi chiusura (F, V), a tutte quelle che non
provocano la chiusura delle labbra (palatali41 e dentali42), alle vocali che provocano
41 Una consonante è definita palatale quando viene articolata accostando il dorso della lingua al
palato, in modo che l'aria, costretta dall'ostacolo, produca un rumore nella sua fuoriuscita. La
consonante palatale è molto usata nella pronuncia della lettera L. Fonte: Wikipedia
34
Il doppiaggio dei cartoni animati
in apertura o chiusura o all'interno della frase un'apertura della bocca (A, E, I) o una
sua chiusura (O, U), “a tutte quelle parole che contengono un'accentatura particolare
che costringe le labbra ad un'apertura repentina.”43
Per sincrono gestuale si intende il rispetto dei movimenti del corpo: in base ad
essi si decide cosa far dire all'attore. Infatti ogni espressione genera dei movimenti delle mani, della testa, degli occhi- e costringe il dialoghista a costruire la frase in un
determinato modo proprio per far coincidere questi movimenti con il nuovo testo
tradotto. Inoltre, parlare mentre si fa qualche altra cosa, come camminare, correre o
mangiare induce in genere a scegliere parole diverse da quelle che si usano di solito.
Il sincrono lineare è il rispetto della lunghezza, della durata della frase originale,
dal primo all'ultimo movimento delle labbra dell'attore.
Il sincrono ritmico, o isocronico, è il più importante, l'unico che va rispettato
anche quando l'attore si trova fuori campo. “È il cosiddetto ritmo interno della frase,
composto da più elementi: la struttura morfo-sintattica della lingua originale, la
velocità di recitazione, il timbro impresso alla frase dall'attore, che è condizionato
dalla situazione e dal luogo dove si svolge la scena, il senso della frase. Riuscire a
cogliere e ricostruire il sincrono ritmico è essenziale per restituire l'equilibrio
all'insieme del dialogo.”44
II.1.2 Straniamento e addomesticamento
Quando ci si approccia ad una traduzione, soprattutto di un testo filmico,
bisogna effettuare una scelta tra due modalità di traduzione: quella dello
straniamento e quella dell’addomesticamento. Questi due aspetti della traduzione
sono stati studiati da vari teorici come Eugene Albert Nida45 o Lawrence Venuti46,
42 Una consonante è detta dentale quando viene articolata accostando la punta o apice della lingua ai
denti incisivi superiori, in modo che l'aria, costretta dall'ostacolo, produca un rumore nella sua
fuoriuscita.
43 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 67.
44 Ibidem
45 Eugene A. Nida (11 Novembre 1914 – 25 Agosto 2011) è stato uno studioso di linguistica e teoria
della traduzione.
35
Il doppiaggio dei cartoni animati
due teorici della traduzione. Soprattutto quest’ultimo, attraverso varie pubblicazioni
che sono state ampiamente criticate in quanto rivoluzionarie, ha introdotto questi due
nuovi concetti di straniamento e addomesticamento. Nel suo saggio L'invisibilità del
traduttore: una storia della traduzione (in originale The Translator's Invisibility: A
History of Translation) Lawrence, ripercorrendo la storia della traduzione, critica il
ruolo di “personaggio invisibile” al quale il traduttore si è da sempre dovuto adattare.
Ciò di cui lo studioso parla è il fatto che lo scopo ultimo di una buona traduzione è
sempre stato quello di essere scorrevole e di facile lettura nella lingua di arrivo
secondo la maggior parte dei traduttori: ciò include quindi anche il cambiamento, la
modifica radicale di alcuni aspetti magari peculiari della cultura di partenza, che però
nella cultura di arrivo sono sconosciuti e quindi stranianti. Questo processo di
modifica si chiama appunto addomesticamento.
Venuti però crede che in qualche modo questo modo di tradurre tradisca il testo
originale, stravolgendone il senso, e si chiede se non ci sia un altro modo, magari
migliore, per rendere le opere in una lingua straniera.
“Per questo egli introduce i concetti di traduzione addomesticante e straniante,
due strategie che riguardano principalmente quanto si adatti il testo alla cultura di
arrivo, causando una perdita di informazione dal testo di partenza.”47 Secondo Venuti
si dovrebbe favorire lo straniamento piuttosto che l’addomesticamento, proprio per
non stravolgere completamente il testo di partenza e non perdere quei riferimenti
culturali che sono propri del testo e di quello che l’autore ha voluto comunicare
(questa teoria era già stata introdotta in parte da Friedrich Schleiermacher48). “Il
processo traduttivo, a partire da queste premesse teoriche, viene caratterizzato come
un’operazione violenta, traumatica e mistificatoria”49. Venuti sostiene infatti come la
traduzione sia “la sostituzione forzata [forcible replacement] della differenza
linguistica e culturale del testo straniero con un testo che risulterà intelligibile al
46 Lawrence Venuti (Filadelfia, 1953) è un traduttore, docente e teorico della traduzione statunitense.
Lavora inoltre come traduttore dall'italiano, francese e catalano.
47 Wikipedia, www.wikipedia.it.
48 Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher (Breslavia, 21 novembre 1768 – Berlino, 12 febbraio 1834)
è stato un filosofo e teologo tedesco.
49 Massimiliano Morini, La traduzione: strumenti, teorie, pratiche, Sironi Editore, pag. 30.
36
Il doppiaggio dei cartoni animati
lettore della lingua di arrivo, questo perché lo scopo della traduzione è trasformare
un’alterità cultura in una uguaglianza [to bring back a cultural other as the same],
renderla riconoscibile e perfino familiare”50.
Come vedremo anche in seguito nell’analisi dell’adattamento de I Simpson, la
traduzione per i prodotti audiovisivi più utilizzata è quella addomesticante,
soprattutto per un fattore di marketing e vendita: infatti se si rende il prodotto più
familiare per il pubblico di arrivo, ci sono maggiori probabilità che questo prodotto
abbia successo.
II.2 Problematiche legate alla traduzione degli audiovisivi
Durante il suo lavoro di adattamento, il dialoghista si trova a dover affrontare
alcune problematiche nella traduzione e nella resa di vari elementi linguistici (come
nomi, sigle, brusii, ecc.), per far sì che questi elementi siano comprensibili nella
lingua di arrivo e soprattutto abbiano lo stesso impatto dell'originale.
Come abbiamo detto nel paragrafo precedente, ogni film ha un suo registro
linguistico, e all'interno del film i registri cambiano a seconda del personaggio.
“Quando si traduce un dialogo, è fondamentale decidere “come” le cose vengono
dette, oltre -e spesso più- di “che cosa” viene detto: questo perché in un filmato i
personaggi non dobbiamo immaginarli, ma li vediamo parlare e muoversi, vediamo
come si vestono, come portano i capelli, che cosa mangiano, dove abitano, che
automobile guidano.”51 Per questo motivo lo spettatore individua subito che tipo di
personaggio è quello sullo schermo, a che classe sociale appartiene o cosa fa nella
vita, e questa identificazione deve permanere anche nelle parole del personaggio, nel
suo linguaggio e nel suo modo di esprimersi; ogni personaggio ha inoltre un suo
linguaggio, diverso da quello degli altri. Persone diverse, che in originale usano
parole diverse per esprimersi, devono mantenere questa differenza anche in italiano,
più che in una traduzione scritta, in cui le differenze date da tutti quegli elementi
elencati sopra sono meno evidenti; anche un elemento semplice come una
50 Massimiliano Morini, La traduzione, teorie, strumenti e pratiche, op. cit., pag. 28.
51 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 59.
37
Il doppiaggio dei cartoni animati
congiunzione, quindi, va tradotto calzandolo sul personaggio e sulla situazione, oltre
che, naturalmente, sul movimento delle labbra. Ad esempio la congiunzione so,
therefore può essere tradotta con la parola allora se il personaggio che parla
appartiene a una classe sociale media o bassa, mentre un personaggio appartenente
all'aristocrazia -o se il film è ambientato in epoca passata- dirà dunque, perciò,
sicché.
Un discorso a parte merita la traduzione dei titoli dei film, che molto spesso
lasciano perplessi critica e spettatori. Come si può notare in qualsiasi sala
cinematografica, i titoli dei film possono essere o lasciati in originale, o tradotti (in
questo caso o si traducono letteralmente o si stravolgono completamente). “In ogni
caso, però, la scelta del titolo italiano non è mai affidata al dialoghista, ma è sempre
frutto di una decisione dell'ufficio marketing della distribuzione; è bene sottolinearlo,
in quanto la traduzione del titolo viene spesso notata più di quella dei dialoghi.”52
Un esempio fra tutti è il film del 1990 con Macaulay Culkin, “Home alone”53
conosciuto da tutti in Italia come “Mamma ho perso l'aereo”.
Figura 7 Locandina del film “Mamma ho perso l’aereo”
52 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 52.
53 Traduzione letterale: “A casa da solo”.
38
Il doppiaggio dei cartoni animati
Parliamo adesso dei cosiddetti brusii. Il brusio comprende tutti quegli elementi più
o meno esterni alla narrazione, in genere di sottofondo, ad esempio i passanti in una
strada, una radio che trasmette o, appunto, la televisione. La domanda è: tradurre o
no i brusii? Bisogna chiarire innanzitutto che la decisione di doppiarli o meno deve
essere presa nel momento in cui si analizza il film e si deve restare fedeli a questa
decisione per tutta la durata del film: non è possibile infatti decidere di doppiare un
brusio e lasciare in lingua originale un altro, sarebbe un elemento di confusione per
lo spettatore.
Molti dialoghisti ritengono che la scelta migliore sia quella di doppiare i brusii: è
infatti illogico pensare che in una storia in cui tutti parlano italiano, i passanti, o un
venditore o uno speaker alla radio parlino un'altra lingua. Sarebbe troppo straniante
per gli spettatori! L'unica eccezione si può avere se la scena si svolge in un altro
luogo sia rispetto all'italiano sia rispetto alla lingua dei protagonisti (es: il film è
americano, doppiato in italiano e i protagonisti si spostano in Germania; in questo
caso è naturale che in televisione o per la strada si senta parlare tedesco), oppure se si
vuole sottolineare che chi parla lo fa in un'altra lingua, perché proprio quel
personaggio è di un'altra nazionalità oppure perché la scena lo richiede (per esempio,
una visita guidata in un museo inglese o francese a un gruppo di turisti giapponesi o
tedeschi).
Nel caso del brusio alla televisione, un personaggio che parla convenzionalmente
in italiano e guarda un programma televisivo in un'altra lingua fa immediatamente
percepire che il film è doppiato, a meno che non si voglia far intendere che quel
39
Il doppiaggio dei cartoni animati
personaggio sta guardando proprio un programma in un'altra lingua, per esempio se
sta facendo zapping sul satellite. La cosa è palese quando a guardare la televisione
sono dei bambini: è impensabile che seguano, magari con attenzione o con
espressioni di commento, un programma in un'altra lingua, a meno che non siano
espressamente poliglotti.
“In ogni caso, se si vuol lasciare un brusio originale, per esempio in una scena di
massa, lo si può fare, a patto però di fare attenzione, in fase di missaggio, a impostare
i livelli sonori in modo da mantenere incomprensibili le parole pronunciate.”54
Un'altra problematica che il dialoghista si trova ad affrontare, anche in maniera
abbastanza frequente, è la traduzione dei messaggi scritti. Per messaggi scritti si
intendono cartelli, segnali, e tutto ciò che di scritto compare nella scena del film.
Nell'adattamento le scelte possibili sono due: inserire un sottotitolo (chiamato
“cartello”) o, quando la scena lo permette, utilizzare uno degli attori in fase di
doppiaggio per fargli dire qualcosa che renda comprensibile la scritta che appare. Ad
esempio, se appare una scritta e l'attore è fuori campo in silenzio, si potrebbe far
“leggere” la scritta al doppiatore in fase di doppiaggio.
Inoltre, in un filmato molte informazioni arrivano allo spettatore dalle scritte che
compaiono su giornali, vetrine, cartelli, ecc. A parte i cartelli presenti già in originale,
che indicano in genere un cambiamento di luogo o di tempo dell'azione (“FBI
Headquarter”, “Ten years later”) e “che vengono sostituiti da equivalenti cartelli in
italiano, tutte le scritte in genere non vengono tradotte, o perché il contesto è
comprensibile (“Police” su una macchina lampeggiante da cui scendono agenti in
divisa, “Hospital” davanti a un ospedale), o per non appesantire la scena di
innumerevoli cartelli di sottotitolo.”55
L'uso di questa soluzione è limitato al titolo di un giornale o a una lettera o altro
messaggio scritto, dalla cui comprensione dipende la comprensione della vicenda,
sempre quando non sia possibile dare le stesse informazioni attraverso una voce sul
muto (il personaggio legge tra sé la lettera o il messaggio) oppure inserendole in un
discorso immediatamente seguente (“Hai visto che dice il giornale?”).
54 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 74.
55 Ibidem.
40
Il doppiaggio dei cartoni animati
Molto interessante è inoltre l'analisi delle parti cantate di un film. Ci sono vari
casi: si va dalla presenza di canzoni in colonna sonora il cui testo ha un nesso logico
con le vicende del film, all'attore che canta o canticchia una canzone, al film
musicale. Nei primi due casi, la scelta di sottotitolare la canzone o di doppiarla spetta
al dialoghista; nel caso di film musicali, invece, si tratta di una scelta commerciale
che deve tener conto di una serie di altri fattori, come la riconoscibilità e la fortuna
che hanno avuto le musiche originali del film, per questo spetta al distributore.
Facciamo degli esempi: nel film viene scelta una certa canzone per sottolineare il
senso della storia o una particolare atmosfera. “Qui, la scelta di aggiungere dei
sottotitoli esplicativi ha dei pro e dei contro: sicuramente la presenza di sottotitoli ha
come sempre il difetto di distrarre lo spettatore da una totale immersione nel film,
tanto più se la canzone è famosa e quindi si può presumere che una larga fetta di
spettatori la conosca; dall'altra parte, la scelta di non sottotitolare rischia di non far
comprendere appieno il senso di ciò che sta accadendo allo spettatore non
madrelingua.”56
Un altro caso è quello in cui l'attore canticchia una canzone. Qui, se la canzone
non è nota o se ne esiste una versione italiana (come per esempio nei canti popolari),
deve essere doppiata, mentre se è nota o se l'attore canticchia su una base (per
esempio la radio o la televisione), va inevitabilmente lasciata in originale.
Nell'ultimo caso, quello del film musicale in cui la presenza di canzoni non è
casuale, la scelta deve essere di responsabilità del distributore. La Disney ad esempio
ha sempre scelto di tradurre e doppiare le canzoni dei suoi film in quanto, proprio
perché destinate ad un pubblico di bambini, costituiscono un prodotto a parte, con
una loro vita commerciale indipendente di cui proprio la traduzione in italiano è un
elemento fondamentale di successo e di riconoscibilità dell'opera da parte del
pubblico. Per quanto riguarda il film musicale destinato a un pubblico adulto, la
scelta è sempre stata quella di non doppiare le parti cantate.
Un altro argomento interessante e frequente sono le sigle, gli acronimi, spesso
usati per indicare uffici: frequenti in americano ma frequentissimi anche in francese:
56 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica
dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 53.
41
Il doppiaggio dei cartoni animati
un esempio può essere la sigla LAPD (Los Angeles Police Department). La
caratteristica delle sigle è che chi le dice e chi le ascolta sanno bene cosa stanno ad
indicare, mentre spettatori di altri Paesi no. Come si risolve tutto ciò in adattamento?
In questi casi bisogna conciliare l'esigenza di essere chiari con quella di dare per
scontato che chi parla e chi ascolta sanno, evitando quindi di inserire la nota nel
dialogo. La soluzione è quella di far dire all'attore, in fase di doppiaggio, una frase
chiarificatrice della sigla.
Parliamo ora dell'uso del “tu” o del “lei” per tradurre l'allocuzione “you”. La
difficoltà nella traduzione sta appunto nel fatto che in inglese si usa soltanto il “tu”
(“you”), sia in situazioni formali che informali, e quindi l'adattatore dovrò decidere
se e quando utilizzare il “tu” o il “lei”. Nei film in inglese il problema si pone quasi
sempre quando a parlare sono due adulti che non si conoscono. A volte, il passaggio
al “tu” viene individuato con la frase “Can I call you (nome)?” (“Posso
Figura 8 Scena tratta dal cartone Walt Disney "Gli Aristogatti"
chiamarti...?”). Se questo non accade, bisogna scegliere per il passaggio dal “lei” al
“tu” il momento più opportuno e credibile.
Un classico problema dell'adattatore è la traduzione delle unità di misura. Si può
infatti accettare che la valuta rimanga quella del Paese di origine, al contrario
bisogna tradurre pesi, lunghezze, ecc. In questo caso è infatti necessario valutare se
42
Il doppiaggio dei cartoni animati
lo spettatore sia in grado di fare velocemente il calcolo senza distrarsi dalla
comprensione e dal coinvolgimento nella vicenda. Non è quindi un abuso tradurre le
libbre in etti e le miglia in chilometri.
43
Il doppiaggio dei cartoni animati
Capitolo III
TRADURRE I SIMPSON
III.1 Considerazioni generali
Sicuramente tutti conoscono I Simpson: questo show nato in America, infatti, è
stato tradotto in quasi tutto il mondo ed è la più lunga serie animata americana mai
trasmessa.
Questa sitcom animata fu creata dal fumettista statunitense Matt Groening57 a fine
degli anni ottanta per la Fox Broadcasting Company. “È una parodia satirica della
società e dello stile di vita statunitensi, personificati dalla famiglia protagonista, di
cui fanno parte Homer, Marge e i loro tre figli Bart, Lisa e Maggie.”58
La storia è ambientata nella città Americana di Springfield; ogni episodio racconta
un evento nella vita di tutti i giorni della famiglia: “persone normali, senza particolari
Figura 9 Il famoso doppiatore di
Homer, Tonino Accolla
57 Matthew Abram "Matt" Groening (Portland, 15 febbraio 1954) è un fumettista e ideatore di cartoni
animati statunitense, padre delle serie televisive I Simpson e Futurama, per le quali lavora
attualmente come consulente creativo. Fonte: Wikipedia
58 Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/I_Simpson.
44
Il doppiaggio dei cartoni animati
ambizioni e decisamente prive di tutti quei "poteri magici" che da sempre hanno
accompagnano centinaia e centinaia di serie animate.”59 Ma gli autori della serie
descrivono questa “normalità” con un occhio ironico e soprattutto satirico: dietro il
“cartone animato” e “le risate”, si può leggere infatti molto spesso una critica
profonda a quella che è oggi la società in generale, e più nello specifico quella
Americana.
Avendo riscosso così tanto successo in America, le due società co-produttrici della
serie televisiva (Fox e Gracie Film) hanno curato in prima persona e in ogni minimo
dettaglio ogni fase dell'esportazione del prodotto all'estero: infatti hanno scelto sia i
doppiatori che i direttori di doppiaggio del cartone in quasi tutti i Paesi. In
particolare, in Italia la Gracie Film ha collaborato con Mediaset (primo canale
distributivo italiano de I Simpson) nella scelta di doppiatori la cui voce assomigliasse
il più possibile a quella degli attori originali. Se ci si fa caso, infatti, le voci dei
doppiatori Americani dello show sono molto simili a quelle dei doppiatori Italiani: la
voce di Tonino Accolla (doppiatore Italiano di Homer Simpson) è veramente simile a
quella di Dan Castellaneta (doppiatore ufficiale di Homer), così come la voce di Julie
Kavner (doppiatrice di Marge Simpson nella versione originale) e quella di Liù
Bosiso (doppiatrice di Marge nella serie italiana) si assomigliano in maniera
sorprendente.
Come detto in precedenza, la serie animata di Matt Groening è un chiaro esempio
di satira pungente nei confronti della società Americana, della quale presenta molti
riferimenti culturali.
Posto che I Simpson sono totalmente incentrati sul modello americano di società,
come può essere venduta ad un pubblico straniero e soprattutto accettata e amata?
In questo caso possiamo dire che l’adattamento più che la traduzione abbia
giocato un ruolo fondamentale e che sia stato l’elemento chiave per far apprezzare lo
show al pubblico italiano.
Infatti, l’adattatore italiano della serie ha apportato vari cambiamenti strutturali sia
ai protagonisti che ai personaggi secondari: questo processo viene chiamato
addomesticamento e il suo scopo è quello di far capire meglio ad un pubblico
59 L’Homerata, http://www.thesimpson.it/dispatcher.asp.
45
Il doppiaggio dei cartoni animati
straniero
frasi,
personaggi,
battute,
usi
e
costumi che sono stati
creati in un altro Paese
e quindi portano con sé
un bagaglio specifico di
cultura.
Non
solo:
grazie alle modifiche
apportate
alla
serie
italiana il cartone ha
avuto
un
successo
enorme.
L’adattamento
italiano de I Simpson è un processo che include stravolgimenti e cambiamenti a nomi
e origini di alcuni personaggi, acronimi, giochi di parole, slogan, riferimenti
culturali, cartelloni, manifesti, sigle pubblicitarie, canzoni, titoli degli episodi e molto
altro ancora: tutto ciò fa parte del processo di addomesticamento.
Allo stesso tempo possiamo affermare che in Italia questo cartone sia stato non
solo addomesticato, ma anche indigenizzato: ciò significa che le caratteristiche di
alcuni personaggi che erano tanto peculiari per il pubblico americano sono state
totalmente eliminate e sostituite con altre, più familiari al pubblico italiano, o tipiche
dell’Italia.
Come spiegherò nel prossimo capitolo, i due elementi risultanti da questo
processo di addomesticamento e indigenizzazione che hanno reso la serie così
popolare in Italia sono stati i riferimenti alla cultura popolare e soprattutto gli
stereotipi con i quali i personaggi sono stati descritti.
III.2 Adattamento e indigenizzazione de I Simpson
All’interno dello show sono presenti, oltre alla famiglia Simpson (composta da
Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie), una serie di personaggi secondari, abitanti di
Springfield, che fanno la loro apparizione più o meno spesso durante i vari episodi.
46
Il doppiaggio dei cartoni animati
Possiamo ritrovare in questi personaggi dei tratti o caratteristiche che ci rimandano
immediatamente a degli stereotipi che tutti noi conosciamo: un capo maligno e avaro
(Mr. Burns), un sindaco corrotto (Sindaco Quimby), un poliziotto inaffidabile (il
commissario Winchester), un immigrato che lotta per i suoi diritti (Apu), e così via.
Qualunque persona appartenente a qualunque nazionalità e cultura li può riconoscere
facilmente, avendo incontrato persone che presentano tali caratteristiche almeno una
volta nella vita.
Questi personaggi sono descritti tramite degli stereotipi sociali, etnici e/o culturali.
Sono stati proprio questi stereotipi l’elemento fondamentale che ha aiutato i
traduttori della serie italiana ad adattare lo show per il pubblico.
Figura 10 Bart in una scena della sigla
Nei prossimi paragrafi parlerò prima dell’adattamento di personaggi principali
come Bart e Homer; in seguito di quelli secondari, molto interessanti da analizzare.
III.2.1 Bart e Homer
Un esempio notevole di indigenizzazione riguarda l’inizio di ogni episodio, in cui
si vede Bart che scrive delle frasi sulla lavagna, come punizione per qualcosa che ha
fatto. Nella versione originale Bart ovviamente scrive in inglese, e non c’è nessuna
voce fuori campo, nessun doppiatore che legge le frasi scritte; al contrario, nella
versione italiana, la parte visiva (ossia le frasi sulla lavagna) resta uguale, quindi non
viene tradotta, ma allo stesso tempo si sente la voce fuori campo di Bart che legge in
47
Il doppiaggio dei cartoni animati
Italiano quello che c’è scritto. Nella maggior parte dei casi la traduzione corrisponde
a ciò che c’è scritto sulla lavagna, ma altre volte gli adattatori hanno scelto di
cambiare totalmente il senso della frase o addirittura l’azione che Bart ha compiuto e
per la quale è stato punito.
Nell’intro dell'episodio “Bart, il genio”60, ad esempio, Bart scrive “I won’t waste
chalk” (trad. “Non sprecherò il gesso”). L'azione per cui viene punito non è così
grave di per sé, ma l’ironia sta proprio nel fatto che Bart continua a scrivere sulla
lavagna, sprecando così altro gesso.
La versione italiana è stata completamente stravolta: gli adattatori hanno infatti
scelto di cambiare l’azione per cui Bart viene punito e alla voce fuori campo fanno
dire “Non disegnerò donne nude in classe”. Ma perché hanno deciso di effettuare un
cambiamento del genere? L’azione di disegnare donne nude in classe è sicuramente
più grave di quella di sprecare il gesso; in questo modo Bart viene percepito come un
ragazzino che già pensa alle donne in un certo modo, utilizzando uno stereotipo che
viene assegnato a livello internazionale agli Italiani, ossia quello di essere dei latin
lover: questo è un tipico esempio di indigenizzazione di un prodotto (battuta,
personaggio, slogan, ecc) per un pubblico straniero.
Parliamo ora di Homer. Possiamo dire che il suo personaggio può essere descritto
maggiormente da un punto di vista consumistico, tramite i suoi acquisti, piuttosto che
tramite la sua personalità e le sue caratteristiche, il suo modo di essere insomma.
Dunque, per i traduttori il modo più facile di adattarlo ad un pubblico italiano era
quello di “adattare e indigenizzare quello che acquista, piuttosto che il modo in cui si
esprime”61.
Facciamo un esempio e prendiamo in considerazione l’episodio “Il sassofono di
Lisa”62. La famiglia Simpson è nel soggiorno e Marge chiede a Homer di portare
Maggie a letto. Homer non sa come far addormentare la bambina, quando
all’improvviso gli viene un’idea: le darà un po’ di birra per farle prendere sonno.
60 Titolo originale “Bart the Genius” Stagione 1, episodio 2.
61 Cit originale: “through the indigenization of what he purchases, instead of through the way he
expresses himself”: C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in
The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., pag. 80.
62 Titolo originale: “Lisa's Sax” Stagione 9, Episodio 3
48
Il doppiaggio dei cartoni animati
Mentre le fa bere la birra, Homer canticchia “Come on Maggie, it's Miller time, it's
Miller time”63. Le parole di Homer richiamano subito alla mente del pubblico
Americano sia una nota marca di birra –la Miller- sia uno slogan pubblicitario molto
conosciuto negli USA, che dice appunto “It’s Miller time”. Le parole di Homer sono
un riferimento diretto alla cultura Americana, e solo il pubblico Americano potrebbe
comprenderle appieno; inoltre, una delle caratteristiche peculiari di Homer è proprio
il suo amore per la birra e mantenere questa caratteristica anche nelle versioni
tradotte è fondamentale. Gli adattatori Italiani hanno capito l’importanza di
mantenere questo riferimento culturale, e hanno sostituito la frase “Come on Maggie,
it's Miller time, it's Miller time” con “Maggie...birra, e sai cosa bevi”. Questo slogan
è un chiaro riferimento ad una famosa pubblicità degli anni ’80 in cui Renzo Arbore
garantiva la qualità delle
birre italiane. Questo è
un altro esempio molto
chiaro ed efficace di
addomesticamento
e
indigenizzazione,
e
nonostante
la
frase
scelta per la versione
italiana non si riferisca
ad una specifica marca
di birra (come nel caso della Miller), il riferimento alla pubblicità è lo stesso, e il
riferimento alla passione di Homer per la birra viene mantenuto.
Dunque, Homer viene indigenizzato attraverso le sue caratteristiche di
consumatore, piuttosto che attraverso fattori politici, etnici o sociali.
Al contrario, la maggior parte dei personaggi minori della serie vengono
identificati grazie alle loro caratteristiche di nazionalità, razza ed etnia, e sono
proprio queste caratteristiche la chiave che ha permesso ai traduttori di adattare lo
show.
63 Traduzione letterale: Su, Maggie, è l'ora di bere la Miller!
49
Il doppiaggio dei cartoni animati
L’indigenizzazione de I Simpson per il pubblico Italiano, dunque, viene realizzata
attraverso una ri-territorializzazione in un nuovo contesto nazionale (ogni
personaggio viene privato delle sue caratteristiche di nazionalità, razza ed etnia
originali e inserito in un contesto italiano) e grazie all’uso di vari accenti e dialetti
Italiani (ogni dialetto infatti corrisponde spesso ad uno stereotipo).
Infatti in Italia i vari dialetti richiamano subito alla mente le caratteristiche di un
determinato tipo di persona: spesso l’accento siciliano viene associato con la mafia,
quello milanese con le città industriali, quello napoletano o romano con la comicità, e
così via.
Dunque possiamo dire che per indigenizzare la serie televisiva in Italia, gli
adattatori hanno “trasferito” la piccola città di Springfield e tutti i suoi abitanti (con
le loro caratteristiche e stereotipi) in un nuovo contesto nazionale, che è quello
italiano, assegnando ai personaggi dialetti differenti per riconoscerne le
caratteristiche principali.
III.2.2 Personaggi secondari
Come ho già spiegato, l’adattamento italiano de I Simpson si basa principalmente
su stereotipi e accenti. L’Italia infatti offre un’ampia gamma di accenti e dialetti che
sono stati fondamentali per l’adattamento della serie.
Nel paragrafo precedente ho analizzato come gli adattatori italiani sono riusciti a
trasferire le caratteristiche peculiari dei personaggi principali (Bart e Homer) nel
contesto italiano; in questo paragrafo parlerò invece di come sono stati indigenizzati i
personaggi secondari.
Innanzitutto, li possiamo dividere in due gruppi: il primo comprende quei
personaggi che sono stati adattati utilizzando stereotipi (e accenti) italiani che però
corrispondevano allo stesso stereotipo utilizzato nella versione originale (Tony
Ciccione, Otto Disc e il Commissario Winchester); il secondo gruppo include quei
personaggi più complessi, il cui adattamento si basa anche su fattori nazionali, etnici
e linguistici, e le cui caratteristiche sono state completamente stravolte per renderne
la comprensione più facile al pubblico italiano.
50
Il doppiaggio dei cartoni animati
ANTHONY D’AMICO (TONY CICCIONE)
Anthony D’Amico, meglio conosciuto come Tony Ciccione, è il tipico criminale
italo-americano, figura stereotipata facilmente riconoscibile in tutto il mondo grazie
soprattutto alla distribuzione di film gangster (primo fra tutti Il Padrino64). Nella
versione originale il doppiatore di questo personaggio (Joe Mantegna) recita con una
voce da gangster.
Nella versione italiana, invece, gli adattatori hanno scelto di far parlare Tony
Ciccione con un accento siciliano: la ragione principale è che nell’immaginario
comune questo accento (purtroppo) viene subito associato con attività criminali e
illegali, e soprattutto con la mafia. In questo caso, dunque, l’indigenizzazione del
personaggio è stata molto efficace, perché quando il pubblico italiano lo sente parlare
con accento siciliano, capisce subito che Tony è un criminale, e questa è la stessa
identica cosa che percepisce il pubblico americano quando, nella versione originale,
lo sente parlare come un gangster italo-americano.
BOE SZYSLAK
Boe è un barista e proprietario del bar “Da Boe”, locale preferito di Homer.
Nella versione originale, la caratteristica peculiare di Boe è l’ambiguità: sono pochi
64 Il padrino (The Godfather) è un film del 1972 diretto da Francis Ford Coppola e interpretato da
Marlon Brando e Al Pacino, prima pellicola della trilogia omonima firmata dal regista. La pellicola
fu premiata con tre premi Oscar e, insieme al suo seguito, è considerata una pietra miliare della
storia del cinema. Fonte: Wikipedia
51
Il doppiaggio dei cartoni animati
infatti gli episodi in cui si fa cenno ad aspetti del suo passato o della sua vita privata,
e su di lui in effetti si sa veramente poco.
La
prima
cosa
che
si
nota
nell’adattamento di questo personaggio è il
fatto che nello show americano in realtà non si
chiama Boe, ma Moe! Perché questa modifica
nel nome? In effetti questo cambiamento
potrebbe sembrare irrilevante o comunque non
necessario,
ma
in
realtà
è
stato
uno
stratagemma a dir poco geniale degli adattatori
per indigenizzare ancora di più questo
Figura 11 Boe Szyslak
personaggio. Infatti, come ho già spiegato, la
caratteristica
principale
di
Moe/Boe
è
l’ambiguità e il fatto che nessuno sappia molto di lui; in italiano, il nome Boe si
pronuncia esattamente come l’espressione “boh”, molto utilizzata nel linguaggio
colloquiale italiano. Quindi, da un lato il nome Boe diventa buffo e ironico, e
dall’altro lato rappresenta un ulteriore modo di indigenizzare il personaggio, perché
sottolinea proprio il fatto che di lui si sa poco e niente.
Inoltre, in alcuni episodi della serie italiana, Boe parla con un accento
siciliano (cosa non presente nella versione originale), stratagemma utilizzato dagli
adattatori proprio per aumentare ancora di più quell’ambiguità così evidente nella
versione americana.
OTTO MANN/DISC
Otto è l’autista del pulmino della scuola elementare di Springfield. È un
ragazzo di 29 anni senza ambizioni, che vuole solo suonare la chitarra65. Nella
versione originale si chiama Otto Mann, mentre in quella italiana Mann viene
cambiato in Disc, proprio per sottolineare questa sua passione per la chitarra.
65 Per il suo personaggio gli autori hanno preso spunto dal chitarrista storico dei Guns N' Roses,
Slash. Fonte: Wikipedia
52
Il doppiaggio dei cartoni animati
Lo stereotipo legato a questo personaggio è quello del mammone, ossia del
ragazzo ormai adulto che non vuole crescere, prendersi le sue responsabilità e
soprattutto lasciare la casa dei genitori per andare a vivere da solo. Questo stereotipo
in Italia non è associato ad una regione specifica ma riguarda l’intero Paese. Tuttavia,
per la versione italiana, gli adattatori hanno scelto di doppiare Otto con un accento
milanese. La scelta di questo accento serve soprattutto ad ironizzare e fare satira sul
personaggio, in quanto Otto non corrisponde assolutamente con lo stereotipo italiano
dei milanesi, anzi lo contraddice totalmente. Milano è una città residenziale e
industrializzata, e lo stereotipo dei suoi abitanti è quello di persone snob, ambiziose e
molto efficienti sul lavoro. Dunque l’ironia si basa proprio nel creare l’aspettativa di
un certo tipo di personaggio tramite l’accento scelto, e poi nel contraddirla
completamente.
COMMISSARIO WINCHESTER
Il Commissario Winchester è il capo della polizia di Springfield. Le sue
caratteristiche peculiari sono il fatto di essere sovrappeso, il continuo mangiare, la
stupidità e la corruzione.
Nella versione originale,
il doppiatore di Winchester
recita imitando Edward G.
Robinson: Robinson è stato
un attore Americano di
origini rumene, diventato
famoso per il suo ruolo di
gangster
Italo-Americano
nel fil Piccolo Cesare66. Il
commissario
Winchester
risulta così molto buffo
Figura 12 Il Commissario Winchester
per
66 Titolo originale: Little Ceasar, film del 1931 diretto da Marvyn Leroy
53
un
pubblico
più
Il doppiaggio dei cartoni animati
giovane o meno istruito, mentre un pubblico più adulto o più colto riesce a cogliere
l’ironia nell'imitazione di Edward G. Robinson.
Per quanto riguarda la traduzione per la versione italiana, la prima cosa da notare
è che il nome del personaggio viene modificato: in realtà, infatti, il nome originale è
Wiggum, che viene cambiato in Winchester dagli adattatori Italiani. La Winchester
Repeating Arms Company è una fabbrica statunitense di armi; visto che il
personaggio in questione è una persona molto superficiale, a volte addirittura stupida,
il nome è stato cambiato in Winchester per prendersi gioco della facilità con cui i
poliziotti Americani (e anche il popolo americano, visto che negli US c’è la libera
circolazione di armi) utilizzano le armi.
Inoltre, l’attore italiano che doppia questo personaggio recita con un marcato
accento Napoletano, particolarmente amato in Italia e soprattutto considerato buffo e
divertente (molti comici Italiani sono Napoletani e la maggior parte delle commedie
includono attori Napoletani). Il Commissario Winchester però non parla soltanto con
un accento Napoletano, ma utilizza espressioni dialettali: spesso infatti chiama i
criminali o gli altri poliziotti guaglio’ (tipica parola Napoletana, che significa
ragazzo, ragazzino).
L’accento Napoletano scelto dagli adattatori Italiani si adatta perfettamente a
questo personaggio anche perché la corruzione che lo contraddistingue evoca degli
stereotipi facilmente associabili con il crimine organizzato presente a Napoli; dunque
il commissario presenta tutte le caratteristiche dello stereotipo napoletano, e per
questo motivo gli adattatori hanno scelto questo accento.
Il suo modo di parlare, le parole che usa, e il ritratto del poliziotto corrotto sono
un modo per indigenizzare il personaggio e trasferirlo nel contesto italiano.
III.2.3 Adattamento di personaggi come Apu e Willie
WILLIE
Willie è il giardiniere e guardiano della scuola elementare di Springfield. Nella
versione originale è Scozzese, e il pubblico lo percepisce sia a livello visivo che
uditivo: infatti Willie parla con un forte accento scozzese (il che lo contraddistingue
dagli altri abitanti della città), e molto spesso indossa un kilt.
54
Il doppiaggio dei cartoni animati
È un personaggio solitario ed aggressivo, che spesso parla della sua infanzia e
adolescenza in Scozia, caratterizzate da un tipo di vita rurale e a contatto con la
natura. È considerato un “diverso”: parla e agisce in maniera differente rispetto agli
altri personaggi e abitanti della città e questa è una sua caratteristica peculiare, molto
spesso enfatizzata.
Non è stato semplice per gli adattatori ricreare tutte le caratteristiche di questo
personaggio nella serie italiana: dovevano infatti ricreare la natura solitaria e
aggressiva di Willie, che nella versione americana corrispondono allo stereotipo degli
Scozzesi. Nell’immaginario collettivo americano, infatti, gli Scozzesi sono visti
come persone solitarie, silenziose, e contadine. Ma in Italia queste caratteristiche non
corrispondono affatto allo stereotipo degli Scozzesi: piuttosto in Italia, se si pensa
agli Scozzesi, vengono in mente persone dai capelli rossi, allegri e che bevono molto.
Quindi lo stereotipo italiano
non corrisponde affatto alla natura
aggressiva
di
Willie,
né
soprattutto ai suoi riferimenti alla
vita rurale. In questo caso gli
adattatori hanno optato per una
soluzione drastica, ma geniale:
hanno
deciso
nazionalità
Figura 13 Willie e Winchester
e
di
cambiare
provenienza
di
Willie. Nella versione italiana
infatti, Willie non è più Scozzese, ma Italiano e, più precisamente, viene dalla
Sardegna!
Ma perché gli adattatori hanno optato per questa soluzione e hanno scelto proprio
la Sardegna? Semplice, perché lo stereotipo della Sardegna corrisponde
maggiormente alle caratteristiche di questo personaggio.
In realtà oggi la Sardegna è una delle mete turistiche più esclusive, ma
nell’immaginario collettivo italiano rimane comunque una zona isolata rispetto al
resto del Paese, considerata inoltre molto rurale; secondo uno stereotipo comune,
inoltre, molti abitanti del luogo lavorerebbero nella pastorizia. Dunque, le origini
sarde (piuttosto che scozzesi) di Willie corrispondono maggiormente alla sua
55
Il doppiaggio dei cartoni animati
personalità nell’immaginario collettivo italiano, perché gli abitanti di quella regione
vengono considerati rurali e solitari (e la Sardegna viene vista come una zona molto
isolata), che sono in realtà le caratteristiche principali del personaggio.
Questo cambiamento drastico delle origini di Willie è un chiaro esempio di
addomesticamento e ri-territorializzazione di un personaggio. Infatti nella versione
italiana, le sue origini vengono letteralmente legate all’Italia: Willie parla dunque
con un marcato accento sardo, e più volte afferma di essere nato e cresciuto in
Sardegna.
Ora, il problema principale che hanno però dovuto affrontare gli adattatori è il
fatto che Willie indossa spesso un kilt, chiaro riferimento alla Scozia. Come
soluzione, spesso si è scelto direttamente di ignorare questo elemento, mentre altre
volte si fa riferimento al kilt come a una semplice gonna: è comunque un elemento
utilizzato per sottolineare ancora di più la stranezza e diversità di questo personaggio
rispetto agli altri.
Soltanto due episodi dell’intera serie hanno presentato problemi insormontabili
per i traduttori italiani, proprio perché vi sono vari riferimenti visivi e linguistici alle
origini scozzesi di Willie. Gli episodi sono “Tanto va Homer al lardo che…”67 e
“Monty non può comprare amore”68.
Il primo episodio è più semplice da tradurre, in quanto ogni informazione o gioco
di parole riguardo Willie viene fatto a livello linguistico. La trama è la seguente:
Homer scopre che il grasso di cucina usato è molto redditizio da rivendere come
concime e cerca di fare soldi in questo modo. Decide quindi di trafugarlo dalla
cucina della scuola elementare aiutato da Bart, ma Willie il giardiniere li scopre. Per
cercare di difendersi e prendersi gioco di Willie, Homer, fingendosi uno studente in
scambio culturale proveniente dalla Scozia, inizia a parlare con un forte accento
scozzese. Willie è molto contento nel sentire che anche Homer è scozzese, e inizia a
fargli molte domande e chiedergli da dove viene esattamente. Homer risponde che è
nato e cresciuto a “North Kilt Town” e Willie è ancora più contento perché anche lui
è nato lì, e allora chiede a Homer se conosce Angus McLeod. Il dialogo è molto
67 Titolo originale: Lard of the Dance, Stagione 10, Episodio 1.
68 Titolo originale: Monty Can't Buy Me Love, Stagione 10, Episodio 21
56
Il doppiaggio dei cartoni animati
buffo e divertente
perché Willie parla
con
accento scozzese e
un
forte
Homer cerca di
imitarlo.
Nella versione
italiana,
dialogo
viene
trasferito nel contesto
italiano,
riferimento
l’intero
sostituendo
alla
Scozia
con
ogni
un
riferimento alla Sardegna. Quindi Homer inizia a parlare con un forte accento sardo e
sostiene di essere nato nella città di “Nord Pecurone”, e a quel punto Willie gli
domanda se conosce Salvatore Udda, un nome che fa subito pensare alla Sardegna.
La corrispondenza tra North Kilt Town e Nord Pecurone, tra Angus McLeod e
Salvatore Udda è molto precisa, creativa e, a mio avviso, geniale. Infatti il nome
della città di provenienza di Willie rappresenta delle caratteristiche tipiche dello
stereotipo scozzese e sardo: il kilt, per la Scozia, e le pecore, per la Sardegna; allo
stesso modo, i nomi di Angus McLeod e Salvatore Udda sono comici in quanto
suonano rispettivamente scozzese e sardo.
Possiamo quindi affermare che l’intera conversazione viene addomesticata per un
pubblico italiano, attraverso l’uso dello stereotipo riguardante la Sardegna e i suoi abitanti,
che corrisponde esattamente allo stereotipo che gli Americani hanno nei confronti degli
Scozzesi: questo è un tipo esempio di ri-territorializzazione. E, all’atto pratico, la
conversazione ha lo stesso effetto sia sul pubblico Italiano che su quello Americano:
confermare le origini scozzesi/sarde di Willie.
L’altro episodio (“Monty non può comprare amore”) presenta difficoltà maggiori per gli
adattatori, e in alcuni punti ambiguità per il pubblico italiano.
L’episodio è totalmente incentrato su un viaggio che il signor Burns vuole fare in Scozia:
sta infatti cercando di catturare il mostro di Loch Ness per portarlo a Springfield e farsi così
amare e rispettare dagli altri abitanti della città. Il signor Burns porta con sé Homer, Willie e
il Professor Frink per aiutarlo.
Una volta arrivati al lago, Homer nota una coppia di anziani che assomiglia molto a
Willie, e glielo fa notare. Willie risponde che infatti quelli sono i suoi genitori, proprietari di
una taverna poco distante, nel luogo in cui lui stesso è stato “concepito, nato e cresciuto”69.
69 Cit. originale: “conceived, born and educated”.
57
Il doppiaggio dei cartoni animati
Per
il
pubblico
Americano non
c’è niente di
strano in questa
scena,
già conosce le
origini scozzesi
di Willie. Ma
non è così per il
pubblico
italiano.
Questa
perché
scena presenta
molte difficoltà
per
gli
adattatori della serie italiana, perché contraddice, a livello visivo, ogni informazione data in
precedenza su Willie. Risulta infatti ambiguo per il pubblico italiano sentire che Willie è
“stato concepito, nato e cresciuto” in Scozia, quando negli episodi precedenti ha sempre
sostenuto di essere nato in Sardegna; e per di più parla con uno spiccato accento sardo!
La soluzione scelta per questo episodio aumenta la stranezza e l’ambiguità del
personaggio. In questo caso infatti le origini di Willie vengono trasferite in Scozia, ma gli
adattatori decidono di far parlare ogni persona del posto con un accento sardo. Inoltre, dopo
la frase in cui rivela di essere nato in Scozia, Willie fa delle affermazioni che lo ricollegano
immediatamente alla Sardegna e, quindi, al contesto italiano. Ad esempio, quando dopo
qualche scena Homer va sott’acqua alla ricerca del mostro e non riappare per vari minuti,
Willie dice che “è cocciuto come una pecora del Gennargentu” oppure, quando il signor
Burns riesce a catturare il mostro, dice che “è stato più forte di Gigi Riva” .
Dunque, attraverso questi elementi, Willie è immediatamente trasferito nel contesto
italiano.
Per concludere, possiamo affermare che gli adattatori italiani sono stati in grado di riterritorializzare il personaggio di Willie, specialmente a livello linguistico, attraverso la
scelta delle origini sarde. Il motivo principale è che in Italia il sardo è l’unico dialetto ad
essere considerato addirittura una vera e propria lingua, incomprensibile per gli altri Italiani.
Dunque, la scelta della Sardegna come luogo d’origine di Willie lo fanno percepire al
pubblico come un “outsider”, diverso dalla comunità di Springfield: lo stesso effetto che ha
la scelta della Scozia nel pubblico Americano.
APU NAHASAPEEMAPETILON
Apu fa parte dei personaggi secondari della serie: è Indiano, e dopo essersi
laureato in India decide di recarsi in America per conseguire un dottorato in Scienze
informatiche. Durante i suoi studi, però, inizia a lavorare al Kwik-E-Mart per
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Il doppiaggio dei cartoni animati
contribuire alle spese, e rimarrà lì anche dopo aver ottenuto il suo dottorato. Nel
frattempo sposa Manjula, una ragazza Indiana che i genitori di Apu gli hanno scelto.
Apu parla un inglese corretto, ma con forte accento indiano; mantiene le sue
origini, cultura e religione, come si può ben vedere dalla statua del dio Ganesha di
cui fa bella mostra nel supermercato. Apu è la rappresentazione di vari stereotipi
riguardanti gli immigrati Indiani: eccelle in materie come l'informatica e l'ingegneria,
si sposa tramite un matrimonio combinato, lavora 24 ore al giorno in un
supermercato.
Questo personaggio è completamente inserito e accettato dall'intera comunità di
Springfield. Soltanto in un episodio, “Tanto Apu per niente”70 deve affrontare dei
problemi legati alla sua condizione di immigrato: Apu infatti viene quasi cacciato da
Springfield, perché il sindaco Quimby ha proposto un nuovo disegno di legge che
obbligherebbe tutti gli immigrati clandestini ad andarsene dall'America.71
Così, Apu va da Tony Ciccione per procurarsi
dei documenti falsi. Quando Apu lo ringrazia in
maniera molto umile e modesta, Tony replica
immediatamente “Smettila con questa gentilezza,
sei Americano ora!”72 e gli suggerisce di
comportarsi da “vero Americano” se non vuole
Figura 14 Homer nel negozio di Apu
destare sospetti.
Le parole di Tony Ciccione rivelano in questo caso una tipica caratteristica
stereotipata degli Indiani, ossia l'umiltà e la modestia, oltre che la mancanza di
tollerabilità degli Americani nei confronti degli immigrati.
In una scena successiva dell'episodio, Homer si reca al supermercato di Apu e lo
trova totalmente cambiato: sventola bandiere americane, indossa un cappello da cowboy e una maglietta della squadra di baseball New York Mets, fingendo di essere un
70 Titolo originale: Much Apu about Nothing, Stagione sette, Episodio 23
71 Questo episodio è un chiaro riferimento alle elezioni americane del 1994, nella quale gli abitanti
della California votarono a favore della Proposition 187, una proposta di legge che vietava
l'accesso, per gli immigrati irregolari, alle cure mediche e all'istruzione pubblica.
72
Cit. originale: “Cut the courtesy, you’re an American now!”
59
Il doppiaggio dei cartoni animati
vero Americano. Apu infatti suggerisce a Homer di “rilassarsi, e godersi la partita di
baseball”. Homer è piacevolmente sorpreso da questa trasformazione, e contento per
la sostituzione di “quella stupida statua d'elefante” con una rivista di gossip
americana.
Non solo: anche i suoi atteggiamenti e il modo di parlare sono cambiati; non c'è
più traccia dell'accento Indiano, sostituito dallo slang Americano (es: “Hey, there,
Homer, how is it hanging?”73).
L'autore, tramite questo episodio, vuole mostrare una serie di stereotipi degli
Americani, e prendersi gioco di loro: li riduce a un mero popolo di cowboy e tifosi di
baseball, un Paese fatto di persone superficiali che non comprendono l'importanza
delle
tradizioni e origini degli immigrati, Indiani e non. L'autore critica infatti
l'atteggiamento americano nei confronti dell'integrazione sociale.
Il tentativo di Apu di diventare Americano, inoltre, si basa soltanto sull'apparenza
e l'ostentazione di simboli stereotipati, piuttosto che su una vera e propria identità
culturale. Alla fine dell'episodio, comunque, Apu decide di provare a fare il test per
ottenere legalmente la cittadinanza americana, in modo da diventare un cittadino
Americano a tutti gli effetti, mantenendo al contempo le sue tradizioni Indiane senza
doverle rinnegare.
73 Traduzione: “Ehi, Homer, come butta?”
60
Il doppiaggio dei cartoni animati
Mentre gli Stati Uniti sono una nazione che si è sviluppata grazie
all'immigrazione, l'Italia è stata sempre considerata piuttosto un Paese dal quale le
persone emigravano, soprattutto nel corso del ventesimo secolo; ma negli ultimi
venti anni questa tendenza si è invertita, in quanto sono arrivate varie ondate di
immigrati, specialmente dall'Africa, Cina, America del Sud e Europa orientale, per
lavorare e stabilirsi in Italia. Dunque già questo ci fa capire che nell'immaginario
italiano, gli immigrati assumono sicuramente un altro significato rispetto allo
stereotipo americano.
Nella versione italiana della serie, e soprattutto in questo episodio, Apu
rappresenta i nuovi immigrati in Italia, e il modo in cui gli Italiani vi si rapportano.
Gli adattatori hanno deciso di mantenere il forte accento Indiano di Apu; ma, al
contrario della versione originale, il suo Italiano è povero e la grammatica incorretta.
Ma quando cerca di passare il test per ottenere la cittadinanza, la sua padronanza
della lingua diventa impeccabile, senza alcun errore.
La soluzione adottata nell'episodio italiano si accorda pienamente con lo
stereotipo comune italiano secondo il quale gli immigrati non riescono mai
totalmente a padroneggiare la lingua e si esprimono quindi in maniera molto limitata
e, spesso, comica. Con questa scelta linguistica, l'adattamento italiano sembra portare
avanti non solo lo stereotipo di esclusione degli immigrati, ma anche l'idea di una
certa superiorità del popolo italiano, dato che gli immigrati sono visti come incapaci
di afferrare e comprendere uno degli elementi basici della loro nuova nazionalità
(italiana).
III.3 Note finali
L’idea di appartenenza a un Paese, dunque, sembra essere in qualche modo
collegata alla conoscenza e padronanza della lingua, dimostrando ancora una volta
come questa rappresenti un forte simbolo di identità culturale e nazionale. In Italia,
questo aspetto viene enfatizzato ancor più a livello regionale che nazionale, ossia
tramite i dialetti: quindi, per essere considerati veramente “Italiani”, più che la lingua
italiana, gli stranieri dovrebbero saper padroneggiare il dialetto, ed integrarsi a livello
regionale, sia culturalmente che, appunto, linguisticamente.
61
Il doppiaggio dei cartoni animati
Un esempio di questa tendenza lo si può notare nel personaggio di Carl Carlson e
nel suo adattamento italiano. Carl è un collega di Homer; è un afro-americano che,
nella versione originale, è totalmente integrato a livello linguistico (ossia parla
Inglese correttamente e fluentemente) come anche a livello sociale: è infatti nato e
cresciuto negli Stati Uniti ma nonostante ciò rappresenta in qualche modo l’essere
“diverso”.
Nella versione italiana de I Simpson, Carl parla con accento veneto, un elemento
che serve ad aggiungere humor e suggerisce un reale senso di appartenenza e
integrazione. Anche se diverso dagli altri, per origini e colore della pelle, l’uso
dell’accento veneto lo rimanda immediatamente al contesto italiano e il pubblico lo
percepisce come appartenente a questo Paese; diverso è quanto succede ad Apu, che
infatti non utilizza nessun accento e anzi non riesce a padroneggiare al meglio la
lingua, cosa che lo inserisce subito in un contesto esterno e non lo fa percepire come
vero Italiano.
La scelta dell’accento veneto per un uomo di colore, comunque, rappresenta uno
stereotipo di superiorità italiana verso gli immigrati. Alcuni studiosi di traduzione
ipotizzano che dietro questa scelta ci possano essere delle ragioni storiche: durante il
regime Fascita, e prima della Seconda Guerra Mondiale, molti disoccupati veneti
furono assunti da alcune compagnie italiane per andare ad insegnare il lavoro ai
native delle colonie africane. La conseguenza fu che i nativi non solo impararono il
lavoro
ma
appresero
accento e dialetto
anche
veneti.
Una
caratteristica
peculiare
dell’Italia
sempre stata la
divisione
da
profonda
il
Nord e il Sud del
Paese, più che in
ogni altro Stato, e
ciò
manifestato
molto
tra
è
si
è
prima
dell’arrivo
immigrati. Gli atti
da
degli
di razzismo verso
gli stranieri, nonostante siano frequenti, sono ad oggi fortemente criticati e
considerati inaccettabili, e sono state portate avanti varie campagne per la
62
Il doppiaggio dei cartoni animati
promozione della diversità e del multiculturalismo sia a livello nazionale che
Europeo. Al contrario, la separazione tra l’Italia settentrionale e meridionale è un
fatto accettato e considerato “normale”, un fatto in realtà difficile da superare non
solo perché è radicato profondamente nella storia del Paese, ma anche –e soprattuttoperché questa divisione è sottolineata e “sfruttata” al cinema e in televisione,
attraverso la rappresentazione stereotipata del popolo meridionale. Così, quella che
in realtà è una forte divisione e quindi dovrebbe essere oggetto di dibattito, in realtà
diventa una delle fonti più apprezzate di comicità e humour della televisione italiana,
che siano prodotte a livello nazionale o importate dall’estero e poi doppiate.
I Simpson sono uno tra i tanti esempi di questa tendenza della televisione e del
cinema italiani. La maggior parte degli adattamenti ai personaggi della seria è stata
fatta attraverso l’uso di accenti e caratteristiche meridionali.
Otto Mann/Disc
Milano
Carl Carlson
Venezia
Lionel Hutz74
Roma
75
Serpente (Snake Jailbird)
Roma
Luigi Risotto76
Napoli
Commissario Winchester
Napoli
Lou77
Napoli
Eddie78
Puglia
Reverendo Lovejoy
Calabria
74
Lionel Hutz è stato uno dei personaggi secondari della serie animata I Simpson. È l'avvocato a
basso costo di Springfield.
75
Serpente, chiamato anche Serpe, Cobra o Vipera, è un personaggio della serie di cartoni animati I
Simpson. È un criminale del luogo, che spesso si trova a scontare pene nella prigione di Springfield o
a rapinare il supermarket di Apu.
76
Luigi Risotto è il gestore del ristorante italiano di Springfield. Come tutti i personaggi della serie,
incarna uno stereotipo: in questo caso quello dell'italiano baffuto, nasone e ignorante. Matt Groening
ha affermato che il suo aspetto deriverebbe dalla caricatura di un cuoco italiano che lui vide disegnata
su di un cartone di pizza.
77
Lou è il secondo dei tre poliziotti di Springfield in ordine di importanza.
78
Eddie, assieme al collega Lou, accompagna sempre il commissario Winchester. Eddie è l'ultimo dei
tre poliziotti in ordine di importanza.
63
Il doppiaggio dei cartoni animati
Tony Ciccione
Sicilia
Boe
Sicilia (in alcuni episodi parla con
accento siciliano)
Willie
Sardegna
Tabella 1 Adattamento e ri-territorializzazione dei personaggi secondari de I Simpson in Italia.
La tabella in alto mostra appunto la frequenza di accenti del sud utilizzati per
adattare e ri-territorializzare i vari personaggi secondari; sottolinea inoltre come
questa sia una strategia molto comune per creare ironia e humour in tv. Nello
specifico, la maggior parte dei personaggi provengono da Napoli o dalla Sicilia, due
delle aree più stereotipate dell’Italia. La corruzione del commissario Winchester e il
legame di Tony Ciccione con la mafia, nella mentalità Italiana si adattano
perfettamente allo stereotipo di queste aree.
L’adattamento de I Simpson, dunque, incarna la tendenza della televisione e del
cinema italiani di utilizzare stereotipi nazionali, regionali e culturali per riterritorializzare i personaggi in modo da renderli più familiari al pubblico. Dato che
gli scrittori della versione originale hanno cercato di descrivere la società americana
attraverso l’uso di stereotipi, gli adattatori italiani hanno pensato di fare la stessa
cosa. I Simpson rappresentano una sfida per gli adattatori proprio perché sono
imperniati a fondo nella cultura americana popolare, e la sfida è stata quella di
ricreare la comicità e gli stereotipi che potessero andare bene per il pubblico italiano:
e si poteva fare soltanto modificando i personaggi, e attraverso l’uso di accenti
regionali.
In conclusione, possiamo affermare quindi che il doppiaggio de I Simpson
rappresenta una forma di adattamento linguistico e culturale piuttosto che una
semplice traduzione; è stato proprio questo adattamento ad aver permesso il successo
della serie in Italia. Gli adattatori sono infatti riusciti a rendere la serie ancor più
interessante e comica grazie all’addomesticamento e ri-territorializzazione dei suoi
personaggi, il che li ha resi più familiari al pubblico italiano.
64
Il doppiaggio dei cartoni animati
CONCLUSIONI
Dunque, a conclusione di questo mio lavoro di studio e ricerca, posso affermare
l’importanza che ha avuto il doppiaggio nella storia italiana.
Gli Italiani non sono mai stati dei grandi lettori ma piuttosto, dopo la nascita del
cinema, degli appassionati di film e serie televisive, che ci hanno fatto vivere storie
interessanti e avvincenti.
Visto che la maggior parte dei prodotti audiovisivi che vengono trasmessi in Italia
(sia in televisione che al cinema) è stata prodotta all’estero –soprattutto in America- e
visto che la maggior parte delle case di produzione filmica sono Americane (vedi
Warner Bros., 20th Century Fox, Walt Disney, Pixar, ecc.) è il caso di chiederci qual
è il processo grazie al quale possiamo godere di questi prodotti in lingua italiana.
Questo processo si chiama doppiaggio, e non è solo fatto di attori che parlano sopra
un film già girato e reso muto, ma è fatto di un gran numero di professionisti che si
danno da fare per farci comprendere al meglio film e serie televisive e, se alcune
hanno fatto la storia in Italia, è stato anche grazie a questi professionisti: traduttori,
dialoghisti, sincronizzatori, direttori di doppiaggio, doppiatori e assistenti. Tutte
queste persone fanno parte di una catena, quella che va dalla ricezione del film in
lingua originale da parte della società di doppiaggio, fino alla proiezione in sala o
alla trasmissione in tv.
L’aspetto sul quale mi sono voluta focalizzare maggiormente in questo lavoro è
stata la prima fase del processo, ossia la traduzione/adattamento del prodotto
audiovisivo. Quello del dialoghista/adattatore è sempre stato per me un lavoro molto
interessante e per questo ho voluto approfondire le difficoltà che questi professionisti
incontrano durante la fase di traduzione di un film –che, ho scoperto, è molto diversa
dalla traduzione di un testo scritto. Innanzitutto gli adattatori devono rispettare
alcune regole di sincronizzazione, come ad esempio i movimenti delle labbra, i gesti,
o il ritmo interno della frase; poi capita spesso che si trovino a dover modificare
totalmente i personaggi di film e serie televisive, per adattarli al pubblico italiano.
È quello di cui ho parlato nella seconda parte del mio lavoro: parlando della
traduzione de I Simpson ho voluto far conoscere degli aspetti sconosciuti ai più.
Nella versione originale del cartone, infatti, i personaggi (soprattutto quelli
65
Il doppiaggio dei cartoni animati
secondari) sono completamente diversi da come li conosce il pubblico italiano. La
maggior parte di loro, nella versione doppiata, parla con accenti regionali italiani,
soprattutto
del
sud.
Questo
perché
è
stato
effettuato
un
processo
di
addomesticamento del prodotto audiovisivo: visto che i personaggi della serie
rappresentano degli stereotipi della società Americana, sarebbe stato straniante e
forse neanche troppo divertente per il pubblico italiano, perciò questi stereotipi sono
stati adattati e addomesticati alla società italiana. C’è il pizzaiolo che parla
napoletano, così come il commissario di polizia, il criminale mafioso che parla
siciliano, il giardiniere sardo: tutto ciò non è presente nella versione originale.
Ma è stato proprio questo cambiamento, questo addomesticamento che ha resto
possibile il successo de I Simpson in Italia.
66
Il doppiaggio dei cartoni animati
ENGLISH
SECTION
67
Il doppiaggio dei cartoni animati
68
Il doppiaggio dei cartoni animati
INTRODUCTION
Cinema has always been the major means of communication since its origins.
Many surveys, in fact, point out that today the readers (of books, newspapers, etc.)
are less than 20%.
The U.S.A. has always been and still is the country where the majority of movies,
TV series, cartoons, etc. are produced around the world. Just think about the most
important and well-known production and distribution companies: immediately, we
focus on companies such as MGM, DreamWorks, Walt Disney, Warner Bros., and
20th C. Fox. Each one of these companies is American.
So you can easily understand that the U.S. movie production has been superior to
any other in the world since the origin of cinema.79
For this reason (and also for the quantity and quality of U.S. motion pictures) the
other countries started to import American films. But there was a problem: how to
understand them (almost nobody spoke English at that time and still today, a very
small part of the population can fully understand a film which is entirely spoken in
English).
It was right at that moment that the other countries began subtitling and dubbing
American films.
I have decided to discuss this issue because I am really passionate about American
films and I also think that it would be very interesting to discover how and how
much motion pictures have been changed, once they are translated from English into
another language.
In my work I will talk about how situations and events are translated into Italian,
as it is my native language: “Italy is one of the countries that has better developed the
dubbing industry and gone further into the themes linked to the linguistic
transposition of cinema”80; and I will examine in depth one aspect of this topic: the
dubbing of cartoons.
79 The first sound film was produced by Warner Bros.: it was Don Juan (1926).
80 M. Paolinelli, DUBBING AT THE GATES OF THE THIRD MILLENNIUM, Aberystwyth
University, Aberystwyth, Ceredigion, 22 Oct. 2000.
69
Il doppiaggio dei cartoni animati
Most specifically, in the first part of my work I will give a general explanation of
what dubbing is, the difference between dubbing and subtitling and the professionals
of this sector.
Then, I will analyze how the most famous cartoon all over the world has been
modified through its translation from American English into Italian: The Simpsons.
70
Il doppiaggio dei cartoni animati
Chapter I
DUBBING or voice acting
I.1 What does dubbing mean?
Dubbing is a specific technique which is part of film translation studies and is
most used for audiovisual products (such as films, movies, TV series, cartoons, etc.).
There are four different types of film translation: dubbing, subtitling, simultaneous
interpretation and the oversound technique (also called voice over).
Dubbing, also known as rerecording or voice acting, is a post-production process
in which the original voice of the actor recorded on the stage is substituted with
another voice (the one of the dubber), recorded later. It is called a postsynchronization or post-sync technique. It is mostly used in cinema and TV
productions, cartoons or advertising (radio or TV commercials).
There are two different types of dubbing: intra-linguistic and inter-linguistic
dubbing. The former is used when the director of a film decides that one actor has to
be dubbed in the same language: this can happen because the actor doesn't have
proper enunciation or he/she speaks with some regional accent. The latter is used
when we need to translate an audiovisual product from a language to another: the
main goal is to make the dialogues understandable for an audience which has a
different language and a different culture, so that this product can also be sold in
other countries.
Dubbing is also used in cartoons, or to make babies, animals or objects talk; it is
used even in commercials or films as an off-stage commentary.
I.2 The steps of dubbing a movie
I.2.1 The professionals
Dubbing is strictly connected to the work of translation; nevertheless, the
translation of a movie script is only the first of a series of different steps that
“transforms” a motion picture into a different language. In fact, too often after the
translation, the movie is completely changed and in some way “transformed”, as we
71
Il doppiaggio dei cartoni animati
will see later when I will talk about the transformation of The Simpsons for the
Italian audience.
However, the process of transposition of a film from a language to another is
complex and includes several professional figures.
The first step is the literal translation of the script. Then, we need to adapt the
film: in fact, in contrast to the literary translation, “there is not only the verbal
element to take into account, but also the whole physical structure of the image,
which makes for more imperatives which must be observed.”81 The dialogue adaptor,
therefore, is the first professional figure that we meet in this process of transposition:
he/she has the task of adapting in another language (e.g. Italian) the text and
dialogues of the motion pictures, while making them correspond to the movements of
the mouth of the actor on the screen. He/she also must analyze the text, do research
about the culture, the age and the place where the movie is set, in order to fully
recreate the sense and the feelings of the original movie, in the other language, too;
the main goal should be to create in the foreign audience the same sensations and
emotions that the original audience felt.
The other professional figures of this process are:
•
dubbing director;
•
audio or dubbing assistant;
•
dubbing actors;
•
sound mixer;
•
dubbing or re-recording mixer.
The dubbing director watches the film and reads the adaptation of the script;
chooses the dubbing actors; directs the actors, giving them advice and
recommendations regarding the acting and explaining the plot and the characters to
them; this helps with the re-recording mixer during the post-production.
The audio or dubbing assistant plans all the work; watches the film and divides it
into small sequences (called loops82).
81 M. Paolinelli, op. cit.
82 In the dubbing sector, loops are short intervals in which the script is recorded out and they are of
about 30 seconds in length on average.
72
Il doppiaggio dei cartoni animati
Finally, the dubbing actors play their roles, following the recommendations of the
dialogue adaptor and the dubbing director.
I.2.2 The steps
When a movie first arrives in Italy (or in another importing country), the dubbing
company nominated by the producer chooses the dialogue adaptor and the dubbing
director.
Firstly, the audio assistant previews the movie and the script and verifies that the
score is complete and in good conditions.
Then, a copy of the movie and the script are given to the dialogue adaptor (who
has to translate them), while the dubbing director watches the movie and chooses the
dubbing actors for each role.
When the script is translated, the audio assistant divides the film into several parts
(called loops) and decides the work shift for the actors, together with the dubbing
director.
At this point the recording of the dubbing version starts: actors, director and
assistant gather in the recording studio and record their voices. The typical recording
73
Il doppiaggio dei cartoni animati
studio consists of a room called the "studio" or "live room", where the actors
perform; and the "control room", where sound engineers operate to manipulate the
sound.
In front of the dubbing actors there is a book holder with the translated script, the
microphone and a screen where the film is projected; they watch the loop in the
original language and try the line more times, until they are ready to record.
After the recording, the sound mixer operates and manipulate the recording track,
so that the voices coincide with the mouth movements of the actors.
Finally, the re-recording mixer just “mixes” the original music of the film with the
new dubbed audio track.
I.2 Dubbing or subtitling?
Yet dubbing is not the only way to translate a movie. In fact, there are other two
techniques to achieve this aim: subtitling and oversound.
Oversound is a technique in which the new score of the film (that is the translated
one) is added (and not only replaced) to the original one, which is in the background.
This technique is particularly used in interviews. With the oversound, the dubbing
actor starts speaking two-three seconds after the original actor; for this reason the
dialogue adaptor must pay great attention to the translation of each sentence, so that
what is said corresponds to what the actors actually do.
On the contrary, a subtitle is a text written to help understand motion pictures.
Subtitles are not the literal translation of a spoken text, but they consist in a real
adaptation of it; in fact, when transposing an oral message to a written text, you must
take into consideration several factors, such as the rhythm, the register, the space on
the screen, etc.
But why do producers sometimes prefer subtitling a film, instead of dubbing it?
First of all dubbing a film is far more expensive than subtitling it. But this
decision is not only based on economic reasons: for example, it also depends on the
percentage of people that speak English in the foreign country. Thomas Herbst
affirmed that the preference for subtitles increases in people with a higher education
level and social class. He distinguishes the “subtitling countries” (where, on average,
people prefer subtitles, like The Netherlands) from the “dubbing countries” (where
74
Il doppiaggio dei cartoni animati
dubbed films are preferred, like Italy, Spain and France), adding that generally
subtitles are preferred in those marginal countries that are open to foreign culture; on
the contrary, dubbing is more popular in countries like Italy or France, where often
the government doesn’t want people to be influenced by different or unknown
cultures (as during Fascist times when Mussolini banned the circulation of Englishspoken movies).
Subtitles: The Features
with the subtitles, the original text is actually reduced, by 40 to
70%;
subtitles take up a part of the screen, preventing the spectator
to totally watch the movie;
it takes more or less half of the film to read the subtitles for an
average spectator; therefore half of the film is not actually “watched”;
the spectator can’t totally concentrate and get carried away by
the plot of the film because he always has to read the subtitle;
the person who speaks the original language of the film is
somehow annoyed by the presence of the subtitles, while who doesn’t
speak the language can’t learn it because he/she can read the subtitles;
a subtitle can’t be longer than 2 lines of 36 letters and has to
remain on the screen from half a second to four seconds.
Today subtitles are less disturbing than in the past, but they surely can’t replace
dubbing, because subtitling means eliminating all the details that are not necessary to
understand the dialogue (otherwise the subtitle would be too long); on the contrary,
the heart of a movie is in the feelings and emotions which are expressed also through
the dialogue. For this reason today subtitles are considered only something to help
people understand a movie in a foreign language, but can’t be considered as a tool of
linguistic transposition like dubbing.
75
Il doppiaggio dei cartoni animati
Figura 15 A scene from "Breakfast at Tiffany's" with Audrey Hepburn and George Peppard.
76
Il doppiaggio dei cartoni animati
Chapter II
TRANSLATING THE SIMPSONS
I.1 General consideration
The Simpsons is one of the most famous, important and profitable show in
American history.
As everybody knows, the scene is set in the American city of Springfield, and the
main character is Homer Simpson with his family, composed of his wife, Marge, his
son Bart and his daughters, Lisa and Maggie. The series focuses on the daily life of
this family, and shows the different aspects of the life of each component: Bart and
Lisa going to school or Homer going to work. The cartoon is also full of minor
characters which the Simpson family relates with.
The two co-producers of the series (Fox and Gracie Films) had great interest in
the success of the cartoon abroad. For this reason, they paid a lot of attention and
importance to its translation and to every phase of the show's international
distribution. “In fact, the two production companies have been directly involved in
the choice of translators and voice-over actors in most of the countries where the
series has been exported; in Italy, in particular, Gracie Films has worked in
collaboration with Mediaset (the local distributor of The Simpsons) to find voices for
dubbing that would match those of the original American actors as closely as
possible.”83Actually, when I first watched The Simpsons in English, I remained
astonished by the resemblance of the American dubbing actor's voices with the
Italian ones: the voice of Dan Castellaneta (who plays the role of Homer Simpson in
the original show) is really similar to the one of Tonino Accolla (Italian dubbing
actor for Homer), as well as the voice of Julie Kavner (playing the role of Marge
Simpson) sounds like the one of Liù Bosiso (Italian dubbing actress of Marge).
The only difference that I noticed between the American and the Italian show
(obviously translated) is that in the first one there are only six main voice actors, who
interpret numerous characters: for example, Dan Castellaneta doesn't only play the
83 C. F. Ferrari, Since when is Fran Drescher Jewish?-Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, University of Texas Press, Austin, TX, 2010, p. 73.
77
Il doppiaggio dei cartoni animati
role of Homer, but he is also the dubbing actor of characters such as Grampa
Simpson, Krusty the Clown, Barney Gumble, Groundskeeper Willie, Mayor Quimby,
only to mention a few. At the same time, Julie Kavner, apart from dubbing Marge
Simpson, is also the dubbing actress of characters such as Patty Bouvier, Selma
Bouvier and Jacqueline Bouvier. The cast of the American show, then, has other
actors that occasionally dub minor characters, and recurring guest stars.
(It is worth to say that, with the exception of Harry Shearer84, every main cast
member has won an Emmy for Outstanding Voice-Over Performance.85)
On the contrary, in the Italian series, there is one actor for each character, so there
are more actors than in the American original show; only sometimes the same
actor/actress gives his/her voice for more than one character and this happens
occasionally. Actually only Tonino Accolla plays the role both of Homer Simpson
and Grampa Simpson (occasionally), while Liù Bosiso both Marge Simpson and
Patty and Selma Bouvier.
Figura 16 The famous Homer's
Italian dubber Tonino Accolla
84 Dubbing actor of the American show The Simpson, playing the role of characters such as Mr.
Burns, Waylon Smithers, Ned Flanders, Principal Skinner, Otto Mann, Lenny Leonard and
Reverend Lovejoy.
85 The Primetime Emmy Award for Outstanding Voice-Over Performance is a creative arts Emmy
Award given out by the Academy of Television Arts and Sciences. It is awarded to a performer for
an outstanding "continuing or single voice-over performance in a series or a special." The award
was first given in 1992 when six voice actors from The Simpsons shared the award. Fonte:
Wikipedia.
78
Il doppiaggio dei cartoni animati
When talking about The Simpsons, we can undoubtedly affirm that the show
represents a pungent satire of contemporary American society: the animated series
created by Matt Groening is a product rich in cultural and political references and the
cultural content in it is really relevant.
Most of all, the references of the show are to U.S. society: how then, can it be sold
abroad?
In this case, the translation and adaptation of the series for a foreign public play a
fundamental role: translation is a bridge not only between different languages, but
also between different cultures.
Regarding Italy, the dialogue adaptor made several changes and modifications to
the show in order to make it more familiar to the Italian audience (so that it can be
sold better). Not only: thanks to these modifications the series has become
particularly successful in Italy.
“The Italian translation of The Simpsons – I Simpson – is a process that includes
changes to the characters' names and accents, acronyms, jokes, catchphrases, cultural
references, signs, billboards, advertising jingles, songs and episode titles: this is all
part of an effort to domesticate the show for the Italian audience.”86
Therefore, we can say that this cartoon has undergone a process of indigenization:
it means that some of the distinguishing features of the characters in the American
version have been completely eliminated and substituted with some features that are
surely more familiar for the Italian audience, or peculiar of Italy. The two elements
emerging after this “indigenization” that made most of the success in Italy have been
the references to popular culture and the stereotypical depiction of the characters, as I
will explain in the next chapter.
“The Italian translation of the show relocates most of the cultural allusions to the
American society to a new national (Italian) context and re-territorializes the
characters according to domestic stereotypes.”87
86 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., pp. 75-76.
87 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., pp. 75-76.
79
Il doppiaggio dei cartoni animati
I.2 Indigenizing The Simpsons
This show is not only characterized by the presence of the Simpson family, but
there is also a cast of minor characters, who play different roles in the development
of the story; they are defined by specific stereotypical traits. In fact, thanks to the
great number of these characters, the authors of The Simpsons explore most of the
social and cultural types with which the audience is familiar. “The series portrays a
greedy boss (Mr. Burns), a corrupt mayor (Quimby), an incompetent chief of police
(Wiggum), an immigrant who fights for his rights as a citizen (Apu), a reverend more
80
Il doppiaggio dei cartoni animati
interested in material goods than in spiritual guidance (Lovejoy) and so on.”88 The
audience of each country of the world surely is familiar with these figures, having
met at least one of them during their life.
They are defined by specific social, cultural and ethnic stereotypes. And these
stereotypes, indeed, helped the Italian translator in finding a way to adapt the show
for the Italian audience.
Firstly, I will talk about two of the main characters, Homer and Bart; then, I will
analyze in depth the process of indigenization that the minor characters of the show
have undergone.
I.2.1 Bart and Homer
An interesting example of this type of indigenization is the voice-over that
translates Bart's punishments in the opening credits of each episode. “The
punishment always consists of having Bart write on the school blackboard a different
repeated phrase that corresponds to the action done in class.”89In the original
American version Bart writes in English on the blackboard, but there is no voiceover that reads what he has written. On the contrary, the Italian version maintains the
original visuals, but has the voice-over “translate” the sentences written on the board
for the Italian audience.
Most times it is a translation of what Bart is actually writing, but there are a few
episodes in which the translation adapts and modifies the action for which he is being
punished.
88 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 78.
89 Ibidem, p. 79.
81
Il doppiaggio dei cartoni animati
Figura 17 Bart punishment in the opening credits
In the episode “Bart the Genius”, Bart writes “I won't waste chalk”. The wasting
of chalk is not so serious, but the irony is that writing on the blackboard over and
over is actually a waste of chalk.
The Italian version is completely different. While the writing on the board remains
in English, the dubbing actor says “Non disegnerò donne nude in classe” (I won't
draw naked women in class). “This is a much more serious action, especially for a
ten-year-old; the dubbed version portrays Bart as almost erotically deviant,
employing a cultural (global) stereotype often associated with Italians as sensual and
sexual.”90 Despite the stereotype of Italians “sensuality” is based more on an
international idea than on an Italian self-image, this is a typical kind of
indigenization specifically constructed for a foreign audience.
Let's talk about Homer. Homer can be defined essentially by “what he buys” more
than by “what he is”. Therefore, during the translation of the show for the Italian
audience, the simplest and most effective way to indigenize this character has been
90 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 79.
82
Il doppiaggio dei cartoni animati
“through the indigenization of what he purchases, instead of through the way he
expresses himself”.91
Just an example: “Lisa's Sax”, 3rd episode, from Season 9. The Simpson family is
in the living room, and Marge asks Homer to hold Maggie and put her to sleep.
Homer thinks that a good way to do it and have Maggie sleep is to give her some
beer, so he puts the can of Duff in her mouth and sings “Come on Maggie, it's Miller
time, it's Miller time”. Homer's dialogue reminds both a specific and real brand of
beer -Miller- and its renowned American commercials, saying “It's Miller time”.
Here there is a direct reference to the American culture; moreover, one of Homer's
most characteristic features is his love for beer and maintaining this feature in the
translated version is of crucial importance. The Italian translator takes the cultural
reference (to the Miller beer) into consideration and, looking for an appropriate
alternative, has Homer say, “Maggie...birra, e sai cosa bevi” (Maggie...beer, and you
know what you're drinking!). The catchphrase refers to a popular 1980s commercial
in which Neapolitan actor, TV host and musician Renzo Arbore promoted and
guaranteed the quality of Italian beers. “While not related to any specific brand, the
reference to the beer commercial is precise, and targets the same adult audience in
both countries.”92 Homer, therefore, is indigenized in his consumerist feature, and
91 Cit: C. F. Ferrari.
92 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 81.
83
Il doppiaggio dei cartoni animati
not in his ethnic, racial or political factors; his indigenization is based less on
linguistic and ethnic translation.
On the contrary, most of the secondary characters of the show are defined through
their national, racial and ethnic characteristic, and these are just the key to indigenize
the show.
The indigenization in the Italian adaptation of The Simpsons, then, is achieved
thanks to the use of various Italian accents and dialects and to the transfer of the
characters’ features to a new national context. For example, considering the influence
of the Catholic Church and the common tendency to criticize it, “Italians are
certainly familiar with religious figures who do not quite play their role as God’s
ministers, but rather use the church to attain personal benefits (like the show’s
Reverend Lovejoy). “Similarly, many stereotypes in Italy are related to the
corruption of politics and the police, and therefore characters such as Mayor Quimby
and Chief Wiggum find fertile ground in the Italian context.”93
So, we can say that in the Italian adaptation of the cartoon, the small town of
Springfield is “transferred” into the Italian context with all its characters and
stereotypes, using different accents to recognize them. As Tonino Accolla said,
“accents in Italy immediately recall precise personalities”.94
I.2.2 Other characters
As I have just explained, the Italian adaptation of The Simpsons is essentially
based on stereotypes and accents. Italy, in fact, offers a great range of accents and
dialects and this has been vital to the indigenization of the show.
In the previous paragraph I have talked about the transportation of the main
characters (Bart and Homer) in the Italian context; in this section I will talk about the
indigenization of the minor characters, which I think it is very interesting to analyze.
For which concerns the adaptation for Italy, we can divide minor characters in two
separate groups: the first one includes those characters whose indigenization is based
on stereotypes related to the use of Italian regional accents that corresponds to the
93 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 82.
94 Ibidem, p. 83.
84
Il doppiaggio dei cartoni animati
American stereotypes employed to create the original characters (Fat Tony, Moe
Szyslak, Otto Mann and Chief Wiggum); “the second group involves linguistic but
also national, ethnic and racial factors”95, and includes characters whose features
have been completely changed in order to make them comprehensible for the Italian
audience.
ANTHONY D’AMICO (FAT TONY)
Fat Tony is the typical Italian American mobster: this is a figure easily
recognizable all over the world thanks to the distribution of gangster films (such as
The Godfather). In the American version this character is actually dubbed by an
Italian American actor (Joe Mantegna), who employs a real “gangster” voice.
In the Italian version, Fat Tony talks with a Sicilian accent: the reason of this
choice is that this accent is immediately associated with illegal activities and above
all with the Mafia. Therefore, this character has been well indigenized in the Italian
version, because when listening to his Sicilian accent, the Italian audience
immediately understand that he is a criminal, which is the same thing that the
American audience think while listening to an Italian American gangster.
MOE SZYSLAK
Moe Szyslak is the bartender and owner of Moe’s Tavern, Homer’s favorite
location in Springfield. Moe’s main feature is, in the original U.S. version,
95 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 84.
85
Il doppiaggio dei cartoni animati
ambiguity: his actions are usually dubious, and few are the instances in which the
audience is informed about details of his life.
In the Italian version, the first thing that we
notice is that the translators changed his name
from Moe to Boe. This change can seem
irrelevant and unnecessary, but instead it is a
creative way to indigenize this character. In
fact, Moe’s main feature in the American
version is ambiguity and the fact that nobody
actually knows what he does (apart from
owning a bar); well, in Italian the name Boe
does not exist, but actually sounds like “boh”,
Figura 18 Moe Szyslak
which is a frequently used expression in Italy,
to mean “I don’t know”. So, on one hand, the name of this character becomes
comical because Italians use the word “boh” very frequently, and on the other hand it
is a way to indigenize Moe Szyslak, because it highlights the character’s ambiguity.
“In addition, only in a few episodes of the Italian version Moe/Boe talks with a
Sicilian accent (but not in the original version): this is a device to emphasize the
ambiguity of this characters and his tendency to hide information about his life,
which is the most distinctive trait of the character in the original U.S. version.”96
OTTO MANN
Otto
is
Springfield’s
school
bus driver. He is a 29-
year-old
lacks
only wants to play the
ambition
and
man
in
who
guitar: this element is
highlighted
the
Italian version from
the modification of his
name from Mann to Disc. He has some of the characteristics of the mammone, which
is a stereotypes for Italian young adults who refuse to leave their homes and refuse
96 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 85.
86
Il doppiaggio dei cartoni animati
responsibilities. This stereotype is not associated with a specific Italian region, but it
is widespread all over the country. For the Italian version, however, the translators
chose a Milanese accent for Otto’s dubbing. The choice of this accent adds humor to
the depiction of the character, not because Otto fits the cultural stereotypes
associated with Milan, but because he contradicts it completely: Milan is the most
industrialized and residential city in Italy, and the Milanese stereotype is of snobbish,
ambitious and very efficient people. “The humor and irony, then, lie in setting
expectations through the use of specific accent that evokes a certain regional type,
and then challenging those same expectations with a character who contradicts them
all.”97
CLANCY WIGGUM
Clancy
Wiggum
is
chief
of
Springfield's
police. He is overweight, he
is constantly eating, and his
main
features
incompetence,
lack
are
of
intelligence, and corruption.
In
the
original
U.S.
version, Wiggum’s dubbing
actor imitates Edward G.
Robinson: he was a Romanian-born American actor, who became very famous for
his role of Italian American gangster Little Caesar (1931 film directed by Mervyn
LeRoy). In the U.S. version the irony is based on the use of a generic “funny” voice
(for a young and less educated audience) and, more specifically, on the parody of
Edward G. Robinson (for older and more cultured viewers).
In regards to the Italian adaptation, the name of the character is changed from
Wiggum to Winchester (which is a famous rifle and shotgun brand) to make a joke of
American police officers’ ease with weapons. Then, the dubbing actor uses a
97 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 84.
87
Il doppiaggio dei cartoni animati
Neapolitan accent, which is particularly loved in Italy and sounds amusing (in fact,
generally film and television associate the Neapolitan accent and dialect with
comedy). Chief Wiggum not only speaks with a Neapolitan accent, he actually uses a
Neapolitan dialect: he often calls criminals guaglio’ (guaglione which can be
translate as “kid” and is one of the best-known Neapolitan expression). Finally, his
corruption evokes stereotypes associated with organized crime in Naples; therefore
Chief Wiggum fits the characteristics of a Neapolitan stereotype. “His accent, the
words he uses and the portrayal of Neapolitan police as corrupt re-territorialize
Wiggum within the Italian context and symbolically “send” the Italian audience
home.”98
I.2.3 Indigenization of Apu and Willie for the Italian audience
GROUNDSKEEPER WILLIE
Willie is the groundskeeper of Springfield Elementary School. In the original
series, he comes from Scotland: the public can understand it both from his accent
(which is really different from the one used by Springfield inhabitants) and from the
kilt he often wears. Willie is solitary and aggressive and often talks about his Scottish
rural life and childhood; he is “diverse”, he acts and speaks differently from the
Springfield community and this fact is often highlighted.
It was difficult to recreate all the features of this character in the Italian version of
the show: in fact, the translators
had to recreate Willie's solitary and
aggressive nature, which in the
U.S. version correspond to the
stereotype of Scottish people. “The
fundamental difficulty that the
Italian
translator
and
dialogue
writer encountered was the fact that
the Scottish stereotype in Italy
Figura 19 Willie and Wiggum
98 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 87.
88
Il doppiaggio dei cartoni animati
does not correspond to the characteristics that Willie presents.”99 In fact, Italians
think that the Scottish people are red-headed, avid people who drink a lot; therefore,
the Italian stereotype cannot correspond to Willie's nature and his constant reference
to rural childhood. The solution adopted by the translators was drastic: they
completely changed Willie's country of origin. In the Italian version, in fact, he
comes from Italy or, more precisely, from Sardinia!
Why did they choose this solution? The translators and dialogue writers decided
to transfer Willie's Scottish stereotype to another country (region, in this case) whose
stereotype fits the same characteristics for the Italian audience.
“Today Sardinia is one of the most exclusive and expensive locations for tourism
in Italy, but in the stereotypical view of Italians it still remains isolated and it is seen
as very rural; traditional representation of people from this region figures a rustic
lifestyle and people usually working as shepherds.”100 Therefore, Willie's origins
from Sardinia correspond to his nature more than his origins from Scotland for the
Italian public, because Sardinians are viewed as rural and solitary (the region is the
most isolated one from the peninsula) which actually are Willie's most important
characteristics.
This process of drastic modification is an example of domestication and reterritorialization of a character. In fact in the Italian show, Willie is literally
transferred to Italy: he speaks with a Sardinian accent and always says that he comes
from Sardinia. When in the American show Willie talks about his Scottish origin, in
the Italian version this is always changed by talking about Sardinia.
The major problem faced by the dialogue writers has been the fact that Willie
often wears a kilt, which is a typical and undeniable reference to Scotland.
Sometimes this element is simply ignored in the Italian translation, while sometimes
it is considered as a skirt; it is actually used as an element that adds oddity,
strangeness and diversity to the character.
Just two episodes translated for the Italian audience presented insurmountable
difficulties and ambiguity, because there were specific visual and linguistic
99 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 87.
100Ibidem, pp. 87-88.
89
Il doppiaggio dei cartoni animati
references to Willie's Scottish origins. The episodes are “Lard of the Dance” (“Tanto
va Homer al lardo che...”) and “Monty Can't Buy Me Love” (“Monty non può
comprare amore”).
The first episode is more easily translatable because every piece of information or
joke about Willie is based on language. In the episode Homer decides to enter the
grease-recycling business and make money in this way; so he tries to steal
Springfield's Elementary school waste with Bart, but Willie discovers them. In order
to defend himself and fool Willie, Homer pretend to be an exchange student from
Scotland, so he starts talking with a marked Scottish accent. When he hears that
Homer is also Scottish, Willie becomes excited and asks Homer where he comes
from, and Homer answers that he comes from “North Kilt Town” and Willie is
extremely happy because he says this is the same town he comes from and asks
Homer if he knows Angus McLeod. The dialogue is funny because Willie talks with
a marked Scottish accent and Homer tries to talk like him.
The entire dialogue is translated and transferred to the Italian context by
substituting every reference to Scotland with a reference to Sardinia. Therefore,
Homer affirms he comes from “Nord Pecurone” (an invented town, which literally
means “North Big Sheep Town”) and Willie asks if he knows Salvatore Udda, which
is a typical Sardinian name; the whole dialogue is characterized by a strong Sardinian
accent. “The correspondence between North Kilt Town and Nord Pecurone, between
Angus McLeod and Salvatore Udda and between the accents is accurate and very
creative. In the first case the name of Willie's hometown is based on very
stereotypical traits: the kilt from Scotland and the sheep for Sardinia; similarly, the
reference to Angus McLeod and Salvatore Udda is comical because the two names
respectively sound undeniably from Scotland and Sardinia.”101 Therefore, the
conversation is completely transferred into the Italian context by using a stereotype
about Sardinia, which corresponds to the stereotype that Americans have about
Scotland: this is a typical example of re-territorialization. Moreover the conversation
has the same consequences both for the American and the Italian audience:
101 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 89.
90
Il doppiaggio dei cartoni animati
confirming Willie's origins from Scotland (in the U.S. version) and Sardinia (in the
Italian version).
The other episode, “Monty Can't Buy Me Love”, was more difficult for the
translators and is ambiguous for the Italian audience.
It talks about a travel that Mr. Burns wants to do in Scotland: he is looking for the
Loch Ness monster and wants to capture it and take it to Springfield. Mr. Burns
forces Homer, Willie and Professor Frink to go and help him.
When they arrive at the lake, Homer sees an older couple that really looks like the
groundskeeper
Willie.
latter, in fact,
says that those
are his parents
who
tavern
and that he was
nearby
“conceived,
educated”
The
own
born
102
a
and
there. For the
American
audience
there
is nothing strange or different from the previous episodes in this sentence, because
they already know that Willie comes from Scotland.
But it's not like that for the Italian audience. The Italian adaptation presents many
difficulties for the translators, because the visual elements completely contradict
what the audience previously learned about the character. First of all, the episode has
plenty of references to Scotland, which are very explicit; secondly, the couple
undoubtedly resembles Willie, so the Italian audience could wonder why Willie's
parents are from Scotland if he speaks Sardinian.
Instead of clarifying information about the character, the Italian dialogue increases
the ambiguity about Willie. Only in this episode, in fact, his origin is changed to
Scotland, but the translators made every person in the crowd speak with a Sardinian
accent. In addition, after revealing that he was born in Scotland, Willie makes two
“precise references to Sardinia that immediately transfer him back to the Italian
context.”103 First, when Homer goes underwater and does not reappear on the surface
102 Cit: Groundskeeper Willie, The Simpsons, Season 10, Episode 21.
103 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., pp. 90-91.
91
Il doppiaggio dei cartoni animati
for a while, Willie claims that Homer shows more “stubbornness” than a “goat from
Gennargentu”104; later in the episode, after Mr. Burns manages to capture the monster
by himself, Willie says he is “stronger than Gigi Riva105”.
Throughout these elements, then, Willie is immediately re-transferred into the
Italian context.
All in all, we can say that the translators have been able to re-territorialize Willie's
character, especially at a linguistic level. The reason is that Sardinian is the only
idiom in Italy which is not only a dialect, but a real different language,
incomprehensible to other Italians. Therefore, Willie's Sardinian origin and accents
place him as an “outsider” and “diverse” from the Springfield community, which is
the same role he plays in the U.S. version as a Scotsman.
APU NAHASAPEEMAPETILON
Apu is one of the minor characters of the show: he is Indian and came to America
in order to study and get a Ph.D. in computer science. When he is at college, he starts
working at Kwik-E-Mart, and he remains there after obtaining his degree. In the
meantime he marries Manjula, an Indian girl chosen for him by his parents.
Apu speaks good English with a strong Indian accent and his origin and tradition
are shown thanks to the statue of Ganesha which he displays in the market.
He is a representation of several stereotypes regarding Indian immigrants: he is
good at computer and engineering, he had an arranged marriage, he works 24 hours
in a market.
Apu is completely accepted by the Springfield community. Only in one episode he
has problem: in fact, in “Much Apu About Nothing”,106 Apu is nearly banished;
Mayor Quimby has proposed a referendum for a new law that would force all illegal
104 The Gennargentu is a famous national park which is situated on the east coast of Sardinia.
105 Gigi Riva is a famous retired soccer player who played for the Cagliari team (the major Sardinian
city).
106 Seventh season, 23rd episode.
92
Il doppiaggio dei cartoni animati
immigrants to leave the U.S.107 For this reason, Apu goes to Fat Tony so that he
provides him with fake documents. “When Apu thanks him humbly, Fat Tony
promptly replies, “Cut the courtesy, you’re an American now!” and suggests that he
“act American” if he does not want to look suspicious.”108
Fat Tony’s words reveal a stereotypical
representation of Indian people (which are
humble) and the American lack of tolerance for
immigrants.
Later in the episode, Homer goes to the market
and sees Apu showing off American flags, a
cowboy hat, and a New York Mets baseball Tshirt, pretending that now he is a real “American”. Moreover, Apu tells Homer to
“take a relaxed attitude for work, and watch the baseball match”. Homer is surprised
but happy for this change in Apu’s attitude, and welcomes the substitution of “that
goofy sacred elephant statue”109 with an American magazine.
But not only does Apu change his clothing or market style, he also changes the way he
talks: he eliminates his Indian accent and makes use of American slang (e.g. “Hey, there,
Homer, how is it hanging?”).
With the entire episode the author is clearly showing a stereotype of Americans
and mocking them: he is also reducing the United States to a country of cowboys and
baseball fans, a country of superficial people who don’t understand the importance of
tradition and religion for an Indian immigrant. The author criticizes the American
attitude toward social integration. “Apu’s performed Americannes is based, in fact,
more on appearance and stereotypical symbols of patriotism than on actual
manifestations of cultural identity.”110
107 This episode refers to the 1994 elections in which Californians voted for Proposition 187, a ballot
initiative aimed at preventing illegal immigrants from accessing health care benefits and public
education.
108 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 92.
109 Cit: Homer Simpson, The Simpsons, Episode 23, Season 7.
110 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 83.
93
Il doppiaggio dei cartoni animati
At the end of the episode, however, Apu decides to take the official test to become
a legal citizen, so that he can be American maintaining his Indian tradition, roots and
origin.
“While the United States has been considered a country developed via
immigration, Italians have most commonly been known for immigrating to foreign
countries, particularly at the turn of the twentieth century; this tendency has changed
in the last twenty years as waves of immigrants, especially from North and West
Africa, China, Latin America, and eastern Europe have begun to move to and settle
in Italy.”111
In the Italian version of the episode, Apu represents the new immigrants in Italy,
and the way Italians deal with immigration. The translator decided to make Apu
speak Italian with a marked Indian accent (like in the original version); but, on the
other hand, his grammar is poor and his Italian incorrect. When he tries to pass the
test to become a legal American citizen, Apu's Italian becomes impeccable and
almost without any foreign accent. The solution found in the adaptation matches the
common stereotype perpetuated in Italy about immigrants who can never really
master the national language and can only express themselves in a very limited and
comical fashion: with this linguistic choice the Italian translation seems to perpetrate
not only a stereotype of exclusion for immigrants but also the idea of Italian
111 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The
Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 83.
94
Il doppiaggio dei cartoni animati
superiority, because immigrants are seen as incapable of grasping and apprehending
one of the most elementary aspects of their acquired, new national identity language- unless faking it.
95
Il doppiaggio dei cartoni animati
96
Il doppiaggio dei cartoni animati
SECTION
FRANÇAISE
97
Il doppiaggio dei cartoni animati
98
Il doppiaggio dei cartoni animati
Chapitre I
Le doublage
I.1 Qu’est-ce que le doublage?
Le doublage est une technique de traduction qui est utilisée, justement, dans la
traduction des produits audiovisuels. Dans ce secteur il n’y a pas seulement le
doublage mais aussi les sous-titres comme moyen de traduction d’un film ou bien
d’une série télé.
Ce processus comprend l’annulation de la voix originale du comédien/de la
comédienne, qui est substituée par la voix du doubleur qui a été enregistrée après.
C’est une technique utilisée surtout au cinéma, à la télévision, mais aussi pour
faire parler les dessins animés, les animaux, les nouveaux nés, les objets et dans la
publicité.
Il faut, toutefois, faire une distinction entre le doublage et la postsynchronisation.
Le doublage, en effet, consiste à réenregistrer, en studio, les dialogues d’un film pour
le diffuser traduits dans une langue étrangère : son but est celui de faire comprendre
les dialogues à un public qui parle une langue et a une culture différentes. « Au
99
Il doppiaggio dei cartoni animati
contraire, dans la postsynchronisation on refait, dans
la même langue et avec généralement –mais pas
toujours- les mêmes interprètes, tout ou une partie des
dialogues afin de les substituer au son du tournage.
La « post-synchro » peut résulter d’une nécessité
technique (mauvaises conditions ou impossibilité
d’avoir le son direct) ou d’un choix esthétique si le
réalisateur tient à effectuer un travail sur les voix. »112
Le doublage est utilisé aussi pour insérer une voix
off (ou voix hors-champ) dans les films comme dans
Figura 20 Affiche du film "The
jazz singer"
la publicité. Même la substitution de la voix des
comédiens
pas
professionnels
par
celle
des
doubleurs est très fréquente.
I.2 L’histoire du doublage
Les deux inventeurs du doublage ont été Edwin Hopkins et Jakob Karol, qui ont
utilisé cette technique dans le film The Flyer113 de 1928. Juste une année plus tard,
Alan Crosland produit le premier film sonore, Le chanteur de jazz, qui avait
seulement cinq mots parlés. Ce film sort en France en 1929 et est un grand succès.
Le premier film sorti en France complètement parlé a été la version française d'un
film allemand, La nuit est à vous.
Mais en ce qui concerne ce dernier film, on ne pouvait encore parler de doublage,
car en effet les producteurs avaient utilisé un procédé appelé « versions multiples » :
les metteurs en scène tournaient au même temps la même scène en plusieurs langues
avec des comédiens différents et des nationalités différentes.
Finalement, en 1930, le film français Prix de beauté sort au cinéma. L'actrice
Louise Brooks ne parle pas français, donc c'est Hélène Regelly qui lui prêtera sa voix
112 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, Éditions
Objectif Cinéma, Nantes, 2006, page 7.
113Un film sorti aux USA en 1928 et dirigé par Walter Lang, dont le protagoniste est le comédien
William Boyd.
100
Il doppiaggio dei cartoni animati
pour la version française : c'est la première fois qu'on utilise la technique du
doublage, aussi utilisé dans le premier grand long métrage américain, Désemparé114,
de 1931, qui est doublé dans les studios de la Paramount Pictures à Saint-Maurice,
près de Paris. À l'époque, c'était plus difficile de doubler un film pour les comédiens,
parce qu'ils devaient apprendre les dialogues traduits en français par cœur et puis les
réciter en synchronisme avec la bouche des acteurs sur l'écran. Ce type de doublage
était connu comme « à l'image ».
« Charles Delacommune, considéré comme l'inventeur français du doublage, eut
l'idée d'un autre procédé qui apporta un peu d'amélioration aux techniques de
l'époque : il s'agissait d'une bande de papier qui défilait sous l'écran et sur laquelle
était inscrit le texte que les comédiens devaient jouer. »115 Le premier film à être
doublé avec cette nouvelle technique a été La vie privée d'Henry VIII d'Alexander
Korda.
Dans les années 1930, les doubleurs étaient encore une « caste » et leur nombre
n’était pas si élevé. Ces doubleurs étaient en réalité des comédiens de seconds rôles,
qui lentement deviennent spécialisés et commencent à doubler les comédiens les plus
célèbres de l’époque. Mais en France, dans cette période-là, les studios de doublage
étaient mal équipés techniquement. Certains artistes vont même à Hollywood pour
faire, directement là et sous la supervision des
producteurs et réalisateurs américains, la
synchronisation de films.
Vers 1946 une évolution se produit avec
l’afflux des films américains, interdits depuis
l’occupation : le son magnétique 35 mm
perforé est alors inventé, après la découverte
Figura 21 Le magnetophone
du magnétophone116 du français Panier.
À partir de ce moment-là, et pendant une
114 Titre original: Derelict. Film de 1931 de Rowland W. Lee, avec George Bancroft.
115 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
9.
116 Un magnétophone est un appareil permettant d'enregistrer des sons sur une bande magnétique.
Les bandes peuvent être en bobine ou en cassette. Source: Wikipedia.
101
Il doppiaggio dei cartoni animati
vingtaine d’années, on assiste à la division des sociétés de doublage en deux parties :
d’une part il y a les sociétés qui ont été créés par les majors américaines, comme
Général Productions (pour la MGM), CIC (pour la Paramount), les Studios de la Fox,
Universal. D’autre part, il y a une série de sociétés indépendantes, pas liées aux
majors américains, comme Spardice, Lingua Synchrone, Record Films, etc.
Jusqu’aux années 1980, toutes ces sociétés se partagent les doublages pour la
télévision et pour le cinéma. Mais après la naissance des chaînes privées (comme
Canal Plus, La Cinq, TV6 ou M6), le travail se multiplie : donc, on assiste à la
création d'un grand nombre de sociétés privées de doublage, qui se partagent une
portion de plus en plus réduite de travail.
Mais c'est la chute de La Cinq qui provoque une crise dans ce secteur et une
concurrence de plus en plus croissante (et déloyale) : en effet, toutes ces nouvelles
sociétés de doublage offrent leur services à des prix ridicules et donc même les autres
sociétés (les plus anciennes et connues) sont obligées à baisser leur prix, au détriment
de la qualité de ce travail.
« À l'heure actuelle, la situation ne semble pas s'être améliorée: nous assistons au
quasi-monopole de la société Dubbing Brothers117 qui s'approprie la plus grande
partie du travail; d'autre part on observe l'émergence spontanée de toutes petites
sociétés, quasiment artisanales, qui tentent désespérément de survivre à un marché de
plus en plus en baisse. »118
En ce qui concerne la partie technique, il n'y a eu beaucoup de progrès : en effet,
malgré une modernisation due à l'informatique, le doublage français se base toujours
sur la bande rythmo qui défile sous les images avec le texte manuscrit des dialogues
français.
117 Dubbing Brothers est une entreprise française de doublage fondée en 1989 à la Plaine SaintDenis. Elle a quatre filiales en Italie, Amérique, Belgique et Allemagne, avec un partenariat en
Espagne. Philippe Taïeb est le président de la compagnie. Source: Wikipedia
118 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
11.
102
Il doppiaggio dei cartoni animati
I.3 Les phases et les professionnels du métier
Le doublage est un processus complexe et articulé en différentes phases : à chaque
phase correspond un professionnel du métier qui est un maillon fondamental de la
chaîne.
Ces professionnels sont :
Le détecteur
Le traducteur/adaptateur
Le calligraphe
Le directeur de plateau
Le recorder
L’ingénieur du son
Le superviseur
Le monteur son
L’ingénieur du son/mixage
Donc, après la projection du film et la détermination des coûts du doublage, la
première phase de cette chaîne est la détection et le premier « protagoniste » est le
détecteur. « Pour son travail, il utilise une bande-mère, qui se présente sous la forme
d’un rouleau plastifié glacé (blanc ou blanchâtre) et mesure 35 mm de largeur,
comme une pellicule de cinéma. »119 Avec la table de doublage (qui sert à
synchroniser la bande-mère avec le vidéo) il doit prendre note, sur la bande-mère,
des tous les mouvements de lèvres caractéristiques des comédiens : ça sert à écrire la
bande rythmographique (aussi appelée bande rythmo) qui servira pour le véritable
doublage. Il n’écrit seulement les mouvements de lèvres, mais aussi toutes les
indications qui serviront à l’adaptateur pour la traduction, c’est-à-dire tous les
dialogues en langue originale, les respirations ou bien une hésitation : tout ça est
indiqué par des signes particuliers. En France ces signes ne sont pas toujours les
mêmes. « Cela peut être une flèche pointée vers le haut ou le bas pour indiquer une
ouverture ou une fermeture de lèvres, un trait vertical pour une labiale, etc. »120
119 Wikipedia, Http://fr.wikipedia.org/wiki/Doublage.
120 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
53.
103
Il doppiaggio dei cartoni animati
Puis, on a le traducteur, plus fréquemment appelé adaptateur. En effet,
l'adaptateur des films ou des séries télé a un rôle différent par rapport à celui du
traducteur : le traducteur s'occupe « seulement » de traduire un texte d'une langue à
une autre, en respectant le sens de la phrase ; l'adaptateur fait tout ça mais, en plus, il
doit aussi respecter les mouvements de la bouche des comédiens, donc chercher une
traduction qui ne doit pas être forcément littérale, et des mots qui correspondent à
une ouverture ou bien à une fermeture de la bouche des acteurs, aussi bien que
respecter la durée des phrase prononcées. L'adaptateur travaille sur la bande-mère, où
il écrit les dialogues traduits.
Le calligraphe doit recopier le texte français seulement sur une bande
transparente, appelée bande rythmo. Il doit être extrêmement précis et faire attention
à garder le synchronisme de la bande par rapport à l'image.
Le directeur de plateau (aussi connu comme directeur artistique) est le véritable
directeur du doublage et celui qui dirige les doubleurs. D'abord, il contrôle
l'adaptation du texte en français, et puis il décide qui seront les doubleurs (cette
décision peut souvent être prise par les producteurs originaux du film avec les
recommandations des directeurs artistiques). « Une fois les comédiens choisis, il
organise le plan de travail en fonction de la disponibilité des comédiens et du temps
autorisé par le budget et les
échéances. »121 À la fin, il dirige le
travail des comédiens dans le studio
d'enregistrement.
Le recorder est essentiellement
un
technicien :
charger
il
les
d'enregistrement,
s'occupe
de
machines
les
vidéos,
la
bande rythmo, les bandes son122. De plus, il assiste l'ingénieur du son.
121 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
54
122 La bande son d'un film constitue sa partie sonore. Les bandes son sont aussi appelées musseffex
(musique, effets, et tous les bruits de la scène).
104
Il doppiaggio dei cartoni animati
En réalité, il y a deux ingénieurs du son : un est chargé de l'enregistrement et
l'autre est chargé du mixage. Le premier doit, avant tout, placer les doubleurs au
micro. Pendant l'enregistrement, il doit obtenir un son pur, sans bruits parasites. Il
doit gérer les différents micros pour obtenir les différents effets : « recrées
l'acoustique d'une vaste pièce, obtenir un son « mat » sans réverbération, pour les
dialogues en extérieur, par exemple. Il doit enfin, et surtout, être constamment
attentif à tout ce qui se passe sur le plateau, afin de pouvoir, au besoin, réenregistrer
tout ou partie du dialogue. »123
Souvent la production choisit un superviseur : c’est une personne de confiance
qui parle deux langues (la langue d’origine du film et le français). Il doit justement
superviser toutes les étapes de la chaîne de doublage, afin de rendre parfait le produit
final. Avant tout il contrôle la traduction et adaptation des dialogues du film et aide la
production à choisir les comédiens qui doivent le doubler.
Le monteur son et l’ingénieur du son/mixage travaillent souvent ensemble. « Le
premier doit recaler les dialogues, en les faisant arriver plus tôt ou plus tard par
rapport à l’image, pour obtenir le synchronisme le plus satisfaisant possible ».124 Il
doit aussi contrôler que dans les bandes musique il ne manque pas quelque bruit,
musique ou effet. Il assiste au même temps l’ingénieur du son pendant le mixage.
L’autre (ingénieur du son qui s’occupe du mixage) doit mélanger tous les sons
(dialogues, bruits et musique), recréer tous les effets sonores du film (écho,
déformations, par exemple une voix qui passe par une téléphone).
123 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
55.
124 Ibidem.
105
Il doppiaggio dei cartoni animati
Chapitre II
Traduction et adaptation des produits audiovisuels
II.1 Le métier de l’adaptateur
Le métier de l’adaptateur est très différent de celui du simple traducteur : en effet,
le traducteur doit « seulement » traduire un texte d’une langue à une autre, en lui
donnant un sens dans la langue d’arrivée, alors que l’adaptateur de produits
audiovisuels doit respecter une série de règles techniques : l’ensemble de ces règles
est appelé synchronisation (souvent connu simplement comme sync). Il y a quatre
types de sync : la synchronisation labiale, gestuelle, linéaire et rythmique.
L’adaptateur doit respecter tous les quatre, surtout si le comédien est en champ125
plutôt que hors-champ126.
Respecter la synchronisation labiale signifie que l’adaptateur doit respecter les
mouvements des lèvres du comédien pendant sa récitation ; pour cette raison il devra
choisir des mots qui correspondent aux mouvements des lèvres. Donc, il doit faire
attention surtout aux consonnes qui provoquent une fermeture de la bouche (B, M,
P), à celles qui provoquent une demi-fermeture (F, V), ou bien aux voyelles qui, au
debut ou à la fin d’une phrase, provoquent une ouverture de la bouche (A, E, I) ou
bien une fermeture (O, U).
La synchronisation gestuelle consiste dans le respect des mouvements du corps
des comédiens : selon ces mouvements, le choix des mots à utiliser peut changer. En
effet, tout ce qu’on dit provoque des mouvement – de la tête, des yeux, des mains- et
donc l’adaptateur est « obligé » à choisir des mots ou une construction particulière de
la phrase, justement parce que les mots puissent correspondre avec ces mouvements.
La synchronisation linéaire est le respect de la longueur et de la durée de la
phrase : la longueur de la phrase traduite, en effet, doit correspondre avec celle de la
phrase originale.
125 Le terme « en champ » désigne tout ce qui se voit à l’écran. Quand un comédien est en champ, ça
signifie qu’on voit tout son visage à l’écran.
126 Le terme « hors-champ » désigne tout ce qui ne se voit pas à l'écran.
106
Il doppiaggio dei cartoni animati
La synchronisation rythmique est la plus importante, celle qui doit être respectée
aussi quand le comédien est hors-champ. C’est le rythme intérieur de la phrase, qui
est composé de plusieurs éléments : la structure morphologique de la langue
originale et de celle traduite, le timbre que le comédien donne à la phrase, la situation
et le lieu de la scène, et le sens général de la phrase. Il est fondamental de traduire et
adapter correctement la sync rythmique, pour donner le juste équilibre à tout le
dialogue.
II.2 Problèmes liés à l’adaptation
Pendant son travail, l’adaptateur doit faire face à des « problèmes » liés à la
traduction des certains éléments linguistiques (comme les noms, les sigles, les
bourdonnements) qui doivent être transposés correctement pour être compris par un
public étranger.
Tout d’abord, chaque film a un registre linguistique différent, et ça dépend surtout
des personnages. Quand l’adaptateur doit traduire un dialogue, il est fondamental
pour lui de comprendre, et respecter, pas seulement les mots du personnage, mais
aussi « comment » il les prononce : un personnage parle de manière différente par
rapport à un autre et ça peut dépendre par exemple de sa classe sociale ou de son
éducation. Un avocat ne parlera jamais comme un ouvrier. Donc, l’adaptateur devra
respecter cet aspect fondamental du langage et de la compréhension d’un film.
Le premier aspect que je voudrais analyser ici est la traduction des titres des films,
parce qu’elle fait souvent l’objet de critiques et perplexités.
Les titres des films peuvent rester en langue originale, ou bien être traduit
littéralement, ou encore être traduit et adapté (en ce cas, le sens du titre original
change complètement). Mais la chose plus importante à dire est que le choix du titre
français est toujours des producteurs du film ou de la section marketing de la société
(et donc, jamais des traducteurs).
107
Il doppiaggio dei cartoni animati
L’exemple les plus éclatant est le titre du film Home Alone127 (qui en français
signifie « Tout seul à la maison ») qui, dans la version française, a été changé en
Maman, j'ai raté l'avion : complètement différent !
Figura 22 Affiche du film "Maman,
j'ai raté l'avion"
En ce qui concerne les bourdonnements, on peut dire qu’ ils s’agit de tous les
éléments sonores de fond, par exemples une télévision, la radio ou bien les bruits
dans la rue.
La question est : traduire ou ne pas traduire les bourdonnements ? Tout d’abord,
cette décision doit être prise tout de suite, au moment de l’analyse du film, et doit
être maintenue pour toute sa durée : il est impossible, en effet, de traduire, dans le
même film, un bourdonnement particulier et ne pas traduire les autres (ça confondrait
trop le spectateur).
Beaucoup d’adaptateurs pensent que les bourdonnements doivent être traduits : en
effet il est impensable que si dans un film tous les personnages parlent français, un
passant, un vendeur ou un présentateur à la télé puisse parler une autre langue. Ça
127 Home Alone est un très célèbre film Américain sorti en 1990 réalisé par Chris Columbus, dont le
protagoniste est Macaulay Culkin.
108
Il doppiaggio dei cartoni animati
serait trop bizarre pour les spectateurs. Seulement si on veut souligner le fait que
celui qui parle est une personne étrangère (par exemple une visite guidée dans un
musée anglais pour un groupe de touristes japonais ou allemands) on peut laisser le
bourdonnement en langue originale.
De plus, si un personnage pendant tout le film parle en français, dans une scène
voit et écoute un programme à la télé dans une langue étrangère, le public comprends
immédiatement que le film est doublé (et ça veut dire qu’il est mal doublé). C’est
pour cette raison que les bourdonnements doivent être toujours traduits selon
l’opinion générale des adaptateurs.
Un autre aspect auquel les adaptateurs doivent faire attention concerne les
messages écrits : par exemple des panneaux publicitaires, panneaux routiers,
enseignes et tous les éléments écrits qui apparaissent dans le film. L’adaptateur peut
choisir entre deux solutions : utiliser un sous-titre avec la traduction du message, ou
bien faire lire à un comédien –pendant le doublage- une phrase qui fera comprendre
le message aux spectateurs. Par exemple, si dans la scène d’un film on voit le titre
d’un journal en anglais (et les acteurs sont hors-champ) on pourrait faire lire le titre
(traduit dans la langue étrangère) au doubleur pendant la phase de doublage.
Il est aussi très intéressante d’analyser la traduction des parties chantées d’un film.
Il y a différents cas : chansons qui ont une liaison avec la trame du film, un acteur qui
chante ou chantonne, ou bien le film musical. En ce qui concerne les deux premiers
cas, le choix de sous-titrer ou traduire et puis doubler les chansons est de
l’adaptateur ; dans le cas du film musical, au contraire, c’est un choix commercial
qui est pris par les producteurs –qui doivent prendre en considération d’ autres
aspects, comme la connaissance internationale des chansons par le public et le succès
qu’elles ont eu dans le pays d’origine.
Dans le cas ou l’acteur fredonne une chanson, si elle n’est pas connue, ou s’il y a
une version française, elle doit être traduite ; au contraire, si elle est connue et
célèbre ou si l’acteur chantonne sur une base musicale, elle doit être laissée dans la
langue originale.
Au contraire, si dans le film il y a une chanson qui est liée de quelque façon à la
trame, généralement l’adaptateur choisit si utiliser les sous-titres ou laisser tout dans
la langue originale. L’utilisation des sous-titres a des avantages et des désavantages :
109
Il doppiaggio dei cartoni animati
en effet les sous-titres peuvent distraire le spectateur, d’autre part, si on ne les utilise
pas il y a le risque que la majorité des spectateurs ne va comprendre totalement le
sens de la chanson et sa liaison avec l’histoire du film.
En ce qui concerne le
dernier cas –celui du
film
musical-
comme
j’ai déjà expliqué, le
choix sur la traduction
des chansons est des
producteurs originaux du
film. Par exemple, la
Walt Disney a toujours
choisi de traduire les
chansons de ses dessins
animées, justement parce
qu’ils sont destinés aux enfants. Mais dans les films musicaux destinés à un public
adulte généralement les chansons sont laissées en langue originale.
110
Il doppiaggio dei cartoni animati
Chapitre III
La situation dans les pays francophones
III.1 Considérations générales
Longtemps les voix des auditoriums français ont été les seules que on a entendues
sur les écrans de toutes la francophonie ; mais puis, d’autres voix francophones ont
émergées, celles provenant de l’autre côté de l’Atlantique.
« Né d’un impérieux besoin culturel, le doublage québécois se construisit en
parallèle du doublage français puis éprouva rapidement l’envie de se faire entendre
en Europe, non sans que la France ne s’en inquiète, alors qu’à la périphérie des
frontières du pays les téléspectateurs francophones se familiarisaient avec les belles
voix des Pays d’en Haut. »128
Les choses en restèrent là jusqu’à ce que d’autres voix francophones ne naissent.
D’abord phénomène économique, le doublage belge est aujourd’hui le troisième
géant du doublage dans la francophonie et les voix de Belgique sont reconnues et
appréciées par un nombre croissant de voxophiles129.
III.2 Le doublage au Québec
Le doublage au Québec130, est un doublage fait dans ce que l’on appelle
communément le français international : un français neutre sans spécificité régionale,
et compréhensible dans tous les pays francophones.
« L’industrie du doublage du Québec est née du souci des Québécois de pouvoir
apprécier en français, composante essentielle de l’identité de cette province du
Canada, des œuvres audio-visuelles tournées dans une autre langue que la leur. »131
128 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
12.
129 Personne qui s'intéresse au doublage.
130 Le Québec est une province francophone du Canada. Il constitue un État fédéré dont Québec est
la capitale et Montréal la métropole.
131 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé,op. cit., page
13.
111
Il doppiaggio dei cartoni animati
Les premiers doublages québécois apparaissent à partir de 1956 sur le petit écran :
parmi eux, on a la série Les Aventures de Robin des bois132 et le dessin animé Les
Pierrafeu133.
Figura 23 Liste de pays francophones dans le monde
Cette volonté d’écouter les séries télé et les films dans sa propre langue devient
très rapidement une source de conflit entre le Québec et la France.
« La guerre de la voix commence en 1961, lorsque le gouvernement français
complète par un décret la loi de 1947, obligeant le doublage en français des films
étrangers. »134 Donc, dans l’hexagone, les films étrangers peuvent être transmis
seulement s’ils ont été doublés en territoire français. De plus, l’unique chaîne de la
Radio Télédiffusion Française (RTF) à l’époque achète vraiment peu des producteurs
américains (plus ou moins treize épisodes par an), et ça va justement entraîner le
développement des doublages québécois de programmes de télévision.
Donc, Télé Luxembourg et Télé Monte-Carlo (TMC), deux chaînes privées
situées à la frontière française, deviennes les principaux acheteurs européens de
132 Titre original: The Adventures of Robin Hood, 1956, avec Richard Greene.
133 Titre original : The Flintstones.
134 François Justamand, Thierry Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé,
op. cit., page 14.
112
Il doppiaggio dei cartoni animati
VFQ135, à la plus grande satisfaction des téléspectateurs frontaliers, qui partagent
avec ceux de Montréal la quasi-totalité de la production aux États-Unis.
Le reste de la France ne reste pas longtemps imperméable au phénomène du
doublage québécois : mais il faut attendre 1975 pour que les téléspectateurs français
aient leur premier contact significatif avec la VFQ, quand la chaine TF1136 diffuse le
premier épisode de Cosmos 1999.137
Fascinés par la série, les téléspectateurs prennent vaguement conscience que les
protagonistes parlent avec des voix inconnues, qui n’appartiennent pas au répertoire
des grands du doublage français. La raison est simple : la série a été doublée à
Montréal.
Mais
la
guerre
des
voix
continue : en 1978, les doubleurs
français font une grève de 18
jours et, à la fin, ils obtiennent
que les chaînes de télé françaises
se limitent à un maximum de 42
heures de diffusion de séries
doublées au Québec par an. Cet
accord va limiter l’achat en
France des produits doublés au
Québec, mais ça ne va pas durer beaucoup. « Tout d’abord, de nombreuses séries
inédites surgissent en VFQ dans les clubs vidéo durant toutes les années 80 ; ensuite,
Star trek, la patrouille du cosmos est diffusée pour la première fois sur TF1 en 1982,
dans un doublage fait à Montréal. »138
135 Version Français Québécois : Version des films doublés au Québec.
136 Télévision française 1, plus communément désignée sous son sigle TF1, est une chaîne de
télévision généraliste nationale française, créée le 6 janvier 1975.
137 Cosmos 1999 (Space: 1999) est une série télévisée britannique, en 48 épisodes de 47 minutes,
créée par Gerry Anderson et Sylvia Anderson et diffusée entre le 4 septembre 1975 et le 7 mai
1978 sur ITV et au Canada sur CBC. En France, la première saison a été diffusée à partir du 13
décembre 1975 sur TF1 dans l'émission Samedi est à vous.
138 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
15.
113
Il doppiaggio dei cartoni animati
Enfin, chose plus importante, on assiste à la naissance des chaînes télé privées
comme La Cinq139 ou M6140 qui transmettent beaucoup des films et série en VFQ
(comme par exemple La petite maison dans la prairie ou L’Incroyable Hulk).
C’est pour ces raisons que les Français sentent la nécessité de modifier leur
position sur le marché du doublage.
III.3 Le doublage en Belgique
« Pays biculturel et bilingue, la Belgique est longtemps restée à l'écart des enjeux
économiques constitués autour du doublage en français des fictions télévisuelles, ou
cinématographique ; le spectateur belge était habitué aux VO141 sous-titrées, ou aux
VFF142 parce que l'environnement juridique et économique ne permettait pas
l'émergence véritable d'une industrie belge du doublage. »143
En effet, en 1961 en France on avait approuvé un décret qui interdisait la
projection, dans les salles françaises, des films doublés hors de l’hexagone.
Mais, vu qu'il n'existait qu'un seul studio de post-production cinéma en France, et
qu'il doublait seulement une dizaine de téléfilms par an, des professionnels belges du
secteur ont décidé de créer une industrie locale. Ainsi, en 1989, les entrepreneurs
Emmanuel Liénart, Bernard Perpète et Sylvain Goldberg fondent la société Media
Audiovisual Developments (plus connue comme MADE), société qui va réaliser,
entre 1989 et 1991, les sous-titres en français de plus de cent téléfilms. Par la suite,
139 La Cinq est la première chaîne de télévision généraliste nationale commerciale privée et gratuite
française diffusée du 20 février 1986 au 12 avril 1992.
140 M6, édité par Métropole Télévision, est une chaîne de télévision généraliste nationale française
commerciale privée qui émet depuis le 1er mars 1987. En 2010, elle est la 3e chaîne la plus
regardée de France, derrière TF1 et la chaîne publique France 21.
141 Version originale.
142 Version Française de France.
143 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
21.
114
Il doppiaggio dei cartoni animati
MADE s'occupe de la version française de plusieurs séries animées comme Blinky
Bill144 et de quelques séries télé, dont la première a été Homefront.
En octobre 1994, les comédiens français qui font du doublage sont en grève pour
77 jours. Pour cette raison, certains distributeurs américains vont chercher au Québec
le doublage de leurs productions, tandis que d'autres décident d'aller en Belgique.
C'est ainsi que le Frankenstein de Kenneth Branagh145 est doublé par des acteurs
belges, ainsi que Lancelot, et d'autres films comme Un anglais sous les tropique,
Juste cause et L’île du docteur Moreau.
« Une fois que la grève des comédiens français termine, plus que le cinéma, c'est
finalement la télévision qui offre au doublage de Belgique une caisse de résonance,
avec au commencement le doublage par MADE des Teletubbies en flamand et 120
heures en français des novelas brésiliennes »146
comme Destinées147, La beauté du diable148, ou Terra
Nostra.
Suite au succès de la version flamande des
Teletubbies, la BBC demande à MADE de faire la
version française pour Canal Plus ; la société est aussi
embauchée pour les doublages en français de
plusieurs de séries achetées par la chaîne française
TF1 : Alerte Cobra, Au cœur des flammes, Balko,
Medicopter.
Au début du nouveau millénaire, « les comédiens belges affluent dans les séries
animées de distributeurs américains, canadiens ou européens pour répondre à la
144 Les Aventures extraordinaires de Blinky Bill (Titre originale : The Adventures of Blinky Bill) est
une série télévisée d'animation australienne basé sur les livres de Dorothy Wall. La série est
produite par Yoram Gross et Jonathan M. Shiff. Fonte: Wikipedia.
145 Sir Kenneth Charles Branagh est un acteur et réalisateur britannique, né le 10 décembre 1960 à
Belfast (Irlande du Nord). Il est chevalier de l'ordre de l'Empire britannique depuis juin 2012.
Fonte: Wikipedia.
146 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
22.
147 Titre original : Por Amor, série de 1997, diffusée en France par Téva en 1998.
148 Titre original : Anjau Mau, série de 1997.
115
Il doppiaggio dei cartoni animati
demande croissante de chaînes thématiques comme Teletoon ou Fox Kids »149. Donc,
MEDIA doit doubler des séries animées comme Franklin ou le Pokémon, ainsi
comme Sauveteurs du monde (originalement connu comme Rescue Heroes). « On
peut ainsi constater que le marché des versions françaises de programmes étrangers
pour les enfants passe presque entièrement en Belge. Arc en ciel, Brigade des contes
de fée, Les conquêtes de Tosh, Flipper et Lopaka, Lapitch le petit cordonnier, Ne
croque pas tes voisins, Renada...la liste de ces dessins animés visibles en France sur
les chaînes spécialisées payantes, comme TF1 ou France 5, est interminable. »150
Le doublage belge atteint sa maturité avec des séries « live » telles que Cold
Squad, Brigade spéciale, ou La Force du destin et Mutant X.
Mais MADE n'est pas la seule société belge à s'occuper de doublage : on a aussi la
structure AGENT DOUBLE, responsable de quelques VFB151 de séries animées,
parmi lesquelles Yu-Gi-Oh !
La Belgique n'a jamais remis en cause la suprématie française sur ce marché.
Cependant, on peut entendre des voix belges dans quelques versions françaises
depuis 1995 (films comme Chain of fools, ou Undisputed).
L'évolution de l'industrie du doublage, dans les pays francophones, s'inscrit
maintenant dans un ensemble plus vaste d'activités de post-production sonores.
149 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
39.
150 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page
23.
151 Version française belge.
116
Il doppiaggio dei cartoni animati
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Oct. 2000.
M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la
trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte
imperfetta, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 2010.
117
Il doppiaggio dei cartoni animati
Marielle
Lonnberg,
“Nessun
problema
amico:
una
ricerca
dell’influenza dell’italiano doppiato sulla lingua parlata”.
Massimiliano Morini, La traduzione: strumenti, teorie, pratiche, Sironi
Editore.
Ministero dell'interno italiano, 22 ottobre 1930.
118
Il doppiaggio dei cartoni animati
SITOGRAFIA:
Cinemecum, http://www.cinemecum.it/
Correre
nel
http://www.correrenelverde.it/cinema/doppiaggio.htm
Il mondo dei doppiatori, http://www.ilmondodeidoppiatori.it/
Intertitula, http://www.intertitula.it
Istat, http://www.istat.it/it/
L’Homerata, http://www.thesimpson.it/dispatcher.asp
Wikipedia, Http://fr.wikipedia.org/wiki/Doublage
Wikipedia, www.wikipedia.it
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verde,
Il doppiaggio dei cartoni animati
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio vivamente tutti i professori che mi hanno seguito in questo corso di studi.
Ringrazio soprattutto la mia relatrice, la professoressa Adriana Bisirri, e le
correlatrici, la professoressa Tiziana Moni e Claudia Piemonte per il sostegno che mi
hanno dato.
In particolar modo vorrei ringraziare la mia correlatrice di inglese, professoressa
Anna Rita Gerardi per l’aiuto, il sostegno e la fiducia che mi ha regalato. Grazie,
prof.!
Ringrazio Giuseppe per avermi sopportato in questi tre anni di studio e soprattutto
negli ultimi mesi di preparazione della tesi.
Grazie alla mia famiglia, mamma, papà e Aurora, che sempre ci sono stati e sempre
ci saranno.
Alle mie amiche Marta, Lai, Marianna e Sara: nonostante tutto, grazie!
A Stefania: grazie per le chiacchierate e la grande amicizia che mi regali.
Un grazie speciale va a Nicolò: alle risate e agli abbracci di questi tre anni, che non
sarebbero stati gli stessi senza di te.
Grazie a Francesca, che mi ha accompagnato in maniera speciale in questo percorso.
E il grazie finale va a me: perché sono io quella che ce l’ha fatta!
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