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scuola superiore per mediatori linguistici
Il doppiaggio dei cartoni animati SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 – Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA TITOLO DELLA TESI: “Il doppiaggio dei cartoni animati” RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri prof.ssa Anna Rita Gerardi prof.ssa Tiziana Moni prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: Silvia Cardinali ANNO ACCADEMICO 2011/12 1 Il doppiaggio dei cartoni animati 2 Il doppiaggio dei cartoni animati www.doppiareicartoni.wordpress.com 3 Il doppiaggio dei cartoni animati 4 Il doppiaggio dei cartoni animati A mamma, papà e Aurora. Grazie. A me stessa, e al percorso che mi ha fatto arrivare fin qui. 5 Il doppiaggio dei cartoni animati 6 Il doppiaggio dei cartoni animati Sommario Sezione Italiana INTRODUZIONE ......................................................................................................13 Capitolo I ....................................................................................................................15 IL DOPPIAGGIO .......................................................................................................15 I.1 Cos’è il doppiaggio? ......................................................................................... 15 I.2 La storia del doppiaggio ................................................................................... 18 I.3 L'impatto del doppiaggio sulla lingua italiana .................................................. 23 I.4 Le fasi di doppiaggio ........................................................................................ 25 I.4.1 Le figure professionali ............................................................................... 25 I.4.2 Le fasi ......................................................................................................... 27 I.5 Doppiaggio o sottotitoli? .................................................................................. 28 Capitolo II ...................................................................................................................33 L’ADATTAMENTO DEGLI AUDIOVISIVI ............................................................33 II.1 In cosa consiste l’adattamento di un audiovisivo? .......................................... 33 II.1.1 Il mestiere del dialoghista ......................................................................... 33 II.1.2 Straniamento e addomesticamento ........................................................... 35 II.2 Problematiche legate alla traduzione degli audiovisivi ................................... 37 Capitolo III..................................................................................................................44 TRADURRE I SIMPSON ..........................................................................................44 7 Il doppiaggio dei cartoni animati III.1 Considerazioni generali .................................................................................. 44 III.2 Adattamento e indigenizzazione de I Simpson ............................................... 46 III.2.1 Bart e Homer ........................................................................................... 47 III.2.2 Personaggi secondari ............................................................................... 50 III.2.3 Adattamento di personaggi come Apu e Willie ....................................... 54 III.3 Note finali....................................................................................................... 61 CONCLUSIONI .........................................................................................................65 8 Il doppiaggio dei cartoni animati Index English Section INTRODUCTION ......................................................................................................69 Chapter I .....................................................................................................................71 DUBBING or voice acting .........................................................................................71 I.1 What does dubbing mean? ................................................................................ 71 I.2 The steps of dubbing a movie ........................................................................... 71 I.2.1 The professionals........................................................................................ 71 I.2.2 The steps ..................................................................................................... 73 I.2 Dubbing or subtitling? ...................................................................................... 74 Chapter II ....................................................................................................................77 TRANSLATING THE SIMPSONS............................................................................77 I.1 General consideration ....................................................................................... 77 I.2 Indigenizing The Simpsons .............................................................................. 80 I.2.1 Bart and Homer .......................................................................................... 81 I.2.2 Other characters ......................................................................................... 84 I.2.3 Indigenization of Apu and Willie for the Italian audience ......................... 88 9 Il doppiaggio dei cartoni animati Sommaire Section Française Chapitre I ....................................................................................................................99 Le doublage ................................................................................................................99 I.1 Qu’est-ce que le doublage? ............................................................................... 99 I.2 L’histoire du doublage .................................................................................... 100 I.3 Les phases et les professionnels du métier ..................................................... 103 Chapitre II .................................................................................................................106 Traduction et adaptation des produits audiovisuels ..................................................106 II.1 Le métier de l’adaptateur ............................................................................... 106 II.2 Problèmes liés à l’adaptation ......................................................................... 107 Chapitre III................................................................................................................ 111 La situation dans les pays francophones ................................................................... 111 III.1 Considérations générales ............................................................................... 111 III.2 Le doublage au Québec ................................................................................. 111 III.3 Le doublage en Belgique ...............................................................................114 10 Il doppiaggio dei cartoni animati SEZIONE ITALIANA 11 Il doppiaggio dei cartoni animati 12 Il doppiaggio dei cartoni animati INTRODUZIONE Secondo molte statistiche ufficiali (tra cui l'Istat) nel mondo occidentale i lettori assidui sono molto pochi: nel 2011 poco meno di 26 milioni di Italiani dai 6 anni in su dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l'intervista, per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2010 i lettori di libri diminuiscono, passando dal 46,8% al 45,3% della popolazione. In Italia, anche chi legge, legge pochissimo: il 45,6% dei lettori non ha letto più di 3 libri in 12 mesi, mentre soltanto i "lettori forti", cioè chi ha letto 12 o più libri nello stesso lasso di tempo, rappresentano il 13,8% del totale.1 Da questo ne deduciamo che i mezzi di comunicazione più utilizzati dalla loro nascita sono stati senza dubbio gli audiovisivi: cinema e televisione. In effetti, si sono subito comprese le enormi potenzialità di questi strumenti che riescono a comunicare storie, emozioni e realtà in maniera semplice, veloce ed efficace. Poiché la maggior parte del cinema e dell’audiovisivo di cui siamo spettatori in Italia e in Europa è nato in un’altra lingua (generalmente l’inglese), ma da sempre lo vediamo e lo sentiamo nella nostra, è il caso di chiederci come avviene questa trasformazione. In effetti il processo traduttivo che sta dietro quello che vediamo al cinema o in televisione è ancora sconosciuto per molte persone. “Tutti, più o meno, sanno che esistono i doppiatori, ma non tutti sanno che questi non improvvisano davanti al leggio e che prima che un film venga doppiato, qualcuno (il dialoghista o “adattatore”) ha riscritto i dialoghi nella nostra lingua, esattamente come avviene per un romanzo o una poesia.”2 1 Fonte: http://www.istat.it/it/. 2 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 2010, pag. 1 Introduzione. 13 Il doppiaggio dei cartoni animati In questo lavoro mi propongo di far luce su quest’aspetto particolare della traduzione (l’adattamento degli audiovisivi) e del suo successivo lavoro di doppiaggio. Nella prima parte del testo analizzerò in profondità le caratteristiche del doppiaggio, facendo un excursus sulla sua storia, l’influenza che ha avuto sulla cultura e la lingua italiana, e illustrerò le varie fasi di lavorazione. La seconda parte tratterà principalmente della traduzione degli audiovisivi, spiegando quali sono generalmente le difficoltà che un dialoghista deve affrontare di fronte al copione. Infine, mi propongo di fare degli esempi pratici, attraverso l’analisi di una serie televisiva famosa in tutto il mondo, I Simpson. 14 Il doppiaggio dei cartoni animati Capitolo I IL DOPPIAGGIO "Leggereste mai Tolstoj in russo ?" Stanley Kubrick I.1 Cos’è il doppiaggio? Il doppiaggio è una particolare tecnica utilizzata per prodotti audiovisivi (film, serie televisive, cartoni animati, ecc.) che si inserisce nell’ambito degli studi sulla traduzione filmica. Vi sono in effetti quattro forme di traduzione di un testo filmico: il doppiaggio, i sottotitoli, l’interpretazione simultanea e la tecnica dell’oversound. 15 Il doppiaggio dei cartoni animati Il procedimento di doppiaggio è una tecnica di post-sincronizzazione3 che consiste nella cancellazione della voce originale di un attore, o di un personaggio, e nella sua sostituzione con un’altra voce (quella del doppiatore, appunto) registrata in un secondo momento. Gli ambiti in cui è maggiormente utilizzato sono il cinema, la televisione, l'animazione e la pubblicità (spot radiofonici e/o televisivi). Esistono due tipi di doppiaggio: intralinguistico e interlinguistico. Il primo tipo avviene nell’ambito della stessa lingua: è il caso in cui il regista decide di far doppiare la voce dei propri attori con quella di altri attori o doppiatori nella stessa lingua, se ad esempio l’attore è privo di “fonogenia”4 o manifesta nella propria dizione un'eccessiva inflessione dialettale. Questo tipo di doppiaggio è molto diffuso in Italia e adoperato in particolar modo dai registi neorealisti e da Fellini.5 Il secondo tipo di doppiaggio –interlinguistico- nasce dall’esigenza di tradurre un’opera 3 La post-sincronizzazione è l’operazione mediante la quale una ripresa cinematografica o televisiva girata muta viene successivamente completata di dialogo, rumori e musica in sincronismo con le immagini. Fonte: Dizionario Treccani. 4 La fonogenia è l'insieme delle qualità timbriche, articolatorie ed espressive che rendono una voce gradevole all'orecchio umano. 5 Federico Fellini (Rimini, 20 gennaio 1920 – Roma, 31 ottobre 1993) è stato un regista e sceneggiatore italiano. È considerato universalmente uno dei più grandi ed influenti cineasti della storia del cinema mondiale. Già vincitore di quattro premi Oscar al miglior film straniero, per la 16 Il doppiaggio dei cartoni animati cinematografica da una lingua di partenza ad una lingua di arrivo: lo scopo è di rendere comprensibili i dialoghi ad un pubblico di lingua e cultura diverse da quelle originali, consentendo al prodotto audiovisivo la possibilità di inserirsi in mercati più ampi (questo processo è denominato “localizzazione6”). Si ricorre al doppiaggio anche per dare voce ai personaggi dei film d'animazione o a neonati, oggetti, marionette, animali, etc. Per quanto riguarda il doppiaggio cinematografico, nella fase di montaggio di un film si possono realizzare tracce audio non girate in presa diretta, alla quale si è rinunciato in scene problematiche o a causa di fattori ambientali quali vento e pioggia, oppure rimediare ad un sonoro in presa diretta mal riuscito o disturbato da rumori di fondo. Per doppiaggio si intende anche l’inserimento, nei film come negli spot pubblicitari, di una voce fuori campo. “Si usa anche doppiare attori di diverse nazionalità impegnati nello stesso film, come accade spesso nelle coproduzioni europee. A volte è frequente sostituire la voce di attori non professionisti, i quali hanno difficoltà a recitare con precisione le battute del copione (cosa che spesso il regista prevede fin dal casting, come accadeva, ad esempio, in molti film del neorealismo7); l'intento, in questi casi, è quello di mantenere la spontaneità della recitazione, rimediando ai piccoli errori col successivo doppiaggio.”8 sua attività da cineasta gli è stato conferito nel 1993 l'Oscar alla carriera. Fonte: Wikipedia, www.wikipedia.it. 6 L'internazionalizzazione e la localizzazione sono i processi di adattamento di un prodotto, pensato e progettato per un mercato o un ambiente definito, ad altri mercati o ambienti, in modo particolare altre nazioni e culture. I prodotti che possono essere l'oggetto di tali processi sono i più svariati: dalla pubblicità (televisiva, editoriale, ecc.) ai software (sistemi operativi, applicazioni, programmi, ecc.), dai siti web ai manuali d'uso, dalle pubblicazioni mediche e scientifiche, alle etichette dei prodotti venduti sul mercato internazionale. Fonte: Wikipedia 7 Il Neorealismo è stato un movimento culturale, nato e sviluppatosi in Italia durante il secondo conflitto mondiale e nell'immediato dopoguerra, che ha avuto dei riflessi molto importanti sul cinema contemporaneo. Il cinema neorealista è caratterizzato da trame ambientate in massima parte fra le classi disagiate e lavoratrici, con lunghe riprese all'aperto, e utilizza spesso attori non professionisti per le parti secondarie e a volte anche per quelle primarie. I film trattano soprattutto la situazione economica e morale del dopoguerra italiano, e riflettono i cambiamenti nei sentimenti e le condizioni di vita. Fonte: Wikipedia 8 Fonte: http://www.correrenelverde.it/cinema/doppiaggio.htm 17 Il doppiaggio dei cartoni animati I.2 La storia del doppiaggio “Parlare di DOPPIAGGIO significa parlare di CINEMA” (Gerardo Di Cola) La storia del doppiaggio è parte di quella più generale del cinema che, a sua volta, è la storia di innumerevoli invenzioni. Il cinema nasce il 28 dicembre 1895 con la prima proiezione pubblica avvenuta a Parigi: i fratelli Lumière presentano infatti il primo film della storia, pellicola che avrà un enorme successo. Dieci mesi prima i due fratelli avevano brevettato il cinematografo.9 Il cinematografo è il diretto discendente del cinetografo10 di Thomas Edison che è anche l’inventore del grammofono a disco e del fonografo. Edison sarà sempre ricordato come “l’inventore mancato del cinema”. Il XX secolo si apre dunque con strumenti in grado di registrare immagini in movimento e suoni. Ma il problema è che i film sono muti. Nel migliore dei casi le proiezioni sono accompagnate da un commento musicale prodotto da orchestrine di pochi elementi poste ai piedi dello schermo. Dunque, nel primo decennio del secolo le difficoltà per rendere sonori i film sembrano insormontabili: il problema principale da risolvere è la sincronizzazione del sonoro con le immagini. È molto interessante citare gli esperimenti dell’italiano Leopoldo Fregoli che, con il suo Fregoligraph, ha dato origine a dei precocissimi episodi di “doppiaggio in diretta”: infatti, tra il 1898 e il 1903, Fregoli si esibisce in Italia in alcuni film di canto e prestidigitazione11, girati necessariamente senza il sonoro. È il primo a 9 Il cinematografico è una macchina che proietta, a intervalli regolari di alcuni centesimi di secondo, un fotogramma impresso su una pellicola cinematografica che viene fatta scorrere continuamente, e poi attraverso un obiettivo che mette a fuoco l'immagine risultante su uno schermo. Fonte: Wikipedia 10 Cinetògrafo: Nome dato nei primi tempi del cinematografo alle macchine da presa. Fonte: Enciclopedia Treccani. 11 La prestidigitazione, detta più comunemente illusionismo, è un'arte solitamente eseguita come forma di spettacolo di intrattenimento dove l'artista, crea effetti apparentemente magici usando trucchi che possono essere fisici, psicologici oppure il più delle volte il trucco sta nell'abilità di mani del prestigiatore. 18 Il doppiaggio dei cartoni animati realizzare un cinema cantato e parlato venticinque anni prima dell'avvento del sonoro. II metodo è quanto mai ingegnoso: nascosto tra le quinte, durante la proiezione, pronuncia le battute di ogni personaggio da lui interpretato e canta i brani musicali con perfetto sincronismo. Il suo forte desiderio di colpire l'immaginazione dello spettatore lo spinge a superare, con l'inventiva, i limiti tecnologici, senza utilizzare i dischi fonografici12 come qualcuno cerca di fare, ma "doppiando" in diretta i personaggi delle sue farse, anche nel canto, rendendo il tutto più incisivo e divertente. Un altro esperimento simile da citare è quello del film Il fu Mattia Pascal del 1924 di Marcel L’Herbier in cui gli attori “Antonio Jovine e Giuseppina Lo Turco recitavano le didascalie che avevano imparato a memoria seguendo i movimenti delle labbra dei protagonisti del film, sistemati accanto allo schermo e muniti di microfono”13. Negli anni ’20 le grandi case cinematografiche statunitensi (MGM, Fox, Paramount) cercano con ostinazione un sistema per far parlare il cinema: girano tra gli studios diversi brevetti per rendere sonore le pellicole e ognuno di essi ha pregi e difetti. Nel 1926 la Warner Brothers (WB) naviga in cattive acque e la situazione è altamente compromessa. Per questo motivo la società decide di puntare sui musical: attribuisce dunque una colonna sonora al film Don Juan14 utilizzando il nuovo sistema Vitaphone. Il sistema prevede un collegamento tra un fonografo su cui posizionare un ingombrante disco con il sonoro, e il proiettore; però l'idea si rivela di difficile gestione tanto che la Paramount decide di non utilizzarlo. La difficoltà sta nell'avvio: entrambi gli apparecchi devono partire nello stesso istante. Ma Don Juan è stato girato come film muto, di conseguenza il sonoro registrato in tempi diversi difficilmente può sincronizzarsi con le immagini anche se i due apparecchi sono correttamente avviati. Tutto ciò si rivela poco affidabile anche agli occhi dei dirigenti Warner. 12 Meglio conosciuti come dischi in vinile. 13 Cit. V. Paliotti, E. Grano, Napoli nel cinema, Napoli, Azienda autonoma soggiorno, 1969. 14 Don Giovanni e Lucrezia Borgia (titolo originale: Don Juan) è un film del 1926 diretto da Alan Crosland. 19 Il doppiaggio dei cartoni animati Invece di desistere, i responsabili della WB pensano, per la serata di gala organizzata per il 6 agosto 1926 al Warner Theatre di New York, di affiancare al Don Juan un cortometraggio musicale dimostrativo realizzato in funzione del sonoro, nel quale immagini, musiche e canzoni sono registrate simultaneamente: il pubblico rimane estasiato e sbalordito dalla capacità del cortometraggio di sincronizzare il labiale al sonoro. Il cinema imparerà presto a parlare. Accade infatti per la prima volta il 6 ottobre del 1927 con il film The jazz singer15 in cui viene recitata la prima battuta della storia del cinema: “Wait a minute, you ain’t heart nothin’ yet”.16 Il primo film interamente dialogato esce a New York l'8 giugno 1928. Si tratta di Lights of New York17 di Bryan Foy, sempre prodotto dalla Warner: sono passati ben 32 anni dalla nascita del cinema. Figura 1 Federico Fellini in sala doppiaggio 15 Il cantante di jazz è un film del 1927, diretto da Alan Crosland. Interpretato da Al Jolson, è il film che segna la nascita dell'era del cinema sonoro, uscito per la prima volta nelle sale statunitensi il 5 ottobre 1927. 16 “Aspettate un attimo, non avete ancora sentito niente” (Libera traduzione). 17 Lights of New York è un film diretto da Bryan Foy e prodotto dalla Warner Bros. nel 1928. È stata la prima pellicola interamente parlata. Fonte: Wikipedia. 20 Il doppiaggio dei cartoni animati Già allora la produzione americana era presente in Europa, e soprattutto in Italia. Per cui il problema di come diffondere il cinema parlante in inglese negli altri Paesi si pose fin dal primo momento. Il 14 aprile 1929 a Roma venne presentato The jazz singer con il sonoro originale (quindi in inglese) e, per facilitarne la comprensione, vennero inseriti cartelli con didascalie in italiano: il film ebbe un grande successo. Altre soluzioni utilizzate dalle società americane per il mercato mondiale furono ad esempio quella di produrre film sonori parlati nelle lingue di destinazione, come Il grande sentiero18 (versione italiana di The big Trail), o di far parlare in altre lingue gli attori americani. Nella stessa filosofia rientra la soluzione di introdurre nel film sequenze con attori che parlano italiano, commentando o spiegando la vicenda, o quella adottata dalla Paramount delle “edizioni multiple”: a Joinville19 la Paramount girava decide di edizioni in varie lingue, una di seguito all’altra, con un’enorme dispendio di energie. Ma The Jazz Singer mise in agitazione il governo fascista che decretò il divieto di circolazione alle pellicole che contenessero “del parlato in lingua straniera, seppure in misura minima”20. Benito Mussolini sosteneva che il cinema nazionale non poteva essere veicolo di lingue straniere. “Gli italiani non dovevano sentir parlare sullo schermo lingue straniere per non abituarsi a modi di dire stranieri. In realtà, dietro questo provvedimento si celava l'intento di impedire che, insieme alla lingua, arrivasse nel nostro Paese anche una cultura non controllata dal regime.”21 L'espediente fu di ridurre a muti i film parlati, interrompendo le scene con didascalie che spiegavano il dialogo degli attori nel film originale. I film colpiti dal decreto furono più di 300 e un film poteva arrivare anche a 250 didascalie. Bisogna ricordare 18 Il grande sentiero è un film del 1930 diretto da Louis R. Loeffler e Raoul Walsh. Nel 2006 è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. 19 Joinville è un comune francese in cui la Paramount aveva degli stabilimenti all'inizio degli anni '30. In questi stabilimenti “si giravano di seguito, sullo stesso set, dodici o tredici versioni diverse dello stesso film”. Cit. Mario Camerini. 20 Ministero dell'interno italiano, 22 ottobre 1930. 21 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 16. 21 Il doppiaggio dei cartoni animati che dei circa 40 milioni di italiani di quegli anni, il 25% era analfabeta e un altro 50% leggeva con difficoltà. “I produttori americani cercano quindi di correre ai ripari, visto il rischio di non poter più esportare i propri film sul mercato italiano, e decidono di sperimentare una nuova tecnica, il doppiaggio, sistema appena inventato da un fisico austriaco, Jakob Karol”.22 Con il doppiaggio la colonna sonora parlata può essere sostituita con un'altra dove i dialoghi, tradotti, sono recitati in una lingua diversa dall'originale. Inizialmente le majors americane (MGM, Fox, Warner Bros.) chiamano a doppiare degli attori improvvisati, presi nelle comunità di emigrati italiani, che però parlano con un forte accento dialettale. In seguito, la nuova tecnologia per il doppiaggio chiamata RCA Photophone Figura 2 L'attore Will Smith in sala doppiaggio viene importata in Italia dall’imprenditore Stefano Pittaluga, il quale fonda il primo stabilimento di doppiaggio italiano (CinesPittaluga) e viene impiegata a partire dal 1931 per il doppiaggio di film stranieri. “I tempi sono maturi per la nascita dell’industria del doppiaggio italiano: altri imprenditori locali creano con l’aiuto di registi e attori nuovi stabilimenti di doppiaggio, tra tutti citiamo ad esempio Fotovox, ItalAcustica, Fono Roma, mentre la Columbia inaugura i suoi stabilimenti in Italia, seguita a ruota dalla Metro Goldwin Mayer.”23 I primi film doppiati in Italia sono Salto mortale e Il congresso si diverte del 1931, Atlantide, Ragazze in uniforme e Il Milione del 1932. Gli attori impegnati in questi primi doppiaggi sono Umberto Melnati, Andreina Pagnani, Mario Ferrari, Tina Lattanzi, Ugo Cesari e Gero Zambuto. 22 Il mondo dei doppiatori, http://www.ilmondodeidoppiatori.it/. 23 G. Di Cola, Le voci del tempo perduto la storia del doppiaggio e dei suoi interpreti dal 1927 al 1970, Edicola, 2007, pag. 43. 22 Il doppiaggio dei cartoni animati Figura 3 Locandina del film "Ragazze in uniforme" I.3 L'impatto del doppiaggio sulla lingua italiana “L'italiano è una lingua parlata solo dai doppiatori” Ennio Flaiano Possiamo affermare senza alcun dubbio che gli strumenti audiovisivi hanno da sempre avuto un ruolo importantissimo per quanto riguarda la diffusione e il cambiamento della lingua nazionale, ossia dell’italiano “standard”. Infatti il cinema prima, e la televisione poi, hanno dato un contributo fondamentale alla formazione dell’italiano “popolare unitario”24 e in seguito sono stati il canale di diffusione principale di questa lingua. Svariate ricerche possono confermare questa teoria: affermano infatti che in Italia circa il 50% della popolazione non legge neanche un libro l’anno, più del 40% è costituita da lettori molto occasionali, mentre la percentuale dei “veri lettori” è 24 Cit: Tullio De Mauro. 23 Il doppiaggio dei cartoni animati costituita da circa il 7% della popolazione o poco più25. Da questo ne possiamo dedurre che il principale mezzo di unificazione linguistica nazionale continua ad essere l’audiovisivo; dalla televisione e dal cinema ci appropriamo di modi ed espressioni. Infatti, recenti risultati dell’Istat (2006) confermano inoltre che più del 93% degli Italiani guarda la tv ogni giorno, e un italiano “tipico” passa mediamente quasi quattro ore davanti la televisione; circa un terzo dei giovani (30%) guarda la televisione dalle due alle tre ore al giorno, mentre il 13% passa più di quattro ore davanti alla tv. Nonostante l’influenza di questi strumenti sulla nostra lingua, la traduzione audiovisiva non è mai stata studiata a fondo dai traduttologi, forse perché in realtà non si attribuisce alla televisione e al cinema un ruolo “formativo”; negli ultimi tempi sono state avviate varie ricerche sulla reciproca influenza tra cinema e lingua italiana, ma non esistono ancora studi approfonditi, perlomeno dal punto di vista storico. “Si potrebbe inoltre sostenere che il linguaggio filmico sia molto lontano dalla lingua reale: la lingua del cinema infatti è scritta in precedenza e recitata, il che fa perdere tutta la spontaneità che invece manteniamo nella vita di tutti i giorni; è sottoposta a una serie di procedure tecniche come il montaggio e la postsincronizzazione; ed è in genere vincolata da un’esigenza economica, quella di essere comprensibile ad un più ampio pubblico possibile.”26 Tuttavia la lingua del cinema, pur non essendo “reale”, è creata per essere “realistica”, per questo può fornire utili indicazioni sul funzionamento della lingua italiana e sulla coscienza linguistica degli autori e del pubblico. “Poiché gli italiani al cinema hanno visto molti più film stranieri doppiati che nazionali, possiamo affermare che il contributo maggiore alla formazione di uno standard linguistico nazionale è stato dato proprio dal doppiaggio.”27 E proprio il 25 Fonte: Istat. 26 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, cit., pag. 22. 27 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, cit., pag. 22. 24 Il doppiaggio dei cartoni animati doppiaggio è stato il luogo di formazione dello “standard” e quindi della formazione linguistica degli italiani. “Il linguista Fabio Rossi discute in Lingua Italiana e cinema (2007) l’influenza che il cinema ha avuto sulla lingua comune.”28 Tanti modi di dire e parole famose sono entrate nella lingua comune, basti pensare a dolcevita e paparazzo29, introdotte da Federico Fellini. I.4 Le fasi di doppiaggio I.4.1 Le figure professionali “Il doppiaggio è legato al concetto di traduzione; ciononostante, la traduzione di un film è soltanto il primo passo dell’articolato lavoro di adattamento che serve per la creazione di una nuova colonna audio diversa da quella originale e per il passaggio di un film da un linguaggio e una cultura ad un’altra. Questo processo prevede varie fasi e comprende diverse figure professionali.”30 La prima fase è la traduzione preliminare del copione, alla quale segue l’adattamento dei dialoghi, che deve tenere conto del sincronismo labiale, ritmico e visivo; l’adattatore, o dialoghista, è dunque la prima figura professionale di questo processo alla quale viene affidato il compito di elaborare in lingua italiana i dialoghi e i testi delle opere cinematografiche e televisive, adattandole in sincronismo visivo, ritmico e labiale. Egli deve quindi analizzare accuratamente il testo, effettuare uno studio sulla cultura, l’epoca e l’ambiente in cui si svolge l’azione e una ricerca terminologica e di stile, allo scopo di rendere pienamente il senso e lo spirito dei dialoghi nella lingua d’arrivo. Le altre figure professionali coinvolte in questo processo sono: • direttore di doppiaggio; 28 Marielle Lonnberg, “Nessun problema amico una ricerca dell’influenza dell’italiano doppiato sulla lingua parlata”, pag. 31. 29 Le parole dolcevita e paparazzo sono entrate a far parte anche del lessico di altre lingue straniere, soprattutto l’inglese. 30 F. Caracciolo, La tecnica del doppiaggio cinematografico. Analisi del doppiaggio del Pinocchio di Benigni negli Stati Uniti, SugarCo, CITTA, 2008, pag. 8. 25 Il doppiaggio dei cartoni animati • assistente al doppiaggio; • attori doppiatori; • fonico di sala; • sincronizzatore; • fonico di missaggio. Figura 4 Registrazione di una traccia audio in sala doppiaggio In particolare, il direttore di doppiaggio visiona il filmato in originale e l’adattamento italiano; distribuisce le voci italiane su tutti gli attori e i personaggi del filmato; dirige gli attori dando a ciascuno le indicazioni necessarie e illustrando loro le psicologie dei personaggi; suggerisce modi e intonazioni per non travisare le intenzioni originali; segue il mixage con il fonico di missaggio. L’assistente al doppiaggio pianifica l’intera lavorazione di doppiaggio; visiona e suddivide il filmato in piccole sequenze (chiamate anelli31) a seconda della necessità 31 E' il nome convenzionale dato alla singola scena, o per meglio dire frammento di scena, da doppiare. Il termine "anello" non è puramente convenzionale. Infatti, se oggi il doppiaggio si svolge usando come supporto video cassette betacam o 3/4, o dischi magneto-ottici, o addirittura DVD, fino a pochi anni fa si lavorava in prevalenza con la pellicola (16 o 35 mm). La pellicola veniva "tagliata" in spezzoni che venivano "chiusi" con una "giunta", prendendo così la forma di un anello. Fonte: http://www.cinemecum.it/ 26 Il doppiaggio dei cartoni animati e secondo una logica di criteri tecnico/artistici, seguendo il copione adattato, sul quale segna e numera gli anelli corrispondenti alle sequenze; redige il piano di lavorazione ottimizzando le presenze degli attori ai turni di sala secondo le norme previste dal contratto di lavoro di categoria; controlla in sala di doppiaggio il ritmo delle battute (lunghezza e sincrono labiale); segna sul copione, a seconda delle indicazioni del direttore, le incisioni ritenute buone e vi annota eventuali disposizioni tecnico-artistiche. Infine, l’attore doppiatore, interpreta il personaggio per cui è stato scelto, secondo quanto scritto dal dialoghista e seguendo le indicazioni del direttore. I.4.2 Le fasi Quando un film arriva in Italia, il distributore o la società di doppiaggio che curerà l’intero processo scelgono il dialoghista e il direttore di doppiaggio che realizzeranno la versione italiana. Per prima cosa, l’assistente verifica che la copia lavoro che servirà per il doppiaggio sia in buone condizioni e che la colonna internazionale, che comprende gli effetti sala32, gli effetti speciali33 e gli effetti ambiente34, sia completa. Una copia del filmato e la lista dialoghi in lingua originale vengono consegnate al dialoghista che scrive la nuova lista dialoghi, mentre il direttore di doppiaggio visiona il filmato e sceglie, in genere sulla base dell’aderenza vocale, “fisica” o recitativa del doppiatore al personaggio, gli attori doppiatori che interpreteranno le varie parti, sottoponendo eventualmente a un provino, se richiesto dal committente, i protagonisti. Una volta pronto il copione in italiano, l’assistente divide il filmato in porzioni, i cosiddetti “anelli”, che in sala vengono poi impostati sul banco di regia dal fonico di doppiaggio, e distribuisce i personaggi nei vari turni di registrazione. A questo punto doppiatori, direttore e assistente vanno in sala di doppiaggio per incidere le voci su una o più piste audio. La sala di doppiaggio è costituita da due 32 Ad esempio il cigolio di una porta. 33 Sono gli effetti sonori di repertorio. 34 Ossia i rumori di fondo e le atmosfere sonore legate all’ambiente in cui si svolge l’azione. 27 Il doppiaggio dei cartoni animati ambienti contigui insonorizzati e separati da un doppio cristallo: in uno, la regia, ci sono il direttore di doppiaggio e il fonico di sala, nell’altro, la sala vera e propria, ci sono i doppiatori e l’assistente al doppiaggio, che organizza e coordina il lavoro e controlla le lunghezze e il sincronismo labiale. I doppiatori hanno di fronte un leggio con il copione italiano, il microfono e lo schermo su cui vengono proiettate le immagini del filmato; vedono l’anello più volte ascoltando il sonoro originale in cuffia e provano le battute in sincrono con le immagini, fino a quando non sono pronti a incidere. Le voci italiane registrate sono poi lavorate dal sincronizzatore, che le fa coincidere con la massima precisione possibile con il movimento labiale originale, intervenendo sulle partenze e sulle pause. Durante il missaggio, realizzato dal fonico di mix sotto il controllo del direttore, le colonne doppiate vengono miscelate con la colonna internazionale e con le musiche, equilibrando fra di loro i diversi livelli. I.5 Doppiaggio o sottotitoli? Oltre al doppiaggio esistono altre due tecniche di traduzione degli audiovisivi: l’oversound e i sottotitoli. L’oversound è una tecnica nella quale la nuova colonna sonora –tradotta- viene sovrapposta, e non sostituita come nel doppiaggio, a quella originale, che viene lasciata in sottofondo. Questa tecnica si usa in genere nelle interviste o nei docudrama35. “Nell’oversound il narratore inizia a parlare uno-due secondi dopo lo speaker originale, e quindi il dialoghista deve avere una particolare attenzione nella costruzione della frase per evitare che nelle scene descrittive non si perdano i riferimenti relativi.”36 “I sottotitoli sono testi scritti a supporto della comprensione di un messaggio audiovisivo. Essi si distinguono innanzitutto in intralinguistici e interlinguistici, a 35 Il docu-drama, o film-documentario, è un documentario che comprende ricostruzioni interpretate da attori. Si è sviluppato essenzialmente nella seconda metà del Novecento. Fonte: Wikipedia 36 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 80. 28 Il doppiaggio dei cartoni animati seconda che la lingua d’origine e quella del sottotitolo coincidano (es.: italiano>italiano) o differiscano (es.: italiano>inglese).”37 Come per il doppiaggio, e contrariamente a quanto si possa pensare, il sottotitolaggio non è l’esatta trasposizione di un testo parlato, bensì il risultato di un adattamento del testo parlato a un codice scritto che tenga conto di numerosi parametri quali i limiti di spazio, il ritmo del parlato, il registro dell’autore, ecc. Le eventuali modifiche sintattiche, lessicali e gli opportuni tagli che vengono effettuati distinguono un sottotitolo di qualità da uno pessimo. Più del 23% della programmazione televisiva europea è costituita da prodotti provenienti dagli Stati Uniti. Al loro arrivo, questi prodotti devono essere tradotti e viene attuata una scelta: in alcuni Paesi vengono doppiati, in altri sottotitolati. Ma perché si sceglie di sottotitolare un film invece di doppiarlo? “Innanzitutto questa scelta è dovuta a ragioni economiche: infatti, i costi del doppiaggio sono molto elevati e corrispondono a circa dieci volte quelli del sottotitolaggio; per questo motivo, si sceglie di utilizzare la tecnica del sottotitoli in quei Paesi che non superano Figura 5 Scena tratta dal film "La notte" un certo numero di possibili utenti (15-20 milioni) e che quindi non riuscirebbero ad ammortizzare il prezzo del doppiaggio.”38 Naturalmente la scelta non è dettata soltanto da ragioni economiche, ma anche da altri elementi come la presenza o meno di strutture produttive e il livello di conoscenza linguistica degli abitanti. “Thomas Herbst sostiene che gli studiosi hanno rilevato che la preferenza per i sottotitoli aumenta con l'aumentare di parametri quali il livello di istruzione e la classe sociale e potrebbe essere strettamente legata alla maggior conoscenza delle lingue straniere e ai più frequenti viaggi all'estero o anche 37 Intertitula, http://www.intertitula.it 38 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, cit., pag. 78. 29 Il doppiaggio dei cartoni animati ai fattori socioculturali dei singoli Paesi.”39 Herbst fa una distinzione tra i cosiddetti “subtitling countries” e i “dubbing countries”, ossia quelle nazioni, come i Paesi Scandinavi o i Paesi Bassi, che tendono a sottotitolare i film stranieri, e quelle come l'Italia, la Francia, la Spagna e la Germania dove è preferito il doppiaggio; mentre infatti la sottotitolazione è generalmente più diffusa presso culture più “periferiche” e più aperte alle influenze esterne, il doppiaggio nasce in Paesi come l'Italia, la Germania e la Spagna come strumento di standardizzazione linguistica e per evitare una contaminazione di altre culture diverse e poco conosciute (si pensi a Mussolini, che voleva evitare che gli italiani venissero a conoscenza di culture diverse dalla nostra). Caratteristiche dei sottotitoli: il sottotitolo comporta una riduzione del testo originale, dal 40 al 70%; i sottotitoli occupano una parte dell’immagine, impedendo una visione completa; il tempo necessario alla lettura dei sottotitoli prende allo spettatore circa la metà della durata di un film, quindi metà del film non viene “vista”; il continuo salto dal centro dell’azione alla parte bassa dello schermo impedisce il coinvolgimento nell’opera; chi conosce la lingua di partenza dell’opera è disturbato dalla presenza del sottotitolo, mentre chi non la conosce non è certo portato ad apprenderla in quella sede, vista la “comoda” presenza del sottotitolo; l’espressività dell’opera nel suo complesso è limitata. Del resto, che il sottotitolaggio sia un espediente tecnico utile, ma comunque estraneo alla partecipazione dello spettatore al film, è stato sempre ribadito dalla critica fin dall’inizio. Oggi la tecnologia si è evoluta: un sottotitolo non supera le due righe di 36 caratteri e rimane sullo schermo da un minimo di mezzo secondo a un 39 F. Caracciolo, La tecnica del doppiaggio cinematografico. Analisi del doppiaggio del Pinocchio di Benigni negli Stati Uniti, op. cit., pag. 20. 30 Il doppiaggio dei cartoni animati massimo di 4 secondi, che sono i tempi fisiologici necessari all’occhio umano per la lettura. Malgrado sia un elemento di disturbo minore che in passato, il sottotitolo non può certo sostituirsi al doppiaggio, in quanto il sottotitolatore è costretto a privare il testo di tutti i dettagli non indispensabili alla comprensione (altrimenti il sottotitolo sarebbe troppo lungo). Alcuni elementi indicanti particolari stati d’animo quali l’esitazione, le false partenze, le frasi incomplete, proprio perché peculiari della lingua parlata vanno perduti quando trasferiti nella lingua scritta. “Per questo i sottotitoli sono da considerarsi un semplice aiuto per comprendere la trama, ma non possono svolgere assolutamente la funzione di trasposizione linguistica che svolge il doppiaggio.”40 40 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, cit., pag. 32. 31 Il doppiaggio dei cartoni animati Figura 6 Scena tratta dal film "Colazione da Tiffany" con Audrey Hepburn 32 Il doppiaggio dei cartoni animati Capitolo II L’ADATTAMENTO DEGLI AUDIOVISIVI II.1 In cosa consiste l’adattamento di un audiovisivo? II.1.1 Il mestiere del dialoghista Il primo passo da effettuare quando si deve adattare un film (o un qualsivoglia prodotto audiovisivo) è quello di ottenere una buona traduzione del copione; l'adattatore sceglie se tradurre lui il testo o se darlo a un traduttore di professione, dipende dalla sua conoscenza della lingua. La traduzione inizialmente deve essere letterale e comprensiva di tutti i termini slang se presenti (questo è un elemento molto importante in quanto la maggior parte della produzione cinematografica mondiale proviene dall'America e nei film americani spesso troviamo un linguaggio slang). Una volta in possesso della traduzione letterale comincia l’adattamento vero e proprio. L’adattatore deve lavorare su due livelli: linguistico e tecnico. A livello linguistico, il dialoghista deve rispettare la grammatica e la sintassi italiana ma soprattutto deve rispettare il linguaggio del film. Infatti, ogni film ha un suo linguaggio e lo scopo finale di un adattatore è quello di rispettarlo e di riprodurre nella lingua di arrivo il messaggio originale che l'autore ha voluto dare. Infatti un film può avere diverse ambientazioni, ad esempio nei ghetti, oppure nell'ambiente aristocratico, e va da sé che in questi due casi il linguaggio sarà diverso e questo aspetto deve essere rispettato dall'adattatore, altrimenti si perderebbe il senso totale del film: un manovale non parla allo stesso modo di un letterato o di un professore accademico! Bisogna capire appieno il linguaggio del film per non tradire il messaggio e le sensazioni che l'autore ha voluto trasmettere (ad esempio se la scena comprende un senzatetto o un drogato, la loro situazione e il loro stato d'animo dovranno essere compresi anche attraverso i dialoghi e il loro linguaggio: le loro battute saranno dunque essenziali e non arricchite, oppure saranno aggressivi). Perciò 33 Il doppiaggio dei cartoni animati un buon adattatore deve tener presente questi elementi per non tradire l'opera originale, altrimenti il linguaggio del film sarebbe piatto e tutti i personaggi parlerebbero allo stesso modo. Un'altra dote dell’adattatore dovrebbe essere il buonsenso. Questo mestiere, come quello del doppiatore, è sicuramente un mestiere creativo ma comunque l’adattatore non deve usare la sua creatività in maniera eccessiva, rischiando così di stravolgere il film; deve avere il buonsenso di attenersi all'originale. Egli può certamente cambiare le frasi, in quanto può capitare che per rendere una situazione lontana dalla nostra cultura bisogna trovare nuove parole: se pensiamo ad esempio ai film comici, ci rendiamo subito conto che quello che fa ridere in America potrebbe non far ridere in Italia o viceversa, o comunque una battuta in inglese potrebbe non avere alcun senso se tradotta letteralmente in italiano. In questo caso l'adattatore può sicuramente cambiare la battuta e stravolgere la frase, ma il suo scopo deve essere sempre quello di mantenere il messaggio originale del film, che in questo caso è quello di far ridere il pubblico. Parliamo adesso della parte tecnica: una volta ricevuta la traduzione del copione e mentre si appresta ad adattarlo, l'adattatore deve infatti seguire una serie di regole tecniche. L'insieme di queste regole tecniche viene chiamato sincrono, in gergo tecnico “sinc”. Vi sono quattro tipi di sinc: il sincrono labiale, il sincrono gestuale, il sincrono lineare e il sincrono ritmico. L'adattatore li deve rispettare tutti e quattro, e vanno ancor più rispettati quando l'attore è in campo (IC) ossia inquadrato in primo piano, piuttosto che quando è fuori campo (FC) ossia quando non viene inquadrato mentre parla. Per sincrono labiale si intende il rispetto dei movimenti delle labbra che l'attore compie durante la recitazione; per questo l'adattatore dovrà scegliere delle parole che combacino con il movimento delle labbra. Si deve porre quindi particolare attenzione alle parole che contengono consonanti che provocano la totale chiusura delle labbra (B, M, P), a quelle che provocano una semi chiusura (F, V), a tutte quelle che non provocano la chiusura delle labbra (palatali41 e dentali42), alle vocali che provocano 41 Una consonante è definita palatale quando viene articolata accostando il dorso della lingua al palato, in modo che l'aria, costretta dall'ostacolo, produca un rumore nella sua fuoriuscita. La consonante palatale è molto usata nella pronuncia della lettera L. Fonte: Wikipedia 34 Il doppiaggio dei cartoni animati in apertura o chiusura o all'interno della frase un'apertura della bocca (A, E, I) o una sua chiusura (O, U), “a tutte quelle parole che contengono un'accentatura particolare che costringe le labbra ad un'apertura repentina.”43 Per sincrono gestuale si intende il rispetto dei movimenti del corpo: in base ad essi si decide cosa far dire all'attore. Infatti ogni espressione genera dei movimenti delle mani, della testa, degli occhi- e costringe il dialoghista a costruire la frase in un determinato modo proprio per far coincidere questi movimenti con il nuovo testo tradotto. Inoltre, parlare mentre si fa qualche altra cosa, come camminare, correre o mangiare induce in genere a scegliere parole diverse da quelle che si usano di solito. Il sincrono lineare è il rispetto della lunghezza, della durata della frase originale, dal primo all'ultimo movimento delle labbra dell'attore. Il sincrono ritmico, o isocronico, è il più importante, l'unico che va rispettato anche quando l'attore si trova fuori campo. “È il cosiddetto ritmo interno della frase, composto da più elementi: la struttura morfo-sintattica della lingua originale, la velocità di recitazione, il timbro impresso alla frase dall'attore, che è condizionato dalla situazione e dal luogo dove si svolge la scena, il senso della frase. Riuscire a cogliere e ricostruire il sincrono ritmico è essenziale per restituire l'equilibrio all'insieme del dialogo.”44 II.1.2 Straniamento e addomesticamento Quando ci si approccia ad una traduzione, soprattutto di un testo filmico, bisogna effettuare una scelta tra due modalità di traduzione: quella dello straniamento e quella dell’addomesticamento. Questi due aspetti della traduzione sono stati studiati da vari teorici come Eugene Albert Nida45 o Lawrence Venuti46, 42 Una consonante è detta dentale quando viene articolata accostando la punta o apice della lingua ai denti incisivi superiori, in modo che l'aria, costretta dall'ostacolo, produca un rumore nella sua fuoriuscita. 43 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 67. 44 Ibidem 45 Eugene A. Nida (11 Novembre 1914 – 25 Agosto 2011) è stato uno studioso di linguistica e teoria della traduzione. 35 Il doppiaggio dei cartoni animati due teorici della traduzione. Soprattutto quest’ultimo, attraverso varie pubblicazioni che sono state ampiamente criticate in quanto rivoluzionarie, ha introdotto questi due nuovi concetti di straniamento e addomesticamento. Nel suo saggio L'invisibilità del traduttore: una storia della traduzione (in originale The Translator's Invisibility: A History of Translation) Lawrence, ripercorrendo la storia della traduzione, critica il ruolo di “personaggio invisibile” al quale il traduttore si è da sempre dovuto adattare. Ciò di cui lo studioso parla è il fatto che lo scopo ultimo di una buona traduzione è sempre stato quello di essere scorrevole e di facile lettura nella lingua di arrivo secondo la maggior parte dei traduttori: ciò include quindi anche il cambiamento, la modifica radicale di alcuni aspetti magari peculiari della cultura di partenza, che però nella cultura di arrivo sono sconosciuti e quindi stranianti. Questo processo di modifica si chiama appunto addomesticamento. Venuti però crede che in qualche modo questo modo di tradurre tradisca il testo originale, stravolgendone il senso, e si chiede se non ci sia un altro modo, magari migliore, per rendere le opere in una lingua straniera. “Per questo egli introduce i concetti di traduzione addomesticante e straniante, due strategie che riguardano principalmente quanto si adatti il testo alla cultura di arrivo, causando una perdita di informazione dal testo di partenza.”47 Secondo Venuti si dovrebbe favorire lo straniamento piuttosto che l’addomesticamento, proprio per non stravolgere completamente il testo di partenza e non perdere quei riferimenti culturali che sono propri del testo e di quello che l’autore ha voluto comunicare (questa teoria era già stata introdotta in parte da Friedrich Schleiermacher48). “Il processo traduttivo, a partire da queste premesse teoriche, viene caratterizzato come un’operazione violenta, traumatica e mistificatoria”49. Venuti sostiene infatti come la traduzione sia “la sostituzione forzata [forcible replacement] della differenza linguistica e culturale del testo straniero con un testo che risulterà intelligibile al 46 Lawrence Venuti (Filadelfia, 1953) è un traduttore, docente e teorico della traduzione statunitense. Lavora inoltre come traduttore dall'italiano, francese e catalano. 47 Wikipedia, www.wikipedia.it. 48 Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher (Breslavia, 21 novembre 1768 – Berlino, 12 febbraio 1834) è stato un filosofo e teologo tedesco. 49 Massimiliano Morini, La traduzione: strumenti, teorie, pratiche, Sironi Editore, pag. 30. 36 Il doppiaggio dei cartoni animati lettore della lingua di arrivo, questo perché lo scopo della traduzione è trasformare un’alterità cultura in una uguaglianza [to bring back a cultural other as the same], renderla riconoscibile e perfino familiare”50. Come vedremo anche in seguito nell’analisi dell’adattamento de I Simpson, la traduzione per i prodotti audiovisivi più utilizzata è quella addomesticante, soprattutto per un fattore di marketing e vendita: infatti se si rende il prodotto più familiare per il pubblico di arrivo, ci sono maggiori probabilità che questo prodotto abbia successo. II.2 Problematiche legate alla traduzione degli audiovisivi Durante il suo lavoro di adattamento, il dialoghista si trova a dover affrontare alcune problematiche nella traduzione e nella resa di vari elementi linguistici (come nomi, sigle, brusii, ecc.), per far sì che questi elementi siano comprensibili nella lingua di arrivo e soprattutto abbiano lo stesso impatto dell'originale. Come abbiamo detto nel paragrafo precedente, ogni film ha un suo registro linguistico, e all'interno del film i registri cambiano a seconda del personaggio. “Quando si traduce un dialogo, è fondamentale decidere “come” le cose vengono dette, oltre -e spesso più- di “che cosa” viene detto: questo perché in un filmato i personaggi non dobbiamo immaginarli, ma li vediamo parlare e muoversi, vediamo come si vestono, come portano i capelli, che cosa mangiano, dove abitano, che automobile guidano.”51 Per questo motivo lo spettatore individua subito che tipo di personaggio è quello sullo schermo, a che classe sociale appartiene o cosa fa nella vita, e questa identificazione deve permanere anche nelle parole del personaggio, nel suo linguaggio e nel suo modo di esprimersi; ogni personaggio ha inoltre un suo linguaggio, diverso da quello degli altri. Persone diverse, che in originale usano parole diverse per esprimersi, devono mantenere questa differenza anche in italiano, più che in una traduzione scritta, in cui le differenze date da tutti quegli elementi elencati sopra sono meno evidenti; anche un elemento semplice come una 50 Massimiliano Morini, La traduzione, teorie, strumenti e pratiche, op. cit., pag. 28. 51 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 59. 37 Il doppiaggio dei cartoni animati congiunzione, quindi, va tradotto calzandolo sul personaggio e sulla situazione, oltre che, naturalmente, sul movimento delle labbra. Ad esempio la congiunzione so, therefore può essere tradotta con la parola allora se il personaggio che parla appartiene a una classe sociale media o bassa, mentre un personaggio appartenente all'aristocrazia -o se il film è ambientato in epoca passata- dirà dunque, perciò, sicché. Un discorso a parte merita la traduzione dei titoli dei film, che molto spesso lasciano perplessi critica e spettatori. Come si può notare in qualsiasi sala cinematografica, i titoli dei film possono essere o lasciati in originale, o tradotti (in questo caso o si traducono letteralmente o si stravolgono completamente). “In ogni caso, però, la scelta del titolo italiano non è mai affidata al dialoghista, ma è sempre frutto di una decisione dell'ufficio marketing della distribuzione; è bene sottolinearlo, in quanto la traduzione del titolo viene spesso notata più di quella dei dialoghi.”52 Un esempio fra tutti è il film del 1990 con Macaulay Culkin, “Home alone”53 conosciuto da tutti in Italia come “Mamma ho perso l'aereo”. Figura 7 Locandina del film “Mamma ho perso l’aereo” 52 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 52. 53 Traduzione letterale: “A casa da solo”. 38 Il doppiaggio dei cartoni animati Parliamo adesso dei cosiddetti brusii. Il brusio comprende tutti quegli elementi più o meno esterni alla narrazione, in genere di sottofondo, ad esempio i passanti in una strada, una radio che trasmette o, appunto, la televisione. La domanda è: tradurre o no i brusii? Bisogna chiarire innanzitutto che la decisione di doppiarli o meno deve essere presa nel momento in cui si analizza il film e si deve restare fedeli a questa decisione per tutta la durata del film: non è possibile infatti decidere di doppiare un brusio e lasciare in lingua originale un altro, sarebbe un elemento di confusione per lo spettatore. Molti dialoghisti ritengono che la scelta migliore sia quella di doppiare i brusii: è infatti illogico pensare che in una storia in cui tutti parlano italiano, i passanti, o un venditore o uno speaker alla radio parlino un'altra lingua. Sarebbe troppo straniante per gli spettatori! L'unica eccezione si può avere se la scena si svolge in un altro luogo sia rispetto all'italiano sia rispetto alla lingua dei protagonisti (es: il film è americano, doppiato in italiano e i protagonisti si spostano in Germania; in questo caso è naturale che in televisione o per la strada si senta parlare tedesco), oppure se si vuole sottolineare che chi parla lo fa in un'altra lingua, perché proprio quel personaggio è di un'altra nazionalità oppure perché la scena lo richiede (per esempio, una visita guidata in un museo inglese o francese a un gruppo di turisti giapponesi o tedeschi). Nel caso del brusio alla televisione, un personaggio che parla convenzionalmente in italiano e guarda un programma televisivo in un'altra lingua fa immediatamente percepire che il film è doppiato, a meno che non si voglia far intendere che quel 39 Il doppiaggio dei cartoni animati personaggio sta guardando proprio un programma in un'altra lingua, per esempio se sta facendo zapping sul satellite. La cosa è palese quando a guardare la televisione sono dei bambini: è impensabile che seguano, magari con attenzione o con espressioni di commento, un programma in un'altra lingua, a meno che non siano espressamente poliglotti. “In ogni caso, se si vuol lasciare un brusio originale, per esempio in una scena di massa, lo si può fare, a patto però di fare attenzione, in fase di missaggio, a impostare i livelli sonori in modo da mantenere incomprensibili le parole pronunciate.”54 Un'altra problematica che il dialoghista si trova ad affrontare, anche in maniera abbastanza frequente, è la traduzione dei messaggi scritti. Per messaggi scritti si intendono cartelli, segnali, e tutto ciò che di scritto compare nella scena del film. Nell'adattamento le scelte possibili sono due: inserire un sottotitolo (chiamato “cartello”) o, quando la scena lo permette, utilizzare uno degli attori in fase di doppiaggio per fargli dire qualcosa che renda comprensibile la scritta che appare. Ad esempio, se appare una scritta e l'attore è fuori campo in silenzio, si potrebbe far “leggere” la scritta al doppiatore in fase di doppiaggio. Inoltre, in un filmato molte informazioni arrivano allo spettatore dalle scritte che compaiono su giornali, vetrine, cartelli, ecc. A parte i cartelli presenti già in originale, che indicano in genere un cambiamento di luogo o di tempo dell'azione (“FBI Headquarter”, “Ten years later”) e “che vengono sostituiti da equivalenti cartelli in italiano, tutte le scritte in genere non vengono tradotte, o perché il contesto è comprensibile (“Police” su una macchina lampeggiante da cui scendono agenti in divisa, “Hospital” davanti a un ospedale), o per non appesantire la scena di innumerevoli cartelli di sottotitolo.”55 L'uso di questa soluzione è limitato al titolo di un giornale o a una lettera o altro messaggio scritto, dalla cui comprensione dipende la comprensione della vicenda, sempre quando non sia possibile dare le stesse informazioni attraverso una voce sul muto (il personaggio legge tra sé la lettera o il messaggio) oppure inserendole in un discorso immediatamente seguente (“Hai visto che dice il giornale?”). 54 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 74. 55 Ibidem. 40 Il doppiaggio dei cartoni animati Molto interessante è inoltre l'analisi delle parti cantate di un film. Ci sono vari casi: si va dalla presenza di canzoni in colonna sonora il cui testo ha un nesso logico con le vicende del film, all'attore che canta o canticchia una canzone, al film musicale. Nei primi due casi, la scelta di sottotitolare la canzone o di doppiarla spetta al dialoghista; nel caso di film musicali, invece, si tratta di una scelta commerciale che deve tener conto di una serie di altri fattori, come la riconoscibilità e la fortuna che hanno avuto le musiche originali del film, per questo spetta al distributore. Facciamo degli esempi: nel film viene scelta una certa canzone per sottolineare il senso della storia o una particolare atmosfera. “Qui, la scelta di aggiungere dei sottotitoli esplicativi ha dei pro e dei contro: sicuramente la presenza di sottotitoli ha come sempre il difetto di distrarre lo spettatore da una totale immersione nel film, tanto più se la canzone è famosa e quindi si può presumere che una larga fetta di spettatori la conosca; dall'altra parte, la scelta di non sottotitolare rischia di non far comprendere appieno il senso di ciò che sta accadendo allo spettatore non madrelingua.”56 Un altro caso è quello in cui l'attore canticchia una canzone. Qui, se la canzone non è nota o se ne esiste una versione italiana (come per esempio nei canti popolari), deve essere doppiata, mentre se è nota o se l'attore canticchia su una base (per esempio la radio o la televisione), va inevitabilmente lasciata in originale. Nell'ultimo caso, quello del film musicale in cui la presenza di canzoni non è casuale, la scelta deve essere di responsabilità del distributore. La Disney ad esempio ha sempre scelto di tradurre e doppiare le canzoni dei suoi film in quanto, proprio perché destinate ad un pubblico di bambini, costituiscono un prodotto a parte, con una loro vita commerciale indipendente di cui proprio la traduzione in italiano è un elemento fondamentale di successo e di riconoscibilità dell'opera da parte del pubblico. Per quanto riguarda il film musicale destinato a un pubblico adulto, la scelta è sempre stata quella di non doppiare le parti cantate. Un altro argomento interessante e frequente sono le sigle, gli acronimi, spesso usati per indicare uffici: frequenti in americano ma frequentissimi anche in francese: 56 M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, op. cit., pag. 53. 41 Il doppiaggio dei cartoni animati un esempio può essere la sigla LAPD (Los Angeles Police Department). La caratteristica delle sigle è che chi le dice e chi le ascolta sanno bene cosa stanno ad indicare, mentre spettatori di altri Paesi no. Come si risolve tutto ciò in adattamento? In questi casi bisogna conciliare l'esigenza di essere chiari con quella di dare per scontato che chi parla e chi ascolta sanno, evitando quindi di inserire la nota nel dialogo. La soluzione è quella di far dire all'attore, in fase di doppiaggio, una frase chiarificatrice della sigla. Parliamo ora dell'uso del “tu” o del “lei” per tradurre l'allocuzione “you”. La difficoltà nella traduzione sta appunto nel fatto che in inglese si usa soltanto il “tu” (“you”), sia in situazioni formali che informali, e quindi l'adattatore dovrò decidere se e quando utilizzare il “tu” o il “lei”. Nei film in inglese il problema si pone quasi sempre quando a parlare sono due adulti che non si conoscono. A volte, il passaggio al “tu” viene individuato con la frase “Can I call you (nome)?” (“Posso Figura 8 Scena tratta dal cartone Walt Disney "Gli Aristogatti" chiamarti...?”). Se questo non accade, bisogna scegliere per il passaggio dal “lei” al “tu” il momento più opportuno e credibile. Un classico problema dell'adattatore è la traduzione delle unità di misura. Si può infatti accettare che la valuta rimanga quella del Paese di origine, al contrario bisogna tradurre pesi, lunghezze, ecc. In questo caso è infatti necessario valutare se 42 Il doppiaggio dei cartoni animati lo spettatore sia in grado di fare velocemente il calcolo senza distrarsi dalla comprensione e dal coinvolgimento nella vicenda. Non è quindi un abuso tradurre le libbre in etti e le miglia in chilometri. 43 Il doppiaggio dei cartoni animati Capitolo III TRADURRE I SIMPSON III.1 Considerazioni generali Sicuramente tutti conoscono I Simpson: questo show nato in America, infatti, è stato tradotto in quasi tutto il mondo ed è la più lunga serie animata americana mai trasmessa. Questa sitcom animata fu creata dal fumettista statunitense Matt Groening57 a fine degli anni ottanta per la Fox Broadcasting Company. “È una parodia satirica della società e dello stile di vita statunitensi, personificati dalla famiglia protagonista, di cui fanno parte Homer, Marge e i loro tre figli Bart, Lisa e Maggie.”58 La storia è ambientata nella città Americana di Springfield; ogni episodio racconta un evento nella vita di tutti i giorni della famiglia: “persone normali, senza particolari Figura 9 Il famoso doppiatore di Homer, Tonino Accolla 57 Matthew Abram "Matt" Groening (Portland, 15 febbraio 1954) è un fumettista e ideatore di cartoni animati statunitense, padre delle serie televisive I Simpson e Futurama, per le quali lavora attualmente come consulente creativo. Fonte: Wikipedia 58 Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/I_Simpson. 44 Il doppiaggio dei cartoni animati ambizioni e decisamente prive di tutti quei "poteri magici" che da sempre hanno accompagnano centinaia e centinaia di serie animate.”59 Ma gli autori della serie descrivono questa “normalità” con un occhio ironico e soprattutto satirico: dietro il “cartone animato” e “le risate”, si può leggere infatti molto spesso una critica profonda a quella che è oggi la società in generale, e più nello specifico quella Americana. Avendo riscosso così tanto successo in America, le due società co-produttrici della serie televisiva (Fox e Gracie Film) hanno curato in prima persona e in ogni minimo dettaglio ogni fase dell'esportazione del prodotto all'estero: infatti hanno scelto sia i doppiatori che i direttori di doppiaggio del cartone in quasi tutti i Paesi. In particolare, in Italia la Gracie Film ha collaborato con Mediaset (primo canale distributivo italiano de I Simpson) nella scelta di doppiatori la cui voce assomigliasse il più possibile a quella degli attori originali. Se ci si fa caso, infatti, le voci dei doppiatori Americani dello show sono molto simili a quelle dei doppiatori Italiani: la voce di Tonino Accolla (doppiatore Italiano di Homer Simpson) è veramente simile a quella di Dan Castellaneta (doppiatore ufficiale di Homer), così come la voce di Julie Kavner (doppiatrice di Marge Simpson nella versione originale) e quella di Liù Bosiso (doppiatrice di Marge nella serie italiana) si assomigliano in maniera sorprendente. Come detto in precedenza, la serie animata di Matt Groening è un chiaro esempio di satira pungente nei confronti della società Americana, della quale presenta molti riferimenti culturali. Posto che I Simpson sono totalmente incentrati sul modello americano di società, come può essere venduta ad un pubblico straniero e soprattutto accettata e amata? In questo caso possiamo dire che l’adattamento più che la traduzione abbia giocato un ruolo fondamentale e che sia stato l’elemento chiave per far apprezzare lo show al pubblico italiano. Infatti, l’adattatore italiano della serie ha apportato vari cambiamenti strutturali sia ai protagonisti che ai personaggi secondari: questo processo viene chiamato addomesticamento e il suo scopo è quello di far capire meglio ad un pubblico 59 L’Homerata, http://www.thesimpson.it/dispatcher.asp. 45 Il doppiaggio dei cartoni animati straniero frasi, personaggi, battute, usi e costumi che sono stati creati in un altro Paese e quindi portano con sé un bagaglio specifico di cultura. Non solo: grazie alle modifiche apportate alla serie italiana il cartone ha avuto un successo enorme. L’adattamento italiano de I Simpson è un processo che include stravolgimenti e cambiamenti a nomi e origini di alcuni personaggi, acronimi, giochi di parole, slogan, riferimenti culturali, cartelloni, manifesti, sigle pubblicitarie, canzoni, titoli degli episodi e molto altro ancora: tutto ciò fa parte del processo di addomesticamento. Allo stesso tempo possiamo affermare che in Italia questo cartone sia stato non solo addomesticato, ma anche indigenizzato: ciò significa che le caratteristiche di alcuni personaggi che erano tanto peculiari per il pubblico americano sono state totalmente eliminate e sostituite con altre, più familiari al pubblico italiano, o tipiche dell’Italia. Come spiegherò nel prossimo capitolo, i due elementi risultanti da questo processo di addomesticamento e indigenizzazione che hanno reso la serie così popolare in Italia sono stati i riferimenti alla cultura popolare e soprattutto gli stereotipi con i quali i personaggi sono stati descritti. III.2 Adattamento e indigenizzazione de I Simpson All’interno dello show sono presenti, oltre alla famiglia Simpson (composta da Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie), una serie di personaggi secondari, abitanti di Springfield, che fanno la loro apparizione più o meno spesso durante i vari episodi. 46 Il doppiaggio dei cartoni animati Possiamo ritrovare in questi personaggi dei tratti o caratteristiche che ci rimandano immediatamente a degli stereotipi che tutti noi conosciamo: un capo maligno e avaro (Mr. Burns), un sindaco corrotto (Sindaco Quimby), un poliziotto inaffidabile (il commissario Winchester), un immigrato che lotta per i suoi diritti (Apu), e così via. Qualunque persona appartenente a qualunque nazionalità e cultura li può riconoscere facilmente, avendo incontrato persone che presentano tali caratteristiche almeno una volta nella vita. Questi personaggi sono descritti tramite degli stereotipi sociali, etnici e/o culturali. Sono stati proprio questi stereotipi l’elemento fondamentale che ha aiutato i traduttori della serie italiana ad adattare lo show per il pubblico. Figura 10 Bart in una scena della sigla Nei prossimi paragrafi parlerò prima dell’adattamento di personaggi principali come Bart e Homer; in seguito di quelli secondari, molto interessanti da analizzare. III.2.1 Bart e Homer Un esempio notevole di indigenizzazione riguarda l’inizio di ogni episodio, in cui si vede Bart che scrive delle frasi sulla lavagna, come punizione per qualcosa che ha fatto. Nella versione originale Bart ovviamente scrive in inglese, e non c’è nessuna voce fuori campo, nessun doppiatore che legge le frasi scritte; al contrario, nella versione italiana, la parte visiva (ossia le frasi sulla lavagna) resta uguale, quindi non viene tradotta, ma allo stesso tempo si sente la voce fuori campo di Bart che legge in 47 Il doppiaggio dei cartoni animati Italiano quello che c’è scritto. Nella maggior parte dei casi la traduzione corrisponde a ciò che c’è scritto sulla lavagna, ma altre volte gli adattatori hanno scelto di cambiare totalmente il senso della frase o addirittura l’azione che Bart ha compiuto e per la quale è stato punito. Nell’intro dell'episodio “Bart, il genio”60, ad esempio, Bart scrive “I won’t waste chalk” (trad. “Non sprecherò il gesso”). L'azione per cui viene punito non è così grave di per sé, ma l’ironia sta proprio nel fatto che Bart continua a scrivere sulla lavagna, sprecando così altro gesso. La versione italiana è stata completamente stravolta: gli adattatori hanno infatti scelto di cambiare l’azione per cui Bart viene punito e alla voce fuori campo fanno dire “Non disegnerò donne nude in classe”. Ma perché hanno deciso di effettuare un cambiamento del genere? L’azione di disegnare donne nude in classe è sicuramente più grave di quella di sprecare il gesso; in questo modo Bart viene percepito come un ragazzino che già pensa alle donne in un certo modo, utilizzando uno stereotipo che viene assegnato a livello internazionale agli Italiani, ossia quello di essere dei latin lover: questo è un tipico esempio di indigenizzazione di un prodotto (battuta, personaggio, slogan, ecc) per un pubblico straniero. Parliamo ora di Homer. Possiamo dire che il suo personaggio può essere descritto maggiormente da un punto di vista consumistico, tramite i suoi acquisti, piuttosto che tramite la sua personalità e le sue caratteristiche, il suo modo di essere insomma. Dunque, per i traduttori il modo più facile di adattarlo ad un pubblico italiano era quello di “adattare e indigenizzare quello che acquista, piuttosto che il modo in cui si esprime”61. Facciamo un esempio e prendiamo in considerazione l’episodio “Il sassofono di Lisa”62. La famiglia Simpson è nel soggiorno e Marge chiede a Homer di portare Maggie a letto. Homer non sa come far addormentare la bambina, quando all’improvviso gli viene un’idea: le darà un po’ di birra per farle prendere sonno. 60 Titolo originale “Bart the Genius” Stagione 1, episodio 2. 61 Cit originale: “through the indigenization of what he purchases, instead of through the way he expresses himself”: C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., pag. 80. 62 Titolo originale: “Lisa's Sax” Stagione 9, Episodio 3 48 Il doppiaggio dei cartoni animati Mentre le fa bere la birra, Homer canticchia “Come on Maggie, it's Miller time, it's Miller time”63. Le parole di Homer richiamano subito alla mente del pubblico Americano sia una nota marca di birra –la Miller- sia uno slogan pubblicitario molto conosciuto negli USA, che dice appunto “It’s Miller time”. Le parole di Homer sono un riferimento diretto alla cultura Americana, e solo il pubblico Americano potrebbe comprenderle appieno; inoltre, una delle caratteristiche peculiari di Homer è proprio il suo amore per la birra e mantenere questa caratteristica anche nelle versioni tradotte è fondamentale. Gli adattatori Italiani hanno capito l’importanza di mantenere questo riferimento culturale, e hanno sostituito la frase “Come on Maggie, it's Miller time, it's Miller time” con “Maggie...birra, e sai cosa bevi”. Questo slogan è un chiaro riferimento ad una famosa pubblicità degli anni ’80 in cui Renzo Arbore garantiva la qualità delle birre italiane. Questo è un altro esempio molto chiaro ed efficace di addomesticamento e indigenizzazione, e nonostante la frase scelta per la versione italiana non si riferisca ad una specifica marca di birra (come nel caso della Miller), il riferimento alla pubblicità è lo stesso, e il riferimento alla passione di Homer per la birra viene mantenuto. Dunque, Homer viene indigenizzato attraverso le sue caratteristiche di consumatore, piuttosto che attraverso fattori politici, etnici o sociali. Al contrario, la maggior parte dei personaggi minori della serie vengono identificati grazie alle loro caratteristiche di nazionalità, razza ed etnia, e sono proprio queste caratteristiche la chiave che ha permesso ai traduttori di adattare lo show. 63 Traduzione letterale: Su, Maggie, è l'ora di bere la Miller! 49 Il doppiaggio dei cartoni animati L’indigenizzazione de I Simpson per il pubblico Italiano, dunque, viene realizzata attraverso una ri-territorializzazione in un nuovo contesto nazionale (ogni personaggio viene privato delle sue caratteristiche di nazionalità, razza ed etnia originali e inserito in un contesto italiano) e grazie all’uso di vari accenti e dialetti Italiani (ogni dialetto infatti corrisponde spesso ad uno stereotipo). Infatti in Italia i vari dialetti richiamano subito alla mente le caratteristiche di un determinato tipo di persona: spesso l’accento siciliano viene associato con la mafia, quello milanese con le città industriali, quello napoletano o romano con la comicità, e così via. Dunque possiamo dire che per indigenizzare la serie televisiva in Italia, gli adattatori hanno “trasferito” la piccola città di Springfield e tutti i suoi abitanti (con le loro caratteristiche e stereotipi) in un nuovo contesto nazionale, che è quello italiano, assegnando ai personaggi dialetti differenti per riconoscerne le caratteristiche principali. III.2.2 Personaggi secondari Come ho già spiegato, l’adattamento italiano de I Simpson si basa principalmente su stereotipi e accenti. L’Italia infatti offre un’ampia gamma di accenti e dialetti che sono stati fondamentali per l’adattamento della serie. Nel paragrafo precedente ho analizzato come gli adattatori italiani sono riusciti a trasferire le caratteristiche peculiari dei personaggi principali (Bart e Homer) nel contesto italiano; in questo paragrafo parlerò invece di come sono stati indigenizzati i personaggi secondari. Innanzitutto, li possiamo dividere in due gruppi: il primo comprende quei personaggi che sono stati adattati utilizzando stereotipi (e accenti) italiani che però corrispondevano allo stesso stereotipo utilizzato nella versione originale (Tony Ciccione, Otto Disc e il Commissario Winchester); il secondo gruppo include quei personaggi più complessi, il cui adattamento si basa anche su fattori nazionali, etnici e linguistici, e le cui caratteristiche sono state completamente stravolte per renderne la comprensione più facile al pubblico italiano. 50 Il doppiaggio dei cartoni animati ANTHONY D’AMICO (TONY CICCIONE) Anthony D’Amico, meglio conosciuto come Tony Ciccione, è il tipico criminale italo-americano, figura stereotipata facilmente riconoscibile in tutto il mondo grazie soprattutto alla distribuzione di film gangster (primo fra tutti Il Padrino64). Nella versione originale il doppiatore di questo personaggio (Joe Mantegna) recita con una voce da gangster. Nella versione italiana, invece, gli adattatori hanno scelto di far parlare Tony Ciccione con un accento siciliano: la ragione principale è che nell’immaginario comune questo accento (purtroppo) viene subito associato con attività criminali e illegali, e soprattutto con la mafia. In questo caso, dunque, l’indigenizzazione del personaggio è stata molto efficace, perché quando il pubblico italiano lo sente parlare con accento siciliano, capisce subito che Tony è un criminale, e questa è la stessa identica cosa che percepisce il pubblico americano quando, nella versione originale, lo sente parlare come un gangster italo-americano. BOE SZYSLAK Boe è un barista e proprietario del bar “Da Boe”, locale preferito di Homer. Nella versione originale, la caratteristica peculiare di Boe è l’ambiguità: sono pochi 64 Il padrino (The Godfather) è un film del 1972 diretto da Francis Ford Coppola e interpretato da Marlon Brando e Al Pacino, prima pellicola della trilogia omonima firmata dal regista. La pellicola fu premiata con tre premi Oscar e, insieme al suo seguito, è considerata una pietra miliare della storia del cinema. Fonte: Wikipedia 51 Il doppiaggio dei cartoni animati infatti gli episodi in cui si fa cenno ad aspetti del suo passato o della sua vita privata, e su di lui in effetti si sa veramente poco. La prima cosa che si nota nell’adattamento di questo personaggio è il fatto che nello show americano in realtà non si chiama Boe, ma Moe! Perché questa modifica nel nome? In effetti questo cambiamento potrebbe sembrare irrilevante o comunque non necessario, ma in realtà è stato uno stratagemma a dir poco geniale degli adattatori per indigenizzare ancora di più questo Figura 11 Boe Szyslak personaggio. Infatti, come ho già spiegato, la caratteristica principale di Moe/Boe è l’ambiguità e il fatto che nessuno sappia molto di lui; in italiano, il nome Boe si pronuncia esattamente come l’espressione “boh”, molto utilizzata nel linguaggio colloquiale italiano. Quindi, da un lato il nome Boe diventa buffo e ironico, e dall’altro lato rappresenta un ulteriore modo di indigenizzare il personaggio, perché sottolinea proprio il fatto che di lui si sa poco e niente. Inoltre, in alcuni episodi della serie italiana, Boe parla con un accento siciliano (cosa non presente nella versione originale), stratagemma utilizzato dagli adattatori proprio per aumentare ancora di più quell’ambiguità così evidente nella versione americana. OTTO MANN/DISC Otto è l’autista del pulmino della scuola elementare di Springfield. È un ragazzo di 29 anni senza ambizioni, che vuole solo suonare la chitarra65. Nella versione originale si chiama Otto Mann, mentre in quella italiana Mann viene cambiato in Disc, proprio per sottolineare questa sua passione per la chitarra. 65 Per il suo personaggio gli autori hanno preso spunto dal chitarrista storico dei Guns N' Roses, Slash. Fonte: Wikipedia 52 Il doppiaggio dei cartoni animati Lo stereotipo legato a questo personaggio è quello del mammone, ossia del ragazzo ormai adulto che non vuole crescere, prendersi le sue responsabilità e soprattutto lasciare la casa dei genitori per andare a vivere da solo. Questo stereotipo in Italia non è associato ad una regione specifica ma riguarda l’intero Paese. Tuttavia, per la versione italiana, gli adattatori hanno scelto di doppiare Otto con un accento milanese. La scelta di questo accento serve soprattutto ad ironizzare e fare satira sul personaggio, in quanto Otto non corrisponde assolutamente con lo stereotipo italiano dei milanesi, anzi lo contraddice totalmente. Milano è una città residenziale e industrializzata, e lo stereotipo dei suoi abitanti è quello di persone snob, ambiziose e molto efficienti sul lavoro. Dunque l’ironia si basa proprio nel creare l’aspettativa di un certo tipo di personaggio tramite l’accento scelto, e poi nel contraddirla completamente. COMMISSARIO WINCHESTER Il Commissario Winchester è il capo della polizia di Springfield. Le sue caratteristiche peculiari sono il fatto di essere sovrappeso, il continuo mangiare, la stupidità e la corruzione. Nella versione originale, il doppiatore di Winchester recita imitando Edward G. Robinson: Robinson è stato un attore Americano di origini rumene, diventato famoso per il suo ruolo di gangster Italo-Americano nel fil Piccolo Cesare66. Il commissario Winchester risulta così molto buffo Figura 12 Il Commissario Winchester per 66 Titolo originale: Little Ceasar, film del 1931 diretto da Marvyn Leroy 53 un pubblico più Il doppiaggio dei cartoni animati giovane o meno istruito, mentre un pubblico più adulto o più colto riesce a cogliere l’ironia nell'imitazione di Edward G. Robinson. Per quanto riguarda la traduzione per la versione italiana, la prima cosa da notare è che il nome del personaggio viene modificato: in realtà, infatti, il nome originale è Wiggum, che viene cambiato in Winchester dagli adattatori Italiani. La Winchester Repeating Arms Company è una fabbrica statunitense di armi; visto che il personaggio in questione è una persona molto superficiale, a volte addirittura stupida, il nome è stato cambiato in Winchester per prendersi gioco della facilità con cui i poliziotti Americani (e anche il popolo americano, visto che negli US c’è la libera circolazione di armi) utilizzano le armi. Inoltre, l’attore italiano che doppia questo personaggio recita con un marcato accento Napoletano, particolarmente amato in Italia e soprattutto considerato buffo e divertente (molti comici Italiani sono Napoletani e la maggior parte delle commedie includono attori Napoletani). Il Commissario Winchester però non parla soltanto con un accento Napoletano, ma utilizza espressioni dialettali: spesso infatti chiama i criminali o gli altri poliziotti guaglio’ (tipica parola Napoletana, che significa ragazzo, ragazzino). L’accento Napoletano scelto dagli adattatori Italiani si adatta perfettamente a questo personaggio anche perché la corruzione che lo contraddistingue evoca degli stereotipi facilmente associabili con il crimine organizzato presente a Napoli; dunque il commissario presenta tutte le caratteristiche dello stereotipo napoletano, e per questo motivo gli adattatori hanno scelto questo accento. Il suo modo di parlare, le parole che usa, e il ritratto del poliziotto corrotto sono un modo per indigenizzare il personaggio e trasferirlo nel contesto italiano. III.2.3 Adattamento di personaggi come Apu e Willie WILLIE Willie è il giardiniere e guardiano della scuola elementare di Springfield. Nella versione originale è Scozzese, e il pubblico lo percepisce sia a livello visivo che uditivo: infatti Willie parla con un forte accento scozzese (il che lo contraddistingue dagli altri abitanti della città), e molto spesso indossa un kilt. 54 Il doppiaggio dei cartoni animati È un personaggio solitario ed aggressivo, che spesso parla della sua infanzia e adolescenza in Scozia, caratterizzate da un tipo di vita rurale e a contatto con la natura. È considerato un “diverso”: parla e agisce in maniera differente rispetto agli altri personaggi e abitanti della città e questa è una sua caratteristica peculiare, molto spesso enfatizzata. Non è stato semplice per gli adattatori ricreare tutte le caratteristiche di questo personaggio nella serie italiana: dovevano infatti ricreare la natura solitaria e aggressiva di Willie, che nella versione americana corrispondono allo stereotipo degli Scozzesi. Nell’immaginario collettivo americano, infatti, gli Scozzesi sono visti come persone solitarie, silenziose, e contadine. Ma in Italia queste caratteristiche non corrispondono affatto allo stereotipo degli Scozzesi: piuttosto in Italia, se si pensa agli Scozzesi, vengono in mente persone dai capelli rossi, allegri e che bevono molto. Quindi lo stereotipo italiano non corrisponde affatto alla natura aggressiva di Willie, né soprattutto ai suoi riferimenti alla vita rurale. In questo caso gli adattatori hanno optato per una soluzione drastica, ma geniale: hanno deciso nazionalità Figura 13 Willie e Winchester e di cambiare provenienza di Willie. Nella versione italiana infatti, Willie non è più Scozzese, ma Italiano e, più precisamente, viene dalla Sardegna! Ma perché gli adattatori hanno optato per questa soluzione e hanno scelto proprio la Sardegna? Semplice, perché lo stereotipo della Sardegna corrisponde maggiormente alle caratteristiche di questo personaggio. In realtà oggi la Sardegna è una delle mete turistiche più esclusive, ma nell’immaginario collettivo italiano rimane comunque una zona isolata rispetto al resto del Paese, considerata inoltre molto rurale; secondo uno stereotipo comune, inoltre, molti abitanti del luogo lavorerebbero nella pastorizia. Dunque, le origini sarde (piuttosto che scozzesi) di Willie corrispondono maggiormente alla sua 55 Il doppiaggio dei cartoni animati personalità nell’immaginario collettivo italiano, perché gli abitanti di quella regione vengono considerati rurali e solitari (e la Sardegna viene vista come una zona molto isolata), che sono in realtà le caratteristiche principali del personaggio. Questo cambiamento drastico delle origini di Willie è un chiaro esempio di addomesticamento e ri-territorializzazione di un personaggio. Infatti nella versione italiana, le sue origini vengono letteralmente legate all’Italia: Willie parla dunque con un marcato accento sardo, e più volte afferma di essere nato e cresciuto in Sardegna. Ora, il problema principale che hanno però dovuto affrontare gli adattatori è il fatto che Willie indossa spesso un kilt, chiaro riferimento alla Scozia. Come soluzione, spesso si è scelto direttamente di ignorare questo elemento, mentre altre volte si fa riferimento al kilt come a una semplice gonna: è comunque un elemento utilizzato per sottolineare ancora di più la stranezza e diversità di questo personaggio rispetto agli altri. Soltanto due episodi dell’intera serie hanno presentato problemi insormontabili per i traduttori italiani, proprio perché vi sono vari riferimenti visivi e linguistici alle origini scozzesi di Willie. Gli episodi sono “Tanto va Homer al lardo che…”67 e “Monty non può comprare amore”68. Il primo episodio è più semplice da tradurre, in quanto ogni informazione o gioco di parole riguardo Willie viene fatto a livello linguistico. La trama è la seguente: Homer scopre che il grasso di cucina usato è molto redditizio da rivendere come concime e cerca di fare soldi in questo modo. Decide quindi di trafugarlo dalla cucina della scuola elementare aiutato da Bart, ma Willie il giardiniere li scopre. Per cercare di difendersi e prendersi gioco di Willie, Homer, fingendosi uno studente in scambio culturale proveniente dalla Scozia, inizia a parlare con un forte accento scozzese. Willie è molto contento nel sentire che anche Homer è scozzese, e inizia a fargli molte domande e chiedergli da dove viene esattamente. Homer risponde che è nato e cresciuto a “North Kilt Town” e Willie è ancora più contento perché anche lui è nato lì, e allora chiede a Homer se conosce Angus McLeod. Il dialogo è molto 67 Titolo originale: Lard of the Dance, Stagione 10, Episodio 1. 68 Titolo originale: Monty Can't Buy Me Love, Stagione 10, Episodio 21 56 Il doppiaggio dei cartoni animati buffo e divertente perché Willie parla con accento scozzese e un forte Homer cerca di imitarlo. Nella versione italiana, dialogo viene trasferito nel contesto italiano, riferimento l’intero sostituendo alla Scozia con ogni un riferimento alla Sardegna. Quindi Homer inizia a parlare con un forte accento sardo e sostiene di essere nato nella città di “Nord Pecurone”, e a quel punto Willie gli domanda se conosce Salvatore Udda, un nome che fa subito pensare alla Sardegna. La corrispondenza tra North Kilt Town e Nord Pecurone, tra Angus McLeod e Salvatore Udda è molto precisa, creativa e, a mio avviso, geniale. Infatti il nome della città di provenienza di Willie rappresenta delle caratteristiche tipiche dello stereotipo scozzese e sardo: il kilt, per la Scozia, e le pecore, per la Sardegna; allo stesso modo, i nomi di Angus McLeod e Salvatore Udda sono comici in quanto suonano rispettivamente scozzese e sardo. Possiamo quindi affermare che l’intera conversazione viene addomesticata per un pubblico italiano, attraverso l’uso dello stereotipo riguardante la Sardegna e i suoi abitanti, che corrisponde esattamente allo stereotipo che gli Americani hanno nei confronti degli Scozzesi: questo è un tipo esempio di ri-territorializzazione. E, all’atto pratico, la conversazione ha lo stesso effetto sia sul pubblico Italiano che su quello Americano: confermare le origini scozzesi/sarde di Willie. L’altro episodio (“Monty non può comprare amore”) presenta difficoltà maggiori per gli adattatori, e in alcuni punti ambiguità per il pubblico italiano. L’episodio è totalmente incentrato su un viaggio che il signor Burns vuole fare in Scozia: sta infatti cercando di catturare il mostro di Loch Ness per portarlo a Springfield e farsi così amare e rispettare dagli altri abitanti della città. Il signor Burns porta con sé Homer, Willie e il Professor Frink per aiutarlo. Una volta arrivati al lago, Homer nota una coppia di anziani che assomiglia molto a Willie, e glielo fa notare. Willie risponde che infatti quelli sono i suoi genitori, proprietari di una taverna poco distante, nel luogo in cui lui stesso è stato “concepito, nato e cresciuto”69. 69 Cit. originale: “conceived, born and educated”. 57 Il doppiaggio dei cartoni animati Per il pubblico Americano non c’è niente di strano in questa scena, già conosce le origini scozzesi di Willie. Ma non è così per il pubblico italiano. Questa perché scena presenta molte difficoltà per gli adattatori della serie italiana, perché contraddice, a livello visivo, ogni informazione data in precedenza su Willie. Risulta infatti ambiguo per il pubblico italiano sentire che Willie è “stato concepito, nato e cresciuto” in Scozia, quando negli episodi precedenti ha sempre sostenuto di essere nato in Sardegna; e per di più parla con uno spiccato accento sardo! La soluzione scelta per questo episodio aumenta la stranezza e l’ambiguità del personaggio. In questo caso infatti le origini di Willie vengono trasferite in Scozia, ma gli adattatori decidono di far parlare ogni persona del posto con un accento sardo. Inoltre, dopo la frase in cui rivela di essere nato in Scozia, Willie fa delle affermazioni che lo ricollegano immediatamente alla Sardegna e, quindi, al contesto italiano. Ad esempio, quando dopo qualche scena Homer va sott’acqua alla ricerca del mostro e non riappare per vari minuti, Willie dice che “è cocciuto come una pecora del Gennargentu” oppure, quando il signor Burns riesce a catturare il mostro, dice che “è stato più forte di Gigi Riva” . Dunque, attraverso questi elementi, Willie è immediatamente trasferito nel contesto italiano. Per concludere, possiamo affermare che gli adattatori italiani sono stati in grado di riterritorializzare il personaggio di Willie, specialmente a livello linguistico, attraverso la scelta delle origini sarde. Il motivo principale è che in Italia il sardo è l’unico dialetto ad essere considerato addirittura una vera e propria lingua, incomprensibile per gli altri Italiani. Dunque, la scelta della Sardegna come luogo d’origine di Willie lo fanno percepire al pubblico come un “outsider”, diverso dalla comunità di Springfield: lo stesso effetto che ha la scelta della Scozia nel pubblico Americano. APU NAHASAPEEMAPETILON Apu fa parte dei personaggi secondari della serie: è Indiano, e dopo essersi laureato in India decide di recarsi in America per conseguire un dottorato in Scienze informatiche. Durante i suoi studi, però, inizia a lavorare al Kwik-E-Mart per 58 Il doppiaggio dei cartoni animati contribuire alle spese, e rimarrà lì anche dopo aver ottenuto il suo dottorato. Nel frattempo sposa Manjula, una ragazza Indiana che i genitori di Apu gli hanno scelto. Apu parla un inglese corretto, ma con forte accento indiano; mantiene le sue origini, cultura e religione, come si può ben vedere dalla statua del dio Ganesha di cui fa bella mostra nel supermercato. Apu è la rappresentazione di vari stereotipi riguardanti gli immigrati Indiani: eccelle in materie come l'informatica e l'ingegneria, si sposa tramite un matrimonio combinato, lavora 24 ore al giorno in un supermercato. Questo personaggio è completamente inserito e accettato dall'intera comunità di Springfield. Soltanto in un episodio, “Tanto Apu per niente”70 deve affrontare dei problemi legati alla sua condizione di immigrato: Apu infatti viene quasi cacciato da Springfield, perché il sindaco Quimby ha proposto un nuovo disegno di legge che obbligherebbe tutti gli immigrati clandestini ad andarsene dall'America.71 Così, Apu va da Tony Ciccione per procurarsi dei documenti falsi. Quando Apu lo ringrazia in maniera molto umile e modesta, Tony replica immediatamente “Smettila con questa gentilezza, sei Americano ora!”72 e gli suggerisce di comportarsi da “vero Americano” se non vuole Figura 14 Homer nel negozio di Apu destare sospetti. Le parole di Tony Ciccione rivelano in questo caso una tipica caratteristica stereotipata degli Indiani, ossia l'umiltà e la modestia, oltre che la mancanza di tollerabilità degli Americani nei confronti degli immigrati. In una scena successiva dell'episodio, Homer si reca al supermercato di Apu e lo trova totalmente cambiato: sventola bandiere americane, indossa un cappello da cowboy e una maglietta della squadra di baseball New York Mets, fingendo di essere un 70 Titolo originale: Much Apu about Nothing, Stagione sette, Episodio 23 71 Questo episodio è un chiaro riferimento alle elezioni americane del 1994, nella quale gli abitanti della California votarono a favore della Proposition 187, una proposta di legge che vietava l'accesso, per gli immigrati irregolari, alle cure mediche e all'istruzione pubblica. 72 Cit. originale: “Cut the courtesy, you’re an American now!” 59 Il doppiaggio dei cartoni animati vero Americano. Apu infatti suggerisce a Homer di “rilassarsi, e godersi la partita di baseball”. Homer è piacevolmente sorpreso da questa trasformazione, e contento per la sostituzione di “quella stupida statua d'elefante” con una rivista di gossip americana. Non solo: anche i suoi atteggiamenti e il modo di parlare sono cambiati; non c'è più traccia dell'accento Indiano, sostituito dallo slang Americano (es: “Hey, there, Homer, how is it hanging?”73). L'autore, tramite questo episodio, vuole mostrare una serie di stereotipi degli Americani, e prendersi gioco di loro: li riduce a un mero popolo di cowboy e tifosi di baseball, un Paese fatto di persone superficiali che non comprendono l'importanza delle tradizioni e origini degli immigrati, Indiani e non. L'autore critica infatti l'atteggiamento americano nei confronti dell'integrazione sociale. Il tentativo di Apu di diventare Americano, inoltre, si basa soltanto sull'apparenza e l'ostentazione di simboli stereotipati, piuttosto che su una vera e propria identità culturale. Alla fine dell'episodio, comunque, Apu decide di provare a fare il test per ottenere legalmente la cittadinanza americana, in modo da diventare un cittadino Americano a tutti gli effetti, mantenendo al contempo le sue tradizioni Indiane senza doverle rinnegare. 73 Traduzione: “Ehi, Homer, come butta?” 60 Il doppiaggio dei cartoni animati Mentre gli Stati Uniti sono una nazione che si è sviluppata grazie all'immigrazione, l'Italia è stata sempre considerata piuttosto un Paese dal quale le persone emigravano, soprattutto nel corso del ventesimo secolo; ma negli ultimi venti anni questa tendenza si è invertita, in quanto sono arrivate varie ondate di immigrati, specialmente dall'Africa, Cina, America del Sud e Europa orientale, per lavorare e stabilirsi in Italia. Dunque già questo ci fa capire che nell'immaginario italiano, gli immigrati assumono sicuramente un altro significato rispetto allo stereotipo americano. Nella versione italiana della serie, e soprattutto in questo episodio, Apu rappresenta i nuovi immigrati in Italia, e il modo in cui gli Italiani vi si rapportano. Gli adattatori hanno deciso di mantenere il forte accento Indiano di Apu; ma, al contrario della versione originale, il suo Italiano è povero e la grammatica incorretta. Ma quando cerca di passare il test per ottenere la cittadinanza, la sua padronanza della lingua diventa impeccabile, senza alcun errore. La soluzione adottata nell'episodio italiano si accorda pienamente con lo stereotipo comune italiano secondo il quale gli immigrati non riescono mai totalmente a padroneggiare la lingua e si esprimono quindi in maniera molto limitata e, spesso, comica. Con questa scelta linguistica, l'adattamento italiano sembra portare avanti non solo lo stereotipo di esclusione degli immigrati, ma anche l'idea di una certa superiorità del popolo italiano, dato che gli immigrati sono visti come incapaci di afferrare e comprendere uno degli elementi basici della loro nuova nazionalità (italiana). III.3 Note finali L’idea di appartenenza a un Paese, dunque, sembra essere in qualche modo collegata alla conoscenza e padronanza della lingua, dimostrando ancora una volta come questa rappresenti un forte simbolo di identità culturale e nazionale. In Italia, questo aspetto viene enfatizzato ancor più a livello regionale che nazionale, ossia tramite i dialetti: quindi, per essere considerati veramente “Italiani”, più che la lingua italiana, gli stranieri dovrebbero saper padroneggiare il dialetto, ed integrarsi a livello regionale, sia culturalmente che, appunto, linguisticamente. 61 Il doppiaggio dei cartoni animati Un esempio di questa tendenza lo si può notare nel personaggio di Carl Carlson e nel suo adattamento italiano. Carl è un collega di Homer; è un afro-americano che, nella versione originale, è totalmente integrato a livello linguistico (ossia parla Inglese correttamente e fluentemente) come anche a livello sociale: è infatti nato e cresciuto negli Stati Uniti ma nonostante ciò rappresenta in qualche modo l’essere “diverso”. Nella versione italiana de I Simpson, Carl parla con accento veneto, un elemento che serve ad aggiungere humor e suggerisce un reale senso di appartenenza e integrazione. Anche se diverso dagli altri, per origini e colore della pelle, l’uso dell’accento veneto lo rimanda immediatamente al contesto italiano e il pubblico lo percepisce come appartenente a questo Paese; diverso è quanto succede ad Apu, che infatti non utilizza nessun accento e anzi non riesce a padroneggiare al meglio la lingua, cosa che lo inserisce subito in un contesto esterno e non lo fa percepire come vero Italiano. La scelta dell’accento veneto per un uomo di colore, comunque, rappresenta uno stereotipo di superiorità italiana verso gli immigrati. Alcuni studiosi di traduzione ipotizzano che dietro questa scelta ci possano essere delle ragioni storiche: durante il regime Fascita, e prima della Seconda Guerra Mondiale, molti disoccupati veneti furono assunti da alcune compagnie italiane per andare ad insegnare il lavoro ai native delle colonie africane. La conseguenza fu che i nativi non solo impararono il lavoro ma appresero accento e dialetto anche veneti. Una caratteristica peculiare dell’Italia sempre stata la divisione da profonda il Nord e il Sud del Paese, più che in ogni altro Stato, e ciò manifestato molto tra è si è prima dell’arrivo immigrati. Gli atti da degli di razzismo verso gli stranieri, nonostante siano frequenti, sono ad oggi fortemente criticati e considerati inaccettabili, e sono state portate avanti varie campagne per la 62 Il doppiaggio dei cartoni animati promozione della diversità e del multiculturalismo sia a livello nazionale che Europeo. Al contrario, la separazione tra l’Italia settentrionale e meridionale è un fatto accettato e considerato “normale”, un fatto in realtà difficile da superare non solo perché è radicato profondamente nella storia del Paese, ma anche –e soprattuttoperché questa divisione è sottolineata e “sfruttata” al cinema e in televisione, attraverso la rappresentazione stereotipata del popolo meridionale. Così, quella che in realtà è una forte divisione e quindi dovrebbe essere oggetto di dibattito, in realtà diventa una delle fonti più apprezzate di comicità e humour della televisione italiana, che siano prodotte a livello nazionale o importate dall’estero e poi doppiate. I Simpson sono uno tra i tanti esempi di questa tendenza della televisione e del cinema italiani. La maggior parte degli adattamenti ai personaggi della seria è stata fatta attraverso l’uso di accenti e caratteristiche meridionali. Otto Mann/Disc Milano Carl Carlson Venezia Lionel Hutz74 Roma 75 Serpente (Snake Jailbird) Roma Luigi Risotto76 Napoli Commissario Winchester Napoli Lou77 Napoli Eddie78 Puglia Reverendo Lovejoy Calabria 74 Lionel Hutz è stato uno dei personaggi secondari della serie animata I Simpson. È l'avvocato a basso costo di Springfield. 75 Serpente, chiamato anche Serpe, Cobra o Vipera, è un personaggio della serie di cartoni animati I Simpson. È un criminale del luogo, che spesso si trova a scontare pene nella prigione di Springfield o a rapinare il supermarket di Apu. 76 Luigi Risotto è il gestore del ristorante italiano di Springfield. Come tutti i personaggi della serie, incarna uno stereotipo: in questo caso quello dell'italiano baffuto, nasone e ignorante. Matt Groening ha affermato che il suo aspetto deriverebbe dalla caricatura di un cuoco italiano che lui vide disegnata su di un cartone di pizza. 77 Lou è il secondo dei tre poliziotti di Springfield in ordine di importanza. 78 Eddie, assieme al collega Lou, accompagna sempre il commissario Winchester. Eddie è l'ultimo dei tre poliziotti in ordine di importanza. 63 Il doppiaggio dei cartoni animati Tony Ciccione Sicilia Boe Sicilia (in alcuni episodi parla con accento siciliano) Willie Sardegna Tabella 1 Adattamento e ri-territorializzazione dei personaggi secondari de I Simpson in Italia. La tabella in alto mostra appunto la frequenza di accenti del sud utilizzati per adattare e ri-territorializzare i vari personaggi secondari; sottolinea inoltre come questa sia una strategia molto comune per creare ironia e humour in tv. Nello specifico, la maggior parte dei personaggi provengono da Napoli o dalla Sicilia, due delle aree più stereotipate dell’Italia. La corruzione del commissario Winchester e il legame di Tony Ciccione con la mafia, nella mentalità Italiana si adattano perfettamente allo stereotipo di queste aree. L’adattamento de I Simpson, dunque, incarna la tendenza della televisione e del cinema italiani di utilizzare stereotipi nazionali, regionali e culturali per riterritorializzare i personaggi in modo da renderli più familiari al pubblico. Dato che gli scrittori della versione originale hanno cercato di descrivere la società americana attraverso l’uso di stereotipi, gli adattatori italiani hanno pensato di fare la stessa cosa. I Simpson rappresentano una sfida per gli adattatori proprio perché sono imperniati a fondo nella cultura americana popolare, e la sfida è stata quella di ricreare la comicità e gli stereotipi che potessero andare bene per il pubblico italiano: e si poteva fare soltanto modificando i personaggi, e attraverso l’uso di accenti regionali. In conclusione, possiamo affermare quindi che il doppiaggio de I Simpson rappresenta una forma di adattamento linguistico e culturale piuttosto che una semplice traduzione; è stato proprio questo adattamento ad aver permesso il successo della serie in Italia. Gli adattatori sono infatti riusciti a rendere la serie ancor più interessante e comica grazie all’addomesticamento e ri-territorializzazione dei suoi personaggi, il che li ha resi più familiari al pubblico italiano. 64 Il doppiaggio dei cartoni animati CONCLUSIONI Dunque, a conclusione di questo mio lavoro di studio e ricerca, posso affermare l’importanza che ha avuto il doppiaggio nella storia italiana. Gli Italiani non sono mai stati dei grandi lettori ma piuttosto, dopo la nascita del cinema, degli appassionati di film e serie televisive, che ci hanno fatto vivere storie interessanti e avvincenti. Visto che la maggior parte dei prodotti audiovisivi che vengono trasmessi in Italia (sia in televisione che al cinema) è stata prodotta all’estero –soprattutto in America- e visto che la maggior parte delle case di produzione filmica sono Americane (vedi Warner Bros., 20th Century Fox, Walt Disney, Pixar, ecc.) è il caso di chiederci qual è il processo grazie al quale possiamo godere di questi prodotti in lingua italiana. Questo processo si chiama doppiaggio, e non è solo fatto di attori che parlano sopra un film già girato e reso muto, ma è fatto di un gran numero di professionisti che si danno da fare per farci comprendere al meglio film e serie televisive e, se alcune hanno fatto la storia in Italia, è stato anche grazie a questi professionisti: traduttori, dialoghisti, sincronizzatori, direttori di doppiaggio, doppiatori e assistenti. Tutte queste persone fanno parte di una catena, quella che va dalla ricezione del film in lingua originale da parte della società di doppiaggio, fino alla proiezione in sala o alla trasmissione in tv. L’aspetto sul quale mi sono voluta focalizzare maggiormente in questo lavoro è stata la prima fase del processo, ossia la traduzione/adattamento del prodotto audiovisivo. Quello del dialoghista/adattatore è sempre stato per me un lavoro molto interessante e per questo ho voluto approfondire le difficoltà che questi professionisti incontrano durante la fase di traduzione di un film –che, ho scoperto, è molto diversa dalla traduzione di un testo scritto. Innanzitutto gli adattatori devono rispettare alcune regole di sincronizzazione, come ad esempio i movimenti delle labbra, i gesti, o il ritmo interno della frase; poi capita spesso che si trovino a dover modificare totalmente i personaggi di film e serie televisive, per adattarli al pubblico italiano. È quello di cui ho parlato nella seconda parte del mio lavoro: parlando della traduzione de I Simpson ho voluto far conoscere degli aspetti sconosciuti ai più. Nella versione originale del cartone, infatti, i personaggi (soprattutto quelli 65 Il doppiaggio dei cartoni animati secondari) sono completamente diversi da come li conosce il pubblico italiano. La maggior parte di loro, nella versione doppiata, parla con accenti regionali italiani, soprattutto del sud. Questo perché è stato effettuato un processo di addomesticamento del prodotto audiovisivo: visto che i personaggi della serie rappresentano degli stereotipi della società Americana, sarebbe stato straniante e forse neanche troppo divertente per il pubblico italiano, perciò questi stereotipi sono stati adattati e addomesticati alla società italiana. C’è il pizzaiolo che parla napoletano, così come il commissario di polizia, il criminale mafioso che parla siciliano, il giardiniere sardo: tutto ciò non è presente nella versione originale. Ma è stato proprio questo cambiamento, questo addomesticamento che ha resto possibile il successo de I Simpson in Italia. 66 Il doppiaggio dei cartoni animati ENGLISH SECTION 67 Il doppiaggio dei cartoni animati 68 Il doppiaggio dei cartoni animati INTRODUCTION Cinema has always been the major means of communication since its origins. Many surveys, in fact, point out that today the readers (of books, newspapers, etc.) are less than 20%. The U.S.A. has always been and still is the country where the majority of movies, TV series, cartoons, etc. are produced around the world. Just think about the most important and well-known production and distribution companies: immediately, we focus on companies such as MGM, DreamWorks, Walt Disney, Warner Bros., and 20th C. Fox. Each one of these companies is American. So you can easily understand that the U.S. movie production has been superior to any other in the world since the origin of cinema.79 For this reason (and also for the quantity and quality of U.S. motion pictures) the other countries started to import American films. But there was a problem: how to understand them (almost nobody spoke English at that time and still today, a very small part of the population can fully understand a film which is entirely spoken in English). It was right at that moment that the other countries began subtitling and dubbing American films. I have decided to discuss this issue because I am really passionate about American films and I also think that it would be very interesting to discover how and how much motion pictures have been changed, once they are translated from English into another language. In my work I will talk about how situations and events are translated into Italian, as it is my native language: “Italy is one of the countries that has better developed the dubbing industry and gone further into the themes linked to the linguistic transposition of cinema”80; and I will examine in depth one aspect of this topic: the dubbing of cartoons. 79 The first sound film was produced by Warner Bros.: it was Don Juan (1926). 80 M. Paolinelli, DUBBING AT THE GATES OF THE THIRD MILLENNIUM, Aberystwyth University, Aberystwyth, Ceredigion, 22 Oct. 2000. 69 Il doppiaggio dei cartoni animati Most specifically, in the first part of my work I will give a general explanation of what dubbing is, the difference between dubbing and subtitling and the professionals of this sector. Then, I will analyze how the most famous cartoon all over the world has been modified through its translation from American English into Italian: The Simpsons. 70 Il doppiaggio dei cartoni animati Chapter I DUBBING or voice acting I.1 What does dubbing mean? Dubbing is a specific technique which is part of film translation studies and is most used for audiovisual products (such as films, movies, TV series, cartoons, etc.). There are four different types of film translation: dubbing, subtitling, simultaneous interpretation and the oversound technique (also called voice over). Dubbing, also known as rerecording or voice acting, is a post-production process in which the original voice of the actor recorded on the stage is substituted with another voice (the one of the dubber), recorded later. It is called a postsynchronization or post-sync technique. It is mostly used in cinema and TV productions, cartoons or advertising (radio or TV commercials). There are two different types of dubbing: intra-linguistic and inter-linguistic dubbing. The former is used when the director of a film decides that one actor has to be dubbed in the same language: this can happen because the actor doesn't have proper enunciation or he/she speaks with some regional accent. The latter is used when we need to translate an audiovisual product from a language to another: the main goal is to make the dialogues understandable for an audience which has a different language and a different culture, so that this product can also be sold in other countries. Dubbing is also used in cartoons, or to make babies, animals or objects talk; it is used even in commercials or films as an off-stage commentary. I.2 The steps of dubbing a movie I.2.1 The professionals Dubbing is strictly connected to the work of translation; nevertheless, the translation of a movie script is only the first of a series of different steps that “transforms” a motion picture into a different language. In fact, too often after the translation, the movie is completely changed and in some way “transformed”, as we 71 Il doppiaggio dei cartoni animati will see later when I will talk about the transformation of The Simpsons for the Italian audience. However, the process of transposition of a film from a language to another is complex and includes several professional figures. The first step is the literal translation of the script. Then, we need to adapt the film: in fact, in contrast to the literary translation, “there is not only the verbal element to take into account, but also the whole physical structure of the image, which makes for more imperatives which must be observed.”81 The dialogue adaptor, therefore, is the first professional figure that we meet in this process of transposition: he/she has the task of adapting in another language (e.g. Italian) the text and dialogues of the motion pictures, while making them correspond to the movements of the mouth of the actor on the screen. He/she also must analyze the text, do research about the culture, the age and the place where the movie is set, in order to fully recreate the sense and the feelings of the original movie, in the other language, too; the main goal should be to create in the foreign audience the same sensations and emotions that the original audience felt. The other professional figures of this process are: • dubbing director; • audio or dubbing assistant; • dubbing actors; • sound mixer; • dubbing or re-recording mixer. The dubbing director watches the film and reads the adaptation of the script; chooses the dubbing actors; directs the actors, giving them advice and recommendations regarding the acting and explaining the plot and the characters to them; this helps with the re-recording mixer during the post-production. The audio or dubbing assistant plans all the work; watches the film and divides it into small sequences (called loops82). 81 M. Paolinelli, op. cit. 82 In the dubbing sector, loops are short intervals in which the script is recorded out and they are of about 30 seconds in length on average. 72 Il doppiaggio dei cartoni animati Finally, the dubbing actors play their roles, following the recommendations of the dialogue adaptor and the dubbing director. I.2.2 The steps When a movie first arrives in Italy (or in another importing country), the dubbing company nominated by the producer chooses the dialogue adaptor and the dubbing director. Firstly, the audio assistant previews the movie and the script and verifies that the score is complete and in good conditions. Then, a copy of the movie and the script are given to the dialogue adaptor (who has to translate them), while the dubbing director watches the movie and chooses the dubbing actors for each role. When the script is translated, the audio assistant divides the film into several parts (called loops) and decides the work shift for the actors, together with the dubbing director. At this point the recording of the dubbing version starts: actors, director and assistant gather in the recording studio and record their voices. The typical recording 73 Il doppiaggio dei cartoni animati studio consists of a room called the "studio" or "live room", where the actors perform; and the "control room", where sound engineers operate to manipulate the sound. In front of the dubbing actors there is a book holder with the translated script, the microphone and a screen where the film is projected; they watch the loop in the original language and try the line more times, until they are ready to record. After the recording, the sound mixer operates and manipulate the recording track, so that the voices coincide with the mouth movements of the actors. Finally, the re-recording mixer just “mixes” the original music of the film with the new dubbed audio track. I.2 Dubbing or subtitling? Yet dubbing is not the only way to translate a movie. In fact, there are other two techniques to achieve this aim: subtitling and oversound. Oversound is a technique in which the new score of the film (that is the translated one) is added (and not only replaced) to the original one, which is in the background. This technique is particularly used in interviews. With the oversound, the dubbing actor starts speaking two-three seconds after the original actor; for this reason the dialogue adaptor must pay great attention to the translation of each sentence, so that what is said corresponds to what the actors actually do. On the contrary, a subtitle is a text written to help understand motion pictures. Subtitles are not the literal translation of a spoken text, but they consist in a real adaptation of it; in fact, when transposing an oral message to a written text, you must take into consideration several factors, such as the rhythm, the register, the space on the screen, etc. But why do producers sometimes prefer subtitling a film, instead of dubbing it? First of all dubbing a film is far more expensive than subtitling it. But this decision is not only based on economic reasons: for example, it also depends on the percentage of people that speak English in the foreign country. Thomas Herbst affirmed that the preference for subtitles increases in people with a higher education level and social class. He distinguishes the “subtitling countries” (where, on average, people prefer subtitles, like The Netherlands) from the “dubbing countries” (where 74 Il doppiaggio dei cartoni animati dubbed films are preferred, like Italy, Spain and France), adding that generally subtitles are preferred in those marginal countries that are open to foreign culture; on the contrary, dubbing is more popular in countries like Italy or France, where often the government doesn’t want people to be influenced by different or unknown cultures (as during Fascist times when Mussolini banned the circulation of Englishspoken movies). Subtitles: The Features with the subtitles, the original text is actually reduced, by 40 to 70%; subtitles take up a part of the screen, preventing the spectator to totally watch the movie; it takes more or less half of the film to read the subtitles for an average spectator; therefore half of the film is not actually “watched”; the spectator can’t totally concentrate and get carried away by the plot of the film because he always has to read the subtitle; the person who speaks the original language of the film is somehow annoyed by the presence of the subtitles, while who doesn’t speak the language can’t learn it because he/she can read the subtitles; a subtitle can’t be longer than 2 lines of 36 letters and has to remain on the screen from half a second to four seconds. Today subtitles are less disturbing than in the past, but they surely can’t replace dubbing, because subtitling means eliminating all the details that are not necessary to understand the dialogue (otherwise the subtitle would be too long); on the contrary, the heart of a movie is in the feelings and emotions which are expressed also through the dialogue. For this reason today subtitles are considered only something to help people understand a movie in a foreign language, but can’t be considered as a tool of linguistic transposition like dubbing. 75 Il doppiaggio dei cartoni animati Figura 15 A scene from "Breakfast at Tiffany's" with Audrey Hepburn and George Peppard. 76 Il doppiaggio dei cartoni animati Chapter II TRANSLATING THE SIMPSONS I.1 General consideration The Simpsons is one of the most famous, important and profitable show in American history. As everybody knows, the scene is set in the American city of Springfield, and the main character is Homer Simpson with his family, composed of his wife, Marge, his son Bart and his daughters, Lisa and Maggie. The series focuses on the daily life of this family, and shows the different aspects of the life of each component: Bart and Lisa going to school or Homer going to work. The cartoon is also full of minor characters which the Simpson family relates with. The two co-producers of the series (Fox and Gracie Films) had great interest in the success of the cartoon abroad. For this reason, they paid a lot of attention and importance to its translation and to every phase of the show's international distribution. “In fact, the two production companies have been directly involved in the choice of translators and voice-over actors in most of the countries where the series has been exported; in Italy, in particular, Gracie Films has worked in collaboration with Mediaset (the local distributor of The Simpsons) to find voices for dubbing that would match those of the original American actors as closely as possible.”83Actually, when I first watched The Simpsons in English, I remained astonished by the resemblance of the American dubbing actor's voices with the Italian ones: the voice of Dan Castellaneta (who plays the role of Homer Simpson in the original show) is really similar to the one of Tonino Accolla (Italian dubbing actor for Homer), as well as the voice of Julie Kavner (playing the role of Marge Simpson) sounds like the one of Liù Bosiso (Italian dubbing actress of Marge). The only difference that I noticed between the American and the Italian show (obviously translated) is that in the first one there are only six main voice actors, who interpret numerous characters: for example, Dan Castellaneta doesn't only play the 83 C. F. Ferrari, Since when is Fran Drescher Jewish?-Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, University of Texas Press, Austin, TX, 2010, p. 73. 77 Il doppiaggio dei cartoni animati role of Homer, but he is also the dubbing actor of characters such as Grampa Simpson, Krusty the Clown, Barney Gumble, Groundskeeper Willie, Mayor Quimby, only to mention a few. At the same time, Julie Kavner, apart from dubbing Marge Simpson, is also the dubbing actress of characters such as Patty Bouvier, Selma Bouvier and Jacqueline Bouvier. The cast of the American show, then, has other actors that occasionally dub minor characters, and recurring guest stars. (It is worth to say that, with the exception of Harry Shearer84, every main cast member has won an Emmy for Outstanding Voice-Over Performance.85) On the contrary, in the Italian series, there is one actor for each character, so there are more actors than in the American original show; only sometimes the same actor/actress gives his/her voice for more than one character and this happens occasionally. Actually only Tonino Accolla plays the role both of Homer Simpson and Grampa Simpson (occasionally), while Liù Bosiso both Marge Simpson and Patty and Selma Bouvier. Figura 16 The famous Homer's Italian dubber Tonino Accolla 84 Dubbing actor of the American show The Simpson, playing the role of characters such as Mr. Burns, Waylon Smithers, Ned Flanders, Principal Skinner, Otto Mann, Lenny Leonard and Reverend Lovejoy. 85 The Primetime Emmy Award for Outstanding Voice-Over Performance is a creative arts Emmy Award given out by the Academy of Television Arts and Sciences. It is awarded to a performer for an outstanding "continuing or single voice-over performance in a series or a special." The award was first given in 1992 when six voice actors from The Simpsons shared the award. Fonte: Wikipedia. 78 Il doppiaggio dei cartoni animati When talking about The Simpsons, we can undoubtedly affirm that the show represents a pungent satire of contemporary American society: the animated series created by Matt Groening is a product rich in cultural and political references and the cultural content in it is really relevant. Most of all, the references of the show are to U.S. society: how then, can it be sold abroad? In this case, the translation and adaptation of the series for a foreign public play a fundamental role: translation is a bridge not only between different languages, but also between different cultures. Regarding Italy, the dialogue adaptor made several changes and modifications to the show in order to make it more familiar to the Italian audience (so that it can be sold better). Not only: thanks to these modifications the series has become particularly successful in Italy. “The Italian translation of The Simpsons – I Simpson – is a process that includes changes to the characters' names and accents, acronyms, jokes, catchphrases, cultural references, signs, billboards, advertising jingles, songs and episode titles: this is all part of an effort to domesticate the show for the Italian audience.”86 Therefore, we can say that this cartoon has undergone a process of indigenization: it means that some of the distinguishing features of the characters in the American version have been completely eliminated and substituted with some features that are surely more familiar for the Italian audience, or peculiar of Italy. The two elements emerging after this “indigenization” that made most of the success in Italy have been the references to popular culture and the stereotypical depiction of the characters, as I will explain in the next chapter. “The Italian translation of the show relocates most of the cultural allusions to the American society to a new national (Italian) context and re-territorializes the characters according to domestic stereotypes.”87 86 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., pp. 75-76. 87 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., pp. 75-76. 79 Il doppiaggio dei cartoni animati I.2 Indigenizing The Simpsons This show is not only characterized by the presence of the Simpson family, but there is also a cast of minor characters, who play different roles in the development of the story; they are defined by specific stereotypical traits. In fact, thanks to the great number of these characters, the authors of The Simpsons explore most of the social and cultural types with which the audience is familiar. “The series portrays a greedy boss (Mr. Burns), a corrupt mayor (Quimby), an incompetent chief of police (Wiggum), an immigrant who fights for his rights as a citizen (Apu), a reverend more 80 Il doppiaggio dei cartoni animati interested in material goods than in spiritual guidance (Lovejoy) and so on.”88 The audience of each country of the world surely is familiar with these figures, having met at least one of them during their life. They are defined by specific social, cultural and ethnic stereotypes. And these stereotypes, indeed, helped the Italian translator in finding a way to adapt the show for the Italian audience. Firstly, I will talk about two of the main characters, Homer and Bart; then, I will analyze in depth the process of indigenization that the minor characters of the show have undergone. I.2.1 Bart and Homer An interesting example of this type of indigenization is the voice-over that translates Bart's punishments in the opening credits of each episode. “The punishment always consists of having Bart write on the school blackboard a different repeated phrase that corresponds to the action done in class.”89In the original American version Bart writes in English on the blackboard, but there is no voiceover that reads what he has written. On the contrary, the Italian version maintains the original visuals, but has the voice-over “translate” the sentences written on the board for the Italian audience. Most times it is a translation of what Bart is actually writing, but there are a few episodes in which the translation adapts and modifies the action for which he is being punished. 88 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 78. 89 Ibidem, p. 79. 81 Il doppiaggio dei cartoni animati Figura 17 Bart punishment in the opening credits In the episode “Bart the Genius”, Bart writes “I won't waste chalk”. The wasting of chalk is not so serious, but the irony is that writing on the blackboard over and over is actually a waste of chalk. The Italian version is completely different. While the writing on the board remains in English, the dubbing actor says “Non disegnerò donne nude in classe” (I won't draw naked women in class). “This is a much more serious action, especially for a ten-year-old; the dubbed version portrays Bart as almost erotically deviant, employing a cultural (global) stereotype often associated with Italians as sensual and sexual.”90 Despite the stereotype of Italians “sensuality” is based more on an international idea than on an Italian self-image, this is a typical kind of indigenization specifically constructed for a foreign audience. Let's talk about Homer. Homer can be defined essentially by “what he buys” more than by “what he is”. Therefore, during the translation of the show for the Italian audience, the simplest and most effective way to indigenize this character has been 90 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 79. 82 Il doppiaggio dei cartoni animati “through the indigenization of what he purchases, instead of through the way he expresses himself”.91 Just an example: “Lisa's Sax”, 3rd episode, from Season 9. The Simpson family is in the living room, and Marge asks Homer to hold Maggie and put her to sleep. Homer thinks that a good way to do it and have Maggie sleep is to give her some beer, so he puts the can of Duff in her mouth and sings “Come on Maggie, it's Miller time, it's Miller time”. Homer's dialogue reminds both a specific and real brand of beer -Miller- and its renowned American commercials, saying “It's Miller time”. Here there is a direct reference to the American culture; moreover, one of Homer's most characteristic features is his love for beer and maintaining this feature in the translated version is of crucial importance. The Italian translator takes the cultural reference (to the Miller beer) into consideration and, looking for an appropriate alternative, has Homer say, “Maggie...birra, e sai cosa bevi” (Maggie...beer, and you know what you're drinking!). The catchphrase refers to a popular 1980s commercial in which Neapolitan actor, TV host and musician Renzo Arbore promoted and guaranteed the quality of Italian beers. “While not related to any specific brand, the reference to the beer commercial is precise, and targets the same adult audience in both countries.”92 Homer, therefore, is indigenized in his consumerist feature, and 91 Cit: C. F. Ferrari. 92 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 81. 83 Il doppiaggio dei cartoni animati not in his ethnic, racial or political factors; his indigenization is based less on linguistic and ethnic translation. On the contrary, most of the secondary characters of the show are defined through their national, racial and ethnic characteristic, and these are just the key to indigenize the show. The indigenization in the Italian adaptation of The Simpsons, then, is achieved thanks to the use of various Italian accents and dialects and to the transfer of the characters’ features to a new national context. For example, considering the influence of the Catholic Church and the common tendency to criticize it, “Italians are certainly familiar with religious figures who do not quite play their role as God’s ministers, but rather use the church to attain personal benefits (like the show’s Reverend Lovejoy). “Similarly, many stereotypes in Italy are related to the corruption of politics and the police, and therefore characters such as Mayor Quimby and Chief Wiggum find fertile ground in the Italian context.”93 So, we can say that in the Italian adaptation of the cartoon, the small town of Springfield is “transferred” into the Italian context with all its characters and stereotypes, using different accents to recognize them. As Tonino Accolla said, “accents in Italy immediately recall precise personalities”.94 I.2.2 Other characters As I have just explained, the Italian adaptation of The Simpsons is essentially based on stereotypes and accents. Italy, in fact, offers a great range of accents and dialects and this has been vital to the indigenization of the show. In the previous paragraph I have talked about the transportation of the main characters (Bart and Homer) in the Italian context; in this section I will talk about the indigenization of the minor characters, which I think it is very interesting to analyze. For which concerns the adaptation for Italy, we can divide minor characters in two separate groups: the first one includes those characters whose indigenization is based on stereotypes related to the use of Italian regional accents that corresponds to the 93 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 82. 94 Ibidem, p. 83. 84 Il doppiaggio dei cartoni animati American stereotypes employed to create the original characters (Fat Tony, Moe Szyslak, Otto Mann and Chief Wiggum); “the second group involves linguistic but also national, ethnic and racial factors”95, and includes characters whose features have been completely changed in order to make them comprehensible for the Italian audience. ANTHONY D’AMICO (FAT TONY) Fat Tony is the typical Italian American mobster: this is a figure easily recognizable all over the world thanks to the distribution of gangster films (such as The Godfather). In the American version this character is actually dubbed by an Italian American actor (Joe Mantegna), who employs a real “gangster” voice. In the Italian version, Fat Tony talks with a Sicilian accent: the reason of this choice is that this accent is immediately associated with illegal activities and above all with the Mafia. Therefore, this character has been well indigenized in the Italian version, because when listening to his Sicilian accent, the Italian audience immediately understand that he is a criminal, which is the same thing that the American audience think while listening to an Italian American gangster. MOE SZYSLAK Moe Szyslak is the bartender and owner of Moe’s Tavern, Homer’s favorite location in Springfield. Moe’s main feature is, in the original U.S. version, 95 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 84. 85 Il doppiaggio dei cartoni animati ambiguity: his actions are usually dubious, and few are the instances in which the audience is informed about details of his life. In the Italian version, the first thing that we notice is that the translators changed his name from Moe to Boe. This change can seem irrelevant and unnecessary, but instead it is a creative way to indigenize this character. In fact, Moe’s main feature in the American version is ambiguity and the fact that nobody actually knows what he does (apart from owning a bar); well, in Italian the name Boe does not exist, but actually sounds like “boh”, Figura 18 Moe Szyslak which is a frequently used expression in Italy, to mean “I don’t know”. So, on one hand, the name of this character becomes comical because Italians use the word “boh” very frequently, and on the other hand it is a way to indigenize Moe Szyslak, because it highlights the character’s ambiguity. “In addition, only in a few episodes of the Italian version Moe/Boe talks with a Sicilian accent (but not in the original version): this is a device to emphasize the ambiguity of this characters and his tendency to hide information about his life, which is the most distinctive trait of the character in the original U.S. version.”96 OTTO MANN Otto is Springfield’s school bus driver. He is a 29- year-old lacks only wants to play the ambition and man in who guitar: this element is highlighted the Italian version from the modification of his name from Mann to Disc. He has some of the characteristics of the mammone, which is a stereotypes for Italian young adults who refuse to leave their homes and refuse 96 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 85. 86 Il doppiaggio dei cartoni animati responsibilities. This stereotype is not associated with a specific Italian region, but it is widespread all over the country. For the Italian version, however, the translators chose a Milanese accent for Otto’s dubbing. The choice of this accent adds humor to the depiction of the character, not because Otto fits the cultural stereotypes associated with Milan, but because he contradicts it completely: Milan is the most industrialized and residential city in Italy, and the Milanese stereotype is of snobbish, ambitious and very efficient people. “The humor and irony, then, lie in setting expectations through the use of specific accent that evokes a certain regional type, and then challenging those same expectations with a character who contradicts them all.”97 CLANCY WIGGUM Clancy Wiggum is chief of Springfield's police. He is overweight, he is constantly eating, and his main features incompetence, lack are of intelligence, and corruption. In the original U.S. version, Wiggum’s dubbing actor imitates Edward G. Robinson: he was a Romanian-born American actor, who became very famous for his role of Italian American gangster Little Caesar (1931 film directed by Mervyn LeRoy). In the U.S. version the irony is based on the use of a generic “funny” voice (for a young and less educated audience) and, more specifically, on the parody of Edward G. Robinson (for older and more cultured viewers). In regards to the Italian adaptation, the name of the character is changed from Wiggum to Winchester (which is a famous rifle and shotgun brand) to make a joke of American police officers’ ease with weapons. Then, the dubbing actor uses a 97 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 84. 87 Il doppiaggio dei cartoni animati Neapolitan accent, which is particularly loved in Italy and sounds amusing (in fact, generally film and television associate the Neapolitan accent and dialect with comedy). Chief Wiggum not only speaks with a Neapolitan accent, he actually uses a Neapolitan dialect: he often calls criminals guaglio’ (guaglione which can be translate as “kid” and is one of the best-known Neapolitan expression). Finally, his corruption evokes stereotypes associated with organized crime in Naples; therefore Chief Wiggum fits the characteristics of a Neapolitan stereotype. “His accent, the words he uses and the portrayal of Neapolitan police as corrupt re-territorialize Wiggum within the Italian context and symbolically “send” the Italian audience home.”98 I.2.3 Indigenization of Apu and Willie for the Italian audience GROUNDSKEEPER WILLIE Willie is the groundskeeper of Springfield Elementary School. In the original series, he comes from Scotland: the public can understand it both from his accent (which is really different from the one used by Springfield inhabitants) and from the kilt he often wears. Willie is solitary and aggressive and often talks about his Scottish rural life and childhood; he is “diverse”, he acts and speaks differently from the Springfield community and this fact is often highlighted. It was difficult to recreate all the features of this character in the Italian version of the show: in fact, the translators had to recreate Willie's solitary and aggressive nature, which in the U.S. version correspond to the stereotype of Scottish people. “The fundamental difficulty that the Italian translator and dialogue writer encountered was the fact that the Scottish stereotype in Italy Figura 19 Willie and Wiggum 98 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 87. 88 Il doppiaggio dei cartoni animati does not correspond to the characteristics that Willie presents.”99 In fact, Italians think that the Scottish people are red-headed, avid people who drink a lot; therefore, the Italian stereotype cannot correspond to Willie's nature and his constant reference to rural childhood. The solution adopted by the translators was drastic: they completely changed Willie's country of origin. In the Italian version, in fact, he comes from Italy or, more precisely, from Sardinia! Why did they choose this solution? The translators and dialogue writers decided to transfer Willie's Scottish stereotype to another country (region, in this case) whose stereotype fits the same characteristics for the Italian audience. “Today Sardinia is one of the most exclusive and expensive locations for tourism in Italy, but in the stereotypical view of Italians it still remains isolated and it is seen as very rural; traditional representation of people from this region figures a rustic lifestyle and people usually working as shepherds.”100 Therefore, Willie's origins from Sardinia correspond to his nature more than his origins from Scotland for the Italian public, because Sardinians are viewed as rural and solitary (the region is the most isolated one from the peninsula) which actually are Willie's most important characteristics. This process of drastic modification is an example of domestication and reterritorialization of a character. In fact in the Italian show, Willie is literally transferred to Italy: he speaks with a Sardinian accent and always says that he comes from Sardinia. When in the American show Willie talks about his Scottish origin, in the Italian version this is always changed by talking about Sardinia. The major problem faced by the dialogue writers has been the fact that Willie often wears a kilt, which is a typical and undeniable reference to Scotland. Sometimes this element is simply ignored in the Italian translation, while sometimes it is considered as a skirt; it is actually used as an element that adds oddity, strangeness and diversity to the character. Just two episodes translated for the Italian audience presented insurmountable difficulties and ambiguity, because there were specific visual and linguistic 99 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 87. 100Ibidem, pp. 87-88. 89 Il doppiaggio dei cartoni animati references to Willie's Scottish origins. The episodes are “Lard of the Dance” (“Tanto va Homer al lardo che...”) and “Monty Can't Buy Me Love” (“Monty non può comprare amore”). The first episode is more easily translatable because every piece of information or joke about Willie is based on language. In the episode Homer decides to enter the grease-recycling business and make money in this way; so he tries to steal Springfield's Elementary school waste with Bart, but Willie discovers them. In order to defend himself and fool Willie, Homer pretend to be an exchange student from Scotland, so he starts talking with a marked Scottish accent. When he hears that Homer is also Scottish, Willie becomes excited and asks Homer where he comes from, and Homer answers that he comes from “North Kilt Town” and Willie is extremely happy because he says this is the same town he comes from and asks Homer if he knows Angus McLeod. The dialogue is funny because Willie talks with a marked Scottish accent and Homer tries to talk like him. The entire dialogue is translated and transferred to the Italian context by substituting every reference to Scotland with a reference to Sardinia. Therefore, Homer affirms he comes from “Nord Pecurone” (an invented town, which literally means “North Big Sheep Town”) and Willie asks if he knows Salvatore Udda, which is a typical Sardinian name; the whole dialogue is characterized by a strong Sardinian accent. “The correspondence between North Kilt Town and Nord Pecurone, between Angus McLeod and Salvatore Udda and between the accents is accurate and very creative. In the first case the name of Willie's hometown is based on very stereotypical traits: the kilt from Scotland and the sheep for Sardinia; similarly, the reference to Angus McLeod and Salvatore Udda is comical because the two names respectively sound undeniably from Scotland and Sardinia.”101 Therefore, the conversation is completely transferred into the Italian context by using a stereotype about Sardinia, which corresponds to the stereotype that Americans have about Scotland: this is a typical example of re-territorialization. Moreover the conversation has the same consequences both for the American and the Italian audience: 101 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 89. 90 Il doppiaggio dei cartoni animati confirming Willie's origins from Scotland (in the U.S. version) and Sardinia (in the Italian version). The other episode, “Monty Can't Buy Me Love”, was more difficult for the translators and is ambiguous for the Italian audience. It talks about a travel that Mr. Burns wants to do in Scotland: he is looking for the Loch Ness monster and wants to capture it and take it to Springfield. Mr. Burns forces Homer, Willie and Professor Frink to go and help him. When they arrive at the lake, Homer sees an older couple that really looks like the groundskeeper Willie. latter, in fact, says that those are his parents who tavern and that he was nearby “conceived, educated” The own born 102 a and there. For the American audience there is nothing strange or different from the previous episodes in this sentence, because they already know that Willie comes from Scotland. But it's not like that for the Italian audience. The Italian adaptation presents many difficulties for the translators, because the visual elements completely contradict what the audience previously learned about the character. First of all, the episode has plenty of references to Scotland, which are very explicit; secondly, the couple undoubtedly resembles Willie, so the Italian audience could wonder why Willie's parents are from Scotland if he speaks Sardinian. Instead of clarifying information about the character, the Italian dialogue increases the ambiguity about Willie. Only in this episode, in fact, his origin is changed to Scotland, but the translators made every person in the crowd speak with a Sardinian accent. In addition, after revealing that he was born in Scotland, Willie makes two “precise references to Sardinia that immediately transfer him back to the Italian context.”103 First, when Homer goes underwater and does not reappear on the surface 102 Cit: Groundskeeper Willie, The Simpsons, Season 10, Episode 21. 103 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., pp. 90-91. 91 Il doppiaggio dei cartoni animati for a while, Willie claims that Homer shows more “stubbornness” than a “goat from Gennargentu”104; later in the episode, after Mr. Burns manages to capture the monster by himself, Willie says he is “stronger than Gigi Riva105”. Throughout these elements, then, Willie is immediately re-transferred into the Italian context. All in all, we can say that the translators have been able to re-territorialize Willie's character, especially at a linguistic level. The reason is that Sardinian is the only idiom in Italy which is not only a dialect, but a real different language, incomprehensible to other Italians. Therefore, Willie's Sardinian origin and accents place him as an “outsider” and “diverse” from the Springfield community, which is the same role he plays in the U.S. version as a Scotsman. APU NAHASAPEEMAPETILON Apu is one of the minor characters of the show: he is Indian and came to America in order to study and get a Ph.D. in computer science. When he is at college, he starts working at Kwik-E-Mart, and he remains there after obtaining his degree. In the meantime he marries Manjula, an Indian girl chosen for him by his parents. Apu speaks good English with a strong Indian accent and his origin and tradition are shown thanks to the statue of Ganesha which he displays in the market. He is a representation of several stereotypes regarding Indian immigrants: he is good at computer and engineering, he had an arranged marriage, he works 24 hours in a market. Apu is completely accepted by the Springfield community. Only in one episode he has problem: in fact, in “Much Apu About Nothing”,106 Apu is nearly banished; Mayor Quimby has proposed a referendum for a new law that would force all illegal 104 The Gennargentu is a famous national park which is situated on the east coast of Sardinia. 105 Gigi Riva is a famous retired soccer player who played for the Cagliari team (the major Sardinian city). 106 Seventh season, 23rd episode. 92 Il doppiaggio dei cartoni animati immigrants to leave the U.S.107 For this reason, Apu goes to Fat Tony so that he provides him with fake documents. “When Apu thanks him humbly, Fat Tony promptly replies, “Cut the courtesy, you’re an American now!” and suggests that he “act American” if he does not want to look suspicious.”108 Fat Tony’s words reveal a stereotypical representation of Indian people (which are humble) and the American lack of tolerance for immigrants. Later in the episode, Homer goes to the market and sees Apu showing off American flags, a cowboy hat, and a New York Mets baseball Tshirt, pretending that now he is a real “American”. Moreover, Apu tells Homer to “take a relaxed attitude for work, and watch the baseball match”. Homer is surprised but happy for this change in Apu’s attitude, and welcomes the substitution of “that goofy sacred elephant statue”109 with an American magazine. But not only does Apu change his clothing or market style, he also changes the way he talks: he eliminates his Indian accent and makes use of American slang (e.g. “Hey, there, Homer, how is it hanging?”). With the entire episode the author is clearly showing a stereotype of Americans and mocking them: he is also reducing the United States to a country of cowboys and baseball fans, a country of superficial people who don’t understand the importance of tradition and religion for an Indian immigrant. The author criticizes the American attitude toward social integration. “Apu’s performed Americannes is based, in fact, more on appearance and stereotypical symbols of patriotism than on actual manifestations of cultural identity.”110 107 This episode refers to the 1994 elections in which Californians voted for Proposition 187, a ballot initiative aimed at preventing illegal immigrants from accessing health care benefits and public education. 108 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 92. 109 Cit: Homer Simpson, The Simpsons, Episode 23, Season 7. 110 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 83. 93 Il doppiaggio dei cartoni animati At the end of the episode, however, Apu decides to take the official test to become a legal citizen, so that he can be American maintaining his Indian tradition, roots and origin. “While the United States has been considered a country developed via immigration, Italians have most commonly been known for immigrating to foreign countries, particularly at the turn of the twentieth century; this tendency has changed in the last twenty years as waves of immigrants, especially from North and West Africa, China, Latin America, and eastern Europe have begun to move to and settle in Italy.”111 In the Italian version of the episode, Apu represents the new immigrants in Italy, and the way Italians deal with immigration. The translator decided to make Apu speak Italian with a marked Indian accent (like in the original version); but, on the other hand, his grammar is poor and his Italian incorrect. When he tries to pass the test to become a legal American citizen, Apu's Italian becomes impeccable and almost without any foreign accent. The solution found in the adaptation matches the common stereotype perpetuated in Italy about immigrants who can never really master the national language and can only express themselves in a very limited and comical fashion: with this linguistic choice the Italian translation seems to perpetrate not only a stereotype of exclusion for immigrants but also the idea of Italian 111 C. F. Ferrari, Since when is Fran Dresher Jewish? - Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, op. cit., p. 83. 94 Il doppiaggio dei cartoni animati superiority, because immigrants are seen as incapable of grasping and apprehending one of the most elementary aspects of their acquired, new national identity language- unless faking it. 95 Il doppiaggio dei cartoni animati 96 Il doppiaggio dei cartoni animati SECTION FRANÇAISE 97 Il doppiaggio dei cartoni animati 98 Il doppiaggio dei cartoni animati Chapitre I Le doublage I.1 Qu’est-ce que le doublage? Le doublage est une technique de traduction qui est utilisée, justement, dans la traduction des produits audiovisuels. Dans ce secteur il n’y a pas seulement le doublage mais aussi les sous-titres comme moyen de traduction d’un film ou bien d’une série télé. Ce processus comprend l’annulation de la voix originale du comédien/de la comédienne, qui est substituée par la voix du doubleur qui a été enregistrée après. C’est une technique utilisée surtout au cinéma, à la télévision, mais aussi pour faire parler les dessins animés, les animaux, les nouveaux nés, les objets et dans la publicité. Il faut, toutefois, faire une distinction entre le doublage et la postsynchronisation. Le doublage, en effet, consiste à réenregistrer, en studio, les dialogues d’un film pour le diffuser traduits dans une langue étrangère : son but est celui de faire comprendre les dialogues à un public qui parle une langue et a une culture différentes. « Au 99 Il doppiaggio dei cartoni animati contraire, dans la postsynchronisation on refait, dans la même langue et avec généralement –mais pas toujours- les mêmes interprètes, tout ou une partie des dialogues afin de les substituer au son du tournage. La « post-synchro » peut résulter d’une nécessité technique (mauvaises conditions ou impossibilité d’avoir le son direct) ou d’un choix esthétique si le réalisateur tient à effectuer un travail sur les voix. »112 Le doublage est utilisé aussi pour insérer une voix off (ou voix hors-champ) dans les films comme dans Figura 20 Affiche du film "The jazz singer" la publicité. Même la substitution de la voix des comédiens pas professionnels par celle des doubleurs est très fréquente. I.2 L’histoire du doublage Les deux inventeurs du doublage ont été Edwin Hopkins et Jakob Karol, qui ont utilisé cette technique dans le film The Flyer113 de 1928. Juste une année plus tard, Alan Crosland produit le premier film sonore, Le chanteur de jazz, qui avait seulement cinq mots parlés. Ce film sort en France en 1929 et est un grand succès. Le premier film sorti en France complètement parlé a été la version française d'un film allemand, La nuit est à vous. Mais en ce qui concerne ce dernier film, on ne pouvait encore parler de doublage, car en effet les producteurs avaient utilisé un procédé appelé « versions multiples » : les metteurs en scène tournaient au même temps la même scène en plusieurs langues avec des comédiens différents et des nationalités différentes. Finalement, en 1930, le film français Prix de beauté sort au cinéma. L'actrice Louise Brooks ne parle pas français, donc c'est Hélène Regelly qui lui prêtera sa voix 112 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, Éditions Objectif Cinéma, Nantes, 2006, page 7. 113Un film sorti aux USA en 1928 et dirigé par Walter Lang, dont le protagoniste est le comédien William Boyd. 100 Il doppiaggio dei cartoni animati pour la version française : c'est la première fois qu'on utilise la technique du doublage, aussi utilisé dans le premier grand long métrage américain, Désemparé114, de 1931, qui est doublé dans les studios de la Paramount Pictures à Saint-Maurice, près de Paris. À l'époque, c'était plus difficile de doubler un film pour les comédiens, parce qu'ils devaient apprendre les dialogues traduits en français par cœur et puis les réciter en synchronisme avec la bouche des acteurs sur l'écran. Ce type de doublage était connu comme « à l'image ». « Charles Delacommune, considéré comme l'inventeur français du doublage, eut l'idée d'un autre procédé qui apporta un peu d'amélioration aux techniques de l'époque : il s'agissait d'une bande de papier qui défilait sous l'écran et sur laquelle était inscrit le texte que les comédiens devaient jouer. »115 Le premier film à être doublé avec cette nouvelle technique a été La vie privée d'Henry VIII d'Alexander Korda. Dans les années 1930, les doubleurs étaient encore une « caste » et leur nombre n’était pas si élevé. Ces doubleurs étaient en réalité des comédiens de seconds rôles, qui lentement deviennent spécialisés et commencent à doubler les comédiens les plus célèbres de l’époque. Mais en France, dans cette période-là, les studios de doublage étaient mal équipés techniquement. Certains artistes vont même à Hollywood pour faire, directement là et sous la supervision des producteurs et réalisateurs américains, la synchronisation de films. Vers 1946 une évolution se produit avec l’afflux des films américains, interdits depuis l’occupation : le son magnétique 35 mm perforé est alors inventé, après la découverte Figura 21 Le magnetophone du magnétophone116 du français Panier. À partir de ce moment-là, et pendant une 114 Titre original: Derelict. Film de 1931 de Rowland W. Lee, avec George Bancroft. 115 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 9. 116 Un magnétophone est un appareil permettant d'enregistrer des sons sur une bande magnétique. Les bandes peuvent être en bobine ou en cassette. Source: Wikipedia. 101 Il doppiaggio dei cartoni animati vingtaine d’années, on assiste à la division des sociétés de doublage en deux parties : d’une part il y a les sociétés qui ont été créés par les majors américaines, comme Général Productions (pour la MGM), CIC (pour la Paramount), les Studios de la Fox, Universal. D’autre part, il y a une série de sociétés indépendantes, pas liées aux majors américains, comme Spardice, Lingua Synchrone, Record Films, etc. Jusqu’aux années 1980, toutes ces sociétés se partagent les doublages pour la télévision et pour le cinéma. Mais après la naissance des chaînes privées (comme Canal Plus, La Cinq, TV6 ou M6), le travail se multiplie : donc, on assiste à la création d'un grand nombre de sociétés privées de doublage, qui se partagent une portion de plus en plus réduite de travail. Mais c'est la chute de La Cinq qui provoque une crise dans ce secteur et une concurrence de plus en plus croissante (et déloyale) : en effet, toutes ces nouvelles sociétés de doublage offrent leur services à des prix ridicules et donc même les autres sociétés (les plus anciennes et connues) sont obligées à baisser leur prix, au détriment de la qualité de ce travail. « À l'heure actuelle, la situation ne semble pas s'être améliorée: nous assistons au quasi-monopole de la société Dubbing Brothers117 qui s'approprie la plus grande partie du travail; d'autre part on observe l'émergence spontanée de toutes petites sociétés, quasiment artisanales, qui tentent désespérément de survivre à un marché de plus en plus en baisse. »118 En ce qui concerne la partie technique, il n'y a eu beaucoup de progrès : en effet, malgré une modernisation due à l'informatique, le doublage français se base toujours sur la bande rythmo qui défile sous les images avec le texte manuscrit des dialogues français. 117 Dubbing Brothers est une entreprise française de doublage fondée en 1989 à la Plaine SaintDenis. Elle a quatre filiales en Italie, Amérique, Belgique et Allemagne, avec un partenariat en Espagne. Philippe Taïeb est le président de la compagnie. Source: Wikipedia 118 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 11. 102 Il doppiaggio dei cartoni animati I.3 Les phases et les professionnels du métier Le doublage est un processus complexe et articulé en différentes phases : à chaque phase correspond un professionnel du métier qui est un maillon fondamental de la chaîne. Ces professionnels sont : Le détecteur Le traducteur/adaptateur Le calligraphe Le directeur de plateau Le recorder L’ingénieur du son Le superviseur Le monteur son L’ingénieur du son/mixage Donc, après la projection du film et la détermination des coûts du doublage, la première phase de cette chaîne est la détection et le premier « protagoniste » est le détecteur. « Pour son travail, il utilise une bande-mère, qui se présente sous la forme d’un rouleau plastifié glacé (blanc ou blanchâtre) et mesure 35 mm de largeur, comme une pellicule de cinéma. »119 Avec la table de doublage (qui sert à synchroniser la bande-mère avec le vidéo) il doit prendre note, sur la bande-mère, des tous les mouvements de lèvres caractéristiques des comédiens : ça sert à écrire la bande rythmographique (aussi appelée bande rythmo) qui servira pour le véritable doublage. Il n’écrit seulement les mouvements de lèvres, mais aussi toutes les indications qui serviront à l’adaptateur pour la traduction, c’est-à-dire tous les dialogues en langue originale, les respirations ou bien une hésitation : tout ça est indiqué par des signes particuliers. En France ces signes ne sont pas toujours les mêmes. « Cela peut être une flèche pointée vers le haut ou le bas pour indiquer une ouverture ou une fermeture de lèvres, un trait vertical pour une labiale, etc. »120 119 Wikipedia, Http://fr.wikipedia.org/wiki/Doublage. 120 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 53. 103 Il doppiaggio dei cartoni animati Puis, on a le traducteur, plus fréquemment appelé adaptateur. En effet, l'adaptateur des films ou des séries télé a un rôle différent par rapport à celui du traducteur : le traducteur s'occupe « seulement » de traduire un texte d'une langue à une autre, en respectant le sens de la phrase ; l'adaptateur fait tout ça mais, en plus, il doit aussi respecter les mouvements de la bouche des comédiens, donc chercher une traduction qui ne doit pas être forcément littérale, et des mots qui correspondent à une ouverture ou bien à une fermeture de la bouche des acteurs, aussi bien que respecter la durée des phrase prononcées. L'adaptateur travaille sur la bande-mère, où il écrit les dialogues traduits. Le calligraphe doit recopier le texte français seulement sur une bande transparente, appelée bande rythmo. Il doit être extrêmement précis et faire attention à garder le synchronisme de la bande par rapport à l'image. Le directeur de plateau (aussi connu comme directeur artistique) est le véritable directeur du doublage et celui qui dirige les doubleurs. D'abord, il contrôle l'adaptation du texte en français, et puis il décide qui seront les doubleurs (cette décision peut souvent être prise par les producteurs originaux du film avec les recommandations des directeurs artistiques). « Une fois les comédiens choisis, il organise le plan de travail en fonction de la disponibilité des comédiens et du temps autorisé par le budget et les échéances. »121 À la fin, il dirige le travail des comédiens dans le studio d'enregistrement. Le recorder est essentiellement un technicien : charger il les d'enregistrement, s'occupe de machines les vidéos, la bande rythmo, les bandes son122. De plus, il assiste l'ingénieur du son. 121 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 54 122 La bande son d'un film constitue sa partie sonore. Les bandes son sont aussi appelées musseffex (musique, effets, et tous les bruits de la scène). 104 Il doppiaggio dei cartoni animati En réalité, il y a deux ingénieurs du son : un est chargé de l'enregistrement et l'autre est chargé du mixage. Le premier doit, avant tout, placer les doubleurs au micro. Pendant l'enregistrement, il doit obtenir un son pur, sans bruits parasites. Il doit gérer les différents micros pour obtenir les différents effets : « recrées l'acoustique d'une vaste pièce, obtenir un son « mat » sans réverbération, pour les dialogues en extérieur, par exemple. Il doit enfin, et surtout, être constamment attentif à tout ce qui se passe sur le plateau, afin de pouvoir, au besoin, réenregistrer tout ou partie du dialogue. »123 Souvent la production choisit un superviseur : c’est une personne de confiance qui parle deux langues (la langue d’origine du film et le français). Il doit justement superviser toutes les étapes de la chaîne de doublage, afin de rendre parfait le produit final. Avant tout il contrôle la traduction et adaptation des dialogues du film et aide la production à choisir les comédiens qui doivent le doubler. Le monteur son et l’ingénieur du son/mixage travaillent souvent ensemble. « Le premier doit recaler les dialogues, en les faisant arriver plus tôt ou plus tard par rapport à l’image, pour obtenir le synchronisme le plus satisfaisant possible ».124 Il doit aussi contrôler que dans les bandes musique il ne manque pas quelque bruit, musique ou effet. Il assiste au même temps l’ingénieur du son pendant le mixage. L’autre (ingénieur du son qui s’occupe du mixage) doit mélanger tous les sons (dialogues, bruits et musique), recréer tous les effets sonores du film (écho, déformations, par exemple une voix qui passe par une téléphone). 123 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 55. 124 Ibidem. 105 Il doppiaggio dei cartoni animati Chapitre II Traduction et adaptation des produits audiovisuels II.1 Le métier de l’adaptateur Le métier de l’adaptateur est très différent de celui du simple traducteur : en effet, le traducteur doit « seulement » traduire un texte d’une langue à une autre, en lui donnant un sens dans la langue d’arrivée, alors que l’adaptateur de produits audiovisuels doit respecter une série de règles techniques : l’ensemble de ces règles est appelé synchronisation (souvent connu simplement comme sync). Il y a quatre types de sync : la synchronisation labiale, gestuelle, linéaire et rythmique. L’adaptateur doit respecter tous les quatre, surtout si le comédien est en champ125 plutôt que hors-champ126. Respecter la synchronisation labiale signifie que l’adaptateur doit respecter les mouvements des lèvres du comédien pendant sa récitation ; pour cette raison il devra choisir des mots qui correspondent aux mouvements des lèvres. Donc, il doit faire attention surtout aux consonnes qui provoquent une fermeture de la bouche (B, M, P), à celles qui provoquent une demi-fermeture (F, V), ou bien aux voyelles qui, au debut ou à la fin d’une phrase, provoquent une ouverture de la bouche (A, E, I) ou bien une fermeture (O, U). La synchronisation gestuelle consiste dans le respect des mouvements du corps des comédiens : selon ces mouvements, le choix des mots à utiliser peut changer. En effet, tout ce qu’on dit provoque des mouvement – de la tête, des yeux, des mains- et donc l’adaptateur est « obligé » à choisir des mots ou une construction particulière de la phrase, justement parce que les mots puissent correspondre avec ces mouvements. La synchronisation linéaire est le respect de la longueur et de la durée de la phrase : la longueur de la phrase traduite, en effet, doit correspondre avec celle de la phrase originale. 125 Le terme « en champ » désigne tout ce qui se voit à l’écran. Quand un comédien est en champ, ça signifie qu’on voit tout son visage à l’écran. 126 Le terme « hors-champ » désigne tout ce qui ne se voit pas à l'écran. 106 Il doppiaggio dei cartoni animati La synchronisation rythmique est la plus importante, celle qui doit être respectée aussi quand le comédien est hors-champ. C’est le rythme intérieur de la phrase, qui est composé de plusieurs éléments : la structure morphologique de la langue originale et de celle traduite, le timbre que le comédien donne à la phrase, la situation et le lieu de la scène, et le sens général de la phrase. Il est fondamental de traduire et adapter correctement la sync rythmique, pour donner le juste équilibre à tout le dialogue. II.2 Problèmes liés à l’adaptation Pendant son travail, l’adaptateur doit faire face à des « problèmes » liés à la traduction des certains éléments linguistiques (comme les noms, les sigles, les bourdonnements) qui doivent être transposés correctement pour être compris par un public étranger. Tout d’abord, chaque film a un registre linguistique différent, et ça dépend surtout des personnages. Quand l’adaptateur doit traduire un dialogue, il est fondamental pour lui de comprendre, et respecter, pas seulement les mots du personnage, mais aussi « comment » il les prononce : un personnage parle de manière différente par rapport à un autre et ça peut dépendre par exemple de sa classe sociale ou de son éducation. Un avocat ne parlera jamais comme un ouvrier. Donc, l’adaptateur devra respecter cet aspect fondamental du langage et de la compréhension d’un film. Le premier aspect que je voudrais analyser ici est la traduction des titres des films, parce qu’elle fait souvent l’objet de critiques et perplexités. Les titres des films peuvent rester en langue originale, ou bien être traduit littéralement, ou encore être traduit et adapté (en ce cas, le sens du titre original change complètement). Mais la chose plus importante à dire est que le choix du titre français est toujours des producteurs du film ou de la section marketing de la société (et donc, jamais des traducteurs). 107 Il doppiaggio dei cartoni animati L’exemple les plus éclatant est le titre du film Home Alone127 (qui en français signifie « Tout seul à la maison ») qui, dans la version française, a été changé en Maman, j'ai raté l'avion : complètement différent ! Figura 22 Affiche du film "Maman, j'ai raté l'avion" En ce qui concerne les bourdonnements, on peut dire qu’ ils s’agit de tous les éléments sonores de fond, par exemples une télévision, la radio ou bien les bruits dans la rue. La question est : traduire ou ne pas traduire les bourdonnements ? Tout d’abord, cette décision doit être prise tout de suite, au moment de l’analyse du film, et doit être maintenue pour toute sa durée : il est impossible, en effet, de traduire, dans le même film, un bourdonnement particulier et ne pas traduire les autres (ça confondrait trop le spectateur). Beaucoup d’adaptateurs pensent que les bourdonnements doivent être traduits : en effet il est impensable que si dans un film tous les personnages parlent français, un passant, un vendeur ou un présentateur à la télé puisse parler une autre langue. Ça 127 Home Alone est un très célèbre film Américain sorti en 1990 réalisé par Chris Columbus, dont le protagoniste est Macaulay Culkin. 108 Il doppiaggio dei cartoni animati serait trop bizarre pour les spectateurs. Seulement si on veut souligner le fait que celui qui parle est une personne étrangère (par exemple une visite guidée dans un musée anglais pour un groupe de touristes japonais ou allemands) on peut laisser le bourdonnement en langue originale. De plus, si un personnage pendant tout le film parle en français, dans une scène voit et écoute un programme à la télé dans une langue étrangère, le public comprends immédiatement que le film est doublé (et ça veut dire qu’il est mal doublé). C’est pour cette raison que les bourdonnements doivent être toujours traduits selon l’opinion générale des adaptateurs. Un autre aspect auquel les adaptateurs doivent faire attention concerne les messages écrits : par exemple des panneaux publicitaires, panneaux routiers, enseignes et tous les éléments écrits qui apparaissent dans le film. L’adaptateur peut choisir entre deux solutions : utiliser un sous-titre avec la traduction du message, ou bien faire lire à un comédien –pendant le doublage- une phrase qui fera comprendre le message aux spectateurs. Par exemple, si dans la scène d’un film on voit le titre d’un journal en anglais (et les acteurs sont hors-champ) on pourrait faire lire le titre (traduit dans la langue étrangère) au doubleur pendant la phase de doublage. Il est aussi très intéressante d’analyser la traduction des parties chantées d’un film. Il y a différents cas : chansons qui ont une liaison avec la trame du film, un acteur qui chante ou chantonne, ou bien le film musical. En ce qui concerne les deux premiers cas, le choix de sous-titrer ou traduire et puis doubler les chansons est de l’adaptateur ; dans le cas du film musical, au contraire, c’est un choix commercial qui est pris par les producteurs –qui doivent prendre en considération d’ autres aspects, comme la connaissance internationale des chansons par le public et le succès qu’elles ont eu dans le pays d’origine. Dans le cas ou l’acteur fredonne une chanson, si elle n’est pas connue, ou s’il y a une version française, elle doit être traduite ; au contraire, si elle est connue et célèbre ou si l’acteur chantonne sur une base musicale, elle doit être laissée dans la langue originale. Au contraire, si dans le film il y a une chanson qui est liée de quelque façon à la trame, généralement l’adaptateur choisit si utiliser les sous-titres ou laisser tout dans la langue originale. L’utilisation des sous-titres a des avantages et des désavantages : 109 Il doppiaggio dei cartoni animati en effet les sous-titres peuvent distraire le spectateur, d’autre part, si on ne les utilise pas il y a le risque que la majorité des spectateurs ne va comprendre totalement le sens de la chanson et sa liaison avec l’histoire du film. En ce qui concerne le dernier cas –celui du film musical- comme j’ai déjà expliqué, le choix sur la traduction des chansons est des producteurs originaux du film. Par exemple, la Walt Disney a toujours choisi de traduire les chansons de ses dessins animées, justement parce qu’ils sont destinés aux enfants. Mais dans les films musicaux destinés à un public adulte généralement les chansons sont laissées en langue originale. 110 Il doppiaggio dei cartoni animati Chapitre III La situation dans les pays francophones III.1 Considérations générales Longtemps les voix des auditoriums français ont été les seules que on a entendues sur les écrans de toutes la francophonie ; mais puis, d’autres voix francophones ont émergées, celles provenant de l’autre côté de l’Atlantique. « Né d’un impérieux besoin culturel, le doublage québécois se construisit en parallèle du doublage français puis éprouva rapidement l’envie de se faire entendre en Europe, non sans que la France ne s’en inquiète, alors qu’à la périphérie des frontières du pays les téléspectateurs francophones se familiarisaient avec les belles voix des Pays d’en Haut. »128 Les choses en restèrent là jusqu’à ce que d’autres voix francophones ne naissent. D’abord phénomène économique, le doublage belge est aujourd’hui le troisième géant du doublage dans la francophonie et les voix de Belgique sont reconnues et appréciées par un nombre croissant de voxophiles129. III.2 Le doublage au Québec Le doublage au Québec130, est un doublage fait dans ce que l’on appelle communément le français international : un français neutre sans spécificité régionale, et compréhensible dans tous les pays francophones. « L’industrie du doublage du Québec est née du souci des Québécois de pouvoir apprécier en français, composante essentielle de l’identité de cette province du Canada, des œuvres audio-visuelles tournées dans une autre langue que la leur. »131 128 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 12. 129 Personne qui s'intéresse au doublage. 130 Le Québec est une province francophone du Canada. Il constitue un État fédéré dont Québec est la capitale et Montréal la métropole. 131 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé,op. cit., page 13. 111 Il doppiaggio dei cartoni animati Les premiers doublages québécois apparaissent à partir de 1956 sur le petit écran : parmi eux, on a la série Les Aventures de Robin des bois132 et le dessin animé Les Pierrafeu133. Figura 23 Liste de pays francophones dans le monde Cette volonté d’écouter les séries télé et les films dans sa propre langue devient très rapidement une source de conflit entre le Québec et la France. « La guerre de la voix commence en 1961, lorsque le gouvernement français complète par un décret la loi de 1947, obligeant le doublage en français des films étrangers. »134 Donc, dans l’hexagone, les films étrangers peuvent être transmis seulement s’ils ont été doublés en territoire français. De plus, l’unique chaîne de la Radio Télédiffusion Française (RTF) à l’époque achète vraiment peu des producteurs américains (plus ou moins treize épisodes par an), et ça va justement entraîner le développement des doublages québécois de programmes de télévision. Donc, Télé Luxembourg et Télé Monte-Carlo (TMC), deux chaînes privées situées à la frontière française, deviennes les principaux acheteurs européens de 132 Titre original: The Adventures of Robin Hood, 1956, avec Richard Greene. 133 Titre original : The Flintstones. 134 François Justamand, Thierry Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 14. 112 Il doppiaggio dei cartoni animati VFQ135, à la plus grande satisfaction des téléspectateurs frontaliers, qui partagent avec ceux de Montréal la quasi-totalité de la production aux États-Unis. Le reste de la France ne reste pas longtemps imperméable au phénomène du doublage québécois : mais il faut attendre 1975 pour que les téléspectateurs français aient leur premier contact significatif avec la VFQ, quand la chaine TF1136 diffuse le premier épisode de Cosmos 1999.137 Fascinés par la série, les téléspectateurs prennent vaguement conscience que les protagonistes parlent avec des voix inconnues, qui n’appartiennent pas au répertoire des grands du doublage français. La raison est simple : la série a été doublée à Montréal. Mais la guerre des voix continue : en 1978, les doubleurs français font une grève de 18 jours et, à la fin, ils obtiennent que les chaînes de télé françaises se limitent à un maximum de 42 heures de diffusion de séries doublées au Québec par an. Cet accord va limiter l’achat en France des produits doublés au Québec, mais ça ne va pas durer beaucoup. « Tout d’abord, de nombreuses séries inédites surgissent en VFQ dans les clubs vidéo durant toutes les années 80 ; ensuite, Star trek, la patrouille du cosmos est diffusée pour la première fois sur TF1 en 1982, dans un doublage fait à Montréal. »138 135 Version Français Québécois : Version des films doublés au Québec. 136 Télévision française 1, plus communément désignée sous son sigle TF1, est une chaîne de télévision généraliste nationale française, créée le 6 janvier 1975. 137 Cosmos 1999 (Space: 1999) est une série télévisée britannique, en 48 épisodes de 47 minutes, créée par Gerry Anderson et Sylvia Anderson et diffusée entre le 4 septembre 1975 et le 7 mai 1978 sur ITV et au Canada sur CBC. En France, la première saison a été diffusée à partir du 13 décembre 1975 sur TF1 dans l'émission Samedi est à vous. 138 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 15. 113 Il doppiaggio dei cartoni animati Enfin, chose plus importante, on assiste à la naissance des chaînes télé privées comme La Cinq139 ou M6140 qui transmettent beaucoup des films et série en VFQ (comme par exemple La petite maison dans la prairie ou L’Incroyable Hulk). C’est pour ces raisons que les Français sentent la nécessité de modifier leur position sur le marché du doublage. III.3 Le doublage en Belgique « Pays biculturel et bilingue, la Belgique est longtemps restée à l'écart des enjeux économiques constitués autour du doublage en français des fictions télévisuelles, ou cinématographique ; le spectateur belge était habitué aux VO141 sous-titrées, ou aux VFF142 parce que l'environnement juridique et économique ne permettait pas l'émergence véritable d'une industrie belge du doublage. »143 En effet, en 1961 en France on avait approuvé un décret qui interdisait la projection, dans les salles françaises, des films doublés hors de l’hexagone. Mais, vu qu'il n'existait qu'un seul studio de post-production cinéma en France, et qu'il doublait seulement une dizaine de téléfilms par an, des professionnels belges du secteur ont décidé de créer une industrie locale. Ainsi, en 1989, les entrepreneurs Emmanuel Liénart, Bernard Perpète et Sylvain Goldberg fondent la société Media Audiovisual Developments (plus connue comme MADE), société qui va réaliser, entre 1989 et 1991, les sous-titres en français de plus de cent téléfilms. Par la suite, 139 La Cinq est la première chaîne de télévision généraliste nationale commerciale privée et gratuite française diffusée du 20 février 1986 au 12 avril 1992. 140 M6, édité par Métropole Télévision, est une chaîne de télévision généraliste nationale française commerciale privée qui émet depuis le 1er mars 1987. En 2010, elle est la 3e chaîne la plus regardée de France, derrière TF1 et la chaîne publique France 21. 141 Version originale. 142 Version Française de France. 143 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 21. 114 Il doppiaggio dei cartoni animati MADE s'occupe de la version française de plusieurs séries animées comme Blinky Bill144 et de quelques séries télé, dont la première a été Homefront. En octobre 1994, les comédiens français qui font du doublage sont en grève pour 77 jours. Pour cette raison, certains distributeurs américains vont chercher au Québec le doublage de leurs productions, tandis que d'autres décident d'aller en Belgique. C'est ainsi que le Frankenstein de Kenneth Branagh145 est doublé par des acteurs belges, ainsi que Lancelot, et d'autres films comme Un anglais sous les tropique, Juste cause et L’île du docteur Moreau. « Une fois que la grève des comédiens français termine, plus que le cinéma, c'est finalement la télévision qui offre au doublage de Belgique une caisse de résonance, avec au commencement le doublage par MADE des Teletubbies en flamand et 120 heures en français des novelas brésiliennes »146 comme Destinées147, La beauté du diable148, ou Terra Nostra. Suite au succès de la version flamande des Teletubbies, la BBC demande à MADE de faire la version française pour Canal Plus ; la société est aussi embauchée pour les doublages en français de plusieurs de séries achetées par la chaîne française TF1 : Alerte Cobra, Au cœur des flammes, Balko, Medicopter. Au début du nouveau millénaire, « les comédiens belges affluent dans les séries animées de distributeurs américains, canadiens ou européens pour répondre à la 144 Les Aventures extraordinaires de Blinky Bill (Titre originale : The Adventures of Blinky Bill) est une série télévisée d'animation australienne basé sur les livres de Dorothy Wall. La série est produite par Yoram Gross et Jonathan M. Shiff. Fonte: Wikipedia. 145 Sir Kenneth Charles Branagh est un acteur et réalisateur britannique, né le 10 décembre 1960 à Belfast (Irlande du Nord). Il est chevalier de l'ordre de l'Empire britannique depuis juin 2012. Fonte: Wikipedia. 146 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 22. 147 Titre original : Por Amor, série de 1997, diffusée en France par Téva en 1998. 148 Titre original : Anjau Mau, série de 1997. 115 Il doppiaggio dei cartoni animati demande croissante de chaînes thématiques comme Teletoon ou Fox Kids »149. Donc, MEDIA doit doubler des séries animées comme Franklin ou le Pokémon, ainsi comme Sauveteurs du monde (originalement connu comme Rescue Heroes). « On peut ainsi constater que le marché des versions françaises de programmes étrangers pour les enfants passe presque entièrement en Belge. Arc en ciel, Brigade des contes de fée, Les conquêtes de Tosh, Flipper et Lopaka, Lapitch le petit cordonnier, Ne croque pas tes voisins, Renada...la liste de ces dessins animés visibles en France sur les chaînes spécialisées payantes, comme TF1 ou France 5, est interminable. »150 Le doublage belge atteint sa maturité avec des séries « live » telles que Cold Squad, Brigade spéciale, ou La Force du destin et Mutant X. Mais MADE n'est pas la seule société belge à s'occuper de doublage : on a aussi la structure AGENT DOUBLE, responsable de quelques VFB151 de séries animées, parmi lesquelles Yu-Gi-Oh ! La Belgique n'a jamais remis en cause la suprématie française sur ce marché. Cependant, on peut entendre des voix belges dans quelques versions françaises depuis 1995 (films comme Chain of fools, ou Undisputed). L'évolution de l'industrie du doublage, dans les pays francophones, s'inscrit maintenant dans un ensemble plus vaste d'activités de post-production sonores. 149 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 39. 150 F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, op. cit., page 23. 151 Version française belge. 116 Il doppiaggio dei cartoni animati BIBLIOGRAFIA: C. F. Ferrari, Since when is Fran Drescher Jewish?-Dubbing stereotypes in The Nanny, The Simpsons and The Sopranos, University of Texas Press, Austin, TX, 2010. Cit. V. Paliotti, E. Grano, Napoli nel cinema, Napoli, Azienda autonoma soggiorno, 1969. Dizionario Treccani. Enciclopedia Treccani. F. Caracciolo, La tecnica del doppiaggio cinematografico. Analisi del doppiaggio del Pinocchio di Benigni negli Stati Uniti, SugarCo, CITTA, 2008. F. Justamand, T. Attard, Rencontres autour du doublage des films et des séries télé, Éditions Objectif Cinéma, Nantes, 2006. G. Di Cola, Le voci del tempo perduto la storia del doppiaggio e dei suoi interpreti dal 1927 al 1970, Edicola, 2007. M. Paolinelli, DUBBING AT THE GATES OF THE THIRD MILLENNIUM, Aberystwyth University, Aberystwyth, Ceredigion, 22 Oct. 2000. M. Paolinelli, E. Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 2010. 117 Il doppiaggio dei cartoni animati Marielle Lonnberg, “Nessun problema amico: una ricerca dell’influenza dell’italiano doppiato sulla lingua parlata”. Massimiliano Morini, La traduzione: strumenti, teorie, pratiche, Sironi Editore. Ministero dell'interno italiano, 22 ottobre 1930. 118 Il doppiaggio dei cartoni animati SITOGRAFIA: Cinemecum, http://www.cinemecum.it/ Correre nel http://www.correrenelverde.it/cinema/doppiaggio.htm Il mondo dei doppiatori, http://www.ilmondodeidoppiatori.it/ Intertitula, http://www.intertitula.it Istat, http://www.istat.it/it/ L’Homerata, http://www.thesimpson.it/dispatcher.asp Wikipedia, Http://fr.wikipedia.org/wiki/Doublage Wikipedia, www.wikipedia.it 119 verde, Il doppiaggio dei cartoni animati RINGRAZIAMENTI Ringrazio vivamente tutti i professori che mi hanno seguito in questo corso di studi. Ringrazio soprattutto la mia relatrice, la professoressa Adriana Bisirri, e le correlatrici, la professoressa Tiziana Moni e Claudia Piemonte per il sostegno che mi hanno dato. In particolar modo vorrei ringraziare la mia correlatrice di inglese, professoressa Anna Rita Gerardi per l’aiuto, il sostegno e la fiducia che mi ha regalato. Grazie, prof.! Ringrazio Giuseppe per avermi sopportato in questi tre anni di studio e soprattutto negli ultimi mesi di preparazione della tesi. Grazie alla mia famiglia, mamma, papà e Aurora, che sempre ci sono stati e sempre ci saranno. Alle mie amiche Marta, Lai, Marianna e Sara: nonostante tutto, grazie! A Stefania: grazie per le chiacchierate e la grande amicizia che mi regali. Un grazie speciale va a Nicolò: alle risate e agli abbracci di questi tre anni, che non sarebbero stati gli stessi senza di te. Grazie a Francesca, che mi ha accompagnato in maniera speciale in questo percorso. E il grazie finale va a me: perché sono io quella che ce l’ha fatta! 120