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ALESSANDRIA Asl, rubati i computer con i dati degli utenti

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ALESSANDRIA Asl, rubati i computer con i dati degli utenti
La sede del Distretto Asl -Al a Serravalle
SERRAVALLE. LADRI NELLA SEDE DEL DISTRETTO
Asl, rubati i computer
con i dati degli utenti
Svaligiata la sede del distretto dell’Asl– Al di Serravalle. Nella notte tra domenica e lunedì, i ladri sono entrati nella struttura sanitaria di via Divano dopo aver
forzato uno degli ingressi,
probabilmente utilizzando
un piede di porco.
Quindi hanno messo a
soqquadro gli uffici e gli ambulatori medici, rubando
computer, monitor, tastiere
e numerosi altri oggetti.
Considerata la quantità di
pezzi rubati, si presume che
i ladri possano aver caricato
la refurtiva su un furgoncino parcheggiato nella via
che si immette sulla centrale via Berthoud.
Quest’ultima zona dovrebbe essere controllate
dalle telecamere di videosorveglianza installate re-
centemente dal Comune.
Pertanto il traffico automobilistico e pedonale nelle ore
della fascia notturna interessata, è adesso al vaglio del Comando della polizia municipale, impegnata nel cercare
di identificare movimenti sospetti.
Il furto è stato scoperto ieri
poco dopo le 7, quando sono
arrivati al lavoro i primi dipendenti.
Non sembra siano spariti
ricettari medici, timbri o carta intestata. Ciò fa pensare
che i malviventi fossero interessati solo ai computer, dove
peraltro erano stati salvati i
dati degli utenti.
Per il personale si profila
adesso un lungo lavoro di recupero di queste informazioni, mentre anche i carabinieri
indagano sull’episodio. [G. FO.]
Retroscena
CAMILLA PALLAVICINO
CUNEO
un anno dalla loro istituzione, le Federazioni Sanitarie
potrebbero già andare in
pensione. La Giunta Cota
ne aveva create sei, col
compito di gestire in forma unificata i
settori degli acquisti, della logistica, dei
servizi informatici e dei settori legali
per conto delle Aziende ospedaliere e
delle Asl. Nei giorni scorsi però il Partito democratico, da sempre contrario,
ha presentato in commissione regionale bilancio un emendamento per abrogarle. L’assessore al bilancio Gilberto
Pichetto ha espresso la propria contrarietà a questa iniziativa, ma una
conferma dell’ipotesi di chiusura po-
A
“A un anno dalla nascita
Federazioni al capolinea”
Un documento-inchiesta del Pd smentisce i risparmi
Pareri opposti
IL DIRETTORE GENERALE
Sopra da sinistra
il direttore
generale
Carlo Marino
e Alessandro
Bertaina (Cisl)
Accanto
Danila Botta (Cgil)
«Il mio è un ruolo tecnico
Confermo i risultati positivi
ottenuti con il bilancio 2012»
trebbe arrivare dal cosiddetto Tavolo
Massicci (presieduto da Francesco
Massicci, responsabile dell’Ispettorato generale per la spesa sociale), che al
ministero sta valutando il piano di
rientro della Regione dal pesantissimo
debito di 900 milioni di euro, accumulato in questi anni.
«Le Federazioni – precisa Elio Rostagno, consigliere regionale per Pd – si sono dimostrate inutili e costose: inutili
perché il loro ruolo potrebbe essere
svolto da un’azienda sanitaria chiamata
a fare da capofila, costose perché comportano la spesa per gli stipendi degli
amministratori, perché in alcuni casi
sono state affidate consulenze esterne
con relativo aggravio dei costi e perché i
risparmi dichiarati derivavano in realtà
Le Federazioni dovrebbero anche provvedere ad acquisti «unificati» di farmaci
da semplici ricontrattazioni. Ma ci preoccupa anche che un amministratore unico
possa assumere delibere molto significative, come ad esempio a Cuneo lo è quella
per i servizi e le forniture alla radiodiagnostica che ha un importo altissimo di
32 milioni di euro».
Danila Botta, della Cgil: «Intanto auspichiamo che questa voce sia vera perché le Federazioni non hanno sortito effetto e creato confusione di ruoli e competenze e che invece si ragioni una volta
per tutte sul modo più efficace per far
funzionare la macchina sanitaria senza
ulteriori spese. Ci piacerebbe che le organizzazioni sindacali fossero ascoltate
ogni tanto». Alessandro Bertaina della
Cisl: «Ad oggi non saprei dire se le Federazioni continueranno ad esistere oppure
verranno chiuse. L’incertezza sul destino
delle Federazioni rappresenta l’ennesima
triste conferma di come il pubblico impiego sia schiavo di una politica incapace
di concertare e contrattare con i sindacati, individuando poi scelte chiare e perseguendole senza tentennamenti».
Dopo aver presentato nei mesi scorsi
un piano di risparmi per 2 milioni e 384
mila euro sui nuovi appalti, e di 1 milione e
310 mila euro per gli appalti rinegoziati,
Carlo Marino, amministratore della Federazione cuneese rivendica il proprio
ruolo di tecnico ed i risultati conseguiti:
«Non so cosa accadrà e quindi continuo a
svolgere il mio ruolo di tecnico. Abbiamo
appena approvato il bilancio del 2012 che
chiudiamo in pareggio e non posso che
confermare la validità dei dati che abbiamo fornito nei mesi scorsi all’assessore».
CUNEO. CHIRURGIA MAXILLO FACCIALE, NEUROPSICHIATRIA INFANTILE, ORTOPEDIA E OSTETRICIA
Quattro nuovi primari al “S. Croce”
Sindacati dei medici
«Peccato non averli
tutti individuati
nell'Azienda»
La direzione generale dell’A zienda ospedaliera «Santa
Croce e Carle» di Cuneo ha
provveduto nei giorni scorsi
alla nomina di quattro primari
per le strutture complesse di
Chirurgia maxillo facciale,
Neuropsichiatria infantile, Ortopedia e traumatologia e
Ostetricia e ginecologia. Alla
Chirurgia maxillo facciale, fra le
sette candidature presentate, è
stata scelta quella di Marco Bernardi, 49 anni, torinese, già responsabile facente funzioni della struttura del S. Croce. Anche
per la Neuropsichiatria infantile
è stato nominato un «interno»,
la dottoressa Eleonora Briatore,
43 anni, di Cuneo, anche lei con
l’incarico di responsabile facente funzioni della struttura da più
di un anno.
Fra le tredici domande pervenute per il posto di primario
di Ortopedia e traumatologia, è
stato scelto Lucio Piovan, 43 anni, di Saronno, proveniente dal
Policlinico S. Matteo di Pavia.
Il Pronto soccorso a Cuneo
Ad ostetricia e ginecologia è stato invece nominato, fra le 11 domande pervenute, Eugenio Oreste Volpi, 53 anni, torinese, proveniente dal presidio ospedaliero «S. Andrea» di La Spezia dove dirigeva il Dipartimento materno-infantile. La nomina di
due medici esterni non ha mancato di suscitare la reazione dei
sindacati Anaao, Cimo-Asmd,
Aaroi-Emac e Fp Cgil medici,
che «appreso delle nomine dei 4
responsabili di Struttura Complessa, vacanti da più di un anno, hanno espresso soddisfazione per la promessa fatta e mantenuta dal direttore generale
Giovanna Baraldi. Esprimono
altresì il proprio rammarico per
il fatto che tra le fila dei professionisti operanti nell’Azienda
stessa non sia stato possibile individuare più di due medici che
rispondessero al profilo tracciato per questi incarichi direzionali». «Non vorremmo - prosegue il comunicato - che ai medici
del S. Croce fosse riconosciuto
un ottimo livello di professionalità ma nessuna capacità direzionale. Prosegue così una tradizione che vede in poche occasioni riconosciute le capacità
dei medici che hanno operato
per anni all’interno della stessa
Azienda e che hanno profonde
radici professionali e sociali nella città di Cuneo. Le organizzazioni sindacali mediche porgono
fin d’ora un caloroso benvenuto
ai due nuovi venuti dell’Azienda
e augurano buon lavoro a tutti i
quattro nuovi direttori di Struttura complessa».
[C. P.]
“L’inchiesta è l’ultima goccia
Mi dimetto dalla Regione”
Boeti (Pd): sotto accusa per 3 mila euro, li darò in beneficenza
Intervista
ALESSANDRO MONDO
ra mi
sento più
leggero». Nino Boeti
- medico, già sindaco di Rivoli
per nove anni, consigliere regionale del Pd e responsabile
dei temi della Sanità per il
partito, uno dei 56 destinatari
di un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi - ha appena comunicato
al capogruppo Aldo Reschigna la volontà di dimettersi. In
mattinata aveva informato
Gianfranco Morgando, il segretario regionale. Inutili i
tentativi di dissuaderlo.
«O
Conto alla rovescia
Quando intende lasciare?
«Rassegnerò le dimissioni da
consigliere non appena la magistratura, sentiti gli indagati,
deciderà quali casi archiviare
e quali rinviare a giudizio. Nella seconda eventualità, lo darei
per scontato».
Nervi tesi in Consiglio regionale: la settimana prossima cominceranno gli interrogatori dei
consiglieri che hanno ricevuto gli avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi
E se invece archiviano la sua
posizione?
«Sì. Mi manca la corsia, in questi
anni ho fatto solo chirurgia. Ci
guadagno economicamente e in
termini di reputazione: contento
di tornare a essere il dottor Boeti».
«Lascerò comunque, con
buona pace di chi ci vuole tutti attaccati alla poltrona: a
prescindere da quello che decideranno miei colleghi in
Consiglio».
Compresi quelli del suo gruppo?
«Sì».
Perchè mollare: per l’inchiesta?
«Certo: in caso contrario,
avrei completato il mandato.
Vivo questa situazione con sofferenza».
Di quale cifra parliamo, nel
suo caso?
«Circa tremila euro spesi in
tre anni: 1.500 per pranzi e cene. Poi un viaggio a Roma, nel
2010, in occasione di una manifestazione nazionale del mio
partito».
E i fazzolettini tricolori per
Nino
Boeti
che sta emergendo dalle carte
dell’inchiesta?
Cto. Mi occupo di protesi per
l’anca e il ginocchio».
Consigliere
regionale del
Pd dal 2005,
ha guidato
per nove anni
il Comune di
Rivoli
«Non ho patenti per dare giudizi
su nessuno, tutti possiamo avere commesso errori. Certo: da
oggi in poi questo Consiglio regionale avrà grosse difficoltà a
lavorare. È un altro dei motivi
che ha influenzato la mia decisione».
Quindi riprenderà a tempo pieno?
Italia 150, scambiati per cravatte.
«Esatto».
Non sono tanti, ma sono pur
sempre soldi pubblici.
«Sono certo di poter chiarire
con i magistrati, ma il punto è un
altro».
Quale? I suoi elettori le hanno
chiesto conto di come ha speso
questa cifra?
«No, mi sono stati vicini. Ma ritengo che chi fa politica non debba essere sfiorato, nemmeno dal
dubbio. E comunque, a prescindere dall’entità della somma siamo
già stati condannati tutti dai mezzi di informazione».
Quanto pesa la delusione per
un certo modo di fare politica
Nauseato? Sia sincero?
Il Pd ha lanciato una raccolta di
firme per le dimissioni: non
pensa di mettere in imbarazzo i
suoi colleghi?
«Nessun giudizio, l’ho detto. Va
da sè che, anche a livello locale,
c’è uno scollamento sempre più «Ho aderito
evidente tra classe politica e opiL’ADDIO
nione pubblica».
Lascio a prescindere
Tornerà
in
ospedale?
dalle scelte del gruppo
e non voglio imbarazzare nessuno,
ma contano anche le scelte di vita».
Non teme che la
Così non si va avanti» sua scelta venga
«Non ho mai
spesso di pratiletta come un’amcare, anche se da quando sono
missione di colpa?
stato eletto in Consiglio regio- «Per questo mi dimetterò dopo
nale, nel 2005 e poi nel 2010, avere chiarito con i magistrati».
l’ho sempre fatto a titolo graUn addio alla politica, anche?
tuito: i due incarichi sono in- «Resto convinto che la politica
compatibili».
sia l’unico modo per cambiare le
cose, e non escludo di tornare a
Qual’è la sua specializzazione?
«Ortopedia e Traumatologia, farla. Ma non oggi, non in queste
pratico al Maria Adelaide e al condizioni».
ALBERTO GAINO
iero Gambarino fu visto uscire dalla villa
di uno dei personaggi
di spicco della
’ndrangheta torinese, Giovanni Iaria, in occasione
di «una riunione con imprenditori e politici per la spartizione di
appalti pubblici». Era il 28 gennaio 2007. Da questa data e da
questo fatto i pm Paolo Toso e
Stefano Demontis hanno scelto
di cominciare il processo all’ex
assessore regionale alla Sanità,
Caterina Ferrero, e al suo vecchio braccio destro Gambarino,
allungando l’ombra della ’ndrangheta su quest’ultimo.
Gambarino
P
In trenta a casa Iaria
L’hanno fatto riprendendo il rapporto investigativo dei carabinieri del dicembre 2011 e convocando in aula il maresciallo dell’Arma, Gian Piero Bonatto, che raccolse la soffiata di un confidente:
«Domenica, c’è un incontro a casa di Giovanni Iaria con politici e
imprenditori». Comandante del
nucleo radiomobile della compagnia di Chivasso, il sottufficiale
dispose intorno alla villa di via
Salgari, a Cuorgné, un certo numero di pattuglie in modo da poter individuare chi vi recasse.
Il trait-d’union
Ilo maresciallo: «Identificammo
una trentina di partecipanti. Fra
cui Albino Bellino, già sindaco di
Locana e presidente dell’Usl 38
di Cuorgné; l’ex sindaco del medesimo centro, Placanica; Giuseppe Lagna, amministratore
della Biondi spa che ebbe molti
lavori per le alluvioni del 94 e del
2000; il nipote di Giovanni, Bruno Iaria, capo locale della
’ndrangheta di Cuorgné; altri co-
Il faccendiere
al momento
dell’arresto
Ferrero
Una delle villette costruite da Gambarino con subappalti ad ’ndranghetisti
L’ex assessore
regionale
alla Sanità
L’ombra delle ’ndrine
nell’aula di Sanitopoli
Iniziato il processo all’ex assessore Ferrero
me loro coinvolti in Minotauro».
Bonatto si concentra sui personaggi che gravitano sul Canavese.
Alla riunione intervennero anche
dalla Valle di Susa dove gli Iaria
avevano delle mire sui lavori della
Tav. In particolare lo zio Giovanni,
che era stato vicesegretario provinciale del Psi e che lo stesso Bonatto definisce «un trait d’union
fra imprenditori e politici» e naturalmente il suo ambiente.
Gambarino e Scr
I pm vogliono mettere in chiaro le
«frequentazioni» di Gambarino in
vista del suo ingresso nel consiglio
di amministrazione della società di
committenza regionale Scr (affida
gli appalti regionali) per conto del
centrodestra e di cui riferirà oggi
in aula l’ex governatore piemontese Mercedes Bresso. Sulla stessa
lunghezza d’onda la testimonianza
del geometra Alessandro Brodini,
uno dei due dipendenti di Ediltoro:
«HolavoratoperlasocietàdiGambarino nei cantieri di strada del
Mondino e strada Cordova a Castiglione Torinese e del Palalancia di
Chivasso. Subappaltavamo gran
parte dei lavori».
Toso elenca gli imprenditori
’ndranghetisti regolarmente presenti nei cantieri di Gambarino e
in parte suoi soci in Sport nel Canavese. Pure Giovanni Iaria (morto pochi mesi fa in carcere) vi fece
capolino. E uno del giro, Renato
Spanò, confidò al geometra di
aver organizzato «cene elettorali
nel Canavese per Caterina Ferrero» (presente in aula in gessato
grigio). Su richiesta del pm, il testimone si corregge: «Ho il dubbio
che fossero per la Ferrero o per
Coral». Cognato o suocero, tutti in
rapporti anche con Gambarino.
gg Dossier / La città e il nuovo esecutivo
Sei richieste
di Torino
al governo Letta
Il ministro dei Trasporti: “La Torino-Lione è una priorità”
Sottosegretari, pressing Pd su Roma: “Spazio al territorio”
è una partita politica: la rappresentanza del
Nord hanno firmato il nostro decalogo con le ricette per rilanPiemonte nel nuovo governo. E c’è anche una
ciare il settore dell’edilizia. E al primo posto tra i nostri dieci
partita legate alle priorità che Torino e la regiopunti c’è, appunto, la Torino-Lione». E il primo banco di prova
ne chiedono al nuovo governo. La prima si gioca
di questa rinnovato impegno potrebbe essere la votazione di
sul terreno della nomina dei sottosegretari e il
una mozione pro-Tav promosso dal coordinatore azzurro, Enripartito democratico è intenzionato a porre con forza il tema
co Costa, con il supporto dell’ex sottosegretario ai Trasporti,
di dare «voce nel nuovo governo alle necessità del territorio».
Mino Giachino. E il nome di Giachino è uno di quelli che rimbalE nella stessa logica si stanno muovendo anche esponenti del
zano da Roma tra i papabili per un ruolo da sottosegretario.
Popolo delle Libertà anche se la linea che sembra prevalere
Tra gli azzurri ci potrebbero essere anche due ex parlamentari
sia quella legate più alle competenze che ai
Osvaldo Napoli e Andrea Fluttero, che non
territori. Oggi si potrebbero iniziare a
NOMINE E DISSIDENTI ha seguito i suoi ex amici di An nell’avventudefinire i contorni di una trattativa tra le
di Fratelli d’Italia. In corsa ci sarebbe
Impazza il toto-poltrone ra
forze politiche che potrebbe chiudersi
anche Enzo Ghigo che vanta buoni rapporti
Mattiello (Pd) non vota con il ministro Quagliarello ma l’ex senatore
entro la fine della settimana mentre da
la fiducia e offre le dimissioni non ha chiesto incarichi al partitoTra i demoRoma rimbalzano i boatos sui nomi di alcuni dei papabili. Sul piano delle priorità,
cratici i boatos rilanciano i nomi dell’ex depuinvece, Giuseppe Provvisiero, presidente dell’associazione dei tato Giorgio Merlo (da sempre vicino a Franco Marini) del
costruttori piemontesi, si dice certo che il «nuovo esecutivo
segretario regionale Gianfranco Morgando ma anche del costiporterà avanti la realizzazione della Torino-Lione». La certez- tuzionalista Andrea Giorgis che può vantare un ottimo rapporza di Provvisiero nasce dalle dichiarazioni del neo-ministro
to con Luciano Violante. E potrebbe anche approdare al goverMaurizio Lupi: «E’ una priorità» ma anche dal fatto che «la
no l’ex direttore delle Molinette, Giovanni Monchiero (Scelta
maggioranza che ha deciso di sostenere il nuovo governo è
Civica). Intanto c’è un deputato del Pd, Davide Mattiello, che non
tutta favorevole al nuovo progetto ferroviario. I parlamentari
ha votato la fiducia al governo Letta e che ha messo a disposizione
[M. TR]
piemontesi di Pd, Pdl e Scelta civica ma anche della Lega
del partito le sue dimissioni.
C’
Il discorso di Enrico Letta alla Camera dei deputati, alla sua sinistra c’è il ministro piemontese Emma Bonino
Il medico
Trovare i soldi
per gli ospedali
MARCO ACCOSSATO
l Piemonte sta svendendo la Sanità alla
Lombardia che ha strutture ipermoderne, anche convenzionate, e non aspetta
altro che riempire i letti con pazienti anche di
altre regioni».
Il professor Mauro Salizzoni, responsabile del
centro trapianti di fegato delle Molinette, primo
d’Italia e d’Europa per numero di interventi,
chiede più risorse per l’edilizia sanitaria. «Non è
più possibile - dice - andare avanti con un ospedale dove ogni tanto manca la luce, dove si rompono
le tubature facendo lavori di ammodernamento,
dove quando si apre un cantiere s’infiltra ovunque la polvere. Un ospedale che non è l’ultimo
sperduto della regione, ma le Molinette, il principale, l’ospedale universitario. E con le Molinette
anche quello di Novara, in condizioni altrettanto
critiche, ancora più vicino alla Lombardia e
quindi ancora più a rischio “fuga di pazienti”».
Risorse. Ecco la richiesta al nuovo governo. «E
se le risorse non ci sono, allora si trovino i soldi»,
prosegue Salizzoni. «Come? Rinunciando alla
torre della Regione. Che si faccia una legge per
cui quei fondi non sono più vincolati, e vengano
destinati agli ospedali. E se non si possono trasferire quei fondi, allora, anziché gli uffici, si mettano i letti nel nuovo palazzo della Regione».
La Sanità piemontese «è ridotta all’osso,
politica e mondo sanitario si devono parlare se
vogliono uscirne». Invece, «continuiamo a essere
l’ufficio complicazioni affari semplici». Un esempio? «Le Federazioni sanitarie create da poco e
destinate a essere cancellate a breve sono
l’esempio della complicazione burocratica: per
snellire e risparmiare si crea il controllo del
controllo del controllo».
Sul fronte dei costi il professor Salizzoni pone
al governo un’altra questione, quella dei costi dei
farmaci, questione etica anche: «Alcuni farmaci
oncologici costano decine di migliaia di euro e
garantiscono pochi mesi di vita. In un momento
di difficoltà come quello che stiamo vivendo
dobbiamo interrogarci sull’uso di questi medicinali: in Inghilterra ogni terapia viene pagata per
ogni anno di assistenza. Capisco i singoli drammi,
ma spesso la nostra Sanità non vende cura, ma
soltanto speranza».
«I
Mauro
Salizzoni
del centro
trapianti
di fegato
(Molinette)
Fly UP