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INTER E VIOLA TESTA TOSTA

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INTER E VIOLA TESTA TOSTA
www.gazzetta.it / GazzettaTv canale 59
lunedì 9 novembre 2015 anno 119 - numero 265 euro 1,50
CHE BISCOT TONE!
La rimonta non basta
Rossi attacca Marquez
«Ha protetto Lorenzo»
«Meritavo il titolo, sono stato al comando dalla prima
gara. Che pena gli ultimi giri». Jorge ammette:
«Mi hanno aiutato, così il Mondiale è rimasto in Spagna»
ARCOBELLI, BRUSCOLINI, CORTINOVIS, IANIERI, POLI, SALVINI, ZAMAGNI
DA PAGINA 2 A PAGINA 9
IL COMMENTO di Umberto Zapelloni
33
IL NOSTRO CAMPIONE E’ VALE
Nell’albo d’oro c’è il nome di Lorenzo.
Nell’albo del cuore rimane quello di
Valentino. Il motomondiale si è chiuso con
quello che Rossi ha definito «biscottone»,
parola di cui un giorno verrà forse
chiamato a spiegare il significato su
qualche vocabolario, come ha già fatto con
«velocità» sullo Zanichelli.
L'ARTICOLO A PAGINA 33
SERIE A VITTORIE IN CASA DI TORINO E SAMP: E’ UN PRIMATO A DUE FACCE
INTER E VIOLA
TESTA TOSTA
Kondogbia segna, Handa para: per Mancini è il settimo 1-0
La Fiorentina, invece, è uno show con Ilicic e Kalinic: 2-0
ARCHETTI, BIANCHI, BRAMARDO, DALLA VITE, DA RONCH
DA PAGINA 10 A PAGINA 17
18
DERBY E VELENI
RIGORE DI DZEKO
PIÙ GERVINHO
AVANTI, ROMA
ALLE PAGINE 18-19-20
24
MAL DI SCUDETTO?
JUVE A REAZIONE
CON IL SECONDO
SUCCESSO DI FILA
CALAMAI, DELLA VALLE, GRAZIANO PAG. 24-25
L'ANALISI di Luigi Garlando
33
22
UDINESE BATTUTA A FATICA
9 771120 506000
51 1 0 9>
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
UNA CAPOLISTA E’ GIA’ BELLA
L’ALTRA PUO’ DIVENTARLO
Napoli: sempre Higuain
Ma Conte punisce Insigne
Brutta? Bella? Lasciamo stare. Sbagliavamo
categoria. Per inquadrare correttamente l’Inter
di Mancini, la squadra più anomala e curiosa
del campionato, non serve l’Estetica, ma la
Metafisica. I nerazzurri rimandano
direttamente ai filosofi presocratici...
MALFITANO, G. MONTI, VERNAZZA ALLE PAGINE 22-23
RISULTATI & CLASSIFICA 12a GIORNATA
IL SASSUOLO STACCA IL MILAN: 5° DA SOLO
L'ARTICOLO A PAGINA 33
w
IL ROMPIPALLONE di Gene Gnocchi
Palpabile il disagio di Icardi per
gli schemi intensivi dell’Inter.
Dopo la partita si è comprato un pallone.
Kondogbia, al primo gol in campionato, festeggiato da Murillo
Kalinic, al settimo sigillo in Serie A, abbraccia Ilicic
SABATO
VERONA-BOLOGNA
MILAN-ATALANTA
IERI
TORINO-INTER
EMPOLI-JUVENTUS
FROSINONE-GENOA
PALERMO-CHIEVO
ROMA-LAZIO
SASSUOLO-CARPI
NAPOLI-UDINESE
SAMP-FIORENTINA
FIORENTINA
0-2 INTER
0-0 ROMA
NAPOLI
0-1 SASSUOLO
1-3 MILAN
2-2 JUVENTUS
1-0 ATALANTA
2-0 LAZIO
1-0 SAMPDORIA
1-0
0-2
27
27
26
25
22
20
18
18
18
16
TORINO
PALERMO
EMPOLI
CHIEVO
GENOA
BOLOGNA
UDINESE
FROSINONE
VERONA
CARPI
15
14
14
13
13
12
12
11
6
6
Primo Piano R GP Comunità Valenciana
2
1«Meritavo questo titolo,
Rossi furente
«Biscottone
con Marquez
guardaspalle
di Lorenzo»
poi ho visto tante cose
imbarazzanti. Sembrava
il pari tra due squadredi
C2 a fine anno». E non va
alla premiazione Fim
Mario Salvini
INVIATO A VALENCIA (SPAGNA)
L
o sconfitto Valentino Rossi, da solo, in mezz’ora di conferenza stampa ha sorriso molte più volte di Jorge Lorenzo neo campione
e dei suoi due compagni di podio messi insieme.
È questa la sua forza. Dopo otto mesi passati a
costruirsi la «possibilità di vincere il 10° Mondiale», otto mesi sempre in testa, quando è svanito tutto, nel giorno più triste, sembrava un cabarettista. In un certo senso sarà anche stato
preparato: sapeva che partire là indietro non gli
avrebbe dato molte chance. Ma ugualmente le
sue battute, le risate persino, raccontano di una
personalità superiore. Solo che stavolta col sorriso di sempre ha picchiato come non mai.
IMBARAZZANTI «Ho voluto rivedermi la gara
con calma. Fino alla fine», ha premesso. E quel
che ha visto lo ha convinto ad aprire il libro, come si dice dalle sue parti: a dire cose che resteranno nella memoria di questo sport molto più
della «Carrera del siglo», della gara del secolo
finita poco prima. «Me lo sarei meritato, il Mondiale. Sono stato davanti fin dalla prima gara. E
fino a Motegi (quart’ultimo GP; n.d.r.) tutto è
andato come doveva: ero a più 18 su Lorenzo.
Da lì in avanti, da Phillip Island, hanno cominciato a succedere cose mai viste. Cose imbarazzanti. Marquez ha deciso che io non dovevo vincere e si è messo a fare il guardaspalle di Lorenzo. Gli ultimi giri di oggi sono stati penosi. Marc
andava il doppio di Jorge e non l’ha passato. Ha
fatto tutta la gara a proteggerlo. Pedrosa ha recuperato 2, forse 3” tanto andavano piano».
Due contro
Dice tutto l’espressione di Valentino Rossi, 36 anni,
dopo la gara in cui ha visto svanire la rincorsa al
decimo titolo iridato. Sotto, il pesarese della Yamaha
saluta il pubblico di Valencia, che gli ha manifestato
enorme affetto fin da giovedì MILAGRO/AFP
INDOVINO «Sono triste, ma non disperato»,
quasi sospira Valentino. Sul telefonino gli è
comparso anche il messaggio del premier Renzi:
«Tanto di cappello», a riassumere l’ammirazione di tutti per quelle 21 posizioni risalite con furore. Che alla fine, paradossalmente, è diventato anche sollievo: «Sì, sono contento, perché
adesso non ci sono più dubbi: la gente ha visto
tutto. Tutto quel che io peraltro avevo previsto,
lo avevo anche detto ai vertici già giovedì». Cioè,
Rossi aveva spiegato a Carmelo Ezpeleta, patron
della Dorna, quel che si è effettivamente verificato in testa alla corsa. «”Impossibile che possa
accadere”, mi ha detto lui. S’è visto».
A sinistra la
partenza della
MotoGP vista
da dietro:
Rossi scattava
in ultima fila,
per la penalità
di Sepang
L’IMPRESA
21
I sorpassi compiuti ieri
da Rossi, costretto a
partire ultimo sulla
griglia per la penalità
rimediata a Sepang
BISCOTTONE E sono troppe quelle che si sono
viste, secondo Vale: «Marc è uno che attacca
sempre e oggi l’unico sorpasso cattivo lo ha fatto
sul compagno. È stato un biscottone, come
quando certe squadre di C2 a fine stagione devono pareggiare». Teoria che l’entourage di Vale
rafforza raccontando che Marquez e Lorenzo
mercoledì avrebbero cenato nello stesso ristorante, la Orza de Angel. Non al medesimo tavolo, certo. «Non capisco come la Honda possa appoggiare un suo pilota che fa vincere la
MILAGRO
Yamaha», ha rincarato Vale. Che, quando gli
hanno riferito la frase di Lorenzo «Questo è stato un successo della Spagna», ha riso: «Non sapevo fosse un campionato a squadre».
IO NON HO PAURA Così è passato al capitolo
compagno di Yamaha. «Jorge non sarebbe mai
arrivato a fare come Marc. In pista è stato bravo,
merita il titolo. Ma mi ha fatto arrabbiare perché
ha perso l’occasione per stare zitto dopo la Malesia. Se si è sentito di parlare è perché o è stupido
o ha la coda di paglia». Ugualmente dice che
«non sarà un problema continuare la convivenza anche il prossimo anno». Quando casomai
saranno altri i pensieri. «Dopo oggi cambia
tutto. Sono preoccupato di quel che potrà
succedere: Marquez è il futuro della MotoGP, ma uno che decide di non vincere
MARC? UNO CHE NON
VINCE PUR DI FARE
UN DISPETTO, È
DISPOSTO A TUTTO
QUANTE BUGIE
SU MARC MARQUEZ E LA SUA CONDOTTA
pur di fare un dispetto, è uno che può arrivare a
tutto. Ha raccontato bugie da giovedì: “Darò il
massimo per la Honda”, ha detto. È uno che se
ne sbatte di tutti. Peccato. Vedremo quest’altr’anno. Perché io vado avanti, certo. Non ho mica paura». E ha cominciato, disertando le premiazioni della Fim.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
JORGE MERITA
IL MONDIALE
MA A PARLARE COSÌ
O È STUPIDO O HA
LA CODA DI PAGLIA
SU JORGE LORENZO E LE SUE DICHIARAZIONI
LA RIMONTA DEL MAIORCHINO IN CAMPIONATO: A MISANO ERA A -23
2015 MOTOGP
1° JORGE
LORENZO
Yamaha
Piazzamenti
Rossi
1°
Lorenzo
4°
Rossi
3°
Lorenzo
4°
DA SOLO PRIMO
IN CLASSIFICA
1
2°VALENTINO 16
Lorenzo
ROSSI
volte
Yamaha
1
Rossi
parità
Punti
25
13
GP Qatar
41
26
Rossi
1°
Lorenzo
5°
Lorenzo
1°
Rossi
3°
Lorenzo
1°
Rossi
2°
Lorenzo
1°
Rossi
3°
29 punti
37
Americhe Argentina
Rossi
1°
Lorenzo
3°
163
Distacco
massimo
66
Lorenzo
1°
Rossi
2°
82
102
87
118
138
137
153
112
62
Rossi
3°
Lorenzo
4°
179
166
Distacco
minimo
0 punti
195
211
211
236
224
247
224
263
249
283
265
296
285
312
330
Punti
1°
Lorenzo
305
325
Punti
4°
Rossi
186
Lorenzo
2°
Rossi
3°
Lorenzo
1°
Rossi
3°
Rossi
1°
Lorenzo
4°
Lorenzo
Rossi
5°
1°
Lorenzo
Rossi
Non
3°
classicato
Rossi
2°
Lorenzo
3°
Lorenzo
2°
Rossi
4°
Lorenzo
2°
Rossi
3°
TOTALE 2015
Viorie
7
4
Podi
Pole
1
Spagna
Francia
Italia
Catalogna
Olanda
Germania Indianapolis Rep. Ceca G. Bretagna S. Marino
Aragona Giappone Australia
Malesia
12
15
5
Valencia
INFOGRAFICA RCS
LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
3
Lorenzo festeggiato dall’amico Max Biaggi IPP
in 30 giri da guardaspalle di una moto rivale? Bastava essere sotto al podio di Valencia, terra di
Spagna, con tre piloti spagnoli a festeggiare, per
capire come i tifosi, spagnoli anche loro, giudicassero Marquez. Fischi impietosi, mentre lui, il
ragazzino, rideva felice.
CUORE DI MAMMA «Io ho paura per quello che
potrà succedere in futuro. Marquez è andato via
di testa, uno così non lo fermi più — si sfoga
mamma Stefania, con pizzico di esagerazione,
nel retro dell’hospitality Yamaha —. Mi spiace,
era una stagione meravigliosa, alla fine sarebbe
stata una vittoria per tutti e quattro, al di là di chi
avrebbe conquistato il Mondiale. È iniziato tutto
in Australia, lì per Valentino è stato un lutto».
uno
RIMONTONA Lo si sapeva, quella di Rossi era una
missione quasi impossibile, con quella zavorra
della penalità di Sepang che lo ha costretto a scattare dall’ultimo posto in griglia. Doveva risalire il
più in fretta possibile, Vale: 10 sorpassi (più Crutchlow, partito ultimo per aver cambiato moto) al
1° giro per la 15a posizione, 3 al 2° (12°), altrettanti — con il k.o. di Andrea Iannone, partito con
troppo entusiasmo per battagliare con Pedrosa
— al 3°, proiettavano Rossi 9°. Per risalire al 6°
posto che, con Jorge sconfitto dalle Honda avrebbe significato il titolo, Valentino impiegava altri 7
giri, via Smith, quindi Petrucci (imbarazzante il
suo s’accomodi) e Pol Espargaro. Altre tre tornate
e, prima l’altro Espargaro, Aleix, quindi Dovizioso si vedevano scavalcare. «Quando Valentino mi
ha preso non ci volevo credere — racconta il pilota Ducati —, per il tipo di pista e per quanti piloti
c’erano in griglia. È stato molto bravo».
1Il Dottore a metà gara è 4°, ma in
testa non c’è lotta. Marquez fa il duro
solo per stoppare il compagno Pedrosa
Vale risale,
ma Marc E
ha deciso:
gara e titolo
per Jorge
L’ANNATA
Paolo Ianieri
INVIATO A VALENCIA (SPAGNA)
ora come farà la Honda a continuare a difendere Marc Marquez? Perché diventa difficile non scadere nel volgare per definire il
modo in cui l’ormai ex campione del mondo ha
influito in maniera decisiva sul risultato finale
del Mondiale. Chiariamo: per quel che ha mostrato e dimostrato in pista tutta la stagione, Jorge Lorenzo ha ampiamente meritato il 5° titolo, il
3° nella classe regina, e il primo a riconoscerlo è
Valentino Rossi, il grande fregato (lui, per la verità usa un altro termine) da Marquez. «Sarebbe
stato un dolore grande, ma l’avrei accettato —
racconta dopo essersi rivisto la gara nel motorhome — . Invece è venuto fuori un biscottone di basso livello, come tra squadre di C2 che non devono
retrocedere».
A destra Jorge Lorenzo, 28 anni, nel giro
d’onore con la bandiera della Spagna. Sopra la
sua gioia incontenibile sul podio AFP/EPA
7
i trionfi di Lorenzo nel
2015: prima di Valencia
si è imposto a Jerez,
Le Mans, Mugello,
Montmelò, Brno e Aragon
GUARDASPALLE Volava, ieri, Jorge, ma chissà se
senza il contributo di Marc il risultato sarebbe
stato lo stesso dopo una delle stagioni più belle,
intense e, per com’è finita, sicuramente drammatiche della storia del motociclismo. Perché quando mai si è visto un pilota che, pur di non far
vincere un rivale, arriva fino al limite, non
solo di non conquistare lui la gara, ma addirittura di negarla al compagno, effettuando l’unica manovra dura e decisa
SPERANZA A quel punto, con 13 giri alle spalle e
17 davanti, la gara di Rossi si chiudeva lì, mentre
iniziava la grande attesa, visto che Lorenzo, scattato velocissimo, Marquez e Pedrosa erano già a
13”. E tutti gli occhi inevitabilmente si posavano
sul duello per il primo posto, con Marquez sempre più vicino agli scarichi di Lorenzo (dal 14° al
traguardo il distacco massimo è stato di 453 millesimi) dando la sensazione di controllare. Ma
più passavano i giri e meno l’attacco sembrava
diventare realtà anche quando, con Jorge costretto a rallentare con la gomma posteriore in
crisi, Marquez si avventava sulla M1.
BRAVO DANI Scariche di adrenalina e di speranza, semmai, arrivavano da Pedrosa, che scivolato
a 2”9 da Lorenzo al 20°, iniziava una rimonta stile
Motegi. In 9 giri Dani recuperava tutto, ma quando al penultimo passaggio infilava Marquez, primo boccone in vista dell’assalto a Lorenzo nel
giorno del 100° podio, Marquez, rabbioso,
complice una sbavatura del compagno si
riprendeva la posizione, consentendo a
Lorenzo di scappare via dalla grande paura. Finiva con Jorge in lacrime («Me lo sono meritato, nessuno è stato vittorioso e
veloce come me quest’anno») e Rossi accolto
da eroe nel box che brinda col liquore... Anima Nera. Complimenti a Lorenzo, quanto a Marquez, bastano
tre parole: non vale — scritto minuscolo — tanto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GIRO PER GIRO IL RECUPERO DEL PESARESE, PARTITO 26°
19”789
Arrivo
19”040
18”869
18”710
18”381
17”929
17”506
16”854
16”616
16”336
16”216
15”875
15”209
14”902
14”276
13”849
Posizione
Partenza
13”403
9°
4°
13”084
8°
12”775
7°
11”968
10”640
6°
15°
11”366
9”978
5°
7°
9”418
7”653
4°
9°
12°
8°
5°
6°
8”823
6”174
5”856
5”226
3”860
DIistacco
1°
26°
1° giro
2°
3°
10°
11°
12°
13°
14°
15°
16°
17°
18°
19°
20°
21°
22°
23°
24°
25°
26°
27°
28°
29°
30°
INFOGRAFICA RCS
10
Serie A R 12a giornata
TORINO
0 1
INTER
PRIMO TEMPO 0-1
MARCATORE Kondogbia al 31’ p.t.
TORINO (3-5-2) Padelli; G. Silva, Glik,
Moretti; Peres (dal 33’ s.t.
Zappacosta), Benassi, Vives, Baselli
(dal 37’ s.t. Amauri), Molinaro; Belotti
(dal 18’ s.t. M. Lopez), Quagliarella.
PANCHINA Castellazzi, Ichazo,
Acquah, Gazzi, J.Martinez, Prcic,
Pryima.
ALLENATORE Ventura
CAMBI DI SISTEMA 3-4-1-2 dal 37’
s.t.
BARICENTRO BASSO 50,1 METRI
ESPULSI nessuno
AMMONITI Glik e Peres per g.s.
INTER (3-5-2) Handanovic; Murillo
(dal 49’ s.t. Ranocchia), Miranda,
J. Jesus; D’Ambrosio, Melo, Medel,
Kondogbia, Nagatomo; Icardi (dal
22’ s.t. Perisic), Palacio (dal 31’ s.t.
Ljajic)
PANCHINA Carrizo, Santon,
Montoya, Telles, Biabiany, Jovetic,
Gnoukouri, Brozovic, Manaj.
ALLENATORE Mancini
CAMBI DI SISTEMA nessuno
BARICENTRO BASSO 49,7 METRI
ESPULSI nessuno
AMMONITI Medel per g.s.
ARBITRO Irrati di Pistoia NOTE Spettatori 1.806, incasso di 267.794 euro;
abbonati 12.031 per una quota di 143.401 euro. Tiri in porta 8-2. Tiri fuori 5-3.
In fuorigioco 6-3. Angoli 5-2. Recuperi: p.t. 2’; s.t. 7’.
PRIMO TEMPO
10’ La coppia Icardi serve rasoterra al centro per Palacio,
frenato da Moretti. La palla resta all’Inter: Icardi di testa manda
alto.
20’ La ripartenza Bruno Peres intercetta un passaggio di Juan
Jesus e parte in un contropiede rapido, ma poi tira alto.
30’ Traversa Toro Dopo un corner da destra, la palla esce
dall’area sul lato opposto e Benassi con un tiro giro accarezza la
traversa.
I tre punti
del Kondo
Solida e cinica
L’Inter al minimo
però si tiene
il primato
31’ KONDOGBIA GOL Punizione di Nagatomo, tocco di Palacio,
rete in acrobazia di Kondogbia: 0-1.
7
34’ La risposta Contropiede del Torino, Quagliarella crossa per
Belotti che gira a lato.
VITTORIE PER 1-0
Ieri a Torino l’Inter ha ottenuto la settima vittoria
per 1-0 in dodici giornate. Le precedenti erano
arrivate contro Atalanta, Milan, Chievo, Verona,
Bologna e Roma. Handanovic ha mantenuto
inviolata la porta e l’Inter resta la squadra che
finora ha subito meno gol (appena sette).
1Mancini cambia ancora sistema e con il 3-5-2 si
adatta al Toro e lo sorprende con il gol numero 5
su palla inattiva. Poi Handanovic chiude la porta
Pierfrancesco Archetti
INVIATO A TORINO
SECONDO TEMPO
3’ Doppia occasione Toro Handanovic (nella foto Getty Images)
salva due volte su Quagliarella e Belotti, D’Ambrosio allontana.
8’ Fuga senza esito Bruno Peres è il più veloce a destra ma
Quagliarella non arriva sul suo cross.
18’ Giallo per Medel Ammonito il cileno per fallo su Baselli a
centrocampo.
20’ Kondo stoppato Una delle prime iniziative interiste nella
ripresa. Kondogbia però ha la palla sul destro e così Glik gli stoppa il
tiro.
35’ Ancora Handa Delizioso assist di Baselli a Quagliarella, il cui tiro
viene deviato in corner da Handanovic
36’ Raddoppio mancato Ljajic fugge a sinistra e si accentra: tiro
però sballato.
43’ Il corpo del portiere Quagliarella lancia Vives a sinistra,
Handanovic in uscita bassa impedisce la conclusione e salva così il
risultato.
L’
Inter riesce ad essere
sempre uguale a se
stessa: nel risultato,
nei prodigi e nei difetti. Il Torino, no: almeno a inizio torneo era il re
delle rimonte, riusciva a raddrizzare le storie con capitoli
uguali e contrari. Adesso i granata si stanno specializzando
nel perdere, partite o punti,
«con rammarico»: ieri, contro
la Juve, nel pari con il Genoa.
L’Inter è maestra nel consolare
gli altri, dopo aver sfilato l’incasso. Spesso il portiere è il migliore, pure qui; i successi non
sono straripanti, come se
l’umiltà degli 1-0 (il settimo su
dodici gare) volesse segnalare
al campionato una leadership
temporanea, che non può reggere di fronte alle industrie del
gol. Ma per ora vale la vetta, as-
sieme alla Fiorentina, e siamo
alla terza pausa per le nazionali. Si riprenderà a novembre
inoltrato, dopo un mese sarà
Natale e così via: banali discorsi
che si tengono in famiglia nel
constatare i mutamenti imposti
dal tempo. La classifica invece
non cambia e per farla rimanere simile i nerazzurri stanno fotocopiando con il terzo pieno
consecutivo la serie di inizio
campionato. In settembre si fermarono a cinque, ora dopo la
sosta a San Siro arriverà il Frosinone - che già si segna pensando ai complimenti - quindi
la trasferta di Napoli. Un altro
incrocio senza menzogne dopo
quelli con Fiorentina e Roma.
I MOTIVI La quotidianità sta in
un match controllato nella prima parte, con più possesso
(58,3%), più occasioni e anche
due tiri in porta, fra cui la rete
di Kondogbia, bravo e libero
nell’acrobazia del suo primo
centro in campionato. Però le
conclusioni nello specchio rimangono le uniche, per la prima volta in questo torneo; mentre il Torino per dimostrare di
essere diverso visita la dimora
di Handanovic quattro volte nei
primi sei minuti della ripresa.
Ed è soprattutto grazie a un
doppio salvataggio, in un’unica
scena, su Quagliarella e Belotti,
che il portiere azzanna di nuovo il premio per il più bravo,
mentre Mancini riflette sui cali
sensibili, non proprio da prima
della classe. Quest’Inter non
piace del tutto nemmeno a lui,
che si è scaldato ed arrabbiato a
qualche centimetro dal campo.
A un certo punto spiega a Nagatomo come sia facile per Peres
farlo fuori con il primo dribbling. Il giapponese in seguito
dimostra di aver capito il suggerimento. A far sembrare l’Inter
sempre uguale a se stessa, anche se girano moduli e uomini,
sono la concretezza difensiva,
con i guardiani di Handanovic
che sbagliano poco e restano i
migliori in A; la certezza che
Medel sia un’assicurazione
contro le giornate storte dei
colleghi di reparto (ieri Melo) e
dia una sistemazione variabile
sempre aggressiva; l’alta percentuale realizzativa anche
senza costruire in movimento.
Il volo di Kondogbia nasce da
una palla inattiva, quinta volta
sui dodici centri che sono un
raccolto globale inferiore di circa la metà rispetto a quello delle concorrenti.
TORINO IN CADUTA Forse i granata sono rimasti sorpresi dal
vestito tattico dell’Inter, esattamente uguale al loro: 3-5-2,
che Mancini aveva sfoderato in
parte contro la Fiorentina nell’unica sconfitta. Però Ventura
di solito non si adegua agli altri,
ha una sua sceneggiatura standard e la impone. Per la decima
volta si è trovato sotto e i ribaltoni sono storie dei mesi scorsi:
da sei partite il Toro accatasta
soltanto due punti, non batte
l’Inter in casa da 22 stagioni ed
è al primo k.o. interno dell’annata. Incassa soltanto una rete
contro le otto delle precedenti
tre uscite, ma non è la fase di-
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Info: 366/6257294 - 346/3329046 - Mail: [email protected]
Main Partner
Partner
Media Partner
LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
11
I NUMERI
DI GEOFFREY
A TORINO
TOCCHI PER ZONA
Il colore è più intenso nelle zone in cui
ci sono stati più tocchi di palla
ATTACCO
3
1
3
2
8
2
2
2
3
12
5
1
3
6
1
4
2
2
6
2
2
1
2
1
1
2
PASSAGGI
TOTALI 56
POSITIVI 46
NEGATIVI 10
I PUNTI DA CUI HA TIRATO
GOL
31’ PRIMO TEMPO
L’esultanza di Geoffrey
Kondogbia, 22 anni, dopo
il gol che ha deciso la partita
contro il Torino
fensiva il guaio maggiore, anche se l’1-0 avviene con tutto il
gruppo in area a leggere male
la punizione deviata. Davanti
né Belotti-Quagliarella, né gli
innesti Maxi Lopez e Amauri
riescono ad essere velenosi: eppure piovono in area 15 cross,
contro i sei dell’Inter. Per recuperare, il tecnico si concede anche il 3-4-1-2 con «Quaglia» rifinitore, però gli mancano le
botte dei centrocampisti. Il Baselli da quattro reti su cinque tiri non è più attuale, mentre Benassi è positivo negli strappi
che fanno guadagnare profondità, però una conclusione a giro si appoggia sulla traversa.
INTER A TRE E DA TRE Come ripete l’allenatore, è una squadra
da terzo posto, però ieri non
nella produzione offensiva, nonostante il nuovo matrimonio
fra Icardi e Palacio, unione con
qualche effervescenza soltanto
per un terzo di match. Quando
escono entrambi, l’Inter chiude
con Perisic e Ljajic davanti: è il
serbo a evitare un finale tranquillo, mancando il raddoppio.
Ma il 2-0 sarebbe stato troppo e
avrebbe modificato l’Inter sempre uguale a se stessa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
fIL PERSONAGGIO
KONDOGBIA
Gol ed esultanza
anti sfortuna
«Grazie Mancio
Io sto crescendo
come la squadra»
1«Non segnare cominciava a infastidirmi,
rete merito dei compagni. Scudetto?
E’ troppo presto, ma ci meritiamo la vetta»
BLOCCATI
IL SUO GOL
31’ PT
GOL
1
biciata. Ne fa pochi, Joffré, ma mica banali, piatti.
«E’ una grossa soddisfazione aver segnato: mi sono tolto un peso, la voglia di segnare», ammette.
E anche la sfiga, quell’esultanza docet.
Matteo Dalla Vite
INVIATO A TORINO
E
poi esulta così, ciondolando un po’ e con le
mani che spazzolano il corpo: un autolavag- SMS AL CAMPIONATO Mancio non l’ha abbandogio scacciaguai, antisfiga insomma. nato: ricevuta la seconda badilata di fila da DeBonjour Kondo: è l’alba di una nuova storia e il schamps per la nazionale francese (zero convocatramonto (forse definitivo) dei punti interrogati- zioni), Kondogbia è stato piazzato in battaglia da
vi. Bonjour Kondo e buonanotte ai dubbi attorno Mancini. «Abbiamo un buon gruppo, siamo solidi
a un ragazzo che a solo 21 anni è stato pagato 31 e lavoriamo bene sia in fase offensiva che in fase
milioni più almeno altri 5 di bonus. Le domando- difensiva - continua Geoffrey -: anche per questo
subiamo pochi gol e magari è un
ne cattive spariscono, il buio va
messaggio al campionato. Scudetvia: addio turbamenti. «Non voglio
to? Troppo presto per parlarne, perispondere alle critiche, penso a
LA CIFRA
rò stiamo dimostrando che possiame - fa Geoffrey Kondogbia-. È
normale discutere su tutto, fa parmo meritarci di essere in vetta,
te del calcio e va accettato. Io penl’importante è continuare così».
so a lavorare e a fare il meglio posKondo dice «mi sto adattando alla
sibile». Gol: il colpo mancino del
Serie A, sto crescendo» e ripete di
Mancio è stato il suo. Joffré Kondo- Le reti dell’Inter:
non essere interessato «a rispongbia in un pomeriggio ha già egua- mai una capolista
dere alle critiche». Kondo ha mesgliato il proprio record di gol staso il piedone sinistro dentro il settigionali: 1. L’ultimo - Trofeo Berlu- della Serie A aveva
mo 1-0 della stagione interista: il
sconi a parte contro il Milan - lo segnato così poco
gol realizzato al Trofeo Berlusconi
mise dentro il 25 febbraio di que- dopo 12 giornate
contro il Milan non fa classifica;
st’anno. Palcoscenico più di lusso,
questo sì. «Cosa significa vincere
Emirates Stadium, casa-Arsenal, Champions, sette volte per 1-0? L’importante sono i tre punti e
Moutinho la appoggia, lui che arriva da dietro, se si attacca e si difende insieme significa che tutfucilata di sinistro nel sette col timbro dell’impos- ti hanno un ruolo». In squadra lo aiuta a crescere
sibile. Ieri, Olimpico di Torino, Geoffrey si è mes- Medel: i due hanno giocato assieme nel Siviglia,
so a fare un gol meno difficile ma inserendosi da annata 2012-13. «Gary è uno che aiuta molto. Il
interno destro, che la sua solita zona di compe- gol lo dedico ai miei compagni. Non era semplice
tenza non è: al posto di Moutinho c’era Palacio segnare, ma con l’ottimo lavoro di Palacio sono
(assist di testa) ma l’acrobazia per spiaccicare il arrivato nel momento giusto». Bonjour Kondo.
pallone di sinistro in porta c’è stata tutta. In sfor© RIPRODUZIONE RISERVATA
12
Serie A R 12a giornata
LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
13
LE PAGELLE di PIERFRANCESCO ARCHETTI
TORINO
INTER
5,5
6
VIVES SI ACCENDE
SOLO NEL FINALE
AMNESIA DEL GOL
PER QUAGLIARELLA
IL TECNICO
GIAMPIERO
VENTURA
5,5
Il Torino non si rianima anche
se ci va vicino. Come spesso
avviene, la seconda parte è la
migliore, ma senza trovare il
gol. Fa debuttare anche
Amauri nel 3-4-1-2: inutile.
IL MIGLIORE
MARCO
BENASSI
6,5
Torna titolare dopo un mese.
Colpisce la traversa da fuori
area, è uno dei pochi a cui
riesce la puntata in verticale
anche se gli inviti non sono
poi tutti precisi.
TIRI 2 RECUPERI 3
PASSAGGI 10
IL PEGGIORE
ANDREA
BELOTTI
5
Titolare al posto di Maxi
Lopez: fuorigioco, capriole,
proteste per un rigore che
non c’è e un facile tocco in
porta da due passi che non
arriva al gol. Sostituito.
TIRI 2 SPONDE 0
DRIBBLING 0
6,5
5,5
6
6
PADELLI
Alcuni rinvii di
piede sghembi,
però si prende
la rivincita
con un dribbling
a Perisic. Due
soli tiri in porta,
sul gol dormono
altri.
G. SILVA
Prima presenza
dall’inizio,
al posto dello
squalificato
Bovo. Qualche
pasticcio fra
tocchi e posizioni
errate, cerca
di rifarsi con
i tackle.
GLIK
Con Icardi
carezze decise,
anche troppo, e
rischia il rosso.
Da un fallo nasce
la punizione del
gol, meno
irruento dopo.
Stoppa «Kondo»
verso il 2-0.
MORETTI
Controlla il
centro sinistra
con maniere
spicce: 13 fra
contrasti e
recuperi vinti,
un paio di errori
consecutivi non
lasciano danni.
PARATE 1
RINVII 9
USCITE 2
CONTRASTI 1
LANCI 3
PASSAGGI 50
CONTRASTI 1
LANCI 8
PASSAGGI 59
CONTRASTI 0
LANCI 10
PASSAGGI 66
6
5,5
5,5
5,5
PERES
Sempre pronto
a ripartire,
meno a
difendere, chiude
in vantaggio
il primo round
su Nagatomo,
dopo rallenta.
Esce infortunato.
VIVES
Preferito a Gazzi,
deve liberarsi
del fastidio
di Medel per
accendere
il Toro. Meglio
nel finale,
ma 20 tra palle
perse e passaggi
sbagliati.
BASELLI
Non approfitta
del Melo
distratto subito.
Un buon invito
a Quagliarella,
ma anche uno
facile sbagliato
nel primo tempo.
Cambiato.
MOLINARO
Divide le colpe
della mancata
chiusura sul
gol interista
con Baselli:
erano gli ultimi
della linea,
si sono fermati
a guardare.
CONTRASTI 0
CROSS 1
PASSAGGI 24
TIRI 2
RECUPERI 8
PASSAGGI 42
TIRI 0
RECUPERI 4
PASSAGGI 26
CONTRASTI 0
CROSS 5
PASSAGGI 33
5,5
5,5
6
s.v.
QUAGLIARELLA
Non trova
la rete dal 20
settembre:
un solo cross
nel primo tempo,
sbatte contro
Handanovic
dopo. Finisce
da trequartista.
MAXI LOPEZ
Dentro dopo
oltre un’ora,
reclama un
rigore e
pochissimo altro.
ZAPPACOSTA
Rileva Peres
infortunato.
Occupa la stessa
posizione del
brasiliano a
destra, viene
coinvolto in
poche azioni utili.
AMAURI
Entra al 37’ del
secondo tempo
per Baselli, non
ha lo spazio per
rendersi utile.
TIRI 4
SPONDE 0
DRIBBLING 0
TIRI 0
SPONDE 0
DRIBBLING 0
CONTRASTI 0
CROSS 0
PASSAGGI 7
TIRI 0
SPONDE 0
DRIBBLING 0
6,5
MIRANDA CHIUDE
IN TUTTI I MODI
MEDEL MULTIUSO
ICARDI SFIORITO
IL TECNICO
ROBERTO
MANCINI
7
Cambia impostazione
riproponendo il 3-5-2,
e anche cinque uomini, ma non
cambiano i risultati. Si arrabbia
tanto, sintomo che l’Inter
sul campo non lo entusiasma,
però in classifica vola.
IL MIGLIORE
7,5
SAMIR
HANDANOVIC
All’inizio non sembra una gara
da prodigi, come contro
la Roma, ma nella ripresa
la contabilità diventa
straordinaria e salva
ancora in almeno tre
occasioni il risultato.
PARATE 8 RINVII 9
PRESE ALTE 3
5,5
MAURO
ICARDI
La panchina con la Roma
e la sfida con Maxi Lopez:
tanti motivi perché gli esca
una grande partita. Invece
dopo mezzora di corse, un
assist e una zuccata alta,
sfiorisce fino al cambio.
TIRI 2 SPONDE 0
DRIBBLING 0
Handa: «Giusto così»
Sentite D’Ambrosio
«Che “cazzimma”!»
1Il portiere: «Siamo
un grande gruppo, tutti
devono farsi trovare
pronti. C’è una sana
competizione tra noi»
Matteo Dalla Vite
INVIATO A TORINO
uggestive e concrete sono le parate di Samir
Handanovic, ancora super come contro la Roma: il
suo rinnovo tarda per il bonusscudetto fino al 2019 («Non ci
sono problemi, siamo d’accordo con la società, non so se sarà
dopo Natale o quando sarà»),
intanto la vittoria di Torino è
un forte segnale dei forti. «Tre
punti fondamentali perché prima di andare in nazionale rimaniamo dove siamo in classifica. Siamo stati cinici e abbiamo preso quello che ci appartiene. Lo scudetto? Dobbiamo
pensare come ci siamo allenati
fino adesso, come abbiamo
preparato queste partite e vinto qui. Magari non andrà sempre tutto bene, bisogna restare
umili». Mancini continua a
modificare il sistema di gioco,
ma sembra che tutto questo
non muti il risultato finale.
«Questa è la dimostrazione che
siamo un grande gruppo, tutti
si devono far trovare pronti, c’è
competizione e tutti si allenano bene. L’importante è lo spirito della squadra. Magari
quelli che oggi (ieri, ndr) non
hanno giocato e hanno fatto
bene contro la Roma, saranno in campo tra due settimane contro il Frosinone.
Non si sa, questa penso sia
la nostra forza» - chiude il
portiere sloveno.
CONTRATTURA E presto Jeison Murillo verrà sottoposto
a esami strumentali per l’infortunio subìto sul finale:
per lui, lieve contrattura all’adduttore destro, quanto
seria sarà stabilito anche
dallo staff della nazionale
colombiana che il centrale
difensivo raggiungerà per
poi, forse, salutare.
CAZZIMMA Nel frattempo,
ecco il Bignami di Danilo
D’Ambrosio. «Siamo cattivi,
cinici, una squadra con la “s”
maiuscola - dice il napoletano - Abbiamo margini di miglioramento enormi, ma se
siamo lì vuol dire che stiamo
facendo bene. Siamo una
squadra con la cazzimma».
Che in slang significa furba,
scaltra, cattivella. Ci sta.
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Samir Handanovic, 31 anni FORTE
coffee
time
no
ilter
6,5
6
6
MURILLO
Anticipi e
scivolate: così
gli attaccanti del
Torino vengono
fermati prima
dell’area e
quando passano
c’è il portiere.
Esce per
infortunio.
MIRANDA
Il centrale
del trio a volte
usa l’eleganza,
più spesso
il rinvio
sbrigativo ma
utile. E riesce
a recuperare
quando
va in affanno.
JUAN JESUS
Qualche spiffero
di troppo sul
centro sinistra,
ma riesce a
salvarsi. Quando
invece ha la palla
e cerca
di giocare
in verticale non
è troppo preciso.
D’AMBROSIO
E’ stato anche
capitano del
Torino, torna
titolare nell’Inter:
sente fischi in
abbondanza,
collabora con
Handanovic
nel salvataggio
su Belotti.
CONTRASTI 0
LANCI 3
PASSAGGI 55
CONTRASTI 1
LANCI 4
PASSAGGI 49
CONTRASTI 1
LANCI 2
PASSAGGI 44
CONTRASTI 3
LANCI 3
PASSAGGI 26
5,5
7
6,5
6
MELO
Rientra dopo
la squalifica
e sembra
sia arrugginito.
Primo tempo
con errori di ogni
tipo, meglio dopo
un’ora quando si
ferma in mezzo
a spazzare.
MEDEL
Lui è il più basso
del trio di
centrocampisti,
ma diventa
anche il più alto,
quasi
trequartista,
per intercettare
Vives: ci riesce.
KONDOGBIA
Primo gol
in campionato,
all’undicesimo
tiro in generale
e può servire
a sbloccarlo.
Difficoltà nella
fase difensiva:
gli scappa
spesso Benassi.
NAGATOMO
Confermato
a sinistra.
Serve contro
le intromissioni
di Peres: le soffre
per un tempo,
dopo invece
si riabilita
e fa ammonire
il rivale.
TIRI 0
RECUPERI 1
PASSAGGI 30
TIRI 0
RECUPERI 6
PASSAGGI 61
TIRI 1
RECUPERI 8
PASSAGGI 46
CONTRASTI 3
LANCI 0
PASSAGGI 23
6
IL PEGGIORE
IRRATTI I rigori chiesti dal Torino sono delle cadute senza fallo, lui è sempre molto vicino per giudicare e sulla simulazione di Lopez poteva
usare il cartellino. Non lo estrae per le manate di Glik, già ammonito.
PRESENTE E FUTURO
S
6,5
6
5,5
s.v.
PALACIO
Rieccolo
dall’inizio
per dialogare
con Icardi.
Un assist chissà
se voluto,
qualche
movimento
adatto prima
del cambio.
PERISIC
Entra per Icardi
e ne occupa
la posizione.
L’Inter non gioca
più sulle punte
ma almeno
un paio
di appoggi
sui contropiede
gli riescono.
LJAJIC
Butta un
contropiede,
getta un’altra
possibile
occasione con un
passaggio errato.
Poco tempo,
d’accordo,
ma poteva
sfruttarlo meglio.
RANOCCHIA
Cambio
obbligato
nel lungo
recupero
(6 minuti
divenuti 7)
al posto
di Murillo.
TIRI 0
SPONDE 0
DRIBBLING 2
TIRI 0
SPONDE 1
DRIBBLING 0
TIRI 1
SPONDE 0
DRIBBLING 0
CONTRASTI 0
LANCI 0
PASSAGGI 2
CRISPO 6
MUSOLINO 6
DAMATO 6
DOVERI 6
16
Serie A R 12a giornata
Ilicic-Kalinic show:
la Viola è una sinfonia
Che risposta all’Inter
1La Fiorentina non molla la vetta: in casa della Sampdoria
dà lezioni di calcio e solo un super Viviano evita la goleada
era solo questione di tempo. Poi il solito Kalinic,
simbolo della Fiorentina da trasferta (6 reti sulle
7 totali lontano da Firenze) ha chiuso il conto
che poteva essere molto più salato.
Fabio Bianchi
INVIATO A GENOVA
Twitter @fabiowhites
L
ezione di calcio a Marassi, in salsa portoghese. La «Paulo Sousa globe trotter» colpisce ancora, là dove finora c’è stato un fortino. Se la Fiorentina fosse una fotografia, non ci
sarebbe nessun dettaglio fuori fuoco. Il suo gioco è armonia, ritmo ed efficacia. Più che la vetta
confermata in coabitazione con l’Inter, stracciata peraltro a San Siro, sorprendono i numeri.
Non c’è gara di campionato dove la Viola non
abbia segnato. L’unica della Serie A. Ha collezionato 5 rigori (e con la Samp ce n’era un altro non
concesso su Kalinic). Segnali chiari: si presenta
nelle aree avversarie con grande facilità. Nei
primi tempi poi è micidiale: 14 reti, altro record.
E solo l’Inter ha subito meno gol. La Viola è completa, non ha un reparto debole e ha pure una
panchina ricca. Perché non dovrebbe ambire allo scudetto? Manca solo un tassello: la consapevolezza di poter essere grande, sempre, anche
contro le grandi, visto che due delle tre sconfitte
sono arrivate con Roma e Napoli. E’ l’ultimo passo per ambire al traguardo. Ma si può sognare,
questo è certo. Per la prima volta la Samp si è
arresa in casa sua e non poteva che andare così.
Una follia di Zukanovic ha aperto la strada, ma
LA CHIAVE Strano non ci fosse anche Vin Diesel
in campo. Questo Samp-Fiorentina sembrava
l’ennesimo sequel della fortunata serie cinematografica «Fast and Furious». Una sfida ad alta
intensità, giocata a cento all’ora, con pochi attimi di respiro e tanta suspense. Uno spettacolo.
Almeno nel primo round. Certo, con qualche errore d’impostazione e imprecisioni sotto porta
ma non poteva esser altrimenti, visto il piede
sempre pigiato sull’acceleratore. Averne di partite così, poco italiane per il ritmo e molto italiane per tattica e, perché no, tecnica. Peccato sia
durata a questo livello solo 45 minuti, causa
uscita di strada della Samp. Che bisogna ringraziare per il contributo allo spettacolo: dopo lo
svantaggio ha spinto con decisione, ha provato a
raddrizzare la partita ma la Fiorentina era obiettivamente superiore. Troppo. Basta vedere la
collezione di tiri in porta e di calci d’angolo. La
Fiorentina ha avuto sempre in mano la partita e
nel secondo round lo si è visto più chiaramente.
Il centrocampo ha fatto la differenza e i conseguenti scambi in velocità mandati a memoria.
Badelj e Vecino a recuperare e impostare, i fantasisti a creare. A turno.
L’ALLENATORE DELLA SAMPDORIA
IL FUORIONDA TV
Cassano a Rossi
«Come mi sento?
Sto una m...»
GENOVA Curioso scambio
di battute tra Giuseppe Rossi
e Antonio Cassano
nell’intervallo di SampdoriaFiorentina. «Sono contento
per te», ha detto
Fantantonio a Rossi. «E tu
come stai?», ha ribattuto
Rossi, ricevendo una colorita
risposta da Cassano col
sorriso sulle labbra e Zenga
alle spalle: «Ti devo dire la
verità? Una merda!».
Alessio Da Ronch
GENOVA
L
a scena è sorprendente,
nonostante la sconfitta.
Massimo Ferrero lascia la
tribuna del Ferraris deluso,
scende le scale fino in fondo,
pensieroso, triste. Quando sbuca nel passaggio che, da sotto la
tribuna porta verso gli spogliatoi, trova molti tifosi ad attenderlo, tutti più delusi di lui, più
arrabbiati di lui. Tutti con un
obiettivo preciso in testa: Walter Zenga. «Caccialo» gli urlano, poi continuano: «Ci ha fatto
fare una brutta figura», quindi
insistono: «Ci hanno preso a
pallonate». Ferrero è sorpreso,
5
i rigori a favore della
Fiorentina, primato nella attuale
Serie A: i viola non hanno
ancora commesso errori dal
dischetto
1
le sconfitte stagionali in casa
della Sampdoria, che non
perdeva a Marassi in
campionato dal 16 maggio
scorso (0-1 contro la Lazio)
CHE BERNARDESCHI Lippi, in tribuna, si sarà divertito a vedere i giochi di prestigio di Ilicic e
Borja Valero, ma anche le sgroppate di Bernardeschi che hanno sfiancato la Samp. Uno da tenere più presente in chiave azzurra. Zenga ha
provato a metterci una pezza, sostituendo nell’intervallo il baby Pereira con Mesbah, ma non è
cambiato molto. Ha influito anche la serata nera
di Eder e Muriel, poco serviti ma anche oscurati
dall’impeccabile difesa viola. L’italo-brasiliano
ha fatto solo un tiro in porta, sull’unico regalo di
Roncaglia, fallito da due passi anche per i riflessi di Tatarusanu. Si era già sul 2-0, è stato l’unico
soffio di speranza per la rimonta. Invece Viviano
ha dovuto fare gli straordinari perché la sconfitta non assumesse toni pesanti. L’entrata triste di
Cassano al tramonto della sfida ha confermato
l’impotenza sotto rete della Sampdoria. Si consoli, quando la Viola suona così, è dura per
chiunque fare meglio. L’avviso ai naviganti è
chiaro. Nella corsa poco fast e molto furious per
lo scudetto, la Fiorentina resterà in pole.
Il gol del
2-0 Fiorentina
segnato da
Nikola Kalinic,
27 anni: per
il croato è la
settima rete
in Serie A
LAPRESSE
© RIPRODUZIONE RISERVATA
fAREA TECNICA
fAREA TECNICA
ZENGA ACCUSA:
«VECINO DA ROSSO»
I TIFOSI A FERRERO
«MANDALO VIA»
6
i gol segnati in trasferta da
Kalinic (su 7 totali in
campionato), almeno tre in più
di ogni altro giocatore
del campionato
L’ALLENATORE DELLA FIORENTINA
sta per piazzare il faccione
per il solito selfie con un tifoso, ma desiste, si allontana scuro in volto e si infila
con decisione nel sottopasso
che porta dall’altra parte
dello stadio. Un momento
particolare. Perchè la classifica della Sampdoria è ancora discreta e perchè quella
subita dalla Fiorentina, seppur netta e cocente, e la prima sconfitta interna. Intorno a Zenga non c’è mai stato
grande entusiasmo, ma una
scena simile colpisce. Il bruciante k.o. di Europa League
a inizio stagione ha lasciato
un segno profondo.
ACCUSA Lui, Zenga, va
avanti per la sua strada e
punta il dito contro l’arbitro
Russo, reo di non aver mostrato il secondo giallo a Vecino, dopo che il centrocampista aveva fermato il gioco
con un fallo di mano: «Ottima Fiorentina - ammette il
tecnico - , ha meritato il successo, ma Vecino andava
espulso e sarebbero rimasti
in dieci. La partita si è incanalata dalla loro parte da
episodi determinanti. Volevamo attaccarli alti, pressarli, aggredirli, non lasciarli
venire avanti, ma abbiamo
regalato il rigore dopo 10
minuti e lì è diventato tutto
complicato. Anche il 2-0 è
un nostro regalo da un fallo
laterale per noi. In campo
me la prendevo perche non
stavamo facendo quello che
avevamo preparato. Era il
sintomo che non credevamo
più in quello che stavamo facendo. Eppure, se a dieci minuti dalla fine Eder avesse
segnato avremmo potuto
riaprire la sfida. Mai arrendersi».
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SOUSA RAGGIANTE
«LO SCUDETTO?
MERITIAMO
DI STARE LASSÙ»
Il portoghese: «La cosa
più importante
è competere con tutti
i nostri avversari»
Bernardeschi: «Dato
un segnale forte»
GENOVA
B
ella, anzi bellissima. Paulo Sousa si gode il successo e una serata davvero
spettacolare. In campo lo ha
fatto inquietare un po’ soltanto
qualche decisione dell’arbitro
Russo. Il resto è stato tutto miele: «Vogliamo competere con
tutti – spiega il portoghese –.
Sono contento, perché giocare
qui è molto difficile. Siamo stati
intensi, veloci e pure concreti
per ottenere la vittoria. Lo scudetto? Vogliamo competere con
tutti, grazie alla nostra qualità.
Meritiamo di stare dove siamo
per quello che facciamo sul
campo. Il nostro scudetto è un
calcio propositivo, l’immagine
del nostro gioco. La nostra vittoria più grande è ottenere il riconoscimento delle nostre qualità dagli avversari».
APPROCCIO Al tecnico gigliato
è piaciuto in particolare l’approccio psicologico alla gara.
«Siamo stati anche condizionarti da diversi gialli a inizio
partita. Siamo però rimasti alti,
così abbiamo potuto controllare la partita. E’ il frutto del nostro lavoro. La Sampdoria ha
velocità, forza, è una squadra
dura, ma noi siamo riusciti a fare emergere le capacità che ci
contraddistinguono. Poi c’è
l’allegria che ci accompagna
sempre in campo. Questa è
un’altra cosa che ci caratterizza
sempre. Arrivare alla sosta con
una classifica così e una prestazione ad altissimo livello è importante. Potremo lavorare sulle nostre idee. Saremo pronti a
lavorare con chi rimane ad allenarsi in queste due settimane e
aiutarlo a migliorare».
CHE BERNA La Fiorentina ha
anche e soprattutto il volto felice ed entusiasta di Federico
Bernardeschi. Piazzato sulla fascia destra ha disintegrato Pereira, poi ha messo in crisi pure
Mesbah, creando problemi in
serie a tutta la difesa blucerchiata. La sua corsa e la sua fantasia hanno esaltato i gigliati.
Le sue parole, a fine gara ai microfoni Sky, sono il miglior manifesto di questa Fiorentina capolista: «Il nostro segreto è che
siamo un gruppo vero. Ognuno
gioca per il compagno, tutti ci
diamo una mano. Credo che lo
si possa vedere immediatamente. Questo mi rende orgoglioso,
così come il risultato di Genova
e la nostra classifica». Ecco, la
classifica. Lui non scomoda la
parola scudetto, ma intanto si
piazza lì davanti a tutti, segnalando che quel che accade non
è frutto di un caso: «Abbiamo
dato a tutti un segnale forte.
Abbiamo dimostrato che ci siamo anche noi e che meritiamo
di stare dove siamo. Siamo consapevoli delle nostre forze e ci
godiamo questa pausa in cima
alla classifica».
a.d.r.
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LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
fIL PERSONAGGIO
TALISMANO ILICIC
Metamorfosi Josip
L’ex comparsa
recita da protagonista
1Quarto centro in campionato per lo sloveno: se segna lui,
la Fiorentina vince. Criticato per la pigrizia, è diventato leader
LA SUA
PARTITA
AI RAGGI X
1Josip Ilicic, 27 anni, in
questa stagione ha segnato
6 gol: quattro in campionato
e due in Europa League
TOCCHI PER ZONA
SAMPDORIA
0
FIORENTINA
2
PRIMO TEMPO 0-1
MARCATORI Ilicic su rigore al 10’ p.t.; Kalinic al 13’ s.t.
SAMPDORIA (4-3-1-2)
Viviano; De Silvestri, Silvestre,
Zukanovic, Pereira (dal 1’ s.t. Mesbah);
Carbonero, Fernando, Barreto (dal
20’ s.t. Ivan); Soriano (dal 35’ s.t.
Cassano); Muriel, Eder.
PANCHINA Puggioni, Brignoli,
Moisander, Cassani, Rodriguez,
Bonazzoli, Palombo,
Christodoulopoulos, Regini.
ALLENATORE Zenga.
CAMBI DI SISTEMA nessuno.
BARICENTRO MOLTO BASSO 48,2 M
ESPULSI nessuno.
AMMONITI Zukanovic per c.n.r.,
Soriano e Eder per gioco scorretto.
FIORENTINA (3-4-2-1) Tatarusanu;
Roncaglia, G. Rodriguez, Astori;
Bernardeschi, Badelj (dal 29’ s.t.
Mario Suarez), Vecino, Pasqual (dal
21’ s.t. Marcos Alonso); Ilicic (dal 37’
s.t. Mati Fernandez), Borja Valero;
Kalinic.
PANCHINA Lezzerini, Sepe,
Tomovic, Rebic, Verdù, Rossi,
Babacar.
ALLENATORE Sousa.
CAMBI DI SISTEMA nessuno.
BARICENTRO MEDIO 51,3 METRI
ESPULSI nessuno.
AMMONITI Badelj, Vecino, G.
Rodriguez per gioco scorretto.
ARBITRO Russo di Nola. NOTE paganti 3.343, incasso di 63.220 euro;
abbonati 19.114, quota di 152.366,13 euro. Tiri in porta 3-7. Tiri fuori 2-8. In
fuorigioco 3-1. Angoli 1-9. Recuperi: p.t. 1’, s.t. 4’.
PASSAGGI
42
Il colore è più intenso nelle zone in cui
ci sono stati più tocchi di palla
TOTALI
ATTACCO
POSITIVI 36
2
1
1
1
2
4
3
1
3
2
1
3
3
1
4
5
2
2
1
2
5
3
1
3
2
NEGATIVI 6
1
6
OCCASIONI CREATE
3
LANCI POSITIVI
5
IL SUO GOL
I PUNTI DA CUI HA TIRATO
10’ PT
GOL SU RIGORE
1
GOL
FUORI
Alessio Da Ronch
GENOVA
O
ra Josip Ilicic si trasforma
in talismano. In quattro
giorni si prende la scena
in maniera totale, con qualche
passaggio a vuoto, come un
contropiede clamoroso sciupato sull’1-0, ma ormai non fa
neppure più storcere la bocca ai
suoi vecchi detrattori. Giovedì
sera ha gelato i polacchi del
Poznan con una doppietta, stavolta firma gol e assist al Ferraris, affondando la Sampdoria lì
dove nessuno quest’anno era
mai riuscito a batterla. Impresa
speciale, con un protagonista
particolare. Micidiale e trascinante.
FIDUCIA Con quel suo modo di
interpretare le partite il ventisettenne sloveno è stato spesso
considerato indolente, qualche
volta un corpo estraneo. Critiche e fischi non sono mancati,
ma ora è l’uomo in piu, il portafortuna, quasi quasi si trasforma in guida, in esempio. In Po-
lonia ha scaldato tutti parlando
di scudetto. Lui, insomma, crede in se stesso e nella Fiorentina
di Sousa. Magicamente pare essersi ritrovato. Stupisce come
aveva fatto muovendo i primi
passi in serie A con la maglia del
Palermo. Non a caso procede
con lo stesso passo anche dal
punto di vista dei gol realizzati:
4 nelle prime 9 presenze stagionali. Finalmente convince tutti,
trascina, entusiasma.
PORTAFORTUNA Ilicic inventa,
segna, dona qualità, regala sorrisi. Proprio così, quando lui
piazza la firma i tifosi possono
gioire immediatamente: 4 gol
in campionato, 4 rigori trasformati, 4 vittorie: contro Milan,
Inter, Atalanta e Sampdoria.
Non basta, la sua doppietta in
coppa ha steso il Lech Poznan.
Ogni suo centro porta al successo: più abilità che fortuna, perché le sue imprese non restano
più fini a se stesse, come accadeva in passato, divengono il
completamento dell’opera viola. In campionato si dimostra letale dal dischetto, in coppa
piazza la prodezza su calcio
piazzato, la specialità della casa, e su azione, sempre con quel
sinistro speciale, a volte dolce,
spesso secco e potente.
ABITUDINE Al Ferraris Josip fa
secco Viviano dopo nemmeno
dieci minuti di gioco, va con sicurezza sul dischetto e incrocia,
poco importa se il portiere intuisce, la traiettoria è bassa e veloce, finisce in rete e mette in discesa il match. Il sigillo sulla sfida lo mette invece Kalinic, poco
prima dell’ora di gioco, ma l’assist è ancora di Ilicic, che piazza
il compagno libero a due passi
dal portiere. E pure questo non
è un caso. Oltre ai sei gol stagionali, infatti, lo sloveno può vantare pure quattro assist, tutti
per il centravanti croato. Un tipo abitudinario, insomma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE PAGELLE di FA.BI.
5,5
FIORENTINA
7,5
IL MIGLIORE
IL MIGLIORE
EMILIANO
VIVIANO
JOSIP
ILICIC
7
7,5
Per i miracoli ripassare. Strepitoso
sul tiro deviato di Vecino, bravissimo
su Bernardeschi, bravo su Badelj e
nell’indurre all’errore Kalinic all’alba
del match con l’uscita.
L’eccellente talismano. Se segna lui,
la Viola vince. Oltre al rigore, l’assist
per Kalinic. In generale, quando si
accende, son sempre brividi per gli
avversari. (M. Fernandez s.v.)
DE SILVESTRI 6,5 Gran duello con
Borja Valero. A volta deve cedere al
suo dribbling.
SILVESTRE 6 Concede subito una
chance a Kalinic, sul gol è preso
d’infilata. Ma spezza molte trame.
ZUKANOVIC 5 Attimo di follia quel
mani su Bernardeschi. Si riprende
ma il peccato è capitale.
PEREIRA 5,5 Giovane, acerbo e
dalla parte sbagliata. Alibi li ha, ma è
spesso distratto e superato.
MESBAH 6 Meglio di Pereira, è più
attento. Ma anche lui ha il suo bel
daffare con Bernardeschi.
CARBONERO 6 Intermittenza di
classe e continuità di corsa. Si sbatte
FERNANDO 6,5 Vigile d’alta qualità.
Dirige il traffico e la squadra.
BARRETO 6 Uomo ovunque, al solito.
Precisione, poca.
IVAN 6 Si mette lì, a fare da
frangiflutti.
SORIANO 6 Trequartista nel senso
che gioca in tre quarti di campo. Va
anche a impostare in difesa.
Generoso ok, ma così poco efficace.
CASSANO s.v. Nè tempo nè
occasioni per qualche fantasia.
MURIEL 5,5 Giornata nera e
avversari in gran forma: equazione
deleteria per lui.
EDER 5 Il riposo del re del gol.
Roncaglia lo vuole aiutare ma lui
fallisce un gol fatto.
ALL. ZENGA 5,5 Media voto tra il bel
primo round e il secondo dove la
Samp si perde.
TATARUSANU 7 Stoppa l’ultima
speranza di rimonta della Samp con
l’uscita perfetta su Eder.
RONCAGLIA 6,5 Tosto come un
Roncaglia, corretto come mai.
Peccato per l’errore nel finale che
lancia Eder.
G. RODRIGUEZ 7 Impeccabile, con
l’aiuto degli attaccanti spenti.
ASTORI 7 Idem con patate. Si
permette pure di avanzare.
BERNARDESCHI 7,5 Devasta la
fascia destra, costringe alla
sostituzione di Pereira. Un’iradiddio.
Fosse un po’ più generoso...
BADELJ 7 Quando unisce il ritmo
alle sue qualità, diventa davvero
importante.
SUAREZ 6,5 Ecco un titolare che
deve stare in panchina per troppa
abbondanza.
VECINO 6,5 Il gusto equilibrio tra
classe e sostanza.
PASQUAL 6 Diligente, resta un po’
più in coperta degli altri.
ALONSO 6 Un rientro tranquillo.
Collabora alla manovra.
BORJA VALERO 6,5 Va dove lo
portano il cuore e l’istinto, facendo
a volte arrabbiare Sousa. Ma è
prezioso.
KALINIC 6,5 Il solito guerriero dai
piedi dolci. Puntuale al gol, ma ne
sbaglia uno in avvio.
ALL. SOUSA 7,5 Sinfonia viola:
bellezza, velocità e concretezza.
Normale essere in vetta.
RUSSO Giusto il rigore con giallo e stop. Dovrebbe dare la
seconda ammonizione a Vecino e non lo fa. Poi nel finale
non vede un altro rigore per un fallo di Silvestre su Kalinic.
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FUOCO BERNARDESCHI, MURO GONZALO
17
18
Serie A R 12a giornata
1
2
3
1 L’esultanza dei giocatori della Roma per il 2-0
sulla Lazio 2 Il rigore trasformato da Dzeko per
l’1-0 della Roma 3 La gioia di Daniele De Rossi,
in tribuna per il gol di Gervinho EIDON/PEGASO/MEDIASET
ROMA
2
LAZIO
0
PRIMO TEMPO 1-0
MARCATORI Dzeko su rigore al
10’ p.t.; Gervinho al 18’ s.t.
ROMA (4-3-3)
Szczesny; Torosidis, Manolas,
Rüdiger, Digne; Nainggolan,
Vainqueur (dal 28’ s.t. S. Keita),
Iago Falque; Salah (dal 13’ s.t.
Florenzi): Dzeko, Gervinho (dal 36’
s.t. Iturbe).
PANCHINA De Sanctis, Gyömber,
Maicon, Castan, Emerson, Uçan,
Sadiq, Ponce, Nura.
ALLENATORE Garcia.
BARICENTRO BASSO 49,3
METRI
CAMBI DI SISTEMA 4-2-3-1 dal
21’ p.t.
ESPULSI nessuno.
AMMONITI Rüdiger, Vainqueur e
Digne per gioco scorretto
LAZIO (4-3-3)
Marchetti; Basta, Mauricio,
Gentiletti, Radu (dal 22’ s.t. Keita
B.); Parolo, Biglia, Lulic; Candreva
(dal 37’ s.t. Matri), Djordjevic (dal
17’ s.t. Klose), F. Anderson.
PANCHINA Berisha, Hoedt,
Konko, Onazi, Cataldi, Mauri,
Morrison, Milinkovic, Kishna.
ALLENATORE Pioli.
BARICENTRO BASSO 49.5
METRI
CAMBI DI SISTEMA 4-2-3-1 dal
22’ s.t.; 4-2-4 dal 37’ s.t.
ESPULSI nessuno.
AMMONITI Gentiletti, Biglia e
F.Anderson per g.s., Radu per
c.n.r.
ARBITRO Tagliavento di Terni.
NOTE paganti 11.663, incasso
788.136 euro, abbonati 23.590,
quota 565.771 euro. Tiri in porta 3
(un palo)-2 (una traversa). Tiri
fuori 4-5. Angoli 2-6. In fuorigioco
2-5. Recuperi 1’ p.t., 6’ s.t.
Derby fra rigore e veleni
Roma vola, la Lazio non c’è
1Un penalty in regalo, ma i giallorossi giocano meglio. I biancocelesti
(al terzo k.o. consecutivo) colpiscono una traversa con Anderson
Fabio Licari
ROMA
E
se il rigore, e se la traversa.
Ma alla fine c’è solo la Roma. Del fallo fuori area su
Dzeko si parlerà inevitabilmente a lungo. Idem della gestione
non impeccabile di Tagliavento
e del tiro di Anderson. Se però
la Lazio avesse voluto costruirsi
un alibi per lo 0-2 avrebbe avuto
quasi una partita per farlo, così
da poter imprecare contro sorte
e arbitro. Invece la Roma —
gran collettivo e i due fenomeni
di giornata Gervinho e Nainggolan — s’è presa facile il derby
(il primo con undici stranieri e
le curve in sciopero) e i tre punti
che la tengono appiccicata a Inter e Fiorentina. Se non s’inserisce la Juve, lo scudetto diventa
gioco a quattro considerando
anche il Napoli. E i giallorossi,
per fame e senso di squadra,
non sono quelli messi peggio.
NIENTE LAZIO Roma facile facile perché, diciamola tutta, non
c’è stata reazione laziale, nean-
che rabbia per il torto subito.
Solo cattiveria quando tutto era
ormai perduto, più la traversa
di Anderson. Sarebbe meglio
dire che non c’è stata Lazio: timida, troppo lontana dall’area
romanista per far paura, senza
manovra una volta spento Biglia. Se 10 successi e 8 k.o. in 19
gare stagionali significano
qualcosa, è che non c’è equilibrio. E 4 sconfitte nelle ultime 5
di campionato sono un allarme.
Basta in fondo una Roma non
stratosferica ma compatta, di
personalità, ben messa e ancor
meglio «aggiustata» da Garcia
(spostando Falque su Biglia).
RIGORE E NON SOLO Il rigore
che mette la Roma avanti dopo
10’ non c’è, benché a occhio nudo fosse quasi impossibile accorgersene vista la velocità dell’entrata di Dzeko. Ma è peggio
il «dopo» che sa tanto di compensazione: a Gentiletti prima,
a Lulic in seguito, sono risparmiati due «rossi» evidenti anche
a velocità reale. Tagliavento va
nel pallone. E comunque è la
Roma quella che sembra in
LA MOVIOLA
di FRANCESCO CENITI
FUORI AREA IL FALLO SU DZEKO
GRAZIATO LULIC: ERA DA ROSSO
Da rimarcare due episodi.
Iniziamo dal rigore per la
Roma: il fallo di Gentiletti (piede
su piede) è pochi centimetri
fuori area, poi col bosniaco già
in caduta c’è pure un altro
colpo del difensore col
ginocchio a cavallo della linea
che potrebbe «salvare»
Tagliavento, ma il secondo
tocco è conseguenza del primo.
Quindi la decisione corretta
sarebbe stata la punizione dal
limite. In diretta non era facile
valutare: errore comprensibile.
Molto meno, invece, quello che
accade nella ripresa quando
Lulic da dietro fa un’entrata
killer, da rosso diretto, sulla
L’intervento di Lulic sulla
caviglia di Salah
caviglia di Salah che si era già
liberato del pallone: non se ne
accorge nessuno (neppure
fischiato fallo) tra arbitro
(seguiva lo sviluppo dell’azione),
assistente e quarto uomo. Per
il resto, Gentiletti rischia il 2°
giallo: affossato Gervinho.
svantaggio per come aggredisce subito (7° gol nei primi 15’),
fa girare la palla pur concedendo l’inutile possesso alla Lazio
(55%), sfiora il raddoppio con il
palo di Nainggolan e il quasi palo di Dzeko, e infine, al 18’ s.t.,
mette a segno il match-ball con
il gran gol di Gervinho su lancio
«alla» Pjanic di Nainggolan.
SQUADRA E QUEI DUE Ecco,
nell’azione del 2-0 c’è il senso
della Roma: un collettivo nel
quale nessuno è mai lasciato solo, più due interpreti in stato di
grazia. Il belga è impressionante per come domina in mediana
rubando palloni e ispirando ripartenze. Prepotente, lucido e
mai falloso: dall’ennesima iniziativa personale parte il lancio
che spacca la difesa laziale e
scatena l’ivoriano verso un gol
per niente banale. Gervinho va
al doppio della velocità di qualunque laziale e copre tutto il
campo: non c’è contromisura.
Ma quei due non sono tutto: la
Roma si chiude e poi riparte in
gruppo, lunga e stretta, sviluppando un gioco sul canale centrale che teoricamente lascerebbe alla Lazio spazio sulle fasce. Né Candreva (fiacco) né
Anderson (a corrente alternata) ne approfittano. Inoltre andrebbero innescati da un centrocampo che però è tutto nelle
mani di Garcia.
SUPERCENTROCAMPO Una superiorità imbarazzante nel reparto, pur senza lo squalificato
Pjanic. Garcia ha ragione a lanciare dal 1’ Vainqueur per sbarrare la difesa, ce ne fosse mai
stato bisogno. Nainggolan fa
per due e Falque è così al servizio della squadra che dopo 20’
si trasforma da mezzala a «finto» 10 (da 4-3-3 a 4-2-3-1) per
chiudere Biglia tagliando ogni
rifornimento ai compagni sperduti. La condizione precaria di
Parolo e la sciagurata corsa di
Lulic, che più si lancia più scopre il mezzo sinistra, fanno il resto. Anche la difesa è molto più
insicura di quella giallorossa:
Manolas e Rüdiger sono blindati, la coppia Mauricio-Gentiletti
è graziata dall’assenza di Salah
ma va in ginocchio per il gran
movimento di Dzeko e l’ira di
Gervinho.
ENIGMA LAZIO Cos’ha davvero
la Lazio lo sa soltanto Pioli. Può
darsi che, come per la Juve, la
preparazione anticipata per
Shanghai stia giocando brutti
scherzi. Di sicuro lui ci mette
del suo non togliendo subito
Djordjevic e quindi sostituendolo con Klose (uomo d’area,
quando in area non si arrivava
mai) invece di Keita (le cui iniziative a sinistra sono l’unico,
tardivo, segnale di vita). Tentare soluzioni tattiche una volta
sotto di due gol (il 4-2-3-1, il disperato 4-2-4 nel finale) non
convince. Ma tutto questo non
basta a spiegare il gap.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE PAGELLE di F.LI.
RÜDIGER PROVVIDENZIALE, NAINGGOLAN ONNIPRESENTE. ANDERSON DISCONTINUO, RADU TROPPO NERVOSO
ROMA
6,5
SZCZESNY 6 La traversa di
Anderson trema ancora, per il resto
sicurezza anche nei rari pericoli.
TOROSIDIS 6 Sulla carta ha il più
pericoloso, Anderson, che però è
discontinuo e spesso si accentra
diventando preda di Manolas. Regge.
MANOLAS 6,5 Non sbaglia un
intervento: meno spettacolare del
collega ma essenziale. La Lazio non
esiste in attacco anche per lui.
RÜDIGER 6,5 Di testa e in anticipo
non ce n’è per nessuno. Implacabile.
E un gran salvataggio su Djordjevic.
DIGNE 6 Un po’ timido ma tiene la
posizione: Candreva non gli fa paura.
NAINGGOLAN 7,5 Onnipresente, re
del centrocampo, rubapalloni,
ispiratore del 2-0 con un lancio da
«10». Un Gervinho arretrato.
4,5
VAINQUEUR 6,5 Prima da titolare alla
Keita o, volando più alto, alla Busquets:
geometrie nello stretto e protezione
della difesa. A impostare pensano altri.
S.KEITA 6 Gestione del successo.
IAGO FALQUE 6,5 Decisivo il suo
spostamento su Biglia per chiudere
linee di passaggio e disturbare
l’impostazione. Gara intelligente e di
grande sostanza.
SALAH 5 Negli occhi il fotogramma da
film horror, con l’entrata in ritardo di
Lucic che rischia di spaccargli la
caviglia. Prima, poco. Imbrigliato da
una Lazio corta corta, nelle cui linee
non riesce mai a infilarsi.
FLORENZI 6 Per coprirsi e ripartire.
DZEKO 6,5 Non segnava dalla Juve: il
rigore non c’è, ma l’azione è sua. Sfiora
il raddoppio di millimetri giocando,
ancora, a tutto campo. Non solo
centravanti.
(Iturbe s.v.)
IL MIGLIORE
GERVINHO
7,5
Impossibile marcarlo: uno spettacolo
di velocità, dribbling e, sì, concretezza.
Sventra la Lazio con i suoi cambi di
ritmo. Un gran gol, il 6° in campionato.
IL TECNICO
RUDI
GARCIA
7
Tutto giusto. Comincia con il 4-3-3,
passa presto al 4-2-3-1 spostando
I.Falque su Biglia, ha il controllo del
gioco anche con Vainqueur titolare.
TAGLIAVENTO Non solo il rigore che non c’è (possibile sia così sicuro, coperto com’è?). L’impressione di
compensare: il 2° giallo risparmiato a Gentiletti e il rosso non dato a Lulic. Gli assistenti potevano aiutarlo.
LAZIO
5
MARCHETTI 5,5 Battuto da un rigore,
salvato dal palo, infine colpito da
Gervinho proprio sul «suo» palo.
BASTA 5 Non… basta contro le gambe
biturbo di Gervinho che va anche a
prendersi la palla lontano, taglia,
incrocia. Sul 2-0 non è tutta colpa sua.
MAURICIO 5 Altro che non può
opporsi a Dzeko il cui movimento dà
pochi punti di riferimento.
GENTILETTI 5 Non è rigore, ma il fallo
da «giallo» c’è. E poi, recidivo, rischia di
uscire in anticipo per un altro
intervento: salvato soltanto da un atto
di compensazione.
RADU 5,5 Salah non fa male. Però lui
si fa prendere dal nervosismo e rischia
il «rosso»: sostituito per evitare guai.
PAROLO 5 La lunga assenza si sente:
ritmo ridotto e pochi palloni. Garcia
può dirottare il suo dirimpettaio
(I.Falque) su Biglia senza soffrire.
BIGLIA 5,5 Uno dei pochi, se non
l’unico, ad avere le idee chiare: allora
Garcia gli mette Iago davanti dopo 20’
e la Lazio non ha più manovra.
LULIC 5 Anche se il voto fosse per la
corsa non sarebbe da sufficienza. In
più, l’intervento durissimo su Salah che
è da «rosso».
CANDREVA 5 Momento no. Si limita a
prendere palla e tentare il dribbling,
spesso scomparendo. (Matri s.v.)
DJORDJEVIC 4,5 Non è tutta colpa
sua: la Lazio è bassa e si affida solo a
lancioni in diagonale. Ma non reagisce
e si fa anche anticipare da Rüdiger
nell’unica occasione buona.
KLOSE 5,5 Un gol sfiorato (sbagliato?).
Doveva entrare Keita per Djordjevic.
F.ANDERSON 6 La traversa meritava il
gol, un altro paio di spunti, ma troppe
pause. Discontinuo.
TONOLINI 6
MANGANELLI 5
IL MIGLIORE
KEITA
BALDÉ
6,5
Nella mezzora concessa da Pioli
spiega che avrebbe potuto cambiare
un po’ la partita. Non ribaltarla
forse, ma creare qualche pericolo sì.
IL TECNICO
STEFANO
PIOLI
5
Tutte le giustificazioni del caso –
leggi il non rigore – ma ci mette del
suo ritardando l’ingresso di Keita e
scegliendo Klose per Djordjevic.
BANTI 6
MAZZOLENI 5,5
22
Serie A R 12a giornata
NAPOLI
1
UDINESE
0
LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
LE PAGELLE
di MI.MAL.
PRIMO TEMPO 0-0
MARCATORE Higuain all’8’ s.t.
HYSAJ VA A TUTTA
HAMSIK A VUOTO
WIDMER VOLA
ITURRA SPARISCE
NAPOLI (4-3-3) Reina; Hysaj,
Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan,
Jorginho, Hamsik; Callejon (dal 33’
s.t. El Kaddouri), Higuain (dal 37’
s.t. Gabbiadini), Insigne (dal 23’
s.t. Mertens). PANCHINA Gabriel,
Rafael, Maggio, Chiriches,
Henrique, Strinic, Lopez, Valdifiori,
Chalobah. ALLENATORE Sarri.
BARICENTRO MEDIO 52,2
METRI
CAMBI DI SISTEMA nessuno
ESPULSI nessuno
AMMONITI Koulibaly per c.n.r.;
Albiol e El Kaddouri per gio.scorr.
NAPOLI
IL MIGLIORE
GONZALO
HIGUAIN
7,5
Segna il gol numero 200 in
carriera (nei club) e si dimostra
sempre più indispensabile per la
continuità dei risultati. La rete è
un’altra prodezza da cineteca.
UDINESE (3-5-1-1) Karnezis;
Wague, Danilo, Felipe (dal 7’ s.t.
Piris); Widmer, Badu, Lodi, Iturra
(dal 25’ s.t. Adnan), Edenilson;
Bruno Fernandes (dal 12’ s.t.
Aguirre); Thereau. PANCHINA
Romo, Meret, Perica, Marquinho,
Pasquale, Camigliano, Hertaux,
Evengelista. ALL. Colantuono.
BARICENTRO MOLTO BASSO
46,8 METRI
CAMBI DI SISTEMA nessuno
ESPULSI nessuno
AMMONITI Felipe, Wague e Piris
per gioco scorretto
ARBITRO Celi di Campobasso.
NOTE Paganti 36.144 incasso di
754.618,99 euro. Abbonati e quota
non comunicati. Tiri in porta 6-2.
Tiri fuori 4-4. Angoli 7-5.
Fuorigioco 2-5. Rec p.t. 0’, s.t. 4’.
Gonzalo Higuain, 27 anni, segna il gol vincente, il 64° con il Napoli. Al River Plate si è fermato a 15, mentre al Real Madrid è arrivato a 121 GETTY
Higuain ci mette il timbro
Il Napoli resta in alta quota
1Gonzalo firma il 200° gol con i club e tiene gli azzurri al 4° posto
L’Udinese si sveglia negli ultimi 20’, per Sarri 15 gare di fila senza k.o.
Mimmo Malfitano
NAPOLI
A
ncora lui. Un altro gol,
prezioso e pesante, per
se stesso e per il Napoli
che non perde contatto con le
zone alte della classifica. Un’altra prodezza, e sono nove quelle realizzate in campionato, dedicata a chi ritiene che questa
squadra non sia dipendente dal
suo talento: i numeri evidenziano, in maniera incontrastabile, che quando segna Gonzalo
Higuain, la vittoria è assicurata. Ed è andata così anche contro l’Udinese, che Colantuono
ha schierato a difesa di Karnezis per tre-quarti di gara, salvo
poi divenire un tantino più intraprendente negli ultimi venti
minuti, quando ha provato a
riequilibrare il risultato.
SPAZI RISTRETTI Col trascorrere dei minuti e con l’avversa-
rio chiuso nella propria metà
campo, si era capito che la partita l’avrebbe potuta sbloccare
soltanto una giocata talentuosa, proprio quella che il Pipita
ha regalato al pubblico del San
Paolo, infilando Karnezis, dopo
8 minuti dall’inizio della ripresa, con un gran diagonale di sinistro: il pallone ha attraversato tutta la porta prima di sbattere sul palo e finire in rete per
l’esplosione del San Paolo. La
gara con l’Udinese ha confermato quanto già visto in altre
partite, quando gli avversari si
schierano a difesa della propria
porta. Il Napoli ha fatto fatica
ad aprirsi gli spazi necessari per
concludere e quando c’è riuscito è stato bloccato dalle parate
di Karnezis, prodigioso in due
occasioni, nel primo tempo,
quando ha respinto prima sullo
stesso Higuain (28’), diagonale
di destro, e poi su Callejon lanciato a rete da Hamsik. Colantuono ha optato per le marcatu-
re strette, a ciascuno il proprio
uomo, così Lodi ha avuto pochi
palloni giocabili dovendosi preoccupare, innanzitutto, di tenere Jorginho, mentre il solo Badu ha tentato di avviare qualche ripartenza, con Widmer
pendolino sulla fascia destra.
Ma Reina ha compiuto una sola
parata, deviando in angolo un
colpo di testa dello stesso Widmer, nel secondo tempo (20’). Il
portiere spagnolo è imbattuto
da quattro gare per un totale di
378’, a conferma di quanto sia
migliorato il rendimento dell’intero reparto difensivo, forte
della coppia centrale AlbiolKoulibaly.
SPINTA INARRESTABILE L’aggressività dell’Udinese ha convinto Sarri (alla 15esima partita di fila senza k.o. tra Serie A e
coppa) a dirottare il gioco sugli
esterni, dove Hysaj a destra e
Ghoulam a sinistra hanno imperversato senza pause. La loro
IL NUMERO
378’
l’imbattibilità di Reina.
In tutto ha incassato 2
gol nelle ultime 9 gare di
campionato, eguagliando
Zoff nel 1970-71
spinta è stata continua, come i
tanti cross che hanno proposto
con le loro incursioni offensive.
Ma a Higuain è mancato l’appoggio di Callejon e Insigne. Il
primo si è distinto nelle fasi di
recupero, mentre è stato servito poco negli ultimi venti metri.
L’altro, invece, non ha mai calciato verso la porta e non ha
trovato la misura giusta sugli
assist. E se il gioco è stato attivo
sulle fasce per tutti i novanta
minuti, in mezzo al campo sono
mancate le invenzioni di Marek
Hamsik, poco incisivo e poco
partecipe alla manovra. In compenso, si è visto un grande Allan che contro la sua ex squadra
ha disputato una delle migliori
prestazioni da quando è a Napoli. Nel ruolo di incontrista ha
dominato su Iturra e ha raddoppiato su Lodi quando il fantasista bianconero ha portato
palla. L’unica nota negativa, per
Sarri, è stata l’ammonizione di
Koulibaly, in diffida, che non gli
permetterà di giocare a Verona,
alla ripresa del campionato. Ma
Chiriches ha dimostrato di essere un’alternativa valida ogni
qualvolta è stato impiegato.
DELUSIONE La notizia della
mancata convocazione di Insigne e Jorginho ha un po’ rovinato la serata napoletana. Entrambi ci avevano sperato, ma
Antonio Conte ha chiamato soltanto Manolo Gabbiadini che
tra l’altro, dei tre, è quello che
gioca meno.
Pepe Reina, 30 anni, portiere GETTY
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL PERSONAGGIO
Il Pipita sulle orme di Diego: «Ma voglio un titolo»
1 L’argentino a segno per la settima volta
di fila al San Paolo, Maradona arrivò a 8
nel 1987/88: «Siamo sulla strada giusta»
Gianluca Monti
NAPOLI
H
iguain forza nove. Il Pipita come il mare in tempesta, l’Udinese che va alla
deriva. Per la settima volta consecutiva l’argentino è andato a
segno al San Paolo in campionato, una striscia iniziata lo
scorso anno nella sfortunata gara con la Lazio e proseguita in
questa stagione con Sampdoria,
Lazio, Juventus, Fiorentina, Pa-
6,5
lermo e Udinese. Il record lo detiene un certo Maradona con 8
prodezze casalinghe di fila
(1987-88), ma il primato del Pibe ora traballa. Napoli-Inter, la
prossima partita a Fuorigrotta,
potrebbe essere quella dell’aggancio. Di sicuro sarà una partita chiave in ottica scudetto.
«Era importante vincere con
l’Udinese. Davanti avevano già
fatto tutte il loro dovere», ha
detto Higuain facendo capire
qual è l’obiettivo stagionale del
Napoli.
Gonzalo Higuain, 27 anni ANSA
DUECENTO GOL Il Pipita sta ripercorrendo le orme del suo celebre connazionale. Ieri ha raggiunto i 200 gol con le squadre
di club (River Plate, Real Madrid e Napoli). «Il mio prossimo
traguardo? Voglio vincere un titolo con il Napoli, è la cosa che
mi renderebbe più felice e che
nel contempo manderebbe in
estasi i nostri tifosi. Non sappiamo ancora se è l’anno giusto. Il
motto del presidente, che io
condivido, è “partita per partita”, ma stiamo facendo bene e la
strada è quella giusta». Higuain
si è confermato un nove con piedi da dieci. Ieri ha disegnato calcio: splendida la girata deviata
in angolo da Karnezis dopo uno
stop di tacco per palati fini, bel-
lo l’assist per Callejon fermato
in uscita dal portiere greco. «Loro difendevano alti e io mi sono
abbassato sulla trequarti come
mi ha chiesto Sarri», ha spiegato il Pipita. Che nelle interviste
come negli atteggiamenti sembra diverso da quello degli anni
scorsi. Ieri ha caricato i compagni uno a uno. Quando Sarri lo
ha richiamato in panca avrebbe
potuto sbuffare visto che è stato
il migliore in campo, invece ha
capito il momento ed è corso incontro a Gabbiadini per poi abbracciare il tecnico. L’ennesima
dimostrazione del feeling che
c’è tra Sarri e il Pipita, che due
gol li ha segnati partendo dalla
panchina in Europa League.
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REINA 6 Una sola vera parata, sul
colpo di testa di Widmer.
HYSAJ 6,5 Spinge molto sulla sua
fascia e prova anche due volte la
conclusione: fuori misura.
ALBIOL 6,5 Thereau è troppo
solo per creargli problemi. E lui lo
tiene lontano da Reina.
KOULIBALY 6,5 Chiunque arrivi
dalle sue parti, viene sovrastato.
GHOULAM 6,5 I cross avrebbero
potuto avere migliore fortuna. Con
Widmer un confronto alla pari.
ALLAN 7 Sradica letteralmente il
pallone dai piedi degli avversari.
Iturra non lo prende mai.
JORGINHO 6,5 Ha il merito di
lanciare Higuain in occasione del
gol. Regia senza sbavature.
HAMSIK 5,5 Impalpabile, si vede
poco e non influisce sulla
manovra. Deve dare di più.
CALLEJON 6 Copre quando Hysaj
si sovrappone, ma viene cercato
poco quando attacca.
EL KADDOURI 5,5 In campo 19’:
il tempo per prendersi un giallo.
GABBIADINI s.v. Non ha palloni
giocabili nei pochi minuti che gli
concede Sarri.
INSIGNE 6 Stavolta influisce poco
solo qualche buona apertura.
MERTENS 6 Gli è mancato il
guizzo, ma tiene in apprensione la
difesa friulana.
ALL. SARRI 6 Colantuono gli
chiude tutti gli spazi e lui trova
giovamento dalla prodezza di
Higuain.
UDINESE
5,5
IL MIGLIORE
SILVAN
WIDMER
6,5
Si propone ogni qualvolta c’è una
ripartenza. Sfiora il pareggio con
un colpo di testa che Reina devia
in angolo. In precedenza ci aveva
provato da fuori area.
KARNEZIS 6,5 Due uscite
prodigiose, su Higuain e Callejon,
rendono meno pesante il passivo.
WAGUE 5 Dalla sue parti sfonda il
Pipita per il gol vincente. Insigne
l’impegna poco.
DANILO 5,5 Non è facile per
nessuno marcare questo Higuain in
un momento di forma straripante.
FELIPE 5,5 Pronti via e si fa
ammonire per un’entrata su
Insigne. Esce all’inizio della ripresa.
PIRIS 5,5 Gioca di anticipo sulle
ripartenze napoletane e non è
impeccabile.
BADU 6 S’inserisce bene negli
spazi.
LODI 5,5 Meglio nel primo tempo,
sparisce un po’ quando la squadra
spinge per trovare il pareggio.
ITURRA 4,5 Una serata da
dimenticare, Allan lo annulla e
perde il pallone sul gol subito.
ADNAN 5 Quando prova a
spingere, Hysaj lo rimanda indietro.
EDENILSON 5 Hysaj gli va via
spesso e lui fa fatica a rincorrerlo.
BRUNO FERNANDES 5 Dovrebbe
giocare in appoggio a Thereau, ma
sparisce presto.
AGUIRRE 6 Con lui, l’azione diventa
più veloce, prova un paio di
dribbling, ma è poco assistito.
THEREAU 5 Niente da fare, è finito
nella morsa di Albiol e Koulibaly e
per lui la notte s’è fatta più buia.
ALL. COLANTUONO 5,5 Ci ha
provato a proteggersi e lo stava
facendo bene. Poi, Higuain gli ha
fatto saltare i piani.
CELI Ha
ammonito 6
giocatori anche
se la partita non è stata cattiva.
Giuste, comunque, le sue
decisioni.
POSADO 6 – DE PINTO 6
ROCCHI 6 – PASQUA 6
6,5
24
Serie A R 12a giornata
EMPOLI
1
JUVENTUS
3
1
2
PRIMO TEMPO 1-2
MARCATORI Maccarone (E) al 19’,
Mandzukic (J) al 32’, Evra (J) al 38’
p.t.; Dybala (J) al 38’ s.t.
EMPOLI (4-3-1-2) Skorupski; Laurini,
Tonelli, Costa, Mario Rui; Zielinski (dal
40’ s.t. Buchel), Maiello (dal 12’ s.t.
Dioussè), Paredes (dal 22’ s.t. Krunic);
Saponara; Pucciarelli, Maccarone.
PANCHINA Pugliesi, Pelagotti,
Zambelli, Bittante, Barba, Camporese,
Ronaldo, Piu, Livaja.
ALLENATORE Giampaolo.
BARICENTRO BASSO 49,6 M.
CAMBI DI SISTEMA nessuno.
AMMONITI Mario Rui e Krunic per
gioco scorretto.
3
JUVENTUS (4-3-3) Buffon;
Lichtsteiner (dal 41’ s.t Padoin),
Barzagli, Bonucci, Evra; Khedira,
Marchisio, Pogba; Cuadrado (dal 22’
s.t. Chiellini), Mandzukic, Morata (dal
21’ s.t. Dybala). PANCHINA Neto,
Rubinho, Caceres, Alex Sandro,
Rugani, Hernanes, Lemina, Sturaro,
Zaza.
ALLENATORE Allegri.
BARICENTRO MOLTO BASSO 44,5 M.
CAMBIO DI SISTEMA dal 22’ s.t. dal
4-3-3- al 3-5-2.
AMMONITI Buffon, Morata e
Marchisio per gioco scorretto.
ARBITRO Massa di Imperia.
NOTE Paganti 7994, incasso di
231.629 euro; abbonati 6.699, quota
di 37.624 euro. Tiri in porta 4-4; tiri
fuori: 2-7; angoli: 4-3; in fuorigioco 1-2.
Recuperi: p.t. 1’; s.t. 4’.
1 Evra viene festeggiato dai compagni dopo il gol del sorpasso su calcio d’angolo di Cuadrado: è il 2-1
contro l’Empoli 2 Il tiro di Maccarone che ha sorpreso Buffon e ha messo sotto i bianconeri 3 Dybala
segna la rete del 3-1 e chiude la partita. Per l’attaccante si tratta del quinto gol in campionato GETTY-ANSA
Juve, una Signora reazione
Tre schiaffi al mal di scudetto
1L’Empoli spaventa con Maccarone, poi Mandzukic-Evra ribaltano la gara e Dybala
chiude i conti in fuorigioco. Seconda vittoria di fila in A: mai successo quest’anno
Luca Calamai
INVIATO A EMPOLI (FIRENZE)
È
presto per parlare di rimonta-scudetto. Ma
intanto la Juve festeggia la seconda vittoria
consecutiva in campionato. Come ricordano le statistiche si tratta di un piccolo primato
stagionale. Niente di cui emozionarsi ma, forse,
un punto di partenza. O, meglio, di ripartenza
dopo un inizio di torneo a dir poco imbarazzante. Sia chiaro, la squadra di Allegri è lontana anni
luce dalla corazzata che pochi mesi fa ha sfiorato
uno storico triplete. Ma, svuotata l’infermeria, si
comincia a intravedere qualcosa del nuovo progetto bianconero. Con il tridente di centrocampo
Khedira-Marchisio-Pogba che continua la sua
striscia di risultati positivi; con Cuadrado che garantisce imprevedibilità alla manovra e, soprattutto, con la presenza sulle corsie esterne di gente solida come Lichtsteiner ed Evra. Due dei migliori in campo. La Juve batte per 3 a 1 l’Empoli.
Risultato forse troppo severo per la formazione
di Giampaolo. Anche se, dopo il solito inizio di
gara balbettante, la formazione di Allegri gesti- ta in rete grazie a un rimpallo favorevole poi
sce la partita rischiando poco. E godendosi, nel (38’) cesella l’angolo che Evra corregge in rete
finale, il sesto gol stagionale di Dybala, entrato al con un perfetto colpo di testa. Un uno-due miciposto di uno spento Morata. Dopo la sosta i bian- diale che ribadisce, ancora una volta, la capacità
coneri affronteranno il Milan: per queste due della squadra di Allegri di ribellarsi ai momenti
difficili. E’ successo, ultimamente,
squadre potrebbe essere l’ultima
nel derby e nella gara di Chamoccasione per salire in corsa sul
pions contro il Borussia MoenI SORRISI
treno-scudetto. La Juve parte con
chengladbach. Segno di una granil freno a mano tirato. Un bel regade solidità psicologica. Una buona
lo per una formazione organizzata
notizia. Ma ora la Juve deve trovacome l’Empoli che passa addiritture anche quella solidità tattica inra in vantaggio al 19’ grazie a un
dispensabile per rimettere a posto
rinvio sbagliato di Bonucci e a una
i numeri del campionato. Il prossiconclusione da venti metri di Mac- Le vittorie in questo
mo salto di qualità deve arrivare
carone che trova stranamente im- campionato dei
dal trio di centrocampo. Marchisio
preparato Buffon. La squadra
bianconeri.
Quella
di
e Khedira non hanno ancora trovabianconera reagisce subito trovanto il giusto feeling. Quando parledo territorio fertile sulla corsia di ieri è la seconda
ranno la stessa lingua la Juve avrà
destra. L’asse Lichtsteiner-Cuadra- in trasferta
una marcia in più. E Pogba deve
do funziona. Il colombiano è l’unico che salta con facilità l’uomo garantendo la su- ritrovare la fame dei tempi d’oro. Anche contro
periorità numerica. Ed è lui a servire i due assist l’Empoli non è andato oltre qualche tocco eleche capovolgono la partita. Prima (32’) serve di gante. Pogba non è un leader, ormai questa è una
testa a Mandzukic il pallone che il croato deposi- realtà chiara, ma non può essere diventato di col-
5
po un giocatore poco più che normale.
SENZA AFFANNI Nel secondo tempo la squadra
bianconera gestisce la partita senza andare mai
in affanno. Allegri al 22’ inserisce Chiellini e Dybala passando dal 4-3-3 iniziale al 3-5-2, il modulo che è da sempre la coperta di Linus della
Juve. Quello che serve a blindare un risultato. Al
38’ arriva il gol del definitivo 3 a 1. La rete è viziata da un clamoroso fuorigioco in partenza di Lichtsteiner (lancio di Pogba). La conclusione del
difensore svizzero viene respinta da Skorupski,
la ribattuta di Mandzukic centra il palo mentre
Dybala al terzo tentativo va a bersaglio. Il talento
argentino si conferma capocannoniere di una Juve che dimostra un incredibile cinismo come testimoniano le statistiche: le quattro conclusioni
nello specchio hanno fruttato tre gol e un palo.
La squadra di Allegri arriva alla sosta del campionato avendo in pugno la qualificazione ai sedicesimi di Champions e con la convinzione di poter
recuperare in campionato. Ma per andare a caccia dello scudetto non basterà la Juve di Empoli.
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LE PAGELLE di L.CAL.
COSTA IN TILT, SAPONARA PARTE BENE MA CALA. EVRA ORMAI È UN LEADER, GIORNATA STORTA PER BONUCCI
EMPOLI
5,5
SKORUPSKI 6 Non ha colpe sulle
reti. Bella respinta sulla conclusione
ravvicinata di Lichtsteiner.
LAURINI 5,5 Va in confusione
sull’azione del gol di Mandzukic. E
non spinge come al solito sulla
corsia di destra.
TONELLI 5,5 Stavolta vacilla.
L’Empoli continua a prendere gol su
calci piazzati. Un passo indietro
rispetto all’era Sarri.
COSTA 5 Va in tilt come tutto il
reparto. Soffre Mandzukic.
MARIO RUI 6 È l’unico a salvarsi
del pacchetto difensivo. Prezioso il
suo contributo nell’accompagnare
la manovra.
ZIELINSKI 5,5 Non trova la
posizione giusta in mezzo al campo.
Va meglio quando Giampaolo lo
5,5
sposta in cabina di regia (Buchel s.v.).
MAIELLO 5 Giampaolo lo piazza a
protezione della difesa. Una scelta che
non paga visto che l’Empoli va in
difficoltà proprio nella zona centrale.
DIOUSSE 6 Ha l’argento vivo
addosso. Il suo ingresso regala un po’
di dinamismo al centrocampo.
PAREDES 6 Ha piedi educati e buon
senso tattico. Per un’ora è uno dei più
lucidi. Poi, il crollo fisico.
KRUNIC 5,5 Dovrebbe alzare il tasso
offensivo dell’Empoli. Ma quando
entra lui la squadra non ha più la
forza di attaccare la Juve.
SAPONARA 6 Un inizio
spumeggiante. Con belle giocate a
ripetizione. Dovrebbe essere più
cattivo negli ultimi trenta metri.
PUCCIARELLI 5 Lotta come una furia
su tutti i palloni ma non riesce mai a
lasciare il segno in fase conclusiva. E
visto che è un attaccante…
IL MIGLIORE
MASSIMO
MACCARONE
6,5
Intramontabile. Segna un gol con un
rasoterra chirurgico. Una prodezza
che sorprende Buffon. E’ la chioccia di
questo giovane Empoli.
IL TECNICO
MARCO
GIAMPAOLO
6
Presenta un Empoli tutto velocità e
coraggio. Per venti minuti l’idea
funziona. Ma come la squadra toscana
abbassa il ritmo iniziano i problemi.
MASSA Sbaglia clamorosamente sull’azione del terzo gol della Juventus, viziata da un fuorigioco in
partenza di Lichtsteiner. Risparmia un giallo a Evra.
JUVENTUS
6,5
BUFFON 5,5 Anche il mito Gigi stavolta
non convince. In ritardo sulla
conclusione di Maccarone.
LICHTSTEINER 6,5 Un motore
prezioso sulla corsia di destra. E sfiora
il gol. (Padoin s.v.)
BARZAGLI 6 Una prova normale per
un difensore che ha abituato tutti a
prestazioni super. Soffre in partenza
l’aggressività di Maccarone.
BONUCCI 5 Un suo rinvio sbagliato da
il via all’azione che porta al gol di
Maccarone. Incerto anche in altre
occasioni. Va meglio quando la Juve
torna alla difesa a tre.
EVRA 6,5 Splendido il gol di testa che,
in pratica, chiude la partita. Sta
diventando un nuovo leader della Juve.
KHEDIRA 5,5 Non è nella migliore
condizione. A volte è compassato. Ma
sempre al posto giusto.
MARCHISIO 6 Riduce al minimo le
incursioni. Cerca di dare ordine.
POGBA 6 Qualche numero in palleggio,
qualche buon recupero ed è lui a dare
il via all’azione del terzo gol (con
Lichtsteiner in fuorigioco). Robe
normali, non da vero Pogba.
CHIELLINI 6 Entra quando la Juve
decide di affidarsi alla difesa a tre.
Dalla sua parte non si passa.
MANDZUKIC 6,5 Un gol in mischia e
un palo. Il gigante croato comincia a
dare segni di vita. Prezioso anche in
fase difensiva sui calci piazzati.
MORATA 5,5 Trotterella con poco
cuore e poche idee sulla fascia sinistra.
Il talento spagnolo sta vivendo un
passaggio non facile. Ma va aspettato.
DYBALA 6,5 Parte in panchina ma non
si abbatte. Quando Allegri lo butta nella
mischia sfrutta al meglio l’unica
occasione da gol che gli si presenta.
SCHENONE 5
TASSO 6
IL MIGLIORE
JUAN
CUADRADO
6,5
Confeziona due assist e nel primo
tempo è l’unico a dare un po’ di
vivacità al reparto offensivo. A volte
esagera nelle azioni individuali.
IL TECNICO
MASSIMILIANO
ALLEGRI
6,5
La Juve non diverte ma comincia a
trovare una certa continuità di
risultati. Ma per tornare in zona
scudetto serve qualcosa di più.
RIZZOLI 6
AURELIANO 6
Serie A R 12ª giornata
SASSUOLO
1
CARPI
0
LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
LE PAGELLE di G.L.
VRSALJKO SPINGE BENE, DEFREL CHE ERRORE
LASAGNA SPAESATO, ZACCARDO UOMO DERBY
PRIMO TEMPO 1-0
MARCATORE Sansone al 28’ p.t.
SASSUOLO (4-3-3) Consigli; Vrsaljko
(dal 25’ s.t. Gazzola), Ariaudo, Acerbi,
Peluso; Pellegrini (dal 19’ s.t. Biondini),
Magnanelli, Missiroli; Berardi,
Falcinelli (dal 22’ s.t. Defrel), Sansone.
PANCHINA Pomini, Pegolo, Longhi,
Antei, Fontanesi, Laribi, Duncan,
Politano, Floccari. ALL. Di Francesco.
BARICENTRO MOLTO BASSO
46,8 METRI
CAMBI DI SISTEMA nessuno.
ESPULSI nessuno.
AMMONITI Consigli e Falcinelli per
comp. non regolamentare, Pellegrini
e Biondini per gioco scorretto.
SASSUOLO
I giocatori del Sassuolo festeggiano le rete del vantaggio firmata da Sansone nel derby contro il Carpi IPP
Sansone-gol, basta lui
Il Sassuolo vede l’Europa
1L’attaccante decide un brutto derby con il Carpi: Di Francesco,
a +7 rispetto a un anno fa, ora è quinto. Per Castori ritorno amaro
Guglielmo Longhi
INVIATO A REGGIO EMILIA
S
ì, insomma, diciamo che
dopo oltre 15 anni di attesa ci si poteva aspettare
qualcosa di meglio. Il derby
della ricca provincia di Modena, la piastrella contro i maglioni, eccellenze della nostra
economia, finisce così: con il risultato più ovvio, ma con poche
tracce di spettacolo. Il Sassuolo
che sale ancora, lucidando una
classifica già sontuosa, dimostra una qualità finora solo intravista: ora sa anche gestire
partita e stati d’animo. Il Carpi
invece riabbraccia Castori, ma
il ritorno dell’amato allenatore
non porta fortuna né punti.
Squadra sempre ultima e un futuro molto problematico se in
gennaio non arriveranno rinforzi.
MATURITÀ Di Francesco sa benissimo che i suoi non hanno
fatto cose strabilianti, che in
più rispetto a Udine c’è stato solo il gol, che insomma da ricordare resta il risultato, e poco altro. Ma lui vede il bicchiere
mezzo pieno e fa bene, perché
controllare il gioco è anche sinonimo di maturità, di un
gruppo che da anni si muove a
memoria e che sta completando il processo di crescita.
«Guardate l’Inter – spiega –, è
in testa dopo aver vinto quante
partite con il minimo scarto?».
Elogio dell’1-0, dunque. Che
nasce da una difesa affidabile,
terza partita di fila senza subire
gol. Da un lungo e insistito possesso palla: 57 per cento, percentuale eretica per il Di Francesco pensiero, grandi verticalizzazioni e tagli del tridente
offensivo in stile zemaniano. Il
Sassuolo ha segnato al primo
tiro in porta e poi ha deciso di
aspettare, sapendo di avere la
forza e la qualità per chiudere
la questione senza rischiare più
del dovuto. Presunzione? Forse, oppure consapevolezza dei
6,5
propri mezzi, che sono notevoli. Il ritorno di Magnanelli ha ridato equilibrio alla squadra: il
capitano è stato la calamita del
gioco e anche delle attenzioni
di Lollo, il suo ruvido controllore. Accanto a lui, una mezz’ala
di esperienza ieri un po’ svogliata (Missiroli) e un ragazzo
di belle prospettive (il debuttante Pellegrini), alternativa al
solito e affidabile Biondini. E
anche i tre davanti hanno ridotto al minimo gli sforzi: il gol de-
cisivo è una coproduzione degli
esterni, Berardi per Sansone
che approfitta della dormita
della difesa. Brutto derby invece per i centravanti di giornata:
l’evanescente Falcinelli prima,
lo sciagurato Defrel dopo. In attesa del rientro di Floro Flores,
fuori per infortunio. Riassumendo: il Sassuolo si gode il
momento, ha sette punti in più
rispetto allo scorso anno, in casa non perde da 9 partite consecutive (6 vittorie, 3 pareggi). E
GUARDATE L’INTER,
È IN TESTA
DOPO AVER VINTO
QUANTE PARTITE COL
MINIMO SCARTO...?
ABBIAMO SUBITO
IL GOL SULL’UNICO
TIRO IN PORTA,
MA SIAMO RESTATI
SEMPRE VIVI
ERA UNA SFIDA
INSIDIOSA E SONO
CONTENTO, MA
IN ALCUNI CASI SIAMO
STATI FRETTOLOSI
IL MIO RITORNO?
MI HA EMOZIONATO
VEDERE COME
MI HA ACCOLTO
LA GENTE
EUSEBIO DI FRANCESCO
ALLENATORE SASSUOLO
FABRIZIO CASTORI
ALLENATORE CARPI
quindi: squadra consolidata
nella categoria secondo il modello Chievo e ambizioni di Europa League tutt’altro che infondate visto anche l’equilibrio
generale.
POCA QUALITÀ Castori decide
di tornare al passato, al modulo
che ha portato gloria e onori in
B. Una sola punta, un giocatore
di rottura dietro di lui, due
esterni più o meno offensivi, difesa bloccata. Un altro segnale
del dopo Sannino: in porta c’è
Belec al posto di Benussi, che
era appena tornato titolare. «La
squadra è viva, ma deve giocare con ancora più intensità», ha
detto il tecnico alla fine. Vero: è
viva e lotta insieme a noi, ma la
corsa e la generosità non bastano se la qualità è modesta e la
scarsità di idee è un handicap
insormontabile. Castori voleva
fare un partita di contenimento: aspettare, frenare la fonte
del gioco del Sassuolo (Lollo su
Magnanelli), ripartire in velocità. Il problema è che Lasagna
non è di sicuro un raffinato
contropiedista e che la squadra
ha accusato un evidente calo
nei venti minuti finali. Le varie
trasformazioni tattiche non
hanno portato gli effetti sperati: Di Gaudio per Marrone con
Pasciuti al centro e Letizia che
torna a destra dopo aver cominciato il secondo tempo dalla parte opposta. Obiettivo
(non raggiunto): più spinta sulla fascia. Poi il cambio di sistema: un attaccante in più, il frenetico Matos, e Lollo che scala
a centrocampo. Con la nuova
coppia, si è avvertita una leggera scossa: azione personale
dello stesso brasiliano, a seguire tiro alto di Di Gaudio.
Troppo poco per raddrizzare
il derby. All’allenatore più
amato di Carpi non resta
che rilanciare la mozione
degli affetti: «Mi ha emozionato vedere come mi ha
accolto la gente». Ma per
salvarsi la riconoscenza
non può bastare.
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CARPI
5,5
IL MIGLIORE
IL MIGLIORE
FRANCESCO
MAGNANELLI
GAETANO
LETIZIA
6,5
CARPI (4-4-1-1) Belec; Zaccardo (dal
32’ s.t. Wallace), Romagnoli, Gagliolo,
Gabriel Silva; Letizia, Marrone (dal 15’
s.t. Di Gaudio), Bianco, Pasciuti (dal
21’ s.t. Matos); Lollo; Lasagna.
PANCHINA Brkic, Benussi, Cofie,
Wilczek, Bubnjic, Lazzari, Gino.
ALLENATORE Castori.
BARICENTRO MEDIO 52,1 METRI
CAMBI DI SISTEMA dal 21’ s.t. 4-4-2.
ESPULSI nessuno.
AMMONITI Lollo, Marrone, Zaccardo
e Di Gaudio per gioco scorretto,
Wallace per comp. non reg.
ARBITRO Valeri di Roma.
NOTE paganti 3.954, incasso di
40.150 euro; abbonati 6.310, quota di
55.677 euro. Tiri in porta 4-2. Tiri
fuori 3-3. In fuorigioco 2-3. Angoli 6-7.
Rec.: p.t. 0’, s.t. 6’.
27
6,5
Il Puma torna dopo la pausa di
Udine e la differenza si nota subito.
Il gioco passa sempre da lui anche
se Lollo non lo molla un secondo: 64
passaggi ok, 15 palle recuperate.
Nel primo tempo spinge sulla
destra, nel secondo passa
inizialmente sull’altra fascia, poi
torna a destra. Suo il record di
giornata di cross del Carpi: 7.
CONSIGLI 6 Una sola parta degna
di questo nome, su Letizia
VRSALJKO 6,5 Buona spinta sulla
destra e una discreta serie di cross.
Ora è pronto per la Croazia.
GAZZOLA 6 Al posto di Vrsaljko,
tiene la posizione.
ARIAUDO 6 Debutto stagionale
senza problemi particolari.
ACERBI 6,5 Non sbaglia neppure
questa partita, c’è da dire che
Lasagna gli dà una mano…
PELUSO 5,5 Freno a mano tirato.
Un po’ troppo. Paura di cosa?
PELLEGRINI 6 Scuola Roma,
all’esordio, 19 anni, incassa i
complimenti di Di Francesco.
BIONDINI 6,5 Prende il posto del
ragazzino, entra subito in partita.
Pennellata per Defrel che sciupa.
MISSIROLI 5,5 Gioca nel ruolo
preferito, ma va a fiammate. E
sbaglia troppo: 18 errori.
BERARDI 6,5 Prezioso l’assist del
gol, qualche spunto interessante.
FALCINELLI 5 Si fa notare
soprattutto per una plateale
simulazione nel primo tempo.
DEFREL 5 Male anche lui,
imperdonabile l’errore di testa.
SANSONE 6,5 E sono 3 gol, tutti
decisivi dopo quelli a Napoli e Juve.
ALL. DI FRANCESCO 6,5 La
squadra ha imparato a gestire e
comandare il gioco. Senza rischiare.
BELEC 6 Torna titolare, innocente sul
gol. Ma la mancanza di gerarchie in
porta non è rischiosa?
ZACCARDO 6 Onora il derby
perfetto per uno nato in provincia
di Modena. (Wallace s.v.)
ROMAGNOLI 5 Riflessi lenti e
movimento goffo in occasione del
gol. E 13 passaggi sbagliati.
GAGLIOLO 5,5 Ex terzino, fa il
centrale al posto di Spolli: così così.
GABRIEL SILVA 5,5 Si affanna su
Berardi, che pressa molto alto.
MARRONE 5 In sofferenza davanti a
Missiroli, costruisce poco.
DI GAUDIO 5,5 Entra con lo spirito
giusto, ma sbaglia un’ottima chance.
BIANCO 5 Resta ai margini,
impaurito da Magnanelli o dal
giovane Pellegrini?
PASCIUTI 5,5 Debutto in A, si
alterna in tre ruoli. Comincia da
esterno, chiude al centro.
MATOS 5,5 Castori pensa a lui
quando c’è da provarci in
contropiede. Entra tardi.
LOLLO 5 Si sacrifica sul Puma
neroverde e, di fatto, si autoesclude
dalla fase di costruzione.
LASAGNA 5 KL 15 che fai? Gira a
vuoto, non sfrutta il fisico. Il 4-4-1-1
non fa per lui.
ALL. CASTORI 5,5 Torna e punta sul
vecchio modulo, poi lo corregge in
corsa. Cerca la prima vittoria in A:
sa che ci sarà da soffrire, e molto.
VALERI Abbonda con i cartellini gialli, ma non sbaglia:
non ama le proteste e le simulazioni.
CARBONE 6-LA ROCCA 6
GAVILLUCCI 6-SERRA 6
6,5
ZUPPING
di VINCENZO
CITO
IL BIMBO CON I MEDI ALL’INSÙ
E QUEI TIFOSI «ATTENZIONATI»
I
mbarazzo durante il
derby, le telecamere
Sky inquadrano un fra
l’altro splendido bambino,
tifoso giallorosso, con i
due diti medi alzati. Gelo
fra i telecronisti, in
silenzio per alcuni secondi.
Regia inopportuna? Sì, ma
anche certi esempi dagli
adulti…
Bilancio ordine pubblico,
durante Novantesimo
minuto (Rai) chiedono a
Cristiano Piccinelli un
resoconto. Lui si adegua e
parla come un mattinale
della Questura: «Senza
problemi il deflusso post
derby… sono stati
attenzionati anche alcuni
tifosi stranieri…»
Marco Mazzocchi (Rai) «E
domenica a Verona arriva
il Napoli». « E domenica a
San Siro c’è InterFrosinone». E domenica il
campionato è fermo.
L’irrefrenabile entusiasmo
di Massimo Mauro (Sky )al
2-0 del Napoli sul
Midtjyilland in Europa
League «Sarri si arrabbierà
con i danesi, non diventa
un test abbastanza
allenante». Perde
letteralmente la testa sul
3-0 «Così diventa difficile
per i danesi divertirsi...»
«Dopo mostreremo le
immagini dei nostri
avversari… degli avversari
della Roma». A Premium
sport news Francesca
Benvenuti, alla vigilia della
sfida col Bayer Leverkusen,
entra già in clima partita.
Sandro Piccinini (Canale
5) «Maicon, bombone da
fuori!». Non va
Nell’ultima rubrica
avevamo ironizzato
sull’utilizzo della parola
azerbaigiani invece che
azeri in una telecronaca di
Massimo Tecca (Sky). Che
precisa « Pochi giorni
prima dei Giochi di Baku
vennero a trovarci in
redazione l’ambasciatore
dell’Azerbaigian in Italia e
il prof. Pommier che
insegna Storia
dell’Azerbaigian alla
Sapienza di Roma. Visto
che si sarebbe parlato in tv
del loro Paese, ci chiesero
di usare l’espressione
“azerbaigiani” per
indicarne gli abitanti e non
“azeri”, comunità che vive
anche fuori dai confini. Al
di là delle disquisizioni, è
corretto usare
“azerbaigiani”, soprattutto
dopo essermi
documentato e aver
seguito una linea
editoriale comune in tutta
Sky». Le nostre scuse al
collega, ma stavolta
mettiamoci d’accordo
prima: quelli del
Lichtenstein come li
chiamiamo?
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28
Serie A R 12a giornata
LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Lampo Lazovic
Il Frosinone
è stoppato
sul traguardo
1Il serbo ispira il pari, in dieci, del Genoa
Gasp sull’arbitro: «Sventato un agguato»
Leonardo Pavoletti, 26 anni, festeggiato dopo il gol del vantaggio GETTY
FROSINONE
2
GENOA
2
PRIMO TEMPO 2-1
MARCATORI Pavoletti (G) al 6’,
Blanchard (F) al 31’, Diakité (F) al
38’ p.t.; Gakpe (G) al 30’ s.t.
FROSINONE (4-4-2) Leali; Rosi,
Diakité, Blanchard, Crivello;
Paganini (dal 45’ s.t. Tonev),
Chibsah (dal 10’ p.t. Gori), Gucher
(dal 44’ s.t. Longo), Soddimo; D.
Ciofani, Dionisi. PANCHINA Gomis,
Zappino, Russo, Verde, M. Ciofani,
Sammarco, Carlini, Bertoncini. ALL.
Stellone. BARICENTRO MOLTO
BASSO 48 METRI
CAMBI DI SISTEMA nessuno.
ESPULSI nessuno. AMMONITI
Dionisi per c.n.r, Blanchard per g.s.
GENOA (3-4-3) Perin; De Maio,
Burdisso, Ansaldi; Figueiras, Rincon,
Tino Costa (dal 16’ s.t. Gakpe),
Laxalt; Lazovic (dal 34’ s.t.
Tachtsidis), Pavoletti, Perotti (dal
39’ s.t. Izzo). PANCHINA Lamanna,
Ujkani, Capel, Ntcham, Ierardi,
Cissokho, Ghiglione. ALL. Gasperini
BARICENTRO MOLTO BASSO 44,5
METRI
CAMBI DI SISTEMA 4-4-1 dal 36’
p.t. ESPULSI De Maio al 36’ p.t. per
doppia ammonizione; il tecnico
Gasperini al 25’ s.t. per proteste.
AMMONITI Tino Costa, Figueiras,
Burdisso per gioco scorretto.
ARBITRO Calvarese di Teramo.
NOTE paganti 496, incasso 14.068
euro, abbonati 5.954, quota 93.554
euro. Tiri in porta 5-3. Tiri fuori 9-5.
In fuorigioco 5-0. Angoli 6-5.
Recuperi p.t. 2’, s.t. 4’.
Alessio D’Urso
INVIATO A FROSINONE
C
i sono squadre che insegnano calcio come a
scuola si insegna l’italiano: il Genoa, club più antico
della Serie A (1893), rispetta le
tradizioni. Dalla classe multietnica rossoblù, ubicata al «Pio
XII» di Pegli, viene fuori all’improvviso il talento «educato» di
Darko Lazovic, un ragazzo spedito quest’estate ai corsi serali
per carenze tattiche e riproposto ieri con effetti dirompenti
sulla partita del Matusa: i suoi
assist (oltre a una traversa colpita da piazzato) per i gol di Pavoletti e Gakpe sorprendono il
Frosinone ormai sicuro di sé e
permettono ai rossoblù in 10
per oltre un’ora di strappare al
Matusa un punto prezioso, il
terzo in trasferta in questa stagione.
RETRORAZZI Orgoglio in quantità industriale e tanto Darko al-
la prima partita vera. Così il Genoa che non molla mai riprende
il Frosinone lanciato come un
treno dopo i gol dei difensoriattaccanti Blanchard e Diakité:
i retrorazzi di Stellone. Succede
che al Matusa le aree di rigore si
trasformino in giganteschi flipper: la palla schizza da una parte all’altra e chi ci crede di più la
butta dentro. Ci riescono prima
i genoani con Pavoletti, servito
appunto da Lazovic (povero
Crivello…). Poi sulla scena irrompono i giganti della difesa
ciociara: Blanchard, l’uomo
dello Juventus Stadium (1-1 nei
titoli di coda), s’inventa una rovesciata da terra da funambolo
raccogliendo una corta respinta
di Burdisso e, quindi, Diakité si
allunga come un puma su un
pallone scagliato dal medesimo
Blanchard e rimpallato dalla
barriera. Sorpasso e fine presunta del match, perché in quel
momento il Genoa è già in 10
per l’espulsione di De Maio (riprova della ricorrente fragilità
difensiva dei liguri), reo in particolare di aver steso Dionisi al
limite dell’area nella stessa
azione chiave del 2-1.
IMMOBILISMO Ma in fondo al
tunnel della sofferenza il Grifone vede una luce fortissima.
Quella di Lazovic. Gasp si riorganizza con un 4-4-1 chiedendo
a Figueiras e Laxalt di indietreggiare e a Perotti un sacrificio in
più in copertura. Stellone pensa
stavolta di averla sfangata, soprattutto quando il tecnico del
Genoa si fa espellere per proteste. Sembra di rileggere il solito
copione: il Frosinone irresistibile al Matusa. E invece il credere
in ogni caso nel tridente d’attacco e le sterzate di Lazovic regalano alla fine il colpo di scena.
L’allenatore di casa ha il torto di
non sostituire all’intervallo Crivello, in chiara difficoltà con
l’ex capitano della Stella Rossa,
e il suo immobilismo viene punito. La traversa colpita dal serbo è il rumore di valanga (23’),
seguito dal dribbling al malcapitato terzino (e a Gori in raddoppio di marcatura) e dall’assist preciso per il tocco vincente
di Gakpe. E’ il 2-2 che vale oro.
E Gasperini, evidentemente irritato con l’arbitro, colpevole a
suo dire di aver usato due pesi e
due misure in partita, alla fine
dirà: «Abbiamo sventato un agguato, siamo passati sotto un
treno senza farci male...».
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LE PAGELLE
di A.D’U.
DIAKITÉ MATURO
BLANCHARD, GOL
DA FUNAMBOLO
GAKPE UN RAPACE
FROSINONE
5,5
IL MIGLIORE
MODIBO
DIAKITÉ
7
Segna Gila:
Iachini è salvo
Ma il Chievo
spreca troppo
1Il Palermo scavalca i gialloblù in classifica:
non vinceva in casa dalla prima giornata
LE PAGELLE
di F.C.
CHOCHEV MORDE
LAZAAR NON C’È
PALOSCHI SPRECA
HETEMAJ È ATTENTO
PALERMO
6,5
IL MIGLIORE
STEFANO
SORRENTINO
7
Batte Pavoletti sui palloni alti e si
dimostra il più efficace della
difesa, segna pure un gol pesante
che certifica la sua completa
maturità a questi livelli.
Inizia con un’uscita a vuoto, finisce
ancora una volta con la pagella
più alta per un paio di parate
decisive, l’ultima su Pepe al 94’.
LEALI 6 Sicuro in uscita, nulla può
sui gol.
ROSI 6 Perotti gli dà subito la
sveglia e lui si ridesta dopo un
inizio difficile. Spinge fino alla fine.
BLANCHARD 6,5 Anticipato sullo
0-1 da Pavoletti, si riscatta
con un gol da funambolo. Entra
nell’azione del 2-1.
CRIVELLO 4,5 Partita da incubo.
Surclassato da Lazovic in più
occasioni, andava sostituito.
PAGANINI 6 Si sbatte in fascia, è
sempre l’ultimo ad arrendersi.
(Tonev s.v.)
CHIBSAH S.V. S’infortuna dopo
10’ in seguito ad uno scontro con
Tino Costa.
GORI 5,5 Scelta obbligata di
Stellone. Tanto gioco (37 passaggi
ok), ma non raddoppia a dovere
su Lazovic in occasione del 2-2.
GUCHER 5,5 Perde il duello con
Rincon, mai preponderante.
(Longo s.v.)
SODDIMO 6 A un certo punto
crea più confusione che occasioni
(e perde pure 32 palloni), ma
almeno ci prova con ostinazione.
D. CIOFANI 5 Ci si aspettava di
più da un colosso come lui,
Ansaldi lo scherza in anticipo.
DIONISI 5,5 Si procura la
punizione da cui nasce il 2-1, ma
stavolta si lascia andare a troppe
perdite di tempo e provocazioni.
ALL. STELLONE 5 Il cambio
Crivello-Matteo Ciofani andava
fatto. Non è sempre festa.
VITIELLO 5,5 Balbetta un po’ e dal
suo lato il Chievo è spesso
pericoloso, giusta la sostituzione.
RISPOLI 6 La situazione a destra
migliora dopo il suo ingresso.
GONZALEZ 6,5 Gioca bene e
chiude molti varchi con mestiere.
ANDELKOVIC 6,5 Attento negli
interventi in area, decisivo con
l’assist involontario per Gilardino.
QUAISON 6 Comincia esterno di
centrocampo poi passa a fare il
trequartista a fianco di Vazquez e
fa sentire il suo peso.
GOLDANIGA 6 Entra quando il
Chievo tenta di risalire la corrente
e dà il suo apporto.
HILJEMARK 6 Ingaggia bei duelli
a metà campo, si intende con i
compagni di reparto.
MARESCA 6 Il regista fa pesare la
sua esperienza anche se a volte il
passo è un po’ lento.
CHOCHEV 6,5 Un medianaccio:
morde sui portatori di palla e
interrompe molte azioni avversarie.
LAZAAR 5 Un’altra prestazione
negativa.
DAPRELÀ 6 Aiuta i suoi a risalire
la corrente.
VAZQUEZ 6 Si ridesta nella
seconda parte: prestazione
ai limiti della sufficienza.
GILARDINO 6,5 Un gol pesante
che gli costa anche l’ammonizione
ma rimane lontano da una
condizione accettabile.
ALL. IACHINI 6,5 Incassa la
vittoria che gli serviva e l’affetto di
squadra e tifoseria: più di così…
GENOA
6
IL MIGLIORE
DARKO
LAZOVIC
7,5
Due assist decisivi, una traversa,
un tiro pericoloso e due cross
carichi di veleno. La Serie A
scopre un nuovo talento.
(Tachtsidis s.v.)
PERIN 6 Bersagliato dal pubblico
per le sue origini di Latina, si
mostra impermeabile. Intercetta
un paio di tiri.
DE MAIO 4 Condizionato dalla
pubalgia, risulta inadeguato e in
ritardo. E sono 5 i rossi stagionali
da record del Genoa.
BURDISSO 6 Tra alti e bassi, è lui
a dare la scossa alla squadra.
Durissimo nelle entrate.
ANSALDI 6 Chiusura importante
su Ciofani nel primo tempo, tiene
in gioco Diakité sul 2-1.
FIGUEIRAS 6,5 Arretra sulla
linea dei difensori dopo il rosso a
De Maio e si sbatte. Rallenta la
corsa di Soddimo.
RINCON 6,5 Venezuelano di
carattere, prende per mano i
compagni durante il forcing finale.
TINO COSTA 6 Importante per gli
equilibri, ma deve alzare il ritmo.
GAKPE 6,5 Uomo della
provvidenza, rapace al momento
giusto.
LAXALT 6 Partita di sacrificio, va
vicinissimo al gol nella ripresa.
PAVOLETTI 6 Gol da centravanti
vero, poi finisce nella morsa
Diakité-Blanchard.
PEROTTI 6,5 Tagli continui e
concretezza. Di lui ci si può
fidare anche nelle situazioni più
estreme. (Izzo s.v.)
ALL. GASPERINI 6 Rischia e
viene premiato. La mossa Gakpe è
vincente, Lazovic lo ripaga. Cede ai
nervi e si fa allontanare: peccato.
CALVARESE Il
Genoa chiede (a
torto) un rigore
per un presunto fallo in area su
Laxalt, l’arbitro giustamente
sorvola. C’è il rosso a De Maio, ci
stavano due gialli per il Frosinone.
STALLONE 6 - VIVENZI 6
CERVELLERA 6 – ILLUZZI 6
6
Il colpo di testa di Alberto Gilardino, 33 anni, che vale i 3 punti LAPRESSE
PALERMO
1
CHIEVO
0
PRIMO TEMPO 0-0
MARCATORE Gilardino al 26’ s.t.
PALERMO (3-5-2) Sorrentino;
Vitiello (dal 14’ s.t. Rispoli),
Gonzalez, Andelkovic; Quaison (dal
36’ s.t. Goldaniga), Hiljemark,
Maresca, Chochev, Lazaar (dal 35’
p.t. Daprelà); Vazquez, Gilardino.
PANCHINA Colombi, Struna,
Trajkovski, Brugman, El Kaoutari,
Jajalo, Cassini, La Gumina,
Pezzella. ALL. Iachini.
BARICENTRO MOLTO BASSO 47,1
METRI
CAMBIO DI SISTEMA dal 15’ p.t.
4-3-2-1; dal 36’ s.t. 5-3-1-1
AMMONITI Daprelà, Vazquez g.s.;
Gilardino, Goldaniga per c.n.r.
CHIEVO (4-3-1-2) Bizzarri;
Cacciatore, Gamberini (dal 1’ s.t.
Dainelli), Cesar, Gobbi; Castro,
Radovanovic, Hetemaj; Birsa (dal
30’ s.t. Pepe); Paloschi, Inglese
(dal 27’ s.t. Pellissier).
PANCHINA Bressan, Seculin, N.
Rigoni, Pinzi, Christiansen, Sardo,
Mpoku. ALL. Maran.
BARICENTRO BASSO 49,1
METRI
CAMBI DI SISTEMA nessuno.
AMMONITI Radovanovic, Cesar,
Gobbi per g.s.
ARBITRO Mariani di Aprilia.
NOTE paganti 4.153, incasso
28.409 euro; abbonati 10.023
quota 111.212 euro. Tiri in porta 33. Tiri fuori 9-7. In fuorigioco 3-6.
Angoli 10-8. Recuperi p.t. 1’; s.t. 4’.
Francesco Caruso
INVIATO A PALERMO
U
na vittoria per Iachini.
L’allenatore rosanero incassa 3 punti salva la panchina («Ora posso anche dimettermi», ha scherzato dopo la gara) e trova un paio di conferme.
La prima dice che la squadra sta
tutta dalla sua parte come dimostra il grande abbraccio che lo
sommerge dopo il gol partita di
Gilardino. La seconda verifica
riguarda il popolo palermitano
che vota compatto per l’allenatore, applaudito da tutto lo stadio a fine gara. Ma c’è anche una
verità dal risvolto negativo: la
squadra siciliana nonostante il
successo col quale scavalca in
classifica la formazione di Maran, continua a balbettare ancora e dimostra limiti strutturali.
Se il Chievo avesse chiuso il primo tempo 0-2 nessuno avrebbe
avuto nulla da obiettare e la gara
avrebbe avuto poco altro da aggiungere. Evidentemente non
era giunta «l’ora» di Iachini, anche se il campionato è ancora
lungo e il feeling con Zamparini
sempre labile.
CHIEVO SPRECONE Il Palermo
non vinceva in casa dalla prima
giornata, dopodiché erano arrivati 2 pareggi e 3 sconfitte. E ci
voleva il Chievo per consentire a
Gilardino di realizzare la prima
rete da 3 punti. Il centravanti rosanero è andato a segno 3 volte
nelle ultime 4 partite disputate
al Barbera: contro la Roma fu
sconfitta, contro l’Inter pareggio
e finalmente ieri è arrivato il sigillo del successo. E che sia capitato proprio contro gli scaligeri
non è affatto casuale: questo è il
dodicesimo centro realizzato
dal trentatreenne centravanti di
Biella contro i gialloblù. I padroni di casa cominciano con la difesa a 3 e il centrocampo imbottito di incontristi ma con Quaison esterno. Dopo un quarto
d’ora Iachini ridisegna l’assetto
arretrando Lazaar in difesa e
avanzando lo svedese al fianco
di Vazquez. Ma la sostanza non
cambia e il Chievo continua a
macinare gioco e occasioni: le
più ghiotte le falliscono Birsa e
Castro (un paio ciascuno).
RISVEGLIO ROSANERO Prima
del riposo va fuori Lazaar, beccato duramente dal pubblico,
per Daprelà, che magari si sgancia poco ma almeno garantisce
una maggiore copertura. Mentre in avvio di ripresa Maran toglie Gamberini per Dainelli ma
nel cambio ci perde. Una decina
di minuti e il Chievo costruisce
(e sbaglia) un’altra ghiotta palla
gol, con una bella manovra in
velocità tutta di prima, rifinita
da Inglese per Paloschi il quale si
presenta in area e dall’altezza
del dischetto conclude malamente a lato. Da questo momento in avanti è un crescendo rosanero e prima della mezzora arriva il vantaggio: angolo di
Vazquez per la testa di Andelkovic che corregge la traiettoria
del pallone verso la porta dove è
appostato Gilardino il cui tocco
all’indietro di testa beffa Bizzarri. Il finale è un’inutile forcing
del Chievo rinvigorito dall’ingresso di Pepe e sul suo piede si
spegne l’ultima occasione per
pareggiare: Sorrentino neutralizza da campione. Per il Chievo
è la quarta sconfitta nelle 7 gare
senza successo: proprio un periodaccio.
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CHIEVO
5,5
IL MIGLIORE
IVAN
RADOVANOVIC
6,5
Tiene bene in mano le redini del
centrocampo, distribuisce molti
palloni, recupera e inventa. Ma in
avanti sprecano il suo lavoro.
BIZZARRI 6 Si fa sorprendere sul
gol che passa non distante dalle
sue mani, ma Gila si trova proprio
davanti a lui.
CACCIATORE 6 Nel primo tempo
si sgancia con discreta efficacia,
poi si smarrisce.
GAMBERINI 6 Presidia bene
l’area, uscito lui il Palermo è
passato.
DAINELLI 5,5 Il voto negativo
risente del risultato finale.
CESAR 6 Qualche intervento
ruvido ma essenziale, se la cava
con mestiere.
GOBBI 5,5 Si fa vedere poco in
avanti anche perché Quaison gli
crea qualche grattacapo.
CASTRO 6 Inizia molto bene, sfiora
anche il gol, poi evapora pure lui.
HETEMAJ 6 Attento e volenteroso,
aiuta in copertura.
BIRSA 5,5 Nel primo tempo
spreca due buone opportunità.
PEPE 6 Il suo ingresso rinvigorisce
la manovra, suo l’ultimo tentativo
per l’1-1 ma Sorrentino dice di no.
PALOSCHI 5,5 Due occasioni da
gol fallite: una volta non ci arriva e
un’altra manca il gol con la porta
spalancata.
INGLESE 6 Favorisce l’inserimento
dei compagni, ma non va mai al
tiro.
PELLISSIER 6 Appena entra
sfiora il pareggio.
ALL. MARAN 6 Subisce una
sconfitta immeritata e osserva
impotente i troppi errori dei suoi
attaccanti.
MARIANI Dirige
con polso fermo
ma non ci sono
decisioni particolarmente difficili
da prendere.
VALERIANI 6 - MELI 6
GERVASONI 6 - MINELLI 6
6
Serie A R 12a giornata
LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Più testa e Giack:
il mago Donadoni
ha rialzato Bologna
LA RIVELAZIONE
PANCHINA CALDA
Il Verona
riflette: oggi
la decisione
su Mandorlini
Matteo Fontana
VERONA
A
1Sei punti in 2 gare con 5 gol fatti e 0 subiti: il tecnico
ha cambiato l’approccio mentale e migliorato la difesa
Marten de Roon, 24 anni, contro Luiz Adriano in Milan-Atalanta GETTY
Atalanta targata
De Roon, olandese
che si esalta a S. Siro
12a
GIORNATA
Luca Aquino
BOLOGNA
S
i è presentato citando Al
Pacino e in dieci giorni
ha ribaltato il Bologna.
Con due vittorie consecutive,
Roberto Donadoni ha portato i
rossoblù fuori dalla zona retrocessione per la prima volta in
questo campionato e ridato ossigeno a una squadra che ha
boccheggiato per i primi due
mesi di stagione. Non ci sono
state rivoluzioni, ma un ingresso toccando i tasti giusti.
Se tutti i giocatori ripetono che
il nuovo tecnico ha portato serenità e tranquillità vuol dire
che il lavoro iniziale è stato soprattutto mentale. Quello di
Rossi era un Bologna che andava fuori partita alla prima avversità. Un errore, un gol subito e tanti saluti. Andava rianimato, insomma. Donadoni ha
lavorato sulle teste e poi ha cominciato gradualmente a mettere mano allo spartito tecnico
partendo dalla difesa. Contro
Atalanta e Verona, i rossoblù
non hanno subito reti: non era
mai successo in due partite
consecutive di questo inizio
stagione.
SOLIDITÀ DIFENSIVA La ristrutturazione dell’ex c.t. è
partita da questo reparto. Nel
primo tempo della gara con
l’Atalanta, la retroguardia ha
ballato
pericolosamente.
L’adeguamento nell’intervallo
è stata la sostituzione del giovane Ferrari, ancora sotto choc
per l’errore che era costato la
sconfitta contro l’Inter cinque
giorni prima, con Maietta e lo
spostamento di Rossettini sulla
destra. La difesa ha trovato solidità e Donadoni uno schiera-
Matteo Spini
BERGAMO
Q
Roberto Donadoni, 52 anni, allena il Bologna dal 28 ottobre ANSA
ROra Giaccherini
sta facendo
la differenza: con
Rossi gli infortuni
l’avevano limitato
mento che ha conservato, con
gli stessi risultati, anche a Verona. Sistemata la terza linea,
anche l’attacco ha invertito la
tendenza. Cinque gol in due
partite, gli stessi messi a segno
nelle precedenti nove, testimoniano la ritrovata fiducia. Donadoni ha chiesto subito ai
centrocampisti di inserirsi di
più, di entrare in area per non
lasciare isolato Destro e a Verona è arrivato il gol di Donsah
proprio in una situazione del
genere.
GLI ANTICIPI DI SABATO
Giaccherini-Donsah Milan, brutto stop
e il Bologna fa bis
0-0 con l’Atalanta
Hellas ancora k.o. Donnarumma eroe
VERONA
0
MILAN
0
BOLOGNA
2
ATALANTA
0
MARCATORI Giaccherini al 6’; Donsah al
14’ p.t.
VERONA (4-3-3) Rafael 6; Pisano 5 (dal
14’ s.t. Siligardi 5,5), Moras 5,5, Helander
6, Souprayen 5,5 (dal 34’ s.t. Matuzalem
s.v.); Sala 5, Greco 5,5, Hallfredsson 6;
Jankovic 5,5 (dal 22’ s.t. Ionita 5,5),
Pazzini 4,5, Gomez 5.
Allenatore Mandorlini 5.
BOLOGNA (4-3-3) Mirante 6; Rossettini
6,5, Gastaldello 6,5, Maietta 7, Masina 7;
Donsah 6,5 (dal 31’ s.t. Taider 6), Diawara
6,5, Brienza 6,5 (dal 16’ s.t. Brighi 6);
Rizzo 6,5, Destro 6, Giaccherini 6,5 (dal
26’ s.t. Mounier 6).
Allenatore Donadoni 7.
ARBITRO Orsato di Schio 5,5
NOTE Ammoniti Pazzini e Donsah per
gioco scorretto.
MILAN (4-3-3) Donnarumma 7,5; De
Sciglio 4,5 (dal 1’ s.t. Calabria 5,5),
Mexes 6, Romagnoli 5,5, Antonelli 6;
Kucka 4,5 (dal 19’ s.t. Luiz Adriano 6),
Montolivo 5, Poli 5; Cerci 5, Bacca 5,5,
Niang 6,5 (dal 28’ s.t. Honda 5,5).
Allenatore Mihajlovic 5.
ATALANTA (4-3-3) Sportiello 6,5;
Raimondi 5, Toloi 6,5, Paletta 6, Dramè
6 (dal 20’ p.t. Bellini 6); Grassi 6,5 (dal
27’ s.t. Carmona 6), De Roon 7, Cigarini
7; Moralez 6,5, Pinilla 5,5 (dal 46’ s.t.
Denis s.v.), Gomez 7,5.
Allenatore Reja 6,5.
ARBITRO Giacomelli di Trieste 5.
NOTE Espulso Mihajlovic per proteste.
Ammoniti De Sciglio, Calabria, Cigarini,
Pinilla e Carmona per gioco scorretto,
Mexes e Bacca per proteste, Gomez per
comportamento non regolamentare.
GIACK DA URLO La chiave
principale del momento positivo del Bologna è però il ritorno
di Emanuele Giaccherini, uomo fondamentale per il lavoro
di qualità e quantità che riesce
a offrire nelle due fasi del gioco. L’ex juventino è il grande
rimpianto di Rossi, che non
l’ha mai avuto a causa di due
infortuni che lo hanno limitato
a 58 minuti nelle prime 8 giornate di campionato. Giack sta
facendo la differenza e ha
sbloccato il risultato nelle ultime due partite: non andava a
segno in gare consecutive dal
maggio del 2010 quando era a
Cesena in Serie B. L’oro di Donadoni è lui e se n’è accorto anche Antonio Conte che lo ha richiamato immediatamente in
Nazionale dopo un anno di assenza.
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29
uelli come lui non
fanno fatica a farsi
amare da tecnici e tifosi. Semmai patiscono il confronto sul piano
mediatico con alcuni colleghi più cool e, per questo,
difficilmente guadagnano
le copertine. Poi succede
che un sabato sera, Marten
De Roon si prenda la ribalta
e incanti San Siro con una
prestazione maiuscola, guidando la sua Atalanta, contro il Milan, verso uno 0-0
che sa di rimpianto. Solo in
quel momento, forse, il
mondo si è accorto di lui,
ma Reja e l’Atalanta lo avevano già fatto da tempo.
LA SCALATA Carneade, a
Bergamo, lo è stato per poco: giusto per il periodo intercorso tra la notizia del
suo acquisto inaspettato
dall’Heerenveen (per una
cifra di poco superiore al
milione) e la prima in campo. Tutti quelli che in un primo momento avevano strabuzzato gli occhi e poi avevano scartabellato gli almanacchi e curiosato nei
meandri della rete per capire bene chi fosse, hanno
seppellito dubbi e diffidenze dopo averlo ammirato in
campo: esordio con gol alla
prima in Coppa Italia, poi
subito una maglia da titolare a San Siro, contro l’Inter,
alla prima giornata. E il Meazza non l’ha intimorito neanche per un secondo, se è
vero che due delle sue migliori
prestazioni sono arrivate in casa delle due milanesi.
INTOCCABILE Ma De Roon, in
realtà, non si è fermato mai.
Inizialmente si pensava che
avrebbe trovato spazio solo
perché Cigarini era fermo ai
box, ma con il passare del tempo si è trasformato nell’unico
vero insostituibile dell’Atalanta. Reja, ormai, non sa più farne a meno, tanto che l’olandese
è l’unico giocatore – con Sportiello - a essere sempre sceso in
campo dall’inizio: dodici presenze su dodici, 1054’ su 1080’,
giusto perché il tecnico gli ha
risparmiato due finali di gara
nelle occasioni in cui i bergamaschi erano rassegnati. Bergamo ha iniziato ad apprezzarlo per le sue giocate e per il suo
stile sobrio, dentro il campo e
fuori: è serio, benvoluto da tutti, si applica, sta imparando in
fretta l’italiano. Nel frattempo,
molti ex intoccabili si sono seduti in panchina, mentre lui è
diventato il perno della squadra, costruita intorno alla sua
posizione di frangiflutti davanti alla difesa. Perché De Roon è
un centrocampista completo:
chiude, aggredisce, imposta, fa
girare la squadra, permette ai
compagni di inserirsi e creare.
Solo nell’anticipo di San Siro
ha toccato e intercettato un’infinità di palloni. È stato in quella notte che l’Italia si è accorta
di lui: proprio nello stadio del
suo ex tecnico (all’Heerenveen) Van Basten. Sarà anche per
questo che a Berlusconi è tornato in mente il Milan degli
olandesi?
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ncora una notte di riflessione, poi la proprietà del Verona
scioglierà le riserve. Maurizio Setti, presidente dell’Hellas, da sabato sera, dopo il k.o. col Bologna, sta valutando le scelte da fare per
risollevare una squadra in
fondo alla classifica e senza
vittorie dopo dodici giornate di campionato. Andrea
Mandorlini solo oggi saprà
se toccherà a lui continuare
a guidare l’Hellas. Ancora
ieri il presidente Setti non
aveva sciolto la riserva e diversi profili erano stati presi
in considerazione. Ieri sera,
comunque, le quotazioni
dell’attuale tecnico erano in
leggera risalita.
IN BALLO La dirigenza dell’Hellas ha pensato sicuramente a Davide Ballardini e
Domenico Di Carlo ma senza contatti diretti. Non ha
trovato riscontri su sponda
Hellas un contatto in extremis con Stramaccioni prima
della sua firma con il Panathinaikos. E la prima scelta,
Francesco Guidolin, è tuttora titubante a fronte della
possibilità di accettare il Verona. C’è, peraltro, la convinzione di potersi risollevare con il rientro di Luca Toni,
che forse sarà disponibile
entro la fine del mese di novembre. Allo stesso modo, si
aspetta il ritorno di Romulo
e Federico Viviani. Insomma a Mandorlini il club riconosce di non aver mai avuto
la squadra al completo e
questo potrebbe portare alla
sua conferma. Oggi il responso. il Verona riflette,
Mandorlini spera.
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Andrea Mandorlini, 55 anni ANSA
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