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INTER E VIOLA TESTA TOSTA
www.gazzetta.it / GazzettaTv canale 59 lunedì 9 novembre 2015 anno 119 - numero 265 euro 1,50 CHE BISCOT TONE! La rimonta non basta Rossi attacca Marquez «Ha protetto Lorenzo» «Meritavo il titolo, sono stato al comando dalla prima gara. Che pena gli ultimi giri». Jorge ammette: «Mi hanno aiutato, così il Mondiale è rimasto in Spagna» ARCOBELLI, BRUSCOLINI, CORTINOVIS, IANIERI, POLI, SALVINI, ZAMAGNI DA PAGINA 2 A PAGINA 9 IL COMMENTO di Umberto Zapelloni 33 IL NOSTRO CAMPIONE E’ VALE Nell’albo d’oro c’è il nome di Lorenzo. Nell’albo del cuore rimane quello di Valentino. Il motomondiale si è chiuso con quello che Rossi ha definito «biscottone», parola di cui un giorno verrà forse chiamato a spiegare il significato su qualche vocabolario, come ha già fatto con «velocità» sullo Zanichelli. L'ARTICOLO A PAGINA 33 SERIE A VITTORIE IN CASA DI TORINO E SAMP: E’ UN PRIMATO A DUE FACCE INTER E VIOLA TESTA TOSTA Kondogbia segna, Handa para: per Mancini è il settimo 1-0 La Fiorentina, invece, è uno show con Ilicic e Kalinic: 2-0 ARCHETTI, BIANCHI, BRAMARDO, DALLA VITE, DA RONCH DA PAGINA 10 A PAGINA 17 18 DERBY E VELENI RIGORE DI DZEKO PIÙ GERVINHO AVANTI, ROMA ALLE PAGINE 18-19-20 24 MAL DI SCUDETTO? JUVE A REAZIONE CON IL SECONDO SUCCESSO DI FILA CALAMAI, DELLA VALLE, GRAZIANO PAG. 24-25 L'ANALISI di Luigi Garlando 33 22 UDINESE BATTUTA A FATICA 9 771120 506000 51 1 0 9> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano UNA CAPOLISTA E’ GIA’ BELLA L’ALTRA PUO’ DIVENTARLO Napoli: sempre Higuain Ma Conte punisce Insigne Brutta? Bella? Lasciamo stare. Sbagliavamo categoria. Per inquadrare correttamente l’Inter di Mancini, la squadra più anomala e curiosa del campionato, non serve l’Estetica, ma la Metafisica. I nerazzurri rimandano direttamente ai filosofi presocratici... MALFITANO, G. MONTI, VERNAZZA ALLE PAGINE 22-23 RISULTATI & CLASSIFICA 12a GIORNATA IL SASSUOLO STACCA IL MILAN: 5° DA SOLO L'ARTICOLO A PAGINA 33 w IL ROMPIPALLONE di Gene Gnocchi Palpabile il disagio di Icardi per gli schemi intensivi dell’Inter. Dopo la partita si è comprato un pallone. Kondogbia, al primo gol in campionato, festeggiato da Murillo Kalinic, al settimo sigillo in Serie A, abbraccia Ilicic SABATO VERONA-BOLOGNA MILAN-ATALANTA IERI TORINO-INTER EMPOLI-JUVENTUS FROSINONE-GENOA PALERMO-CHIEVO ROMA-LAZIO SASSUOLO-CARPI NAPOLI-UDINESE SAMP-FIORENTINA FIORENTINA 0-2 INTER 0-0 ROMA NAPOLI 0-1 SASSUOLO 1-3 MILAN 2-2 JUVENTUS 1-0 ATALANTA 2-0 LAZIO 1-0 SAMPDORIA 1-0 0-2 27 27 26 25 22 20 18 18 18 16 TORINO PALERMO EMPOLI CHIEVO GENOA BOLOGNA UDINESE FROSINONE VERONA CARPI 15 14 14 13 13 12 12 11 6 6 Primo Piano R GP Comunità Valenciana 2 1«Meritavo questo titolo, Rossi furente «Biscottone con Marquez guardaspalle di Lorenzo» poi ho visto tante cose imbarazzanti. Sembrava il pari tra due squadredi C2 a fine anno». E non va alla premiazione Fim Mario Salvini INVIATO A VALENCIA (SPAGNA) L o sconfitto Valentino Rossi, da solo, in mezz’ora di conferenza stampa ha sorriso molte più volte di Jorge Lorenzo neo campione e dei suoi due compagni di podio messi insieme. È questa la sua forza. Dopo otto mesi passati a costruirsi la «possibilità di vincere il 10° Mondiale», otto mesi sempre in testa, quando è svanito tutto, nel giorno più triste, sembrava un cabarettista. In un certo senso sarà anche stato preparato: sapeva che partire là indietro non gli avrebbe dato molte chance. Ma ugualmente le sue battute, le risate persino, raccontano di una personalità superiore. Solo che stavolta col sorriso di sempre ha picchiato come non mai. IMBARAZZANTI «Ho voluto rivedermi la gara con calma. Fino alla fine», ha premesso. E quel che ha visto lo ha convinto ad aprire il libro, come si dice dalle sue parti: a dire cose che resteranno nella memoria di questo sport molto più della «Carrera del siglo», della gara del secolo finita poco prima. «Me lo sarei meritato, il Mondiale. Sono stato davanti fin dalla prima gara. E fino a Motegi (quart’ultimo GP; n.d.r.) tutto è andato come doveva: ero a più 18 su Lorenzo. Da lì in avanti, da Phillip Island, hanno cominciato a succedere cose mai viste. Cose imbarazzanti. Marquez ha deciso che io non dovevo vincere e si è messo a fare il guardaspalle di Lorenzo. Gli ultimi giri di oggi sono stati penosi. Marc andava il doppio di Jorge e non l’ha passato. Ha fatto tutta la gara a proteggerlo. Pedrosa ha recuperato 2, forse 3” tanto andavano piano». Due contro Dice tutto l’espressione di Valentino Rossi, 36 anni, dopo la gara in cui ha visto svanire la rincorsa al decimo titolo iridato. Sotto, il pesarese della Yamaha saluta il pubblico di Valencia, che gli ha manifestato enorme affetto fin da giovedì MILAGRO/AFP INDOVINO «Sono triste, ma non disperato», quasi sospira Valentino. Sul telefonino gli è comparso anche il messaggio del premier Renzi: «Tanto di cappello», a riassumere l’ammirazione di tutti per quelle 21 posizioni risalite con furore. Che alla fine, paradossalmente, è diventato anche sollievo: «Sì, sono contento, perché adesso non ci sono più dubbi: la gente ha visto tutto. Tutto quel che io peraltro avevo previsto, lo avevo anche detto ai vertici già giovedì». Cioè, Rossi aveva spiegato a Carmelo Ezpeleta, patron della Dorna, quel che si è effettivamente verificato in testa alla corsa. «”Impossibile che possa accadere”, mi ha detto lui. S’è visto». A sinistra la partenza della MotoGP vista da dietro: Rossi scattava in ultima fila, per la penalità di Sepang L’IMPRESA 21 I sorpassi compiuti ieri da Rossi, costretto a partire ultimo sulla griglia per la penalità rimediata a Sepang BISCOTTONE E sono troppe quelle che si sono viste, secondo Vale: «Marc è uno che attacca sempre e oggi l’unico sorpasso cattivo lo ha fatto sul compagno. È stato un biscottone, come quando certe squadre di C2 a fine stagione devono pareggiare». Teoria che l’entourage di Vale rafforza raccontando che Marquez e Lorenzo mercoledì avrebbero cenato nello stesso ristorante, la Orza de Angel. Non al medesimo tavolo, certo. «Non capisco come la Honda possa appoggiare un suo pilota che fa vincere la MILAGRO Yamaha», ha rincarato Vale. Che, quando gli hanno riferito la frase di Lorenzo «Questo è stato un successo della Spagna», ha riso: «Non sapevo fosse un campionato a squadre». IO NON HO PAURA Così è passato al capitolo compagno di Yamaha. «Jorge non sarebbe mai arrivato a fare come Marc. In pista è stato bravo, merita il titolo. Ma mi ha fatto arrabbiare perché ha perso l’occasione per stare zitto dopo la Malesia. Se si è sentito di parlare è perché o è stupido o ha la coda di paglia». Ugualmente dice che «non sarà un problema continuare la convivenza anche il prossimo anno». Quando casomai saranno altri i pensieri. «Dopo oggi cambia tutto. Sono preoccupato di quel che potrà succedere: Marquez è il futuro della MotoGP, ma uno che decide di non vincere MARC? UNO CHE NON VINCE PUR DI FARE UN DISPETTO, È DISPOSTO A TUTTO QUANTE BUGIE SU MARC MARQUEZ E LA SUA CONDOTTA pur di fare un dispetto, è uno che può arrivare a tutto. Ha raccontato bugie da giovedì: “Darò il massimo per la Honda”, ha detto. È uno che se ne sbatte di tutti. Peccato. Vedremo quest’altr’anno. Perché io vado avanti, certo. Non ho mica paura». E ha cominciato, disertando le premiazioni della Fim. © RIPRODUZIONE RISERVATA JORGE MERITA IL MONDIALE MA A PARLARE COSÌ O È STUPIDO O HA LA CODA DI PAGLIA SU JORGE LORENZO E LE SUE DICHIARAZIONI LA RIMONTA DEL MAIORCHINO IN CAMPIONATO: A MISANO ERA A -23 2015 MOTOGP 1° JORGE LORENZO Yamaha Piazzamenti Rossi 1° Lorenzo 4° Rossi 3° Lorenzo 4° DA SOLO PRIMO IN CLASSIFICA 1 2°VALENTINO 16 Lorenzo ROSSI volte Yamaha 1 Rossi parità Punti 25 13 GP Qatar 41 26 Rossi 1° Lorenzo 5° Lorenzo 1° Rossi 3° Lorenzo 1° Rossi 2° Lorenzo 1° Rossi 3° 29 punti 37 Americhe Argentina Rossi 1° Lorenzo 3° 163 Distacco massimo 66 Lorenzo 1° Rossi 2° 82 102 87 118 138 137 153 112 62 Rossi 3° Lorenzo 4° 179 166 Distacco minimo 0 punti 195 211 211 236 224 247 224 263 249 283 265 296 285 312 330 Punti 1° Lorenzo 305 325 Punti 4° Rossi 186 Lorenzo 2° Rossi 3° Lorenzo 1° Rossi 3° Rossi 1° Lorenzo 4° Lorenzo Rossi 5° 1° Lorenzo Rossi Non 3° classicato Rossi 2° Lorenzo 3° Lorenzo 2° Rossi 4° Lorenzo 2° Rossi 3° TOTALE 2015 Viorie 7 4 Podi Pole 1 Spagna Francia Italia Catalogna Olanda Germania Indianapolis Rep. Ceca G. Bretagna S. Marino Aragona Giappone Australia Malesia 12 15 5 Valencia INFOGRAFICA RCS LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT 3 Lorenzo festeggiato dall’amico Max Biaggi IPP in 30 giri da guardaspalle di una moto rivale? Bastava essere sotto al podio di Valencia, terra di Spagna, con tre piloti spagnoli a festeggiare, per capire come i tifosi, spagnoli anche loro, giudicassero Marquez. Fischi impietosi, mentre lui, il ragazzino, rideva felice. CUORE DI MAMMA «Io ho paura per quello che potrà succedere in futuro. Marquez è andato via di testa, uno così non lo fermi più — si sfoga mamma Stefania, con pizzico di esagerazione, nel retro dell’hospitality Yamaha —. Mi spiace, era una stagione meravigliosa, alla fine sarebbe stata una vittoria per tutti e quattro, al di là di chi avrebbe conquistato il Mondiale. È iniziato tutto in Australia, lì per Valentino è stato un lutto». uno RIMONTONA Lo si sapeva, quella di Rossi era una missione quasi impossibile, con quella zavorra della penalità di Sepang che lo ha costretto a scattare dall’ultimo posto in griglia. Doveva risalire il più in fretta possibile, Vale: 10 sorpassi (più Crutchlow, partito ultimo per aver cambiato moto) al 1° giro per la 15a posizione, 3 al 2° (12°), altrettanti — con il k.o. di Andrea Iannone, partito con troppo entusiasmo per battagliare con Pedrosa — al 3°, proiettavano Rossi 9°. Per risalire al 6° posto che, con Jorge sconfitto dalle Honda avrebbe significato il titolo, Valentino impiegava altri 7 giri, via Smith, quindi Petrucci (imbarazzante il suo s’accomodi) e Pol Espargaro. Altre tre tornate e, prima l’altro Espargaro, Aleix, quindi Dovizioso si vedevano scavalcare. «Quando Valentino mi ha preso non ci volevo credere — racconta il pilota Ducati —, per il tipo di pista e per quanti piloti c’erano in griglia. È stato molto bravo». 1Il Dottore a metà gara è 4°, ma in testa non c’è lotta. Marquez fa il duro solo per stoppare il compagno Pedrosa Vale risale, ma Marc E ha deciso: gara e titolo per Jorge L’ANNATA Paolo Ianieri INVIATO A VALENCIA (SPAGNA) ora come farà la Honda a continuare a difendere Marc Marquez? Perché diventa difficile non scadere nel volgare per definire il modo in cui l’ormai ex campione del mondo ha influito in maniera decisiva sul risultato finale del Mondiale. Chiariamo: per quel che ha mostrato e dimostrato in pista tutta la stagione, Jorge Lorenzo ha ampiamente meritato il 5° titolo, il 3° nella classe regina, e il primo a riconoscerlo è Valentino Rossi, il grande fregato (lui, per la verità usa un altro termine) da Marquez. «Sarebbe stato un dolore grande, ma l’avrei accettato — racconta dopo essersi rivisto la gara nel motorhome — . Invece è venuto fuori un biscottone di basso livello, come tra squadre di C2 che non devono retrocedere». A destra Jorge Lorenzo, 28 anni, nel giro d’onore con la bandiera della Spagna. Sopra la sua gioia incontenibile sul podio AFP/EPA 7 i trionfi di Lorenzo nel 2015: prima di Valencia si è imposto a Jerez, Le Mans, Mugello, Montmelò, Brno e Aragon GUARDASPALLE Volava, ieri, Jorge, ma chissà se senza il contributo di Marc il risultato sarebbe stato lo stesso dopo una delle stagioni più belle, intense e, per com’è finita, sicuramente drammatiche della storia del motociclismo. Perché quando mai si è visto un pilota che, pur di non far vincere un rivale, arriva fino al limite, non solo di non conquistare lui la gara, ma addirittura di negarla al compagno, effettuando l’unica manovra dura e decisa SPERANZA A quel punto, con 13 giri alle spalle e 17 davanti, la gara di Rossi si chiudeva lì, mentre iniziava la grande attesa, visto che Lorenzo, scattato velocissimo, Marquez e Pedrosa erano già a 13”. E tutti gli occhi inevitabilmente si posavano sul duello per il primo posto, con Marquez sempre più vicino agli scarichi di Lorenzo (dal 14° al traguardo il distacco massimo è stato di 453 millesimi) dando la sensazione di controllare. Ma più passavano i giri e meno l’attacco sembrava diventare realtà anche quando, con Jorge costretto a rallentare con la gomma posteriore in crisi, Marquez si avventava sulla M1. BRAVO DANI Scariche di adrenalina e di speranza, semmai, arrivavano da Pedrosa, che scivolato a 2”9 da Lorenzo al 20°, iniziava una rimonta stile Motegi. In 9 giri Dani recuperava tutto, ma quando al penultimo passaggio infilava Marquez, primo boccone in vista dell’assalto a Lorenzo nel giorno del 100° podio, Marquez, rabbioso, complice una sbavatura del compagno si riprendeva la posizione, consentendo a Lorenzo di scappare via dalla grande paura. Finiva con Jorge in lacrime («Me lo sono meritato, nessuno è stato vittorioso e veloce come me quest’anno») e Rossi accolto da eroe nel box che brinda col liquore... Anima Nera. Complimenti a Lorenzo, quanto a Marquez, bastano tre parole: non vale — scritto minuscolo — tanto. © RIPRODUZIONE RISERVATA GIRO PER GIRO IL RECUPERO DEL PESARESE, PARTITO 26° 19”789 Arrivo 19”040 18”869 18”710 18”381 17”929 17”506 16”854 16”616 16”336 16”216 15”875 15”209 14”902 14”276 13”849 Posizione Partenza 13”403 9° 4° 13”084 8° 12”775 7° 11”968 10”640 6° 15° 11”366 9”978 5° 7° 9”418 7”653 4° 9° 12° 8° 5° 6° 8”823 6”174 5”856 5”226 3”860 DIistacco 1° 26° 1° giro 2° 3° 10° 11° 12° 13° 14° 15° 16° 17° 18° 19° 20° 21° 22° 23° 24° 25° 26° 27° 28° 29° 30° INFOGRAFICA RCS 10 Serie A R 12a giornata TORINO 0 1 INTER PRIMO TEMPO 0-1 MARCATORE Kondogbia al 31’ p.t. TORINO (3-5-2) Padelli; G. Silva, Glik, Moretti; Peres (dal 33’ s.t. Zappacosta), Benassi, Vives, Baselli (dal 37’ s.t. Amauri), Molinaro; Belotti (dal 18’ s.t. M. Lopez), Quagliarella. PANCHINA Castellazzi, Ichazo, Acquah, Gazzi, J.Martinez, Prcic, Pryima. ALLENATORE Ventura CAMBI DI SISTEMA 3-4-1-2 dal 37’ s.t. BARICENTRO BASSO 50,1 METRI ESPULSI nessuno AMMONITI Glik e Peres per g.s. INTER (3-5-2) Handanovic; Murillo (dal 49’ s.t. Ranocchia), Miranda, J. Jesus; D’Ambrosio, Melo, Medel, Kondogbia, Nagatomo; Icardi (dal 22’ s.t. Perisic), Palacio (dal 31’ s.t. Ljajic) PANCHINA Carrizo, Santon, Montoya, Telles, Biabiany, Jovetic, Gnoukouri, Brozovic, Manaj. ALLENATORE Mancini CAMBI DI SISTEMA nessuno BARICENTRO BASSO 49,7 METRI ESPULSI nessuno AMMONITI Medel per g.s. ARBITRO Irrati di Pistoia NOTE Spettatori 1.806, incasso di 267.794 euro; abbonati 12.031 per una quota di 143.401 euro. Tiri in porta 8-2. Tiri fuori 5-3. In fuorigioco 6-3. Angoli 5-2. Recuperi: p.t. 2’; s.t. 7’. PRIMO TEMPO 10’ La coppia Icardi serve rasoterra al centro per Palacio, frenato da Moretti. La palla resta all’Inter: Icardi di testa manda alto. 20’ La ripartenza Bruno Peres intercetta un passaggio di Juan Jesus e parte in un contropiede rapido, ma poi tira alto. 30’ Traversa Toro Dopo un corner da destra, la palla esce dall’area sul lato opposto e Benassi con un tiro giro accarezza la traversa. I tre punti del Kondo Solida e cinica L’Inter al minimo però si tiene il primato 31’ KONDOGBIA GOL Punizione di Nagatomo, tocco di Palacio, rete in acrobazia di Kondogbia: 0-1. 7 34’ La risposta Contropiede del Torino, Quagliarella crossa per Belotti che gira a lato. VITTORIE PER 1-0 Ieri a Torino l’Inter ha ottenuto la settima vittoria per 1-0 in dodici giornate. Le precedenti erano arrivate contro Atalanta, Milan, Chievo, Verona, Bologna e Roma. Handanovic ha mantenuto inviolata la porta e l’Inter resta la squadra che finora ha subito meno gol (appena sette). 1Mancini cambia ancora sistema e con il 3-5-2 si adatta al Toro e lo sorprende con il gol numero 5 su palla inattiva. Poi Handanovic chiude la porta Pierfrancesco Archetti INVIATO A TORINO SECONDO TEMPO 3’ Doppia occasione Toro Handanovic (nella foto Getty Images) salva due volte su Quagliarella e Belotti, D’Ambrosio allontana. 8’ Fuga senza esito Bruno Peres è il più veloce a destra ma Quagliarella non arriva sul suo cross. 18’ Giallo per Medel Ammonito il cileno per fallo su Baselli a centrocampo. 20’ Kondo stoppato Una delle prime iniziative interiste nella ripresa. Kondogbia però ha la palla sul destro e così Glik gli stoppa il tiro. 35’ Ancora Handa Delizioso assist di Baselli a Quagliarella, il cui tiro viene deviato in corner da Handanovic 36’ Raddoppio mancato Ljajic fugge a sinistra e si accentra: tiro però sballato. 43’ Il corpo del portiere Quagliarella lancia Vives a sinistra, Handanovic in uscita bassa impedisce la conclusione e salva così il risultato. L’ Inter riesce ad essere sempre uguale a se stessa: nel risultato, nei prodigi e nei difetti. Il Torino, no: almeno a inizio torneo era il re delle rimonte, riusciva a raddrizzare le storie con capitoli uguali e contrari. Adesso i granata si stanno specializzando nel perdere, partite o punti, «con rammarico»: ieri, contro la Juve, nel pari con il Genoa. L’Inter è maestra nel consolare gli altri, dopo aver sfilato l’incasso. Spesso il portiere è il migliore, pure qui; i successi non sono straripanti, come se l’umiltà degli 1-0 (il settimo su dodici gare) volesse segnalare al campionato una leadership temporanea, che non può reggere di fronte alle industrie del gol. Ma per ora vale la vetta, as- sieme alla Fiorentina, e siamo alla terza pausa per le nazionali. Si riprenderà a novembre inoltrato, dopo un mese sarà Natale e così via: banali discorsi che si tengono in famiglia nel constatare i mutamenti imposti dal tempo. La classifica invece non cambia e per farla rimanere simile i nerazzurri stanno fotocopiando con il terzo pieno consecutivo la serie di inizio campionato. In settembre si fermarono a cinque, ora dopo la sosta a San Siro arriverà il Frosinone - che già si segna pensando ai complimenti - quindi la trasferta di Napoli. Un altro incrocio senza menzogne dopo quelli con Fiorentina e Roma. I MOTIVI La quotidianità sta in un match controllato nella prima parte, con più possesso (58,3%), più occasioni e anche due tiri in porta, fra cui la rete di Kondogbia, bravo e libero nell’acrobazia del suo primo centro in campionato. Però le conclusioni nello specchio rimangono le uniche, per la prima volta in questo torneo; mentre il Torino per dimostrare di essere diverso visita la dimora di Handanovic quattro volte nei primi sei minuti della ripresa. Ed è soprattutto grazie a un doppio salvataggio, in un’unica scena, su Quagliarella e Belotti, che il portiere azzanna di nuovo il premio per il più bravo, mentre Mancini riflette sui cali sensibili, non proprio da prima della classe. Quest’Inter non piace del tutto nemmeno a lui, che si è scaldato ed arrabbiato a qualche centimetro dal campo. A un certo punto spiega a Nagatomo come sia facile per Peres farlo fuori con il primo dribbling. Il giapponese in seguito dimostra di aver capito il suggerimento. A far sembrare l’Inter sempre uguale a se stessa, anche se girano moduli e uomini, sono la concretezza difensiva, con i guardiani di Handanovic che sbagliano poco e restano i migliori in A; la certezza che Medel sia un’assicurazione contro le giornate storte dei colleghi di reparto (ieri Melo) e dia una sistemazione variabile sempre aggressiva; l’alta percentuale realizzativa anche senza costruire in movimento. Il volo di Kondogbia nasce da una palla inattiva, quinta volta sui dodici centri che sono un raccolto globale inferiore di circa la metà rispetto a quello delle concorrenti. TORINO IN CADUTA Forse i granata sono rimasti sorpresi dal vestito tattico dell’Inter, esattamente uguale al loro: 3-5-2, che Mancini aveva sfoderato in parte contro la Fiorentina nell’unica sconfitta. Però Ventura di solito non si adegua agli altri, ha una sua sceneggiatura standard e la impone. Per la decima volta si è trovato sotto e i ribaltoni sono storie dei mesi scorsi: da sei partite il Toro accatasta soltanto due punti, non batte l’Inter in casa da 22 stagioni ed è al primo k.o. interno dell’annata. Incassa soltanto una rete contro le otto delle precedenti tre uscite, ma non è la fase di- Organizzato da: 22 NOVEMBRE 2015 #GrandPrixGinnastica VERONA - PALAOLIMPIA - 17:00 I migliori Atleti italiani di Ginnastica Artistica, Ritmica e Aerobica si esibiranno con le più famose stelle internazionali per una giornata di grande spettacolo! ibili su dispon i t t e li e.it Big TICKET: Gradinata non numerata - € 15,00 - Tesserati € 12,00 Tribuna numerata - € 20,00 - Tesserati € 17,00 Parterre - € 27,00 - Tesserati € 24,00 on ticket www. Title Sponsor Info: 366/6257294 - 346/3329046 - Mail: [email protected] Main Partner Partner Media Partner LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT 11 I NUMERI DI GEOFFREY A TORINO TOCCHI PER ZONA Il colore è più intenso nelle zone in cui ci sono stati più tocchi di palla ATTACCO 3 1 3 2 8 2 2 2 3 12 5 1 3 6 1 4 2 2 6 2 2 1 2 1 1 2 PASSAGGI TOTALI 56 POSITIVI 46 NEGATIVI 10 I PUNTI DA CUI HA TIRATO GOL 31’ PRIMO TEMPO L’esultanza di Geoffrey Kondogbia, 22 anni, dopo il gol che ha deciso la partita contro il Torino fensiva il guaio maggiore, anche se l’1-0 avviene con tutto il gruppo in area a leggere male la punizione deviata. Davanti né Belotti-Quagliarella, né gli innesti Maxi Lopez e Amauri riescono ad essere velenosi: eppure piovono in area 15 cross, contro i sei dell’Inter. Per recuperare, il tecnico si concede anche il 3-4-1-2 con «Quaglia» rifinitore, però gli mancano le botte dei centrocampisti. Il Baselli da quattro reti su cinque tiri non è più attuale, mentre Benassi è positivo negli strappi che fanno guadagnare profondità, però una conclusione a giro si appoggia sulla traversa. INTER A TRE E DA TRE Come ripete l’allenatore, è una squadra da terzo posto, però ieri non nella produzione offensiva, nonostante il nuovo matrimonio fra Icardi e Palacio, unione con qualche effervescenza soltanto per un terzo di match. Quando escono entrambi, l’Inter chiude con Perisic e Ljajic davanti: è il serbo a evitare un finale tranquillo, mancando il raddoppio. Ma il 2-0 sarebbe stato troppo e avrebbe modificato l’Inter sempre uguale a se stessa. © RIPRODUZIONE RISERVATA fIL PERSONAGGIO KONDOGBIA Gol ed esultanza anti sfortuna «Grazie Mancio Io sto crescendo come la squadra» 1«Non segnare cominciava a infastidirmi, rete merito dei compagni. Scudetto? E’ troppo presto, ma ci meritiamo la vetta» BLOCCATI IL SUO GOL 31’ PT GOL 1 biciata. Ne fa pochi, Joffré, ma mica banali, piatti. «E’ una grossa soddisfazione aver segnato: mi sono tolto un peso, la voglia di segnare», ammette. E anche la sfiga, quell’esultanza docet. Matteo Dalla Vite INVIATO A TORINO E poi esulta così, ciondolando un po’ e con le mani che spazzolano il corpo: un autolavag- SMS AL CAMPIONATO Mancio non l’ha abbandogio scacciaguai, antisfiga insomma. nato: ricevuta la seconda badilata di fila da DeBonjour Kondo: è l’alba di una nuova storia e il schamps per la nazionale francese (zero convocatramonto (forse definitivo) dei punti interrogati- zioni), Kondogbia è stato piazzato in battaglia da vi. Bonjour Kondo e buonanotte ai dubbi attorno Mancini. «Abbiamo un buon gruppo, siamo solidi a un ragazzo che a solo 21 anni è stato pagato 31 e lavoriamo bene sia in fase offensiva che in fase milioni più almeno altri 5 di bonus. Le domando- difensiva - continua Geoffrey -: anche per questo subiamo pochi gol e magari è un ne cattive spariscono, il buio va messaggio al campionato. Scudetvia: addio turbamenti. «Non voglio to? Troppo presto per parlarne, perispondere alle critiche, penso a LA CIFRA rò stiamo dimostrando che possiame - fa Geoffrey Kondogbia-. È normale discutere su tutto, fa parmo meritarci di essere in vetta, te del calcio e va accettato. Io penl’importante è continuare così». so a lavorare e a fare il meglio posKondo dice «mi sto adattando alla sibile». Gol: il colpo mancino del Serie A, sto crescendo» e ripete di Mancio è stato il suo. Joffré Kondo- Le reti dell’Inter: non essere interessato «a rispongbia in un pomeriggio ha già egua- mai una capolista dere alle critiche». Kondo ha mesgliato il proprio record di gol staso il piedone sinistro dentro il settigionali: 1. L’ultimo - Trofeo Berlu- della Serie A aveva mo 1-0 della stagione interista: il sconi a parte contro il Milan - lo segnato così poco gol realizzato al Trofeo Berlusconi mise dentro il 25 febbraio di que- dopo 12 giornate contro il Milan non fa classifica; st’anno. Palcoscenico più di lusso, questo sì. «Cosa significa vincere Emirates Stadium, casa-Arsenal, Champions, sette volte per 1-0? L’importante sono i tre punti e Moutinho la appoggia, lui che arriva da dietro, se si attacca e si difende insieme significa che tutfucilata di sinistro nel sette col timbro dell’impos- ti hanno un ruolo». In squadra lo aiuta a crescere sibile. Ieri, Olimpico di Torino, Geoffrey si è mes- Medel: i due hanno giocato assieme nel Siviglia, so a fare un gol meno difficile ma inserendosi da annata 2012-13. «Gary è uno che aiuta molto. Il interno destro, che la sua solita zona di compe- gol lo dedico ai miei compagni. Non era semplice tenza non è: al posto di Moutinho c’era Palacio segnare, ma con l’ottimo lavoro di Palacio sono (assist di testa) ma l’acrobazia per spiaccicare il arrivato nel momento giusto». Bonjour Kondo. pallone di sinistro in porta c’è stata tutta. In sfor© RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Serie A R 12a giornata LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT 13 LE PAGELLE di PIERFRANCESCO ARCHETTI TORINO INTER 5,5 6 VIVES SI ACCENDE SOLO NEL FINALE AMNESIA DEL GOL PER QUAGLIARELLA IL TECNICO GIAMPIERO VENTURA 5,5 Il Torino non si rianima anche se ci va vicino. Come spesso avviene, la seconda parte è la migliore, ma senza trovare il gol. Fa debuttare anche Amauri nel 3-4-1-2: inutile. IL MIGLIORE MARCO BENASSI 6,5 Torna titolare dopo un mese. Colpisce la traversa da fuori area, è uno dei pochi a cui riesce la puntata in verticale anche se gli inviti non sono poi tutti precisi. TIRI 2 RECUPERI 3 PASSAGGI 10 IL PEGGIORE ANDREA BELOTTI 5 Titolare al posto di Maxi Lopez: fuorigioco, capriole, proteste per un rigore che non c’è e un facile tocco in porta da due passi che non arriva al gol. Sostituito. TIRI 2 SPONDE 0 DRIBBLING 0 6,5 5,5 6 6 PADELLI Alcuni rinvii di piede sghembi, però si prende la rivincita con un dribbling a Perisic. Due soli tiri in porta, sul gol dormono altri. G. SILVA Prima presenza dall’inizio, al posto dello squalificato Bovo. Qualche pasticcio fra tocchi e posizioni errate, cerca di rifarsi con i tackle. GLIK Con Icardi carezze decise, anche troppo, e rischia il rosso. Da un fallo nasce la punizione del gol, meno irruento dopo. Stoppa «Kondo» verso il 2-0. MORETTI Controlla il centro sinistra con maniere spicce: 13 fra contrasti e recuperi vinti, un paio di errori consecutivi non lasciano danni. PARATE 1 RINVII 9 USCITE 2 CONTRASTI 1 LANCI 3 PASSAGGI 50 CONTRASTI 1 LANCI 8 PASSAGGI 59 CONTRASTI 0 LANCI 10 PASSAGGI 66 6 5,5 5,5 5,5 PERES Sempre pronto a ripartire, meno a difendere, chiude in vantaggio il primo round su Nagatomo, dopo rallenta. Esce infortunato. VIVES Preferito a Gazzi, deve liberarsi del fastidio di Medel per accendere il Toro. Meglio nel finale, ma 20 tra palle perse e passaggi sbagliati. BASELLI Non approfitta del Melo distratto subito. Un buon invito a Quagliarella, ma anche uno facile sbagliato nel primo tempo. Cambiato. MOLINARO Divide le colpe della mancata chiusura sul gol interista con Baselli: erano gli ultimi della linea, si sono fermati a guardare. CONTRASTI 0 CROSS 1 PASSAGGI 24 TIRI 2 RECUPERI 8 PASSAGGI 42 TIRI 0 RECUPERI 4 PASSAGGI 26 CONTRASTI 0 CROSS 5 PASSAGGI 33 5,5 5,5 6 s.v. QUAGLIARELLA Non trova la rete dal 20 settembre: un solo cross nel primo tempo, sbatte contro Handanovic dopo. Finisce da trequartista. MAXI LOPEZ Dentro dopo oltre un’ora, reclama un rigore e pochissimo altro. ZAPPACOSTA Rileva Peres infortunato. Occupa la stessa posizione del brasiliano a destra, viene coinvolto in poche azioni utili. AMAURI Entra al 37’ del secondo tempo per Baselli, non ha lo spazio per rendersi utile. TIRI 4 SPONDE 0 DRIBBLING 0 TIRI 0 SPONDE 0 DRIBBLING 0 CONTRASTI 0 CROSS 0 PASSAGGI 7 TIRI 0 SPONDE 0 DRIBBLING 0 6,5 MIRANDA CHIUDE IN TUTTI I MODI MEDEL MULTIUSO ICARDI SFIORITO IL TECNICO ROBERTO MANCINI 7 Cambia impostazione riproponendo il 3-5-2, e anche cinque uomini, ma non cambiano i risultati. Si arrabbia tanto, sintomo che l’Inter sul campo non lo entusiasma, però in classifica vola. IL MIGLIORE 7,5 SAMIR HANDANOVIC All’inizio non sembra una gara da prodigi, come contro la Roma, ma nella ripresa la contabilità diventa straordinaria e salva ancora in almeno tre occasioni il risultato. PARATE 8 RINVII 9 PRESE ALTE 3 5,5 MAURO ICARDI La panchina con la Roma e la sfida con Maxi Lopez: tanti motivi perché gli esca una grande partita. Invece dopo mezzora di corse, un assist e una zuccata alta, sfiorisce fino al cambio. TIRI 2 SPONDE 0 DRIBBLING 0 Handa: «Giusto così» Sentite D’Ambrosio «Che “cazzimma”!» 1Il portiere: «Siamo un grande gruppo, tutti devono farsi trovare pronti. C’è una sana competizione tra noi» Matteo Dalla Vite INVIATO A TORINO uggestive e concrete sono le parate di Samir Handanovic, ancora super come contro la Roma: il suo rinnovo tarda per il bonusscudetto fino al 2019 («Non ci sono problemi, siamo d’accordo con la società, non so se sarà dopo Natale o quando sarà»), intanto la vittoria di Torino è un forte segnale dei forti. «Tre punti fondamentali perché prima di andare in nazionale rimaniamo dove siamo in classifica. Siamo stati cinici e abbiamo preso quello che ci appartiene. Lo scudetto? Dobbiamo pensare come ci siamo allenati fino adesso, come abbiamo preparato queste partite e vinto qui. Magari non andrà sempre tutto bene, bisogna restare umili». Mancini continua a modificare il sistema di gioco, ma sembra che tutto questo non muti il risultato finale. «Questa è la dimostrazione che siamo un grande gruppo, tutti si devono far trovare pronti, c’è competizione e tutti si allenano bene. L’importante è lo spirito della squadra. Magari quelli che oggi (ieri, ndr) non hanno giocato e hanno fatto bene contro la Roma, saranno in campo tra due settimane contro il Frosinone. Non si sa, questa penso sia la nostra forza» - chiude il portiere sloveno. CONTRATTURA E presto Jeison Murillo verrà sottoposto a esami strumentali per l’infortunio subìto sul finale: per lui, lieve contrattura all’adduttore destro, quanto seria sarà stabilito anche dallo staff della nazionale colombiana che il centrale difensivo raggiungerà per poi, forse, salutare. CAZZIMMA Nel frattempo, ecco il Bignami di Danilo D’Ambrosio. «Siamo cattivi, cinici, una squadra con la “s” maiuscola - dice il napoletano - Abbiamo margini di miglioramento enormi, ma se siamo lì vuol dire che stiamo facendo bene. Siamo una squadra con la cazzimma». Che in slang significa furba, scaltra, cattivella. Ci sta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Samir Handanovic, 31 anni FORTE coffee time no ilter 6,5 6 6 MURILLO Anticipi e scivolate: così gli attaccanti del Torino vengono fermati prima dell’area e quando passano c’è il portiere. Esce per infortunio. MIRANDA Il centrale del trio a volte usa l’eleganza, più spesso il rinvio sbrigativo ma utile. E riesce a recuperare quando va in affanno. JUAN JESUS Qualche spiffero di troppo sul centro sinistra, ma riesce a salvarsi. Quando invece ha la palla e cerca di giocare in verticale non è troppo preciso. D’AMBROSIO E’ stato anche capitano del Torino, torna titolare nell’Inter: sente fischi in abbondanza, collabora con Handanovic nel salvataggio su Belotti. CONTRASTI 0 LANCI 3 PASSAGGI 55 CONTRASTI 1 LANCI 4 PASSAGGI 49 CONTRASTI 1 LANCI 2 PASSAGGI 44 CONTRASTI 3 LANCI 3 PASSAGGI 26 5,5 7 6,5 6 MELO Rientra dopo la squalifica e sembra sia arrugginito. Primo tempo con errori di ogni tipo, meglio dopo un’ora quando si ferma in mezzo a spazzare. MEDEL Lui è il più basso del trio di centrocampisti, ma diventa anche il più alto, quasi trequartista, per intercettare Vives: ci riesce. KONDOGBIA Primo gol in campionato, all’undicesimo tiro in generale e può servire a sbloccarlo. Difficoltà nella fase difensiva: gli scappa spesso Benassi. NAGATOMO Confermato a sinistra. Serve contro le intromissioni di Peres: le soffre per un tempo, dopo invece si riabilita e fa ammonire il rivale. TIRI 0 RECUPERI 1 PASSAGGI 30 TIRI 0 RECUPERI 6 PASSAGGI 61 TIRI 1 RECUPERI 8 PASSAGGI 46 CONTRASTI 3 LANCI 0 PASSAGGI 23 6 IL PEGGIORE IRRATTI I rigori chiesti dal Torino sono delle cadute senza fallo, lui è sempre molto vicino per giudicare e sulla simulazione di Lopez poteva usare il cartellino. Non lo estrae per le manate di Glik, già ammonito. PRESENTE E FUTURO S 6,5 6 5,5 s.v. PALACIO Rieccolo dall’inizio per dialogare con Icardi. Un assist chissà se voluto, qualche movimento adatto prima del cambio. PERISIC Entra per Icardi e ne occupa la posizione. L’Inter non gioca più sulle punte ma almeno un paio di appoggi sui contropiede gli riescono. LJAJIC Butta un contropiede, getta un’altra possibile occasione con un passaggio errato. Poco tempo, d’accordo, ma poteva sfruttarlo meglio. RANOCCHIA Cambio obbligato nel lungo recupero (6 minuti divenuti 7) al posto di Murillo. TIRI 0 SPONDE 0 DRIBBLING 2 TIRI 0 SPONDE 1 DRIBBLING 0 TIRI 1 SPONDE 0 DRIBBLING 0 CONTRASTI 0 LANCI 0 PASSAGGI 2 CRISPO 6 MUSOLINO 6 DAMATO 6 DOVERI 6 16 Serie A R 12a giornata Ilicic-Kalinic show: la Viola è una sinfonia Che risposta all’Inter 1La Fiorentina non molla la vetta: in casa della Sampdoria dà lezioni di calcio e solo un super Viviano evita la goleada era solo questione di tempo. Poi il solito Kalinic, simbolo della Fiorentina da trasferta (6 reti sulle 7 totali lontano da Firenze) ha chiuso il conto che poteva essere molto più salato. Fabio Bianchi INVIATO A GENOVA Twitter @fabiowhites L ezione di calcio a Marassi, in salsa portoghese. La «Paulo Sousa globe trotter» colpisce ancora, là dove finora c’è stato un fortino. Se la Fiorentina fosse una fotografia, non ci sarebbe nessun dettaglio fuori fuoco. Il suo gioco è armonia, ritmo ed efficacia. Più che la vetta confermata in coabitazione con l’Inter, stracciata peraltro a San Siro, sorprendono i numeri. Non c’è gara di campionato dove la Viola non abbia segnato. L’unica della Serie A. Ha collezionato 5 rigori (e con la Samp ce n’era un altro non concesso su Kalinic). Segnali chiari: si presenta nelle aree avversarie con grande facilità. Nei primi tempi poi è micidiale: 14 reti, altro record. E solo l’Inter ha subito meno gol. La Viola è completa, non ha un reparto debole e ha pure una panchina ricca. Perché non dovrebbe ambire allo scudetto? Manca solo un tassello: la consapevolezza di poter essere grande, sempre, anche contro le grandi, visto che due delle tre sconfitte sono arrivate con Roma e Napoli. E’ l’ultimo passo per ambire al traguardo. Ma si può sognare, questo è certo. Per la prima volta la Samp si è arresa in casa sua e non poteva che andare così. Una follia di Zukanovic ha aperto la strada, ma LA CHIAVE Strano non ci fosse anche Vin Diesel in campo. Questo Samp-Fiorentina sembrava l’ennesimo sequel della fortunata serie cinematografica «Fast and Furious». Una sfida ad alta intensità, giocata a cento all’ora, con pochi attimi di respiro e tanta suspense. Uno spettacolo. Almeno nel primo round. Certo, con qualche errore d’impostazione e imprecisioni sotto porta ma non poteva esser altrimenti, visto il piede sempre pigiato sull’acceleratore. Averne di partite così, poco italiane per il ritmo e molto italiane per tattica e, perché no, tecnica. Peccato sia durata a questo livello solo 45 minuti, causa uscita di strada della Samp. Che bisogna ringraziare per il contributo allo spettacolo: dopo lo svantaggio ha spinto con decisione, ha provato a raddrizzare la partita ma la Fiorentina era obiettivamente superiore. Troppo. Basta vedere la collezione di tiri in porta e di calci d’angolo. La Fiorentina ha avuto sempre in mano la partita e nel secondo round lo si è visto più chiaramente. Il centrocampo ha fatto la differenza e i conseguenti scambi in velocità mandati a memoria. Badelj e Vecino a recuperare e impostare, i fantasisti a creare. A turno. L’ALLENATORE DELLA SAMPDORIA IL FUORIONDA TV Cassano a Rossi «Come mi sento? Sto una m...» GENOVA Curioso scambio di battute tra Giuseppe Rossi e Antonio Cassano nell’intervallo di SampdoriaFiorentina. «Sono contento per te», ha detto Fantantonio a Rossi. «E tu come stai?», ha ribattuto Rossi, ricevendo una colorita risposta da Cassano col sorriso sulle labbra e Zenga alle spalle: «Ti devo dire la verità? Una merda!». Alessio Da Ronch GENOVA L a scena è sorprendente, nonostante la sconfitta. Massimo Ferrero lascia la tribuna del Ferraris deluso, scende le scale fino in fondo, pensieroso, triste. Quando sbuca nel passaggio che, da sotto la tribuna porta verso gli spogliatoi, trova molti tifosi ad attenderlo, tutti più delusi di lui, più arrabbiati di lui. Tutti con un obiettivo preciso in testa: Walter Zenga. «Caccialo» gli urlano, poi continuano: «Ci ha fatto fare una brutta figura», quindi insistono: «Ci hanno preso a pallonate». Ferrero è sorpreso, 5 i rigori a favore della Fiorentina, primato nella attuale Serie A: i viola non hanno ancora commesso errori dal dischetto 1 le sconfitte stagionali in casa della Sampdoria, che non perdeva a Marassi in campionato dal 16 maggio scorso (0-1 contro la Lazio) CHE BERNARDESCHI Lippi, in tribuna, si sarà divertito a vedere i giochi di prestigio di Ilicic e Borja Valero, ma anche le sgroppate di Bernardeschi che hanno sfiancato la Samp. Uno da tenere più presente in chiave azzurra. Zenga ha provato a metterci una pezza, sostituendo nell’intervallo il baby Pereira con Mesbah, ma non è cambiato molto. Ha influito anche la serata nera di Eder e Muriel, poco serviti ma anche oscurati dall’impeccabile difesa viola. L’italo-brasiliano ha fatto solo un tiro in porta, sull’unico regalo di Roncaglia, fallito da due passi anche per i riflessi di Tatarusanu. Si era già sul 2-0, è stato l’unico soffio di speranza per la rimonta. Invece Viviano ha dovuto fare gli straordinari perché la sconfitta non assumesse toni pesanti. L’entrata triste di Cassano al tramonto della sfida ha confermato l’impotenza sotto rete della Sampdoria. Si consoli, quando la Viola suona così, è dura per chiunque fare meglio. L’avviso ai naviganti è chiaro. Nella corsa poco fast e molto furious per lo scudetto, la Fiorentina resterà in pole. Il gol del 2-0 Fiorentina segnato da Nikola Kalinic, 27 anni: per il croato è la settima rete in Serie A LAPRESSE © RIPRODUZIONE RISERVATA fAREA TECNICA fAREA TECNICA ZENGA ACCUSA: «VECINO DA ROSSO» I TIFOSI A FERRERO «MANDALO VIA» 6 i gol segnati in trasferta da Kalinic (su 7 totali in campionato), almeno tre in più di ogni altro giocatore del campionato L’ALLENATORE DELLA FIORENTINA sta per piazzare il faccione per il solito selfie con un tifoso, ma desiste, si allontana scuro in volto e si infila con decisione nel sottopasso che porta dall’altra parte dello stadio. Un momento particolare. Perchè la classifica della Sampdoria è ancora discreta e perchè quella subita dalla Fiorentina, seppur netta e cocente, e la prima sconfitta interna. Intorno a Zenga non c’è mai stato grande entusiasmo, ma una scena simile colpisce. Il bruciante k.o. di Europa League a inizio stagione ha lasciato un segno profondo. ACCUSA Lui, Zenga, va avanti per la sua strada e punta il dito contro l’arbitro Russo, reo di non aver mostrato il secondo giallo a Vecino, dopo che il centrocampista aveva fermato il gioco con un fallo di mano: «Ottima Fiorentina - ammette il tecnico - , ha meritato il successo, ma Vecino andava espulso e sarebbero rimasti in dieci. La partita si è incanalata dalla loro parte da episodi determinanti. Volevamo attaccarli alti, pressarli, aggredirli, non lasciarli venire avanti, ma abbiamo regalato il rigore dopo 10 minuti e lì è diventato tutto complicato. Anche il 2-0 è un nostro regalo da un fallo laterale per noi. In campo me la prendevo perche non stavamo facendo quello che avevamo preparato. Era il sintomo che non credevamo più in quello che stavamo facendo. Eppure, se a dieci minuti dalla fine Eder avesse segnato avremmo potuto riaprire la sfida. Mai arrendersi». © RIPRODUZIONE RISERVATA SOUSA RAGGIANTE «LO SCUDETTO? MERITIAMO DI STARE LASSÙ» Il portoghese: «La cosa più importante è competere con tutti i nostri avversari» Bernardeschi: «Dato un segnale forte» GENOVA B ella, anzi bellissima. Paulo Sousa si gode il successo e una serata davvero spettacolare. In campo lo ha fatto inquietare un po’ soltanto qualche decisione dell’arbitro Russo. Il resto è stato tutto miele: «Vogliamo competere con tutti – spiega il portoghese –. Sono contento, perché giocare qui è molto difficile. Siamo stati intensi, veloci e pure concreti per ottenere la vittoria. Lo scudetto? Vogliamo competere con tutti, grazie alla nostra qualità. Meritiamo di stare dove siamo per quello che facciamo sul campo. Il nostro scudetto è un calcio propositivo, l’immagine del nostro gioco. La nostra vittoria più grande è ottenere il riconoscimento delle nostre qualità dagli avversari». APPROCCIO Al tecnico gigliato è piaciuto in particolare l’approccio psicologico alla gara. «Siamo stati anche condizionarti da diversi gialli a inizio partita. Siamo però rimasti alti, così abbiamo potuto controllare la partita. E’ il frutto del nostro lavoro. La Sampdoria ha velocità, forza, è una squadra dura, ma noi siamo riusciti a fare emergere le capacità che ci contraddistinguono. Poi c’è l’allegria che ci accompagna sempre in campo. Questa è un’altra cosa che ci caratterizza sempre. Arrivare alla sosta con una classifica così e una prestazione ad altissimo livello è importante. Potremo lavorare sulle nostre idee. Saremo pronti a lavorare con chi rimane ad allenarsi in queste due settimane e aiutarlo a migliorare». CHE BERNA La Fiorentina ha anche e soprattutto il volto felice ed entusiasta di Federico Bernardeschi. Piazzato sulla fascia destra ha disintegrato Pereira, poi ha messo in crisi pure Mesbah, creando problemi in serie a tutta la difesa blucerchiata. La sua corsa e la sua fantasia hanno esaltato i gigliati. Le sue parole, a fine gara ai microfoni Sky, sono il miglior manifesto di questa Fiorentina capolista: «Il nostro segreto è che siamo un gruppo vero. Ognuno gioca per il compagno, tutti ci diamo una mano. Credo che lo si possa vedere immediatamente. Questo mi rende orgoglioso, così come il risultato di Genova e la nostra classifica». Ecco, la classifica. Lui non scomoda la parola scudetto, ma intanto si piazza lì davanti a tutti, segnalando che quel che accade non è frutto di un caso: «Abbiamo dato a tutti un segnale forte. Abbiamo dimostrato che ci siamo anche noi e che meritiamo di stare dove siamo. Siamo consapevoli delle nostre forze e ci godiamo questa pausa in cima alla classifica». a.d.r. © RIPRODUZIONE RISERVATA LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT fIL PERSONAGGIO TALISMANO ILICIC Metamorfosi Josip L’ex comparsa recita da protagonista 1Quarto centro in campionato per lo sloveno: se segna lui, la Fiorentina vince. Criticato per la pigrizia, è diventato leader LA SUA PARTITA AI RAGGI X 1Josip Ilicic, 27 anni, in questa stagione ha segnato 6 gol: quattro in campionato e due in Europa League TOCCHI PER ZONA SAMPDORIA 0 FIORENTINA 2 PRIMO TEMPO 0-1 MARCATORI Ilicic su rigore al 10’ p.t.; Kalinic al 13’ s.t. SAMPDORIA (4-3-1-2) Viviano; De Silvestri, Silvestre, Zukanovic, Pereira (dal 1’ s.t. Mesbah); Carbonero, Fernando, Barreto (dal 20’ s.t. Ivan); Soriano (dal 35’ s.t. Cassano); Muriel, Eder. PANCHINA Puggioni, Brignoli, Moisander, Cassani, Rodriguez, Bonazzoli, Palombo, Christodoulopoulos, Regini. ALLENATORE Zenga. CAMBI DI SISTEMA nessuno. BARICENTRO MOLTO BASSO 48,2 M ESPULSI nessuno. AMMONITI Zukanovic per c.n.r., Soriano e Eder per gioco scorretto. FIORENTINA (3-4-2-1) Tatarusanu; Roncaglia, G. Rodriguez, Astori; Bernardeschi, Badelj (dal 29’ s.t. Mario Suarez), Vecino, Pasqual (dal 21’ s.t. Marcos Alonso); Ilicic (dal 37’ s.t. Mati Fernandez), Borja Valero; Kalinic. PANCHINA Lezzerini, Sepe, Tomovic, Rebic, Verdù, Rossi, Babacar. ALLENATORE Sousa. CAMBI DI SISTEMA nessuno. BARICENTRO MEDIO 51,3 METRI ESPULSI nessuno. AMMONITI Badelj, Vecino, G. Rodriguez per gioco scorretto. ARBITRO Russo di Nola. NOTE paganti 3.343, incasso di 63.220 euro; abbonati 19.114, quota di 152.366,13 euro. Tiri in porta 3-7. Tiri fuori 2-8. In fuorigioco 3-1. Angoli 1-9. Recuperi: p.t. 1’, s.t. 4’. PASSAGGI 42 Il colore è più intenso nelle zone in cui ci sono stati più tocchi di palla TOTALI ATTACCO POSITIVI 36 2 1 1 1 2 4 3 1 3 2 1 3 3 1 4 5 2 2 1 2 5 3 1 3 2 NEGATIVI 6 1 6 OCCASIONI CREATE 3 LANCI POSITIVI 5 IL SUO GOL I PUNTI DA CUI HA TIRATO 10’ PT GOL SU RIGORE 1 GOL FUORI Alessio Da Ronch GENOVA O ra Josip Ilicic si trasforma in talismano. In quattro giorni si prende la scena in maniera totale, con qualche passaggio a vuoto, come un contropiede clamoroso sciupato sull’1-0, ma ormai non fa neppure più storcere la bocca ai suoi vecchi detrattori. Giovedì sera ha gelato i polacchi del Poznan con una doppietta, stavolta firma gol e assist al Ferraris, affondando la Sampdoria lì dove nessuno quest’anno era mai riuscito a batterla. Impresa speciale, con un protagonista particolare. Micidiale e trascinante. FIDUCIA Con quel suo modo di interpretare le partite il ventisettenne sloveno è stato spesso considerato indolente, qualche volta un corpo estraneo. Critiche e fischi non sono mancati, ma ora è l’uomo in piu, il portafortuna, quasi quasi si trasforma in guida, in esempio. In Po- lonia ha scaldato tutti parlando di scudetto. Lui, insomma, crede in se stesso e nella Fiorentina di Sousa. Magicamente pare essersi ritrovato. Stupisce come aveva fatto muovendo i primi passi in serie A con la maglia del Palermo. Non a caso procede con lo stesso passo anche dal punto di vista dei gol realizzati: 4 nelle prime 9 presenze stagionali. Finalmente convince tutti, trascina, entusiasma. PORTAFORTUNA Ilicic inventa, segna, dona qualità, regala sorrisi. Proprio così, quando lui piazza la firma i tifosi possono gioire immediatamente: 4 gol in campionato, 4 rigori trasformati, 4 vittorie: contro Milan, Inter, Atalanta e Sampdoria. Non basta, la sua doppietta in coppa ha steso il Lech Poznan. Ogni suo centro porta al successo: più abilità che fortuna, perché le sue imprese non restano più fini a se stesse, come accadeva in passato, divengono il completamento dell’opera viola. In campionato si dimostra letale dal dischetto, in coppa piazza la prodezza su calcio piazzato, la specialità della casa, e su azione, sempre con quel sinistro speciale, a volte dolce, spesso secco e potente. ABITUDINE Al Ferraris Josip fa secco Viviano dopo nemmeno dieci minuti di gioco, va con sicurezza sul dischetto e incrocia, poco importa se il portiere intuisce, la traiettoria è bassa e veloce, finisce in rete e mette in discesa il match. Il sigillo sulla sfida lo mette invece Kalinic, poco prima dell’ora di gioco, ma l’assist è ancora di Ilicic, che piazza il compagno libero a due passi dal portiere. E pure questo non è un caso. Oltre ai sei gol stagionali, infatti, lo sloveno può vantare pure quattro assist, tutti per il centravanti croato. Un tipo abitudinario, insomma. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PAGELLE di FA.BI. 5,5 FIORENTINA 7,5 IL MIGLIORE IL MIGLIORE EMILIANO VIVIANO JOSIP ILICIC 7 7,5 Per i miracoli ripassare. Strepitoso sul tiro deviato di Vecino, bravissimo su Bernardeschi, bravo su Badelj e nell’indurre all’errore Kalinic all’alba del match con l’uscita. L’eccellente talismano. Se segna lui, la Viola vince. Oltre al rigore, l’assist per Kalinic. In generale, quando si accende, son sempre brividi per gli avversari. (M. Fernandez s.v.) DE SILVESTRI 6,5 Gran duello con Borja Valero. A volta deve cedere al suo dribbling. SILVESTRE 6 Concede subito una chance a Kalinic, sul gol è preso d’infilata. Ma spezza molte trame. ZUKANOVIC 5 Attimo di follia quel mani su Bernardeschi. Si riprende ma il peccato è capitale. PEREIRA 5,5 Giovane, acerbo e dalla parte sbagliata. Alibi li ha, ma è spesso distratto e superato. MESBAH 6 Meglio di Pereira, è più attento. Ma anche lui ha il suo bel daffare con Bernardeschi. CARBONERO 6 Intermittenza di classe e continuità di corsa. Si sbatte FERNANDO 6,5 Vigile d’alta qualità. Dirige il traffico e la squadra. BARRETO 6 Uomo ovunque, al solito. Precisione, poca. IVAN 6 Si mette lì, a fare da frangiflutti. SORIANO 6 Trequartista nel senso che gioca in tre quarti di campo. Va anche a impostare in difesa. Generoso ok, ma così poco efficace. CASSANO s.v. Nè tempo nè occasioni per qualche fantasia. MURIEL 5,5 Giornata nera e avversari in gran forma: equazione deleteria per lui. EDER 5 Il riposo del re del gol. Roncaglia lo vuole aiutare ma lui fallisce un gol fatto. ALL. ZENGA 5,5 Media voto tra il bel primo round e il secondo dove la Samp si perde. TATARUSANU 7 Stoppa l’ultima speranza di rimonta della Samp con l’uscita perfetta su Eder. RONCAGLIA 6,5 Tosto come un Roncaglia, corretto come mai. Peccato per l’errore nel finale che lancia Eder. G. RODRIGUEZ 7 Impeccabile, con l’aiuto degli attaccanti spenti. ASTORI 7 Idem con patate. Si permette pure di avanzare. BERNARDESCHI 7,5 Devasta la fascia destra, costringe alla sostituzione di Pereira. Un’iradiddio. Fosse un po’ più generoso... BADELJ 7 Quando unisce il ritmo alle sue qualità, diventa davvero importante. SUAREZ 6,5 Ecco un titolare che deve stare in panchina per troppa abbondanza. VECINO 6,5 Il gusto equilibrio tra classe e sostanza. PASQUAL 6 Diligente, resta un po’ più in coperta degli altri. ALONSO 6 Un rientro tranquillo. Collabora alla manovra. BORJA VALERO 6,5 Va dove lo portano il cuore e l’istinto, facendo a volte arrabbiare Sousa. Ma è prezioso. KALINIC 6,5 Il solito guerriero dai piedi dolci. Puntuale al gol, ma ne sbaglia uno in avvio. ALL. SOUSA 7,5 Sinfonia viola: bellezza, velocità e concretezza. Normale essere in vetta. RUSSO Giusto il rigore con giallo e stop. Dovrebbe dare la seconda ammonizione a Vecino e non lo fa. Poi nel finale non vede un altro rigore per un fallo di Silvestre su Kalinic. CARIOLATO 6 - GAVA 6 GUIDA 6 - LA PENNA 6 5 Dal 4 settembre al 31 gennaio 2016 OGNI MESE PUOI VINCERE *Importo massimo, iva inclusa, erogato all’impresa che realizzerà i lavori. Montepremi clienti 125.000 € iva inclusa. Regolamento completo su www.ilcalorechetipremia.it. Conserva lo scontrino o la fattura. Stufa a legna ventilata modello Flò colore bianco SAMPDORIA MGA GROUP VIVIANO LIMITA I DANNI, EDER ASSENTE FUOCO BERNARDESCHI, MURO GONZALO 17 18 Serie A R 12a giornata 1 2 3 1 L’esultanza dei giocatori della Roma per il 2-0 sulla Lazio 2 Il rigore trasformato da Dzeko per l’1-0 della Roma 3 La gioia di Daniele De Rossi, in tribuna per il gol di Gervinho EIDON/PEGASO/MEDIASET ROMA 2 LAZIO 0 PRIMO TEMPO 1-0 MARCATORI Dzeko su rigore al 10’ p.t.; Gervinho al 18’ s.t. ROMA (4-3-3) Szczesny; Torosidis, Manolas, Rüdiger, Digne; Nainggolan, Vainqueur (dal 28’ s.t. S. Keita), Iago Falque; Salah (dal 13’ s.t. Florenzi): Dzeko, Gervinho (dal 36’ s.t. Iturbe). PANCHINA De Sanctis, Gyömber, Maicon, Castan, Emerson, Uçan, Sadiq, Ponce, Nura. ALLENATORE Garcia. BARICENTRO BASSO 49,3 METRI CAMBI DI SISTEMA 4-2-3-1 dal 21’ p.t. ESPULSI nessuno. AMMONITI Rüdiger, Vainqueur e Digne per gioco scorretto LAZIO (4-3-3) Marchetti; Basta, Mauricio, Gentiletti, Radu (dal 22’ s.t. Keita B.); Parolo, Biglia, Lulic; Candreva (dal 37’ s.t. Matri), Djordjevic (dal 17’ s.t. Klose), F. Anderson. PANCHINA Berisha, Hoedt, Konko, Onazi, Cataldi, Mauri, Morrison, Milinkovic, Kishna. ALLENATORE Pioli. BARICENTRO BASSO 49.5 METRI CAMBI DI SISTEMA 4-2-3-1 dal 22’ s.t.; 4-2-4 dal 37’ s.t. ESPULSI nessuno. AMMONITI Gentiletti, Biglia e F.Anderson per g.s., Radu per c.n.r. ARBITRO Tagliavento di Terni. NOTE paganti 11.663, incasso 788.136 euro, abbonati 23.590, quota 565.771 euro. Tiri in porta 3 (un palo)-2 (una traversa). Tiri fuori 4-5. Angoli 2-6. In fuorigioco 2-5. Recuperi 1’ p.t., 6’ s.t. Derby fra rigore e veleni Roma vola, la Lazio non c’è 1Un penalty in regalo, ma i giallorossi giocano meglio. I biancocelesti (al terzo k.o. consecutivo) colpiscono una traversa con Anderson Fabio Licari ROMA E se il rigore, e se la traversa. Ma alla fine c’è solo la Roma. Del fallo fuori area su Dzeko si parlerà inevitabilmente a lungo. Idem della gestione non impeccabile di Tagliavento e del tiro di Anderson. Se però la Lazio avesse voluto costruirsi un alibi per lo 0-2 avrebbe avuto quasi una partita per farlo, così da poter imprecare contro sorte e arbitro. Invece la Roma — gran collettivo e i due fenomeni di giornata Gervinho e Nainggolan — s’è presa facile il derby (il primo con undici stranieri e le curve in sciopero) e i tre punti che la tengono appiccicata a Inter e Fiorentina. Se non s’inserisce la Juve, lo scudetto diventa gioco a quattro considerando anche il Napoli. E i giallorossi, per fame e senso di squadra, non sono quelli messi peggio. NIENTE LAZIO Roma facile facile perché, diciamola tutta, non c’è stata reazione laziale, nean- che rabbia per il torto subito. Solo cattiveria quando tutto era ormai perduto, più la traversa di Anderson. Sarebbe meglio dire che non c’è stata Lazio: timida, troppo lontana dall’area romanista per far paura, senza manovra una volta spento Biglia. Se 10 successi e 8 k.o. in 19 gare stagionali significano qualcosa, è che non c’è equilibrio. E 4 sconfitte nelle ultime 5 di campionato sono un allarme. Basta in fondo una Roma non stratosferica ma compatta, di personalità, ben messa e ancor meglio «aggiustata» da Garcia (spostando Falque su Biglia). RIGORE E NON SOLO Il rigore che mette la Roma avanti dopo 10’ non c’è, benché a occhio nudo fosse quasi impossibile accorgersene vista la velocità dell’entrata di Dzeko. Ma è peggio il «dopo» che sa tanto di compensazione: a Gentiletti prima, a Lulic in seguito, sono risparmiati due «rossi» evidenti anche a velocità reale. Tagliavento va nel pallone. E comunque è la Roma quella che sembra in LA MOVIOLA di FRANCESCO CENITI FUORI AREA IL FALLO SU DZEKO GRAZIATO LULIC: ERA DA ROSSO Da rimarcare due episodi. Iniziamo dal rigore per la Roma: il fallo di Gentiletti (piede su piede) è pochi centimetri fuori area, poi col bosniaco già in caduta c’è pure un altro colpo del difensore col ginocchio a cavallo della linea che potrebbe «salvare» Tagliavento, ma il secondo tocco è conseguenza del primo. Quindi la decisione corretta sarebbe stata la punizione dal limite. In diretta non era facile valutare: errore comprensibile. Molto meno, invece, quello che accade nella ripresa quando Lulic da dietro fa un’entrata killer, da rosso diretto, sulla L’intervento di Lulic sulla caviglia di Salah caviglia di Salah che si era già liberato del pallone: non se ne accorge nessuno (neppure fischiato fallo) tra arbitro (seguiva lo sviluppo dell’azione), assistente e quarto uomo. Per il resto, Gentiletti rischia il 2° giallo: affossato Gervinho. svantaggio per come aggredisce subito (7° gol nei primi 15’), fa girare la palla pur concedendo l’inutile possesso alla Lazio (55%), sfiora il raddoppio con il palo di Nainggolan e il quasi palo di Dzeko, e infine, al 18’ s.t., mette a segno il match-ball con il gran gol di Gervinho su lancio «alla» Pjanic di Nainggolan. SQUADRA E QUEI DUE Ecco, nell’azione del 2-0 c’è il senso della Roma: un collettivo nel quale nessuno è mai lasciato solo, più due interpreti in stato di grazia. Il belga è impressionante per come domina in mediana rubando palloni e ispirando ripartenze. Prepotente, lucido e mai falloso: dall’ennesima iniziativa personale parte il lancio che spacca la difesa laziale e scatena l’ivoriano verso un gol per niente banale. Gervinho va al doppio della velocità di qualunque laziale e copre tutto il campo: non c’è contromisura. Ma quei due non sono tutto: la Roma si chiude e poi riparte in gruppo, lunga e stretta, sviluppando un gioco sul canale centrale che teoricamente lascerebbe alla Lazio spazio sulle fasce. Né Candreva (fiacco) né Anderson (a corrente alternata) ne approfittano. Inoltre andrebbero innescati da un centrocampo che però è tutto nelle mani di Garcia. SUPERCENTROCAMPO Una superiorità imbarazzante nel reparto, pur senza lo squalificato Pjanic. Garcia ha ragione a lanciare dal 1’ Vainqueur per sbarrare la difesa, ce ne fosse mai stato bisogno. Nainggolan fa per due e Falque è così al servizio della squadra che dopo 20’ si trasforma da mezzala a «finto» 10 (da 4-3-3 a 4-2-3-1) per chiudere Biglia tagliando ogni rifornimento ai compagni sperduti. La condizione precaria di Parolo e la sciagurata corsa di Lulic, che più si lancia più scopre il mezzo sinistra, fanno il resto. Anche la difesa è molto più insicura di quella giallorossa: Manolas e Rüdiger sono blindati, la coppia Mauricio-Gentiletti è graziata dall’assenza di Salah ma va in ginocchio per il gran movimento di Dzeko e l’ira di Gervinho. ENIGMA LAZIO Cos’ha davvero la Lazio lo sa soltanto Pioli. Può darsi che, come per la Juve, la preparazione anticipata per Shanghai stia giocando brutti scherzi. Di sicuro lui ci mette del suo non togliendo subito Djordjevic e quindi sostituendolo con Klose (uomo d’area, quando in area non si arrivava mai) invece di Keita (le cui iniziative a sinistra sono l’unico, tardivo, segnale di vita). Tentare soluzioni tattiche una volta sotto di due gol (il 4-2-3-1, il disperato 4-2-4 nel finale) non convince. Ma tutto questo non basta a spiegare il gap. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PAGELLE di F.LI. RÜDIGER PROVVIDENZIALE, NAINGGOLAN ONNIPRESENTE. ANDERSON DISCONTINUO, RADU TROPPO NERVOSO ROMA 6,5 SZCZESNY 6 La traversa di Anderson trema ancora, per il resto sicurezza anche nei rari pericoli. TOROSIDIS 6 Sulla carta ha il più pericoloso, Anderson, che però è discontinuo e spesso si accentra diventando preda di Manolas. Regge. MANOLAS 6,5 Non sbaglia un intervento: meno spettacolare del collega ma essenziale. La Lazio non esiste in attacco anche per lui. RÜDIGER 6,5 Di testa e in anticipo non ce n’è per nessuno. Implacabile. E un gran salvataggio su Djordjevic. DIGNE 6 Un po’ timido ma tiene la posizione: Candreva non gli fa paura. NAINGGOLAN 7,5 Onnipresente, re del centrocampo, rubapalloni, ispiratore del 2-0 con un lancio da «10». Un Gervinho arretrato. 4,5 VAINQUEUR 6,5 Prima da titolare alla Keita o, volando più alto, alla Busquets: geometrie nello stretto e protezione della difesa. A impostare pensano altri. S.KEITA 6 Gestione del successo. IAGO FALQUE 6,5 Decisivo il suo spostamento su Biglia per chiudere linee di passaggio e disturbare l’impostazione. Gara intelligente e di grande sostanza. SALAH 5 Negli occhi il fotogramma da film horror, con l’entrata in ritardo di Lucic che rischia di spaccargli la caviglia. Prima, poco. Imbrigliato da una Lazio corta corta, nelle cui linee non riesce mai a infilarsi. FLORENZI 6 Per coprirsi e ripartire. DZEKO 6,5 Non segnava dalla Juve: il rigore non c’è, ma l’azione è sua. Sfiora il raddoppio di millimetri giocando, ancora, a tutto campo. Non solo centravanti. (Iturbe s.v.) IL MIGLIORE GERVINHO 7,5 Impossibile marcarlo: uno spettacolo di velocità, dribbling e, sì, concretezza. Sventra la Lazio con i suoi cambi di ritmo. Un gran gol, il 6° in campionato. IL TECNICO RUDI GARCIA 7 Tutto giusto. Comincia con il 4-3-3, passa presto al 4-2-3-1 spostando I.Falque su Biglia, ha il controllo del gioco anche con Vainqueur titolare. TAGLIAVENTO Non solo il rigore che non c’è (possibile sia così sicuro, coperto com’è?). L’impressione di compensare: il 2° giallo risparmiato a Gentiletti e il rosso non dato a Lulic. Gli assistenti potevano aiutarlo. LAZIO 5 MARCHETTI 5,5 Battuto da un rigore, salvato dal palo, infine colpito da Gervinho proprio sul «suo» palo. BASTA 5 Non… basta contro le gambe biturbo di Gervinho che va anche a prendersi la palla lontano, taglia, incrocia. Sul 2-0 non è tutta colpa sua. MAURICIO 5 Altro che non può opporsi a Dzeko il cui movimento dà pochi punti di riferimento. GENTILETTI 5 Non è rigore, ma il fallo da «giallo» c’è. E poi, recidivo, rischia di uscire in anticipo per un altro intervento: salvato soltanto da un atto di compensazione. RADU 5,5 Salah non fa male. Però lui si fa prendere dal nervosismo e rischia il «rosso»: sostituito per evitare guai. PAROLO 5 La lunga assenza si sente: ritmo ridotto e pochi palloni. Garcia può dirottare il suo dirimpettaio (I.Falque) su Biglia senza soffrire. BIGLIA 5,5 Uno dei pochi, se non l’unico, ad avere le idee chiare: allora Garcia gli mette Iago davanti dopo 20’ e la Lazio non ha più manovra. LULIC 5 Anche se il voto fosse per la corsa non sarebbe da sufficienza. In più, l’intervento durissimo su Salah che è da «rosso». CANDREVA 5 Momento no. Si limita a prendere palla e tentare il dribbling, spesso scomparendo. (Matri s.v.) DJORDJEVIC 4,5 Non è tutta colpa sua: la Lazio è bassa e si affida solo a lancioni in diagonale. Ma non reagisce e si fa anche anticipare da Rüdiger nell’unica occasione buona. KLOSE 5,5 Un gol sfiorato (sbagliato?). Doveva entrare Keita per Djordjevic. F.ANDERSON 6 La traversa meritava il gol, un altro paio di spunti, ma troppe pause. Discontinuo. TONOLINI 6 MANGANELLI 5 IL MIGLIORE KEITA BALDÉ 6,5 Nella mezzora concessa da Pioli spiega che avrebbe potuto cambiare un po’ la partita. Non ribaltarla forse, ma creare qualche pericolo sì. IL TECNICO STEFANO PIOLI 5 Tutte le giustificazioni del caso – leggi il non rigore – ma ci mette del suo ritardando l’ingresso di Keita e scegliendo Klose per Djordjevic. BANTI 6 MAZZOLENI 5,5 22 Serie A R 12a giornata NAPOLI 1 UDINESE 0 LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT LE PAGELLE di MI.MAL. PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORE Higuain all’8’ s.t. HYSAJ VA A TUTTA HAMSIK A VUOTO WIDMER VOLA ITURRA SPARISCE NAPOLI (4-3-3) Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Jorginho, Hamsik; Callejon (dal 33’ s.t. El Kaddouri), Higuain (dal 37’ s.t. Gabbiadini), Insigne (dal 23’ s.t. Mertens). PANCHINA Gabriel, Rafael, Maggio, Chiriches, Henrique, Strinic, Lopez, Valdifiori, Chalobah. ALLENATORE Sarri. BARICENTRO MEDIO 52,2 METRI CAMBI DI SISTEMA nessuno ESPULSI nessuno AMMONITI Koulibaly per c.n.r.; Albiol e El Kaddouri per gio.scorr. NAPOLI IL MIGLIORE GONZALO HIGUAIN 7,5 Segna il gol numero 200 in carriera (nei club) e si dimostra sempre più indispensabile per la continuità dei risultati. La rete è un’altra prodezza da cineteca. UDINESE (3-5-1-1) Karnezis; Wague, Danilo, Felipe (dal 7’ s.t. Piris); Widmer, Badu, Lodi, Iturra (dal 25’ s.t. Adnan), Edenilson; Bruno Fernandes (dal 12’ s.t. Aguirre); Thereau. PANCHINA Romo, Meret, Perica, Marquinho, Pasquale, Camigliano, Hertaux, Evengelista. ALL. Colantuono. BARICENTRO MOLTO BASSO 46,8 METRI CAMBI DI SISTEMA nessuno ESPULSI nessuno AMMONITI Felipe, Wague e Piris per gioco scorretto ARBITRO Celi di Campobasso. NOTE Paganti 36.144 incasso di 754.618,99 euro. Abbonati e quota non comunicati. Tiri in porta 6-2. Tiri fuori 4-4. Angoli 7-5. Fuorigioco 2-5. Rec p.t. 0’, s.t. 4’. Gonzalo Higuain, 27 anni, segna il gol vincente, il 64° con il Napoli. Al River Plate si è fermato a 15, mentre al Real Madrid è arrivato a 121 GETTY Higuain ci mette il timbro Il Napoli resta in alta quota 1Gonzalo firma il 200° gol con i club e tiene gli azzurri al 4° posto L’Udinese si sveglia negli ultimi 20’, per Sarri 15 gare di fila senza k.o. Mimmo Malfitano NAPOLI A ncora lui. Un altro gol, prezioso e pesante, per se stesso e per il Napoli che non perde contatto con le zone alte della classifica. Un’altra prodezza, e sono nove quelle realizzate in campionato, dedicata a chi ritiene che questa squadra non sia dipendente dal suo talento: i numeri evidenziano, in maniera incontrastabile, che quando segna Gonzalo Higuain, la vittoria è assicurata. Ed è andata così anche contro l’Udinese, che Colantuono ha schierato a difesa di Karnezis per tre-quarti di gara, salvo poi divenire un tantino più intraprendente negli ultimi venti minuti, quando ha provato a riequilibrare il risultato. SPAZI RISTRETTI Col trascorrere dei minuti e con l’avversa- rio chiuso nella propria metà campo, si era capito che la partita l’avrebbe potuta sbloccare soltanto una giocata talentuosa, proprio quella che il Pipita ha regalato al pubblico del San Paolo, infilando Karnezis, dopo 8 minuti dall’inizio della ripresa, con un gran diagonale di sinistro: il pallone ha attraversato tutta la porta prima di sbattere sul palo e finire in rete per l’esplosione del San Paolo. La gara con l’Udinese ha confermato quanto già visto in altre partite, quando gli avversari si schierano a difesa della propria porta. Il Napoli ha fatto fatica ad aprirsi gli spazi necessari per concludere e quando c’è riuscito è stato bloccato dalle parate di Karnezis, prodigioso in due occasioni, nel primo tempo, quando ha respinto prima sullo stesso Higuain (28’), diagonale di destro, e poi su Callejon lanciato a rete da Hamsik. Colantuono ha optato per le marcatu- re strette, a ciascuno il proprio uomo, così Lodi ha avuto pochi palloni giocabili dovendosi preoccupare, innanzitutto, di tenere Jorginho, mentre il solo Badu ha tentato di avviare qualche ripartenza, con Widmer pendolino sulla fascia destra. Ma Reina ha compiuto una sola parata, deviando in angolo un colpo di testa dello stesso Widmer, nel secondo tempo (20’). Il portiere spagnolo è imbattuto da quattro gare per un totale di 378’, a conferma di quanto sia migliorato il rendimento dell’intero reparto difensivo, forte della coppia centrale AlbiolKoulibaly. SPINTA INARRESTABILE L’aggressività dell’Udinese ha convinto Sarri (alla 15esima partita di fila senza k.o. tra Serie A e coppa) a dirottare il gioco sugli esterni, dove Hysaj a destra e Ghoulam a sinistra hanno imperversato senza pause. La loro IL NUMERO 378’ l’imbattibilità di Reina. In tutto ha incassato 2 gol nelle ultime 9 gare di campionato, eguagliando Zoff nel 1970-71 spinta è stata continua, come i tanti cross che hanno proposto con le loro incursioni offensive. Ma a Higuain è mancato l’appoggio di Callejon e Insigne. Il primo si è distinto nelle fasi di recupero, mentre è stato servito poco negli ultimi venti metri. L’altro, invece, non ha mai calciato verso la porta e non ha trovato la misura giusta sugli assist. E se il gioco è stato attivo sulle fasce per tutti i novanta minuti, in mezzo al campo sono mancate le invenzioni di Marek Hamsik, poco incisivo e poco partecipe alla manovra. In compenso, si è visto un grande Allan che contro la sua ex squadra ha disputato una delle migliori prestazioni da quando è a Napoli. Nel ruolo di incontrista ha dominato su Iturra e ha raddoppiato su Lodi quando il fantasista bianconero ha portato palla. L’unica nota negativa, per Sarri, è stata l’ammonizione di Koulibaly, in diffida, che non gli permetterà di giocare a Verona, alla ripresa del campionato. Ma Chiriches ha dimostrato di essere un’alternativa valida ogni qualvolta è stato impiegato. DELUSIONE La notizia della mancata convocazione di Insigne e Jorginho ha un po’ rovinato la serata napoletana. Entrambi ci avevano sperato, ma Antonio Conte ha chiamato soltanto Manolo Gabbiadini che tra l’altro, dei tre, è quello che gioca meno. Pepe Reina, 30 anni, portiere GETTY © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PERSONAGGIO Il Pipita sulle orme di Diego: «Ma voglio un titolo» 1 L’argentino a segno per la settima volta di fila al San Paolo, Maradona arrivò a 8 nel 1987/88: «Siamo sulla strada giusta» Gianluca Monti NAPOLI H iguain forza nove. Il Pipita come il mare in tempesta, l’Udinese che va alla deriva. Per la settima volta consecutiva l’argentino è andato a segno al San Paolo in campionato, una striscia iniziata lo scorso anno nella sfortunata gara con la Lazio e proseguita in questa stagione con Sampdoria, Lazio, Juventus, Fiorentina, Pa- 6,5 lermo e Udinese. Il record lo detiene un certo Maradona con 8 prodezze casalinghe di fila (1987-88), ma il primato del Pibe ora traballa. Napoli-Inter, la prossima partita a Fuorigrotta, potrebbe essere quella dell’aggancio. Di sicuro sarà una partita chiave in ottica scudetto. «Era importante vincere con l’Udinese. Davanti avevano già fatto tutte il loro dovere», ha detto Higuain facendo capire qual è l’obiettivo stagionale del Napoli. Gonzalo Higuain, 27 anni ANSA DUECENTO GOL Il Pipita sta ripercorrendo le orme del suo celebre connazionale. Ieri ha raggiunto i 200 gol con le squadre di club (River Plate, Real Madrid e Napoli). «Il mio prossimo traguardo? Voglio vincere un titolo con il Napoli, è la cosa che mi renderebbe più felice e che nel contempo manderebbe in estasi i nostri tifosi. Non sappiamo ancora se è l’anno giusto. Il motto del presidente, che io condivido, è “partita per partita”, ma stiamo facendo bene e la strada è quella giusta». Higuain si è confermato un nove con piedi da dieci. Ieri ha disegnato calcio: splendida la girata deviata in angolo da Karnezis dopo uno stop di tacco per palati fini, bel- lo l’assist per Callejon fermato in uscita dal portiere greco. «Loro difendevano alti e io mi sono abbassato sulla trequarti come mi ha chiesto Sarri», ha spiegato il Pipita. Che nelle interviste come negli atteggiamenti sembra diverso da quello degli anni scorsi. Ieri ha caricato i compagni uno a uno. Quando Sarri lo ha richiamato in panca avrebbe potuto sbuffare visto che è stato il migliore in campo, invece ha capito il momento ed è corso incontro a Gabbiadini per poi abbracciare il tecnico. L’ennesima dimostrazione del feeling che c’è tra Sarri e il Pipita, che due gol li ha segnati partendo dalla panchina in Europa League. © RIPRODUZIONE RISERVATA REINA 6 Una sola vera parata, sul colpo di testa di Widmer. HYSAJ 6,5 Spinge molto sulla sua fascia e prova anche due volte la conclusione: fuori misura. ALBIOL 6,5 Thereau è troppo solo per creargli problemi. E lui lo tiene lontano da Reina. KOULIBALY 6,5 Chiunque arrivi dalle sue parti, viene sovrastato. GHOULAM 6,5 I cross avrebbero potuto avere migliore fortuna. Con Widmer un confronto alla pari. ALLAN 7 Sradica letteralmente il pallone dai piedi degli avversari. Iturra non lo prende mai. JORGINHO 6,5 Ha il merito di lanciare Higuain in occasione del gol. Regia senza sbavature. HAMSIK 5,5 Impalpabile, si vede poco e non influisce sulla manovra. Deve dare di più. CALLEJON 6 Copre quando Hysaj si sovrappone, ma viene cercato poco quando attacca. EL KADDOURI 5,5 In campo 19’: il tempo per prendersi un giallo. GABBIADINI s.v. Non ha palloni giocabili nei pochi minuti che gli concede Sarri. INSIGNE 6 Stavolta influisce poco solo qualche buona apertura. MERTENS 6 Gli è mancato il guizzo, ma tiene in apprensione la difesa friulana. ALL. SARRI 6 Colantuono gli chiude tutti gli spazi e lui trova giovamento dalla prodezza di Higuain. UDINESE 5,5 IL MIGLIORE SILVAN WIDMER 6,5 Si propone ogni qualvolta c’è una ripartenza. Sfiora il pareggio con un colpo di testa che Reina devia in angolo. In precedenza ci aveva provato da fuori area. KARNEZIS 6,5 Due uscite prodigiose, su Higuain e Callejon, rendono meno pesante il passivo. WAGUE 5 Dalla sue parti sfonda il Pipita per il gol vincente. Insigne l’impegna poco. DANILO 5,5 Non è facile per nessuno marcare questo Higuain in un momento di forma straripante. FELIPE 5,5 Pronti via e si fa ammonire per un’entrata su Insigne. Esce all’inizio della ripresa. PIRIS 5,5 Gioca di anticipo sulle ripartenze napoletane e non è impeccabile. BADU 6 S’inserisce bene negli spazi. LODI 5,5 Meglio nel primo tempo, sparisce un po’ quando la squadra spinge per trovare il pareggio. ITURRA 4,5 Una serata da dimenticare, Allan lo annulla e perde il pallone sul gol subito. ADNAN 5 Quando prova a spingere, Hysaj lo rimanda indietro. EDENILSON 5 Hysaj gli va via spesso e lui fa fatica a rincorrerlo. BRUNO FERNANDES 5 Dovrebbe giocare in appoggio a Thereau, ma sparisce presto. AGUIRRE 6 Con lui, l’azione diventa più veloce, prova un paio di dribbling, ma è poco assistito. THEREAU 5 Niente da fare, è finito nella morsa di Albiol e Koulibaly e per lui la notte s’è fatta più buia. ALL. COLANTUONO 5,5 Ci ha provato a proteggersi e lo stava facendo bene. Poi, Higuain gli ha fatto saltare i piani. CELI Ha ammonito 6 giocatori anche se la partita non è stata cattiva. Giuste, comunque, le sue decisioni. POSADO 6 – DE PINTO 6 ROCCHI 6 – PASQUA 6 6,5 24 Serie A R 12a giornata EMPOLI 1 JUVENTUS 3 1 2 PRIMO TEMPO 1-2 MARCATORI Maccarone (E) al 19’, Mandzukic (J) al 32’, Evra (J) al 38’ p.t.; Dybala (J) al 38’ s.t. EMPOLI (4-3-1-2) Skorupski; Laurini, Tonelli, Costa, Mario Rui; Zielinski (dal 40’ s.t. Buchel), Maiello (dal 12’ s.t. Dioussè), Paredes (dal 22’ s.t. Krunic); Saponara; Pucciarelli, Maccarone. PANCHINA Pugliesi, Pelagotti, Zambelli, Bittante, Barba, Camporese, Ronaldo, Piu, Livaja. ALLENATORE Giampaolo. BARICENTRO BASSO 49,6 M. CAMBI DI SISTEMA nessuno. AMMONITI Mario Rui e Krunic per gioco scorretto. 3 JUVENTUS (4-3-3) Buffon; Lichtsteiner (dal 41’ s.t Padoin), Barzagli, Bonucci, Evra; Khedira, Marchisio, Pogba; Cuadrado (dal 22’ s.t. Chiellini), Mandzukic, Morata (dal 21’ s.t. Dybala). PANCHINA Neto, Rubinho, Caceres, Alex Sandro, Rugani, Hernanes, Lemina, Sturaro, Zaza. ALLENATORE Allegri. BARICENTRO MOLTO BASSO 44,5 M. CAMBIO DI SISTEMA dal 22’ s.t. dal 4-3-3- al 3-5-2. AMMONITI Buffon, Morata e Marchisio per gioco scorretto. ARBITRO Massa di Imperia. NOTE Paganti 7994, incasso di 231.629 euro; abbonati 6.699, quota di 37.624 euro. Tiri in porta 4-4; tiri fuori: 2-7; angoli: 4-3; in fuorigioco 1-2. Recuperi: p.t. 1’; s.t. 4’. 1 Evra viene festeggiato dai compagni dopo il gol del sorpasso su calcio d’angolo di Cuadrado: è il 2-1 contro l’Empoli 2 Il tiro di Maccarone che ha sorpreso Buffon e ha messo sotto i bianconeri 3 Dybala segna la rete del 3-1 e chiude la partita. Per l’attaccante si tratta del quinto gol in campionato GETTY-ANSA Juve, una Signora reazione Tre schiaffi al mal di scudetto 1L’Empoli spaventa con Maccarone, poi Mandzukic-Evra ribaltano la gara e Dybala chiude i conti in fuorigioco. Seconda vittoria di fila in A: mai successo quest’anno Luca Calamai INVIATO A EMPOLI (FIRENZE) È presto per parlare di rimonta-scudetto. Ma intanto la Juve festeggia la seconda vittoria consecutiva in campionato. Come ricordano le statistiche si tratta di un piccolo primato stagionale. Niente di cui emozionarsi ma, forse, un punto di partenza. O, meglio, di ripartenza dopo un inizio di torneo a dir poco imbarazzante. Sia chiaro, la squadra di Allegri è lontana anni luce dalla corazzata che pochi mesi fa ha sfiorato uno storico triplete. Ma, svuotata l’infermeria, si comincia a intravedere qualcosa del nuovo progetto bianconero. Con il tridente di centrocampo Khedira-Marchisio-Pogba che continua la sua striscia di risultati positivi; con Cuadrado che garantisce imprevedibilità alla manovra e, soprattutto, con la presenza sulle corsie esterne di gente solida come Lichtsteiner ed Evra. Due dei migliori in campo. La Juve batte per 3 a 1 l’Empoli. Risultato forse troppo severo per la formazione di Giampaolo. Anche se, dopo il solito inizio di gara balbettante, la formazione di Allegri gesti- ta in rete grazie a un rimpallo favorevole poi sce la partita rischiando poco. E godendosi, nel (38’) cesella l’angolo che Evra corregge in rete finale, il sesto gol stagionale di Dybala, entrato al con un perfetto colpo di testa. Un uno-due miciposto di uno spento Morata. Dopo la sosta i bian- diale che ribadisce, ancora una volta, la capacità coneri affronteranno il Milan: per queste due della squadra di Allegri di ribellarsi ai momenti difficili. E’ successo, ultimamente, squadre potrebbe essere l’ultima nel derby e nella gara di Chamoccasione per salire in corsa sul pions contro il Borussia MoenI SORRISI treno-scudetto. La Juve parte con chengladbach. Segno di una granil freno a mano tirato. Un bel regade solidità psicologica. Una buona lo per una formazione organizzata notizia. Ma ora la Juve deve trovacome l’Empoli che passa addiritture anche quella solidità tattica inra in vantaggio al 19’ grazie a un dispensabile per rimettere a posto rinvio sbagliato di Bonucci e a una i numeri del campionato. Il prossiconclusione da venti metri di Mac- Le vittorie in questo mo salto di qualità deve arrivare carone che trova stranamente im- campionato dei dal trio di centrocampo. Marchisio preparato Buffon. La squadra bianconeri. Quella di e Khedira non hanno ancora trovabianconera reagisce subito trovanto il giusto feeling. Quando parledo territorio fertile sulla corsia di ieri è la seconda ranno la stessa lingua la Juve avrà destra. L’asse Lichtsteiner-Cuadra- in trasferta una marcia in più. E Pogba deve do funziona. Il colombiano è l’unico che salta con facilità l’uomo garantendo la su- ritrovare la fame dei tempi d’oro. Anche contro periorità numerica. Ed è lui a servire i due assist l’Empoli non è andato oltre qualche tocco eleche capovolgono la partita. Prima (32’) serve di gante. Pogba non è un leader, ormai questa è una testa a Mandzukic il pallone che il croato deposi- realtà chiara, ma non può essere diventato di col- 5 po un giocatore poco più che normale. SENZA AFFANNI Nel secondo tempo la squadra bianconera gestisce la partita senza andare mai in affanno. Allegri al 22’ inserisce Chiellini e Dybala passando dal 4-3-3 iniziale al 3-5-2, il modulo che è da sempre la coperta di Linus della Juve. Quello che serve a blindare un risultato. Al 38’ arriva il gol del definitivo 3 a 1. La rete è viziata da un clamoroso fuorigioco in partenza di Lichtsteiner (lancio di Pogba). La conclusione del difensore svizzero viene respinta da Skorupski, la ribattuta di Mandzukic centra il palo mentre Dybala al terzo tentativo va a bersaglio. Il talento argentino si conferma capocannoniere di una Juve che dimostra un incredibile cinismo come testimoniano le statistiche: le quattro conclusioni nello specchio hanno fruttato tre gol e un palo. La squadra di Allegri arriva alla sosta del campionato avendo in pugno la qualificazione ai sedicesimi di Champions e con la convinzione di poter recuperare in campionato. Ma per andare a caccia dello scudetto non basterà la Juve di Empoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PAGELLE di L.CAL. COSTA IN TILT, SAPONARA PARTE BENE MA CALA. EVRA ORMAI È UN LEADER, GIORNATA STORTA PER BONUCCI EMPOLI 5,5 SKORUPSKI 6 Non ha colpe sulle reti. Bella respinta sulla conclusione ravvicinata di Lichtsteiner. LAURINI 5,5 Va in confusione sull’azione del gol di Mandzukic. E non spinge come al solito sulla corsia di destra. TONELLI 5,5 Stavolta vacilla. L’Empoli continua a prendere gol su calci piazzati. Un passo indietro rispetto all’era Sarri. COSTA 5 Va in tilt come tutto il reparto. Soffre Mandzukic. MARIO RUI 6 È l’unico a salvarsi del pacchetto difensivo. Prezioso il suo contributo nell’accompagnare la manovra. ZIELINSKI 5,5 Non trova la posizione giusta in mezzo al campo. Va meglio quando Giampaolo lo 5,5 sposta in cabina di regia (Buchel s.v.). MAIELLO 5 Giampaolo lo piazza a protezione della difesa. Una scelta che non paga visto che l’Empoli va in difficoltà proprio nella zona centrale. DIOUSSE 6 Ha l’argento vivo addosso. Il suo ingresso regala un po’ di dinamismo al centrocampo. PAREDES 6 Ha piedi educati e buon senso tattico. Per un’ora è uno dei più lucidi. Poi, il crollo fisico. KRUNIC 5,5 Dovrebbe alzare il tasso offensivo dell’Empoli. Ma quando entra lui la squadra non ha più la forza di attaccare la Juve. SAPONARA 6 Un inizio spumeggiante. Con belle giocate a ripetizione. Dovrebbe essere più cattivo negli ultimi trenta metri. PUCCIARELLI 5 Lotta come una furia su tutti i palloni ma non riesce mai a lasciare il segno in fase conclusiva. E visto che è un attaccante… IL MIGLIORE MASSIMO MACCARONE 6,5 Intramontabile. Segna un gol con un rasoterra chirurgico. Una prodezza che sorprende Buffon. E’ la chioccia di questo giovane Empoli. IL TECNICO MARCO GIAMPAOLO 6 Presenta un Empoli tutto velocità e coraggio. Per venti minuti l’idea funziona. Ma come la squadra toscana abbassa il ritmo iniziano i problemi. MASSA Sbaglia clamorosamente sull’azione del terzo gol della Juventus, viziata da un fuorigioco in partenza di Lichtsteiner. Risparmia un giallo a Evra. JUVENTUS 6,5 BUFFON 5,5 Anche il mito Gigi stavolta non convince. In ritardo sulla conclusione di Maccarone. LICHTSTEINER 6,5 Un motore prezioso sulla corsia di destra. E sfiora il gol. (Padoin s.v.) BARZAGLI 6 Una prova normale per un difensore che ha abituato tutti a prestazioni super. Soffre in partenza l’aggressività di Maccarone. BONUCCI 5 Un suo rinvio sbagliato da il via all’azione che porta al gol di Maccarone. Incerto anche in altre occasioni. Va meglio quando la Juve torna alla difesa a tre. EVRA 6,5 Splendido il gol di testa che, in pratica, chiude la partita. Sta diventando un nuovo leader della Juve. KHEDIRA 5,5 Non è nella migliore condizione. A volte è compassato. Ma sempre al posto giusto. MARCHISIO 6 Riduce al minimo le incursioni. Cerca di dare ordine. POGBA 6 Qualche numero in palleggio, qualche buon recupero ed è lui a dare il via all’azione del terzo gol (con Lichtsteiner in fuorigioco). Robe normali, non da vero Pogba. CHIELLINI 6 Entra quando la Juve decide di affidarsi alla difesa a tre. Dalla sua parte non si passa. MANDZUKIC 6,5 Un gol in mischia e un palo. Il gigante croato comincia a dare segni di vita. Prezioso anche in fase difensiva sui calci piazzati. MORATA 5,5 Trotterella con poco cuore e poche idee sulla fascia sinistra. Il talento spagnolo sta vivendo un passaggio non facile. Ma va aspettato. DYBALA 6,5 Parte in panchina ma non si abbatte. Quando Allegri lo butta nella mischia sfrutta al meglio l’unica occasione da gol che gli si presenta. SCHENONE 5 TASSO 6 IL MIGLIORE JUAN CUADRADO 6,5 Confeziona due assist e nel primo tempo è l’unico a dare un po’ di vivacità al reparto offensivo. A volte esagera nelle azioni individuali. IL TECNICO MASSIMILIANO ALLEGRI 6,5 La Juve non diverte ma comincia a trovare una certa continuità di risultati. Ma per tornare in zona scudetto serve qualcosa di più. RIZZOLI 6 AURELIANO 6 Serie A R 12ª giornata SASSUOLO 1 CARPI 0 LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT LE PAGELLE di G.L. VRSALJKO SPINGE BENE, DEFREL CHE ERRORE LASAGNA SPAESATO, ZACCARDO UOMO DERBY PRIMO TEMPO 1-0 MARCATORE Sansone al 28’ p.t. SASSUOLO (4-3-3) Consigli; Vrsaljko (dal 25’ s.t. Gazzola), Ariaudo, Acerbi, Peluso; Pellegrini (dal 19’ s.t. Biondini), Magnanelli, Missiroli; Berardi, Falcinelli (dal 22’ s.t. Defrel), Sansone. PANCHINA Pomini, Pegolo, Longhi, Antei, Fontanesi, Laribi, Duncan, Politano, Floccari. ALL. Di Francesco. BARICENTRO MOLTO BASSO 46,8 METRI CAMBI DI SISTEMA nessuno. ESPULSI nessuno. AMMONITI Consigli e Falcinelli per comp. non regolamentare, Pellegrini e Biondini per gioco scorretto. SASSUOLO I giocatori del Sassuolo festeggiano le rete del vantaggio firmata da Sansone nel derby contro il Carpi IPP Sansone-gol, basta lui Il Sassuolo vede l’Europa 1L’attaccante decide un brutto derby con il Carpi: Di Francesco, a +7 rispetto a un anno fa, ora è quinto. Per Castori ritorno amaro Guglielmo Longhi INVIATO A REGGIO EMILIA S ì, insomma, diciamo che dopo oltre 15 anni di attesa ci si poteva aspettare qualcosa di meglio. Il derby della ricca provincia di Modena, la piastrella contro i maglioni, eccellenze della nostra economia, finisce così: con il risultato più ovvio, ma con poche tracce di spettacolo. Il Sassuolo che sale ancora, lucidando una classifica già sontuosa, dimostra una qualità finora solo intravista: ora sa anche gestire partita e stati d’animo. Il Carpi invece riabbraccia Castori, ma il ritorno dell’amato allenatore non porta fortuna né punti. Squadra sempre ultima e un futuro molto problematico se in gennaio non arriveranno rinforzi. MATURITÀ Di Francesco sa benissimo che i suoi non hanno fatto cose strabilianti, che in più rispetto a Udine c’è stato solo il gol, che insomma da ricordare resta il risultato, e poco altro. Ma lui vede il bicchiere mezzo pieno e fa bene, perché controllare il gioco è anche sinonimo di maturità, di un gruppo che da anni si muove a memoria e che sta completando il processo di crescita. «Guardate l’Inter – spiega –, è in testa dopo aver vinto quante partite con il minimo scarto?». Elogio dell’1-0, dunque. Che nasce da una difesa affidabile, terza partita di fila senza subire gol. Da un lungo e insistito possesso palla: 57 per cento, percentuale eretica per il Di Francesco pensiero, grandi verticalizzazioni e tagli del tridente offensivo in stile zemaniano. Il Sassuolo ha segnato al primo tiro in porta e poi ha deciso di aspettare, sapendo di avere la forza e la qualità per chiudere la questione senza rischiare più del dovuto. Presunzione? Forse, oppure consapevolezza dei 6,5 propri mezzi, che sono notevoli. Il ritorno di Magnanelli ha ridato equilibrio alla squadra: il capitano è stato la calamita del gioco e anche delle attenzioni di Lollo, il suo ruvido controllore. Accanto a lui, una mezz’ala di esperienza ieri un po’ svogliata (Missiroli) e un ragazzo di belle prospettive (il debuttante Pellegrini), alternativa al solito e affidabile Biondini. E anche i tre davanti hanno ridotto al minimo gli sforzi: il gol de- cisivo è una coproduzione degli esterni, Berardi per Sansone che approfitta della dormita della difesa. Brutto derby invece per i centravanti di giornata: l’evanescente Falcinelli prima, lo sciagurato Defrel dopo. In attesa del rientro di Floro Flores, fuori per infortunio. Riassumendo: il Sassuolo si gode il momento, ha sette punti in più rispetto allo scorso anno, in casa non perde da 9 partite consecutive (6 vittorie, 3 pareggi). E GUARDATE L’INTER, È IN TESTA DOPO AVER VINTO QUANTE PARTITE COL MINIMO SCARTO...? ABBIAMO SUBITO IL GOL SULL’UNICO TIRO IN PORTA, MA SIAMO RESTATI SEMPRE VIVI ERA UNA SFIDA INSIDIOSA E SONO CONTENTO, MA IN ALCUNI CASI SIAMO STATI FRETTOLOSI IL MIO RITORNO? MI HA EMOZIONATO VEDERE COME MI HA ACCOLTO LA GENTE EUSEBIO DI FRANCESCO ALLENATORE SASSUOLO FABRIZIO CASTORI ALLENATORE CARPI quindi: squadra consolidata nella categoria secondo il modello Chievo e ambizioni di Europa League tutt’altro che infondate visto anche l’equilibrio generale. POCA QUALITÀ Castori decide di tornare al passato, al modulo che ha portato gloria e onori in B. Una sola punta, un giocatore di rottura dietro di lui, due esterni più o meno offensivi, difesa bloccata. Un altro segnale del dopo Sannino: in porta c’è Belec al posto di Benussi, che era appena tornato titolare. «La squadra è viva, ma deve giocare con ancora più intensità», ha detto il tecnico alla fine. Vero: è viva e lotta insieme a noi, ma la corsa e la generosità non bastano se la qualità è modesta e la scarsità di idee è un handicap insormontabile. Castori voleva fare un partita di contenimento: aspettare, frenare la fonte del gioco del Sassuolo (Lollo su Magnanelli), ripartire in velocità. Il problema è che Lasagna non è di sicuro un raffinato contropiedista e che la squadra ha accusato un evidente calo nei venti minuti finali. Le varie trasformazioni tattiche non hanno portato gli effetti sperati: Di Gaudio per Marrone con Pasciuti al centro e Letizia che torna a destra dopo aver cominciato il secondo tempo dalla parte opposta. Obiettivo (non raggiunto): più spinta sulla fascia. Poi il cambio di sistema: un attaccante in più, il frenetico Matos, e Lollo che scala a centrocampo. Con la nuova coppia, si è avvertita una leggera scossa: azione personale dello stesso brasiliano, a seguire tiro alto di Di Gaudio. Troppo poco per raddrizzare il derby. All’allenatore più amato di Carpi non resta che rilanciare la mozione degli affetti: «Mi ha emozionato vedere come mi ha accolto la gente». Ma per salvarsi la riconoscenza non può bastare. © RIPRODUZIONE RISERVATA CARPI 5,5 IL MIGLIORE IL MIGLIORE FRANCESCO MAGNANELLI GAETANO LETIZIA 6,5 CARPI (4-4-1-1) Belec; Zaccardo (dal 32’ s.t. Wallace), Romagnoli, Gagliolo, Gabriel Silva; Letizia, Marrone (dal 15’ s.t. Di Gaudio), Bianco, Pasciuti (dal 21’ s.t. Matos); Lollo; Lasagna. PANCHINA Brkic, Benussi, Cofie, Wilczek, Bubnjic, Lazzari, Gino. ALLENATORE Castori. BARICENTRO MEDIO 52,1 METRI CAMBI DI SISTEMA dal 21’ s.t. 4-4-2. ESPULSI nessuno. AMMONITI Lollo, Marrone, Zaccardo e Di Gaudio per gioco scorretto, Wallace per comp. non reg. ARBITRO Valeri di Roma. NOTE paganti 3.954, incasso di 40.150 euro; abbonati 6.310, quota di 55.677 euro. Tiri in porta 4-2. Tiri fuori 3-3. In fuorigioco 2-3. Angoli 6-7. Rec.: p.t. 0’, s.t. 6’. 27 6,5 Il Puma torna dopo la pausa di Udine e la differenza si nota subito. Il gioco passa sempre da lui anche se Lollo non lo molla un secondo: 64 passaggi ok, 15 palle recuperate. Nel primo tempo spinge sulla destra, nel secondo passa inizialmente sull’altra fascia, poi torna a destra. Suo il record di giornata di cross del Carpi: 7. CONSIGLI 6 Una sola parta degna di questo nome, su Letizia VRSALJKO 6,5 Buona spinta sulla destra e una discreta serie di cross. Ora è pronto per la Croazia. GAZZOLA 6 Al posto di Vrsaljko, tiene la posizione. ARIAUDO 6 Debutto stagionale senza problemi particolari. ACERBI 6,5 Non sbaglia neppure questa partita, c’è da dire che Lasagna gli dà una mano… PELUSO 5,5 Freno a mano tirato. Un po’ troppo. Paura di cosa? PELLEGRINI 6 Scuola Roma, all’esordio, 19 anni, incassa i complimenti di Di Francesco. BIONDINI 6,5 Prende il posto del ragazzino, entra subito in partita. Pennellata per Defrel che sciupa. MISSIROLI 5,5 Gioca nel ruolo preferito, ma va a fiammate. E sbaglia troppo: 18 errori. BERARDI 6,5 Prezioso l’assist del gol, qualche spunto interessante. FALCINELLI 5 Si fa notare soprattutto per una plateale simulazione nel primo tempo. DEFREL 5 Male anche lui, imperdonabile l’errore di testa. SANSONE 6,5 E sono 3 gol, tutti decisivi dopo quelli a Napoli e Juve. ALL. DI FRANCESCO 6,5 La squadra ha imparato a gestire e comandare il gioco. Senza rischiare. BELEC 6 Torna titolare, innocente sul gol. Ma la mancanza di gerarchie in porta non è rischiosa? ZACCARDO 6 Onora il derby perfetto per uno nato in provincia di Modena. (Wallace s.v.) ROMAGNOLI 5 Riflessi lenti e movimento goffo in occasione del gol. E 13 passaggi sbagliati. GAGLIOLO 5,5 Ex terzino, fa il centrale al posto di Spolli: così così. GABRIEL SILVA 5,5 Si affanna su Berardi, che pressa molto alto. MARRONE 5 In sofferenza davanti a Missiroli, costruisce poco. DI GAUDIO 5,5 Entra con lo spirito giusto, ma sbaglia un’ottima chance. BIANCO 5 Resta ai margini, impaurito da Magnanelli o dal giovane Pellegrini? PASCIUTI 5,5 Debutto in A, si alterna in tre ruoli. Comincia da esterno, chiude al centro. MATOS 5,5 Castori pensa a lui quando c’è da provarci in contropiede. Entra tardi. LOLLO 5 Si sacrifica sul Puma neroverde e, di fatto, si autoesclude dalla fase di costruzione. LASAGNA 5 KL 15 che fai? Gira a vuoto, non sfrutta il fisico. Il 4-4-1-1 non fa per lui. ALL. CASTORI 5,5 Torna e punta sul vecchio modulo, poi lo corregge in corsa. Cerca la prima vittoria in A: sa che ci sarà da soffrire, e molto. VALERI Abbonda con i cartellini gialli, ma non sbaglia: non ama le proteste e le simulazioni. CARBONE 6-LA ROCCA 6 GAVILLUCCI 6-SERRA 6 6,5 ZUPPING di VINCENZO CITO IL BIMBO CON I MEDI ALL’INSÙ E QUEI TIFOSI «ATTENZIONATI» I mbarazzo durante il derby, le telecamere Sky inquadrano un fra l’altro splendido bambino, tifoso giallorosso, con i due diti medi alzati. Gelo fra i telecronisti, in silenzio per alcuni secondi. Regia inopportuna? Sì, ma anche certi esempi dagli adulti… Bilancio ordine pubblico, durante Novantesimo minuto (Rai) chiedono a Cristiano Piccinelli un resoconto. Lui si adegua e parla come un mattinale della Questura: «Senza problemi il deflusso post derby… sono stati attenzionati anche alcuni tifosi stranieri…» Marco Mazzocchi (Rai) «E domenica a Verona arriva il Napoli». « E domenica a San Siro c’è InterFrosinone». E domenica il campionato è fermo. L’irrefrenabile entusiasmo di Massimo Mauro (Sky )al 2-0 del Napoli sul Midtjyilland in Europa League «Sarri si arrabbierà con i danesi, non diventa un test abbastanza allenante». Perde letteralmente la testa sul 3-0 «Così diventa difficile per i danesi divertirsi...» «Dopo mostreremo le immagini dei nostri avversari… degli avversari della Roma». A Premium sport news Francesca Benvenuti, alla vigilia della sfida col Bayer Leverkusen, entra già in clima partita. Sandro Piccinini (Canale 5) «Maicon, bombone da fuori!». Non va Nell’ultima rubrica avevamo ironizzato sull’utilizzo della parola azerbaigiani invece che azeri in una telecronaca di Massimo Tecca (Sky). Che precisa « Pochi giorni prima dei Giochi di Baku vennero a trovarci in redazione l’ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia e il prof. Pommier che insegna Storia dell’Azerbaigian alla Sapienza di Roma. Visto che si sarebbe parlato in tv del loro Paese, ci chiesero di usare l’espressione “azerbaigiani” per indicarne gli abitanti e non “azeri”, comunità che vive anche fuori dai confini. Al di là delle disquisizioni, è corretto usare “azerbaigiani”, soprattutto dopo essermi documentato e aver seguito una linea editoriale comune in tutta Sky». Le nostre scuse al collega, ma stavolta mettiamoci d’accordo prima: quelli del Lichtenstein come li chiamiamo? © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Serie A R 12a giornata LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT Lampo Lazovic Il Frosinone è stoppato sul traguardo 1Il serbo ispira il pari, in dieci, del Genoa Gasp sull’arbitro: «Sventato un agguato» Leonardo Pavoletti, 26 anni, festeggiato dopo il gol del vantaggio GETTY FROSINONE 2 GENOA 2 PRIMO TEMPO 2-1 MARCATORI Pavoletti (G) al 6’, Blanchard (F) al 31’, Diakité (F) al 38’ p.t.; Gakpe (G) al 30’ s.t. FROSINONE (4-4-2) Leali; Rosi, Diakité, Blanchard, Crivello; Paganini (dal 45’ s.t. Tonev), Chibsah (dal 10’ p.t. Gori), Gucher (dal 44’ s.t. Longo), Soddimo; D. Ciofani, Dionisi. PANCHINA Gomis, Zappino, Russo, Verde, M. Ciofani, Sammarco, Carlini, Bertoncini. ALL. Stellone. BARICENTRO MOLTO BASSO 48 METRI CAMBI DI SISTEMA nessuno. ESPULSI nessuno. AMMONITI Dionisi per c.n.r, Blanchard per g.s. GENOA (3-4-3) Perin; De Maio, Burdisso, Ansaldi; Figueiras, Rincon, Tino Costa (dal 16’ s.t. Gakpe), Laxalt; Lazovic (dal 34’ s.t. Tachtsidis), Pavoletti, Perotti (dal 39’ s.t. Izzo). PANCHINA Lamanna, Ujkani, Capel, Ntcham, Ierardi, Cissokho, Ghiglione. ALL. Gasperini BARICENTRO MOLTO BASSO 44,5 METRI CAMBI DI SISTEMA 4-4-1 dal 36’ p.t. ESPULSI De Maio al 36’ p.t. per doppia ammonizione; il tecnico Gasperini al 25’ s.t. per proteste. AMMONITI Tino Costa, Figueiras, Burdisso per gioco scorretto. ARBITRO Calvarese di Teramo. NOTE paganti 496, incasso 14.068 euro, abbonati 5.954, quota 93.554 euro. Tiri in porta 5-3. Tiri fuori 9-5. In fuorigioco 5-0. Angoli 6-5. Recuperi p.t. 2’, s.t. 4’. Alessio D’Urso INVIATO A FROSINONE C i sono squadre che insegnano calcio come a scuola si insegna l’italiano: il Genoa, club più antico della Serie A (1893), rispetta le tradizioni. Dalla classe multietnica rossoblù, ubicata al «Pio XII» di Pegli, viene fuori all’improvviso il talento «educato» di Darko Lazovic, un ragazzo spedito quest’estate ai corsi serali per carenze tattiche e riproposto ieri con effetti dirompenti sulla partita del Matusa: i suoi assist (oltre a una traversa colpita da piazzato) per i gol di Pavoletti e Gakpe sorprendono il Frosinone ormai sicuro di sé e permettono ai rossoblù in 10 per oltre un’ora di strappare al Matusa un punto prezioso, il terzo in trasferta in questa stagione. RETRORAZZI Orgoglio in quantità industriale e tanto Darko al- la prima partita vera. Così il Genoa che non molla mai riprende il Frosinone lanciato come un treno dopo i gol dei difensoriattaccanti Blanchard e Diakité: i retrorazzi di Stellone. Succede che al Matusa le aree di rigore si trasformino in giganteschi flipper: la palla schizza da una parte all’altra e chi ci crede di più la butta dentro. Ci riescono prima i genoani con Pavoletti, servito appunto da Lazovic (povero Crivello…). Poi sulla scena irrompono i giganti della difesa ciociara: Blanchard, l’uomo dello Juventus Stadium (1-1 nei titoli di coda), s’inventa una rovesciata da terra da funambolo raccogliendo una corta respinta di Burdisso e, quindi, Diakité si allunga come un puma su un pallone scagliato dal medesimo Blanchard e rimpallato dalla barriera. Sorpasso e fine presunta del match, perché in quel momento il Genoa è già in 10 per l’espulsione di De Maio (riprova della ricorrente fragilità difensiva dei liguri), reo in particolare di aver steso Dionisi al limite dell’area nella stessa azione chiave del 2-1. IMMOBILISMO Ma in fondo al tunnel della sofferenza il Grifone vede una luce fortissima. Quella di Lazovic. Gasp si riorganizza con un 4-4-1 chiedendo a Figueiras e Laxalt di indietreggiare e a Perotti un sacrificio in più in copertura. Stellone pensa stavolta di averla sfangata, soprattutto quando il tecnico del Genoa si fa espellere per proteste. Sembra di rileggere il solito copione: il Frosinone irresistibile al Matusa. E invece il credere in ogni caso nel tridente d’attacco e le sterzate di Lazovic regalano alla fine il colpo di scena. L’allenatore di casa ha il torto di non sostituire all’intervallo Crivello, in chiara difficoltà con l’ex capitano della Stella Rossa, e il suo immobilismo viene punito. La traversa colpita dal serbo è il rumore di valanga (23’), seguito dal dribbling al malcapitato terzino (e a Gori in raddoppio di marcatura) e dall’assist preciso per il tocco vincente di Gakpe. E’ il 2-2 che vale oro. E Gasperini, evidentemente irritato con l’arbitro, colpevole a suo dire di aver usato due pesi e due misure in partita, alla fine dirà: «Abbiamo sventato un agguato, siamo passati sotto un treno senza farci male...». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PAGELLE di A.D’U. DIAKITÉ MATURO BLANCHARD, GOL DA FUNAMBOLO GAKPE UN RAPACE FROSINONE 5,5 IL MIGLIORE MODIBO DIAKITÉ 7 Segna Gila: Iachini è salvo Ma il Chievo spreca troppo 1Il Palermo scavalca i gialloblù in classifica: non vinceva in casa dalla prima giornata LE PAGELLE di F.C. CHOCHEV MORDE LAZAAR NON C’È PALOSCHI SPRECA HETEMAJ È ATTENTO PALERMO 6,5 IL MIGLIORE STEFANO SORRENTINO 7 Batte Pavoletti sui palloni alti e si dimostra il più efficace della difesa, segna pure un gol pesante che certifica la sua completa maturità a questi livelli. Inizia con un’uscita a vuoto, finisce ancora una volta con la pagella più alta per un paio di parate decisive, l’ultima su Pepe al 94’. LEALI 6 Sicuro in uscita, nulla può sui gol. ROSI 6 Perotti gli dà subito la sveglia e lui si ridesta dopo un inizio difficile. Spinge fino alla fine. BLANCHARD 6,5 Anticipato sullo 0-1 da Pavoletti, si riscatta con un gol da funambolo. Entra nell’azione del 2-1. CRIVELLO 4,5 Partita da incubo. Surclassato da Lazovic in più occasioni, andava sostituito. PAGANINI 6 Si sbatte in fascia, è sempre l’ultimo ad arrendersi. (Tonev s.v.) CHIBSAH S.V. S’infortuna dopo 10’ in seguito ad uno scontro con Tino Costa. GORI 5,5 Scelta obbligata di Stellone. Tanto gioco (37 passaggi ok), ma non raddoppia a dovere su Lazovic in occasione del 2-2. GUCHER 5,5 Perde il duello con Rincon, mai preponderante. (Longo s.v.) SODDIMO 6 A un certo punto crea più confusione che occasioni (e perde pure 32 palloni), ma almeno ci prova con ostinazione. D. CIOFANI 5 Ci si aspettava di più da un colosso come lui, Ansaldi lo scherza in anticipo. DIONISI 5,5 Si procura la punizione da cui nasce il 2-1, ma stavolta si lascia andare a troppe perdite di tempo e provocazioni. ALL. STELLONE 5 Il cambio Crivello-Matteo Ciofani andava fatto. Non è sempre festa. VITIELLO 5,5 Balbetta un po’ e dal suo lato il Chievo è spesso pericoloso, giusta la sostituzione. RISPOLI 6 La situazione a destra migliora dopo il suo ingresso. GONZALEZ 6,5 Gioca bene e chiude molti varchi con mestiere. ANDELKOVIC 6,5 Attento negli interventi in area, decisivo con l’assist involontario per Gilardino. QUAISON 6 Comincia esterno di centrocampo poi passa a fare il trequartista a fianco di Vazquez e fa sentire il suo peso. GOLDANIGA 6 Entra quando il Chievo tenta di risalire la corrente e dà il suo apporto. HILJEMARK 6 Ingaggia bei duelli a metà campo, si intende con i compagni di reparto. MARESCA 6 Il regista fa pesare la sua esperienza anche se a volte il passo è un po’ lento. CHOCHEV 6,5 Un medianaccio: morde sui portatori di palla e interrompe molte azioni avversarie. LAZAAR 5 Un’altra prestazione negativa. DAPRELÀ 6 Aiuta i suoi a risalire la corrente. VAZQUEZ 6 Si ridesta nella seconda parte: prestazione ai limiti della sufficienza. GILARDINO 6,5 Un gol pesante che gli costa anche l’ammonizione ma rimane lontano da una condizione accettabile. ALL. IACHINI 6,5 Incassa la vittoria che gli serviva e l’affetto di squadra e tifoseria: più di così… GENOA 6 IL MIGLIORE DARKO LAZOVIC 7,5 Due assist decisivi, una traversa, un tiro pericoloso e due cross carichi di veleno. La Serie A scopre un nuovo talento. (Tachtsidis s.v.) PERIN 6 Bersagliato dal pubblico per le sue origini di Latina, si mostra impermeabile. Intercetta un paio di tiri. DE MAIO 4 Condizionato dalla pubalgia, risulta inadeguato e in ritardo. E sono 5 i rossi stagionali da record del Genoa. BURDISSO 6 Tra alti e bassi, è lui a dare la scossa alla squadra. Durissimo nelle entrate. ANSALDI 6 Chiusura importante su Ciofani nel primo tempo, tiene in gioco Diakité sul 2-1. FIGUEIRAS 6,5 Arretra sulla linea dei difensori dopo il rosso a De Maio e si sbatte. Rallenta la corsa di Soddimo. RINCON 6,5 Venezuelano di carattere, prende per mano i compagni durante il forcing finale. TINO COSTA 6 Importante per gli equilibri, ma deve alzare il ritmo. GAKPE 6,5 Uomo della provvidenza, rapace al momento giusto. LAXALT 6 Partita di sacrificio, va vicinissimo al gol nella ripresa. PAVOLETTI 6 Gol da centravanti vero, poi finisce nella morsa Diakité-Blanchard. PEROTTI 6,5 Tagli continui e concretezza. Di lui ci si può fidare anche nelle situazioni più estreme. (Izzo s.v.) ALL. GASPERINI 6 Rischia e viene premiato. La mossa Gakpe è vincente, Lazovic lo ripaga. Cede ai nervi e si fa allontanare: peccato. CALVARESE Il Genoa chiede (a torto) un rigore per un presunto fallo in area su Laxalt, l’arbitro giustamente sorvola. C’è il rosso a De Maio, ci stavano due gialli per il Frosinone. STALLONE 6 - VIVENZI 6 CERVELLERA 6 – ILLUZZI 6 6 Il colpo di testa di Alberto Gilardino, 33 anni, che vale i 3 punti LAPRESSE PALERMO 1 CHIEVO 0 PRIMO TEMPO 0-0 MARCATORE Gilardino al 26’ s.t. PALERMO (3-5-2) Sorrentino; Vitiello (dal 14’ s.t. Rispoli), Gonzalez, Andelkovic; Quaison (dal 36’ s.t. Goldaniga), Hiljemark, Maresca, Chochev, Lazaar (dal 35’ p.t. Daprelà); Vazquez, Gilardino. PANCHINA Colombi, Struna, Trajkovski, Brugman, El Kaoutari, Jajalo, Cassini, La Gumina, Pezzella. ALL. Iachini. BARICENTRO MOLTO BASSO 47,1 METRI CAMBIO DI SISTEMA dal 15’ p.t. 4-3-2-1; dal 36’ s.t. 5-3-1-1 AMMONITI Daprelà, Vazquez g.s.; Gilardino, Goldaniga per c.n.r. CHIEVO (4-3-1-2) Bizzarri; Cacciatore, Gamberini (dal 1’ s.t. Dainelli), Cesar, Gobbi; Castro, Radovanovic, Hetemaj; Birsa (dal 30’ s.t. Pepe); Paloschi, Inglese (dal 27’ s.t. Pellissier). PANCHINA Bressan, Seculin, N. Rigoni, Pinzi, Christiansen, Sardo, Mpoku. ALL. Maran. BARICENTRO BASSO 49,1 METRI CAMBI DI SISTEMA nessuno. AMMONITI Radovanovic, Cesar, Gobbi per g.s. ARBITRO Mariani di Aprilia. NOTE paganti 4.153, incasso 28.409 euro; abbonati 10.023 quota 111.212 euro. Tiri in porta 33. Tiri fuori 9-7. In fuorigioco 3-6. Angoli 10-8. Recuperi p.t. 1’; s.t. 4’. Francesco Caruso INVIATO A PALERMO U na vittoria per Iachini. L’allenatore rosanero incassa 3 punti salva la panchina («Ora posso anche dimettermi», ha scherzato dopo la gara) e trova un paio di conferme. La prima dice che la squadra sta tutta dalla sua parte come dimostra il grande abbraccio che lo sommerge dopo il gol partita di Gilardino. La seconda verifica riguarda il popolo palermitano che vota compatto per l’allenatore, applaudito da tutto lo stadio a fine gara. Ma c’è anche una verità dal risvolto negativo: la squadra siciliana nonostante il successo col quale scavalca in classifica la formazione di Maran, continua a balbettare ancora e dimostra limiti strutturali. Se il Chievo avesse chiuso il primo tempo 0-2 nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare e la gara avrebbe avuto poco altro da aggiungere. Evidentemente non era giunta «l’ora» di Iachini, anche se il campionato è ancora lungo e il feeling con Zamparini sempre labile. CHIEVO SPRECONE Il Palermo non vinceva in casa dalla prima giornata, dopodiché erano arrivati 2 pareggi e 3 sconfitte. E ci voleva il Chievo per consentire a Gilardino di realizzare la prima rete da 3 punti. Il centravanti rosanero è andato a segno 3 volte nelle ultime 4 partite disputate al Barbera: contro la Roma fu sconfitta, contro l’Inter pareggio e finalmente ieri è arrivato il sigillo del successo. E che sia capitato proprio contro gli scaligeri non è affatto casuale: questo è il dodicesimo centro realizzato dal trentatreenne centravanti di Biella contro i gialloblù. I padroni di casa cominciano con la difesa a 3 e il centrocampo imbottito di incontristi ma con Quaison esterno. Dopo un quarto d’ora Iachini ridisegna l’assetto arretrando Lazaar in difesa e avanzando lo svedese al fianco di Vazquez. Ma la sostanza non cambia e il Chievo continua a macinare gioco e occasioni: le più ghiotte le falliscono Birsa e Castro (un paio ciascuno). RISVEGLIO ROSANERO Prima del riposo va fuori Lazaar, beccato duramente dal pubblico, per Daprelà, che magari si sgancia poco ma almeno garantisce una maggiore copertura. Mentre in avvio di ripresa Maran toglie Gamberini per Dainelli ma nel cambio ci perde. Una decina di minuti e il Chievo costruisce (e sbaglia) un’altra ghiotta palla gol, con una bella manovra in velocità tutta di prima, rifinita da Inglese per Paloschi il quale si presenta in area e dall’altezza del dischetto conclude malamente a lato. Da questo momento in avanti è un crescendo rosanero e prima della mezzora arriva il vantaggio: angolo di Vazquez per la testa di Andelkovic che corregge la traiettoria del pallone verso la porta dove è appostato Gilardino il cui tocco all’indietro di testa beffa Bizzarri. Il finale è un’inutile forcing del Chievo rinvigorito dall’ingresso di Pepe e sul suo piede si spegne l’ultima occasione per pareggiare: Sorrentino neutralizza da campione. Per il Chievo è la quarta sconfitta nelle 7 gare senza successo: proprio un periodaccio. © RIPRODUZIONE RISERVATA CHIEVO 5,5 IL MIGLIORE IVAN RADOVANOVIC 6,5 Tiene bene in mano le redini del centrocampo, distribuisce molti palloni, recupera e inventa. Ma in avanti sprecano il suo lavoro. BIZZARRI 6 Si fa sorprendere sul gol che passa non distante dalle sue mani, ma Gila si trova proprio davanti a lui. CACCIATORE 6 Nel primo tempo si sgancia con discreta efficacia, poi si smarrisce. GAMBERINI 6 Presidia bene l’area, uscito lui il Palermo è passato. DAINELLI 5,5 Il voto negativo risente del risultato finale. CESAR 6 Qualche intervento ruvido ma essenziale, se la cava con mestiere. GOBBI 5,5 Si fa vedere poco in avanti anche perché Quaison gli crea qualche grattacapo. CASTRO 6 Inizia molto bene, sfiora anche il gol, poi evapora pure lui. HETEMAJ 6 Attento e volenteroso, aiuta in copertura. BIRSA 5,5 Nel primo tempo spreca due buone opportunità. PEPE 6 Il suo ingresso rinvigorisce la manovra, suo l’ultimo tentativo per l’1-1 ma Sorrentino dice di no. PALOSCHI 5,5 Due occasioni da gol fallite: una volta non ci arriva e un’altra manca il gol con la porta spalancata. INGLESE 6 Favorisce l’inserimento dei compagni, ma non va mai al tiro. PELLISSIER 6 Appena entra sfiora il pareggio. ALL. MARAN 6 Subisce una sconfitta immeritata e osserva impotente i troppi errori dei suoi attaccanti. MARIANI Dirige con polso fermo ma non ci sono decisioni particolarmente difficili da prendere. VALERIANI 6 - MELI 6 GERVASONI 6 - MINELLI 6 6 Serie A R 12a giornata LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT Più testa e Giack: il mago Donadoni ha rialzato Bologna LA RIVELAZIONE PANCHINA CALDA Il Verona riflette: oggi la decisione su Mandorlini Matteo Fontana VERONA A 1Sei punti in 2 gare con 5 gol fatti e 0 subiti: il tecnico ha cambiato l’approccio mentale e migliorato la difesa Marten de Roon, 24 anni, contro Luiz Adriano in Milan-Atalanta GETTY Atalanta targata De Roon, olandese che si esalta a S. Siro 12a GIORNATA Luca Aquino BOLOGNA S i è presentato citando Al Pacino e in dieci giorni ha ribaltato il Bologna. Con due vittorie consecutive, Roberto Donadoni ha portato i rossoblù fuori dalla zona retrocessione per la prima volta in questo campionato e ridato ossigeno a una squadra che ha boccheggiato per i primi due mesi di stagione. Non ci sono state rivoluzioni, ma un ingresso toccando i tasti giusti. Se tutti i giocatori ripetono che il nuovo tecnico ha portato serenità e tranquillità vuol dire che il lavoro iniziale è stato soprattutto mentale. Quello di Rossi era un Bologna che andava fuori partita alla prima avversità. Un errore, un gol subito e tanti saluti. Andava rianimato, insomma. Donadoni ha lavorato sulle teste e poi ha cominciato gradualmente a mettere mano allo spartito tecnico partendo dalla difesa. Contro Atalanta e Verona, i rossoblù non hanno subito reti: non era mai successo in due partite consecutive di questo inizio stagione. SOLIDITÀ DIFENSIVA La ristrutturazione dell’ex c.t. è partita da questo reparto. Nel primo tempo della gara con l’Atalanta, la retroguardia ha ballato pericolosamente. L’adeguamento nell’intervallo è stata la sostituzione del giovane Ferrari, ancora sotto choc per l’errore che era costato la sconfitta contro l’Inter cinque giorni prima, con Maietta e lo spostamento di Rossettini sulla destra. La difesa ha trovato solidità e Donadoni uno schiera- Matteo Spini BERGAMO Q Roberto Donadoni, 52 anni, allena il Bologna dal 28 ottobre ANSA ROra Giaccherini sta facendo la differenza: con Rossi gli infortuni l’avevano limitato mento che ha conservato, con gli stessi risultati, anche a Verona. Sistemata la terza linea, anche l’attacco ha invertito la tendenza. Cinque gol in due partite, gli stessi messi a segno nelle precedenti nove, testimoniano la ritrovata fiducia. Donadoni ha chiesto subito ai centrocampisti di inserirsi di più, di entrare in area per non lasciare isolato Destro e a Verona è arrivato il gol di Donsah proprio in una situazione del genere. GLI ANTICIPI DI SABATO Giaccherini-Donsah Milan, brutto stop e il Bologna fa bis 0-0 con l’Atalanta Hellas ancora k.o. Donnarumma eroe VERONA 0 MILAN 0 BOLOGNA 2 ATALANTA 0 MARCATORI Giaccherini al 6’; Donsah al 14’ p.t. VERONA (4-3-3) Rafael 6; Pisano 5 (dal 14’ s.t. Siligardi 5,5), Moras 5,5, Helander 6, Souprayen 5,5 (dal 34’ s.t. Matuzalem s.v.); Sala 5, Greco 5,5, Hallfredsson 6; Jankovic 5,5 (dal 22’ s.t. Ionita 5,5), Pazzini 4,5, Gomez 5. Allenatore Mandorlini 5. BOLOGNA (4-3-3) Mirante 6; Rossettini 6,5, Gastaldello 6,5, Maietta 7, Masina 7; Donsah 6,5 (dal 31’ s.t. Taider 6), Diawara 6,5, Brienza 6,5 (dal 16’ s.t. Brighi 6); Rizzo 6,5, Destro 6, Giaccherini 6,5 (dal 26’ s.t. Mounier 6). Allenatore Donadoni 7. ARBITRO Orsato di Schio 5,5 NOTE Ammoniti Pazzini e Donsah per gioco scorretto. MILAN (4-3-3) Donnarumma 7,5; De Sciglio 4,5 (dal 1’ s.t. Calabria 5,5), Mexes 6, Romagnoli 5,5, Antonelli 6; Kucka 4,5 (dal 19’ s.t. Luiz Adriano 6), Montolivo 5, Poli 5; Cerci 5, Bacca 5,5, Niang 6,5 (dal 28’ s.t. Honda 5,5). Allenatore Mihajlovic 5. ATALANTA (4-3-3) Sportiello 6,5; Raimondi 5, Toloi 6,5, Paletta 6, Dramè 6 (dal 20’ p.t. Bellini 6); Grassi 6,5 (dal 27’ s.t. Carmona 6), De Roon 7, Cigarini 7; Moralez 6,5, Pinilla 5,5 (dal 46’ s.t. Denis s.v.), Gomez 7,5. Allenatore Reja 6,5. ARBITRO Giacomelli di Trieste 5. NOTE Espulso Mihajlovic per proteste. Ammoniti De Sciglio, Calabria, Cigarini, Pinilla e Carmona per gioco scorretto, Mexes e Bacca per proteste, Gomez per comportamento non regolamentare. GIACK DA URLO La chiave principale del momento positivo del Bologna è però il ritorno di Emanuele Giaccherini, uomo fondamentale per il lavoro di qualità e quantità che riesce a offrire nelle due fasi del gioco. L’ex juventino è il grande rimpianto di Rossi, che non l’ha mai avuto a causa di due infortuni che lo hanno limitato a 58 minuti nelle prime 8 giornate di campionato. Giack sta facendo la differenza e ha sbloccato il risultato nelle ultime due partite: non andava a segno in gare consecutive dal maggio del 2010 quando era a Cesena in Serie B. L’oro di Donadoni è lui e se n’è accorto anche Antonio Conte che lo ha richiamato immediatamente in Nazionale dopo un anno di assenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA 29 uelli come lui non fanno fatica a farsi amare da tecnici e tifosi. Semmai patiscono il confronto sul piano mediatico con alcuni colleghi più cool e, per questo, difficilmente guadagnano le copertine. Poi succede che un sabato sera, Marten De Roon si prenda la ribalta e incanti San Siro con una prestazione maiuscola, guidando la sua Atalanta, contro il Milan, verso uno 0-0 che sa di rimpianto. Solo in quel momento, forse, il mondo si è accorto di lui, ma Reja e l’Atalanta lo avevano già fatto da tempo. LA SCALATA Carneade, a Bergamo, lo è stato per poco: giusto per il periodo intercorso tra la notizia del suo acquisto inaspettato dall’Heerenveen (per una cifra di poco superiore al milione) e la prima in campo. Tutti quelli che in un primo momento avevano strabuzzato gli occhi e poi avevano scartabellato gli almanacchi e curiosato nei meandri della rete per capire bene chi fosse, hanno seppellito dubbi e diffidenze dopo averlo ammirato in campo: esordio con gol alla prima in Coppa Italia, poi subito una maglia da titolare a San Siro, contro l’Inter, alla prima giornata. E il Meazza non l’ha intimorito neanche per un secondo, se è vero che due delle sue migliori prestazioni sono arrivate in casa delle due milanesi. INTOCCABILE Ma De Roon, in realtà, non si è fermato mai. Inizialmente si pensava che avrebbe trovato spazio solo perché Cigarini era fermo ai box, ma con il passare del tempo si è trasformato nell’unico vero insostituibile dell’Atalanta. Reja, ormai, non sa più farne a meno, tanto che l’olandese è l’unico giocatore – con Sportiello - a essere sempre sceso in campo dall’inizio: dodici presenze su dodici, 1054’ su 1080’, giusto perché il tecnico gli ha risparmiato due finali di gara nelle occasioni in cui i bergamaschi erano rassegnati. Bergamo ha iniziato ad apprezzarlo per le sue giocate e per il suo stile sobrio, dentro il campo e fuori: è serio, benvoluto da tutti, si applica, sta imparando in fretta l’italiano. Nel frattempo, molti ex intoccabili si sono seduti in panchina, mentre lui è diventato il perno della squadra, costruita intorno alla sua posizione di frangiflutti davanti alla difesa. Perché De Roon è un centrocampista completo: chiude, aggredisce, imposta, fa girare la squadra, permette ai compagni di inserirsi e creare. Solo nell’anticipo di San Siro ha toccato e intercettato un’infinità di palloni. È stato in quella notte che l’Italia si è accorta di lui: proprio nello stadio del suo ex tecnico (all’Heerenveen) Van Basten. Sarà anche per questo che a Berlusconi è tornato in mente il Milan degli olandesi? © RIPRODUZIONE RISERVATA ncora una notte di riflessione, poi la proprietà del Verona scioglierà le riserve. Maurizio Setti, presidente dell’Hellas, da sabato sera, dopo il k.o. col Bologna, sta valutando le scelte da fare per risollevare una squadra in fondo alla classifica e senza vittorie dopo dodici giornate di campionato. Andrea Mandorlini solo oggi saprà se toccherà a lui continuare a guidare l’Hellas. Ancora ieri il presidente Setti non aveva sciolto la riserva e diversi profili erano stati presi in considerazione. Ieri sera, comunque, le quotazioni dell’attuale tecnico erano in leggera risalita. IN BALLO La dirigenza dell’Hellas ha pensato sicuramente a Davide Ballardini e Domenico Di Carlo ma senza contatti diretti. Non ha trovato riscontri su sponda Hellas un contatto in extremis con Stramaccioni prima della sua firma con il Panathinaikos. E la prima scelta, Francesco Guidolin, è tuttora titubante a fronte della possibilità di accettare il Verona. C’è, peraltro, la convinzione di potersi risollevare con il rientro di Luca Toni, che forse sarà disponibile entro la fine del mese di novembre. Allo stesso modo, si aspetta il ritorno di Romulo e Federico Viviani. Insomma a Mandorlini il club riconosce di non aver mai avuto la squadra al completo e questo potrebbe portare alla sua conferma. Oggi il responso. il Verona riflette, Mandorlini spera. © RIPRODUZIONE RISERVATA Andrea Mandorlini, 55 anni ANSA