Comments
Transcript
Il Cedro del Giardino Giusti a Verona - Fito
CASO STUDIO Il Cedro del Giardino Giusti a Verona Il Giardino Giusti di Verona è uno dei più rinomati giardini all’italiana, conservati in ottimo stato e magnifico esempio del giardino formale, trionfo di rigorose strutture vegetali – siepi e parterres di rappresentanza – con elementi architettonici opportunamente i n f ra m m e z z a t i . Le alte colonne dei cipressi danno profondità al disegno del giardino, e sottolineano l’imponenza dell’esemplare più antico del parco: il cipresso di Goethe, sotto le cui fronde il poeta romantico si beava del chiarore del cielo italiano. Più defilato rispetto alla centralità del parco, ma imponente e autorevole, è il cedro – Cedrus libani subsp. atlantica –, messo a dimora ben più di un secolo fa. A ben analizzare l’esemplare si riscontrano molti punti di criticità che causano particolare preoccupazione sulle sue condizioni di sicurezza e sulla sua vitali4 Il Cedro con i cavi di consolidamento tà. Nonostante tutto, si resta colpiti da questo imponente esemplare che – sarà per la chioma argentea ampia – ben 506 mq – e protesa verso il giardino, o per la base del tronco di 440 cm di circonferenza – trasmette la sensazione di essere un componente del giardino dal quale non si possa prescindere. Ma l'albero richiama la nostra attenzione quasi con un lamento, che implora di non essere ignorato, che richiede lo studio di chi sappia leggere i sintomi di questo paziente speciale. Quando fummo contattati da Nicolò Giusti, e dalla cugina Alessandra Giusti, proprietari dei famosi Giardini Giusti di Verona, ci eravamo subito entusiasmati all’idea di avviare uno studio dettagliato sulle condizioni dell’esemplare. Le pre- occupazioni della proprietà si sono da subito rilevate fondate, non solo per i diversi difetti localizzati alla base del tronco, dove da anni una ampia ferita con legno cariato aveva indotto la pianta a produrre nuovo legno con funzione di supporto, ma anche in quota, dove purtroppo si potevano individuare diverse ferite per tagli di grosse branche e per l’azione strozzante di alcune fasce metalliche disposte in chioma. La pianta, negli anni, aveva subito gli effetti dannosi di un violento vento che ne aveva spezzato le parti apicali. Da decenni conviveva con un antiquato sistema di cablaggio delle branche, che presentava oramai più conseguenze negative che non benefiche per l'albero. L’accrescimento diametrale dei tessuti ancorati aveva infatti causato lo strangolamento degli stessi, con graduale, irreversibile declino delle parti più periferiche. Oltre a tutti questi aspetti, la cui gravità è dovuta non tanto alla loro singola entità, ma al fatto che tutti questi punti di debolezza coesistessero su un esemplare solo, c’erano poi ben più importati fattori che dovevano essere sottoposti ad analisi. In particolare non era mai stato effettuato un adeguato studio della tenuta radicale, anche in considerazione del fatto che la pianta era stata in più punti ancorata al muro perimetrale dei giardini e a un vicino esemplare di bagolaro. Proprio quell’alto muro al quale vennero fissati i cavi metallici ha costituito un importante elemento di schermo della pianta, riducendo in modo significativo l’esposizione a sollecitazioni da eventi meteorici e, in un certo senso, tutelandola. Lo studio specifico per le condizioni ipogee è rappresentato dal metodo S.I.M. che consiste nella applicazione di carichi manuali misurati, e nella registrazione e interpretazione dei valori ottenuti. L’uso dell’inclinometro che registra variazioni di 1/100° della zolla radicale o dell’elastometro che misura le variazioni in millesimi di millimetro della dilatazione delle fibre periferiche del tronco, consentono di ottenere la misura percentuale della resistenza alla rottura del tronco e della resistenza al ribaltamento. Il calcolo dei dati tiene conto di numerosi fattori ambientali e strutturali che definiscono con la migliore approssimazione possibile il comportamento della struttura arborea sotto sollecitazione. Rientrano come variabili del complesso calcolo matematico la conformazione della chioma, le caratteristiche fisicomeccaniche del legno quali modulo di elasticità e resistenza alla compressione, fattore topografico e coefficiente aerodinamico dell’am bito nel quale la pianta è radicata, altezza della pianta e diametro del tronco. Abbiamo condotto la prova con particolari cautele, allentando tutti i cavi che mantenevano in trazione il cedro in direzione opposta a quella dell’inclinazione. I risultati sono stati impietosi: il valore della sicurezza al ribaltamento della zolla è meno della metà del valore minimo necessario (48% quando il minimo requisito è del 100%). Le fessurazioni del terreno, numerose proprio in vicinanza del tronco, erano i segni visibili di quanto era stato poi misurato e cioè il progressivo cedimento dell’apparato radicale. Impossibile procedere diversamente se non per il meno auspicato dei verdetti: la rimozione del grosso cedro doveva essere effettuata quanto prima, per garantire la sicurezza a tutti i visitatori del parco. Altri interventi, nella gravità dell’insieme, non sarebbero stati che illusori tentativi di ridare all’albero, oramai depletato, una nuova vita. Questa volta essere tecnici in grado di valutare più in dettaglio ci ha investito di un incarico spiacevole, ancor più per la consapevolezza che a voler bene a questa pianta eravamo davvero in tanti! è in via Orazio, 5 angolo corso Europa -Varese Tel.0332/241316 - Fax 0332/830990 http//www.fito-consult.it E-mail: [email protected] 5