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Enzo Capitolo_1_CORRETTA_RIFARE_PDF
Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 Capitolo 1 I requisiti del progetto 1.1 - LA RICHIESTA DEL CLIENTE 1.2 - DEFINIZIONE DEL TIPO DI PRODOTTO 1.3 - IDENTIFICAZIONE DEI MATERIALI IDONEI 1.3.1 Cartone teso 1.3.2 Cartone ondulato 1.3.3 Carta e cartone per scatole rivestite 1.3.4 Materiali plastici 1 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.1 - LA RICHIESTA DEL CLIENTE • • • • • È necessaria la massima chiarezza e focalizzazione rispetto al prodotto che il cliente si aspetta. È indispensabile stabilire un budget di spesa (almeno approssimativo), per evitare di progettare inutilmente a un livello superiore o inferiore a quello che si aspetta il cliente. Non devono restare dubbi e ogni informazione fornita può essere importante. Spesso colui che rappresenta il cliente non è un tecnico e, dunque, non capisce l’importanza di alcuni particolari del prodotto e delle lavorazioni. Va quindi aiutato a formulare in maniera corretta tutte le richieste di informazioni che gli servono per poter dialogare senza che si generino dei fraintendimenti. A sua volta, il portavoce della cartotecnica deve saper porre tutte le domande utili a definire correttamente l’obiettivo. Questo compito potrebbe essere facilitato preparando un modulo standard, contenente una serie di domande che fungano da guida alla forza vendita o al personale che garantisce l’assistenza commerciale (esempio: dimensione dell’oggetto, rigidità, tipo di materiale, tipo di imballo, finishing desiderati, ecc.) 2 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.1 - LA RICHIESTA DEL CLIENTE • • • • • • Evidente, da quanto già detto, l’importanza che riveste la preparazione della forza commerciale delle aziende cartotecniche. In particolare, gli addetti alle vendite devono essere aiutati dai tecnici a capire pienamente quali sono le potenzialità dell’azienda. È necessario dunque dedicare dei corsi di aggiornamento ai venditori, in modo che questi siano sempre adeguatamente preparati sia sulle novità che l’azienda può offrire sia sulle tecnologie su cui possono sussistere delle lacune. Più la forza vendita che sviluppa il contatto con il cliente è preparata, più facile è che il cliente riceva delle risposte corrette. Da questo punto di vista, è d’aiuto preparare una lista di tutti i prodotti che la cartotecnica è in grado di realizzare, di modo che le richieste inoltrate dal venditore vengano capite e codificate correttamente dai vari reparti coinvolti nella commessa. Il cliente si aspetta sempre prodotti di alta qualità a un costo contenuto: è molto importante aiutarlo e indirizzarlo verso la scelta che gli conviene di più. La risposta alle richieste del cliente deve avvenire nel più breve tempo possibile, in modo da anticipare i competitor. A volte una risposta tardiva, anche se presenta la soluzione perfetta, non viene accettata perché il cliente ha già focalizzato e scelto, e non è disposto a tornare sui propri passi. 3 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.2 - DEFINIZIONE DEL TIPO DI PRODOTTO Sei punti essenziali • • • • • • Il prodotto che si decide di proporre al cliente deve rispondere esattamente ai requisiti menzionati nel precedente capitolo (”La richiesta del cliente”). Dimensioni e materiali utilizzati devono essere compatibili con le necessità del cliente.. Se possibile, scegliere tra i prodotti del catalogo aziendale quello in cui si pensa di essere più competitivi. Se possibile, aggiungere ai requisiti di base dei particolari strutturali o di finitura difficili da realizzare, e capaci di assicurare un vantaggio rispetto ai concorrenti. Cercare di fare almeno un paio di proposte di diverso livello economico, in modo che il cliente abbia la possibilità di scegliere. Codificare con la massima precisione i prodotti offerti prima dell’invio, in modo che non ci siano dubbi in proposito: una codifica perfetta evita incomprensioni di qualunque tipo. In particolare, a un prodotto è importante che sia correlato uno ed un solo codice. 4 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3 - IDENTIFICAZIONE DEI MATERIALI La materia prima necessaria alla realizzazione del prodotto cartotecnico deve presentare i requisiti necessari a soddisfare le esigenze tecniche dei sistemi di lavorazione impiegati, e deve essere in quantità adeguata alla tiratura stabilita. La cartotecnica, o la legatoria, non sono responsabili dei difetti che dipendono dalla qualità delle materie prime/materiali forniti dal committente. I refili di edizione (sfridi) derivanti dalla lavorazione e i refili delle taglierine sono di proprietà del cartotecnico, che si impegna a farli smaltire a sue spese. Lo stesso vale per gli scarti e le eccedenze di fine lavorazione; queste ultime, se non diversamente pattuito, diventano di proprietà del cartotecnico che si impegna a farle smaltire a sue spese. Nel caso del cartone teso, il materiale scelto deve avere una struttura adeguata alla composizione del prodotto e al suo confezionamento, sia manuale che automatico. Nel caso del cartone ondulato, bisogna fare molta attenzione alla struttura portante e al peso che deve sostenere, anche in fase di movimentazione. Nel caso delle scatole rivestite, considerata la fase di rivestimento come principale operazione da svolgere, le fibre di carta e cartone devono evitare imbarchi e garantire la una planarità perfetta. 5 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO 6 2009 Linee Guida alle lavorazioni Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO Di norma, i cartoncini per astucci sono patinati sulla superficie esterna, in modo da garantire una buona stampabilità. Prima di esaminare nel dettaglio la struttura del cartoncino, osserviamo che esso è composto essenzialmente da una parte di sostanza fibrosa e da una patina superficiale costituita da una dispersione acquosa di pigmenti (caolino e carbonato di calcio) e di adesivi (amidi, lattici sintetici). Il disegno rappresenta la stratigrafia di un cartoncino “monogetto”, formato cioè da un solo strato di materia fibrosa. In ambito europeo viene oggi poco usato perché si preferiscono i cartoncini multistrato, anche quando la sostanza fibrosa è omogenea. La struttura “monogetto” viene in parte ancora utilizzata nella fabbricazione di cartoncini SUS (Solid Unbleached Sulphate) e SBS (Solid Bleached Sulphate) rispettivamente di pasta chimica greggia al solfato a fibra lunga e di pasta chimica bianchita al solfato a fibra lunga. Nella categoria SUS rientrano i cartoncini retro “kraft” ad alta resistenza meccanica e alla lacerazione, impiegati soprattutto nel settore del multipackaging di bottiglie e conosciuti anche come “carrier board”, spesso impiegati in versione resistente all’umidità (wet strenght) per conservare le loro caratteristiche meccaniche, in particolar modo alla lacerazione. I cartoncini SBS - noti come “pura fibra di cellulosa” - trovano impiego nel confezionamento di sigarette, di alcuni alimenti surgelati ad alto contenuto di acqua (opportunamente accoppiati per estrusione ai film di polietilene) e in diverse applicazioni ove sono richieste particolari prestazioni fisicomeccaniche o estetiche. 7 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO In Italia i cartoncini più usati per la fabbricazione di astucci sono i FBB (Folding Box Board) e WLC (White Lined Chipboard), questi ultimi costituiti da strati multipli di materiale fibroso eterogeneo. Il tipo FBB, noto come Alto Spessore, è costituito da una copertina di cellulosa sbianchita o semisbianchita. Nei tipi WLC, di qualità inferiore ma largamente impiegati per l’uso corrente, la copertina può contenere anche materiale riciclato e gli strati intermedi sono costituiti da materie fibrose secondarie, ossia di recupero. In taluni casi, come ad esempio nei cartoncini retro kraft, per il retro viene utilizzato un sottile strato di materiale primario non bianchito, per conferire una miglior finitura e una più elevata resistenza meccanica. Il disegno evidenzia la tipica stratigrafia di un cartoncino FBB o WLC; gli strati intermedi e il retro sono di norma costituiti rispettivamente da materiali fibrosi vergini e da materiali fibrosi riciclati. L’industria cartotecnica utilizza anche altri tipi di cartoncino, ad esempio i non patinati, il cui impiego è tuttavia alquanto limitato ed è soprattutto destinato ad astucci e fustellati neutri (non stampati) o alla produzione di scatole rivestite. 8 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO La tabella riporta una sommaria classificazione dei cartoncini patinati per uso cartotecnico più diffusi in Europa. La griglia indica il livello qualitativo di ciascun tipo di cartoncino. I tipi 1, 2 e 3 rappresentano la fascia bassa dei tipi WLC (soprattutto per il tipo di finitura della copertina), e quindi poco adatti alla realizzazione di stampe sofisticate. Le varianti 4, 5, 6 e 7, pur non differenziandosi sostanzialmente dai precedenti a livello di prestazioni meccaniche, presentano un grado di finitura superiore. Il tipo 8 viene prevalentemente impiegato nel multi-packaging e laddove sia richiesta un resistenza meccanica elevata. I tipi FBB 9 e 10 vengono usati soprattutto nei settori cosmetico e farmaceutico, per gli alimenti surgelati, nel dolciario e in tutte le applicazioni che richiedono buone caratteristiche di rigidità e presentazione. Infine i SUS e SBS, che in Italia vengono poco usati perché costosi; rappresentano infatti solo pochi punti percentuali dei consumi complessivi. 9 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO Grammatura, spessori e rigidità - Le caratteristiche fisico-meccaniche del cartoncino dipendono dal rapporto qualità-grammatura-spessore. Tralasciando per il momento l’aspetto qualitativo, su cui torneremo più avanti, esaminiamo ora il peso e lo spessore dei vari tipi di cartoncino. Ciascun tipo di cartoncino viene prodotto in diverse grammature, espresse in grammi per metro quadrato. La tabella riporta le grammature standard dei tipi più usati. Come vediamo, emerge una sostanziale diversità nella scala delle grammature fra i tipi più pregiati (FBB e SBS); inoltre i cartoncini FBB, grazie ai loro componenti e alle tecniche di fabbricazione, presentano una minore densità, cioè un più elevato spessore. Questa caratteristica contribuisce ad aumentare la rigidità del materiale, elemento importantissimo agli effetti delle prestazioni della confezione finita in fase di utilizzo. 10 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO Valori di rigidità media di alcuni tipi di cartoncino - La rigidità del cartoncino viene misurata, mediante uno speciale apparecchio, in due direzioni: in SENSO FIBRA, determinato dalla direzione della macchina di cartiera, e ortogonalmente a tale direzione, cioè CONTRO FIBRA; il rapporto fra le due rigidità TABER varia da 2.2 a 2.4, ove la maggiore è quella del senso fibra. La rigidità TABER media si ottiene calcolando la radice quadrata del prodotto delle due rigidità specifiche. Valori di densità media di alcuni tipi di cartoncino - Il valore di densità si ottiene dividendo i grammi al metro quadrato per lo spessore in micron e si esprime in Kg/m3. Tale caratteristica viene anche detta “BULK”; il suo valore si ottiene dividendo lo spessore in micron per i grammi al metro quadrato. 11 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO Alcuni criteri di scelta - Analizzando il rapporto qualità-grammatura-spessore (slide 29) non può sfuggire la relazione che esiste tra la qualità dei cartoncini, il loro spessore e le caratteristiche meccaniche che ne conseguono. La rigidità del cartoncino è di primaria importanza per determinare il livello di macchinabilità sulle linee di confezionamento (oggi sempre più veloci). Un adeguato grado di rigidità assicura, inoltre, che la confezione resista alle varie sollecitazioni in fase di distribuzione, esposizione e utilizzazione. La rigidità del cartoncino, che deve essere commisurata anche alle dimensioni e al peso del contenuto, non è ovviamente il solo elemento a influire sulle prestazioni globali dell’astuccio. Nel caso, ad esempio, di confezioni per prodotti surgelati, confezionati e distribuiti in presenza di un’elevata umidità relativa, anche la qualità dei componenti e i trattamenti del cartoncino determinano in misura rilevante le prestazioni complessive dell’imballaggio. La scelta del tipo di cartoncino per una determinata applicazione viene, dunque, effettuata fra molte possibilità. Tuttavia, nella pratica comune vi è purtroppo la tendenza a considerare il puro costo come elemento decisionale, ritenendo che realizzare astucci o un fustellati poco costosi sia il solo modo per raggiungere gli obiettivi di economicità che ciascuna azienda si pone nel pianificare il proprio packaging. Invece non è sempre così. Contrariamente a quanto si possa credere, un cartoncino con un costo più elevato al kg, non sempre aumenta il costo della confezione finita. Per chiarire tale concetto occorre osservare i grafici della tabella precedente, che indicano l’andamento dei valori di rigidità di alcuni fra i più comuni tipi di cartoncino. Vedremo, per esempio, che un Folding Box Board Hibulk, vale a dire un cartoncino a bassa densità, presenta una rigidità più che doppia rispetto ad un WLC bianco/bianco; ciò significa che a parità di rigidità è possibile utilizzare una grammatura nettamente inferiore e quindi ridurre il costo al metro quadro. 12 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO Proseguendo nel nostro esempio specifico, siamo in grado di stabilire che l’impiego di Hibulk consentirebbe l’uso di 225 g/m2 invece dei 300 g/m2 di un WLC bianco/bianco. Fatto 100 il costo per kg del bianco/bianco e a 140 quello del tipo Hi-bulk, si avrà un rapporto di prezzo 1.4. Essendo il rapporto fra le grammature di 1.33 (è il risultato del confronto fra 300 g/m2 e 225 g/m2) emerge che il costo effettivo del tipo Hi-bulk sarà superiore all’altro solo del 5.3%, e inciderà sul costo finale del fustellato del 3% circa: un valore, dunque, davvero poco rilevante se si considera il vantaggio che deriva dalla qualità nettamente più elevata. In conclusione, questo esempio serve a chiarire che la grammatura e il costo al chilogrammo dei cartoncini non sono gli unici criteri razionali di scelta del tipo di materiale da impiegare. 13 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO Oltre agli attributi già citati, altre caratteristiche vanno valutate attentamente, anche se per certi versi sono meno rilevanti. Possiamo citare la resistenza alla lacerazione (tear resistance), importante quando l’imballo sia sottoposto a particolari sollecitazioni meccaniche, l’assorbenza superficiale all’acqua (COBB), il punto di bianco della copertina, ecc. A titolo di esempio, la tabella a lato riporta le specifiche di minore rilevanza di un cartoncino di tipo Carrier Board. Qui sotto, la traduzione dei termini. 14 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.1 - IL CARTONE TESO I trattamenti del cartoncino - Il cartoncino viene perlopiù impiegato nella fabbricazione di astucci destinati al confezionamento secondario (e dunque non a diretto contatto con il prodotto) o di confezioni primarie, a contatto con il contenuto ma a cui non sono richieste altre prestazioni se non di contenere e proteggere. Quando, invece, siano richieste funzioni di barriera, il cartoncino può essere variamente trattato o accoppiato ad altri materiali e/o sostanze atte a conferire particolari caratteristiche protettive. I trattamenti del cartoncino possono essere divisi in due grandi categorie: l’additivazione di sostanze nell’impasto o in parte di esso e i trattamenti o rivestimenti superficiali ottenuti con lavorazioni ausiliarie separate dal ciclo di fabbricazione vero e proprio. Nella prima categoria rientrano i trattamenti idrorepellenti (water-proof), oleorepellenti (greaseproof), e antimuffa. Nella seconda categoria rientrano la saranizzazione (PVDC coating), le spalmature di cere o di speciali vernici termosaldanti e non, e la laminazione con film sottili di polietilene (PE), polipropilene (PP), poliestere (PET) e alluminio. A lato, una tabella riassume i trattamenti più comuni. 15 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Con l’introduzione di nuove normative nel settore imballaggio, il cartone ondulato è divenuto il materiale più richiesto nella produzione di packaging. A differenza di altri materiali espansi e derivati plastici, risulta riciclabile e biodegradabile al 100%. Le copertine che lo compongono - costituite da due o più superfici di carta tesa o piana legate insieme da collanti naturali derivati da amido di mais o fecola - racchiudono tra di loro le carte ondulate che conferiscono stabilità e resistenza. Poiché l’altezza dell’onda può variare da 1,5 mm a 5 mm, si possono avere combinazioni diverse che portano a spessori finali di cartone da 1,5 a 15 mm. Oltre allo spessore, per determinare una minor o maggiore resistenza è fondamentale la qualità delle carte impiegate e la loro grammatura. Trasformato in imballaggio finito, il cartone ondulato diventa un contenitore robusto, versatile, ideale per raggruppare, trasportare e proteggere. Tipologie di cartone ondulato Cartone semplice: costituito da una sola onda, A-alta, B-bassa, microonda o onda E, fra due copertine stese. Cartone doppio: (talvolta impropriamente detto TRIPLO) formato da due onde (ondulazioni combinate alta-bassa, bassa-micron) e 3 carte stese. Cartone triplo: con tre onde-ondulazioni e tre o 4 carte stese, destinato a impieghi specifici che richiedono un’altissima resistenza. 16 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Nella fabbricazione del cartone ondulato e/o accoppiato è previsto l’impiego di carte per copertina e di carte da onda. Le loro caratteristiche e la loro composizione fibrosa possono conferire al prodotto cartotecnico diverse proprietà di resistenza e/o barriera all’umidità e di alimentarietà. Le copertine normalmente utilizzate possono essere di cartone trattato, contro l’umidità, o di cartone vegetale, utilizzato per fabbricare contenitori di alimenti. Sigle delle carte da copertina K = kraftliner: carta con elevate caratteristiche meccaniche, prodotta con pasta chimica di conifera, con presenza di latifoglia fino al 20% L = liner: carta con buone caratteristiche meccaniche, prodotta in uno o più strati con materie fibrose T = test: carta con discrete caratteristiche meccaniche, simile alle precedenti KB/LB/TB = copertine bianche BP = cartone patinato C = camoscio: prodotta esclusivamente con pasta di recupero, dalla resistenza limitata Sigle delle carte da onda S = semichimica: carta di alta qualità, con almeno il 65% di latifoglia M = medium: dalle buone caratteristiche, prodotta con pasta da recupero e semichimica F = fluting: carta con discrete caratteristiche, prodotta con sola pasta di recupero 17 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Alcune definizioni L’accoppiato di per sé, può essere correttamente considerato sia un prodotto sia una materia prima. È un prodotto quando, attraverso lo studio delle prestazioni e l’impiego di specificate materie prime, viene realizzato un accoppiato unendo più carte di diversa origine, natura e aspetto superficiale. È materia prima quando, una volta realizzato, il cartone ondulato presenta le caratteristiche fisico-meccaniche e fisico-chimiche capaci di soddisfare le esigenze di resistenza e prestazione di un imballaggio. Il prodotto accoppiato, pertanto, ha un’identità propria che lo rende capace di assolvere ai compiti per cui è stato realizzato. L’accoppiato di cui ci occuperemo può essere di due tipi: a una sola onda a due onde 18 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Alcune definizioni Altezza dell’onda - È il valore numerico espresso in millimetri, misurato con micrometro o calibro, dell’ipotetico triangolo con cui si rappresenta o si evidenzia un’onda dopo la sua fabbricazione Modulo o passo - È la distanza che intercorre tra i punti A e B. Per calcolare il passo si utilizza la formula: h A B mm 1000 numero di onde 19 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Onde per metro lineare - Sono le onde che possiamo contare su un metro di carta ondulata. Il loro numero si ottiene utilizzando la formula: mm 1000 il modulo o passo Percentuale di ondulazione - La percentuale di ondulazione è la quantità ulteriore di carta che serve per poterla trasformare in ondulata. 20 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO La resistenza di un accoppiato è determinata da: - tipo di onda: il tipo ideale deve scaturire da esigenze ben precise, individuate dopo un’attenta analisi dei prodotti cartotecnici da fabbricare; - spessore dell’accoppiato: è il principale elemento che determina la resistenza (maggiore è lo spessore, maggiore è la resistenza dell’accoppiato). Ma non solo: maggiore è lo spessore, maggiori sono anche le imprecisioni-variazioni nella finitura (fustellatura e incollatura) del prodotto; - qualità delle carte utilizzate nella sua realizzazione. Oltre alla resistenza di per sé, ne determinano anche la stabilità nel tempo e negli ambienti. 21 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Accoppiato a una sola onda - L’accoppiato a una sola onda identifica un prodotto, realizzato utilizzando una sola onda disposta tra due copertine. Nel settore cartotecnico l’accoppiato a una sola onda trova impiego nell’80% circa delle applicazioni, come dettagliato nella tabella. Tipo di onda B onda bassa E micro F G N Impiego % Prodotti 20 Contenitori e scatole 50 Scatole e astucci 7 Astucci 2 Astucci 1 Astucci Settori Elettrodomestici Elettrodomestici, Detergenza Prodotti per la casa Vini Liquori Detergenza Prodotti per la persona Farmaci Cosmetici 22 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Caratteristiche tecniche di un accoppiato Tipo di onda B onda bassa E micro F G N Altezza mm Spessore accoppiato 2,4 3,0 1,30 1,90 0,80 1,30 0,60 1,10 0,50 1,0 Resistenza alla compressione verticale (RCV) kg 100 kg 70 kg 30 kg 15 kg 5 Le tipiche composizioni di un accoppiato sono standard, buona, ottima, extra strong • Composizione standard (std) - È quella destinata a fabbricare scatole o contenitori con caratteristiche di resistenza che rientrano nelle sollecitazioni del normale utilizzo; tali contenitori non devono presentare specifici requisiti di resistenza alla compressione. • Composizione buona - È di norma destinata alla fabbricazione di scatole o contenitori che devono soddisfare una o più delle richieste seguenti: - meccanizzazione; - contenimento e protezione del prodotto; - resistenza all’impilamento e/o alla compressione entro e non oltre i 30 kg. 23 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Composizione ottima - È destinata alla fabbricazione di scatole o contenitori che devono soddisfare una o più delle richieste seguenti: - meccanizzazione; - contenimento e protezione del prodotto; - resistenza all’impilamento e/o alla compressione entro e non oltre i 60 kg; - resistenza allo spanciamento; -resistenza all’umidità. Composizione extra strong quella destinata alla fabbricazione di scatole o contenitori che soddisfino a una o più delle seguenti richieste: - meccanizzazione - contenimento e protezione del prodotto - resistenza all’impilamento e/o alla compressione entro e non oltre i 60 kg; - resistenza allo spanciamento; - resistenza all’umidità. 24 2009 Linee Guida alle lavorazioni Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Resistenza dell’accoppiato in funzione del tipo di onda. I parametri fissi: - copertina stampata (cartoncino da 270 g bianco/grigio); - carta per onda (M4 - Medium 127 g); - copertina interna L3 (da 150 g) oppure T4 (da 175 g). Variazione della resistenza in funzione del tipo di onda ECT N/m* Tipo di onde H mm % ond O. N. 0,55 16 2,12 O. G. 0,60 18 2,40 O. Slim tipo F 0,80 22 3,0 O. Micro tipo E 1,30 30 4,0 O. Bassa tipo B 2,5 40 5,6 O. Media tipo C 3,5 45 5,8 O. Alta tipo A 4,0 50 6,0 *Resistenza dell’accoppiato in canna, di una provetta 25 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Le carte per copertina. Definizioni Kraftliner (simbolo “K”) - Carta prodotta con pasta chimica di conifera al solfato. Si ammette la presenza di pasta chimica di latifoglia e/o di pasta di semichimica, secondo le percentuali commercialmente in uso e comunque nella misura non superiore al 20%. Questo tipo di carta deve corrispondere alle caratteristiche meccaniche indicate nella tabella A (slide successiva). Liner e Test (simboli “L” e “T”) - Carte prodotte, in uno o più strati, con materie fibrose che determinano le caratteristiche meccaniche indicate nella tabella A (slide successiva). 26 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Tabella A - Classifica delle carte per copertine (avana e bianche) - Valori di RCT in KN/m, dove RCT sta per Ring Crush test (compressione ad anello di un campione). Tipo di carta RCT in KN/m KB LBC LB TB KN/m - 1,17 1,05 0,99 0,63 1,48 1,30 1,26 0,99 1,89 1,70 1,62 1,26 2,43 2,30 1,89 1,71 - 1,30 1,00 0,70 1,65 1,40 1,10 2,10 1,80 1,40 2,70 2,10 1,70 K L T Classe 2 (125) Classe 3 (150) Classe 4 (175) Classe 5 (200) Classe 6 (225) 2,90 2,40 1,90 N.B. I valori riportati in tabella sono validi per le carte avana. Per le carte “non avana”, bianche o diversamente colorate, è garantito un valore di RCT inferiore del 10% rispetto ai valori riportati. Le carte colorate sono di norma designate con l’iniziale del colore, in minuscolo, posta dopo il simbolo di identificazione della carta (Kb, Lb, Tb…). I valori di RCT indicati consentono di ricavare l’ECT del cartone secondo le formule: ECT (cartone onda singola) = 0,9 (coeff. di lavorazione) x [RCT copertina esterna + co x (RCT onda) + RCT copertina interna] ECT (cartone onda doppia) = 0,9 (coeff. di lavorazione) x [RCT copertina esterna + co x (RCT 1^ onda) + RCT teso + co x (RCT 2^ onda) + RCT cop. interna 27 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Le carte per ondulazione. Definizioni Semichimica (simbolo “S” e “SS”) - Carta prodotta con pasta semichimica di latifoglia nella misura minima del 65%, dalla composizione fibrosa totale, che abbia le caratteristiche meccaniche indicate nella tabella B (slide 30). Medium (simbolo “M”) - Carta trattata e non trattata, prodotta con pasta di carta da recupero e/o paste meccaniche o semichimiche, che abbia le caratteristiche meccaniche indicate nella tabella B (slide 30). 28 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Spessori del cartone ondulato Tipo di onda Onda A Onda B Onda C Onda E Onda F Onda K Onda BA Onda BC Onda EB Altezza minima Altezza minima Altezza minima Altezza minima Altezza minima Altezza minima Altezza minima Altezza minima Altezza minima Altezza minima Spessore •mm 4,5 •mm 2,5 •mm 3,5 •mm 1,2 •mm 0,8 •mm 5,0 •mm 7,0 •mm 6,0 •mm 3,7 Non sono definitivi per la loro ridotta rilevanza commerciale gli abbinamenti diversi delle singole onde tali da formare cartoni a due o più onde; oppure onde singole con altezza inferiore al minimo sopra indicato. 29 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Accoppiato a due onde - L’accoppiato a due onde è realizzato partendo da un foglio di ondulato, che viene accoppiato a foglio. Questa configurazione consente di realizzare un prodotto con caratteristiche di resistenza elevata e tipica dei box-pallet e/o espositori. Tabella B - Classifica delle carte per onda (valori di RCT in KN/m). Tipo di carta RCT in KN/m Classe G/mq SS KN/m Classe 2 100-120 0,95 4 127 1,2 Classe 6 150 1,45 Classe 9 180 S - 0,80 1,1 1,4 1,85 M - 0,7 0,85 1,1 1,35 N.B. I valori di RCT indicati consentono di ricavare l’ECT del cartone secondo le formule: ECT (cartone onda singola) = 0,9 (coeff. di lavorazione) x [RCT copertina esterna + co x (RCT onda) + RCT copertina interna] ECT (cartone onda doppia) = 0,9 (coeff. di lavorazione) x [RCT copertina esterna + co x (RCT 1^ onda) + RCT teso + co x (RCT 2^ copertina interna] 30 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Le scatole rigide fondo+coperchio (Top o Lid and Bottom), a corpo unico (digibox) oppure a 2/3 elementi sono ottenute tramite l’accoppiamento di: - plancia di carta monopatinata o materiale stampabile (velluto, tela, materiali vari da rivestimento); - cartone bianco grigio o bianco foderato, di spessore variabile da mm 1,00 a mm 3,00 (a seconda della dimensione del prodotto). Per ottenere un buon risultato la plancia di norma viene plastificata, così da evitare screpolature, ma può anche essere verniciata UV. Nel caso, invece, di carta da rivestimento non serve alcun trattamento supplementare. 31 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.2 - IL CARTONE ONDULATO Le carte monopatinate più idonee a questo tipo di lavorazione per le plance interne ed esterne sono: Hollywood Free (Burgo), Algro Fin e Algro Design (Sappi), Royal Rotomatt (Cartiera tedesca), Hansoll monopatinata (Stylpaper). Le caratteristiche significative di questi materiali sono: - eccellente stampabilità sulla parte patinata; - assenza di ondulazioni nella fase di accoppiamento; - parte posteriore della carta non patinata e per questo assolutamente idonea a ricevere la colla animale per il rivestimento; - ottima tenuta della fibra del materiale, anche senza plastificazione supplementare. 32 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.3 - CARTA E CARTONE PER SCATOLE RIVESTITE Definizioni e caratteristiche - Per realizzare scatole rivestite si usano carte monopatinate senza legno, di elevata qualità, caratterizzate da un eccellente grado di bianco, da una superficie di elevata brillantezza e da un’ottima opacità. Sono disponibili in formato a foglio o in bobina. Un altro fattore molto importante di questi tipi di carta è la stabilità dimensionale. Sono particolarmente adatte per la stampa offset, verniciatura UV e tradizionale, stampa a caldo, rilievo a secco. Inoltre i 4 strati di pura cellulosa e l’elevatissimo grado di bianco in superficie assicurano un eccellente risultato in qualsiasi tipo di applicazione grafica. I valori ideali delle carte per questa lavorazione sono: - grammatura variabile da 100 a 160 g/m2; - spessore da 72 a 130 micron; - forza di lacerazione longitudinale 460; - forza di lacerazione trasversale 500; - test di Cobb sul retro 27; - opacità da 89 a 95%. 33 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.3 - CARTA E CARTONE PER SCATOLE RIVESTITE Per produrre scatole rivestite si possono utilizzare tutte le carte definite “da rivestimento”. Una delle migliori è la carta Hyflex, marchio dell’americana FiberMark e distribuita in Italia da Fontana Grafica. È realizzata con un latex-saturato, rivestito in superficie da una patina acrilica che garantisce ottima qualità di stampa. La grammatura standard è di 130 g ed è disponibile con una serie di cinque diverse goffrature oppure completamente liscia. La stampabilità - con le varie tecnologie offset, a caldo, serigrafica - è eccellente, così come la resistenza allo strappo e la morbidezza, tale da evitare screpolature. Hyflex, inoltre, non necessita di ulteriore protezione, né UV né di plastificazione, in quanto particolarmente resistente al graffio. Infine, è ideale anche per i rilievi e la serigrafia perché il suo particolare impasto fa sì che, in fase di rivestimento, il rilievo perda non più del 10-15% della consistenza. 34 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.3 - CARTA E CARTONE PER SCATOLE RIVESTITE Per essere idonei alla fabbricazione di scatole rivestite, i cartoni devono possedere caratteristiche di buona rigidità e buona planarità per evitare che il foglio si “imbarchi”; essi devono anche presentare la superficie meno marezzata possibile perché, dopo il rivestimento, questo difetto viene riportato sulla carta. Inoltre, poiché il cartone incide in buona misura sul costo del prodotto finito, è opportuno definire un buon rapporto peso/spessore. I cartoni più utilizzati, ad oggi, sono: - grigi accoppiati; - bianchi-grigi foderati; - grigi; - bianchi-grigi monogetti. I principali fornitori, attualmente, sono Kappacarton, Ovaro e Cama. 35 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET I materiali plastici più comunemente utilizzati nella produzione di packaging sono PVC, PETG, PP e APET. Tutti questi materiali possono essere stampati solo con macchine UV e con forni che assicurino un’asciugatura istantanea dell’inchiostro. La tensione superficiale è la chiave dell’incollaggio delle scatole laminate sinteticamente, plastificate o interamente di plastica. Con una tensione superficiale bassa si produce un’adesione debole, perché ottenuta solo nei punti stessi delle gocce di colla. Utilizzando, invece - per citare un esempio alternativo - la soluzione al plasma messa a punto da Bobst, la tensione superficiale aumenta e, di conseguenza, il collante aderisce all’intera superficie, producendo una cucitura adesiva omogenea e molto resistente. La scelta dei materiali plastici idonei al packaging richiede, dunque, la garanzia del fornitore e la verifica da parte dell’utilizzatore del trattamento corona (detto anche tensione superficiale oppure trattamento dyne). Alcuni fornitori sono in grado di garantire un particolare valore di trattamento sia in bianca che in volta. Il trattamento corona minimo per garantire buona stampabilità offset, serigrafica e hot stamping, oltre che una buona incollabilità, deve avere valore di 38 dyne (o, meglio ancora, superiore a 40 dyne). 36 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET La stabilità dimensionale dei materiali plastici è molto inferiore a quella del cartone, quindi è necessario contenere i formati di lavorazione (è preferibile il 50x70 cm). Fino a uno spessore massimo di 300 micron, questi materiali si possono fustellare a freddo con autoplatine o con macchine manuali. Oltre questa soglia dimensionale è necessario ricorrere alla fustellatura ad alta frequenza. Un’altra possibilità è data dalla fustellatura a caldo, che può essere impiegata grazie al fatto che alcuni produttori di macchine cartotecniche hanno sviluppato un’adeguata tecnologia per il riscaldamento della piastra. Adottando l’una o l’altra tecnica di fustellatura si ottengono prodotti di qualità differente, e a costi di produzione assai differenziati. Il massimo livello qualitativo di snervatura delle cordonature si ottiene tramite fustellatura ad alta frequenza, la fustellatura a caldo permette di raggiungere risultati medi, mentre la tecnica a freddo permette di fustellare solo materiali di spessore contenuto. Di recente, tuttavia, sono stati sviluppati alcuni filetti di cordonatura (per microperforazione) in grado di migliorare la qualità della lavorazione a freddo su alcuni tipi di materiale plastico. 37 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET La fustellatura ad alta frequenza fornisce il miglior risultato qualitativo, in quanto snerva perfettamente il materiale plastico in prossimità delle pieghe, in modo tale che non vi siano problemi di rottura, sia facile realizzare le pieghe, di cui consentire, se desiderato, il “ritorno”. Questo tipo di fustellatura, di norma, viene effettuata su macchine a giostra, con costi e velocità molto contenuti. Il formato massimo è di 50x70 cm e la puntatura del foglio si effettua sempre in modalità manuale. Attualmente, l’unica macchina completamente automatica è realizzata da Geaf Srl. Si presenta come un’autoplatina, lavora in formato 70x100 cm, ma le velocità di produzione sono limitate a circa 600 fogli/h. Risulta idonea alla lavorazione di materiali come PVC, PETG, PET-GAG, con spessori dai 350 micron e oltre (caso, questo, in cui si evita lo sbiancamento delle cordonature). 38 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET Per la fustellatura a caldo, Bobst ha messo a punto la tecnologia Hotplast, che permette di realizzare una più ampia varietà di scatole con materiali diversi (compresi PP, PET e PVC) e fogli più spessi. Al contempo consente di produrre a velocità elevate e con temperature sensibilmente più basse della media; è inoltre in grado di passare dalla stampa a freddo a quella a caldo con tempi di cambio lavoro molto ridotti. Da un doppio pulpito di comando l’operatore regola, in digitale, la temperatura della piastra; le due zone di riscaldamento sono indipendenti, conferendo flessibilità alle impostazioni e fornendo il calore esattamente dove richiesto. Con questa tecnologia, infine, si possono utilizzare fustelle di legno standard in luogo di costosi utensili speciali; la stabilità termica, raggiunta riscaldando l’intera superficie al di sotto del foglio, garantisce risultati di qualità sia nel taglio sia nella cordonatura. Anche in questo caso, non è più necessario lo sbiancamento delle cordonature. 39 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET Lo schema riporta i valori di “tolleranza indicativa” relativi agli scarti in fase di fustellatura per lavori di media difficoltà. Quantità in produzione Scarti Avviamento Da resa 1 a resa 5 40 fogli Da resa 6 a resa 10 60 fogli Oltre 80 fogli Produzione Tirature fino a 1.000 fogli 5% Tirature da 1.001 a 10.000 fogli 2,5% Tirature da 10.001 a 50.000 fogli 0,8% Tirature oltre 50.001 fogli 0,3% 40 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET Analisi dei materiali plastici: PVC fino a 300 micron 41 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET Analisi dei materiali plastici: PET-G fino a 300 micron 42 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET Analisi dei materiali plastici: PPL fino a 400 micron 43 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET Analisi dei materiali plastici: APET fino a 500 micron 44 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET Esempio di scheda tecnica di APET 45 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET Esempio di scheda tecnica di PET Gamma - Il PET è disponibile in fogli nei seguenti spessori, finiture e formati: Serie RLT trasparente bilucido da 150 a 500 micron, formato 100x70; Serie RPC trasparente bilucido monopatinato da 500 a 750; micron, formato 100x70 e 140x100; Serie RLB bianco lucido da 200 a 500 micron, formato 100x70. Termoformatura - Il PET non va riscaldato oltre 120 °C per evitare fenomeni di cristallizzazione (sbiancamento, opacizzazione). Stoccaggio - Il PET deve essere stoccato nell’imballo originale al riparo da luce diretta, a temperature comprese tra 8 e 30 °C e con umidità non superiore al 70%. N.B. Informazioni fornite in buona fede ma senza garanzia. 46 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET Esempio di scheda tecnica di PVC Compatibilità - Eccellenti risultati serigrafici con inchiostri Princolor Serie 368 e 388 (solvente) e Serie 560 e 588 (UV) - e offset con inchiostri UV o speciali per supporti non ass. Consigliato test di stampa. Certificazioni - RoHS, WEEE, 2003/11/EC (PentaBDE, OctaBDE), 2002/72/EC (contatto alimenti), 94/62EC (packaging). Temperature - Per evitare cariche elettrostatiche, il PVC deve essere trasformato a 20-23 °C, con umidità del 50-60%. Va stoccato nel suo imballo, entro i 30 °C; da evitare esposizione diretta a luce solare e umidità. In caso di basse temperature, è necessario un ciclo di acclimatazione di 60’ per cm. N.B. Informazioni fornite in buona fede, senza garanzia. 47 Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16 1.3.4 - MATERIALI PLASTICI: PVC, PET, PPL, APET I materiali plastici presentano notevoli difficoltà di incollatura; inoltre, ciascuno richiede un diverso tipo di colla, talvolta difficile da utilizzare. Per ovviare a tali problemi sono state di recente messe a punto alcune soluzioni interessanti. Bobst, per esempio, ha sviluppato un trattamento al plasma chiamato Openair. Per ottenere un’adesione omogenea dell’adesivo al substrato, questo trattamento viene effettuato in-line, immediatamente prima dell’applicazione del collante. La tecnologia Openair-Plasma può essere adottata senza problemi su impianti esistenti, ha un basso impatto ambientale e può essere fornita corredata di tutti i connettori necessari all’impiego su tutti i tipi di incollatrice. 48