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la vita di santa lucia

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la vita di santa lucia
L’Ora di Religione – rubrica “Artingioco” – dicembre 2012
Santa protettrice: di Siracusa, dei ciechi, degli
oculisti, degli elettricisti.
Etimologia: Lucia = luminosa, splendente.
Simbologia: Occhi su di un piatto, il Giglio, la
Palma, il Libro del Vangelo.
LA VITA DI SANTA LUCIA
La Vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione Cristiana, come
ricorda il Messale Romano, è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano.
Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno
all'anno 304). Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci inflitte dal prefetto
Pascasio perchè non voleva piegarsi ai segni straordinari che attraverso di lei Dio stava
mostrando.
Proprio nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata
ritrovata un'epigrafe marmorea del IV secolo che è la testimonianza più antica del culto
di Lucia.
Una devozione diffusasi molto rapidamente: già nel 384 sant'Orso le dedicava una
chiesa a Ravenna, papa Onorio I poco dopo un'altra a Roma. Oggi in tutto il mondo si
trovano reliquie di Lucia e opere d'arte a lei ispirate. (Avvenire))
Qualche altra notizia in più sulla sua vita è tratta da un racconto di tradizione popolare.
Ricca, probabilmente bella e promessa sposa ad un giovane della città di Siracusa, Lucia
sembrava destinata alla vita normale delle ragazze del III-IV secolo dopo Cristo: moglie
e madre di famiglia.
A causa di una malattia che aveva colpito la madre Eutychie, una grave emorragia,
Lucia decise di andare a Catania per pregare sulla tomba della martire Agata. Qui Dio la
scelse per un grande progetto: S. Agata infatti le apparve chiedendole di dedicare la
propria vita ai più poveri, ai piccoli emarginati e sofferenti.
Tornata a Siracusa mise in atto questo progetto; ruppe il fidanzamento e con una
lampada fissata al capo, iniziò a percorrere i lunghi e angusti cunicoli delle catacombe
per distribuire i beni della sua cospicua dote ai più poveri.
Il fidanzato abbandonato non accettò questa decisione, forse più attirato dalle ricchezze
di famiglia che da un amore sincero (non si spiegherebbe altrimenti la decisione del
ragazzo) accusò Lucia davanti al terribile prefetto Pascasio di essere Cristiana. Erano
questi gli anni di Diocleziano, anni bui per la storia dei Cristianesimo, anni di
persecuzioni ma anche di grandi esempi di fede, come quello che diede la stessa Lucia.
Arrestata, minacciata e torturata, si proclamò comunque seguace di Cristo e non accettò
Editrice Elledici
L’Ora di Religione – rubrica “Artingioco” – dicembre 2012
di rinunciare alla propria fede. Per Pascasio non ci furono dubbi, quella ragazza troppo
forte per essere "piegata", doveva morire: la espose nel pubblico postribolo; Lucia allora
disse che "il corpo viene contaminato solo se l'anima acconsente" e così nessuno,
nemmeno sei uomini e sei buoi, riuscirono a smuovere il corpo esile divenuto
miracolosamente pesantissimo.
Prima dell'esecuzione capitale però Lucia riuscì a ricevere l'Eucaristia e preannunciò sia
la morte di Diocleziano, avvenuta di lì a pochi anni, sia la fine delle persecuzioni,
terminate nel 313 d.C. con l'editto di Costantino che sanciva la tolleranza religiosa e la
libertà di culto.
S. LUCIA : LA TRADIZIONE IN ITALIA
In alcune regioni dell’Italia settentrionale esiste una tradizione legata ai “doni di
Santa Lucia” figura analoga dei vari San Nicola, Babbo Natale, Gesù Bambino la Befana ed
altri che durante i secoli hanno sostituito l’antico culto degli avi, nell’immaginario
infantile.
Secondo la moderna usanza, nata negli anni trenta e consolidatasi nei decenni successivi, i
bimbi scrivono una lettera alla Santa, elencando i regali che vorrebbero ricevere e
dichiarando di meritarseli, essendo stati bravi ed obbedienti durante l’anno.
Per accrescere l’attesa e la credenza dei bambini è tradizione che i ragazzi più grandi, nelle
sere precedenti, percorrano le strade suonando un campanello da Messa e lasciando
alcune caramelle richiamando i piccoli al loro dovere di andare subito a letto, per evitare
che la Santa li veda e li accechi gettando cenere nei loro occhi.
Allo scopo di ringraziare S. Lucia è uso lasciare del cibo; solitamente delle arance, dei
biscotti, del latte, mezzo bicchiere di vino rosso e del fieno per l’asino che trasporta i doni.
Il mattino del 13 dicembre i bimbi al loro risveglio, troveranno dolci e regali.
A Napoli, nel borgo marinaro di Santa Lucia (al quale fa riferimento la celebre canzone
napoletana ) i festeggiamenti cominciano dal sabato precedente al 13, con una processione
che porta il busto argenteo della Martire, risultante dalla fusione di diversi ex-voto, dal
mare fino alla chiesa di Santa Lucia.
All’alba del 13 dicembre lungo l’itinerario verso la chiesa di S. Lucia viene collocata una
batteria di fuochi che precede la processione dei fedeli, i quali recano candele o bengala a
simboleggiare la luce della Martire che pervade il buio della notte.
Ad Avellino e provincia è antica tradizione che il giorno della festa di Santa Lucia,
protettrice della città, i fedeli offrono in voto ai più poveri un piatto di “Cicci”, parola
dialettale che indica i legumi.
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L’Ora di Religione – rubrica “Artingioco” – dicembre 2012
In Calabria, soprattutto fra le comunità dei pastori, la sera del 13 sistemato il gregge, si
ritrovano insieme accendendo dei fuochi e al suono delle zampogne festeggiano con danze
mimiche di antichissima origine e culminano la festa con il passaggio fra le fiamme accese.
Santa Lucia è la Patrona della città di Siracusa, e gli abitanti il 13 dicembre espongono
ricchi drappi e tappeti ai balconi dei palazzi e i borghi s’illuminano di ceri per onorare la
solenne processione della statua d’argento della Santa.
Questa statua, alta quasi quattro metri, racchiude in una teca d’oro, dei preziosissimi
frammenti delle costole di Santa Lucia (le spoglie sono conservate a Venezia).
L’imponente processione accompagna il simulacro lungo il tradizionale percorso dalla
bellissima
Cattedrale, sita sull’isola di Ortigia, alla Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, dove rimane
esposta.
Il 20 Dicembre la festa si conclude, con il rientro della statua alla Cattedrale, portata in
spalla dai
“berretti verdi” della confraternita dei falegnami.
Inoltre, sempre il 20 dicembre, in occasione della processione per l’ottava di Santa Lucia, la
città è solita ospitare una “Lucia di Svezia”, cioè una ragazza svedese che rappresenta
Lucia e che porta sul capo una corona di candele.
La luce e Lucia hanno un legame strettissimo, la Santa che protegge la vista e quindi la
luce dei nostri occhi, si festeggia nei giorni in cui anticamente si svolgevano i rituali per
propiziare il successivo ritorno della luce - il 21 dicembre giorno del solstizio invernale.
LA TRADIZIONE IN SVEZIA
In casa, a scuola, al lavoro, ogni anno, viene scelta una ragazza che rappresenta Santa
Lucia.
La giovane viene vestita con una lunga veste bianca e una fascia rossa in vita, ornata sul
capo da una corona di candele, decorate con un intreccio di foglie di mirtilli rossi.
All’alba del 13 dicembre, migliaia di bambine con una veste bianca, una candela accesa in
mano ed una coroncina di candele elettriche in testa, illuminano il buio inverno svedese.
Si tengono lunghe processioni guidate dalla piccola Santa Lucia, con le sue damigelle ed i
paggetti che indossano vesti bianche e cappelli con stelle dorate.
Il corteo è chiuso da bambini vestiti come folletti.
Si tratta di una scena incantata ed incantevole, con i bambini che cantano canzoni
tradizionali natalizie ed illuminano l’oscurità con le loro candele.
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Lucia e le sue damigelle donano brioches allo zafferano e biscotti allo zenzero agli
spettatori.
Questa tradizione, che risale al lontano Settecento, si ripete in tutto il Paese: non sarebbe
Natale in Svezia senza Lucia, che segna il passaggio alle ultime due settimane di Avvento.
INFORMAZIONI RELATIVE AL MOSAICO PROPOSTO
MOSAICI DELLE SANTE
Su un prato verde smeraldo dal quale spuntano cespugli di fiori rossi e bianchi, si snoda
un corteo di ventidue esili e flessuose figure femminili, scandito ritmicamente da palme
stilizzate su fondo aureo, dalle quali pendono piccoli frutti rossi (datteri). Si tratta di
giovani donne con il capo riccamente e preziosamente abbigliate.
Ognuna di esse reca sul capo un diadema gemmato e, sulle mani, una corona vegetale
anch'essa gemmata, di diversi colori. Ogni figura è contrassegnata dal proprio nome,
collocato al di sopra del capo, preceduto dall'abbreviazione dell'attributo sancta: la santa
dalla quale ha origine il corteo, è Eufemia. Sebbene possa sembrare che si tratti di uno
schieramento frontale, rivolto verso lo spettatore, in quasi tutte le figure si possono
cogliere i segni del movimento verso l'abside: l'inclinazione, la posizione delle braccia,
l'appoggio del piede sinistro che comporta un leggero spostamento del corpo dalla parte
opposta (tranne nella settima e nella diciottesima figura a partire dall'ingresso). Sono
percepibili anche le differenze di posizione nella flessione della gamba destra. Sant'Agnese
si distingue dalle compagne di corteo, poiché è accompagnata da un agnellino ai suoi
piedi, il quale sembra spuntare dalla veste. La processione sembra protendersi verso
l'abside, in particolare verso i tre Re Magi.
Alcune di esse hanno le mani coperte da un lungo velo bianco, spesso frangiato d'azzurro
e decorato con motivi geometrici dorati, che ricade dalle alte chiome delle donne,
recingendone le vesti di tela d'oro. Su tali vesti si delineano preziosi motivi decorativi
ricamati: stelle, cerchi e segmenti, ora rossi, ora verdi, ora gialli, ora bruni. Su tutta la
composizione occhieggiano, balenando, numerose perle e gemme, di cui le donne hanno
adorni i capelli, il collo, le cinture e i bordi delle vesti: perle, ametiste, smeraldi e rubini. Le
giovani calzano pantofole rosse appuntite sulle quali scendono le lunghe tuniche bianche
adorne di variamente decorate.
Nonostante presentino uniformità nell'atteggiamento, le figure non sono identiche, poiché
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nei loro particolari fanno registrare una notevole variazione: i volti ora sono ovali, ora
tondeggianti; le labbra ora si schiudono ad un lieve sorriso, ora sono saldamente serrate; i
capelli ora sono bruni, ora castani, ora biondi.
LA BASILICA DI S. APOLLINARE NUOVO A RAVENNA
Il mosaico di Santa Lucia è conservato all’interno della Basilica che fu eretta poco prima
del 526 da Teodorico, che la destinò al culto ariano, dedicandola al Salvatore.
Dopo la cacciata dei Goti la chiesa, verso il 561, fu riconciliata al culto Cattolico e fu
dedicata a San Martino di Tours. Verso la metà del IX secolo il sacro edificio cambiò
ancora una volta denominazione: essendovi state trasportate le reliquie di Sant'Apollinare
- che fino ad allora erano state custodite nella Basilica extraurbana di Classe e da questo
momento prese il nome di Sant'Apollinare Nuovo.
Sembra che la facciata fosse un tempo racchiusa da un quadriportico; ora è preceduta da
un semplice e armonioso portico di marmo del secolo XVI. Svetta a destra il bel campanile
cilindrico, caratteristico delle costruzioni ravennati, opera del IX-X secolo.
L'interno è diviso in tre navate da due file di dodici colonne ciascuna, dal XVI secolo il
soffitto è a cassettoni.
Originariamente la decorazione dei mosaici ricopriva anche l'abside ed il muro di
controfacciata; oggi rimane solo quella lungo le pareti laterali della navata centrale.
La Basilica, con il più grande ciclo musivo finora conosciuto delle “ Teorie delle Vergini e
dei Martiri”, rientra nella lista dei monumenti dichiarati dall'Unesco «Patrimonio
dell'Umanità».
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MOSAICI “ TEORIA DELLE SANTE
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E DEI MARTIRI”
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