...

LUCIA LAMBERTI

by user

on
Category: Documents
30

views

Report

Comments

Transcript

LUCIA LAMBERTI
LUCIA LAMBERTI
[email protected]
Königsberg
la città nei libri
2012
Questa serie di lavori è incentrata sulle immagini della Capitale della Prussia Orientale, raccolte durante una ricerca d’archivio, svolta tra la Deutschen Natonalbibliothek e la Bibliotheca
Albertna di Leipzig (DE) nel 2011. La cità, che ora si chiama Kaliningrad e dà il nome ad un exclave russa in Europa, è stata rasa al suolo da pesant bombardament al termine della Seconda
Guerra Mondiale.
Da una selezione delle oltre trecento foto reperite, nasce questa produzione, che si divide in tre tematche: la memoria dei luoghi; i sete pont di Königsberg; le persone e i libri dispersi dalla
guerra. Per ognuna di queste sezioni è stata adotata una tecnica e un linguaggio different.
“La città nell’acqua”
Molt dei luoghi più belli dell'antca cità si affacciavano sul fume Pregel e sui suoi canali, rappresentando un’occasione imperdibile per uno scato da souvenir. Nelle foto d’epoca, il motvo
di palazzi e giardini riflessi nell'acqua torna spessissimo.
Da qui è nata l'idea di realizzare dei paesaggi in cui fosse visibile soltanto la parte specchiata. Ho immaginato la cità di Königsberg intrappolata in una bolla d'aria sot'acqua, che offre la sua
visione speculare e capovolta.
Come una sorta di paradosso, l'acqua che scorre viene a soccorso della memoria, e nell'opera rappresenta l'unico luogo in cui ritrovare una traccia della cità.In questa serie di lavori lascio al
di sopra della linea d'orizzonte solo la vegetazione, e pochi altri semplici element.
“I sette ponti di Königsberg”
Eulero scrive:
“A Königsberg in Prussia c’è un'isola A, chiamata der Kneiphof, e il fume che la circonda si divide in due rami, come si può vedere in fgura; i rami di questo fume sono munit di sete pont
a, b, c, d, e, f, g. Circa quest pont veniva posta questa domanda, si chiedeva se fosse possibile costruire un percorso in modo da transitare atraverso ciascun ponte una e una sola volta. E
mi fu deto che alcuni negavano ed altri dubitavano che ciò si potesse fare, ma nessuno lo dava per certo.”
Da una mappa dell'epoca (ora i pont sono solo cinque) si riesce a capire quali fossero esatamente i pont di cui parla il problema matematco. Sono riuscita a rintracciare le immagini di tut
e sete i pont; e il testo originale, scrito in latno, del matematco svizzero. Dalle immagini ho trato delle opere su carta, piccole cartoline eseguite ad olio; il testo è stato leto in pubblico
dall’atrice Alice Keller: il video della letura è parte integrante del progeto espositvo.
“dove posso trovarvi?”
Le persone e i libri possono cambiare posto, e anche essere costrete a lasciarlo.Le opere della terza sezione sono dedicate agli abitant di Königsberg, e a una biblioteca in parte distruta e in
parte dispersa dopo il secondo conflito mondiale.
Schauspielhaus, olio su tela, cm. 100X90, 2012
Schlossfreiheit, olio su tela, cm. 30X42, 2011
A strange point of view (Alte Universität, Dom und Kneiphöfsches Gymnasium)
olio su tela, cm. 30X43,5, 2011
Secret of the water (Schlossteich mit Schlossturm)
olio su tela, cm. 30X45,5, 2011
I sette ponti di Königsberg, foto dell'allestimento presso FARNESPAZIO EX-BRUN
2012
KramerBruecke II, olio su carta cm 12x20, 2012
GrueneBruecke II, olio su carta cm 12x20, 2012
SchmiedeBruecke, olio su carta cm 12x20, 2012
Waiting at the corner, acquerello su carta cm 52x42, 2011
Senza titolo 2, acquerello su carta cm 20x30, 2011
Raum #2 (Wallenrodt’sche Bibliothek), acquerello su carta cm 52x41, 2012
Organic Landscape
2011
Le trasformazioni, o più esattamente le mutazioni del paesaggio, vanno correlate alle trasformazioni della vita politica, economica e sociale del paese,
delle quali esse sono lo specchio fedele, immediato e vistoso, sia pure nei limiti in cui le modificazioni territoriali e paesistiche – che hanno un loro
“moto”, una loro scala del tempo, riescono a stare al passo dei mutamenti storici.
Eugenio Turri, Semiologia del paesaggio italiano, Milano 1979, p. 1
ORGANIC LANDSCAPE
Le mie due ultime produzioni sono incentrate sul tema del porto, come luogo in cui si registra un flusso di uomini e di merci; come espressione
geografica di decisioni politiche ed economiche precise. Tutto il territorio cambia in funzione di questo ganglio di comunicazione, un’arteria che fa
affluire, dal circolo globale, mezzi, cose, uomini.
La gamma cromatica utilizzata per realizzare le opere ispirate al traffico commerciale e turistico di un porto dalle grandi ambizioni, come quello di
Salerno, fa volutamente riferimento al mondo dei giocattoli. Chi gioca, ha la possibilità di decidere quante strade di comunicazione costruire, di quanti
mezzi disporre, che scenario creare.
L’atmosfera di sospensione, e il tentativo di rendere quasi irriconoscibile il paesaggio, servono ad accentuare maggiormente il senso di ‘piattaforma’
creato da questa grande struttura, che di fatto si impianta in una città compressa tra i monti e il mare, dal tessuto urbanistico risalente all’epoca
romana.
Organic Landscape
Landscape Playground, olio e tempera su tela, cm. 125x94
Organic Landscape
L'ancora, olio su tela, cm.120x86
Organic Landscape
Three lovers, olio e tempera su tela, cm. 120x200
Organic Landscape
Boat n°5, olio e tempera su tela, cm 30x45
Boat n°6, olio e tempera su tela, cm 30x45
Landscape Paintings
2009-2011
Landscape Paintings (2010-2011)
14 lavori su carta, cm 12x20 ognuno.
In questa serie descrivo un paesaggio armato: le navi
di stanza nella darsena militare di Kaliningrad,
enclave russa sul mar Baltico, l'antica Königsberg,
patria di Kant e di Käthe Kollwitz. Ritrarre un
paesaggio militare ha rappresentato una sfida verso
la paura. L’enorme potere dell’organizzazione
militare, e il violento impatto visivo, mi hanno indotto
ad interpretare queste immagini con i parametri della
pittura di paesaggio più rassicuranti, nella speranza
di produrre un effetto ironico, causato dalla piccola
dimensione e alla ristretta gamma cromatica (bianco
– nero – cobalto – indaco). Quello che ho cercato di
realizzare è qualcosa che stia a metà strada fra le
cartoline di inizio Novecento e le azulejos portoghesi.
Postcard n°11
Landscape Paintings
Postcard n° 1
Postcard n° 2
Landscape Paintings
Postcard n° 4
Postcard n° 10
Landscape Paintings
Postcard n° 6
Postcard n° 9
Landscape paintings (2009-2010)
tecnica mista su tela
Il progetto è nato a seguito di un reportage
videogiornalistico, realizzato da una troupe di Rai3, per
verificare le allarmanti notizie di una possibile ripresa
della guerra fredda fra Stati Uniti e Russia.
Allo scadere del suo mandato presidenziale, Bush
voleva ampliare lo scudo spaziale, impiantandone uno
in Polonia. La reazione russa fu immediata e
aggressiva, Medvedev si disse pronto a rispondere con
i missili Iskander, piccole e potenti testate nucleari, da
puntare verso Varsavia.
Il documento video mi è servito come base di partenza
per realizzare dei paesaggi, in cui le le darsene, le navi
dragamine, i bacini di carenaggio e la pacifica natura
si contendono lo spazio.
Ma Kaliningrad non è sempre stata russa... Questa
città prima si chiamava Königsberg, era a capo di una
florida regione prussiana, e ha dato i natali a Kant e a
Käthe Kollwitz, nonché ad un problema matematico,
noto come 'i sette ponti di Königsberg'. Un'eredità
europea quasi totalmente distrutta dai bombardamenti
prima, e dalla deportazione nei gulag, poi. Il territorio
fu infatti ceduto all'Unione Sovietica al termine della
seconda guerra mondiale, e la zona fu sottoposta ad
una 'sovietizzazione' totale.
Mi sono avvalsa della consulenza del Generale Fabio
Mini per capire di che natura e che portata distruttrice
avessero le navi riprese dalla telecamera. Un fitto
documento di risposta alle mie jpg fa da corredo alle
immagini, in maniera da renderle intellegibili.
Nella realizzazione delle opere, tutti questi soggetti,
come è tipico del mio linguaggio artistico, sono stati
'distorti' nella forma e nel colore, in un esercizio di
fusione e di riorchestrazione. La tela viene trattata
attraverso varie stesure di colore, con differenti
tecniche, e a distanza di vari giorni, in maniera da
permettere alle sfumature più delicate di attutire
contrasti e creare nuovi accordi, il tutto come se si
trattasse di una gigantesca partitura.
MPK 218, cm 100x120, 2009
Landscape Paintings
Bacino di carenaggio 1, cm 120x180 2009
Landscape Paintings
Bacino di carenaggio 2, cm 120x180 2009
Collezione TERNA - Roma
Landscape Paintings
The Flag, cm. 100x120, 2010
Femmes Fatales
2009-2010
Femmes Fatales
Tempera, acrilico e olio su tela
Spectat inornatos collo pendere capillos
Et: “Quid, si comantur?” ait.
(Ovidio, Met. I,497)
Il primo amore di Apollo fu Dafne, figlia di
Peneo, in tutto simile a Diana cacciatrice,
che gira, capelli al vento, con arco e
freccia per i boschi.
Le donne che ritraggo in questi quadri
sono invece pettinate con cura, non hanno
l’aspetto di vergini indomabili, anzi, sulle
prime sembrano signore rassicuranti.
Con acconciature sofisticate, segno di
eleganza, offrono allo sguardo un senso di
ordine e compiutezza, che si infrange,
tuttavia, su di un particolare pericoloso:
l’arma da fuoco stretta saldamente in
pugno.
Da questa idiosincrasia del senso sono
partita per smontare e rimontare i fermo
immagine che utilizzo come fonte per le
mie tele.
In questa serie utilizzo film che vanno dal
1929 al 1960, pellicole in bianco e nero
per la maggior parte, che raccontano
spesso storie di investigatori privati,
chiamate, in gergo cinematografico,
hardboiled.
Il quadro qui di fianco è ispirato ad una
pellicola del 1929, primo anno del cinema
sonoro.
Bulldog Drummond, cm 70x94, 2009
Collezione Lentos Museum, Linz (AT)
Femmes Fatales
Murder , My Sweet, cm 70x94, 2009
Murder, my Sweet, ad esempio, è una pellicola tratta da un libro di Raymond Chandler, che narra le vicende del famoso investigatore Philip Marlowe.
Il libro si intitolava in realtà Farewell, my lovely. Per interpretare la parte principale fu scelto Dick Powell che, fino ad allora, aveva recitato in commedie musicali. La
produzione, temendo che il titolo del libro potesse suggerire altro rispetto al soggetto del film, scelse il ben più esplicativo Murder, my sweet, con il quale uscì nel
1944.
Femmes Fatales
Farewell, My Lovely, cm 70x94, 2009
Il remake di questo film, del 1975, è uscito invece col titolo originale del libro, e l’attrice che interpreta il ruolo della donna pericolosa è Charlotte Rampling.
Femmes Fatales
Avengers, cm 130x180, 2010
Femmes Fatales
Casino Royale, cm 130vx180, 2010
Collezione privata
Femmes Fatales
Die Heiterkeit der Kunst (2009) a cura di Carola Annoni.
Linz (AT), Kunstpfad & Studio für Bewegung & Kunst.
Opere di Emanuela Annoni, Paola Anzichè, Valerio Berruti, Lucia Lamberti, Benedetta Jacovoni, Domenico Mangano, Donatella Spaziani.
In occasione di ‘Linz Capitale Europea della Cultura 2009’, una mostra per presentare il lavoro di sette giovani artisti italiani.
Nelle foto, un’immagine del Lentos Museum di Linz, dell’allestimento e dell’inaugurazione.
Azione&Fecondazione (2009)
Roma, Artsinergy, a cura di Gianluca Marziani.
Opere di Lucia Lamberti e Antonello Bulgini.
Foto dell’allestimento.
Prénom(s) Vincent-Vincenzo
2009
Prénom(s) Vincent-Vincenzo
10 acquerelli di cm 60x80 ciascuno, un
video di 3’44’’
Consolato d’Italia a Bruxelles, a cura di
Antonello Tolve.
L'artista ricostruisce – attraverso una
grammatica visiva che trova nella matrice
fotografica un naturale prefisso creativo – un
racconto (volutamente frammentato, e
frammentante), quello di Vincent / Vincenzo,
mediante un cromatismo fragile e diafano
che rileva, con eleganza, la trasversalità,
l'instabilità e la disappartenenza, il
nomadismo e la nostalgia nei confronti di
luoghi abbandonati (momentaneamente o
irrimediabilmente).
Da Villerupt (in Francia) a Esch Sur Alzette (in
Lussemburgo), per spingersi, poi, in Belgio: lo
sguardo dell'artista setaccia il passato
paterno per intraprendere una recherche
tesa a rinvenire non solo i lineamenti generali
del lavoro operaio italiano all’estero, ma
anche un segmento malinconico di storia –
che ha caratterizzato, precisamente, una
parte di storia del Mezzogiorno italiano –
legato all'emigrazione, alle sue varie
declinazioni e diramazioni.
Scatti casuali – per la maggiore – ripresi e
detemporalizzati dall'artista per tratteggiare
le linee intime e timide (e direi anche tenere)
d'una vita, quella paterna appunto, tramite
un ciclo di dieci acquerelli felici (formulati su
preziosissima carta di Acireale) corredati,
infine, da un video in cui il personaggio
principale, unico e solitario, sotto l'occhio
vigile della camera fissa, mette in movimento
le immagini (le matrici) – per mezzo della
memoria a lungo termine – scavando tra le
pieghe di una vicenda personale e collettiva.
(A. Tolve)
Ultimo a destra
Prénom(s) Vincent-Vincenzo
Alta pressione
Prénom(s) Vincent-Vincenzo
Domenica
Prénom(s) Vincent-Vincenzo
L’antenna
Immagine della mostra presso il Consolato d’Italia a Bruxelles, giugno 2009. Nel video, filmato nel 2007,
mio padre spiega le foto da cui sono stati tratti gli acquerelli. La piccola icona qui accanto, con la scritta
prestampata in verde, dà il titolo alla mostra: è un particolare del suo libretto di lavoro del 1959.
Al suo nome in italiano venne aggiunta la versione francesizzata. La cartolina d’epoca, invece, mostra una
delle opere che furono realizzate dalla ditta presso la quale mio padre lavorava come operaio.
Kaidan Gibellina
2007
Kaidan Gibellina
5 tele di cm 120 x 180 ciascuna,
realizzate a tempera e olio.
In Atelier07, Fondazione Orestiadi, Gibellina
(TP)
A cura di A: Bonito Oliva (2007).
Le protagoniste di questa serie di lavori sono
armate. Possono essere al volante, nude e
ferite, tenere l’avversario a un braccio di
distanza, evocare storie di fantasmi. Le
immagini di partenza sono tratte da frame di
film, di cui esiste una collezione reperibile on
line in siti specializzati. Il feticismo legato
all'icona della donna armata gode di molti
ammiratori, e su questo fenomeno in
particolare che si è concentrata la mia
curiosità.
Il trattamento pittorico è ispirato ai video a
bassa risoluzione. Con tecniche tradizionali
(olio, acrilico e tempera) imito gli errori di
visualizzazione, decostruendo e ricomponendo
sulla tela nuove immagini. Eliminando gli
elementi estetizzanti, altero la bellezza delle
attrici, trasformandole in soggetti anonimi, privi
di elementi rassicuranti e del fascino
cinematografico. Concentro così il mio lavoro
sul cromatismo, sulla trasparenza e liquidità del
tessuto pittorico. Il principale piacere sta nel
decomporre immagini legate ad un’aggressività
codificata e ‘feticista’, smascherandola e
rendendola innocua attraverso passaggi di
colore
delicati, a velature sovrapposte.
Il risultato che cerco di raggiungere è quello di un
solvente ‘elettronico’ applicato alla pellicola cinematografica.
Universal Soldier
Collezione Fondazione Orestadi, Gibellina (TP)
Kaidan Gibellina
Ilsa, Harem Keeper of the Oil Sheiks
Collezione privata
Kaidan Gibellina
2 Days In The Valley
Collezione privata
Kaidan Gibellina
Merci
Kaidan Gibellina
Play nice
Kaidan
2007
Kaidan ,
3 dipinti su tela, ciascuno di cm 186x260
Realizzati a tempera, acrilico e olio.
Kaidan è una parola giapponese che
significa ‘storie di fantasmi’.
Questi racconti tradizionali hanno quasi
sempre per protagonista una donna che
muore ingiustamente, e che ritorna sulla
terra, sotto forma di fantasma, per
vendicarsi del torto subito.
Ho giocato con questo archetipo letterario,
cercandone una variante in una diversa
‘tradizione’, quella cinematografica.
Ho recuperato fotogrammi di film in cui
compaiono donne ferite e armate. Le ho
immaginate
come
una
possibile
traduzione,
in
termini
visivi
e
contemporanei, delle protagoniste delle
storie giapponesi.
Turbulence
Kaidan
The Job
Kaidan
The Sopranos
Lunatiche (Erotica Eretica Eroica) 2009 a cura di Antonello Tolve
Salerno, Chiesa dell’Addolorata
Opere di Lucia Lamberti, MaraM, Rosy Rox
Inserendosi in un bene immobile vincolato, ossia in uno spazio pubblico che fa parte del
grande patrimonio culturale disseminato nelle nostre città, la mostra (e l’opera) d’arte
contemporanea si presenta come formula di rilettura, recupero,manutenzione e
conservazione del bene culturale. Lesione creativa al principio di realtà, l’opera d’arte
rappresenta un farmaco che porta lo sguardo del singolo e della specie ad una nuova
visione del mondo mostrando e crepando (dall’interno) le strutture di potere che si
annidano tra gli spazi socio-economici del quotidiano. (Antonello Tolve)
Un altro nastro per Krapp (2009) a cura di Martina Cavallarin
Roma, Galleria Interno 22
Opere di Lucia Lamberti, Gianni Moretti, Maria Elisabetta Novello
L’ultimo nastro di Krapp è una pièce di Samuel Beckett considerata uno dei suoi capolavori. In
questo atto unico il drammaturgo irlandese riesce a condensare, in una dimensione
tragicomica volutamente scarna nei dialoghi e nei gesti, il senso del rapporto tra l’Uomo e il
Tempo e tra l’Artista e il fallimento dell’Arte. Krapp ha sempre registrato su delle bobine un
diario che puntualmente il giorno del suo compleanno riascolta. Il titolo dell’opera ci porta
chiaramente alla conclusione: il vecchio Krapp non avrà il tempo per registrare un altro nastro,
la sua unica opera scritta non ha venduto quasi nulla ed i suoi propositi di gloria e successo si
rivelano nella loro totale negatività. Ha rinunciato alla vita vera per fallire nell’Arte. Ma questo
senso di failure così presente nel teatro beckettiano mi porta per eccesso ad una necessaria
dimensione di speranza. I giovani artisti hanno bisogno di fare e di credere, di avere, sempre,
un’altra occasione e attraverso questo, con ossessione ed energia, stare in equilibrio sul bilico
della soglia. Ecco come nasce il titolo per questa mostra a tre - Lamberti, Moretti, Novello - alla
galleria Interno Ventidue di Roma, Un altro nastro per Krapp. (Martina Cavallarin)
Girls+Cars+Guns
2006
Girls+Cars+Guns
Girls+Cars+Guns
5 dipinti su tela, cm 100x120 ciascuno.
Realizzati a tempera, acrilico ed olio.
"In quasi tutte le societa' di bande e villaggi solo ai
maschi viene insegnato ad usare abilmente le armi e
spesso alle donne e' proibito persino di toccarle così
come vengono dissuase o precluse dal partecipare a
combattimenti in prima linea."
Marvin Harris,Cannibali e re, Milano 1984, p.54.
Protagoniste delle opere sono donne armate, colte nel
momento in cui, assalite dall’istinto di difesa o dalla
furia omicida, puntano la pistola contro il nemico. Un
nemico ignoto perché è relegato al di là della scena
pittorica, facendo sì che l’attenzione si concentri
esclusivamente sull’espressione femminile, che si
contrae e si deforma fino a diventare mostruosa. Le
fonti che Lucia Lamberti utilizza sono film di bassa
qualità reperibili in rete, da cui seleziona dei frame, che
sono decodificati e alterati dal gesto pittorico. Sfalsando
i pixel e rendendo vibranti le forme, l’artista altera la
bellezza delle attrici, creando scene dinamiche e
inquietanti, in cui l’idea della bellezza femminile è
violentata dalla rabbia, dalla follia, dalla paura.
(Tiziana Di Caro)
Big Bad Mama
Collezione privata
Girls+Cars+Guns
2 Girls - 1 Gun
Collezione privata
Girls+Cars+Guns
Mexican
Collezione privata
Girls+Cars+Guns
Mi vida loca
Girls+Cars+Guns
Taxi
Girls+Cars+Guns
SHE DEVIL, Studio Miscetti, Roma, 2006.
Lo Studio Stefania Miscetti presenta tre video e tre dipinti di artiste selezionate da quattro curatrici:
Daniela Cascella, Dobrila Denegri, Tiziana Di Caro, Elena Giulia Rossi. Le opere sono presentate come appunti di indagine e riflessione al femminile, analizzando il
rapporto tra realta' esterna e mondo interiore attraverso comportamenti e situazioni comunemente inscritte nella 'normalita''. She Devil, nome di un'eroina di Marvel e
titolo di film, allude, in modo giocoso, allo spirito diabolico e bizzarro con cui l'esperienza artistica indaga e attraversa il quotidiano. Ognuna delle protagoniste delle
opere mette in gioco se stessa attraverso il confronto, a volte violento altre grottesco, con momenti che caratterizzano la vita, mai fornendo una chiave di lettura
definitiva, ma piuttosto aprendo ulteriori interrogativi.
Opere di Nooshin Farid, Julia Weidner, Lucia Lamberti, Kelly Dobson,
Smokers
2005
Smokers
16 acquerelli su carta, cm 30x45 ognuno
I
Il primo ricordo che ho del fumo è l’odore sulle mani di mio padre. Arrivava a casa dal lavoro, dopo aver guidato l’autobus e aver fumato un pacchetto di sigarette, o
forse due, nel traffico. Io ero piccola e mi ricordo la cosa più vicina all’altezza del naso. Cioè le sue mani e il lembo del cappotto. Odiavo quell’odore, mi nauseava.
L’altro ricordo del fumo che ho è legato ai giardini sotto casa. I giardinetti, come li chiamavamo. C’erano quelli più grandi che ci mandavano al tabacchino a comprare
le sigarette che non esistevano. Le “Marboro Blu”.
Partita a caccia. Di fumatori, con il mio apparecchio digitale. Per immortalare questo gesto condiviso, questa ritualità laica diffusa ovunque nel mondo. Mi affascinano
le azioni del quotidiano ripetute da milioni di esseri umani. Trovo tutto questo di una forte religiosità intrinseca. La sigaretta la intendo come un bastoncino di incenso
acceso per la meditazione. Una propria, personalissima e avvoltolata meditazione. Il fumo si leva a spaventare le paranoie, la tensione, gli irrigidimenti.
II
La riflessione sul fumare è entrata nella mia immaginazione di forza, sotto i fari incrociati della morale e della salute il fumo è mostrato come qualcosa da evitare,
confinare, scacciare. La sigaretta sta guadagnando terreno nel campo dello scandalo e del reprensibile. Tutto ciò è però accompagnato da una facile reperibilità.
Esattamente come la pornografia, è facile servirsi, e nei quantitativi desiderati, di sigarette. A patto che il fumare si consumi in un luogo privato.
A smoker
Smokers
Anto smokes
Smokers
Marica smokes
Smokers
Nino smokes
Apparati critici
La scelta di utilizzare la pittura ha portato Lucia Lamberti ad elaborare criticamente il rapporto con la tradizione, ad affinare gli strumenti per ridefinire il
presente di questo medium. Nella estetica dell’artista la pratica pittorica diviene luogo dello sconfinamento, della ibridazione tra pittura, fotografia e
video, si apre ad una serie di nuove potenzialità, diventa un ipertesto, suggerisce contesti interpretativi molteplici. A volte Lamberti da immagini
cinematografiche rubate in rete, la cui sgranatura è esaltata dal gesto pittorico vibratile e da una cromia delicata che dona alla scena di partenza un
aspetto evanescente e onirico, stempera l’icasticità di base del gesto e la violenza della scena rappresentata. (Eugenio Viola)
Lucia Lamberti adotta un metodo pittorico di forte riconoscibilità estetica. La sua pennellata netta diviene una sorta di seconda pelle che “veste”
l’immagine mediatica, come se una sovrapittura sotto controllo si mettesse sopra l’immaginario di natura elettronica. I temi prescelti agiscono con
atteggiamento similare, a conferma di un metodo che fonde l’artificio della forma con la natura del contenuto. Donne particolari con aria decisa, pistole
in mano e sguardi che hanno coscienza critica e peso storico. Tutto è azione esplicita, bloccata nell’istante catartico, nel climax spasmodico del gesto
estremo. Al contempo, l’azione fisica diviene fecondazione pittorica, vera e propria analisi del frammento, occhio mediatico dentro l’occhio multiforme
della pittura. ( Gianluca Marziani)
La pittura di Lucia Lamberti si muove con disinvoltura tra gli spazi della quotidianità mostrando ed evidenziando le brutture concepite nell’ambito
dell'interattività elettronica e dei new media in generale. Facendo propria una analytische Lektion che diventa il presupposto necessario per un nuovo
razionalismo (per una nuova analiticità), Lamberti ricalca e ricalcola le smagliature del tessuto visivo contemporaneo, percorrendo criticamente alcune
trame patologiche dell’immaginario collettivo per proporre un atteggiamento interpretativo – basilarmente astratto-simbolico – atto a generare
riferimenti gnoseologici o a ritrovare un’arteria profanatrice dove l’elemento sacrilego è il presupposto valutativo dell'uomo moderno di fronte al
marasma d’immagini e di rumori che si dislocano tra le parabole dell'attualità. (Antonello Tolve)
Se la tecnologia ha sviluppato una produzione ed un consumo di immagini poste sotto il segno dell’automazione e dunque dell’indifferenza, l’arte
attraverso il recupero della manualità pittorica ha ristabilito il valore della discontinuità e della differenza. La tecnologia promuove un mondo visivo
bidimensionale di pura informazione, la pittura restituisce alle immagini spessore e durata. L’uso della materia pittorica e delle sue vischiose
sedimentazioni risponde al bisogno dell’artista di ripristinare l’antico sogno dell’arte, quello di una durata e di una persistenza dell’immagine che in
termini di pura soggettività significa la rifondazione del problema dell’immortalità. (…) Durata contro obsolescenza, spessore contro superficie,
concentrazione dentro la cornice contro lo sconfinamento, l’arte contro l’estetica. Ripristinare la cornice significa rifondazione dell’intensità dell’arte,
possibilità di armare l’immagine di un potere di seduzione capace di catturare lo sguardo per portarlo verso l’abbandono e il piacere. Un piacere che si
consuma dentro il campo di intensità dell’opera, dentro la rete ammaliante della visione pittorica che si ammanta di molti travestimenti, che utilizza la
citazione di molti riferimenti ma tutti riscritti in uno stile che non manca di dichiarare il piacere dell’artista per la capacità di rendere concreti i propri
fantasmi ed astratte le evocazioni culturali. (Achille Bonito Oliva)
Donald Judd diceva «l’arte è una cosa che si guarda». Lucia Lamberti dipinge partendo da frames di scene televisive che blocca, fotografa e riporta con il
pennello sulla tela. Il suo lavoro va oltre al soggetto cercato, alla scena riprodotta, va oltre lo choc di immagini truculente, della violenza delle fiction
televisive, delle donne con la pistola e del sangue sprecato. Il suo lavoro va al di là di ciò che appare. La sua pittura, attraverso lo sguardo strabico della
mano e del pennello, eleva l’immaginario e sbriciolando, frammentando e ricomponendo, si avvale del fascino dell’indagine antropologica, contravviene
alla tradizione dell’attrazione, sovverte le categorie. Allora la resa finale porta in sé ciò che non appare, i suoi quadri amplificando i fenomeni
sottolineano l’indefinito e decifrano l’indecifrabile. (Martina Cavallarin)
Curriculum
Press
Lucia Lamberti, 1973, Salerno, lives and works in Salerno and Bologna, Italy.
Education
1993 Diploma Liceo Artistico “A. Sabatini”, Salerno
1997 Laurea in Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Salerno
Awards and Residencies
2012
Premio Combat selected work, Premio Opera third place.
2011
Artist Residency at Leipzig International Art programme (Leipzig)
2010
Premio Celeste 2010 selected work; Premio Lissone selected work
2009
Premio Terna 02 selected work
2008
Premio Terna 01 selected work
2007
Artist Residency at Fondazione Orestiadi, invited by A. Bonito Oliva, Gibellina (TP)
2005
Premio Celeste 2005 selected work
Artworks in permanent collections
TERNA, Roma, - Lentos Museum, Linz – AT - Certosa Di San Lorenzo, Padula, (SA) - Fondazione Orestiadi, Gibellina (Tp).
Solo shows
2012
- Königsberg, Salve Gallery, Leipzig (D), curated by I. Keerl.
- Lectio facilior, SpazioBlue, Bologna, curated by S. Gavioli.
- Königsberg preview, Farnespazio, Bologna
2011
-SLOW SPEED!, Galleria delle Cornici, Venezia, curated by M. Cavallarin.
2009
- Prénom Vincent-Vincenzo, Consolato d’Italia, Bruxelles -B, curated by A. Tolve.
2006
- Stanze per racconti, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Stio (SA); curated by S. Vecchio.
2005
- Smokers, Picagallery, Napoli; curated by G de Martino.
Group Shows
2011
- Le cose hanno il potere che tu gli dai, Arsenale Novissimo, Venice, curated by M. Cavallarin.
- Summer show, Leipzig International Art Programme, Leipzig.
- l’aur’amara, CRAB, Milano, curated by P. Finelli.
- POST/PRINTING, Archivio dell’Architettura Contemporanea, Salerno, curated by A. Tolve
- La reale giovinezza e l’irreale maturità, Confindustria Salerno, curated By A. Tolve
2010
- Expectations, Collegium Hungaricum, Berlin, curated by M. Slome.
- IN BIANCO, Salerno, curated by M. Alfano & Galleria Studio Legale.
2009
- Azione & Fecondazione, Artsinergy, Roma, curated by G. Marziani.
- Die Heiterkeit der Kunst, Studio für Bewegung & Kunst, Linz -AT, curated by C. Annoni.
- Lunatiche. Erotica, Eretica, Eroica, Complesso Monumentale di S. Sofia, Salerno, curated by A. Tolve.
- SHE DEVIL on Tour, National Museum of Contemporary Art (MNAC), Bucharest -RO, curated by Studio Miscetti.
- Un altro nastro per Krapp, Galleria Interno Ventidue, Roma, curated by M. Cavallarin.
2008
- Fresco Bosco, Certosa di San Lorenzo, Padula (SA), curated by A. Bonito Oliva.
-Finis Terrae, Castello dell’Abate, Castellabate (SA), curated by A. Tolve.
2007
- Atelier 07, Fondazione Orestiadi, Gibellina (Tp), curated by A. Bonito Oliva.
2006
- SHE DEVIL, Studio Stefania Miscetti; Roma, invited by Tiziana Di Caro.
2005
- L’esercizio della memoria, Basiliche Paleocristiane, Cimitile (NA); curated by E. Zorn.
Catalogues
Achille Bonito Oliva, Fresco Bosco, Milano 2010, 303 pages.
Manon Slome, Julian Navarro, Expectations Berlin-New York, Treviso 2010, 64 pages
PREMIO LISSONE, Lissone 2010, 128 pages
PREMIO CELESTE 2010, Treviso 2010, 160 pages
Antonello Tolve, LUNATICHE, EROTICA ERETICA EROICA, Gragnano (Na) 2009, 48 pages
Achille Bonito Oliva, ATELIER 07,Gibellina (TP) 2007, 36 pages.
Antonello Tolve, Lucia Lamberti, Prénom Vincent-Vincenzo, Salerno 2009, 18 pages
Antonello Tolve, natural_mente, Italia 2009, 18 pages
PREMIO TERNA 02, Cinisello Balsamo (MI) 2009, 392 pages
PREMIO TERNA 01, Cinisello Balsamo (MI) 2008, 338 pages
Press
Flash Art, ottobre-novembre 2008, p.143.
Segno, ottobre-novembre 2008, p.42.
IL Den, il mensile del Denaro, ottobre 2008, p.89.
Il Venerdí di Repubblica, 26 settembre 2008, p.120.
IL MATTINO, 4 settembre 2008, p. 22.
La Repubblica, 30 agosto 2008, p. XIII (Napoli)
Corriere del Mezzogiorno, 3 agosto 2008, p.19.
Segno, luglio-settembre 2008, p.12.
Corriere del Mezzogiorno, 11 gennaio 2008, p. 9.
La Repubblica, 7 ottobre 2007, p. XV (Palermo)
Fly UP