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Calma e gesso

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Calma e gesso
Periodico di informazione sportiva - Anno II - Numero 22 - 28 Novembre 2008 - Diffusione Gratuita
Direttore Responsabile Maurizio Vivalda - Registrazione Tribunale di Savona n. 584/07 del 13/8/2007
Sponsor Ufficiale
Direttore responsabile: Maurizio Vivalda [email protected] | Redazione: Francesca Astengo [email protected] | Franco Astengo [email protected]
Elisa Di Padova [email protected] | Editore: Delfino&Enrile Editori via Scarpa 10r 17100 Savona via Mecenate 76 20138 Milano | Stampa: Mediaprint srl Milano
Pubblicità: pubblicità@ilsavona.com | Tiratura 5000 copie | “Il Savona” è una testata di proprietà della Delfino&Enrile Editori ©2007 Riproduzione vietata senza l’autorizzazione dell’editore
L’intervento
Ecco perché dovete seguire il mio esempio…
Calma e gesso
■ di Luciano Angelini
Calma e gesso, come si diceva una volta.
Lo schiaffo (anzi due) di Casale brucia
sulla pelle dei tifosi, rimasti a casa per
un provvedimento cautelare assurdo, e
della dirigenza biancoblù. La delusione
è forte. I dubbi montano. Sembra che
tutto o quasi debba essere (ri)messo in
discussione, che con novembre naufraghino speranze e ambizioni, che i progetti si trasformino in carta straccia, in
fragili castelli di carte, i sogni in incubi.
Un déjà vu che pareva improponibile in
una stagione preparata con cura e impegno. Tutti gli ingredienti dicono che
è forte il rischio di scivolare lungo il piano inclinato che porta fuori dalla scena:
Biellese a 10 punti, Casale a 5, Spezia a
4. E ci fermiano alle tre candidate più
autorevoli alla prima poltrona, l’unica
che porta alla vecchia serie C2. Che si
torni a vivacchiare stancamente e in largo anticipo per la restante stagione.
Calma e gesso. Lo dice uno che, nato
incendiario, come possono testimoniare Dapelo e Gigione Costa, Rabitti e
Occhetta, Baldini e Rigamonti, Tagnin e
Robbiano, molto probabilmente morirà
pompiere, ma che in questo momento
assai delicato sente di poter richiamare
società, tecnico, giocatori e tifoseria ad
una totale assunzione di responsabilità, oltre che ad una necessaria presa di
coscienza. La depressione e l’isterìa non
sono buone consigliere. La sindrome
della sconfitta è una pessima compagna
di viaggio, foriera di guasti spesso irrimediabili: sul piano morale e materiale,
sulla credibilità e sul prestigio, sul presente e sul futuro.
Calma e gesso. Non è questo il momento dei processi (se sarà necessario se ne
parlerà a bocce ferme), non è il momento delle critiche fini a se stesse, dello
scaricabarile e delle rinunce. La situazione è delicata ma non irrimediabile. A
Casale non si è concluso il campionato.
Con il Cuneo potrà ripartire. Non dimentichiamo che, se il Savona è scivolato, la Biellese ha rallentato, lo Spezia
del miliardario Volpi è caduto rovinosamente. La giornata poteva dare e togliere molto. Non ha dato nulla, purtroppo,
ma nemmeno a tolto granché, a parte
il punticino racimolato dai lanieri. Diciamo che ha lasciato le cose più o meno
alla settimana prima. Peccato.
Ma nulla è perduto del tutto, purché lo
si voglia e lo si persegua con ogni forza.
Lo deve volere la società, e lo fa con la
sua solidità, il suo onorare gli impegni;
deve continuare a volerlo l’allenatore, approdato sotto la Torretta in cerca
di gloria e di un futuro biglietto da visita più probante; devono volerlo con
ogni forza, fisica e nervosa, i giocatori
che hanno l’onore e l’onere di vestire
una maglia gloriosa e rispettata, e che
fino a prova contraria dovranno essere
proprio loro a dimostrare di meritarla
e rispettarla, sul campo e fuori; devono crederci i tifosi, colonna portante e
pulsante dell’anima biancoblù. Se una
di queste componenti viene a mancare,
rischia di crollare l’intera impalcatura. E
le conseguenze potrebbero essere imprevedibili.
Calma e gesso, dunque. Da qui a Natale
ci sarà da stringere i denti per dimostare
che il progetto esiste ancora e che l’elastico lungo 10 punti si può accorciare.
A piccoli passi, ma senza fermarsi, senza
tentennamenti. La corsa è ancora lunga.
Cuneo, Sestrese, Derthona e Lavagnese
sono le prime tappe della rimonta, la
scalata delle vette pirenaiche di una
classifica fin qui deficitaria. Difficile ma
non impossibile, purché non manchino determinazione e fiducia nei propri mezzi tecnici e agonistici, oltre che
strutturali. La società ci crede ancora e
lo sta dimostrando con iniezioni di forze fresche per dare robustezza laddove
è necessario. Mollare sarebbe prova di
debolezza più che di rassegnazione. Per
tutti. A cominciare dai giocatori. Si può
fare. Non deludeteci.
Ritrovo Ufficiale del
Savona 1907 F.B.C.
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4 buoni motivi per
sostenere il Savona
Ettore Lamberto, il cui passato è legato con le vicende biancoblù,
diventa sponsor con 3G Porte
■ di Elisa Di Padova
“Per chi ama la propria casa” dice lo
slogan della 3G, nuovo sponsor del
Savona. Porte in legno, porte scorrevoli, mancano davvero solo le porte
al centro delle aree di rigore perché la
3G entri anche nei campi da calcio…
ma “ci stiamo lavorando” scherza Ettore Lamberto.
Cosa la lega dunque al Savona?
“Tutta la storia della mia vita e della mia
famiglia è radicalmente legata ai
colori biancoblù. Mio padre, Sergio Lamberto, è un ex giocatore del Savona ai tempi della B.
E la nostra linea genealogica è
quella della famiglia Del Buono, che tutti ricordano come
grande promotrice del Savona di
quegli anni e che tutt’oggi sostiene il Savona. Quindi non è facile
spiegare cosa mi lega al Savona, ma in poche parole si può proprio
dire che io ce
l’abbia nel sangue! Il “mio”
sport, come
molti sanno,
è la pallavolo,
ma nutro una
grande passione anche
per il calcio”.
I suoi ricordi
biancoblù?
“I miei ricordi come dicevo sono legati
a mio padre e alla mia famiglia. Ricordo
che andavo con mio padre agli allenamenti. Ricordo il campo di Corso Ricci.
Ricordo lo stadio stracolmo di gente per
Savona-Genoa, doveva essere il ‘64 o il
‘65. Ero un ragazzino ma erano davvero anni piacevoli in cui per la città non
sentivi che parlare della squadra e tutti
andavano allo stadio. Queste correlazioni e questi ricordi mi fanno sentire molto
vicino al Savona”.
Quali sono i motivi per cui un’azienda
dovrebbe sostenere il Savona?
“Io posso spiegare quelli che mi hanno
spinto a diventare sponsor del Savona,
poi si possono senz’altro generalizzare
perché riguardano e coinvolgono tutti
coloro che hanno a che fare con questa
città.
Il primo motivo è la fiducia in questa
dirigenza. Sono sicuramente delle persone serie, bene o male che vada a finire
quest’anno, il futuro del Savona con queste persone sarà sicuramente un buon
futuro. Quindi, l’immagine che la
società dà di se stessa è positiva
e i rapporti non possono che
essere improntati sulla fiducia, una cosa fondamentale
quando un’azienda deve
scegliere se sponsorizzare
o meno una squadra, un
evento, un’iniziativa.
Il secondo motivo è intrinseco nel progetto di sponsorizzazione: cioè
la pubblicità stessa!
Sono svariate le
possibilità con
cui un
i m prend i tore
può
f a re
pubblicità alla sua azienda con il Savona: striscioni al campo, pubblicità sonora
attraverso la speaker allo Stadio, questo
stesso giornalino… Sono tutti messaggi
che a seconda del target desiderato arrivano a destinazione accostati alla più
tradizionale realtà sportiva della città.
Il terzo motivo riguarda forse in particolare me ed è affettivo. Ma credo che a Savona chiunque nella sua famiglia o nella
sua memoria abbia o abbia avuto a che
fare con la sua squadra di calcio, specie
quelli della mia generazione che hanno
nel cuore i ricordi del Savona della B.
Segue a pagina 2
PER CHI AMA LA PROPRIA CASA
SAVONA C.so Vittorio Veneto 243 r - Tel 019 8401201 - Fax 019 8484560
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segue dalla prima
Il quarto motivo è legato alla città di Savona e più che un motivo è quasi un “dovere
civile”. Tutto lo sport dà visibilità e il Savona
dovrebbe rappresentare quell’immagine
forte di una città che incrementa i suoi prodotti, che si muove, che lavora. Il circolo è
virtuoso ma bisogna imparare a non guardare solo all’immediato del proprio orticello: l’investimento economico non potrà
che portare benefici per tutti. Sono questi i
motivi che mi hanno spinto ad accostare il
nome della mia azienda, la 3G, al Savona e
consiglio a tanti altri imprenditori di seguire
il mio passo”.
Cosa ne pensa del Savona di quest’anno?
“…un Savona a fasi alterne. Dopo un inizio
traballante c’è stata un’inversione di tendenza. Credo che Bortolas sia un buon mister e abbia la fiducia del gruppo dirigente
e anche della città che sta iniziando a conoscerlo. Credo si possa fare bene quest’anno
e anche se non si salisse l’importante è mettere le basi una volta per tutte”.
E il pubblico del Savona?
“Savona è strana. A prescindere dalla disciplina in questione il pubblico di Savona
risponde solo se ci si gioca qualcosa che
questa sia la promozione o la retrocessione: è incredibile ma è così. Mi aveva colpito
una frase di mio padre molti anni fa… - Se
il Savona fosse primo con 10 punti sopra la
seconda non verrebbe nessuno allo stadio
-. Forse detta così appare esagerato ma coglie nel segno il carattere di questa città.
Quando ci troviamo di fronte ad uno sport
sano la città dovrebbe rispondere in maniera diversa. Stessa cosa l’imprenditoria.
Io credo che gli imprenditori che a Savona
stanno lavorando bene, perché capaci e
fortunati, dovrebbero mettersi una mano
sulla coscienza e mettere qualcosa in gioco
per il Savona. Credo che la strada da seguire sia proprio questa…”.
Si giocava meglio quando
si giocava peggio?
■ di Franco Astengo
Sfogliando i nostri immaginari appunti,
dai quali traiamo qualche storia di calcio
antico da raccontare sulle pagine de “Il
Savona”, ci siamo imbattuti in una domanda spesso oggetto di discussione tra
sportivi di diverse generazioni.
Allora: si giocava meglio un tempo, in
quei mitici anni ’50-’60 di cui spesso si
narra, o si gioca meglio adesso, almeno a
partire dagli anni ’90, allorquando anche
nelle categorie minori hanno prevalso il
livello agonistico e le scelte tattiche, sulla
tecnica individuale e l’estro dei singoli?
Abbiamo riassunto il quesito molto rozzamente, ma crediamo in maniera efficace. Così come andrebbe affrontato,
nell’ambito di questa discussione, un
altro punto oggetto di dibattito: “quanto valevano” le categorie di allora? La IV
Serie senza la C2, la Promozione senza
l’Eccellenza?
Va detto che la scansione gerarchica dei
campionati non va presa come metro di
misura esaustivo, ma una qualche idea
di maggior selezione comunque c’era,
se si pensa che dalla stagione 1952-53
fino a quella 1957-1958 la Serie C era a
girone unico nazionale e, poi, modificata
la struttura dei campionati si mantenne
la stessa terza serie a tre gironi sino al
campionato 1978-1979 allorché fu introdotta la Serie C2. Non era, però, questo
il nocciolo del nostro discorso: quindi,
andiamo per ordine. Si giocava meglio
quando si giocava peggio? Per dipanare
Prosegue il gioco della memoria. Le foto dei “biancoblu fuori di Savona” pubblicate nel libro “Savona, la città nella storia del calcio” rappresentano una selezione di
quelle che abbiamo ritrovato. Abbiamo così pensato di proseguire su quella scia
Una menzione anche per Spatari e Bracaloni grandi protagonisti del Savona dei
primi anni 2000. Ecco il Chievo 1994-1995 da sinistra: Borghetto, Maran, D’Angelo, Cossato, Zanin, Gori, Spatari, Sala, Rossi; al centro: D’Anna, Moretto, Facciotto
Paese, all. Malesani, Malatrasi, Curti, Scardoni, Franchi; in basso: Guerra, Giordano,
Petiziol, Rinino, Gentilini, Antonioli, Bracaloni
Del Buono
…dal 1860…
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Sorso 1964. La Liguria elimina la Sardegna dal trofeo Zanetti. Da sinistra in piedi: il CT
Postiglioni, Bagnara, Gianetto, Mainetto,
Ottobrini, Angelini, massaggiatore Anselmi; accosciati: Magnanego, Gambino, Marchiano, Zingariello, Pierucci, Bussolino.
al meglio la matassa partiamo parlando
delle condizioni logistiche: era tutto diverso, campi (in Liguria i campi in erba
era davvero pochi…Marassi e poco altro.
Ricordo quando vidi per la prima volta
il manto in erba dell’ancora costruendo
“Bacigalupo” di Legino: mi parve una vera
e propria meraviglia), palloni (eppure
non parliamo più di palloni con la stringa, ma dei “Parola” i primi in Italia dotati
di valvola argentina), di scarpe (tacchetti
di cuoio, con i chiodi che spuntavano regolarmente dopo pochi minuti di gioco,
dopo aver passato il sabato pomeriggio
a ribatterli sulla forma del calzolaio),
assenza di illuminazione sui terreni di
gioco, con il pratico risultato di potersi
allenare una o due volte alla settimana
(in Serie B, Roberto Longoni, direttore
di banca e mediano di spinta del Savona
FBC, costringeva il “professionista” Levratto ad alzatacce alle 6 del mattino per
recarsi in Corso Ricci e allenarlo. Alle 8 il
buon Roberto “staccava”, infilava giacca e
cravatta e andava a sedersi alla scrivania
fino alle 5 del pomeriggio).
Insomma: un altro mondo. Eppure la cura
della tecnica individuale era molto attenta, e si può dire che vi fossero, nelle categorie minori, dei veri “raffinati” del pallone: osiamo fare qualche nome, a caso,
sapendo di ometterne troppi e correndo
qualche rischio, ma giocatori come “Bertin” Mantero, Livio Gennari, Paolo Gaglione, Nico Vasconi, il vigile-centrocampista
Negri del Loano, l’altro vigile urbano, ma
dell’Albenga, Vincenzo Celiberti, che ci
ha lasciato all’inizio dell’autunno, l’ingegner Veglio (poi sindaco di Cortemilia)
della Cairese, il piccolo ma raffinato Cazzola del Pontedecimo, il genovese Bith
approdato all’Alassio nei primissimi anni
‘60, Mino Persenda, Alberto Sardo, Nino
Parodi, Mirko Mellano, Guido Lagustena,
Franco Chiesa non avevano nulla da invidiare, sotto l’aspetto squisitamente tecnico, a giocatori di categoria superiore.
Senza dimenticare don Lello Paltrinieri. E
tralasciando Beppe Recagno da Varazze,
protagonista per tante stagioni in Serie
A, come il deghese Giancarlo Salvi (entrambi due bandiere blucerchiate), e ancora, in tempi più recenti Corrado Orcino
e Mauro Mazzucchelli.
E dal punto di vista agonistico? Certo
due allenamenti alla settimana non favorivano sotto questo aspetto, ma c’erano,
anche dalle nostre parti lottatori formidabili, qualcuno anche capace di dimostrarsi valido ai vertici del calcio, come
è stato nel caso di Valentino Persenda o
Nanni Ciglieri, ma anche tra quelli rimasti nella categorie inferiori come Negro,
Altobelli, Montaldo, il trascinatore Tullio
Pierucci (pur protagonista con il Savona
in Serie C), il gigante ingauno Neuhoff,
l’altro ingauno Ramella, il velociano Teneggi II (poi a lungo nei professionisti nel
Torino con Gigi Meroni di cui era amico e
sodale), gli alassini Lunetta, Sala e Bodrato, l’altro varazzino Luciano Torri, i vadesi
Giorgio Peluffo e Antonio Caviglia non la
cedevano a nessuno. Poi, dal Don Bosco
di Varazze, uscì Ramon Turone, per una
storia lunghissima in Serie A.
Non c’erano soltanto i difensori a far
sfoggio di doti agonistiche, pensiamo a
centrocampisti di “corsa” come i cairesi
Papes e Bonello, il varazzino Barbarossa
(a lungo protagonista nei professionisti
con Sanremese, Entella, Taranto), Armando Musmeci, i genovesi Mainetto e Magnanego, il vadese Suraci, Carlo Foglia,
o ad un jolly prezioso come Sergio Sar-
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ti. Lasciamo da parte, ovviamente, Gigi
Bodi arrivato dalle nostre parte dopo
una lunga carriera nella massima serie,
titolare della nazionale Under 21. Pensiamo anche ai ruoli super-specializzati,
per i quali anche allora serviva una preparazione specifica, come i “bomber” ed
i portieri. Quindi, tra i goleador, uomini
come “Victor” Panucci, Luciano Testa,
(capace di arrivare in Serie B con Vicenza
e Salernitana), Bobby Tobia, il “Charles”
della IV Serie Corrado Teneggi, Ivano Lagasio, il finalese Bergallo, il dianese (poi
sestrese) Taccioli, i sestresi Zingariello e
Ungaro, il funambolico Ettore Rusticoni, il filiforme ma tenacissimo Monaci, il
supertecnico Pepè Minuto, l’enfant gaté
Orthez Gallione, avrebbero saputo dire
la loro in qualsiasi categoria. E gli estremi
difensori: negli anni’50, prima del “libero”, servivano piccoli e scattanti per tuffarsi nei piedi del centravanti avversario
lanciato a rete (Carabba del Pontedecimo e poi Albenga, Angelini della Cairese,
Sommariva della Sestrese, Sozzi e Camici
del Vado, Franci approdato al Savona dal
Genoa, Lupi del Varazze) e, ancora due
veri kamikaze come il paracadutista Bertonasco della Carcarese e Traversa dell’Albisola. Un caso a parte Bruno Ferrero, dal
gran fisico e dalla classe enorme ma dal
carattere bizzoso; poi arrivò la stagione
di quelli “alti” per bloccare i cross : Paolo Merciai e Lucio Ghiso dalla Villetta al
Savona, Enzo Di Giorgio dalla Veloce alla
Pro Vercelli, Piero Duce, e altri due vadesi: Giacomo Rosso e Brondo.
A questo punto dovremmo parlare degli
allenatori, di raffinati cultori della tattica
al tempo della diatriba tra metodo e sistema, tra libero e WM all’inglese (come
si vede anche la tattica non è discussione
di oggi…) come Natale Zamboni e Felice
Pelizzari, ma lo faremo in altra – prossima
– occasione.
Intanto rimane l’interrogativo: si giocava
meglio, quando si giocava peggio? Il dibattito è aperto.
Dieci a zero: 1939-40 travolto il Cuneo
Un record nella
storia biancoblù
■ di Franco Astengo
Dieci a zero: un punteggio record che,
nella storia del Savona, si è registrato in
una sola occasione.
La severissima punizione è toccata proprio al Cuneo, in Corso Ricci, alla diciassettesima giornata del campionato di Serie C 1939 – 40, terminato con la trionfale
promozione degli striscioni in Serie B.
Ricordiamo, allora, nel dettaglio quella giornata del 4 Febbraio 1940: le dieci
reti baincoblù furono marcate da Buggi
(3), Piana (2), Gè (2), Vaschetto, Sandroni,
Borel I. Questa la formazione mandata in
campo da Hajos e Roggero: Caburi, Cozzi, Villa, Sandroni, Viano, Morchio, Piana,
Vaschetto, Borel I, Buggi, Gè.
Si trattava di un Savona ricolmo di assi
che avrebbero giocato in Serie A: Cozzi,
Sandroni, Piana, Vaschetto, Borel I, Gè,
mentre in quel Cuneo c’erano ben cinque ex-savonesi, Vernè, Testa, Calcagno,
Caviglia, Borgo. Le statistiche parlano,
complessivamente, di un predominio savonese: 10 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte. Una storia quella tra Savona e Cuneo
iniziata in Serie C il 1 Gennaio 1939: 3-1
per i padroni di casa con reti di Caviglia e
doppietta di Savio. Seguì il 10-0 già ricordato sopra, per proseguire il 10 Marzo
1946 (diciannovesima giornata del torneo di Serie B): 1-0 con rete di Cappelli.
Continuiamo a raccontare dei successi sa-
vonesi: 30 Maggio 1948, ventinovesima
giornata di Serie C, a campionato già vinto gli striscioni superano i rossi piemontesi per 3 – 1 con reti di Siccardi, Cappelli,
Manzelli. (Formazione: Castagno, Molinari, Vignolo, Puccini, Alvigini, Longoni,
Siccardi, Ighina, Zilli, Cappelli,Manzelli)
Passano 11 anni: tocca ad un altro Savona da primato strappare, in Corso Ricci,
un 4-3 emozionantissimo, con a segno
Corrado Teneggi, Ratto e doppietta del
“rosso” Merighetto I. Erra l’8 Febbraio
1959. (Formazione: Ferrero, Valentino
Persenda, Ballauco, Contin, Ciglieri, Mariani, Brocchi, Merighetto I, Teneggi,
Ratto, Merighetto II). Lunga parentesi di
quasi vent’anni per rivedere un successo
del Savona sul Cuneo, dalle nostre parti:
8 gennaio 1978, la squadra allenata da
Valentino Persenda alla fine della stagione salirà in C2 e batte la compagine della
“provincia granda” per 1-0 con rete del
compianto Pietropaolo ( Formazione: Ridolfi, Nervi, Nicoloso, Maggioni, Torchio,
Gava, Lombardi (Tusi dal 72’), Pupo, Pietropaolo, Pandolci, Buscaglia.
Da ricordare ancora un 2-0 nella stagione 86 – 87 (forse la miglior esibizione del
Savona targato dal duo Binacchi – Quartaroli) e tre successi nell’87-88, 92-93 e
97-98.
Cronaca di
una disfatta
annunciata
Il Punto
Biellese e Spezia
si fermano:
il Savona non
ne approfitta
■ di Chicca
■ di Maurizio Vivalda
Prevalenza del fattore campo (23 punti
su 27 per le squadre di casa) e rallentamento della testa (tra le prime 4 vince
solo il Casale), cambia l’inseguitrice (ora
è il Casale), ma non il vantaggio (+ 5). La
capolista Biellese (29 p.) non va oltre il 2
a 2 con il Rivoli (13° a 16 p.) del neo mister Manuel Montali. La partita, giocata
al “Pozzo” in una atmosfera di tristezza
per la tragedia del liceo di Rivoli, si mette
subito bene per i padroni di casa, in rete
all’11° con Pasciuti. Raddoppio al 46° di
Torromino. Nella ripresa i lanieri sembra
possano dilagare, ma in 3 minuti i torinesi colpiscono con un secco uno-due
(Pantaleo al 62° e Sorrentino al 65°). Al
“Natal Palli” un grintoso Casale (2° a 24
p.) supera per 2 a 0 il Savona (7° a 19 p.).
Decisivi il rigore siglato da Zenga (7 reti)
al 10° e il raddoppio del capocannoniere Uccello (9 reti) al 47°. Per i biancoblu,
pericolosi con Giglio a inizio match, è il
secondo stop in trasferta. Vittoria di prestigio per il Cuneo (15° a 15 p.) ai danni
dello Spezia (3° a 23 p.). A segno Lorenzini al 78°. Gli aquilotti vedono allontanarsi
la vetta della classifica e i tifosi chiedono
a gran voce rinforzi. Il Pro Settimo (7° a
19 p.) supera per 3 a 1 la Sarzanese (4a
a 21 p.). Rossoneri in vantaggio al 12°
con Alfano (6 reti). I piemontesi reagiscono pareggiando al 25° con Vailatti.
Nella ripresa Lopez Centurion e Cravetto
chiudono la partita. Secco 3 a 0 del Sestri
L. (5° a 20 p.) ai danni del Giaveno (16° a
12 p.), brutta copia della compagine frizzante della scorsa stagione, grazie alla
doppietta di Siligato e a Conti. 1 a 1 tra
Derthona (10° a 18 p.) e Rivarolese (5° a
20 p.). Partita dominata dai leoncelli, in
vantaggio al 55° col solito Lulù Oliveira (6
reti), ma che pasticciano al 76° e si fanno
P S H B O J [ [ B [ J
rimontare da Rotondale. Vittorie
importanti per la Sestrese (18° a 9 p.), 3 a 2 sulla
Novese (11a a 17 p.) in piena crisi, per il
Valle d’Aosta (17° a 11 p.), 3 a 0 sul danni
del Ciriè (18° a 9 p.) e della Virtus Entella
(12° a 16 p.), che supera per 2 a 0 l’Albese
P S H B O J [ [ B [ J
(13° a 16 p.).
P
P
La domenica di Biella erano un centinaio. Si sono svegliati presto (o non hanno
neanche dormito), si sono preparati i panini, hanno indossato le divise da trasferta, hanno raggiunto in gruppetti la pesa
di Piazza del Popolo e sono partiti. Partiti per una cittadina sconosciuta e grigia,
una domenica deserta rallegrata solo dal
piacevole odore di fertilizzante naturale e
dalle insegne impolverate di elettrauto e
farmacie. Due ore e mezza di pullman è
il tempo che intercorre tra la soleggiata
riviera e quel buco di periferia lombarda
(senza offesa), più qualche sosta fugace
in autogrill (“che ci scappa la pipì...”) tra
complimenti alle cameriere e pacchetti
di patatine ammuffiti. Ad accoglierli, al
maestoso stadio V. Pozzo, una ventina di
antropomanganello tra CiCci e Digos; gli
amici si salutano con cori e applausi ritmati, nell’ilarità complessiva. La partita non
offre granché, ma è forse meno peggio
dello spettacolo aberrante riservato agli
intimi del Bacigalupo nella disfatta con
l’Entella. Odissea emotiva, più che turistica. L’Ultrà, tralasciando differenziazioni di
gruppo o ideologia, nascosto dalla scorza
convenzionale brutale ed estrema è la
vittima aulica designata di questo nostro
denigrante campionato di D(ilettanti). Ci
piacerebbe rievocare le banali metafore
retoriche che sono solite rendere idilliaci i
racconti del passato e della serie B; i campetti periferici, il sole sui palazzi, le righe
del campo storte tracciate dal custode
avvinazzato, le mute di maglie spaiate,
le trasferte in bicicletta etc. etc. Oggi, infastiditi da una squadra cui si è improvvisamente (e nuovamente) staccata la spina
(e la voglia), sentiamo che nessuna immagine preconfezionata ci può consolare.
Per cercare qualcosa di bello si guardano
i Ragazzi, i diffidati, quelli con i cappucci
e le sciarpe, eternamente messi in dubbio per un’impulsività violenta e di fondo
O F N B O B H F N F O U
infantile. Sono loro i primi a difendere gli
11, sempre e comunque; sono loro a mandare via le gente arrabbiata perché non
scalfisca l’ego dei giocatorini, sono loro ad
esserci sempre e a non conoscere la vacuità di un compenso mercenario. Ad oggi,
O F N B O B H F N F O U
sono i soli degni depositari dell’orgoglio
biancoblù.
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Retrospettive: Savona-Entella 0-0
■ di Pier Toso
Una giornata splendida al “Bacigalupo”,
offuscata da un Savona troppo brutto per
essere vero che non riesce ad andare oltre
il pareggio contro la non certo irresistibile
compagine levantina dell’Entella, scesa in
campo con il chiaro intento di rischiare il
meno possibile. Una partita davvero opaca quella disputata dai biancoblù, e non
bastano le assenze a giustificare la mancanza di gioco e di grinta della squadra.
Poco movimento, troppe palle lunghe e
gioco sulle fasce praticamente assente ai
quali si vanno ad aggiungere le condizioni
di forma non esaltanti di alcuni elementi
importanti. La partita è stata avara di emozioni; le due traverse colpite dal Savona
(Leto Colombo su punizione e Barone in
proiezione offensiva) non devono trarre in
inganno, poichè anche l’Entella ha avuto
due-tre buone occasioni che non si sono
concretizzate solo per l’imprecisione dei
propri attaccanti. Alla fine il pareggio è il
risultato più giusto, e certamente non può
soddisfare gli “striscioni” che puntavano al
massimo della posta per raggiungere le
zone più nobili della classifica. Adesso il
Savona è stato risucchiato nel gruppo di
centro classifica complice la sconfitta di
domenica a Casale.
FIORY 6: non sembra trasmettere la necessaria tranquillità alla difesa, ma salva il
pari con un buon intervento nel finale. E’
giovanissimo e puo’ solo crescere, merita
fiducia.
SOFRA’ 5: troppo distratto in marcatura,
dalla sua zona arrivano i pericoli maggiori.
Non riesce a proporsi con profitto in fase
offensiva, viene prima spostato a sinistra e
quindi sostituito. (SERVA - s.v.)
RIGGIO 6: anche lui non proprio impeccabile in marcatura, riesce comunque a
limitare i danni sia a sinistra che quando
viene spostato a destra. Meno presente
del solito in fase di spinta, si limita a non
commettere errori.
SALIS 5.5: primo tempo di spessore, nel
quale prova a dare geometrie alla squadra
e si segnala per alcune buone interdizioni
a centrocampo; ripresa di grande sofferenza: impreciso e falloso, sprofonda nella
mediocrità generale.
POLI 6.5: preciso e concentrato per tutta
la partita, non commette praticamente
errori e si rivela una delle note piu’ liete
della giornata. Chiusure difensive sempre
puntuali.
BARONE 6: Buoni interventi difensivi ma
anche un paio di grossi errori che potevano costare cari. Spesso impreciso nei
disimpegni, è comunque uno dei pochi a
lottare su ogni pallone e coglie anche una
traversa.
LETO COLOMBO 6.5: forse il migliore
del Savona, intraprendente già nel primo
tempo, dove per la verità non ottiene molto, pericolosissimo nel secondo tempo
nel quale punta gli avversari e li costrin-
ge spesso al fallo. Colpisce la traversa con
un gran tiro a “girare” dopo essersi conquistato l’ennesima punizione dal limite.
Non si risparmia mai ed esce stremato.
(VALLERGA 6: prova a smuovere una partita ormai sonnolenta)
DI PIETRO 5: Impalpabile per tutta la partita e il centrocampo del Savona ne risente
pesantemente. Sbaglia molti passaggi ed
è troppo lento quando ci sarebbe la necessità di sveltire la manovra. Un disastro.
GIGLIO 5: lento e piuttosto statico, nel primo tempo riesce comunque a rendersi pericoloso in una circostanza (bel dribbling
e tiro parato). Nel secondo tempo risulta
completamente inutile, spesso anticipato
o troppo macchinoso nella gestione del
pallone. Si segnala solo per un cross velenoso non sfruttato dai compagni.
RICCARDI 6.5: grandi giocate sulla sinistra nella prima fase del match, è l’unico
che cerca con continuità la linea di fondo
e dimostra di possedere un tasso tecnico superiore alla media. Nella ripresa
cala vistosamente fino alla sostituzione.
(BRUNI - s.v.)
SORAGNA 5.5: appare involuto rispetto
allo scorso anno; non gli fa difetto l’impegno ma non “vede ” quasi mai la porta
e perde quasi tutti i duelli con i difensori
avversari (anche quelli aerei). L’intesa con
Giglio è tutta da costruire. Il Savona deve
ritrovare al piu’ presto il miglior Soragna e
i suoi gol.
Una trasferta inedita
■ di Franco Astengo
Domenica mattina, 23 Novembre, fredda e limpida come si conviene: partiamo
con Gigi Marino e Giorgio Bottero, al solito, per accompagnare la squadra in trasferta. In macchina le solite discussioni
sul calcio che fu ed il calcio che è, con la
consueta competentissima consulenza
di Giorgio.
Arriviamo sulle colline del Monferrato,
incontriamo tecnici e giocatori e ci rechiamo al vecchio, glorioso, “Natal Palli”, dove siamo stati tante volte, in varie
vesti. Le cose, però, oggi sono diverse da
sempre: entriamo dalla porta carraia e il
dirigente dei nerostellati che ci accoglie
ha l’aria contrita, un pò imbarazzata.
Insomma:in cinquant’anni di calcio non
ci era mai capitato di partecipare ad una
trasferta “vietata ai tifosi”.
Eravamo un pugno di dirigenti, con
tanto elenco nominativo trasmesso in
anticipo alla polizia, a sedere in tribuna
a rappresentare la Savona sportiva nella trasferta di Casale. Ci siamo resi conto
dell’assurdità di tali provvedimenti, in situazioni del genere: non ne conosciamo
la scaturigine e non vogliamo indagare
oltre. Abbiamo constatato il rammarico
dei dirigenti del Casale, dispiaciuti per
un pezzo d’incasso mancato ma anche, e
soprattutto, per il disagio creato a noi e,
ancor di più, a quegli sportivi savonesi
costretti a rimanere a casa (c’è stato chi
ha telefonato perfino al prefetto di Alessandria, senza risultato...).
Abbiamo cercati di risollevare l’ambiente, raccontando vecchie storie, del Casale di Reverchon, Molino, Ferrarotti, ma
le cose stavano diversamente, il “clima”
della domenica calcistica pareva proprio
comrpmesso. Ci sono mancati quelli che
ci sono sempre, c’è mancato quel pizzico
di Savona in tribuna, ed i cori dei nostri
tifosi. Abbiamo pensato a quando seguire il Savona in trasferta era una occasione per la “ Savona – bene” sempre
presente e per i tanti sportivi della nostra
città che organizzavano treni (quel treno
per Asti!), pulmann, addirittura vaporetti
e aerei. E’ calato un velo di tristezza: il risultato non ha contato più di tanto.
Abbiamo sentito il “nostro mondo” irrimediabilmente cambiato e non più riconoscibile.
La classifica
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