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Dante e l`oriente
mm l'ili iiii m •^^^ m Miniatura del Ms. Pers. Caetani-Linceo 82 (Laylah di Nizami: fol. 4 v), wa-Magnùn, rappresentante V Isrd o viaggio notturno metto sul Buraq, cavallo alato dal volto femmineo: cfr. di Mao- pag. 78 e segg. G. DANTE GABRIELI E L'ORIENTE Ficcando gli occhi verso l'oriente ... Pur?. Vili, 11. BOLOGNA NICOLA ZANICHELLI EDITORE L' EDITORE ADEMPIUTI ESERCITERÀ I I DIRITTI SANCITI DOVERI DALLE LEGGI ALLA CARA E VENERATA MEMORIA DI ITALO PIZZI (30 NOV. 1849 - 9 Die. 1920) PREFAZIONE Questo e tanto ma non pretende libretto meno di di provare, nulla di dire, nuovo, solo di raccogliere e ordinare alcuni elementi storici e letterari già noti, sebbene sparsi qua e certe osservazioni, indu- là, zioni o constatazioni insieme disposte, utili illustrate ad aversi o tutte accennate, intorno ad un argomento che di recente ha interessato, fors' anche appassionato, gli studiosi di Dante e il pubblico colto, al quale particolarmente il mio scritto s'indirizza: la questione cioè dei probabili o possibiH rapporti letterari, o nessi genetici, fra la Divina Commedia e orientali, letterature affermati e sostenuti da alcuni, negati ed esclusi da di le Per mettere giudicare da il altri. grado andare lettore italiano in sé, senza lasciarsi Prefazione vili a facili consensi o ad arbitrarie negazioni, mi è parso opportuno ed acconcio d'in- come formarlo, dice, si della questione, studiando, dopo una preliminare rassegna storica delle molteplici sicure relazioni fra Oriente e Occidente sino all'età di Dante, quanto questi seppe effettivamente, o potè sapere, della geografia, della storia e del pensiero (sia letterario sia artistico) orien- tali. La esposizione piana e sommaria, necessariamente breve e spoglia di quella mostra documentazione o erudizione, che per fortuna comincia a non piacere più nemmeno di agli eruditi (la poca e più necessaria biblio- grafia è relegata in fondo al volumetto), forse non riescirà inutile e sgradita agli stu- diosi e ammiratori di Dante (non dovremmo esserlo tutti oggi, specialmente in Italia?), a quanti, senza diventare idolatri, hanno avuto e conservato fede salda nella originalità e sovranità del nostro primo e maggior Poeta nazionale. Il presente libretto potrebbe anche con- smontar V avversione preconcetta pur illustri e benemeriti, dantisti tribuire a di certi, I Prefazione ix a ricerche di simil genere, da essi consi- come derate a priori vuote e divagazioni presentuosa. stiano gente di '^ riconoscere delF intimazione, r ingiustizia o orientaHsti gli loro posto '\ vorrà al oziosa Spero che chi ha detto e questo proposito scritto a invasioni arbitrarie e il danno che deriverebbe a molti studi da questo o simile giudizio sommario buon Si dovrebbe invece far plicista. parmi, ed purché di troppo sem- esser a grati simili viso, tentativi, con serietà di preparazione e metodo, anche se dimostrinsi alla prova fatti fallaci nelle loro conclusioni; incoraggiare anzi ed invitare gli orientalisti a rivolger attenzione alle cose nostre, la loro occidentalisti gli accolti al i benvenuti e bene quando indirizzano mondo tare sono e campo orientale. assicurare, di le loro Solo così in si ricerche può affretmodesto ogni più comparativo, studio come storico o letterario, la ricostruzione della verità; la quale in siffatti argomenti è quasi sempre multilatere e complessa, spesso complicata, ne conosce differenze ma si concede e si di punti cardinali, rivela allo sforzo con- Prefazione X di quanti la corde cercano con rispettosa volontà movendo talvolta anche dalle più lontane. Comunnemmeno il più modesto stu- dalle più diverse parti, que, oggi dioso letterature^ di vorrebbe ripetere romanze potrebbe o che, ciò alcuni anni or sono, sentenziava un altro pur chiaro e operosissimo nostro professore universitario ^^ : Noi non romanisti pensiamo da parte, agli orientalisti sognatori, perchè per i nostri studi esso non importa nulla '•. air Oriente; lo lasciamo Parole e propositi cattedratici, che rivelano a non dir altro - molto... - una psicologia elementare ed oggi, speriamo, del quantunque essa abbia per più di quaranta anni tenacemente e spesso acremente avversato ogni tentativo (i) che tutto superata, in senso contrario (^ioè per arguire e dimostrare influenze letterarie deir Oriente suir Occidente) facesse tra noi, con nità e dottrina soda, iranista, il meno venuto sere- nostro più insigne alla vita or sono appena alcuni mesi, e sembra che quasi nessuno se ne sia accorto nemmeno tra i nostri letterati e filologi di professione. Prefazione Mi sia permesso xi d' inscrivere su queste umili pagine, per atto d'accorato e reve- omaggio, rente nome onorato il del prof. Italo Pizzi ! e caro Orientalista ed umani- lavoratore molteplice indefesso, maestro sta, solerte affettuoso, uomo integro candido generoso, spirito limpido temperato mode- ahimè e troppo inadeguatamente, io pago alla sua memoria, in questa pubblica per quanto umile forma, il mio debito di sincera ammirazione, di sto : troppo tardi, devota riconoscenza. Roma, maggio 1^21. ! ORIENTE ED OCCIDENTE AL TEMPO DI DANTE Che " Oriente ed Occidente non siano più da separare " (nicht mehr zu trennen) secondo il motto del Goethe, nessuno dubiterà più, per verun rapporto, oggi che alla lunga immane tragedia, dapprima guer- resca poi economica e sociale, della vecchia Europa, tanta parte ha preso o sta per prendere l'Asia anti- chissima con le ancora entro gli sue rinnovate stirpi, rimaste chiuse originari confini geografici, o dilagate da secoli per tutta l'Africa del nord, o infiltratesi ed abbarbicate con indomita tenacia nelle contrade sudorientali della stessa Europa. Puf attraverso gli spasimi cruenti e le procellose convulsioni dell'orgoglio, dell' egoismo, del cieco nazionalismo od imperialismo, della folle anarchia; nonostante l'ignoranza, l'ingor- digia e l'odio, che inevitabilmente separano, isolano, contrappongono l'uno all'altro i singoli al pari che le nazioni: malgrado tutto ciò, l'umanità nel suo complesso sembra oggi più che mai vicina per immancabile reazione a riconoscere, a ristabilire nel debito Dante e l'Oriente Oriente ed Occidente al tempo di Dante 2 culto la sua unità originale, la fraternità spirituale del genere umano, quale hanno ogni clima proclamata ha a i in ogni età e sotto savi più veggenti, e il Cristo suo sangue suggellata e garantita in eterno gli uomini di buona volontà. col tutti L'orientazione storica e critica del pensiero moderno, nel ricostruire la scienza e la letteratura, la filosofìa e l'arte, la religione e la vita delle zioni passate, tende ora più che bile curiosità a rintracciare relazioni, tra genera- mai con inappaga- nessi innumerevoli, le i reciproci fra popolo e popolo, gì' influssi paese e paese, anche tra più lontani di i tempo e di spazio, ritraendone con intima soddisfazione convincimento che pur nella vita dello in quella della natura, cabiU; ma da per tutto non sono iati invar- meno vi salti comunica circola e si umano, a traverso contrasti, reazioni, crisi più o meno ne il come per mille tramiti, più o palesi e profondi, o spirito, violente, il pensiero conflagrazioni conservandosi uno e rinnovandosi senza esaurirsi o perir mai, come materia cosmica, l'energia e il moto nel mondo la e neir universo. La ma possibilità, anzi la necessità, non solo letteraria d'una storia umana generale o, come dicesi, universale, è ormai acquisita alla nostra coscienza moderna, onde oggi s'afferma per tutto l'opportunità dei vari tentativi ed abbozzi miranti a questa sintesi storica; di cui un primo passo ben promettente è quello già fatto per l'Europa, ad illustrare l'etnografia, la linguistica, la storia politica civile economica, l'arte, il diritto, la anche logica e letteratura tutta dei filosofica, popoli antica medievale e moderna. mediterranei nell' età Oriente ed Occidente al tempo di Dante Non libretto, mente sarà estraneo se all'argomento del presente fermeremo a riassumere brevissima- ci circolo o linea unitaria di questo il 3 storico, a cui la mente dell' Alighieri processo non restò chiusa, se pur molte fasi di esso non potè scorgere o assai imperfettamente conobbe, ma e profonda, anima, del quale la sua vasta pur inconsapevolmente, raccolse per certo l'eco indistinta, assorbì e rispecchiò in sé i molteplici e lontani riflessi Profondo, rinverò vetusto e (2). quasi originario, appare contrasto psicologico tra l'Oriente e l'Oc- il due mondi affacciati sul medesimo mare, e commerciale per eccellenza, il Mediterraneo: divisi e ravvicinati a volta a volta da una incessante alternativa di urti e di attrazioni, dal cozzo frequente d' armi e d' incursioni guerresche, ma anche dallo scambio di idee e di merci, d'uomini e di cose, cidente, mare i storico di religioni e d'arti, di conquiste e morali. Le principali tappe, insomma ricorsi materiali o periodi, di questa più volte millenaria vicenda, assomigliata al moto e quasi al ritmo di un immenso pendolo, sono ben note. All'antichissima civiltà assiro-babilonesepersiana dell'Asia anteriore si contrappone, come riflesso e poi come reagente occidentale, la primitiva civiltà propriamente mediterranea (egeo-cretese, pelai Fenici fanno la sgica, etrusca, greca, italo-romana) spola fra : due estremi della trama eurasiatica, trapiantando e deponendo negli empori da loro frequentati i germi del pensiero, come gì' insetti vagabondi trasportano sulle loro zampe, sulle ali o sulle antenne i Oriente ed Occidente al tempo di Panie 4 il polline fecondatore regione. La tardi le guerre di da puniche segnano gli episodi principali questo primo contatto storico tra l'Oriente e l'Oc- cidente mediterraneo: furono che raccolsero e sparsero civiltà. la primi ventilabri i vento si grano della il rammenti, non sono mobih, mutevoli, talora equivoci relativi, persino identificabili o come come al Oriente ed Occidente, che termini e da regione a fiore a fiore, inupresa troiana, le guerre mediche e più intervertibili : ogni terra, nostra antica Madre, potrebbe esser deno- minata a volta a volta, rispetto Ausonia ed Esperia. La momentanea mondi, a cui portò la meravigliosa alle sue contigue. fusione dei due gesta asiatica di Alessandro e la consegifente espansione della cultura ellenistica fin negli angoli più remoti dell'Asia centrale, s'appianò strativa di dominio onde via alla conquista militare e ammini- la Roma, cooperando organicamente il pre- con l' imperialismo politico e giuridico dei Romani: questo breve periodo o sogno di fusione e pace mondiale si chiuse ben presto in Asia con una lenta ma ostinata reazione antiellenica intellettuale greco e antioccidentale, rappresentata per ultimo dalla lotta dell'impero Sassanida contro Bisanzio, che durò molti secoli ed acuì Fallito ellenistica, il il tutte le' cause dell'immane contrasto. tentativo di una pace mondiale romano- Cristianesimo riprese p,er suo conto grandioso provvidenziale disegno di conquista il unifi- catrice: dalla sua culla palestinese esso s'era subito rivolto all'Europa, seguendo la linea di minor resi- stenza, assorbendo grecità e romanità in larga misura, raccogliendo l'idea e quasi l'organismo imperiale, ricomponendo intorno a Roma caput mundi, e sai- Oriente ed Occidente al tempo di Dante vando dal diluvio barbarico, l'unità 5 intellettuale e prepacare e compiere morale asiatica, per cui primaed orientale la sua missione Senonchè la sua estrema sorto. mente pareva fosse Orientale o Greco-siriaco, Cristianesimo il destra, ala infiacchito e frazionato da molteplici cause e dissensi d'Occidente, in attesa di natura (di politica, ficare le dottrinali, disciplinari ecc.), si compito titanico di assimilare e unimolteplici frammentarie stirpi dell'Asia, ormai trovò impari al languenti da secoli in un' inerzia senile, dove crociavano imputridendo i s' in- resti di tante civiltà estinte o moribonde. Allora sorse l'Islam, che, costituitosi, nelle sue origini teologiche di culto e di rito, con elementi prevalentemente cristiani, per quanto alterati o, come altri direbbe,* falsificati, si può considerare, per certo verso, come un altro organismo unificatore, espresso quasi dal fianco del cristianesimo stesso (sebbene in senso e modo ben differente da come se lo raffiguravano i contemporanei di Dante) e allevato quasi nella medesima culla sinaitica, per quella funzione assimilatrice o conquista morale dell'Asia. L'Isiàm, nato in epoca di reazione antieuropea, e quasi diremmo antiariana, divenne fra le popola- zioni asiatiche in breve volger d'anni, per effetto di strepitose vicende guerresche, poHtiche ed economiche, ma senza la più lontana intenzione del suo fondatore, come un simbolo di nazionalità, quasi vincolo e prova che l'Oriente semitico a noi più vicino non aveva sin allora chiaramente sentita mai: si svolse rapidamente in gigantesco di quella unità etnica asiatica 6 Oriente ed Occidente al tempo di Dante strumento di diretto e polemico contrasto, di specifica differenziazione, conservazione e difesa dell'Oriente contro l'Occidente. Si drizzò così quella muraglia bronzo tra Europa e Asia, cui invano le prime fortunate ambascerie cristiane ai Khan Mongoli (quelle di Pian dei Carpini, del Montecorvino ecc.), poi l'indi cessante operosità delle nostre gloriose repubbliche marinare, e da ultimo vadere ed infrangere. oltrepassarla, il Crociate tentarono di per- le Non potendo in alcun modo genio latino fu obbligato a ripiegarsi su se stesso, a cercar la via e la maniera di girare attorno all'invarcabile barriera, guisa l'esistenza del nuovo in certo modo divinando mondo (già per tal adombrata dal Purgatorio dantesco, intuita chia- ramente e quasi scorta dal Petrarca), ed aprendo così l'età delle grandi scoperte geografiche, che congiun- sero l'Estremo Occidente all'Estremo Oriente. prima che ciò avvenisse, l' Ma Islam ad occidente, nonché aveva Mori l'Africa del nord, la Spagna e la Sicilia, e si preparava a piantare nel fianco stesso dell'Europa orientale, con i Turchi ottomani, il suo campo trincerato che sfiderà i secoh. lasciarsi penetrare e dissolvere dalla Cristianità, inondato con i Saraceni e i Accanto a questa funzione separatrice, isolatrice, di ferrea barriera tra l'Occidente e l'Oriente, l'Islam nei primi sei secoli di vita (quanti ne contava, quando nacque Dante), un'altra ne aveva assunta e già avviata, in gran parte anzi compiuta: funzione più vasta e più profonda, adunatrice e unificatrice di razza umane. In meno di un secolo il dominio delle spade arabe Oriente ed Occidente al tempo di Dante musulmana ad Allah e la invocazione si 7 estesero, per quasi quattromila miglia, dall'Indo all'Atlantico, dallo Mar Jassarte al di Persia, riunendo insieme per la prima volta genti tra loro lontanissime, razze e civiltà diverse, opposte: Semiti, Ariani, Mongoli, Camiti. L'orgoglio illimitato dei nuovi conquistatori, il dovere religioso del pellegrinaggio annuale alle due città sacre dell'Islamismo, Mecca e Medina, l'attrattiva degli studi tradizionistici e giuridici nei grandi centri della nuova cultura islamica (Damasco, Bagdad, Bukhàra^ Samarcanda; in occidente Cairo, Cairuàn, Cordova), la nuova rete di traffici per tutto distesa, il gusto dei viaggi, il mirabile funzionamento delle vie postali -ed itinerarie, favorirono, sollecitarono nel vastissimo impero dei Califfi di cose, d'idee. un rimescolio incessante Il mondo antico fu di uomini, traversato per lungo e per largo, in Asia e nell'Africa mediterranea, da mercanti, da studiosi e raccoglitori Con profetiche. di tradizioni vecchi mer- la curiosità e l'avidità di catanti consumati al negoziare, questi irrequieti instan^ cabili pcregrinatori del capacità, civiltà; il mondo portavano anche insieme con viduali, notizie, scritti (siriaci, merci per le i traffici memorie, spesso anche vecchi maho- greci, latini, copti, peelevici, indiani), che poi erano dai dotti traduttori, per in e gli scambi, trasportavano osservazioni indi- essi raccoglievano, cristiani la desiderio di ricercare e studiare le antiche origine, residenti alle lo più sirii e corti califfali di Bagdad, Samarra ecc., volti e rimaneggiati in arabo, fornendo il sostrato e gli elementi costitutivi di quella cultura scientifica e filosofica, che gli Arabi rapidamente assorbirono, per diff*onderla nel mondo asiatico, e trasmetterla poi all' Occidente. Oriente ed Occidente al tempo di Dante 8 Così la civiltà musulmana, anche se povera ginalità e modesta nelle sue conquiste ideali e scien- tifiche, in confronto del mondo classico cristiana, nello spazio un vero prezioso anello fra le ed anche diventò tuttavia nel tempo e della civiltà civiltà d'ori- asiatiche tramontate di congiunzione dell'evo antico e quelle nascenti dell'età moderna. L'Islam ha stabilito, se non l'unità (vincolo di cui esso fu capace solo compagine della stirpe araba, ed anche solo sino a un c^rto punto), almeno la contiguità e connella coesione (con tutte le innumerevoli e incalconseguenze morali e materiali) fra tutte le grandi civiltà antiche del mondo, avvicinando la terra dei Faraoni al Celeste iriipero, i paesi circummeditertinuità, la colabili ranei dell'Alia occidentale, dell'Africa e dell'Europa, all'India ed al Turchestan. Questa funzione orientale, connettiva e ordinadel mondo si può dire quasi compiuta nei secoli XIII - XV con la conquista morale sui Turchi e" sui Mongoli; le cui migrazioni e vittorie strepitose, da Gengiscàn a Tamerlano, spostando violentemente e mettendo in subitaneo contatto trice dell'Islam nella storia i popoli e e cinese, le e idee appartenenti alla civiltà persiana poi attraendo nell'orbita della civiltà iranica-musulmana anche gli elementi dell'antica cultura braamanica, prepararono il terreno all'unificazione religiosa e morale, cioè islamica, — anzi tico, per un breve periodo allorché il — dell' di tutto Asia storica, il mondo an- Mediterraneo, da Mare nostrum e poi mare cristiano, fu ridotto quasi a un lago arabico. Ricordiamo la grande fulminea scorreria mongola che, quasi a metà del secolo XIII, portò gli eserciti tartari da Samarcanda sino alla Leida ed all'Adriatico, ritraen- Oriente ed Occidente al tempo di Dante 9 con non minore rapidità nell'Asia centrale e dosi trasportandosi dietro, con brutali sizioni, dalla Dalmazia, ma sapienti requi- Germania dalla orientale, dalla Polonia, dalla Siria e Mesppotania, sino in fondo al Turchestan ed alla Cina, uomini (particolarmente semi di civiltà, di isti- artigiani), animali, cose, idee, tuzioni dottrine e società sfracellate riflusso : religiose, frantumi e residui di vertiginoso rimescolio di popoli, o risucchio gigantesco seguito alla marea islamica che aveva prima innondato l'occidente, e poi al deflusso asiatico-europeo che da due secoli, cioè quanto durò molteplici il Non sembreranno, portune o divaganti fatte metteva in contatti l'età delle Crociate, mondo musulmano spero, le e il cristiano. troppo lunghe, inop- osservazioni sommarie qui intorno alla funzione storica dell'Isiàm, ove si consideri ch'esso era già da un pezzo, e più che mai si al tempo di Dante, come l'esponente od comune denominatore della civiltà asiatica, allo presenta unico stesso modo che il Cristianesimo aveva funzione di comune denominatore della civiltà"* europea od occi- dentale. Nell'eccletismo o miscela babelica del primo, dell'Isiàm cioè arabico, in origine più che mai tolle- rante e indifferente, attorno al domma fondamentale giudaico-islamico della unità originaria di Dio e della sua rivelazione mediante ed allocati i resti in asiatiche (babilonese, i Profeti, s'erano adagiati dissoluzione delle antiche civiltà bizantina, faraonica e iranica, indo-braamanica, cinese); quasi come nel prudente e bonario sincretismo del cristianismo primitivo e dell'alto Oriente ed Occidente al tempo di Dante IO medioevo s' erari venuti fondere sopravvivendo, a attorno al primigenio nucleo giudaico-evangelico, ele- menti di pensiero e di psiche ellenistica, romana, germanica. Germi comuni, particolarmente biblici ed ellenici, non mancavano in contrasto. E il nelle due unità, nei due mondi Cristianesimo, più anziano di sei secoli, più colto, più elaborato dalla vivida e industre anima ariana^ già molti elementi aveva accennammo, alla formazione dottrinaria dell'Islam: dato, come e culturale elementi della cui origine ne l'Oriente musulmano né l'Occidente cristiano chiara consapevolezza e talvolta avevan più una nemmeno un vago ricordo. Questa posizione — che andremo pre— dell'Oriente islamico verso di fatto, cisando nei particolari, l'Occidente cristiano nei primi secoli dopo è in il mille, generale trascurata o in parte ignorata dagli Dante onde vediamo con meraviglia, ad storici della nostra letteratura e dagli studiosi di in particolare ; sulla " Genesi il Vossler nel suo bel libro Divina Commedia " prender le mosse dalle credenze oltramondane dei popoli orientali (gli Egizi, i Babilonesi ed Assiri, i Fenici, gl'Israeliti, i Persiani, ma non dedicare nemmeno poche parole i Greci), all'Islamismo, che pur quelle credenze in gran parte assorbì e trasmise, con i suoi molteplici rapporti ed influssi, all'Occidente latino od europeo. Questo errore esempio, della elementare di prospettiva nasce dall'abituale errata valutazione del primitivo mondo islamico, la cui cono- scenza è anche oggi d'ordinario superficiale, limitata alle grandi hnee generali, politiche ed economiche, o che abbian rapporto con la storia delle scienze o di alcune arti, ma quasi mai approfondita nella sua Oriente ed Occidente al tempo di Dante vita culturale e letteraria, nella sua zionale di connessione ii importanza fun- e trasmissione fra le civiltà asiatiche e la Cristianità. Da ciò negli uni, più, i un certo ostentato dispregio e silenzio sulla letteratura arabo-musulmana, considerata come prodotto rozzo e insignificante infantile, confronto delle grandi lette- rature classiche, orientali ed occidentali; negli altri, al pochi e più recenti, quasi per reazione, una esagerata importanza di essa, spinta sino a cercarvi e vedervi la luce o punto di partenza per molti problemi artistici, medioevo, forme metriche neo-latine, del tecnici o letterari del nostro glorioso quali l'origine " dolce delle nuovo ", e perfino la genesi del poema Anche qui la verità è molto più modesta mezzo, come ci proponiamo di mostrare, stil dantesco. e sta nel esaminando brevemente innanzi duzione il gioni in contrasto, i e poi enumerando in tempo musulmano nell'età di il di Dante. Considerando da vicino fra di esse, in origine, L'Islam originario una le due religioni nei loro la si stessa si trova un vero contrasto irreducibile. può definire, quale fu, e quale coscienza Cristiana medievale, setta antitrinitaria del Cristianesimo. domma mondo mezzo sino punti fondamentali, dommatica e morale, non lo ritenne reli- particolare rapporti e contatti molteplici che uniscono cristiano a quello al tutto a guisa di intro- nucleo ideale o dottrinario delle due Comuni il dell'unità di Dio e della sua personalità quale e signore dell' universo e dell' uomo, le credenze negli Angeli, negli Apostoli, nelle Sacre creatore Oriente ed Occidente al tempo di Dante 12 Scritture quali rivelazioni e dotta o il Giudizio simo norme divine sulla con- destino del genere umano, nel giorno del dell'anima; finale, nell'immortalità piano o rappresentazione il mede- escatologica della anche quattro) stati delle anime o " novissimi ", chiaramente affermati e distinti: Inferno, Paradiso, .Purgatorio (e Limbo); esplicitail medesimo decalogo morale, più o meno mente accettato anche dall'Islam. La divinità di Gesù Cristo, il culto stesso della Vergine (perfino la sua immacolata Concezione) trovano nel Corano le loro giustificazioni o addentellati, mefitre la venerazione vita oltremondana, cioè dei Santi all'Isiàm, o agiolatria i tre (o non è per suoi martiri, i estranea nulla che ebbe ed ha anch'esso i suoi eroi, i suoi santoni. D'altro canto la poligamia potrebbe essere considerata come varietà locale o provinciale del Cristianesimo orientale, non altrimenti che la facoltà di connubio nel clero ortodosso rispetto al celibato del clero latino. Ciò che separa l'Isiàm dal Cristianesimo, è piuttosto diversità, contrarietà di organamento funzionale, un vero di evoluzione storica: sopratutto l'assenza" di potere spirituale, di gerarchia e di clero. Ma questa diversità organica, data la naturale tolleranza dell' Islam primitivo, non avrebbe necessariamente portato al contrasto ed alle asprezze irreducibili, se non fossero intervenute Cause politiche, economiche, militari, ignoranza vicendevole e fanatismo ed orgoglio. Algazàli, toriali, mutuo il terri- disprezzo, dottore o santo padre musulmano per eccellenza, si direbbe più o altrettanto cristiano che musulmano: egli giunge ad ammettere, se non a ritenere legittima, perfino la confessione. Ibn al-Fàrid e gli altri grandi mistici Oriente ed Occidente al tempo di Dante 13 ortodossi dell* Isiàm hanno dottrine, atteggiamenti e spesso anche terminologia molto a quella dei mistici anzi simile, affine, particolarmente esacerbò, rese insanabile fra le due religioni, fra Ciò medievali. cristiani il che contrasto due mondi convergenti sul i Mediterraneo, fu l'occupazione, l'appropriazione dei Luoghi Santi: nequizia la di quella legge il cui popolo usurpa, per colpa dei pastor, vostra giustizia. La Terra Santa, dove tre, religioni bicati, fu il pomo insegnando sacri di due, anzi della discordia per molti secoU tra Oriente ed Occidente divino, che ricordi i s'erano sovrapposti, mescolati, abbar- : aveva dato loro la bagnata dal sangue del Martire la sua vita per tutti gli uomini, fraternità dall'unico Padre, essa diventò e il l'unica figliolanza segno, l'aiuola delle più feroci e cruente competizioni tra i popoli dell' età media. Al rapido e vittorioso diffondersi dell'Isiàm su le terre mediterranee (Siria, Egitto, Africa del nord. Spagna, Francia e Italia meridionale, Baleari quasi tutte e Sicilia), pronto e continuo le due civiltà, cristiana e si stabili il contatto fra musulmana, per condotti costanti e normali, guerreschi e pacifichi. Tra questi sono da enumerare innanzi tutto i rapporti di carattere economico, l'attivo cioè e molteplice commercio, terrestre e marittimo per le due grandi vie allora più battute: l'una più antica, del nord (Caspio-Volga-Baltico), attraverso canali o tramiti di comunicazione Oriente ed Occidente al tempo di Dante 14 Moscovia, Finlandia, Scandinavia, Britanniche; l'altra più tarda nelle ma Danimarca, Isole assai più frequentata, opposte e reciproche direzioni, attraverso il Mediterraneo, su navi musulmane, greche, veneziane, genovesi, pisane, provenzali, catalane. Varie e ben note ricerche di storici ed orientalisti moderni sul commercio arabo nelle terre baltiche, colonie sulle commercio del Levante mezzo documentano, in misura strabiliante, latine in Oriente e sul di complessità di queste relazioni nell' età la ricca economiche, che i geografi e storici arabi, più ancora delle nostre cro- nache occidentali, registrano a ogni passo. delle vocabolari I europee, particolarmente delle lingue viventi neolatine, ne serbano molteplici tracce. Noi ancora oggi (per parlar soltanto oggetti d' uso, sui cui nomi è di tessuti rimasta l' abbiamo od altri impronta d'esportazione dagli originari centri industriali dell'Oriente le bugie, come a musulmano) i le mussole, ì fustagni, ì damaschi, marocchini, ecc. tutti E già Dante menziona, note nel suo tempo, le stoffe o tessuti importati dall'Oriente: con più color sommesse e sovrapposte non fèr mai drappo Tartari né Turchi. {Inf. XVII, 16-17) All'incentivo economico s'unì ben presto l'ideale promotore dei pellegrinaggi cristiani in Terra Santa, individuali e collettivi, che movevano da tutte, anche le più remote, terre d' Europa, agereligioso, volati dall' erezione di ospedali, monasteri e basili- che nei Lugghi Santi, particolarmente nei secoli IXXI. Nei due secoli successivi le Crociate con la con- seguente fondazione di colonie europee e stati cristiani Oriente ed Occidente al tempo di Dante tra r Eufrate e il Nilo, nel cuore stesso 15 dell' Isiàm, stabiliscono intima e durevole comunicazione fra esso La e la Cristianità. quale finalmente, a partire dal secolo XIII, annoda nuovi rapporti mondo musulmano, mirando dopo spedizioni guerresche anime mediante alla lo il delle la catechesi, affi- Francescani e Domeni- frati ognor meglio preparati cani, con conquista pacifica predicazione e missioni dei date alle con la spirituali l'insuccesso delle al loro scopo, anche studio della lingua e della letteratura religiosa dei popoli musulmani. Questi studi arabici dei due grandi Ordini evangelizzatori formano epoca nella della storia coltura, e meriterebbero una precipua illustrazione. Dante ricorda la " sete del martiro San Francesco a predicar Cristo „ che trasse nella presenza del Soldati superba. A temperare " a conversione modo acconcio delium, si " 1' acerbità „ delle genti musulmane „, cioè per agevolare in qualche più le missioni cristiane in partibus provvide appunto con l'insegnamento infi- del- metà del secolo XIII Jativa, di Murcia e di l'arabo, istituito già nella prima nelle scuole domenicane di Tunisi, poi nel 1275 insieme con l'insegnamento della lingua ebraica nel Collegio majorchino france- scano della SS. Trinità di Miramar, e finalmente per disposizione del Concilio di Vienna del 1312, in ciascuna delle grandi università cattoliche di Roma, Parigi, Oxford, due soli arabisti, Bologna e Salamanca. Limitandoci a che potremmo dire di missionari menzioniamo Raimondo Lullo 3° O. Min., nomi, apostolo e martire dell' Oriente (morto nel 1315), e Oriente ed Occidente al tempo di Dante i6 Ricoldo da Montecroce (morto nel 1320) predicatore domenicano, che soggiornò lunghi anni a Bagdad e conobbe dei musulmani lingua, letteratura, vita, dottrina, come forse nessun altro del suo tempo: entrambi contemporanei di Dante, il secondo anche concittadino. Ma il contatto più intimo e più vicino, quasi la fusione delle due civiltà, musulmana e cristiana, s'era avuta già in Occidente, nei secoli X-XII, in Sicilia La ed in Spagna. di corte prima normanna, poi sveva, Palermo, sotto Ruggero II, specialmente sotto e Federico imperatore, era ritrovo di Cristiani e musulmani, e bilingui araba e nella letteratura nella greca: scienziati, medici, astro- matematici, geografi, loghi, versati trilingui, filosofia poeti, trovatori arabi, conviventi accanto a trovatori cristiani, che nella lin- gua volgare da poco sorta a dignità letteraria cercavano di emulare l' abilità metrica e melodica dei loro colleghi infedeli. Basterà ricordare grafici dell' arabo corrispondenza con i filosofica dell' i lavori geo- a re Ruggero, e la Edri'si dedicati imperatore Federico savi musulmani, particolarmente con ibn Sabifn. Nella università di Napoli, fu raccolta una scelta collezione di manoscritti arabi, da cui lo svevo fece tradurre le opere dandone copie per Con più Aristotile e di Averroè, la diffusione a Parigi e a man- Bologna. da assai conoscenza delle e delle scienze arabe eran diffuse nella Spaintensità ed estensione maggiori e tempo lettere di la cultura islamica, gna, e di là al resto dell' la Europa cristiana per la più vasta, e più stretta convivenza e quasi fusione, che Oriente ed Occidente al tempo di Dante ivi si ebbe, tra bero ed 1' elemento conquistatore arabo-ber- sudditi mozarabici, cristiani cioè i arabizzati; quali a i ed entusiasmo 17 allo ben presto Cordova si davano con avidità studio non solo della lingua e ma anche delle dottrine filosofiche e teorichiedevano ed ottenevano la traduzione in arabo persino della Bibbia e dei Canoni ecclesiastici ed a Toledo, anche dopo la riconquista del secolo XII, usavano ancora la lingua e la letteratura, logiche dell' Islam, ; scrittura araba negli atti pubblici. I riflessi di siffatta cultura islamica erano naturalmente diffusi nel resto della Spagna e poi in Europa, specialmente quando, iniziatasi felicemente la riconquista, tomessi {Mudejares politica dei vincitori e i musulmani Moriscos), attratti corti alle dei re sot- dall' abile castigliani o cooperano attivamente all' influsso letterario arabo, che culmina sotto Alfonso il Dotto. Il quale, conoscendo direttamente la lingua e la letteratura araba, fonda in Murcia e in Siviglia scuole miste o interconfessionali per l' insegnamento della aragonesi, medicina, della filosofia e d' altre scienze, impartito ad arabi, giudei e cristiani, per opera d' insegnanti cristiani e musulmani; e fa tradurre dall' arabo opere astronomia, di letteratura ricreativa o di fisica e di novellistica, morale, storica e religiosa, intensificando il lavoro della scuola di traduttori già fondata cuni anni prima in Toledo dall'arcivescovo per volgere in latino, con la collaborazione di inter- preti arabi e giudei e di dotti cristiani e stranieri — , gli scritti colti in pochi decenni, traduttori Dante e (fra V Oriente cui — spagnuoli più celebri di scienza arabica, specialmente naturalistici, matematici e Così, al- Raimondo filosofici. per opera di attivi e menzioniamo gl'itahani più , Oriente ed Occidente al tempo di Dante i8 da Pistoia, Andrea Alpago da Belluno, Gherardo Cremonese, Platone da Tivoli, Salomone da Padova, Simone Genovese e Stefano di Messina), i cristiani non solo conobbero, attraverso le tradunoti: Accursio zioni o rifacimenti arabi, parecchie opere degli antichi filosofi, medici o matematici tile e Alessandro greci, quali Aristo- d'Afrodisia, Ippocrate e Galeno, Tolomeo, Archimede, Euclide, Autolieo, Teodosio, ecc.; ma lessero gli scritti stessi, filosofici, naturalistici, astronomici, medici di molti dotti commentatori e autori arabi: citiamo, tra i meno noti. Costa ben Luca, al- Geber V alchimista, Johannitius (Honain), Messahala (Masciallà), il famoso Razi, Mesue 1' antico (ibn Masawayh), Thabit ibn Qurrah, Arzachél, Avenzóar, ecc. ecc. Alcune Kindi, al-Faràbi, Albategni di queste (Battàni), opere, particolarmente fisiche o mediche, furono tradotte in Sicilia alla corte normanna. Alla corte spendida e poliglotta di Alfonso X, furono parecchi contemporanei di Dante: fra 1260, ambasciatore del Comune fiorentino per chiedere aiuto contro i Ghibellini; fors* anche Sordello; certo. negli anni 1252-54, il trovatore genovese Bonifazio Calvo, che poetò in provenzale e portoghese o galiziano, e visse in conBrunetto altri italiani Latini, tatto di maestri e poeti nel musulmani e che di trovatori provenzali, israeliti oltre spagnuoli e portoghesi, facendo ritorno a Genova fra il 1266 e il 1273. Altri fattori o strumenti di contatto, di diff'usione e connessione tra la Spagna musulmana e le princi- d'Europa, erano i mercanti giudei attivissimi, naturalmente adatti all' apprendimento delle linpali città gue e i delle scienze, e in particolare alle traduzioni; prigionieri di guerra sia cristiani, sia musulmani, Oriente ed Occidente al tempo di Dante di solito riscattati o scambiati e reduci loro sedi d' origine per ragioni ; d' interesse, Tra questi ultimi di e alle rispettive ambasciatori e gli menzioniamo viaggiatori i o religione di 19 di studio. giudeo Beniamino di Tudela, e l'arabo andaluso ibn Giubayr, che percorsero entrambi il Mediterraneo, le terre d'Italia e Sicilia, pregiate e il lasciarono relazioni importanti, di viaggio molto di un'età in cui i viaggi in Oriente erano, se non più agevoli, certo più frequenti non siano mai più stati dopo, come 1' epopea cavalleresca, dove cavaheri passano con tanta facilità da Ponente a Levante e viceversa: ad esempio Orlando néW Entrée d^ Espagne^ poema francese-italiano contemporaneo alla Divina Commedia, Aggiungiamo ancora un altro strumento o incentivo a mutue informazioni, a comunione sia pur cone continui che ne fa fede anche i tradittoria di idee, di dottrine, di ragguagU: la polemica religiosa, nelle sue varie forme di discussione pubblica o privata, individuale o collegiale, ujfficiale o scolastica, improvvisata o indetta e compiuta con solennità per in giostra, alla corte, nelle rite Non era raro il dagli stessi sovrani caso che musulmani, come accadeva Cr.), una cui moglie, e il sultano madre al-Aziz (976erede pre- dell' suntivo al-Hàkim, era cristiana, cristiano Nestorius, e di piazze, cristiani, dispute teologiche fossero provocate e favo- frequente in Egitto sotto 996 musulmani e dapertutto, fra Oriente e Occidente. siffatte di come una le strade, i due fratelU della moglie il visir ibn patriarchi Alessandria e di Gerusalemme: cristianesimo ed islamismo si trovavano dunque a contatto immediato, sotto lo stesso tetto regale, nel gineceo, alle corti ; Oriente ed Occidente al tempo di Dante 20 dove quasi sempre medici erano musulmani, cristiani e giudei favorevolmente accolti accanto ai colleghi talvolta a preferenza. La stiani, letteratura polemica ed apologetica dei Cri- Giudei, dei pubblicazioni greci, di latini, siriaci, dei* Musulmani vari testi e le molteplici suU' argomento, giudaici, arabi, . mostrano quanto ci fervore dialettico e teologico di dispute fossero dal- una quanta cura reciproca a ragioni o prove dell'avversario, a partire da Giovanni Damasceno, che per primo ci lasciò in greco un dialogo o disputa fra un l' e dall'altra parte, e conoscere ed oppugnare le Cristiano e un Saracino, e venendo sino polemisti quali Pietro Pascasio tempo di Dante. ibn Taymiyyah (morto nel ai (1263-1327) dottori e San 1312), per fermarsi al Bisogna anzi riconoscere e confessare che, in i polemisti musulmani dimostrano una assai più larga e precisa conoscenza dei nostri Libri generale, S^acri, della storia e teologia del Cristianesimo, che non i Cristiani diamo a leggere di Roma dell' Islamismo. Se noi oggi sorri- la infantile ed assurda descrizione nei geografi arabi anche posteriori a Dante ; con assai maggior ragione inorridire potranno sorridere ed musulmani a leggere quanto scrivevano i e credevano i dotti in Occidente, al tempo di Dante, opera di Maometto, in maniera per contenuto e per forma tanto diversa da quella adoprata dai dottori islamici e da Maometto stesso, nel sulla vita e 1' parlare o scrivere di Gesù Verbo di Dio. " Isa Kàlimat Allah, „ cioè di Oriente ed Occidente al tempo di Dante Il 21 furore teologico e polemico, oltre all'interesse economico e politico (in qualche luogo, come in Spagna, anche il sentimento nazionale) acuirono, esacerbarono il contrasto etnico, rendendo sempre più estranei e nemici i due mondi, incapaci ormai di intendersi più. Da una parte i musulmani, un impero vastissimo che, sebbene presto frazionato in molti e grandi stati religione aveva — come d' unità economiche, filosofica, di si — nella disse nazionale quasi ancor giovani, ricchi d'energie poli di periferici, un vincolo vitali, di materie prime, di coltura po- : risorse scientifica, professionale, industriale; pieni d'orgoglio, consapevolezza della propria superiorità politica militare intellettuale, di spregio verso le razze euro- da pee, essi alla scienza. quasi ritenute incapaci Dall' altro lato i alla ed civiltà consapevoli, Cristiani, dell' alto medioevo, grandezza antica (di cui senti vansi sempre eredi, se pur non continuatori), riconoscevano bensì la prov- pur nelle miserie e nelle tenebre della superiorità visoria militare, industriale, particolarmente scientifica degli Arabi, tempo avevano profonda e lor agricola ma nel e con- diffusa la coscienza della propria superiorità morale, religiosa, storica, direm così nobiliare. Gli Arabi erano ed apparivano let- teraria, al diseredato Occidente come manomissori, anziché legittimi proprietari, del smettitori, antico, gli Arabi, o ceni ; in realtà anche nel seno discussi, Alfergani, Come sapere antico. conservatori e tra- quasi mediatori, del pensiero scientifico e meglio in i musulmani (Mori o Sara- prevalenza Persiani), della Cristianità rispettati, erano studiati, imitati Albumasar, Alpetragio, Avicenna, Algazali, Averroè, erano nel ricercati, : Oriente ed Occidente al tempo di Dante 23 Ducente nomi tra dotti i riveriti e ma ; in citati tutto l' Occidente una quali assertori e seguaci d' reli- gione così ibrida nei suoi dommi, così deformatrice e dottrina della falsificatrice sopratutto cristiana, fondata su una Legge o testo sacro, storicamente, letterariamente e moralmente tanto inferiore Libri ai santi giudaico-cristiani, sparso e ricinto di tante sco- leggendarie, rie paccie „ berto da Lecce), di miae secondo „ intraprese a del Corano ; " dai sori ef della irreconciliabili di di Ro- blasphe- et Ricoldo fra che una traduzione latina queste ragioni, i musulmani naturalmente, spregiati e de- animosamente avversati come primordiale profanatori bestialità e nel 1290 per tutte e " di predicatore, fra falsitates V espressione Bagdad Cristiani, violatori il fabulae, erano nel medioevo, risi ridicole, infantili, (come diceva nel 400 unità Luoghi dei Dio, di Santi, oppres- fede, come nemici Chiesa e della della civiltà cristiana. Non mancavano naturalmente le distinzioni e le ammirazione l' urbaprivata dei musulmani in eccezioni^ Ricoldo attesta con nità e la dignità della vita Siria e in Mesopotania e d' altra parte ; nome il Saladino era passato nella novellistica e nella genda occidentale ricinto d' e generosità senza pari una aureola altrettanto : si del Cid Campeador, nell' giustizia di potrebbe dire, per valore, pietà e cortesia, di San Luigi e del leg- il crociato, immaginazione e nella coscienza dei musulmani di Africa e di Spagna di poco anteriori a Dante. lari casi di più o meno eccezione, Ma la anche in questi partico- intolleranza ed animosità, consapevoli, dell' una e dell' altra parte, non poteva che concludere ad un modo : " La lode Oriente ed Occidente al tempo di Dante 23 „, quando anche non aggiungeva dopo la menzione di lode, più o meno esplicitamente, come davanti a maggior pericolo di ten- spetta solo a Dio subito tazione Iddio lo maledica " : Giacché „ 1 in quel!' età avversione dottrinale di contrasti e di lotte, di teo- logica dommatica, di scarsa scambievole conoscenza, di più scarso storia, nità, i i senso critico e filosofico applicato alla rapporti più consapevoli fra Islam e Cristia- soli rapporti erano le parti, d' possiam dire da entrambe ufficiali opposizione irreducibile, d' impla- cabile ostilità. Senonchè rinfocolata e politici, dette e nuava sotto questa lotta accanita e diuturna, dal contrasto inimicizie, ininterrotto, visibile degli ed avvertibile mutue ven- mutua ignoranza, della anzi economici interessi delle dottrine religiose, delle intensificato all' una e all' conti- quanto meno parta, lo altra vaghe aspira- scambio di zioni, di leggende, assai più rapide a diff'ondersi e idee, di superstizioni, di ad attecchire che non fossero le notizie storiche e i dommi, particolarmente da un focolaio in continua ebollizione qual era l' Oriente dell' Asia anteriore, dove tante antiche e nuove civiltà, religioni, sette, razze diverse s' late in processi eran confuse, sovrapposte, rimesco- sempre attivi di decomposizione e ricomposizione permanente. Quale babelica miscela diverse fosse nell* Asia di razze e d' influenze musulmana dopo il 1000, è immaginare che brevemente dire con qualche precisione. Da una parte, una popolazione cripiù facile Oriente ed Occidente al tempo di Dante 24 numerosa tenace nelle sue tradizioni secolari, mal sottomessa, riempiva le città d' Asia Minore, di Siria, di Palestina, di Armenia, delle provincie dell' Eufrate, e conservava più o meno tollerati in faccia alle Moschee musulmane, le sue Chiese, il stiana e — — culto dei suoi Santi, le cerimonie della sua religione. una variopinta molteplicità di stirpi, s' era distesa una tenue uniformità islamica. I Persiani avevano Dall' altra parte, di dottrine e di culti, su cui vernice d' abbracciato V Islamismo, vigore e fanatismo del ma portandovi, invece del monoteista degli Arabi, i capricci della loro immaginazione, le loro leggende fantastiche, mondo il che popolavano pirolatra dei il dei buoni e dei malvagi genii culto di Zoroastro: l'antico culto Magi sopraviveva ancora, nonostante le frequenti persecuzioni, processi ed esecuzioni, accanto alla i nuova fede islamica. Beduini del deserto mezza idolatria ; gli A questo miscuglio informe di Siria aggiungevano la loro vi portavano Ansàri del Libano il culto del sole e del Mithra orientale e i i ; gli Ismaeliti Drusi, le bizzarrie cristiano-maomettano-idolatre; Giudei le dottrine misteriose della Cabala; e infine, fra tanta confusione di sette rivali, sori della fede musulmana, i i custodi e difen- sovrani stessi dell'Asia minore ed emiri di Siria, in gran parte Turchi Seigiucchi, appartenevano a una razza idolatra convertita da poco e solo in parte, che conservava nel seno stesso dell* Islamismo le sue pratiche superstiziose, portate dall' alta Asia insieme con il gusto dei saccheggi e delle avventure. In mezzo a questo caos etnico-politico-sociale, la cui storia è per ora, e sarà forse per sempre, quasi impossibile, avvennero più strane metamorfosi, gU scambi più le stupefacenti Oriente ed Occidente al tempo di Dante di dommi, 25 idee, rappresentazioni, leggende, fantasmi religiosi e letterari. I prodotti di queste miscele etniche e culturali dovevan di necessità, per la loro stessa ibrida natura, rapidamente diffondersi, attecchire nei vari ambienti popolari asiatici, trapiantarsi con i commerci, con le migrazioni, con i pellegrinaggi, con le relazioni molteplici anche all' Europa orientale più vicina, attraverso quel crocicchio delle vie storiche e crogiuolo influenze spirituali, che fu Costantinopoli. Di passano quegli elementi leggendari, ascetici e visio- delle là nistici che, provenendo dal Talmud, dalla Gnosi, dal Manicheismo e Parsismo, suscitarono o almeno alimentarono le numerose eresie popolari mistiche pulpenelulanti in Europa nel secolo XII e seguenti trati nella penisola Balcanica ed organatisi dapprima nella setta dei Bulgari o Bogomili, si estesero con : una catena di colonie per quasi tutti i paesi dele meridionale spingendosi, probal' Europa centrale bilmente attraverso l' Italia meridionale quasi impre- fin nella Francia e comunità eretiche dei Catari, gnata di elementi greco-orientali, nella Germania, nelle Patarini, Albigesi, Valdesi, Gioachimiti, ecc.. Tutti costoro teoria si — d'una rigida professano amanti — almeno in disciplina puritana, di speranze ed aspettazioni apocalittiche, d' interpretazioni goriche dei sacri, di fatti e dei testi nuove alle- rivela- messaggi o prognostici; si dilettano leggende apocrife, racconti demoniaci, rappresen- zioni e profetici di tazioni e visioni pene infernali conglomerato di : portentose, tutto particolarmente un mondo di incipiente delle in ibrido rimescolio, razionalismo filosofico e vecchio rinnovato misticismo, d' ingenui ardori e Oriente ed Occidente al tempo di Dante 26 di sbrigliate fantasie, di mossa contemplazione rigorismo ascetico e di com- e quasi partecipazione dram- matica alla lotta fra lo spirito del bene e quello del male, sotto l' influsso più o di figurazioni provenienti meno dall' distinto di idee e Oriente, dall' Oriente più vicino o greco-bizantino, e da quello più lontano, ma pur sempre collegato per tante diverse vie, siro- palestinese o irano-semitico. Un popolare anche questo, altro veicolo, cezioni e rappresentazioni della vita d'oltre di con- tomba, leggende agiografiche e demoniache, fra Oriente ed Occidente nell' età anteriore al mille, furono le così di dette rappresentazioni sacre greco-bizantine, liturgiche ed eortologiche, illustranti cioè in forma omileticadrammatica le principali festività dell'anno cristiano. Queste rappresentazioni popolari liturgiche bizantine, molto diffuse in Oriente nei secoli VII-IX, che avevano saldato insieme del Cristo (in r Annunciazione, il diavolo e il attorno ai vari particolare, la il momenti della vita preannuncio dei Profeti, discesa nel Limbo, la lotta fra Cristo, ecc.) disparati elementi storici, letterari e dottrinali (quali le Evangeli apocrifi, le ingenue leggende degli argomentazioni teologiche e la forma dialogica della sùgtthd od omelia drammatica siriaca, e finalmente Mimo i tipi comici e il realismo del popolare): siffatte sacre rappresentazioni bizan- presto passarono e si sparsero in Occidente, anche queste attraverso l' Italia, per opera precipua dei monaci greci (3) della Sicilia e delle Calabrie, in- tine Oriente ed Occidente al tempo di Dante 27 fluenzando e contribuendo all'origine del teatro sacro occidentale. il versi tutto Questi monaci irrequieti " (4) — La Piana — scrive sempre dal bisogno di muoe di cambiar sede, ora percorrono da pellegrini r Oriente, ed ora vanno a seppellirsi nelle più agitati selvaggie laure dei monti calabresi : poi attorniano si fondano monasteri, edificano chiese, finché un bel giorno fuggono precipitosamente, vanno in altre regioni, fondano nuovi monasteri, cercano nuovi discepoli e portano dapertutto il loro rito, la di discepoli, loro lingua liturgica, omelie, le loro i loro salteri, raccolte di i leggende. loro codici di Dalla Sicilia qui alle Puglie, e poi sino a alle Calabrie, di monaci dei e sino al di là delle Alpi, questi Roma secoli una vera colonizzazione religiosa bizantina, che doveva lasciare traccie vive e profonde nella vita religiosa dei popoli. Fra il IX-XI sono gli mondo greco del IX sec. il fra cui il e autori il di mondo grande patrimonio omelie drammatiche origine a nuove redazioni, nuovi cicli i vestigi e andarono perduti largano e s' a nuove aggiunzioni e ed „. i ricordi dell' antica Via via che artistici, gli studi ai nostri giorni, s' al- approfondiscono, appare sempre più ve- rosimile, che in particolare Bisanzio sia stata tra e di il XII secolo per V Occidente la cultura; che la Sicilia e l'Italia, il V grande iniziatrice ed anche la Fran- Germania, debbano a lei la parte formale, e anche essenziale, del loro svolgimento artied anche letterario. cia e la talvolta stico di davano leggendari e drammatici, dove a poco a poco anche bizantini letterari leggende sacre e di che, tradotte in latino, infine a origine Napoli è alla fine latino, principal centro di scambi intellettuali, 28 Oriente ed Occidente al tempo di Dante Ora, sebbene la storia dei rapporti culturali fra r impero Bizantino e il mondo arabo-musulmano sia ancora in gran parte da scrivere, tuttavia è innegabile s' che essi furono frequenti, molteplici, intensi, e effettuarono specialmente stina, in Egitto, nella Siria, nella Pale- ed anche in più tarda e più esigua misura in Sicilia e nell' Italia meridionale. Attraverso il Mediterraneo orientale e poi anche occidentale, molto presero certamente ed appresero gli Arabi, prima di dare e d' insegnare alla loro volta. Così, in questa rapida e forse troppo secca rassegna sommaria dei rapporti politici, religiosi, economici e culturali fra Oriente ed Occidente, partendo dai tempi più lontani siamo scesi giù giù fino all' età di Dante e a Dante stesso; al quale ora ci volgiamo come a mèta prefissa, e mai perduta di vista, della nostra alquanto errabonda peregrinazione attraverso le età storiche del passato. IL V ORIENTE GEOGRAFICO Le conoscenze geografiche DI DANTE dell' Alighieri furono tempo suo, in particolare per i luoghi e contrade ch'egli non potè vedere e visitare^ o di cui non potè avere come che sia notizia, letteraria od orale, per tutto quanto cioè in naturalmente quelle comuni particolare al riferisce a paesi fuori d'Italia, sopratutto si all'Oriente. L'Oriente mediterraneo — anche (nel quale van com- presi — come frica del nord), frequentato dai mercanti europei specialmente dal Marocco dicemmo italiani nei suoi scali al Mar Nero, l'Egitto e tutta l'A- e ed empori scaglionati era comunemente, per quanto superficialmente, noto in Occidente, e quindi all'Ali- Lo possiamo con sicurezza ritrarre dalle sue opere e dalle fonti che egli cita o ci fa arguire, dai documenti geografici e cartografici del tempo suo, da quanto sappiamo attorno alla storia delle cono- ghieri. scenze geografiche nel medioevo. E noto quali furono le principali fonti geografiche di Dante. In ordine di frequenza e famigliarità che L^ Oriente geografico di Dante 30 l'Alighieri ebbe con esse, si possono così enumerare: Tesoro di B. Latini; 2° 1° - P. Orosio Il citate espressamente " - in le Historiae di sua mundi descri- ptione " per determinare nel monte Atlante e nelle isole, " quas Fortunatas vocant dell'Africa {Mon. Astronomica di II, ni, ", 87-90); Alfraganus i 3° limiti occidentali - gli Elementa come sono menzionati o, (II, vi, 134), il Libro delV aggregazione opera d'astronomia, ma con alcuni capitoli interamente dedicati alla geografia, come meglio più avanti indicheremo, 4° - il Whro Della natura dei luoghi d'Alberto di Colonia o della Magna {Conv. Ili, V, 113-114); 5° - probabilmente, Isidoro da Siviglia, le cui Etimologiae furono una vera enciclopedia del suo tempo, cioè dei secoli VI- VII. Ora, se osserviamo che Isidoro attinge frequentemente ai Collectanea di Solino (vissuto e. 230 di Cri.), e che Li Livres dou Tresor, come è ormai dimostrato, seguono nella parte geografica prevalentemente questa medesima fonte latina, andhe in certi casi nei quali ser Brunetto potrebbe dir qualcosa di suo (come ad esempio per ciò che riguarda Giaffa); siamo condotti a risalire per Dante a due prime categorie d'informazioni geografiche rispetto nel Convivio delle stelle: all'Oriente: le classiche e le arabe. È noto d'altra parte che quasi tutte le principali conoscenze astro- nomiche, cosmografiche e meteorologiche di Dante hanno per principal fonte diretta il libro d' Alfragano, come già le astrologiche risalgono Albumassar non provengono scritti di {Conv. — II, probabilmente agli xiv, 170), in quanto sopratutto le prime — da quella letteratura classica romana, specialmente poetica (Virgilio, Ovidio, Lucano, ecc.), di cui l'Alighieri L'Oriente geografico di Dante si 31 alimentò nella sua giovinezza, e la cui portata e contenuto geografico rispetto al mondo orientale sono messi in ampia luce sin dal secolo passato da stati vari filologi orientalisti. Altre informazioni geografiche e topografiche sui d'Oriente, paesi che pur non appaiono nelle sue opere, Dante potè ritrarre dalle voci e nozioni correnti contemporanei, da corrispondenze e relazioni di fra recenti viaggiatori e missionari nelle terre degli infedeli. Ricordiamo già citato Piano Carpini, il i fratelli Polo, Giov. da Montecorvino, Oderico da Pordenone, il più volte nominato fra Ricoldo dopo sua morte, nel Dittamondo la Liberti, sarà preso orientah, altri di frati 'a come Solino (che, di pochi anni Fazio degli guida e cicerone per è per il mondo i paesi antico), e tanti Minori e Predicatori correnti sulle orme San Francesco a " predicar Cristo e gli altri che il seguirò ". Di Ricoldo da Montecroce, che Dante potè tamente o indirettamente conoscere, perchè molti anni nel convento di Santa Croce e vi segnaleremo V Itinerarium o giornale delle sue grinazioni compite attraverso la Terra Santa, menia, la Cicilia, la diret- visse morì, perel'Ar- Persia e l'Iran, fra Tartari, Turchi, Arabi, Kurdi, nestoriani, giacobiti, musulmani, predi- cando e disputando in arabo, in greco, in caldaico: Itinerarium composto verso il 1290 e presto conosciuto, volgarizzato anche in italiano ed in francese. Fi-a queste fonti geografiche contemporanee, due ne rileveremo ancora, che alla loro volta risalgono e ci riportano direttamente a informazioni scritte orien- tali, anzi propriamente arabiche: Marin Sanudo e L'Oriente geografico di Dante 32 Fra Ristoro d'Arezzo. Il Liber secretorum fidelium Crucis super Terrae Sanctae recuperatione Qonser- et composto intorno al 1306, era fornito di carte o mappe, con il tracciato e contorno prevalentemente vatione, nautico o costiero Mediterraneo, dell'Egitto e del della Siria; dov'è innegabile l'influenza della Carta Rogeriana Mappamondo o disegnato e illustrato dall'arabo Edrisi, assai più che quella dei recenti, per quell'età, viaggiatori occidentali; come del resto riproducendo è noto che la cartografia medioevale, di solito con molta fedeltà modelli anteriori, «va molto tarda nell' utilizzare dati e ragguagli recenti. contemporaneo di Dante e quasi suo cosmografo e naturalista eminente per la sua L' altro vicino, particolarmente studioso e utilizzatore di fonti età, arabe, è fra Ristoro d'Arezzo, come l' Humboldt medievale, come noi vor- è stato chiamato o piuttosto remmo dirlo — il — Ruggero Bacone d'Italia. Il suo MondOy che aspetta ancora speriamo venga da Italiani) uno studio particolare profondo sulla valutazione, importanza ed origine libro sulla Composizione del (e e delle sue notizie astronomiche, cosmologiche, fisiolo- giche ecc., fu e studiato: quasi certamente dall' Alighieri conosciuto il Torraca ne ha Or è certo tratto gran partito per cosmografica della Divina Commedia. la illustrazione che le fonti scientifiche furono in prevalenza arabiche; ed di come figliuolo d' El Almansore " alla die del Mansùr al Mausili, (cioè al Jahya ibn abi " delli le savi " partitamente, quelle fra egli re : Ristoro nomina Jovanni Mannone sotto il " califfo Mamùn), Zale al-Zarkali ?), aliter Algazel (al-Ghazàli, o piuttosto Averrois " grandissimo e lo maggiore dispositore d' Aristotele ", Avicenna, Albumassar (cioè U Oriente geografico Cr.) " altissimo abu Maasciar m. 883 logia e di Dante maestro d'astro- finalmente Alfragano, da cui riporta un intero ", lungo tratto che descrive o passa rassegna in sette climi della terra abitata. i interessante, perchè geografiche scenze 33 mostra ci del sommaria E un passo in estratto quali cono- mondo avessero dotti e come le i conterranei di Dante al tempo di Dante, e ripetessero direttamente dalla scienza araba. maggiore che da contemporanee, scritte od In complesso però, in misura probabili sicure o orali, fonti l'erudizione geografica orientale del tempo di Dante e di Dante stesso riportavasi alla letteratura antica greco-romana, cioè latina o classica, attinta direttamente ai testi originali o rimaneggiata e condensata nelle grandi enciclopedie medievali. L'uso e gusto di esse era dall'Occidente passato nell'Oriente arabo-persiano, e di là tornato tra noi dopo e loro la diffusione e sembrano ancora esser state cognizioni delle suir Oriente dipresso mille, sufficentemente messe in luce fra noi (5°). In generale somma il funzione didattica non mi possiam dire che geografiche la dell'Alighieri può ancora esser rappresentata a un dall' Orbis terrarum dei Mss. di Tolomeo e di Strabone, che si trova per solito riprodotta nei nostri Atlanti storici o nelle opere di storia della geografia. * * I due punti principali essenzialmente nuovi medievale sono quelli relasito del Paradiso terrestre ed in parte alla soli nella cultura geografica tivi al topografia del Dante mondo e l'Oriente sotterraneo (Inferno e Purgax U Oriente geografico di Dante 34 torio); punti considerati allora come vere geografiche, seriamente discussi cartografati, non solo ed da moralisti questioni anzi illustrati, e ma teologi, anche da geografi e cosmografi. Essi costituiscono nel concetto dell'età di mezzo altrettanti capitoli di geografia descrittiva, giacché della loro reale e continuata esistenza si dubitava presso a poco come di quella dell'India o della Britannia, o d'altro paese raramente assai visitato. celebre Il misterioso e Mandeville, pochi anni dopo la morte di Dante, si proponeva di visitare il sito del Terrestre Paradiso, e ne dava una minuta descrizione nei suoi viaggi romanzeschi, sulla fede "d'una saggia persona"; quasi come Sallàm àl-Targiumàn nella letteratura geografica musulmana allestisce e compie la sua spedizione esploratoria alla favolosa contrada di Magog, presentandone poi la Og e relazione (conservataci dai geografi e storici, quali ibn Khordadbeh, Masuudi, Yaqut) Edrisi, al califfo al-Wathiq verso la metà del secolo IX. Quanto al sito o posizione geografica del Para- diso edenico nella credenza medievale, è noto che la sua esistenza reale universalmente ammessa ticò le menti e accese le affa- fantasie alla ricerca della sua collocazione. Per effetto della menzione bibhca del Tigri e dell'Eufrate in connessione col Giardino dell' Eden, era diffusa la credenza che il Paradiso terrestre fosse naturalmente in Oriente, nell'estremo Oriente, in India, la come dice Brunetto Latini, copiando sua descrizione da Isidoro, e facendo del Paradiso e del Gange (identificato col fiume Phison, come il Nilo col Gion) l'estremo hmite orientale dell'Asia. Questa opinione, prevalsa fra gli scrittori sacri ed U Oriente geografico di Dante 35 anche tra i geografi ed i cosmografi, mosse questi (incominciando dall' Indicopleuste) a tracciare ultimi il sito orientale in carte e candolo in un'isola di mappe là dall'India molteplici, collo- o nell' antictone, od emisfero australe o antipodico. E da che negli ultimi secoli del medioevo sempre più acquistò fede la credenza che il Paradiso delicioè nella terra ciano fosse in un'isola, tra rita (per incrocio di le isole orientali la prefe- riflessi classici indo-persiane-musulmane) fu Seilan, Tabropane dei arabi, la la con leggende Serendib degli greci e dei latini. Di contro alla tradizione antichissima, sacra ed che universale, collocava il Paradiso Oriente, una tradizione diversa mano che le a diventare solito il si terrestre leva, a mano in a più occidentali genti latine s'avviano civili nell'Occidente: dove relegavasi di termine e quasi superficie della terra, si il tramonto della vita cercò anche prima origine; onde, sovrapponendosi il i sulla paese della miti pagani e comSaturno con i Campi Elisi e con gli Orti delle Esperidi, insieme con vaghe memorie di remote Atlantidi, sprofondate in seno all'oceano, e con più distinti ricordi di continenti intravisti in climi tropicali, nacquero nuovi miti: il Paese dei vivi, la Terra e fontana di gioventù, l'Isole fortunate, che dove più dove meno si confusero e identificarono con un Paradiso terrestre in Occidente. e cristiani alle tradizioni celtiche e galliche, binandosi Regno il di Utihzzando e armonizzando poeticamente queste diverse credenze e leggende, orientah e occidentali. Dante nell' ideare il suo Purgatorio con in cima il 1' opinione di quelli che Terrestre Paradiso conciliò ponevano il Paradiso nell' antictone, con quella di U Oriente geografico 36 chi lo collocava in un' isola che facevano lo ; ; egli fuse ameno giato nel più il credenza di coloro la inaccessibile interposto, con l'altra di chi lo monte altissimo di Dante immenso mare immaginava come un per concetto dell' sito della terra Eden ada- con quello della il capo neh' aere fino zona del fuoco, tanto da sentire il moto della sfera lunare. Si piegò di buon grado verso le opi- vetta imperturbabile che spinge alla nioni ortodosse che collegavano terra con la città celeste; il luogo felice della umanisticamente indulse per amore dei suoi classici, che avevan dov? soggiornano i morti eroi, le terre dove son uomini continuamente sereni: sdoppiando 1' EUsio classico e virgiUano nel Nobile alle altre, cantato Elisi, le isole gli Castello del Limbo e nella Valletta abitata dai prin- cipi dell' Antipurgatorio. semplici e sommarie parole (conchiudo con In G. Salvadori) Dante nella sua costruzione edenica o geografica del Paradiso di dehzie, congiunse la tra- dizione poetica dei popoli di nostra stirpe, Elleni e Italici, con mosaica; la tradizione biblica o memo- le da Virgilio e da Orazio, echi d' Eschilo di e Esiodo, con quelle d'Israele e dell'Oriente indo-iranico, riuscendo anche qui poeta veramente uni- rie raccolte versale. Ma abbandonando veniamo a precisare, siano all' i le cognizioni la geografia dalle opere geografiche per dir così mitica, dantesche, particolari quali^ relative Oriente, che l'Alighieri espone e distribuisce fra sette climi o zone della superficie terrestre abitata, • L'Oriente geografico di Dante neir emisfero boreale, solo allora noto il 37 divisione : che Dante stesso apprese da Alfragano e che certo nel menzionare [Mon. I, xiv, 43-44, 47-48) Scythas extra septimum clima viventes „ e " Garasub aequinoctiali habitantes „, "nel primo mantes seguì " climate „ (Conv. v, Ili, 119; Par. XXVII, 81). Com'è naturale, la parte a lui più nota, per quelle fonti su indicate, è la clima mediterraneo il maggior valle in che fuor di quel tra tra o " discordanti i acqua si spanda, {Pur. IX, 82, 84-85), XXVI, — Do v' Ercole segnò XXVI, 104) Gade „ o dalla (Inf. dal varco folle di Ulisse, di là da foce stretta (Inf. liti... l' la terra inghirlanda, da Morocco estremi punti i " mar che : li 107) sino alla Fenicia: "il suoi riguardi lito, „ — Nel qual Europa dolce carco „ (Par. XXVII, 83-84). Dove vede la nomenclatura ed onomastica geografica dantesca serbar V impronta della diversa e talvolta contaminata derivazione, da fonte ora classica-mitologica ed ora recente od arabo-berbera. Questa parte della terra abitata costituiva (Dante lo precisa più volte e nella D. C. e nelle altre sue opere cfr. Terra et Aqua, XIX, 40-61) un quarto della sfera celeste o 90 gradi, mentre altrettanti se ne contavano fra il punto estremo orientale di essa e r India o foce del Gange, rappresentando Gerusalemme, come già dicemmo, il primo meridiano o, come dicevano gli antichi, V ombelico, cioè la posisi fece si : zione centrale della terra : concetto e rappresenta- zione primitiva, originata o avvalorata tra dall' V, espressioni bibliche 5), " in medio terrae " „ in i cristiani medio gentium „ (Ezech. (Salmo LXXIII, 12), ma U Oriente geografico 38 comuni concezioni alle di Dante geografiche anche genti sia iraniche sia particolarmente Concludendo e con le loro riferenze riente, cioè orientale all' precisando, i nomi di altre semitiche enumereremo di luogo relativi (6). qui all' O- Africa mediterranea, al Mediterraneo ed all'Asia anteriore, che Dante ha avuto occasione di menzionare nelle sue opere; non senza aver prima avvertito che la nomenclatura geografico- storica di Dante, specialmente nella, designazione dei popoli mediante etnici o appellativi spesso dell'impreciso e ha né sempre geografici, dell' anacronistico, per libertà poetica sia di parlar figurato sia di rima, ma per quella ingenua mistione e alterna trasposi- zione di antico e di moderno, che in tutta la letteratura e specialmente nell' arte medievale era frequentislui chiamati " Arabi „ sima. Cosi, ad esempio, sono da (Par. VI, 49) i Cartaginesi ed Africani che diretro ad Annibale passaro 1' alpestre rocce. Movendo da occidente verso oriente, indichiamp innanzi tutto le regioni, regni o continenti, i quali sono nominati o direttamente o con perifrasi indubbiamente identificanti in quest' ultimo caso, i nomi sono chiusi in parentesi quadre. Affrica (Conv. Ili, iii, 65 IV, v, 171 Mon. II, iii-v passim Purg. XXVI, 44 XXX, 89 ecc.), Marocco o Morrocco, limite occidentale del mondo abitato (Inf. XXVI, 104; Purg. IV, 139); l'antica : ; ; ; ; ; L'Oriente geografico di Dante 39 Mauritania, più nota col termine berbero, Marràchesc, mezzo e perpetuatosi fino a noi; [NuMiDiA Jarba (Purg. XXXI, 72), Libia {Ed II, 23 Inf. XXIV, 85; Mon. II, iv, 36), Asia (Epist. X, 7; Inf. V, 60; XXIV, 90; XXVII, Mon. II, iii-ix passim; Vulg. Eloq. I, 8; ecc.), invalso nell'età di o] teì'ra di ; 90; — Egitto, considerato Latini Epist. — come X, VI, 143 Mon. ; Etiopia (Canz. XV, XXVI, 21), 109; Purg. già secondo Orosio e B. Asia (Conv. II, i, 59; Purg. II, 46), Inf. XXIV, 89; Par. XIX, appartenente II, 14; all' ix, Arabia {Purg. VI, 49; che sopra il Mar Rosso èe " 65 Inf. ; ; XXIV, Vita 90: "ciò Nuova XXX, 2, dove determina e indica il giorno della morte di Beatrice " secondo l'usanza d'Arabia „, derivando il calcolo probabilmente da Alfragano), Palestina o Terra Santa {Par. IX, 125, ecc.), con le sue principali regioni: Giudea {Conv. II, i, 60; Epist. X, vii, 144), Galilea {Conv. IV, xxii, 157-8, 186-7), del nome cui l'Alighieri conosce la pretesa etimologia greca (non la ebraica) appresa da Isidoro o dai suoi utilizzatori, il Bellovacense o Uguccione {Liber Ugutionis de Derivationibus Verborum: Conv. IV, [Fenicia] (Par. Frigia {Mon. XXVII, II, vi, 40) ecc.; 83-84), in, 63), Assiria {Mon. II, Persia {Purg. XXVI, ix, 23; Purg. XII, 59), 21), India {Inf XIV, 32; Par. XIX, 69-70 ecc.). Nel medesimo ordine seguono i nomi di città e luoghi abitati, a cominciar dalla costa africana medi- terranea : Bugea (Par. IX, 92), Utica (Purg. 1, 74), U Oriente geografico 40 di Dante Cartagine (Conv. IV, v, Z AMA 170-1; Inf. 124-9; Epist. Vili, x, 169), {Conv. IV, IV, Mon. II, XI, 59-61), Dami ATA (Inf. XV, XXXI, 115; 104); poi nel Mediterraneo orientale: Cipri [Inf. XXVIII, 82), Nicosia e XIX, (Par. Famagosta 146); Terra Santa: Gerusalemme: (anche nominata Civitas Dei, Sion ecc. passim), Betlemme (Purg. XX, 23), [Emmaus] (Purg. XXI, 7-9), [Gerico] (Par. IX, 124 " la prima gloria di Josuè "), SoDDOMA e Gomorra (Inf. XI, 50 Purg. XXVI, in quale ; 40, 79)» GiosAFFAT (Inf X, II), Acri (Inf XXVII, 89), Libano (Purg. XXX, 11). Ida in Frigia Nel resto dell' Asia anteriore Abbandonati i suoi (Purg. XI, 22 " là dove foro da Ganimede "), Troia o Ilion (Purg. passim-. Iliaca il : — : urbs, Pergamo), Babilonia (Inf. V, 60 " la terra che il Soldàn corregge "; Par. XXIII, 135; Mon. II, ix, 43-5; Epist. VII, 8: con probabile I, confusione, già anteriore a due o tre città aventi detto nome in Egitto, in Mesopotamia, ecc.); più a settentrione Abido e Sesto (Purg. XXVIII, Dante, fra le 74). Dei mari, fiumi e corsi d'acqua troviamo menzionati il : Mar Rosso o Lito Rubro (Inf. XXIV, 90; Par. VI, 79; XXII, 95; Purg. XVIII, 134), la Palude Meotide (Vulg. El. I, viil 26), 1' Ellesponto (Purg. XXVIII, 21) Mon. II, IX, 52-58); il Nilo (Inf XXXIV, . U Oriente geografico 45; Purg. XXIV, di Dante 41 XX, 64; Par. VI, 61; Canz. 46); Giordano {Purg. XVIII, 135; Par. XXII, 94); il Caistro (£'c/. II, 18), il Fattolo [Ed. II, 53) Eufrates e Tigri {Purg. XXXIII, 112), TIndo {Par. XIX, 71), il Gange (Purg. II, 5; XXVII, 4; Par. XI, 51; Aq. et Terra XIX, 40-3). il ,- Con la quale enumerazione siamo ben lontani dal ritenere ch'essa rappresenti la somma o indice Dante intorno ai paesi orientali; come certo le parole da lui adoprate nelle sue opere non ci danno tutto il patrimonio lessicale di cui egli era in possesso, ma soltanto quella parte che ebbe occasione e volontà di usarvi. Si può tuttavia ritenere, com* era da supporre apriori, che la geografia orientale di Dante si limitasse ai completo delle cognizioni geografiche paesi di circummediterranei, abbracciando particolarmente gli scafi, i luoghi, e per ragioni letterarie o sto- riche più noti o più importanti (7). HI. LA STORIA ORIENTALE men Assai è facile il DI DANTE determinare, anche solo approssimativamente, sino a che punto si estendessero, preciso contenuto abbracciassero e quale cogni- le zioni dantesche intorno alla storia dei popoli orientali antichi, Com* è e di quelli a lui più vicini o contemporanei. non facciam distinzione qui tra storia e leggenda, limitandoci a ricercare donde derivino le informazioni di Dante e quale portata abbiano. Senza fermarci sulle fonti generaU o indirette, quali le enciclopedie di cui più sopra toccammo (e tra queste vanno rammentati in particolare: il Tesoro naturale, del Latini, gli distinguiamo e b) scritti d'Isidoro Ispalense, e simili), le fonti dirette o particolari contemporanee; e quelle in a}) in: a) antiche classiche e a») bibliche o scritturali. È fece, latina, noto quale largo e assiduo studio l'Alighieri sin dalla che era il prima giovinezza, della letteratura fondamento e l'elemento essenziale La 44 storia orientale di Dante tempo; e come innanzi solo l'epica, ma anche la lirica e la didascalica, rispondesse con tante voci canore non pure alle aspirazioni estetiche ed alla fantasia creatrice del suo spirito, ma anche all'ardente brama di sapere realistico e storico, nonché alle idee politiche, in cui la sua mente s'esaltava, relative all'imperio mondiale ed ai provvidenziali disegni di egemonia romana (Mon. II, ix). Virgilio, Lucano (citato intorno a Serse e il suo passaggio dell'Ellesponto), Stazio; Ovidio nelle Metamorfosi (su Nino e Semiramide) i quattro ** regulati poetae ", *' quos amica solitudo nos visitare invitat " ( Vulg. Eloq. II, iv. 79-85), offrono a Dante materiali oltreché di elaborazione e imitazione poetica, anche di ragguaglio geografico e della cultura superiore al suo Roma, non tutto la poesia di ; storico orientale. Più copiosi e diretti informatori gli sono naturalmente glitori di i sentenze e prosatori e gli storici, fatti i racco- memorabili: Livio (intorno ad Annibale ed Alessandro), Plinio e Frontino, forse ma più frequentemente Giustino e Valerio Massimo, — intorno a e specialmente Orosio [Par. X, 1 18-120 Nino e Semiramide, Ciro e Tamiri, Sardanapalo, Vesoges rex Aegypti, Alessandro, Annibale, Giugurta, ecc.): quello stesso Orosio spagnuolo, le cui Historiae adversus paganos furon mandate in dono dall'imperatore greco al Califfo ommiade di Cordova, come racconta lo storico ibn ahi Usàibia, e probabilmente tradotte in arabo, verso Quanto alle fonti il mille bibliche (8). esse furono, com'è ovvio pensare, più che mai predilette e famigliari a Dante, " diurna atque nocturna manu versatae ", sin continuo e vi tal nutrimento del il che da esse potè (come in ogni tempo dall'adolescenza, suo spirito, La tutti i grandi che profondità alle e le Dante conobbero) apprendere bellezza dell' 45 là nobiltà, idea religiosa, l' anelito cose celesti ed eterne, ad " invisibilia per quae visibilia e storia orientale di cognoscuntur"; meditazione (" la cui assidua contemplazione speculari ubique sub coelo ": Epist. amarezze nostalgiche del lungo Qual parte i 24 libri del Vecchio e Nuovo Testamento (enumerati da San Gerolamo nel Prologus Iv, 48-49) gli addolcì le esigilo. Galeatus) avessero nella cultura intellettuale e spirituale può essere graficamente dimo- dell'Alighieri, strato dalla figurazione dei 24 seniori nella mistica processione che accompagna la comparsa di Beatrice entro la selva del Terrestre Paradiso {Purg. XXIX, 83-84). Le Sacre Scritture iniziarono Dante alla conoscenza del pensiero e dell'anima orientali, in quanto l'Oriente semitico ed ebraico ha di più profondamente umano e divino. Esse furono la più diretta e autorevole fonte d' informazione storica sulle vicende delle genti asiatiche antiche che Israele: Assiri, Babilonesi, ebbero rapporto con da esse derivò Egizi; di Nabuccodonosor {Par. IV, X, xxviii, 560), di Sennacherib [Purg. XII, di Nembrotto {Inf. XXXI, 77; Purg. XII, 34; quanto Dante seppe 14; Epist. 52-54), e XXVI, 126; Vulg. El. I, vii, 26), la cui natura di gigante e la sua partecipazione alla costruzione della Par. Torre le di Babele non sono già nel Genesi, ma Dante trovò nella tradizione patristica in Agostino o in Orosio, segufti già Latini. Fra i anche qui da Isidoro e da B. Vecchio Testamento, Dante testi sacri del utilizza innanzi tutto i Libri storici, citando espres- samente, talvolta parafrasando e talvolta traducendo, naturalmente dalla Vulgata: La 46 il storia orientale di Genesi (Inf. XI, 107; Purg. XIV, 133; Par. IV, XII, 143-144; Vulg. El. I, XXVII, 67-70; Conv. IV, 9, 13-18; ^o«. I, XIV, 68-73; II, 11-14; IV, Levitico [Mon. il Detiterononio [Mon. i viii, II, III, 57-59; I, 37-42; viii, XIII, 36-37); 66-76); xiii, III, xiv, 23-4; 15-73; I); Numeri [Purg. XVI, xiv, 33-5; Vulg. El. 12930); Giosuè [Purg. Epist. VII, II, 131-2; XVIII, 133-5; Mon. I, II, 45; Epist. VIII, XX, 109^1; Par. IX, 1 vili, 16-125; 28); Re (compresivi Samuele-. Conv. IV, xxvii, 60-3; Mon. i 11; V, 8-10); IV, 42; XXXII, 131-2; Mow.I, vili, il Epist, VI, lo-ii; vili, XXVI, V Esodo (Par. Ili, Dante quattro Libri dei I il Ili, e il vi, II di 4-5; Epist. VII, V, 100-12; Par. XIJI, 93), ecc. Com'è naturale, in questa cultura storica biblica dell' Alighieri, d'Israele, parte intesa già predominante aveva come preannunzio e la storia simbolo, quasi come sommario preliminare di tutta la storia umana, quale capitolo introduttivo o prologo del dramma divino ed umano che è la Redenzione. Era la storia del popolo eletto, la storia sacra per eccellenza, patrimonio intellettuale e vitale del genere umano anziché d'un solo piccolo popolo d'Oriente: come tale essa campeggia e si svolge in tutta la Commedia, accolta ed alternata con la storia d'Occidente o dell'Imperio, spesso mescolata a questa con bonario sincretismo, in reminiscenze molteplici, in quadri plastici e drammatici quasi parlanti, in figurazioni allego- riche, in rievocazioni dirette, Quanto gli Atti e la da Adamo ai Maccabei. alla storia evangelica, la vita del Cristo, predicazione epistolare degli Apostoli, La storia orientale di Dante 47 essa aveva di pieno diritto acquistato completa cittadinanza nella cultura occidentale: era storia cristiana, non più orientale, e come tale appresa pata in aria fra di folgori, i due mondi, potrebbe si — Quasi dir col battesimo in tutto l'Occidente. rivestita cam- simboli e di dramma, restava profezia e storia, visione e l'Apocalisse, a cui le letterature religiose d'Occidente e d'Oriente dovevano attingere a piene mani parti- colarmente nelle loro escatologie, e Dante, che ne fu stu- diosissimo, trarne elementi molteplici di poesia e di figurazione allegorica meravigliosa alla sua Visione. Ma se con le Sacre Scritture del Vecchio e del Nuovo Patto dall'Oriente le nozioni storiche di Dante classico a quello più si estendono particolarmente biblico dell'Asia anteriore e dell'Africa settentrionale, su cui si stolico e svolse poi l'azione del patristico, Cristianesimo apo- una vasta lacuna di quasi un millennio s'apre dipoi nella cultura dantesca e occidentale rispetto all'Oriente, per quel periodo che va dagli ultimi secoli dell'Impero sino all'età delle Crociate. L'ultimo capitolo di storia orientale avanti o in certo modo connessa con conobbe e celebrò, fu quello il mille, Dante chiude con lo l'Oriente, che che si splendore imperiale di Giustiniano, e che è riassunto nella grandiosa, del canto VI veramente epica, allocuzione sovrana del Paradiso-, Poscia che Costantini l'aquila volse Contra '1 corso del ciel, ch'ella seguio dietro all'antico, che Lavinia tolse.... La 48 Dopo storia orientale di una d'allora fitta Dante nebbia avvolge cose le d'Oriente agli occhi grami dell'Europa, la cui visione degli eventi mondiali s'offusca sempre più e dilegua nel turbine delle trasmigrazioni barbariche, le quali inondano e frantumano le disieda membra dell' impero d'Occidente; mentre il Cristianesimo attende a ricomporre con lenta e paziente opera di secoli l'unità, non più politica, del vecchio ma religiosa e quasi direi giuridica, mondo. Qualche rara e sfigurata notizia arriva di tanto in tanto all'Europa occidentale, di quel che nel frattempo lontananza, accade in Oriente. Dalla fosca sempre maggiore per resasi la quasi completa ignoranza della lingua greca in Occidente una folgore che sempre l'unità con tanta fatica già ricomposta: spuntò un drago che ruppe con " la coda maligna " il ben connesso carro simbolico della Santa Chiesa cristiana [Purg. XXXII, 130-135): Maometto, l'eresia musulmana. Il sorgere e il rapido dilagare dell'Isiàm nel mondo, non solo in Oriente, ma perfino nei secoli dell'alto medioevo, balenò scisse in per Occidente e sino al centro stesso della Cristianità apparve all'immaginazione medievale d'Europa quale opera inesplicabile, diabolica affatto ; e presto si circondò di leggende e di grottesche invenzioni, ispi rate dallo stupore, dall'orrore, dall'odio, dalla paura dall' ignoranza. La Memoria Maometto in del D'Ancona sulla Leggenda di Occidente è quanto mai significativa a questo riguardo : bandito, ciurmatore, monaco sfratato e persino ex-cardinale di S. R. Chiesa: che cosa ìm Maometto per i volghi e anche per dentah durante quasi tutto il i medioevo? dotti non occi- La storia orientale di Dante 49 Senza accogliere le leggende correnti al suo tempo sul fondatore e i primordi dell'Isiàm, l' Alighieri introduce tra i fraudolenti della bolgia nona o dei seminatori di scandalo e di scismi, Maometto ed AU, tratteggiandoli in dalle modo caratteristico, alquanto diverso dei raffigurazioni abituali contemporanei. In questa rappresentazione dantesca, un arabista spa- dovremo gnuolo, dei cui studi Michele Asin, ha creduto tra di recente breve intrattenerci. poter scorgere una prova d'erudizione islamica, cioè della conoscenza specifica e niente affatto superficiale, che l'Alighieri avrebbe avuta, intorno al predicatore dell'Isiàm ed al suo primo seguace e fautore. Mette conto di fermarsi brevemente a discutere l'argomento, almeno dal esteriore lato o puramente storico e plastico, rimettendo a più tardi l'esame del problema psico- Maometto dantesco. logico e letterario del Secondo l' Asin, Dante avrebbe condannato Mao- metto in Malebolge non come fondatore positiva o eresia nuova, e della Incarnazione, di una religione non come negatore della Trinità ma semplicemente quale semina(allato ed alla pari di scandalo e di scisma tore di altri fautori d'insignificanti scissioni religiose o civili, Mosca dei Lamberti, Bertram come un conquistatore insomma quali Pier da Medicina, dal Bornio, ecc.), che ruppe con la violenza delle armi fraternità cristiana fra gli uomini. i vincoli di Non che Dante i vari lineamenti della vera Maometto, autore d'una profonda rivoluzione religiosa, sociale e politica, origine di enormi danni ignori, arguisce l'Asin, effige di Dante e l'Oriente 4 La 50 alla storia orientale di Chiesa ed limitato a alla Cristianità; una sobria Dante ma egli sarebbe si e " piuttosto indulgente " rap- presentazione del castigo, per contrastare tacitamente air assurda e favolosa immagine diffusa tra i suoi contemporanei dalla credulità e dall'ignoranza; e sopratutto avrebbe ciò fatto Dante per " simpatia verso la cultura islamica ". È questa in sentenza la tesi fondamentale dell' Asin, che più avanti esporremo tutta quanta, e brevemente discuteremo. Una prova " incontestabile ", che questa sobrietà e silenzio nel ritratto dantesco di Maometto non sia già effetto d'ignoranza storica, l'Asin addita nel fatto di avergli associato nella pena il genero e fido Ali (ritenuto dalla tradizione musulmana autore o causa del vero scisma eretico, che fu lo Sciismo, rispetto al Sunnismo od ortodossia dell'Islam), e sopratutto nel particolare d'avere rappresentato Ali " con tratti let- teralmenti storici": fesso nel volto dal mento al ciuffetto) come proprio quarto cronisti i charigita, arabi ci narrano perisse assassinato a Cufa da un Califfo, con un colpo di spada che il fanatico fendette la gli fronte penetrando sino al cervello e inondandogli di sangue la barba. Ora, osserva l'Asin, nessuno degli Dante, tranne San Pietro menziona Ali nella biografia di Maometto nessuno ne conosce i particolari della morte. Non si può negare che l'argomentazione, a prima storici cristiani del secolo di Pascasio,. giunta, parte. ci Ma : lascia perplessi specialmente nell' ultima osserviamo e distinguiamo. Il Maometto dantesco è collocato nel nono recinto o fossa dei — quale appunto è considerato un certo aspetto realmente, sebbene inconsa- fraudolenti, perchè sotto pevolmente, fu — maligno seminatore di discordie ,^ La mondo; religiose nel Dante storia orientale di e gravezza e la non solo della sua colpa risultano 51 enormità la dall' apparir egli il rappresentante della bolgia anche dall'ampiezza e profondità del suo squarcio sanguinante e della sua pena, in propor- l'antesignano e quasi stessa, ma zione ai compagni di peccato e di supplizio: egli è lungo tutta infatti rotto persona, dal mento in giù, la colle budella penzolanti tra gambe, mentre Ali, i musulmani le reo solo di aver causato lo scisma tra (una ha di sottoscisma specie o divisione secondaria), spaccata dall'alto in basso; la faccia amputazioni e mutilazioni degli altri e altre le dannati nella medesima bolgia sono più o meno parziali, a seconda della gravità, sempre minore rispetto a quella di Maometto, delle discordie civili e religiose cui di furono suscitatori o fautori. Se Dante, che certamente conobbe tutta, e, per lucida intuizione, non accolse forse anzi attenuò la grottesca e carnascialesca figu- razione di Maometto corrente tra i suoi contemporanei, non aggrava la mano (né saprei come avrebbe potuto) nella pena di lui già per sé così d'altra parte profonda e tormentosa, né, collocandolo ad eresiarchi, accenna alla maggior colpa Maometto negato l'Incarnazione colare quest'ultimo non nuovo resie cristiane, da Sabellio Par. XIII, — " ma — e la Trinità (parti- dell'e- storia ciò nelle sue può alle scritture tuttavia poeta. più Il probabile — „ spiegarsi — ed per esempio all'opinione conseguenze sociali scisma sia peggiore dell'eresia, od anche parmi aver già professato ad es. da Ario e 126-128): dantesca che d' nella che furon come spade a varie cause, attribuirsi tra es. gli — — lo come a semplice ignoranza nel quale, forse, un'altra sola volta in tutta la La 52 storia orientale di Dante sua opera nominerebbe Maometto, nella chiusa della O Canzone " Dante ancora da sia patria degna di trionfai attribuire), " fama (se a dove afferma Fiorenza divorata, fra tante altre sciagure, dalla divisione reli- giosa o scisma, personificando questo in "Machometto cieco " (Canz'. XVIII, 72). Del pari con semplice fortuito incontro parmi si possa spiegare il particolare del sul viso di Ali, corrispondente, ma o spacco taglio certo punto, allo storico fendente con cui ibn assassinò il a un Mùlgiam solo sino genero del Profeta. Dante potè trovarne ragguaglio negli Pier Pascasio, o più vero- scritti di similmente in quelli di Ricoldo o di altri che non conosciamo, ovvero anche apprenderli dalla viva voce di chi, missionario o mercante, tica con i paesi soggetti nozioni semplici e facili all' avesse qualche praesse sono Islam: tanto a comunicarsi e diffondersi, particolarmente nel periodo delle Crociate o subito dopo. Quanto nome ed persona di Ali, ai sua iniziativa o responsabilità nelle origini dello scisma islamico, senza arzigogolare, si può aggiungere che^ forse, il al suoi rapporti con alla Maometto ed alla diavolo accismatore o conciatore e loico, dalla spada cosi precisa sicura e starei per dire intelligente nella sua opera vendicatrice, come un abile macellaio o un elegante chirurgo, abbia voluto completare sul viso di Ali lo spacco principale praticato in Maometto, riprendendolo proprio al punto iniziale, " dal mento ", mento infin dove si tr-ulla "/esso nel volto dal mento al ciuffetto (" rotto dal e *' "), portandolo con gesto o direzione inversa di taglio sino all'alto della fronte, tanto da operare la La Dante storia orientale di 53 dilaccamento completo della persona, dissezione o separazione o scissione della comunità islamica dal corpo della Cristianità, dovuta simbolo della intera due corifei del Sunnismo o dello Sciismo. Ma, rimettendo a più oltre di completar l'esame a quei del Maometto dantesco rispetto al Maometto storico, veniamo alle Crociate o piuttosto a quanto di esse si ritrova nella D. C. La storia due volte secolare di queste grandi imprese guerresche, che produssero si largo e profondo rimescolio di genti e spostamento durevole dell'Europa verso l'Asia, squarciando con il cozzo armi e il conseguente flusso dei traffici quel come osservammo denso velo o nebbia, onde delle — — avvolto s'era l'Oriente asiatico e musulmano occhi dell'Occidente cristiano fin verso storia delle il agli mille; la Crociate ha lasciato ben poche tracce od echi nelle opere di Dante, in particolare nella D. C. dove pure, in apposito luogo, nel cielo di Marte, sono accolti entro le Uste di un'immensa Croce luminosa gli spiriti beati dei guerrieri che in vita combatterono per la Fede. Non so se sia stato già osservato come questo grandioso avvenimento, la cui ; importanza religiosa, sociale, economica, culturale va sempre crescendo ai nostri occhi via via che si approfondisce lo studio di esso e dell'età in cui si svolse, i secoli XI-XIII, passi nella D. C. quasi inosservato. Delle sette Crociate, enumerano, non troviamo di solito se ne Dante che brevissimo quante in La 54 storia orientale di Dante due prime, nel nudo nome del Duca 47) il liberatore del Santo Sepolcro, e nel racconto di un guerriero fiorentino, accenno alle Gottifredi (Par. XVIII, d'altronde quasi ignoto, che partecipò probabilmente seconda Crociata: Cacciaguida, l'avolo del Poeta; al seguito dell' imperator Currado, che lo aveva cinto cavaliere, andò e peri, martire della Fede, " incontro alla nequizia " della Legge musulmana. Comunque s'abbia a risolvere la questione, dibattuta tra i commentatori e gli espositori, se Dante confondesse qui i due Curradi (il secondo, regnante negli anni 1124-1129^ che nella sua prima discesa in Italia, fermatosi a Firenze, armò cavalieri di sua mano più cittadini, e presili al suo servizio " andò in Calavria contro a' Saracini che erano venuti a guastare il paese, e con lofo combatteo e con grande spargimento di sangue dei Cristiani li cacciò e conquise ", quando Cacciaguida avrebbe contato in circa 35 anni ovvero il terzo Currado, 1137-1152, che non venne mai in Italia, ma che condusse con Luigi VII di alla il quale narra come ; Francia la disastrosa seconda Crociata, 1 147-1 149; allorché Cacciaguida più che cinquantenne l'avrebbe seguito, accompagnandosi forse a Guido Guerra terzo), mi sembra tuttavia indubbio, dall'accenno stesso di Cacciaguida ai Luoghi Santi, che Dante attribuisca realmente all'avolo suo, a dritto o a torto, la parte- cipazione alla seconda Crociata, quantunque a riguardo essa nessuna allusione vediamo nelle frequenti menzioni ed accenni, qua e là ricorrenti nel poema (Par. XXXI, 102-139; XXXIII,. 49 ecc.), a San Bernardo, che pur ne fu l'anima e l'ispiratore. Certo nessuna allusione, nemmeno vaga e lontana, troviamo negli scritti danteschi alle altre Crociate, di La Dante storia orientale di 55 sebbene nella D. C. T occasione diretta o indiretta non mancasse, là dove si parla o si fa cenno sia "del buon Barbarossa " {Purg. XVIII, 119; Epist. buono " marchese VI-v. 135-6), sia di Bonifazio II, il '* di Monferrato {Conv. IV-xi, 125-8), sia di Federico secondo, lo " imperadore " tante volte menzionato, o finalmente si allude a San Luigi re di Francia {Purg. VII, 127-9), il pio integro condottiero e martire delle due ultime Crociate. direbbe Si che Dante, entusiasmi guerreschi, da passioni ed alieno uomo sf di parte civile, ma mente bellico-religioso, abbia nutrito per e d'ardore scevro da ogni fanatismo bellico e special- le Crociate, se fra gli otto poco entusiasmo spiriti di guerrieri nominati nella risplendente Croce marziale: Giuda Maccabeo, Carlo Magno, Orlando " quello della santa gesta" {Inf. XXXI, Antinel, Roberto il Duca ultimi tutti, i 17), Guglielmo Guiscardo, e il Gottifredi e Cacciaguida, sono tranne Rinoardo due già ricordati, i — solo questi due vero ciclo delle Crociate, sebbene primo, eroi storici o romanzeschi contro tolti il d' Grange, al Saracini: esclusi affatto tuttavia, o taciuti, di tanti illustri principi e famosi per certo partecipato i nomi e condottieri, anche italiani anche nel trecento, che avevan gloriosamente e direttamente a quelle memorabili imprese. La ragione è forse che alla fine del secolo XIII l'entusiasmo popolare per le Crociate era già sboltra i Cristiani anche in Italia, dopo le dure e sanguinose lezioni della realtà, quando con la presa di Acri (Inf. XXVII, 89) l'ultimo baluardo dei Latini lito in Palestina era caduto in mano ai delle Crociate poteva dirsi chiusa Saraceni, ^e l'età per sempre, con La 56 un storia orientale di Dante risultato politicamente e socialmente quasi nullo per la Cristianità e per l'Europa, moralmente anzi disastroso, o che contemporanei almeno siffatto potè sembrare ai di Dante. Il quale d'altro canto non esclude da sé e non nasconde l'ammirazione per un principe musulmano, il Saladino, che, pur combattendo accanitamente contro Cristiani, e strappando loro per sempre Gerusai lemme, era noto e riverito in Occidente perii suo valore, clemenza e munificenza. Ispirandosi in ciò all'aureola di cui la novellistica popolare e la leggenda avevano cinto il nome di lui nella cristianità, Dante lo men- ziona nel Convivio (IV, ognuno xi, 126) tra i principi gene- " ha nel cuore ", e lo colloca nel Limbo {Inf. IV, 11, 29) insieme con i grandi eroi di Grecia e di Roma, ma " solo in parte ", in una rosi che posizione di caratteristico isolamento che, simile a quelle di SordeUo e di Arrigo d'Inghilterra {Purg. vaga e incerta ragion d'essere, ne fa spiccare di più la ben accetta VII, 131), nella sua ne ingrandisce e e riverita figura. In conclusione, sia per poca simpatia di tempe- ramento, sia per sdegno e contrasto ressate^ mosso i inte- e spinto quelle sciagurate spedizioni, sfruttando popolari entusiasmi è talvolta il fanatismo dei volghi d'Europa, a vantaggio di sovrani e quali mire alle mondane, commerciali che spesso avevano avevan tutto (per es., poi con XXVII, 85; Par. IX, altre ragioni. conobbe di pontefici, i disinteressarsene del "lo principe dei nuovi Farisei "; Inf. finito il 137, ecc.) — per queste o per Dante probabilmente poco ricercò e poco la storia delle Crociate, cioè la storia orien- tale degli ultimi due secoli a lui anteriori. Né si può La Dante storia orientale di dire gliene facessero difetto.! 57 mezzi d'informazione, che non solo in Francia (dove quasi un'intera ratura storica sulle Crociate era già sorta) in Italia e ciali lette- anche dovevano anzi abbondare memorie provinconoscenze personali con figli o : famigliari, ragguagli discendenti dei Crociati, scritti, o narrazioni quali erano già composte al ma e cronache ben note suo tempo, in latino e anche in volgare, in prosa o in rima, corrispondenze e relazioni di viaggiatori, di missionari, di mercanti, ecc. Ma mezzo a l'ambiente in vita operosa, Dante cui menare fu costretto dagli eventi a non dovettero la in Firenze e fuori, lunghe peregrinazioni errabonde nelle visse, inevitabilmente faziosa ch'egli fattiva, a ozio lasciargli dell' esiglio, studi semplice di interesse storico; mentre lo spettacolo delle cupidigie, dei livori, delle rivalità, degli odi fra e città città, fra partito e partito, fra italiani e italiani " di quei che un muro ed una fossa serra, " principi e sudditi; fra cristiani e cristiani, parte l'abbandono e l'imbarbarimento defezione degl'imperatori e dei pontefici, mento della Chiesa, la e d'altta dell'Italia, il la decadi- degenerazione dei costumi pubblici e privati, gli facevan piuttosto sentire più cocentemente l'inferiorità non ma anche morale della Cristianità al confronto degli infedeli. L' impudica sfacciataggine delle donne di solo politica e militare, Firenze le fa svergognate 103-105); le apparire delle quali suoi occhi più disoneste e ai donne pur, saracine stando (Purg. alle XXIII, informazioni dell'Ottimo, sono " cosf date alla lussuria, che dovun- que la volontà giunge, quivi per l' Alchorano di La 58 Maometto storia orientale di dee soddisfare si Dante Onde, facendo eco ". all'angosciosa interrogazione rivolta a Dio: " son Dante giusti occhi tuoi rivolti altrove? li sconsolatamente scrive — Cardinali ai italici: "Impietatis fautores,Judaei, Saraceni, et gentessabbata nostra rident, ut fertur, conclamant: et, eorum? „ {Epist. Vili, xiv, 33-36). ai potentati d'Italia: " Laetare iam, Italia, E egli musulmani d'Africa, d'Egitto e per, quasi nulla. Deus epistola 23-24). 11, — sapesse in realtà delle vicende e delle condizioni dei Saraceni del elementi est nunc miseranda etiam Saracenis.... " {Epist. IV, Che cosa Ubi nella tempo suo, cioè dei non abbiamo precisare; ma, crediamo, ben poco o di Siria, (9) Assicuratisi della impotenza dei Franchi, o Cristiani d'Occidente, e domate le loro velleità di ricon- Luoghi Santi, i principi un sistema quasi feudale quista e colonizzazione dei musulmani, dipendenti in Soldano, o sultano ayyubita imperante in Egitto e in Siria, attendevano a farsi la guerra tra loro, a vivere nello splendore di pompe, di studi, di poesia delle loro piccole corti, a guerregdalla sovranità giare con più o e assai del meno ardore contro più terribile dei Crociati, il i nemico comune, Tartari invasori che avevano innondato l'Asia anteriore e minacciavano di travolgere tutta la civiltà Di tutto questo sa, non mostra di mondo araba e l'Isiàm, (io) Dante non quantunque notizie in eboUizione saper nulla, molteplici e osservazioni personali su di esso fossero La storia orientale di largamente diffuse nel trecento : Dante 59 particolarme.nte il Liher Tartarorum o Historia Mongalorum quos nunc Tartaros appellamus del francescano Giovanni di Pian del Carpine, utilizzato da Giov. di Beauvais nello Speculum historiale, e probabilmente da G. Villani il celebre Milione di M. Polo, frequentemente da R. Bacone nell' Opus maj'us, nonché dal medesimo Villani ;e il su menzionato Itinerarium di Fra Ricoldo. Di questa letteratura che l'AUghieri potè avere, (VI, 37) ; citato diremo, sottomano, nessuna traccia affiora nelle sue se, come io penso, l'adombramento del gran Cane dei Tartari nell'enimmatico Veltro è tutto un sogno di moderni espositori in caccia d'ipotesi peregrine. opere; Tutto ciò che Dante sa o mostra di sapere intorno Tartari ed ai Turchi, è ch'essi erano al suo tempo ai abilissimi e che al drappi a vari disegni e colori, Giudei e dei Saracini, avevan fede pari dei tessitori di nell'immortalità dell'anima (Conv. ciò, II, ix, 70-71). più che alla storia propriamente detta, alla civiltà ed al Ma si riferisce pensiero orientale, di cui passiamo a dire. In complesso, le informazioni che Dante potè avere intorno alla storia dei popoli orientali sono tutte tratte direttamente dalla letteratura classica, o in particolare le dalla letteratura biblica e patristica; cronache latine medievali poco vennero nelle sue mani, o poco gli lasciarono nella memoria e nella fantasia; scarse comunicazioni verbali o scritte giunlui sulle vicende dell'Oriente più vicino o contemporaneo: nessuna, per quel che sappiamo o possiamo arguire, di origine o provenienza direttamente orientale. sero a IV. IL PENSIERO ORIENTALE IN DANTE Venendo ora a questo punto principale del no- argomento, ne divideremo la trattazione in tre parti, in rapporto: a) al pensiero teologico, filosofico stro e scientifico; terario; e o all'arte b) a quello immaginativo, poetico e let- da ultimo e) al pensiero artistico figurativo, orientale propriamente detta. E per distin- guere nettamente ciò che è più sicuro e specifico, da quanto appare meno noto o più discusso, tocche- remo prima brevemente della Bibbia di Dante, e poi del pensiero orientale a lui, per tempo e per luogo, più vicino, cioè della letteratura arabo-mussulmana, che sicuramente o con una certa verosimi- la sola glianza, venne o potè pervenire, direttamente o in- direttamente, nelle sue mani: la sola attraverso la quale potè giungere a mento lui di cultura orientale qualche elemento o frampropria degli altri d'Oriente più lontani, estranei o posteriori biblico. Letteratura ebraica dunque, e al popoli mondo letteratura 62 Dante // pensiero orientale in araba. Ma prima conviene toccare delle conoscenze ci a queste due linguistiche dell'Alighieri in relazione letterature: se egli potesse cioè, in qualche modo e misura, accedervi e attingervi direttamente. La cultura linguistica di Dante si può ricostruire con sicurezza dalle sue opere, in particolare dal De vulgari eloqueniia. Egli conosceva e possedeva, in più o meno larga misura, oltre al latino ed al volgare e " il italico, Hispani, 42-44): oc „ " francese o il delectabilis provenzale o lingua d'oc: ( " Franci Latini et dico Hispanos V. E.f II, comprendeva „ „ parlate [Vulg. lingua d'oj/, cioè degli Eloq. I, viii, qui poetati sunt in vulgari 20-21). XII, nella le Donde Provenza, o chiaro è piuttosto eh' egli riteneva parlassero provenzale, o almeno scrivessero (giacché qui gli si tratta sopra tutto di idiomi letterari) anche Spagnuoli; delle cui Ungue o idiomi particolari (aragonese, gahziano, portoghese ecc.) l'Alighieri evi- dentemente non ebbe veruna sicura notizia letteraria, mentre pure i rapporti politici, commerciali, culturali dell' Italia con la Spagna, col Portogallo e la Catalogna erano, già vedemmo, molto frequenti, e vari trovatori italiani facevan soggiorno in quelle corti e poetavano in quelle lingue. Le tre hngue del si, d'oil e d'oc costituiscano per Dante gl'idiomi letterari dell'Europa meridionale, mentre l' la lingua di Europa centrale e jò abbracciava settentrionale i vari parlari del" per Sclavones, Ungaros, Teutonicos, Saxones, Anglicos et alias na- tiones quamplures per diversa vulgaria derivatum „ // pensiero orientale in Dante 63 I, vili, 29-35). Nell'Europa orientale e nelusava il Greco; della qual lingua è innegabile che Dante avesse qualche elementare conoscenza lessicale ed anche alfabetica o grafica {Mon. I, XIV, 38). Tutti codesti idiomi eran, per lui, derivati dalla confusione babelica delle lingue, mentre gU Ebrei, popolo eletto, ereditarono e conservarono il linguaggio primitivo del genere umano: "Fiat ergo hebraicum idioma illud quod primi loquentis labia fabricaverunt „ (Vulg. El.f I, VI, 59-61). O piuttosto (si corregge nel Par. XXVI, 124-138) la hngua parlata da Adamo era già totalmente spenta prima della Torre di Babele; e nessuna traccia ne rimase più nemmeno nell'ebraico, {Vulg. El. l'Asia si nome Dio fu El (siccome nei nomi propri Raphael, "Medicina Dei „, Michael " Quis ut Deus „, e nella forma Eli o Eloi in Matteo XXVI, 46 e Marco XVI, 34, Salmo XXII, i, Purg. XXIII, 74); mentre in origine era stato il monogramma /, oppure /, cioè Jah o Jehovah (Esodo VI, 3), come pare debba leggersi: dove il ebraici di di notoria etimologia: Pria ch'io scendessi all'infernale ambascia, / s' appellava in terra il Sommo Bene, Onde vien la letizia che mi fascia; El si chiamò da poi. E ciò conviene, Che l'uso de' mortali è come fronda In ramo, che sen va ed altra viene. Della lingua ebraica Dante ebbe dunque queste e qualche altra rudimentale conoscenza, tanto lessicale e derivata, da notizie o studio diretto, Romani i; sol- tanto quanto da fonte latina apostohca, patristica o letteraria: [Par. VII, seppur come sembra, non ad es. il Sàbaòth Epist. VII, 8) dalle lettere di Paolo (IX, 29) e di Giacomo ai (V, 4) nella Vulgata; II pensiero orientale in 64 Dante Malachóth (forma errata, in luogo della corretta Mamlachóth) del medesimo passo, da San Girolamo o dalla Htstoria ecclesiastica di Petrus Comestor o il d'altronde. Quanto ai " (Inf. XXXI, infantile il parole messe in bocca a Nembrotto, alle dolci salmi „, il cui significato a " nullo è noto appare certamente „ ed voler dare a ogni costo, o cercarne, una 67-80), se illogico interpretazione sintattica e discorsiva del verso Rafel mai amech izahi almi: d'altra parte è radicali di pure innegabile che parecchi elementi queste enimmatiche parole sono spicca- tamente semitici, né scelti a caso; e che, come è' o inventa artificiosamente stato osservato, chi crea frase, che non sia di nessuna lingua, non sa tuttavia staccarsi del tutto dalle vere parole delle lingue che conosce o di cui ha notizia: tanto più quando la frase da foggiare si consideri e si voglia far apparire come un babelico un vocabolo, e tanto più una miscuglio di elementi lessicali e proprie lingue preesistenti. appartenenti a vere Onde credo, è lecito, ritenere verosimile che Dante raccogliesse quei pochi brandelli di semitico dalla viva voce sillabo ma-i non dittongato, dargli senso) di badi (si al bi- una pronunzia semitica vocale od orale può render bene e l'ebraico o il alcuno il che cui iato solo conosceva o parlava caldaico o l'arabo o qualcosa sapesse, anche per pratica, di queste o simili lingue: forse da qualche dotto giudeo con cui ebbe dimestichezza. E qui ricorre al queir Immanuel Giudeo, che nel pensiero, ben 1321 naturalmente, Salomo Zifroni, il o nome di Manoello prese parte con Bosone da // pensiero orientale in Dante 65 compianto poetico per la morte dell' Aliautore d'una visione poetica in lingua ebraica; quantunque sulle sue relazioni personali o letterarie con Dante nulla ancora sia chiara- Gubbio al ghieri e fu lui stesso mente accertato. Da questo o simile fonte orale, o anche da fonte o meno a lui vicina od accessibile (fosse Tesoro del Latini, o le Magnae derivaiiones di il Uguccione da Pisa, o Isidoro di Siviglia, o San Giscritta più rolamo: l'uno ripeteva l'altro rispettivamente anteriore), l'Alighieri seppe nome ebraico Giovanna sione nelle il significato etimologico del [Par. XII, 81), e ne fa allu- parole di Bonaventura in lode di San Domenico: O madre sua veramente Giovanna, soggiungendo prudentemente (ma poco logicamente, si badi, in bocca a un santo Dottore, ed a qual Santo!) se interpretata vai Nella qual riserva é stata come si dice. giustamente additata la prova, quasi la esplicita confessione di Dante, ch'egli non aveva alcuna diretta e sicura nozione, come noi diremmo grammaticale o filologica, di lingua ebraica. Tanto meno (e a più forte ragione possiamo' argomentarlo) egli conobbe dell'altra lingua orientale, viva e parlata al suo tempo, cioè dell'arabo. Non che fosse logicamente o materialmente impossi- Dante il sapere d'arabo (vedemmo come al suo tempo detta lingua veniva insegnata e studiata anche per scopi dottrinari e scientifici, non mai però con criterio propriamente letterario); ma nessuna notizia o induzione positiva della sua vita ci rende bile a Dante e l'Oriente 5 66 // pensiero orientale in Dante verosimile ch'egli se ne occupasse mai; e se qualche nozione ne avesse come che sia procacciata, abbiam la sicurezza logica che ne avrebbe lasciato testimonianza o traccia nelle sue opere, particolarmente nella Divina Commedia spesso gli occorre, e nel De Vulg. Eloq., dove per ragioni poetiche o storiche o dottrinarie, di far menzione di lingue varie, del loro uso, origine, evoluzione, di formazione e distri- buzione geografica dei hnguaggi. Si osservi quanto agevole, commodo e opportuno, oltre che consentaneo all'indole del suo ingegno così curioso e nudrito di vasta e molteplice cultura, nonché al carattere enci- clopedico della sua opera maggiore, sarebbe stato per l'Alighieri facile e direi inevitabile, se qualche nozione diretta o indiretta avesse avuto della lingua araba,farne mostra e argomento nella sua trattazione, particolarmente data l'affinità linguistica ed etnica nonché religiosa fra Arabi ed Israeliti, tra giudei e musulmani: affinità storica e pratica, antica e moderna, comunemente nota anche al tempo di Dante. De Quando nel nosce plerasque nationes " Vulg. Eloq. 36-38) egli rico- (I, vi, et gentes delectabiliori quam latinos „, non può mi sembra, che al francese e al provenzale, non mai a lingue orientali o semitiche, come il già menzionato arabista spagnuolo Asin parrebbe suggerire. Quanto all' idioma dei musulmani in particolare, io immagino che Dante non si domandò mai l'arabo che lingua fosse (sebbene in Italia e nelle corti da lui frequentate non gliene doveva mancare la possibihtà di sincerarsene; sì gli mancò, congetturiamo, l'opportunità o la voglia o l'occasione), ovvero non lo ritenne degno d'alcuna atque utiliori evidentemente sermone riferirsi, uti // pensiero orientale in attenzione, non reputandolo forse valore propriamente letterario Dante 67 suscettibile d'alcun o poetico. Della esi- stenza di una letteratura propriamente araba o mu- sulmana, che non fosse quella di semplice e casuale tradizione e trasmissione della cultura antica filosofica penso che Dante non ebbe alcun sennonché conoscenza diretta: la quale ignoranza, verosimile per tante altre ragioni che a suo luogo diremo, si può intanto argomentare dagli stessi scritti danteschi, non tanto per quel che in essi visibilmente è, quanto piuttosto per quel che vi manca: qualche volta (e il caso di Dante ci par desso), il silenzio è forse altrettanto eloquente che la pae scientifica, tore o sospetto, rola stessa. Con ciò siamo ben lontani dal voler sostenere mente dell'Alighieri restasse chiusa ed estranea al pensiero arabo-musulmano. Qui abbiamo parlato soltanto di conoscenza linguistica, ed affermato o con- che la getturato, in certo modo a priori, l'inesistenza, l'im- un rapporto diretto ed immediato tra il pensiero di Dante e la letteratura orientale del tempo suo od a lui anteriore, compresa la letterapossibilità di tura biblica. la Andremo ora analizzando e svolgendo nostra affermazione. Accennammo già al lungo ed amoroso studio che l'Alighieri fece delle Sacre Scritture, in particolare dei Libri poetici, storici e profetici del Vec- chio Testamento, sia nelle scuole domenicane e fran- cescane ch'egli commosse frequentò, sia nelle sue pensose e letture personali sin dalla prima giovi- 68 // pensiero 07'ientale in nezza, come mente le Dante rivelano le sue opere giovanili, specialRime, che hanno qua e là visibile l'impronta del Salterio in particolare: i Salmi ricorrono poi frequentemente nel poema sacro, in bocca agli Angeli ed alle anime espianti, nel testo latino, quale più naturale linguaggio di celestiali anime commosse. Gli studiosi ed espositori della Commedia hanno in tutti particolari i ricercato e detcrminato quale e quanta conoscenza ebbe Dante della Bibbia, e donde gli venisse, e quale autorità egli vi riconobbe, quale ispirazione ne trasse al concepimento ed alla esecuzione del poema, quale efficacia ne subisse nei pensieri e nelle immagini, nel linguaggio metaforico, nella ideazione e colorimento delle allegorie e dei simboli, ecc. Ma più che la dotta rassegna delle mutua- zioni, reminiscenze, fedeli e libere citazioni e a zioni, importa noi essenziale e vitale, di qui di rilevare Bibbia : di insomma l'arte lungo ed amoroso caratteristico dantesca sia debitrice allo studio della imita- quanto specialmente, sincerità e profondità d'ispirazione, semplicità, intensità e potenza pittorica, per cui la sua parola scolpisce e dipinge e sembra penetrare attraverso le cose sino all'intima loro es- senza; malinconia, nobiltà di pensiero; preoccupazione assidua e quasi diretta visione del Divino e dell'Eterno nel mente fu mondo e nell'universo. osservato dal Carlyle : " Onde Per giusta- verità, fer- Dante non ha pari nel mondo moderno: per trovargli un parallelo, dobbiamo ricorrere alla Bibbia ebrea, e vivere quasi con gli antichi vore, profeti profondità. „. ' // pensiero orientale in Dante 69 Passando ora alla letteratura musulmana, o piuttosto diremo alla letteratura araba (il primo termine si riferisce secondo e contenuto etico-religioso-teologico; al di solito alla lingua, il ed è perciò più vasto comprensivo), rammentiamo di aver già rilevato l'utilizzamento di opere ed autorità arabe nella eru- dizione geografica, cosmografica, astronomica e scientifica di Dante. Qui ci bisogna precisare e specificare alquanto. La cultura filosofica e scientifica del mondo me- maggior parte, innegabilmente, rappresentata dai dotti musulmani i quali ne erano venuti in possesso, attingendola ed elaborandola, con proprie traduzioni e commenti, dalle fonti classiche elleniche od ellenistiche, conosciute per opera precipua dei cristiani orientali sirii o irachensi, con cui gli arabi s'eran trovati in contatto e convivenza dievale verso mille era per la il ; nella loro rapida travolgente trice. espansione conquista- Medicina, geometria, astronomia, geografia, co- smografia, logica, filosofia: tutte le principali scienze matematiche e filosofiche, che l'antiaveva investigate e svolte, particolarmente nel periodo originale od ellenico, la naturali, fisiche, chità classica occidentale civiltà islamica se le assorbì, per diffuse sulla società dizione isolati il cristiana letteraria — rari s'appropriò, conservò, mondo musulmano; di occidentale, Roma proprio imperiale nantes in gurgite vasto più dense e letargiche, più bre dell'ignoranza. mentre rottasi la in tradi- frantumi — premevano vaste e diffuse, le tene- Dante // pensiero orientale in 70 Ma quando dopo mille, sì il tra le genti determinò mico, intellettuale, cristiane d'Occidente, risveglio civile, econo- il artistico; e T Europa ridomandò suo obliato patrimonio spirituale, specialmente innanzi tutto quello scientifico, più urgentemente necessario alla vita, alla sanità fisica, al all'Oriente il al raziocinio: traffico, acuto era meno paesi dove nei allora, contrasto fra islamismo e cristianesimo, il dove i Cristiani eran riusciti a scuotere il giogo musulmano, conservandone tuttavia gli elementi culturali, per temperamento di carattere e per saggezza di prìncipi, in Sicilia dunque e particolarmente e più durevolmente in Spagna, il sapere islamico od arabico fu ricercato, riconosciuto, ammirato nell' Europa là occidentale; derivato, mediante latine, nelle parafrasi e versioni scuole e nella cultura superiore; discusso, accettato, confutato, fatto oggetto di studio, d'imita- zione e spesso di venerazione fra come oggi diremmo, i dotti: divenuto, certe discipline fondamentali. Così accadde che di Averrois, essere far), tanto quasi nomi Avicenna, Algazel, Albumasar (che potè al Farabi, quanto abu Masciar GiàAlfragano, Petragius, breve volger d'anni, mediante sone i Alchindus, Albubater o Rhazes, Arzachel Zarkali), per unico d'istruzione, testo letterali, noti a tutti i ecc., le dotti e (o al divennero traduzioni anche media cultura in Occidente. Nato e cresciuto in questo contorno alle in latine per- di e di simpatia verso la scienza arabica, di rispetto quasi unica scienza del suo tempo, Dante, più d'ogni altro bra- moso a di siffatti scrittori sapere e d' imparare, partecipò naturalmente sentimenti: arabi, nelle ebbe tra mano i libri degli su enumerate, se ne versioni // pensiero orientale in valse a istruirsi, li citò Dante 71 frequentemente, con una certa predilezione, e quasi ostentazione, nelle sue opere, diede forma immaginosa e solenne alla sua ammirazione, collocando con storica e logica valutazione mezzo magni del Limbo, accanto a gli arabi (o tali da lui ritenuti) Avicenna e Averroè: i due più alti o più noti rappresentanti delle dottrine arabico-saracene, in mein agli spiriti Euclide e ad Ippocrate, dicina ed in filosofia, in connessione — si badi — e quasi direi in dipendenza, dei loro predecessori e maestri, greci. i come In filosofia, ma non è noto, Dante siero tanta, d'accogliere talora dottrine o non espresse da San a quelle sopratutto, fu del tutto, tomista; serbò cioè libertà di pen- della Somma " Tommaso, „, non seguite o non conformi particolarmente dottrine averroistiche, quali quelle relative alla eternità della terra, alla materia prima, alla sfera del fuoco, alle macchie lunari ecc.: teorie cosmologiche, teologiche ed anche psicologiche più vicine, sembra, all'Avicennismo-averroistico anzi che al Tomismo. Ora, non è dubbio che Dante conoscesse di Averroè e di Avicenna quanto al tempo suo era tradotto in latino e andava per le scuole (del primo specialmente opere filosofiche, del secondo in particolare scritti medici e naturalistici); Averrois (Mon. l'uno e l'altro egli cita I, iii, 77-8; Conv. IV, xii, qua e là: 68-69; -^^• Ter. V, 5-6; XVIII, 36-39; Purg. XXV, 63); Avicenna {Conv. II, XIV, 27-32; XV, 69-67; III, XIV, 38-41; IV, XXI, 15-17); Algazel con Avicenna nella prima e nell'ultima delle qui indicate citazioni; ed entrambi et i primi sottrae all'Inferno e colloca fra Magni del nobile Castello, come innalza gli agli Spiriti splen- // pensiero orientale in 72 dori della Brabante. sfera solare Ma noto averroista Sigari di sino a qual punto egli abbia approfon- od accolga dito e approvi lo il Dante il pensiero averroistico e riproduca nelle sue opere, è dire, difficile né è per anco chiaramente assodato. Giacché anche lì dove i filosofi arabi sono esplicitamente citati, non è sempre agevole, e talvolta anzi impossibile, il decidere se Dante attinga direttamente alle traduzioni di essi, da ovvero Tommaso o confuta- alle citazioni da Alberto Magno. E d'altra parte si badi che, se per un verso l'indipendenza e serenità di giudizio di Dante gli permette di collocare nel Limbo quell' Averroé che l' opinione più comune, per quanto falsa, del suo tempo riteneva ateo ed impudente negatore del Cristo e d'ogni fede religiosa (tanto che nella cappella degli Spagnuoli di Santa Maria Novella esso vien dipinto da Taddeo Gaddi ai piedi dell' Aquinate fra Ario e Sabellio, e così a Siena nell'opera di Fr. Traini, e certo tra i fattene sia zioni reprobi dannati sia Camposanto nel di Pisa); d'altro canto r esaltazione di Sigeri per bocca di San maso non significa già necessariamente Tom- che l'Ali- ghieri approvasse gl'invidiosi sillogizzati veri di lui non sappiam nemmeno quali fossero, a quali Dante precisamente alluda), come la encomiapresentazione, messa sulle labbra di San Bona- {che poi cioè stica ventura, dell' dotato „ " abate Gioacchino di spirito non dimostra l' adesione di Dante profetico al misti- cismo simbolico ed ascetismo del dottore calabrese né tanto meno dei Gioachimiti. La psicologia complicata e multivoca di Dante, in cui l'uomo volentieri con di scienza si il confonde sì spesso e sì poeta, sicché questo soverchi quello // pensiero orientale in e talvolta lo occulti e lo surroghi, Dante 73 non permette sicure induzioni nella introspezione del suo pensiero riflesso personale. Anche qui sovente l'indagine necessaria- mente procede sopra calcoli di probabilità, il cui valore è sottoposto ad alterazioni e revisioni incessanti, senza speranza di inconcusse conclusioni. La misura e la prudenza sono perciò più che mai consigliabili e necessarie in questo campo, sopra un terreno malsicuro e ricco in abbagli (11). Oltre a questa siffatta conoscenza del sapere scienarabico, ebbe Dante altra notizia del pensiero arabo e della forma poetica, letteraria, teologica di cui esso s'era rivestito in Oriente e nell'Occidente tifico Potè egli trarne elementi sua ispirazione poetica, alla costruzione del suo africano-siculo-andaluso ? alla mondo elaborazione della artistico, in particolare alla Commedia ? Sino a qualche anno bero sembrate a tutti, fa, domande come che sia queste dantisti o e studiosi di Dante, affatto oziose materia ed anche qua e fantastica della là ed inutih. sareblettori Che la l'invenzione o ripartizione D. C, specialmente sua la ed assegnazione delle colpe e delle pene ai classifica dannati, qualche corrispon- presentassero qualche analogia, immaginose non si durava fatica a creder possibile: la fantasia umana, in fondo, ha pure suoi limiti, precipuamente in argomento sì denza o lontana somiglianza con le raffigurazioni orientali dell'oltretomba, i specifico e determinato e presente ad ogni coscienza religiosa e morale in ogni tempo. Ma che una deri- II pensiero orientale in 74 Dante meno una imitada tanto diverso e da tanto noi si rifiutava anche soltanto di vazione diretta o indiretta, e tanto zione, potesse esservi, ognuno lontano, accoglierne siderare il solitaria, contorno di dubbio il : Poema abituati, sacro più come eravamo, a concome una montagna un massiccio maestoso ed eccelso senza d'approcci di sistema orografico di alture e ascendente verso di esso o digradante, anziché come una vetta culminante in mezzo a un altipiano, o un promontorio che si erga sul mare, preannunciato e preparato da una serie stanza derivi. Onde messe innanzi da le di colli e di s'attacchi e studiosi specialmente indianisti e di letterature iranisti, nemmeno quasi non furon cime in catena, da cui in soprime osservazioni ed ipotesi esso a cui visibilmente orientali, rimasero senza eco, prese in considerazione, presentate com'erano con dati e raffronti molto fram- mentari e con scarsa o inadeguata conoscenza della Divina Commedia stessa, di Dante e dei suoi tempi. Rimandando a un mio precedente libretto, " che per necessità qui registra si „ — Intorno alle fonti orientali : — per un più Divina Commedia (Roma,. 1919), congetture prime ipotesi o largo riassunto di queste orientalistiche, mi limito qui a ricordare i due più noti proponitori e sostenitori di esse: un indianista e un iranista, A. De Gubernatis ed É. Blochet. Nel suo volume Su le orme di Dante (Roma 1901), il De della Gubernatis, raccogliendo e precisando appunti qua e gende iranica pubblicati, là i suoi anteriori addita in alcune leg- e figurazioni fantastiche della letteratura indoi così prototipi orientali di rappresen- detti tazioni dantesche, Purgatorio con il precipuamente a) il Monte del Paradiso Terrestre in cima, sore : // pensiero orientale in gente nell'isola Seilan di nel e Dante 75 Picco d'Adamo, umano (già ritenuto quale sede primitiva del genere Plinio o Solino avevan dell'isola di colossale di dato a Br. Latini notizie Tabropane); b) la figura mostruosa e Lucifero, adombrata nel dio Yàma delle leggende popolari seilaniche; e) morale la topografia e la scenografia penitenziaria dell'Inferno, nella vi- sione peelevica nota sotto di figlio 1872, in sto il nome di Virdf (tradotta in inglese francese dal Barthélemy nel materiale leggendario e Arda Haug nel Libro di dall' 1887). Di que- orientale visionistico Dante avrebbe avuto sentore, o più o meno distinta il De Gubernantis), da probabili rifache cimenti, riassunti o " versioni „ ebraico-latine per altro nessuno conosce, di cui non si ha il benché notizia (secondo ; minimo cenno o indizio I Fermatosi a studiare più da vicino Arda-Virdf m una il ulteriore elaborazione Blochet [Les sources orientales de medie, Paris, 1901) — afferma, la il Libro di musulmana, Divine Co- senza dimostrarlo, il D. C. e quel „ viaggio visionistico o peregrinazione oltremondana di Arda, occupandosi più che altro a rintracciare le vie che detta leggenda irano-islamica può aver percorso " per arrivare dal fondo dell'Iran fino alle rive dell'Arno „, ma senza ricercare o provare se veramente le abbia percorse e se ci sia mai arrivata. In so" parallelismo quasi completo tra la stanza, fra molte arbitrarie cervellotiche affermazioni, e interessanti ma inutili divagazioni, il Blochet so- stenne che Dante abbia imitato questa Visione orientale indirettamente e inconsapevolmente dizione è nei termini 1), attingendo cioè varianti e rifacimenti, (la dalle contradversioni, occidentali di essa, vale - 76 // pensiero orientale in Dante a dire da quei racconti meravigliosi o leggende cri- stiane, redatte specialmente in latino, di viaggi attra- verso il mondo invisibile di oltretomba, diffuse l'Europa occidentale tra tutta e "tutte impregnate Questo intuito visioni sulle il di elementi sicuro dell' IX e per XIII secolo il iranico-musulmani influenza „. irano-islamica medievali è la escatologiche cristiane quella che avrebbe dovuto e potuto svolgere utilmente, ampliando e approfondendo lo studio già fatto nel 1891 da un altro orientalista, l'olandese De Goeje, parte più seria del libretto del Blochet, egli su La legende de saint Brandan, invece di gingillarsi attorno alla D. C, che conosceva quasi soltanto per d'una sentito dire, con affermazioni e giudizi incre- dibile leggerezza e inconsistenza. Ma il nocciolo buono del suo pensiero è stato recentemente ripreso, con assai maggiore preparazione, e con qualche migUor fortuna, dall'arabista spagnuolo Don Miguel Asin Palacios; il quale gli ha dato svolgimento e parziale dimostrazione scientifica, avviando il problema a non lontana risoluzione, con anahzzare specialmente le forme o elaborazioni arabe, letterarie e mistiche, che l'antica visione d'oltretomba rivestì neir Oriente a noi più vicino, tra musulmani i cioè d' Africa e di Spagna. Senonchè, per naturale incauto desiderio ambita e più miraggio, di arrivar alla novità e importanza scoperta di nuove ma meta più sue ricerche, affascinato dal alta delle dalla presto della fonti della tesi (la D. C), l'Asin ha er- rato anche lui nei suoi passi anticipando frettolosa- mente e perciò falsando volgarmente — legando di i i risultati, quasi buoi dietro — diremmo al carro. mettere a base della sua indagine il Invece raffronto, // pensiero orientale in completo ed esauriente, tra musulmane della le Dante 77 leggende escatologiche e quelle cristiane medievali precorritrici D. C, egli ha innanzi tutto statuito e appro- fondito la comparazione tra le visioni islamiche e poema Dantesco; il un secondo momento, quasi per tardo scrupolo critico, ha passato in una rapida e alquanto frettolosa e non diretta rassegna le solo in e leggende occidentali d'oltretomba, spigolando ed illustrando in esse solamente le tracce e gl'influssi del pensiero musulmano. Da questo errore di metodo o di prospettiva è derivato che TAsin, pur avendo fatto di Dante e della sua opera una studio coscienzioso e per molti aspetti sicuro, pur essendo egli di una indiscutibile, forse unica competenza filologica, storica e teologica, di letteratura gliato le su questo particolar territorio musulmana, l'Asin ha affrettato e sba- sue ultime conclusioni, come spiegheremo, affermando un rapporto specifico di derivazione e filiazione, la imitazione cioè di concetti e figurazioni islamiche nella D. C. suo libro è così denso di sicura presenta raccolta, sistemata e messa in opera una sì lunga e ricca coCiò nonostante e peregrina il erudizione islamica, pia di materiali e di fatti, rispondenze e coincidenze di raffronti, analogie, cor- impressionanti, ricerchi con investigazioni comparative sulle i per chi origini, Poema Sacro campo di questi precedenti letterari o precorritori del ; ha levato nel studi sì alto, e in parte ben meritato rumore, che ci sembra di non poter fare a meno di darne qui ame d'altra parte esso pio e preciso ragguaglio nel trattare, come noi fac- ciamo, sia pure in forma e misura di semplice compilazione divulgativa, dei rapporti fra il pensiero di // pensiero orientale in 78 Dante Dante e quello dell'Oriente a lui contemporaneo. Tanto più che detta memoria dell' Asin, a parte r errore della tesi specifica, ha il merito indiscutibile di avviare, di far avanzare verso prossima e sicura risoluzione il problema sulla origine prima e remota di alcune immaginazioni e raffigurazioni dantesche. Intorno a un breve e vago passo del Corano XVII, vers. i): "Spetta la lode ad Allah, che fece viaggiar durante la notte il servo suo (Maometto) dal Tempio sacro (della Mecca) sino al tempio più remoto (di Gerusalemme ?) per mostrargli i suoi (cap. portenti „ , nel quale si una notturna pere- allude a grinazione meravigliosa, visione o sogno che fosse, compiuta dal Profeta attraverso onnipotenza, che non si segni della divina i dice quali siano: la fantasia popolare musulmana, e poi e più l'industria inventiva degl'interpreti coranici, utilizzando specialmente antiche e diffuse escatologiche d'ori- fantasticherie gine persiana (quali incontransi nel già menzionato Libro di Arda), foggiarono in una moltitudine di che si possono raggruppare in — principali, — redazioni varie, tre cicli la leggenda religiosa moraleg- un viaggio attraverso le regioni o regni d'oltretomba. Questa peregrinazione visionistica ebbe due momenti, o parti essenziaU (ma nel corpo della leggenda non ben distinte e separate, anzi spesso giante di confuse): il terrestre, e così il detto Miirdg o Isrà o " " scalata viaggio „ notturno „ ascesa per gradi, propriamente detto, nel quale descrivonsi, con molti minuti particolari meravigliosi, le tappe ed episodi // pensiero orientale in di quella, Dante 79 pretesa o sognata, trasmigrazione o visione sue due parti o atti principali, ed ascensione al Cielo. Tutte queste redazioni erano già divulgate nel mondo islamico (perciò anche in Siria, Palestina, Egitto, Africa set- drammatica, nelle visita dell'Inferno Spagna, tentrionale. IX Sicilia) al più tardi sin dal se- Alcune di esse, pur anteriori al secolo IX, presentavano già saldate e fuse in una sola azione drammatica complessiva le due parti colo della nostra èra. principali costitutive della remo l'Inferno e il leggenda, o come noi di- Paradiso. L'Asin raccoglie ed espone minutamente questo leggendario, detto con termine comprensivo, del Miirdg o Ascensione di Maometto, studiandolo nella sua genesi, nelle sue varie redazioni, nei comciclo mentari teologici di esso, nelle adattazioni allego- che rico-mistiche e nelle imitazioni letterarie teratura islamica ne fece sino al secolo XIII ; la let- e passo passo comparandolo, in raffronti analitici multilateri, con la, struttura materiale e morale, cioè architettonica e distributiva, con la topografia e scenografia, con l'azione drammatica, con gli episodi, e talvolta con i caratteri e personaggi, e persino o veste verbale della Divina Commedia. oltre la visione o resto della commenti, profetiche, coi zioni, popolari e dotte, intorno al sofi, scritti mu- Corano e delle loro commenti e supertratti relativi all'oltretomba; per ultimo molti stile l'Asin esplora ed utilizza tutto ricchissima letteratura escatologica sulmana, che comprende vari Tradizioni lo tale scopo, leggenda del Miirdg nei suoi vari testi e rielaborazioni, il con A del leggende e figuraGiudizio finale, e dottrinari di teologi e filo- specialmente di mistici, che sistemarono, inter- 8o // pensiero orientale in pretarono e raziocinarono della rivelazione tutti Dante questi sparsi documenti musulmana intorno ai Novissimi. Senza riprodurre qui la larga e precisa esposizione, data nel mio già citato opuscolo, del graduale e completo raffronto istituito dall' Asin (raffronto ormai riassunto ampiamente ed analizzato in varie anche di cultura generale, dell'Italia e delricomporrò qui come un estratto complessivo ed armonistico di questa analisi e sìntesi comparativa, dando secondo il metodo stesso del chiaro riviste, l'estero), — arabista, spinto sino specie all' racconto di o ultimo limite logico tela generale della — una visione escatologica musulmana, quale l'Asin ha raccolta e messa a fronte del viaggio del poema dantesco. Al protagonista d'oltretomba, che spesso ne è islamico anche il narratore, e che fu in origine impersonato Maometto, poi in un certo ibn Qàrih od altro santo e illustre personaggio musulmano, da ultimo, nelle elaborazioni mistiche, in un semplice ed umile uomo qualsiasi, variamente nominato, o anche anonimo e simboleggiante (dichiararono espressamente quelli scrittori mistici) l'anima umana che compie la sua rigenerazione morale salendo dalla schiavitù del peccato alla libertà dello spirito mediante la fede e in le altre virtù teologali attraverso i : regni del a questo pellegrino mondo musulmano daremo invisibile, noi dunque per comodità del racconto o esposizione, il appellativo generico di " Servo di Dio „ o nome o Abdalla, che ne è per etimologia, e per consuetudine o spediente onomastico, l'equivalente. // pensiero orientale in Ma per il si scomparte, per cristiano, in nella vita futura, immediato e 8i rammentiamo che questo mondo il musulmano come innanzi tutto d'oltretomba Dante quattro dopo il l'altro finale e — umano: i° il luogo Giahdnnam (Gehenna: non „, depressione o regni o stati dell'anima primo giudizio personale complessivo del genere' e stato di dannazione eterna, l'antichissima "Valle di Hin- fossa presso Gerusalemme, dove ardevansi vivi fanciulli in onore di Moloc), con il duplice castigo della separazione o privazione 2° lo stato di Dio, e il tormento generale del fuoco; di eterna salvezza e godimento perpetuo nel Ftrdaws i — (Paradiso: antica parola zendica o babilonese, significante vastissimo parco o giardino arborato) o nàt cioè giardini di delizie, Giànas piuttosto sede dei beati la " circoli fu, „ più tardi detti o sfere celesti Gian- anche o (quando dai teologi e mistici, spiritua- — 3° quello lizzata e trasferita dalla terra in cielo); della purgazione, cioè del castigo temporaneo o prov- visorio {Siràt: strada, ponte, aspra costa tra l'inferno e il ma cielo), per coloro che morirono bensì nella fede, senza aver peccati; — fatto adeguata e finalmente, 4° V penitenza dei Aaràf loro (estremità, orli, lembi. Limbo), luogo privo di pena e di premio, per le anime vissute senza merito né demerito, cioè senza aver né servito né offeso Dio. non in tutte .le rappresentazioni musulmane appaiono tutti e quattro, Certamente escatologiche l'uno accanto né visioni e le Dante all'altro, questi peregrinazioni e l'Oriente regni d'oltretomba; leggendarie e teolo6 82 // pensiero orientale in gico-mistiche cessione si svolgono d' itinerario, ma col Dante medesimo ordine e suc- anzi con innumerevole va- rietà e molteplicità di particolari descrittivi, topografici, episodici, sebbene con stucchevole uniformità e ripe- tizione di figurazioni e concetti generali, di infantili inconseguenti esagerazioni, e senza quasi nessuna proporzione o freno d'arte. Questa stessa misura, sbrigliata e arruffata varietà di linee generali rende più opportuno al nostro scopo, e starei per dire più naturale, o sia pur meno artificiale, il nostro seguente riassunto eclettico e sincretistico, tanto descrittivo della struttura e funzione dei regni d'oltretomba quanto narrativo della visione musulmana, fatto con molteplice complicazione e contaminazione delle varie fonti e cicli o redazioni, scopo di rappresentare ed il raffronto con la Asin e messo a fondamento della allo epitomare, oltre che confutare, D. C, istituito dall' sua tesi sulla cultura islamica di Dante. Ecco qui in primo luogo, per procedere con ordine e chiarezza, lo schema topografico o descrizione generale del mondo escatologico visitato dal pere- grino islamico, nelle sue quattro partizioni o regni. UAaràf, maniera varia od incerta in rapporto (come già nel testo coranico) or con l'uno or con l'altro dei due regni eterni, presentasi come» un' altura o colle cinto da muraglia, dove su prati di fresca verzura, in un' amena valle ricca d' alberi e rigata da fiumi, albergano in vari gruppi, speciali categorie di spiriti attivi, contemplativi ed infanti: gli eroi martiri della guerra santa ma stati disobbedienti ai loro genitori; i savi e giureconsulti che peccarono per vanagloria; i figli dei musulmani e degli infedeli a). tra il cielo e l' situato in inferno, messo // pensiero orientale in avanti morti nel l' uso della ragione mondo s'equipararono azioni „ gli ; Dante le anime buone e le le mento, d' tutti di cui cattive Angeli mascolini o Virangeli, e ferenza che patiscono il " ; o demoni che credettero in Maometto. islamico è 83 i Limbo questi abitatori del desiderio, senza entrare nel Paradiso appaga- possibilità di : Geni L'unica sof- sospesi tra i dannati conoscono gli spiriti dell'uno e delregno e posson rivolgere loro il discorso. e gli eletti, essi l'altro musulmano è raffigurato come h). L'Inferno un profondo abisso sotterraneo, vaneggiante e con r ingresso aperto precisamente al di sotto di Gerusalemme: costituito da sette graduali scaglioni, o balzi circolari concentrici, che digradando discendono sino al centro della terra, in gironi o fosse minori, suddivisi alla loro con grande volta ricchezza e varietà di particolari oro-idrografici e architettonici: montagne, precipizi, roccie, Ognuno valli, fiumi, muri, castelli, maggiori o minori ha una propria fisonomia topografica e una sua denosepolcri. di questi cerchi minazione speciale, o toponimia propria, desunta, sia dal nome di alcuni personaggi che vi patiscon supplizio (es. Gog e Magog, Faraone per i tiranni. So- doma e Gomorra per i peccatori contro natura, abù pagano e nemico di Maometto, per i politeisti, ecc.), sia da condizioni fisiche e morali del luogo stesso (es. Giahdnnam, Fuoco bruciante^ Fuoco vorace, Fuoco fiammante. Fuoco ardente. Fuoco intenso. Abisso, Sciagura, Perdizione, ecc.). A maggior profondità corrisponde maggior gravità di colpa, e maggior tormento o dolore nella pena, secondo le Giahl, famigerato categorie e sottocategorie sono variamente distribuiti dei peccatori. secondo criteri I peccati domma- Dante // pensiero orientale in 84 ed tici per etici, una es. in serie corrispondente, dal- con cui furono commessi, cioè occhi, orecchie, lingua, mano, ventre, organi sessuali, piedi; ed ogni categoria o cerchio è suddiviso in quattro quadranti, che accolgono ril' alto in basso, ai vari organi corporei spettivamente gl'infedeli, criti nella fede, da destra verso ecc. i poUteisti, gli atei, gl'ipo- reprobi camminano I sinistra, e sempre sono assoggettati a casti- ghi diversi e correlativi, or per analogia or per contrapposizione, alle loro colpe. Eterna è la loro con- danna e pena. la loro Tra e). l'Inferno e Cielo, situato precisamente il fuori e al disopra di quello, al di sotto di questo, sorge r aspro monte del Purgatorio islamico, dove le anime sono trattenute " finche restituiscano mutuamente i debiti che contrassero nel mondo con le loro colpe non espiate da penitenza „ diviso in assai vario : numero di stanze, sedi e recinti, balzi e ponti, tutti ripartiti gli spiriti irti consta di sette ripiani, di ardui ostacoli; tra cui sono purganti con un criterio etico fon- dato sui sette peccati capitali della teologia morale musulmana, contrario cioè il o trasgressioni dei le sette precetti religiosi: fede, preghiera, digiuno, ele- mosina, pellegrinaggio giustizia verso il ai luoghi santi, abluzioni, prossimo. All'estremo del Siràt o Purgatorio, in cima d'un alta — montagna già si orientale (geograficamente identificata disse di Seilan), è — con situato il il Picco di luogo di delizie e di serena praterie, foreste aromatiche, lieve e monde Adamo nell'isola Paradiso terrestre islamico, vigilia, dove, tra verdi armonia di canori uccelli, dolcemente fresco venticello, le anime già delle loro colpe, purificate alfine con duplice Dante 85 abluzione d'ogni residuo pur minimo di bruttura e // pensiero orientale in di peccato, sostano al pie d* un albero in attesa d* es- sere assunte ed introdotte nel Paradiso. a). quale, cioè Il dapprima (adombrato simbolica che poi deterso il Paradiso celestiale islamico nella sublimato e grossolana, nella stelle fisse. In planetarie, cima al di coranico; rappresentazione e sistemazione dei teologi e dei mistici) sopra delle sfere materiale o dell'Eden descrizione sia, si là dal primo Mobile è slarga al di Cielo il delle Trono di Allah, circondato dagli angeli e risplendente di luce La sede eterna. dei effettiva menso compreso tra Mobile essa consiste : la beati è lo spazio im- sfera stellare /e il primo in sette celestiali giardini, sfere concentriche o circoli di raggio progressivamente minore dall'alto in basso, con il rispettivo nome di Casa della Perseveranza, Casa della Pace, Giardino dell* Eternità, del Rifugio, della Delizia, del Paradiso, delV in Eden, dividendosi ognuno di questi cerchi di gradini o file circolari un numero incalcolabile di seggi, quasi ad anfiteatro rovesciato, ed ogni gra- dino in categorie, magioni, abitazioni o loculi individuah, in un piano architettonico e cosmologico corrispondente a quello dell'Inferno e del Purgatorio, e sulla salemme La medesima linea geometrica della Geru- terrestre. visione beatifica di Dio, causa ed essenza del viver glorioso e del gaudio dei celesti, e manifesta ad essi in luce, ardore, si comunica armonia, movi- lo sguardo nel fulgore della luce divina, ne ricevono, godono e rirspecchiano in diverso grado, secondo la rispettiva attitudine o recettività del soggetto, cioè in proporzione della naturalezza mento. Fisso essi 86 // pensiero orientale in Dante e quantità o intensità del conoscimento che l' anima ebbe di Dio nella sua esistenza mortale. Il gaudio o diletto generato nei celesti abitatori dalla visione beatifica, pur nella varietà di grado, è sempre e in ciascuno tanto vivo e profondo, che produce nel- l'anima estatico rapimento od amnesia, e sopore o quasi incoscienza. Né la differenza di grado o intensità, sia nella visione beatifica sia nel gaudio conco- mitante, genera verun senso di rammarico, d'infedei vari ordini, per della completa uniformità tra il volere di riorità o d'invidia tra gli eletti effetto ciascun beato e quello del Primo Amore. Ma veniamo ormai al riassunto sintetico visione escatologica islamica, al romanzo della teologico o azione drammatica, compiuta e narrata dal nostro anonimo Abdalla. In una buia notte, al destarsi da un letargico sonno profondo, in compagnia dell'angelo Gabriele, che d'improvviso gli appare e gli si offre per guida, l'anonimo Abdalla (pellegrino della leggenda o visione musulmana) inizia il suo viaggio d'oltretomba; e innanzi tutto scansa, con l'aiuto del celeste compagno, due belve minacciose, un lupo ed un leone, che vorreb- bero serrargli annunciasi a e di dolore. il passo. lui col Il La prossimità dell' Inferno confuso tumulto di grida d'ira portiere o guardiano del triste regno, un angelo severo e collerico, tutto incandescente e seduto sopra igneo scabello, nega di aprire ad Abdalla la visione ma una voce dall' alto non contrastare in cosa alcuna dell'Inferno; risuona, ingiungendo di Dante // pensiero orientale in il pellegrino. fatale 87 Più innanzi, un feroce demonio con un tizzone ardente lo insegue, ma Gabriele ne spegne il fuoco per virtù d' un' orazione che insegna suo protetto. al Nel primo vano infernale questi vede un oceano plaghe ergonsi innumerevoli tombe ignee o sepolcri infocati, entro cui sono puniti i rei di fuoco, nelle cui di frode sui beni altrui e preghiera loro la avanzando i credenti che trascurarono obbligatoria. attraverso regno il dolore senza speranza, Mira poi via colpe delle via, del e peccatori di gola e di lus- i suria sbattuti, storditi e travolti da violento uragano pioggia sotto acqua di andare in tondo "come bollente l'asino intorno ; fuso metallo e alla noria „ che non conformarono la loro condotta ai propri insegnamenti, talvolta accompagnati da quelli stessi che ebbero discepoli nel mondo; battuti dalle savi i sferze dei i demoni " sul viso, sulle spalle, sui fianchi „, calunniatori di coniugi fedeh, o falsi accusatori di adulterio; gli ubbriachi, abbeverati con fetide pozioni; confitti in con la testa in giù „ gli moventi incontro alle loro vìttime, che pozzi di assassini, o fuoco " tenendo in mano per i capelli la propria te^ta e sgorgando sangue dalle giugulari „ stravolti con la testa retroversa i Giudei che negarono fede al Corano, gli spergiuri ed altri scellerati. Vede ancora serpi ed idre velenose che mordono ed emas' avanzano " ; ciano con le con e i gli usurai e gli mani mozze; gli stessi i adulteri; suicidi i ladri scannati loro coltelli con cui si e gli dai avari demoni, tolsero la vita; carnefici spaccati nel ventre trascinar per terra le proprie interiora; altrove i calunniatori, usurai ed ubbriachi, tormentati da scabbia schifosa, fame e sete 68 da febbri ardenti inestinguibile, il loro corpo, ed essi mettere a nudo race che viscere e un lago li infocate li „..., " soffrono una fame vo„..., " li ah che ardore datemi un Altrove ancora gli usurai nuotano fa urlare „. di sangue, da cui l'orlo, ossa rogna invade la sete ardente e febbrile, che brucia loro sorso d'acqua! in le " : raschian di continuo fino a si obbliga ad azzanarsi da se stessi li consuma una le Dante // pensiero orientale in : " ! cercando invano di raggiunger gli sbirri infernali con lancio obbligano a rituffarsi giù; i malvagi di pietre figliuoli, immersi in un mare di fuoco e arroncigliati da demoni quando chiedon misericordia. Altri rei sono croper terra e calpestati cefissi il ; altri finalmente patiscono supplizio del freddo, esposti al soffio d'un vento gehdo e al contatto dell'acqua ghiaccia, dentro un pozzo " nel quale le lor membra si disgregano e si staccano per l' preferibile fuoco stesso, che qua o tormento a cui è là, a seconda della gravità del peccato, brucia con fiamme più o meno alte in su le persone dei dannati, inarcocchiate talvolta sino al punto d' avere " i piedi legati con i capelli il intensità del gelo : „. GÌ' infedeli, abitatori nale, „ hanno — dell' ultimo girone infer- per somministrar più vasta materia — stature di ai supplizi cui sono condannati mostruose dimensioni, tanto da sembrare orribili giganti. Tale anche, e in maggior proporzioni appare Iblis il re dell'Inferno: egli è un angelo che, in castigo della sua tracotante superbia, fu già precipitato da Dio dal cielo in su la terra, e che nel cadere attraversò successivamente i vari strati di essa sino a restar confitto e sospeso nel più profondo abisso, impietrato nel gelo, ma con i piedi senza appoggio : Il pensiero orientale in Dante 89 gigantesca è la sua corporatura, giacché con le spalle e con le braccia sostiene su di sé le gravanti zone un angelo e per- circolari della terra; egli è tuttora ciò fornito d'ali; mail peccato ha sostituito alla sua mostruóso aspetto d'un' enorme che con le sue bocche aperte divora originaria bellezza bestia policefala, i il peccatori. Uscito dalla sede dei dannati, Abdalla, seguendo i passi della sua guida, e animato dalle incoraggianti lui, sale penosamente 1' erta balza di un monte scosceso, il Purgatorio islamico; le cui anime soUecitan variamente, anche apparendo in esortazioni di sogni e visioni sulla terra preghiere espia- ai viventi, con lamenti e suppliche, l'intercessione degli Angeli e dei Beati, affinchè Dio abbrevi le loro torture e, pel ministero di torie o suffragi ; e qui implorano, Gabriele, le innalzi al cielo. Tristezza, dolore, timento sono gli spinti, condo il i ripartiti nei loro recinti o stanze, se- peccato e la corrispondente pena espiatoria, tra cui principale avari e quelli che quella del fuoco che s' purifica. Gli arricchirono con male arti sono condannati a trasportare sulle spalle, su per sceso il pen- sentimenti assidui e comuni di que- sentiero del Siràt, come fardello dei loro tesori o del tormentosa cecità sono mal gli infedeli, tolto. Affetti fumo avvolge tutti i azioni, „. Un coloro che rono dei Profeti. Gli ubbriachi hanno manettate e piedi impastoiati, e da o quelli che non conformarono alla loro fede le proprie sero il Corano, ma non lo praticarono e soffocante lo sco- opprimenti, carichi le si " les- denso burla- mani am- vanno strisciando // pensiero orientale in 90 Dante proni per terra. Sull'orlo estremo del Siràt, Abdalla • mira tre grandi alberi dalla fresca ombra e dai pomi sotto cui le anime purganti, tormentate fame e dalla sete, invano implorano di fermarsi a prender riposo e cibo. A un certo punto dell'ascesa, il pellegrino incontra una vecchia donna, coperta d' ogni più vistosa gala, che con dolci parole e cenni procaci lo chiama ed invita ad abbandonare il suo cammino per fer- succulenti; dalla marsi presso di lei; ma Gabriele gli spiega esser non altro che rappresentazione simmondo, adorno di tutto T orpello dei pia- quella femmina bolica del ceri e della effimera felicità seduttrice. Finalmente, traversato un fiume che segna l'estremo limite del Siràt, Abdalla penetra nel Giardino delle delizie o Paradiso terrestre, in cima alla montagna del Giacinto, sorgente in mezzo all' oceano quivi, vagando per verdi prati tra fiori e uccelli, fra l'alito di freschi zefiri e l'ombra dehziosa di alberi dai frutti profumati, egli s' immerge in due limpidi anonimi fiumi cristallini, e ne beve, riuscendone mondo nel corpo e nello spirito d' ogni bruttura, d'ogni cura e preoccupazione della vita passata. Quindi si riposa al rezzo d'un bell'albero, mentre, : fra gU inviti e le grida gratulanti degli Angeli, gli viene incontro, in mezzo ad una splendida cavalcata di servi e donzelle, la donna pudica e bellissima, da Dio destinata a sua compagna d'eterno godimento. Ella gli dà il benvenuto, gli narra da quanto tempo l'attende, vegliando dal cielo ai suoi falli su di lui, trepidando o trascorsi; ed ecco che ora alfine può accorglierlo ed introdurlo nel Paradiso, dov'egli entra "nell'età di Gesù,,, compiendo cioè il suo tren- Dante // pensiero orientale in 91 anno di vita, e dopo che il marchio o stimma infernale impresso sulla sua fronte viene ormai cancellato, e sostituitovi V appellativo di " litatreesimo berto di Dio ... L* ascensione attraverso i cieli (che Maometto suo Miirdg, trasportatovi dall' alato quadrupe Boràq) Abdalla compie invece trasvolando nel fece, miracolosamente dietro la sua angelica guida " con la velocità del vento „ o della " saetta „; e " salendo in minor tempo che un aprire e chiuder d'occhi „, per una immensa scala d'oro, d'argento e di sme- una duplice raldo, tra sfolgoranti " la cui neve „. colori, occhi. fila luce e di di metà inferiore è di Fenomeni luminosi e splendori Ad si Questi sono Angeli. di candore; ve ne ha alcuni, fuoco, superiore di la acustici, musica, luce, presentano da per tutto ai suoi ogni nuova tappa nell'ascesa, Abdalla resta abbagliato dalla progressiva sempre maggior luce di ciascuna sfera: crede dapprima diventar cieco ed mani avanti agli occhi; ma Gabriele lo rincora, e Dio rende sempre più valida e acuta la sua vista, onde finisce per contemplare agevolmente ogni nuovo più sfavillante istintivamente si fa schermo delle splendore. Dalla loro unica ed effettiva sede che è l'Empireo o primo Mobile, per dare al simbolico viatore un'immagine sensibile dei vari gradi di loro felicità, e stribuiti paradisiaca, beati discendono i gU appariscono ed aggruppati, secondo nei sette cieli planetari attraverso diretto verso il Trono di Dio, i i rispettivi di- meriti, quali egli ascende, passando in dramma- // pensiero orientale in 92 tica rassegna le Dante innumerevoli schiere dei celesti abi- provando egli stesso i medesimi sensi di gaudio luminoso od intuizione del Divino, che son tatori, e propri dei beati. Nei cieli astronomici, a ciascun dei quali è pre- posto un correlativo spirito magno (a Venere il casto Giuseppe; a Giove, Mosè; a Mercurio, Gesù verbo di Dio ecc.), e nelle varie sedi celesti per cui ascende, ; il nostro pellegrino incontra alcuni dei Profeti biblici (Adamo, Enoc, Idrfs, Abramo, Mosè, Aronne, Ezedi anime che nel circondati da moltitudini chiele) mondo ne furon seguaci; incontra altri personaggi biblici (Maria madre di Mosè, Maria Vergine) e musul- mani (Bilàl il primo muezzino di Maometto, il pio abù Bekr, Zaid figlio di Hàritha uno dei primi compagni del Profeta); e poi un grandissimo numero di uomini e donne, di varia condizione, classe sociale, dottrina e professione, principalmente letterati, grammatici, poeti celebri nella storia dell'Isiàm, ed anche altri, contemporanei e conosciuti personalmente dal viaggiatore d'oltretomba, suoi conterranei od amici trasfigurati nella luce celestiale. Venuto alla presenza del primo padre Adamo, Abdalla s'intrattiene con lui precipuamente e lo interroga intorno alla primitiva lingua parlata dal genere umano nell' Eden. califfo Dall'alto dei cieli Gabriele invita il suo compagno a contemplare in giù ai suoi piedi, nella lontananza sterminata, Abdalla si il nostro mondo creato, la terra; che meraviglia di trovare così piccola e me- schina in confronto dell'immensità dello spazio. Come aveva già fatto con i dannati, e con le anime purganti, Abdalla va incontro, interroga, apostrofa o risponde agli spiriti beati, identificandoli un Dante // pensiero orientale in 93 per una e nominandoli or con l'aiuto della sua celeste guida, or facendosene ragguagliare dai personaggi stessi o dai loro compagni Con anime le della loro vita in loro gioie o di pene o di gloria. egli conversa, intrattenendosi sui fatti questo dolori, letterari, sui misteri mondo e nell'altro, sulle problemi teologici, su temi su d'oltretomba, con allusioni alla cabala matematica e alfabetica, alla magìa ed mfa, informando le sue domande alchi- e la sua narrazione a esposizione di dottrina enciclopedica, a spirito edificazione didattica e simbolica, suo viaggio visionistico al il imprimendo doppio carattere di così .d'alle- goria idealistica e di realtà storica. Al giungere in ogni cielo, il pellegrino gonista e narratore della visione musulmana, ogni anima di beato ascendente all' prota- come Empireo, subisce un esame particolare sopra ciascuno dei precetti fondamentali della legge islamica: Fede, Preghiera, Elemosina, Digiuno, ecc. Superato questo esame di dottrina e di coscienza, Abdalla giunge in vista dell' " Albero Paradisiaco o della menso sfera prolissi, pendenti attraverso sì del : i strano e im- spazianti nel- cosmo astronomico l'ultima sti, felicità „ albero, capoverso, dalle radici e dai rami gradi e mansioni cele- che ogni eletto rappresenti quasi una foglia del mistico vegetale. Arrivato lica in prossimità del trono di Dio, l'ange- guida abbandona Abdalla, che nell'ultima tappa sua ascensione viene elevato pel ministero d'una luminosa ghirlanda spiritale, sino all'apoteosi finale od Epifania della Divinità. Dio appare, all'apice spirituale della gloriosa ascensione, quale un foco di luce vivissima sfolgorante, circoncinto da nove della 94 pensiero orientale in Dante J^l circoli concentrici, formati innumerevoli una delle da strette e spiriti angelici sfavillanti circolari file dense file di raggi di luce: più vicine al centro è quella dei Cherubini; ogni circolo cinge quello immediata- mente inferiore, nove roteano senza sosta e tutti e all'intorno dello sfolgorante foco divino. Due contempla Abdalla volte apoteosi: prima alla fine del di giungere e l'altra direttamente, trono di Dio. gli La abbaglia e lo spettacolo di una volta da lontano, questa grandiosa suo mistico viaggio, immediatamente di fronte al estatica beatissima visione dapprima quasi gli accieca la vista; la quale poco a poco, resasi più acuta e affinata, gli permette di penetrare via via più a fondo sino all' intimo del rutilante incendio chiuso nel punto divino, di fissarlo e contemplarlo in maniera continua e sicura. Questa divina inscrutabile essenza, pare al mistico viatore di vedere effigiata o raffigurata in tre cerchi rotanti in sul medesimo piano, quantunque eccentrici l'uno all'altro, simbolizzanti la Materia spirituale, e V Intelletto universale, e V Anima universale^ che possono altrimenti denominarsi V Essenza, la Volontà, e la Parola di Dio. Ma egli si sente poi incapace di descrivere e precisare ciò che ha veduto: solo ricorda che provò nella sua contemplazione come un'estasi profonda o letargo spirituale, preceduto da intenso gaudio. E la visione ha fine. tuttavia, a — Chi legga questo riassunto unificatore, che abbiamo e compilato nelle precedenti pagine con la maggiore possibile brevità e completezza dalla parte raccolto // pensiero orientale in principale non può e 95 fondamentale della Memoria dell' Asin, meno, a prima giunta, di riconoscervi fare a innegabilmente, o un riflesso della o un abbozzo, L* Asin Commedia. Divina Dante un disegno presenta lo come un ed elementare che Dante avrebbe conosciuto, imitato, sublimato con la sua arte sovrana; noi lo riteniamo piuttosto, nella abbozzo, originale come un riflesso, un'ombra delischermo della erudizione escatologica musulmana dell' Asin dallo studio assiduo, amoroso bensì, ma inficiato da preconcetto e da illusione islamica, dell'opera dantesca. Ond'egli ha finito per "trattare l'ombra come cosa salda". Ma qui consua unità neata artificiale, sullo — viene spiegare e distinguere chiuso " discorso. La leggenda il nostro forse " troppo o visione islamica dell'Ascensione come possiamo chiamarla con termine convenzionale e più comprensivo, il viaggio romandi Maometto o, zesco teologico di Abdalla per i regni d'oltretomba, non ha mai rivestito la forma unica e completa che noi gli abbiam data, e perciò non è mai esistito nella redazione su esposta. Né l'Asin ha mai lontanamente preteso ciò; anzi ha fedelmente raggruppato, egli distinto e analizzato, ciclo per ciclo, zioni tradizionistiche, le le varie reda- elaborazioni letterarie, teo- logiche e mistiche della leggenda escatologica musulmana, istituendo e svolgendo, passo a passo, per ogni ciclo e per ogni redazione, il raffronto con la Divina Commedia, raccogliendo le sue osservazioni in sintesi parziali alla fine d'ogni sezione, e queste in una sintesi generale di tutte le particolari analogie, relative, alla architettura topografica, alla dell' oltretomba, simmetria della alla decorazione concezione, agli // pensiero orientale in 96 episodi scene e particolari, Dante concludendo che e letteratura islamica contribuisce a spiegare enimmi danteschi, che non più le la da sé sola letterature altre prese insieme. Ma non è stato se il nostro racconto sincretistico e sommario imputabile all'Asin direttamente, è per altro messo assieme con i zione e compilazione, da medesimi lui criteri di sele- adoprati, scegliendo e spigolando, sdoppiando con sfaldature e abbinamenti e unificando, stemperando e ricomponendo i frammenti leggendari e visionistici in ibridi conglomerati, arbi- trariamente "per maggior suggestione dimostrativa "; di maniera che tutti gli elementi per sé presi, a uno a uno, ed anche molti degli aggruppamenti parziali, risultano autentici, effettivamente attinti alla letteratura ma formano nel loro insieme da noi compilato ed inquadrato, un complesso del tutto artificiale, immaginario: sono il romanzo del romanzo. L*Asin per vero non l'ha scritto, ma l'ha avuto in mente, insinuando, senza sostenerlo esplicitamente, che un cotale riassunto possa Dante aver avuto davanti, o essersi da sé foggiato, più o meno consapevolmente, ed aver preso a soggetto o modello escatologica islamica, di sistematica imitazione. La quale ipotesi potrebbe avere un fondamento di verità, solo se si riuscisse a dimostrare, o a sostenere conoscere potesse escatologica Torme come probabile o tutta almeno verosimile, che Dante quanta codesta letteratura musulmana, dove noi abbiamo, dietro dell' Asin, mietuto e spigolato. conoscenza nessuno, nemmeno l'Asin, oserà attribuire a Dante, né diretta né indiretta; e Ma e l'esempio sififatta perciò tutto Tedifizio ipotetico, costruito dall'arabista // pensiero orientale in Dante 97 spagnuolo con tanta erudizione e tanta industria persuasiva, si risolve in un castello di carte, se veramente vogliam fargli rappresentare quello che non è mai potuto essere, il prototipo o modello ispiratore della Divina Commedia. Senza ripetere ciò che fu detto, con la dovuta modestia e discrezione, nel nostro opuscolo su citato, o quanto più particolarmente aggiungemmo nella conclusione di continuazione e Dante articolo giorni tra gli esso risldm, che vedrà e Scritti (nell'apposito la luce in questi pubblicati scelti in onore di Dante per cura della Rivista di filosofia neoscolastica", Milano, 1921) intorno alla tesi fondamentale delFAsin, ^^ ci contenteremo, in questo presente scritto espositivo anziché critico e tanto meno polemico, di accennare innanzi tutto all'assoluta impossibilità che l'Alighieri o altro qualsiasi letterato o dotto, in mondo d'Italia nel e Italia fuori cristiano, possedesse, direttamente o indirettamente, tanta e siffatta erudizione musulmana, quanta ne raccoglie e mette in opera l'Asin, traendola non già da una o alcune opere di quella speciale letteratura, ma da una arabici, di scritti di molteplicità e varietà stragrande varia età e dell'Oriente ed Occidente islamico. luogo di origine, Se anche Dante avesse saputo d'arabo (che non è dimostrato, anzi si può dire il contrario), se anche avesse potuto (che è logicamente e storicamente impossibile) acce- dere da ratura sé, o con l'aiuto altrui, a questa vasta tradizionalistica, anche per gli orientalisti teologico-mistica, lette- cosf irta d'oggi di difficoltà stilistiche lessicali: dove mai avrebbe egli trovato questi volumi raccolti insieme, in quale biblioteca d'Italia al suo tempo ? Dubito che persino nella Spagna, nel e Dante e l'Oriente 7 // pensiero orientale in 98 Dante una biblioteca così fornita e speciamusulmana, salvo che si conservasse ancora in Cordova, cosa del tutto inverosimile, la ricchissima biblioteca del califfo ommiade al-Hakam (961-976 di Cr.), della quale gli storici andalusi (per es. al-Maqqari) narrano mirabilia, calcolando a circa 400 mila i volumi ivi raccolti: il solo catalogo abbracciava 44 volumi, ciascuno di 20 quatrecento, fosse lizzata in scritti di escatologia derni! — Ma in Italia? Pensiamo se tutto questo materiale librario arabo musulmano potesse lontanamente essere noto o anche soltanto accessibile a Dante, il quale non seppe forse mai nemmeno del Cid Campeador, ed ignorava perfino che gli spagnuoli del suo tempo, quelli di Leon e di Castiglia o Spagnuoli propriamente detti, aves- sero una particolare loro lingua letteraria! Consapevole damentale, che di questa insuperabile rende inutili tutte le difficoltà fonaltre, e ne risparmia perfin l'enunciazione, l'Asin nel corso della sua ricerca e della sua memoria, è andato via via limitando e scorciando il campo delle sue comparazioni, determinando e accentuando zione o imitazione dantesca negli l'ipotesi scritti di filia- del mistico murciano (morto nel 1240) Muh i ad-di'n ibn Arabi, poligrafo, autore di versi d'amore commentati poi e spiegati da lui stesso quali allegorie mistiche, di visioni e trattati vari di filosofia mistica. Questi scritti l'Asin riassume, traduce saltuariamente, analizza, commenta, illustra in tutto ciò che si riferiscono alla vita d' oltre- // pensiero orientale in tomba, simbolismo al Dante 99 di visioni escatologiche o ascen- sioni allegorico-mistiche, particolarmente dal suo Libro del viaggio notturno, dalle Rivelazioni Meccane, e dalle Provviste e concerne la per quanto sopratutto e cose preziose, descrizione e figurazione della vita cele- stiale, l'architettura dei tre regni, specialmente dell'In- ferno e del Paradiso. Dei quali in particolare ibn Arabi lasciò nelle sue opere, come scorge ancora in alcuni si manoscritti, vari piani e schizzi geometrici, che coin- cidono esattamente, afferma dai moderni dantisti l' Asin, con quelli tracciati ad illustrazione della D. C. Così r Asin, restringendo e canto d'altro ibn Arabi e Dante, i il compito di campo e di eplorazione, intensificando, tra raffronti, le coincidenze, le ana- logie, le somiglianze, le volarglisi il moltiplicando corrispondenze, crede age- provar la sua tesi d'ispirazione una vera fonte cioè orientale D. C, non s'avvedendo che anche e imitazione dantesca, di e musulmana della nell'ambito più limitato, il quesito ritorna identico e Maggiore infatti è il numero di queste, vere o pretese, rispondenze più larga e più profonda la comparazione paritetica o parallelo unificatore di episodi concreti, immagini o simboli precisi, di linee insolubile. ; architettoniche, criteri morali ed estetici, perfino dottrine e teorie artistiche e letterarie, tra di ibn Arabi gli di scritti e quelli dell'Alighieri (del quale si attrae nel raffronto dell' Asin tutto il pensiero e tutta l'opera, investendovi persino correnti generali principi del suo secolo): e più difficile, anzi impossibile, riuscirà di idee e di meno abbia accolto ed imitato, nel suo Poema, svariatissimi elementi, credibile, l'affermazione che Dante tutti questi — salvo a poter provare ch'egli veramente conobbe, direttamente o indirettamente, // pensiero orientale in loo tutta l'opera si prova ne Come di si ibn Arabi. Dante nemmeno che Il l'Asin sente di sostenere. invero, quando dove, e da chi. Dante avrebbe avuto notizia precisa, sicura, sostanzialmente completa, seppur sommaria, degli scritti di questo teosofo mistico andaluso, che visse la maggior parte della sua vita in Oriente, della cui attività letteraria nome suo nessuna e perfin del traccia ne durante troviamo in sua vita, né dopo mai, nemmeno presso quei pochi tra noi che sapevan d'arabo e s'occupavan direttamente di letteratura musulmana, per ragioni polemiche o scientifiche? tutto l'Occidente cristiano, Scritti, di cui esser mai sino ai nostri giorni nessuno stato d'Occidente: tradotto testi irti della in ci risulta nessuna delle di termini propri della artificiale creata dai Sufi, r influenza la filosofia Hngue hngua o mistici musulmani, sotto greca neo-platonica e volontaria ricerca delle oscurità, destinata a sviare rigori dell'inquisizione ortodossa; d'algebra filosofica ", come le ha " vere definite la i equazioni uno spiritoso islamista. L'Asin ha sentito tutto il peso di questa inchiesta, pur sfuggendo di darle precisa risposta, mentre per la conoscenza generica della Visione di Maometto o Miiì^dg congettura il veicolo informativo di Brunetto e più verosimile a noi sembrerebbe quello di od altro siffatto), riguardo ad ibn Arabi è costretto ad almanaccare qualche ignota e parziale Latini (e Ricoldo, traduzione latina, scritta o forse piuttosto verbale, di qualcuno, e che giudeo o cristiano, intendente d'arabo, leggesse e interp.retasse a Dante del mistico di Murcia, o piuttosto gli scritti queUi di qualche suo discepolo e continuatore, quale il già menzio- // pensiero orientale in Dante loi nato ibn Sabiin della corrispondenza con l'imperator Federico. Strano è che l'Asin non abbia piuttosto pensato e insistito, a questo proposito, sul terziario francescano Raimondo Lullo, il vero erede spirituale di ibn Arabi in Occidente, l'ardente apostolo di Maiorca, conoscitore sicuro e scrittore di lingua araba non meno che di latino e di catalano; del Asin, in un suo precedente lavoro, ed il quale lo stesso Ribera avevan già studiato la filosofia e la mistica in rapporto con la teologia la filosofia, particolare di ibn Arabi e ; la il mistica musulmana, in Lullo che fu più volte in restò a lungo (molti manoscritti di sue conservano ancora oggi nelle nostre biblioteche), a Genova, a Pisa, a Roma, proprio durante gli anni nei quali la vita dell'Alighieri si svolgeva nel versante occidentale degli Appennini. Già prima Italia, e vi opere si Asin e del Ribera, l'acuto e geniale aveva ben caratterizzato l'importanza e la Ozanam ancora dell' funzione trasmettitrice di R. Lullo come dialettico e mistico. " Questo dottore nato sotto il cielo di Maiorca e in vicinanza della dominazione musulmana, avendo corso in lunghi viaggi sulle coste d'Africa e in Levante, s'era infocato a tutti gli ardori del misticismo arabo e alessandrino: questi ardori egli raggiava e diffondeva a sua volta tra la folla, che l'ammirazione della sua vita avventurosa riuniva come avida attorno a Senonchè lui ". tra il Lullo e l'Alighieri, nessuna traccia o indizio di rapporto, personale diretto o indiretto se anche si : fossero mai incontrati e avessero avuto occasione di comunicare fra di loro, abbiam l'impressione che si sarebbero vicendevolmente scansati e // pensiero orientale in I02 sfuggiti tanto ; due le psicologie Dante eran diverse e contrarie. Quanto a Brunetto Latini, è del tutto inverosi- mile che abbia potuto mettere a disposizione di Dante meno testi originali (e tanto traduzioni) di escatologia musulmana. Egli conosceva solo libri latini e francesi, al- più qualche compilazione mozarabica ( i particolari sulla vita di Maometto, menzionati dall' Asin come usciti dalla penna di Brunetto, furono invece inseriti nella traduzione italiana o versificazione del e attinti, sembra, egli si trattenne alla Leggenda aurea)) pochissimo (come rileva dalla sua esplicita dichiarazione nel sanza soggiorno, mente di quel — ripresi Spagna il Torraca Tesoretto mio ritorno Tesoro in ** e poi "); e final- poco che vide o Firenze, raccontare al " udi, potè, tornato in discepolo " solo venti e più anni dopo figuriamoci con quanta verosimile esattezza : e abbondanza Ma di particolari. questa, od altra che si adduca, è una spie- gazione del tutto ipotetica, immaginaria, non confortata da verun elemento storico o paleografico, da nessun argomento persuasivo: una spiegazione che non spiega nulla, e che in fin dei conti non è sostenuta nemmeno dalla necessità impellente di trovarne una. Giacché niente al postutto ci obbliga a postulare od argomentare che Dante avesse questa conoscenza: tutto quanto anzi sappiamo di lui, della sua vita, dei suoi studi, dei suoi gusti letterari, dei suoi spedienti arti- Ne Poema, c'induce ad escluderla. enimmi danteschi sono poi tali, che e drammatici nel stici i così detti // pensiero orientale in si debba cercare la Dante 103 chiave assolutamente nella lettera- tura escatologica e mistica musulmana, ebbe con tutta probabilità Dante non quale della la menoma nozione. Poco o punto verosimile ci sembra persino che r Alighieri avesse una qualche contezza, chiara e precisa, delle leggende correnti nel mondo musulmano intorno al Miirdg, già pur in qualche modo volgarizzate in Occidente da Pier Pascasio e da Ricoldo da Montecroce, o anche soltanto dall'Ascensione del Profeta, sia come visione pia credenza, sia come " sensibilmente " vero e storico dai fatto ritenuto fedeli musulmani nel qual caso sembrerebbe probabile ; che un qualche accenno od allusione Dante avrebbe pur fatto nella Commedia, o là dove incontrasi e parla con Maometto, o nel prologo stesso dove men- ziona due precedenti, ben diversamente accreditate, peregrinazioni per i Enea Maometto in Malecon qualche modesto acume regni d'oltretomba, quella di e quella di S. Paolo. L'episodio di a esaminarlo anche dal lato o aspetto psicologico, riesce per questo riguardo precipuamente significativo. Il Maometto dantesco (12) non ha nulla d'orientale bolge, critico e d'arabo, altro che il nome e la compagnia del Ali: nel suo atteggiamento, nel gesto, nel pensiero, storica o nelle fido parole, nulla che richiami la sua personalità, leggendaria, di profeta o pseudo-profeta arabo, corifeo e iniziatore d'un sovvertimento sociale cambiò faccia in lui della passata gran- e religioso, quale fu l'Islam, che quasi al mondo. Nessun ricordo dezza, della vita fortunosa; nessun accenno alla storia strepitosa grandi del Califfi, suo popolo e dei suoi successori, i all'immenso impero mondiale, conqui- II pensiero orientale in 104 stato da poche torme dall'originaria riarsa di laceri Dante predoni appena penisola, ai milioni usciti e milioni uomini che veneravano ancora nel mondo il suo nome, che lottavano e morivano per assicurare il di " trionfo della sua parola, della sua " proclamazione o Corano contro tutto il il Vangelo. Tutto il suo passato, trascorso e recente cozzo di armi e di popoli in Oriente e in Occidente, prò* e contro il suo nome quale "segnacolo in vessillo" in contrasto con quello del Cristo, le Crociate, flusso e riflusso sanguinoso il dei verdi e bianchi e neri stendardi per il Mediter- raneo, per tutte le costiere d'Africa, d'Italia, di Spagna; la società, la civiltà, la letteratura tutto ciò non per ombra, esiste pel nemmeno da lui denominate: Maometto dantesco nemmeno in iscorcio o di sbieco o in lontananza. L' unico pensiero che gli sopraggiunge nella mente, e che gli fa " sospendere un pie ", quando viene a sapere che Dante non è già' un dannato, sì un vivo che " forse " rivedrà presto il sole: l'unica premura e desiderio ch'egli esprime senza indugio (" Or dì' dunque "), cogliendo quasi a volo l'occasione di questo insperato messaggero o veicolo trasmettitore, è chi lo avrebbe immaginato ? di avvertire Fra Dolcino da Romagnano che in tempo si provveda di vettovaglie, se non vuole, sopraf- — fatto dai — Novaresi, ben bolgia infernale. presto Non dunque le raggiungerlo nella Crociate contro i musulmani, così famose e che, al principio del trecento, v'era ancora in Italia e attorno a Dante chi predicava e sosteneva, i in ma la piccola provinciale crociata contro cosi detti Apostolici: ecco ciò che desta interesse questo accismato Maometto. Il quale, predicendo Dante // pensiero orientale in 105 prossima sconfitta di fra Dolcino a monte Zebello, fa bene scorgere se sia mosso da peccaminoso la non desiderio che la nuova eresia trionfi (in quali mai poteva essa considerarsi con rapporti o analogie nequizia della legge islamica ? — forse nella vera la o presunta licenza dei rapporti sessuali?); o se ironicamente sfoghi una gelosa compiacenza che essa resterà annientata. Questo strano interessamento come un anacronismo tanto come se Virgilio metto (" Ma tu chi se' strana e chiari alla naturale psicologia, naturali sorprende quasi domanda Mao- di che in sullo scoglio muse?„) sod- disfacesse indicando nome, Questa ci storico geografico, quasi altret- criteri cognome in di e patria di Dante. contrasto convenienza con i più storica e drammatica, a cui troviamo pur sempre ligia l'arte dantesca nella rievocazione e rappresentazione delle sue dramatis personae, quando non si riducano a meri simboli o a nudi nomi, semplici comparse nella economia del poema (dove invece ognuno dei beati o dei reprobi o delle anime purganti porta di là il suo proprio grafico: di mondo sopporto anche tasma morale, intellettuale, storico, geo- un nucleo cioè di realtà storica alla trasfigurazione poetico): questa incongruente anacronistica psicologia si che serve ideale o fan- ed incolore, quasi spiega soltanto, ci sembra, completa e assoluta ignoranza o indifferenza, che doveva essere in Dante, della vera e reale figura con la Maometto, dell'ambiente naturale, etnico e storico il Profeta d' Arabia, della importanza ed efficacia personale ch'egli ebbe sui destini del mondo. Dante non conobbe di Maometto press' a poco altro che il nome e, vagamente, la sua opera, nella parte di in cui visse ro6 // pensiero orientale in Dante più politica e militare anziché religiosa, disgregatrice e scismatica, cioè amputatrice Se altro unità della cristiana. avesse saputo intorno a egli lui, di preciso e concreto, di storico o leggendario, di essenziale alla figurazione in sarebbe venuto fuori poetica, qualche modo, in prospetto o in scorcio, in parola aperta o sottintesa, attraverso questo episodio della Commedia^ dove la scena è disegnata, colorita e svolta con ampiezza nei suoi particolari, dove Virgilio da una parte muto e mimico, interviene nel dialogo — dall'altra parlato e sceneggiato — tra ver così com'io ti parlo"), ch'egli (" il già, si badi, eresiarca!), per prevenire l'incredulità di assicurandolo con vivace asseveranza poeta e il seminatore di scandalo e di scisma (non Maometto, E questo è morto conduce uno ancor vivo e non dannato, attraverso tutto l'Inferno, " di giro in giro ", non già per tormentarlo, ma " per dar lui esperienza piena ", cioè per dargli conoscenza completa e diretta del male, del peccato e dei suoi effetti, della sua punizione eterna, della eterna vendetta o giustizia di Dio, della sua terribile onnipotenza. Notiamo medesimo, lo scopo : non era attribuito, tale appunto, anzi casualmente quasi con medesime parole, già nel passo originale del Corano, e tanto più chiaramente nelle redazioni postele riori, al per i viaggio miracoloso o visione di Maometto regni d'oltretomba? Se di questa tanto diffusa e favoleggiata peregrinazione o visione del dilaccato caposcismatico, Dante avesse avuto, non dico già la profonda e compiuta conoscenza che gli attribuisce l'Asin, ma una qualche pur vaga notizia; non l'avrebbe egli, in si opportuna sede ed occasione, in qualche modo espressa, messa innanzi o fatta trapelare, per // pensiero orientale in menzione o per allusione, Dante 107 per bocca di Virgilio, o sua propria, o di Maometto stesso, con qualcuna di quelle maliziose insinuazioni o reticenze eloquenti o acerbi sarcasmi, in cui il poeta era maestro insu- perabile ? — Se non lo ha fatto — è, per noi, sicuro indizio che nulla egli ne seppe mai, o nulla ne ricordò. Altrimenti, se qualche pur esiguo fondamento potesse avere la congettura specifica lo ripetiamo dell' Asin, bisognerebbe concludere proprio con l'assurdo morale, con l'impossibile: ammettere cioè che l'Alighieri venisse a conoscenza, per una via a noi occulta e ragionevolmente inimmaginabile, degli scritti di ibn Arabi, ne utilizzasse largamente il contenuto leggendario, poetico, architettonico, plastico, simbolico, e poi cancellasse con della sua illegittima la cura più meticolosa ogni traccia appropriazione, nascondesse la mano, come il più astuto e consumato plagiario. S'aggiunga l'osservazione che Dante qua e là nel corso della Commedia, e talvolta proprio in episodi, immaginazioni o rappresentazioni, di cui l'Asin vede il prototipo o modello, più o men vicino, nelle leggende musulmane. Dante afferma esplicitamente l'originaUtà e indipendenza delle sue concezioni: L'acqua ch'io prendo giammai non E si corse... {Par. I) quel che mi convien ritrar testeso Non portò voce mai né scrisse inchiostro, Né fu per fantasia giammai compreso... {Par. XIX, Al plagio avrebbe egli dunque aggiunto 7-9), ecc. la più spu- dorata menzogna? Ragioni di critica storica e letteraria, di logica e di buon senso, ed anche di elementare io8 // pensiero orientale in rispetto all'onestà mente di accogliere Dante, di la tesi ci Dante proibiscono recisa- precipua dell' Asin sui rapporti tra T Alighieri e ibn Arabi. Potè Dante avere qualche nozione di concetti, immaginazioni, fantasticherie escatologiche orientali per altra via che non sette religiose a lui che anteriori dicemmo la letteraria, attraverso le varie od eresie del suo tempo, o di poco (alcune arrivate a Firenze stessa), e già commiste di elementi originari dall'Oriente, specialmente gnostici, e quindi di lontana provenienza iranica? Non pare. Quale fosse l'atteggiamento dell' Alighieri verso gli " sterpi eretici " {Par. XII, loo), ha indagato acutamente il Tocco nei suoi vari scritti sull'eresia nel medioevo, e in particolare nell'opuscolo Dante e r eresia; dove, domandandosi perchè mai nella D. C. non si trovi veruna menzione o cenno né dei Catari né dei Patarini del suo tempo, né di Pietro Valdo, o di Arnaldo da Brescia o di Jacopone da Todi e simili figure, con cui lo spirito dantesco aveva innegabili affinità di pensiero e di sentimento, concludesi che l'Ahghieri dovette avere dell'eresia un concetto vago, e par che storicamente poco la conosca; e se anche di qualche eresia del suo tempo ebbe contezza, non ne fece gran caso, non potendo lo spirito di lui, misurato ed equilibrato anche nei suoi impeti e negli scatti di sdegno, sentire alcuna simpatia per le intemperanze ereticali e i fanatismi settari, avversi quasi sempre, e tanto più in quell'età, all'ordine costituito, alla Dante // pensiero orientale in 109 , serena libertà dello spirito, agli studi, air amore, a quanto insomma uomini hanno di più gli prezioso nella vita sociale e di più caro. Dante, poeta innanzi uomo tutto, il dotto e cittadino movimento indirizzato ai e filosofico scopi noti tre per operoso, era più politico civili suo del di tempo progresso (la del pensiero, l'autonomia dello stato, la ria- libertà bilitazione della vita, di questa vita che è passeggiera bensì, ma proemio oltreterrena ed essenziale a quella e condizione eterna), anziché per il movimento polemico-religioso od eretico. Egli fu e rimase e si sentì sempre, pur nel libero giro del suo libero pensiero, fondamentalmente, radicalmente, incrollabilmente catcome tale riscuote, nel suo esame teologico, il plauso di tutta la corte celeste, e può senza tolico; e "jattanza " mettere in bocca a Beatri^ce la solenne affermazione in sua lode: La Chiesa militante alcun figliuolo Non ha con Da più speranza {Par. XXV, 52-53). quest'altezza di virtù teologale e d'irrepren- come poteva l'occhio grifagno di Dante posarsi con simpatia spirituale sulle aberrazioni ereticali nel seno della cristianità, e tanto meno poi (se mai le conobbe, come vorrebbe sostenere l'Asin) ortodossia, sibile sulle caotiche fantasmagorie mistico-letterarie dell'I- siàm, improntate di panteismo, d'emanatismo e di altre follie filosofico-teologiche piuttosto " nequizia ", che è, d'una religione, nel suo fanatismo matico, così negativa ed avversa alla speranza stiana, alle dottrine cristiane della della Redenzione? cri- responsabilità individuale e collettiva delle anime, del libero trio, o dom- arbi- no Dante // pensiero orientale in Ma se Dante non ebbe, come a noi sembra in- dubbio, nessuna conoscenza immediata, né mediata, né diretta, ratura né indiretta musulmana consapevole, delia lette- tempo suo o a lui anteriore: le numerose innegabili rispon- e teologo-mistica del come ma escatologica e visionistica, coranica spiegano allora si denze, analogie, somiglianze, riscontri e talvolta persin medesimezze, avvertibili logico letterario Islam dell' tra (i su trascelti e composti) e la D. mune di idee, il materiale escato- elementi cui CI - abbiam quel fondo co- d'immagini, di figurazioni, di concezioni architettoniche, topografiche, morali, rappresentative che restano altrettanto certe, pur fatta la scru- più polosa tara e cernita nei raffronti accumulati dall' Asin E una ? legittima domanda, che reclama an- sua risoluzione; la quale non è facile a dare nella sua completezza (tanto meno in una espoch' essa la come la nostra), appunto manca ancora quello studio preliminare, di cui sopra accennammo, sulle leggende arabo-persiane di escatologia musulmana e quelle latine coeve sizione sintetica e generale perchè ci della D. C, tanto in comparazione quanto e specialmente nelle loro fonti primigenie od origini, da ricercarsi nelle civiltà o lette- o precorritrici fra loro, rature svolse ma religiose il più antiche (dove più intenso si culto dei trapassati e le indagini suU'enim- morale della morte) quaU la giudaica, l'egiziana, la la blema letterario e storico questo tale e tutt' altro che " indiana, la greca, ellenistica-cristiana: pro- d'importanza capisecondario e quasi estraneo Dante // pensiero orientale in al come nostro attuale obiettivo,,, toccandone appena e Dopo aver iii T Asin sostiene di volo. dimostrato, com'era agevole fare, la immeDante nella parte irrealità e l'impossibilità d'influenze dirette e diate pensiero del propriamente su islamico letteraria, simbolico-mistica, estetica, dobbiamo dunque riconoscere che il problema delle tante e svariate analogie e somiglianze additate dal- Asin fra la letteratura escatologica musulmana e la D. C, resta per ìioi spostato, ma non risolto: giacl' ché in fondo questione diventa tutta predantesca, la e s'allarga a tutto dievale ed a campo del pensiero latino me- elementi di mutua infiltrazione due società musulmana e tra le loro il tutti gli e fattori veicoli Bisognerà dunque di cristiana, vicendevole ricercare e in tutti i trasmissione. con una musulmani (siano illustrare, serie di monografie, tutti gli elementi autoctoni ed originali dell'Islam, siano prodotti d'im- portazione e trasmissione straniera) entrati nel pen- d'Occidente (economici, siero e nella vita cristiana agricoli, industriali, civili, militari, cavallereschi, dottrinali, scientifici, artistici, estetici, stihstici, per tutte religiosi, ecc.) siffatte quando per e per di ritenere, ogni leggendari, vie e per tutte le parti. Finche non siano ricerche determinato le istituite serie il e come, compiute, e il quanto, il qual via, noi dobbiamo accontentarci per conclusione logica e per esclusione a priori, che Dante trovasse questi elementi già trapiantati, inseriti, del suo tempo acclimatati, assorbiti nella cultura suo ambiente, e li utilizzasse senza aver consapevolezza della loro provenienza musulmana, mondo altri e del come utilizzò elementi e fuse nel suo poetico ellenici, ebraici, ecc., nutrendo // pensiero orientale in 112 fors' anche talvolta la Dante persuasione o l'illusione di averli egli stesso inventati e plasmati. il Non altrimenti Boccaccio, e più tardi e in maggior copia l'Ario- sto fra altro, l'episodio della (cfr., che sembrerebbe grafo arabo tolto di Bakri, al - ma del quale il Rajna mostrò provenienza) elabo- più latina la assai più vicina e morte d'Isabella, peso da un passo del geo- rarono nelle loro opere di poetica fantasia elementi od anche schiette invenzioni di fatto, episodi di lon- tana indiretta provenienza orientale, senza volerlo e senza saperlo. Rimandando alla mia particolare rassegna già menzionata la spiegazione più o meno delle principali coincidenze rilevate dall' critica sicura Asin tra la la leggenda musulmana d'oltretomba, con la parziale dimostrazione della comune loro origine, D. C. e o intercomunicante, parallela riassumendone qui delle volte, o si tratta di cristiani, dire come ovvero anteriori; e fonti diremo che il più elementi precedentemente mutuati dall'Islam e poi rientrati, per così di ritorno, cavalli nel qual caso, debitori da le conclusioni, il più frequente, anziché trattasi nel creditori, gli quali d'immaginazioni e mondo cristiano: Arabi sarebbero l'Asin li ritiene; figurazioni natu- ralmente e indipendentemente svoltesi per somigliante evoluzione logica nei due campi contigui; o infine di concetti e rappresentazioni derivati più o meno lontane sorgenti, da fonti cumfluenti tanto dei teologi al pensiero di Dante quanto a quello e mistici quale super ior rivum siti da identiche, dunque cir- quale compulsi. musulmani, che ne attinsero, longe inferior...., ad eundem // pensiero orientale in Dante 113 Completando un'altra più comprensiva similitu- dine ideata dal Vossler, possiamo rappresentarci la letteratura apocalittico-escatologica, anteriore alla su tutte C. (e distesa umane, le civiltà D. in particolare sopra il Giudaismo, il Cristianesimo, e l'Islamismo) quale una polvere d'oro che, caduta qua in fini gratenue mobile Dante assorbì da ogni nelli e là in grossi chicchi, ricoprisse di nube tutta quanta la terra. dove l'occhio suo d'aquila potè giungere, o grandi correnti aeree potevan portargliene sino al suo contorno materiale e intellettuale, raccolse e fuse questa polvere celeste e terrestre in un parte, donde le monumento d'oro sonante. Eretto sul vertice dell'evo medio e quasi alla soglia dell'età moderna, questo monumento, veramente " aere perennius „ fu disegnato, plasmato e fuso per entro le forme, gli filosofico-estetiche, il mano schemi della fluì nella industre fucina (nell' l'anima, profonda e ardente del mondo „) l' " come come le Ma immortale idea conardente fornace del- da ogni parte della dire dai quattro venti, occidentale. cristianità metallo destinato a rivestire sovrano od impronte dell'artefice dottrinali, il fuoco centrale potremmo Roma, come terra, aquile di grandezza raccolto dalda tutte le genti e da tutti i paesi, nel vasto cuore centrale ed italico del Cattolicismo romano: governo mondiale e religione universale. Chiesa ed Impero, che il pensiero di Dante sublimò, vagheggiò, sia pur utopisticamente, in un supremo duumviratp perpetuo, alla pace ed al progresso del genere umano. l'anelito di religiosità e di l'Oriente e dall'Occidente, Dante e l'Oriente ^^ pensiero orientale in Dante 114 Una strare o via, ancora poco o punto almeno rischiarare la genesi studiata, per illu- delle figurazioni dantesche dei regni oltremondani, è la storia dell' arte medievale, specialmente pittorica, musiva, alluminatrice, E neir età predantesca. un segreto probabile che più delle invenzioni figurative e della sia creatrice o iconografica di Dante ci di fanta- una volta sia o l'altra rivelato da questi studi, che ancora sono e che molto verosimilmente ci anche parecchie di quelle analogie, coincidenze, corrispondenze e magari identità di rappresentazione, rilevate dall' Asin fra la escatologia musulmana e la dantesca, e rimaste enimmatiche nella fase iniziale, spiegheranno alla sola indagine storico-letteraria. Tutti sanno qual cospicua parte cultura nella ebbe l' arte in generale, la musica in particolare, e precipuamente lo studio delfigurativa. Dante sapeva quasi certamente disel' arte gnare, fors* anche dipingere: molto s'intendeva di giovanile dell' Alighieri colore, di plastica pittorica e sculturale, e stretti rapporti personali miniatori. colori, di aveva con La sua artisti, in particolare con tavolozza così ricca di cromatica sì così dire grafica dei rilievi o altorilievi ripiani tinte, di sua copiosa nomenclatura varia, propria e precisa, l'ideazione per sfumature, la del Purgatorio, architettonica del suo tutta mondo e precisione rapida nel artistica, plastici nei struttura mirabile oltreterreno, l' esattezza notare e riprodurre colari descrittivi: tutto ciò una educazione la attesta in lui i parti- un gusto, una conoscenza tecnica del- Dante // pensiero orientale in l'arte del naria. Non 115 disegno o figurativa veramente straordiè dunque naturale che tra le fonti d'ispi- razione del suo pensiero e della sua fantasia siano da annoverare le produzioni artistiche del suo tempo, quelle almeno a lui accessibili? noto le principali E queste, tra non è provenire dall'Oriente, o essere sorte sotto influenze orientali, specialmente bizantine? Gli studi recenti di Vlad. Zabughin su questo argo- greca in " Roma e VOriefite „ 1915, 211-23; 1916, 9-17) ci soccorrono in buon punto, e più la pubblicazione che egli prepara dei Codici mento {Dante e la chiesa danteschi istoriati della Biblioteca vaticana e d'altre ha dato una breve ma un suo articolo Dante e l'ico- biblioteche d'Italia, e di cui sostanziale notizia in nografia medievale d'oltre tomba, apparso nel " Corriere d' Italia „ 22 febbraio 1920, e sviluppato nella Prefazione o primo fascicolo di questo magistrale lavoro (Roma, Alfieri e Lacroix, 1921). L'Oriente cristiano antico poco o punto interessò Dante, il quale assai scarsa attenzione presta della cristianità orientale; quantunque non ai fasti gli man- casse la possibilità di procacciarsi notizie intorno ai reprobi della Chiesa greca, pure nella appaiono, in prospetto o in iscorcio, poche e santi e ai D. C. insignificanti figure di essi: Potino Buti, habuit del errorem Macometti 1) (che, il papa Anastasio (Inf. XI, 9; ma né Fozio né "il metropohtano Crisostomo,, (Par. CerullarioI); XII, 136 e segg.), e storicamente 49). secondo V eretico consigliere Ma il " contemplante problematico — „ Macario — per quanto (Par. sto nelle reminiscenze letterarie di dire altrettanto di quelle artistiche. XXII, modeDante, non si può Vivendo gli ultimi se Bisanzio occupa un posto più che // pensiero orientale in ii6 suoi anni fra Verona e Ravenna, Dante fra tanto splendore di fulgidi ricordi bizantini, è probabile che Dante abbia potuto derivare la sua splendida visione della Costantinopoli giustinianea (Par. VI), in parte almeno, dal mosaico celeberrimo di San Vitale: questa fonte ad intendere perchè mai Giustiniano assurga insieme a Cacciaguida agli onori della sdoppiata figura d'Anchise, mentre pittorica sì eloquente ci aiuterebbe Magno Carlo (Par. VI, 96; 17; Monarchia III, xi, 1-13), XXXI, XVIII, 43; Inf. il restauratore dell'im- pero d'occidente, passa innanzi all'Alighieri come fuggevole fiammella. Ma vissimi specialmente nella rappresentazione dei NoOccidente, in dantesca iconografia nella e d'oltretomba, scorgiamo innegabili traccie dell'influen- za artistica bizantina, trovandosi l' zioni o tradizioni artistiche: l'una e Dante due irradia- Italia alla confluenza, o linea di contatto, fra orientale, appunto da Bisanzio, attraverso dominazione politica e militare di quella niente attraverso l'immigrazione del l'altra, la capitale, o monachismo occidentale o anglo-sassone, provediretta basiliano; che viene dal- l'Irlanda attraverso la Francia. Occupandoci soltanto della prima, osserviamo la guida del Zabùghin) nell'Inferno la figura di.Gerione. Il " tergeminus Geriones „ dell'Eneide (Vili, S12) con i suoi " nodi e rotelle „ branche dipinti su tutta l' epidermide, con le sue pilose „ fino alle ascelle e la " venenosa forca „ da scorpione (Inf. XVII, 13-15; 26-27), ci appare quale (sempre dietro ** svolgimento della echidna del Fisiologo o antico bestiario, e che precisa traduzione poetica del serpente allegorico nelle rappresentazioni pittoriche del Giudizio Dante // pensiero orientale in Universale, nei narteci e sui muri chiese distende bizantine, le occidentali delle sue volute coperte di cerchietti, entro cui apposite scritte guisa di bizzarro catalogo 117 enumeravano, a criminale, vari i peccati da punirsi dalla fiamma infernale. Anche il cetaceo di Giona e la serpe tentatrice dei primi puniti o hanno parenti nella dipinti sulla pelle. roglifico „ dei pittura — Nel bizantina i cerchietti Purgatorio V elegante due fiumi paradisiaci, il " ge- Lete e l'Eunoè, tradizionale quadripar- tizione idrografica del Paradiso deliziano, può essersi sostituito dall'Alighieri ispirato ai alla due fiumi paradisiaci, Gior tradizione pittorica bizantina. — E Dane, della e finalmente in per- fetto accordo col canone artistico bizantino Dante si mostra in un episodio o quadro d'importanza cardi- nale, nella figurazione e ripartizione cioè della celeste per. entro „ i " corte Rosa, into- petali della mistica nata appunto alle rappresentazioni del Paradiso nelle iconi greche e slave, e specialmente, si badi, alla parte bizantina, o certo bizantineggiante, del celebre mosaico del Battistero Fiorentino. Questa pittura, che Dante ebbe agio di ammirare spesso e sin dalla prima infanzia, si può dire contenga in germe la visione della D. C, almeno altrettanta quanto il VI canto dell'Eneide; e certo è la più importante tra le figurazioni pittoriche dell'oltretomba che poterono ispirare Ma se si dell'Oriente tatto fu del l'architettura la fonte iconografica può dire che Dante cristiano solo inconsapevole, l'arte del rito latino, in stico del poema dantesco: poeta è forse principe della D. C. rimase si trovi a contatto nell'arte, e questo con- perché avvenuto attraverso quanto l'orizzonte ecclesiainteramente e strettamente ii8 Dante // pensiero orientale in latino; si rifletta d'altra parte alla possibilità, e molteplicità, che gli lità si offrirono in faci- Ravenna Can Grande, di aver sotto gli occhi mani miniature bizantine, o imitazioni e riproduzioni di esse, raffiguranti V oltretomba, in o alla corte di e tra le Salteri, Evangeliari, Giobbi, Apocalissi, una serie tutta da secoli, vinta la noclasti, il insegnava come in i crociata spirituale contro gl'ico- moiiachismo bizantino rappresentava ed misteri della fede in forma simbolica, una specie Ora fabeti. Martirologi: di manufatti artistico-religiosi in cui noti si di teologia grafica per gli anal- che uno dei principali centri d'ispirazione e d'elaborazione di queste rappresentazioni pittoriche o miniature, era appunto l'Oriente siro-palestinese. Ricercando le fonti della al il esercitò Millet (13) larga influenza artistica e culturale, come, passando attraverso trano l' iconografìa evangelica dopo aver ricordato che dal V IX secolo nell'ItaUa del sud e a Roma, la Siria latina, nell'iconografìa l'Italia, carolingia. i I rileva pene- tipi siriani manoscritti del- contengono un ciclo evangehco già che convien riattaccare non, come s'è creduto età degli Ottoni svolto, sinora, all'antica arte cristiana d'Occidente, ma piut- tosto alla redazione dei mss. greci illustrati in Palestina, al da IX o pellegrini, X secolo, e portati allora in Europa da mercanti o da monaci specialmente basihani. Nella lunga influenza bizantina che durante i secoli XI-XIII si fa ancora sentire in Occidente, particolarmente in Italia e in Germania, si può distin- guere una precipua tradizione siriana e palestinese, nei mosaici e nelle miniature. Così motivi palestinesi arrivano sino alla scuola senese e a Duccio, l » Dante // pensiero orientale in 119 .„..,.„.,„,. trono nelle miniature del medio evo greco ritrova si sull'iconografia della Sapientia nel trecento italiano, Simone Martini a Firenze si può negare un legame, sui molteplici affreschi di o del Lorenzetti a Siena. se non altro Né fratellanza di spirituale, fra la Beata Beatrice del Paradiso dantesco e la Divina Sapienza glorificata Padri e dai poeti sacri della chiesa dai greca, raffigurata nei mss. e codici bizantini, fra cui Rossano detto quello celebre di La lunga il purpureo. digressione ha ancora un ultimo passo induttivo o congetturale. Chi può negare la possibilità che su queste miniature dedicate con predilezione iconografia alla d'oltretomba e come provenienti, abbiam veduto, da scuole e laboratori siro-palestinesi nei primi secoli dopo il mille, s'insinuassero elementi di fattura o d'ispirazione musulmana, dal momento che gli stessi musulmani, seguiti ed emulati in ciò ben presto dagli israeliti, avevan finito per accettare nella sua È stiano? quasi integrità l'oltretomba d'inverosimile, ricordiamo se d'idee, di simboli e di cri- mi sembra nulla avere che un'ipotesi la dottrine, babelica che miscela notammo già musulmano siro-palestinese di quell'età. mancano a tutt'oggi le prove documenta- neir ambiente Che rie se di come ci questa congetturata contaminazione, lo studio critico sulle torno al mille sia ancora parte si rammenti la facilità di minuti ai siffatti accanto alla facilità e rapidità mondo. possiam trovare forse Un in noti primi ipassi; e d'altra struzione di traslazione nel si miniature dei secoli indispersione e di di- prodotti grafico-artistici, di loro diffusione o accenno o indizio di prova un manoscritto greco recen- I20 temente // pensiero orientale in illustrato (14), Dante un Salterio del secolo XI, con miniatura ornamentale di fattura araba, proveniente probabilmente dal Cairo. V. In conclusione, dopo aver tentato e indagato da ogni parte, per scoprire i sicuri o probabili nessi diretti, se pur non immediati, fra il pensiero dantesco cerchia del sapere geografico e l'Oriente, oltre e scientifico, dobbiamo riconoscere che tivi fatti dagli la orientalisti in tutti quest' ultimo i tenta- mezzo secolo di ricerche (comprese quelle sì larghe e sì ben congegnate dell' Asin) (15) non ci hanno portato nemmeno d'un passo innanzi, altro che su terreno molto ipotetico e instabile, riguardo a ciò che gli studiosi di Dante sapevan già, per indagini dirette nel contorno spirituale di Dante, o per ragionevole induzione da quanto il Poeta stesso nelle sue opere esplicitamente dice. Dante conobbe solo la scienza e la filosofìa orientale nella misura accessibile al suo tempo, cioè la arabo-musulmana, e dalle traduzioni latine che egli trovò nelle mani dei suoi contemporanei. Come, per qual via o direzione, e sino a qual punto, possiamo ancora, a ricapitolazione della nostra modesta rassegna, ridirlo quasi con le stesse precise parole che adoperava, più di 70 anni or sono, F. // pensiero orientale in 122 Ozanam concludendo un Dante ben noto capitolo del suo e pregiato libro sulla Filosofia di Dante. Due vie aperte, l'una a mezzogiorno, l'altra a nord, potevano condurre Dante alle fonti del vecchio Oriente: con i relazioni le frequenti allora Saracini da una parte, e con i dell'Europa Mongoli dal- Pur nel cozzo guerresco fra Cristianità e IslaSpagna e in Palestina, le scienze, quasi protette da una salvaguardia o immunità ospitaliera, eran passate dall' un campo all' altro, e avevan stretto un'attiva corrispondenza che da Bagdad e da Cordova si estendeva per tutte le contrade cattoliche, l' altra. mismo in e sopratutto in Italia. Federico II nelle ore d'ozio trascorse nella sua ricca biblioteca, attigua agli harem voluttuosi di Puglia e di Siciha, svolgeva manoscritti greci ed arabi, e in un rescritto redatto dal suo Vigna ne prometteva, e poi ne cancelliere Pier della faceva eseguire, la traduzione all'Europa. Già le Cro- avevan familiarizzato i Latini con le lingue della Grecia e dell'Oriente, mentre arditi pellegrini andavano a cercare alle scuole di Toledo e di Cordova la scienza musulmana depositaria od interprete del sapere antico. Al principio del secolo XIV l'antichità ciate ricevono a dir così solenne ospitalità Repubblica cristiana, quando, al concilio di Vienna, si dà ordine di fondare nelle quattro università principali e nel luogo dove la corte romana soggiornerà, cattedre d'ebraico, di caldaico, d'arabo e l'Oriente nella e di greco. Le traduzioni latine tempo di nelle mani di Avicennaj mani degli Dante, non potevan mancare d'Averroè, andando per di lui: le ripetute citazioni d'Algazali, studiosi al di cadere ne fanno fede Dante // pensiero orientale in nei suoi scritti. musulmane si Una conoscenza 123 esatta delle dottrine riconosce particolarmente nel giudizio egli ne dà. Mentre la maggior parte dei suoi contemporanei riteneva per pagani i seguaci del Corano, e Maometto per un idolo^ Dante considera l'Islamismo come una setta ariana, e Maometto come il capo del più grande scisma che abbia desolato la Chiesa, castigato a sua volta dalla divisione separatista dei suoi adepti sotto le bandiere nemiche di che Moavia e Or di Ali. questi medesimi fantasticherie del Sufismo per due lati ultimi Saracini, sincretismo alessandrino, iniziati d'altra persiano, eredi del parte alle toccavano così saggezza indiana, che sembra all'antica aver diffuso emanazioni feconde sulla Persia e sulr Egitto. Essa saggezza dommi fondamentali si ritrovava altresì con nella i suoi religione di Budda, che^ dopo scacciata dalla penisola indostana lotte sangui- Asia settentrionale e trascinato sotto le proprie leggi le orde mongole sparse per l'Aitai e il Caucaso. Questi popoli si scossero: spaventevoli irruzioni verso la metà del XIII secolo desolarono le contrade slave e germaniche. Più tardi la politica saggia della Santa Sede li arrestò: pacinose, aveva invaso fici rapporti si l' stabiUrono fra nipoti di Gengiscan. presentarono mandarono nella Roma: a cattolicità, ai nuovi portar loro la fede anch'essa le i principi cristani e Ambasciatori del Buddismo capitale in alleati, con ed cambio al i si convegno della Roma e la Francia missionari incaricati di la .pace. L'industria ebbe sue missioni avventurose. Le vie trac- da Pian de' Carpini e Rubruquis, furono seguite da mercanti veneziani; numerose relazioni di viaggi. ciate I^ pensiero orientale in 124 scritte o verbali, si Dante sparsero per l'Occidente; e in quell'età, preoccupata più che la nostra, dagli ressi della* vita futura, le opinioni inte- teologiche dei Mongoli non dovettero restare ignote ai dotti europei. Dante sopratutto, avido di sapere, sempre in cerca di tradizioni e di dottrine che potessero trovar luogo neir insieme poetica, egli che della del resto sua vasta composizione aveva dovuto incontrar più d'una volta alla corte dei principi italiani tati tartari, i non aveva certo omesso d'informarsi loro credenze. EgU anzi li depudelle ricorda e cita a testimo- nianza delle proprie asserzioni. Un duplice commercio metteva dunque, a sua insaputa, in lontana relazione con i sacerdoti e filosofi delle rive del Gange. E se rammentiamo che la loro scienza, sì vantata nello l'antichità, era stata consultata più volte dai saggi della Grecia, e che essa aveva lasciato traccie persino negli scritti di alcuni Padri della Chiesa, si dovrà forse scorgere qui un terzo punto o mezzo di comunicazione, per quanto tra Dante e il remoto e starei per dire capillare, pensiero orientale. Queste conclusioni di F. Ozanam, in apparenza il suo tempo ma pur ponderate e prudenti, si potrebbero agevolmente diluire, commentare, precisare (ciò che in parte abbiamo già fatto) con erudizione oggi facile; ma nulla potrebbe aggiungervisi di sicuro e provato, o anche solo di probabile o veroardite per simile, intorno alle così dette D. C. strasi La " fonti orientali „ della quale espressione, presa alla lettera, dimo- ancor oggi superficiale, insignificante e vuota Dante // pensiero orientale in d'ogni con libretto, noi ci a darle l'ultimo crollo. approfondisce si critico: aver contribuito, modestissimamente, di presente il Più si contenuto filologico e serio lusinghiamo 125 moltiplica e si lo studio della D. C, più allarga intorno ad essa l'indagine filosofica e storica: e più essa ci ginale fra ogni altra opera di appare unica, umano ori- intelletto nella sua unità organica, e nella sua profonda sincerità e complessità poetica. Anche dopo le larghe esploraogni direzione attraverso tutte zioni, fatte in e le letterature, sulla genesi del sacro le età poema; esso resta opera e gloria di Dante, sebbene in verità ap- partenga a " dieci secoli cristiani (come fu detto; e „ potremmo aggiungere, nel senso e nella misura su spiegata " a tutto il medio evo, anche non crinoi : stiano „), cui fu di la più nobile e la più intensa voce ritmica rappresentatrice. Si potrebbe forse dire osservava il Carlyle che non la vastjtà ma r intensità, con tutto ciò che ne deriva, fosse la carat- — — teristica principale del dezza s'è, ogni in genio di Dante. senso, energia e profondità. "Egli è grande non perchè sia vasto La concentrata come ma com'esso, sua granin fervida l'universo, perchè come l'universo è profondo,,. Quanto alla sua estensione di cultura o ampiezza di sguardo, tutto c'induce a conosce ben^ e acutamente quanto è a lui vicino; ma in un tempo come quello, senza libri stampati, né libero scambio di comunicazioni, Dante non poteva conoscere bene quanto era lontano ritenere ch'egli da lui. dirlo " La meglio piccola luce dello stesso per quant'è da presso, bile chiaro-scuro, si chiara — Carlyle non sapremmo — potentissima frange in singolare e mo- battendo su ciò eh' è lontano,,. 126 // pensiero orientale in Dante Tale conclusione possiamo a buon diritto ripetere, anche per ciò che si riferisce ai rapporti fra l'Alighieri e l'Oriente, che qui abbiamo cercato d'indicare sommariamente, chiarire e precisare. Sono per la maggior parte e specialmente nel campo del pensiero letterario, poetico ed artistico, e tanto più — con l'Oriente musulmano relazione in indiretti, diffusi, di — rapporti radiazione o interferenza perife- rica anziché d'intercomunicazione centrale, per incon- sapevole assorbimento d' ambiente contiguo e saturo non per deliberata orientazione o di elementi simili, specifica derivazione. Se volessimo condensare impressione definitiva che sta nostra umile rassegna stiche il ci intorno pensiero una simihtudine la mente que- in lascia nella d' esplorazioni orientali- D. C, potremmo rappresentarci Dante come una montagna eccelsa alla di cima agile e diritta verso il cielo si scopre un'ampia distesa di terra e di mare, per gran tratto contiguo in ogni direzione ma via via che lo sguardo si allontana e si protende verso 1' estremo orizzonte, dove l' aria si afFosca per dense nebbie e nuvole circumvaganti, ogni chiarezza e precisione di contorno vien ftieno. I vapori si addensano in dalla cui ; particolare verso 1' oriente e lo chiudono in rio quasi completo, traine in un punto (la un vela- Palestina o Terra santa), dove un raggio di sole si fa strada, disvelando ed illuminando le bibliche contrade che, per illusione ottica, sembra si stacchino dal continente mediterraneo ed europeo, dominato dalla dantesca vetta superba. Alla quale, per la sua altitudine stessa, giungono di asiatico per accostarsi all' Occidente tanto in tanto dal resto di quel misterioso continente, // pensiero orientale in Dante 127 non tanto lontano quanto recinto di nebbie isogiungono portate dai venti, dai riflessi di luce latrici, diffusi nell'aria, dai rari pellegrini che ne tornano, voci vaghe, echi, bagliori, confuse notizie del presente, memorie rare incerte solitario che s'erge Al genio o monte del passato. quasi nell'estremo occidente, talvolta arrivano, in particolare dalle più vicine terre musulmane del Mediterraneo, viaggiatori che ripor- tano nella loro favella latina nozioni di di geografìa, cosmografìa, di astronomia colà apprese; o anche pervengono altre parole distinte, nomi esotici di cose o di persone, articolati e latinizzati, particolarmente questi ultimi, da interposta pronunzia iberica [Aven Rósced, Aven Sina) dell'aprica : montagna gli echi italica li multipli e raccolgono e tono fedelmente con moltephci risonanze. sonori li Ma ripe- nulla più. L'Aquila abitatrice della vetta eccelsa più facilmente può spiccare il volo eti ergersi librata nel- l'azzurro sulle lunghe rubeste ali incontro al sole, anziché, radendo le circostanti assai più basse cime, calare e perdersi nella nebbia .... che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. NOTE BIBLIOGRAFICHE Alla Prefazione: (i) I principali concetti e scritti argomenti Occidente durante" il del letterari, Pizzi intorno alla migrazione di influssi medio evo, sono i e soggetti seguenti; perchè indirettamente contribuiscono a dar luce desta trattazione, li orientali in indichiamo alla nostra mo- particolarmente alla sua parte generale: — Le somiglianze e le relazioni tra la poesia persiana e nostra nel Medio Evo, nelle Memorie della R. A ce. di Scienze di Torino, 1892, voi. ili, riprodotta poi, quale capitolo nono, nella Storia della poesia persiana, Torino, 1894. la — in L' origine persiana del romanzo di Tristano e Isotta, Riv. d'Italia, gennaio 1911, a proposito della memoria di Zenker, Die Tristansage und das persische Epos von Wìs und Ràmin, in Ròm. Forsch., xxix, 1910. R. Al Capitolo (2) a) Le I: linee generali dell'alterno contrasto e vicendevole due mondi, europeo ed asiatico, cristiano musulmano, sono illustrate sinteticamente da L. Caetani, La funzione dell' Isiàm neW evoluzione della civiltà, in Scibntia, voi. XI, anno 6», n». xxiii, 3 (1912); e più recentemente da C. W. C. Oman, East and West (in Transact. of the R. HisTORiCAL Society, London, 4, iii. 1920, 1-24), in particolare per il periodo delle Crociate, considerate e rappresentate non azione e reazione fra i e Dante e l'Oriente o Note bibliografiche 130 più come fenomeno unico ed irrazionale irrompere di cieco fanatismo (quale riguardaronle i cosi detti storici della teoria filo- ma come uno cosmopolita), sofica dei piiì agitati e pittoreschi perenne lotta fra Oriente ed Occidente (" of the unending struggle between East and West „). b) Sui rapporti economici, politici, culturali fra l'Oriente e episodi della l'Occidente nell'età antica e medievale, danno attendibili informazioni, generali e particolari, tetico e divulgativo seguenti i scritti di carattere sin- : R e n a u d Relations poUtiques et commerciales de V Empire romain avec V Asie orientale (V Hyrcanie, V Inde, la Baclriane et la Chine) pendant les cinq premiers siècles de V è. chr., d'ai près les , temoignages chinois. L. Paris, laiins, grecs, arabes, persans, indiens et 1863; Bouvat, Essai sur les rapports de la Perse avec V Euau commencement du XIX s., in Revue rope, de Vantiquité du Monde Musulman, xxxvi (1919), 58-105, in contin. W. Heyd, Histoire du commerce du Levant au moyen; àge. Ed. fran9aise refondue et considérabl. augmentée par l'auteur, pubi, par Furcy Reinaud. Leipzig, 1885-86. Schaube, Storia del commercio dei popoli latini del Mediterraneo [dal sec. x] sino alla fine delle Crociate. Trad. it, A. del prof. P. Bonfante. Torino, 1910 (Bibl. dell'Economista, I risultati di questi due ultimi sunti e messi in luce dall' orientalista M . J. De Goeje, nationaal Handelsverkeer in de middeleeuwen, in Meded. K. Akad. Inter- Arabes (Paris, 1913), n, 14-128 cap. 22» commerciales avec les 4. ix Huart nella Sua Histoire des e più recentemente dall' en Versi, Wetensch., Amsterdam, Afd. Letterk., (1908); et 5, xi). lavori fondamentali sono rias- " Relations diplomatiques Puissances d' Occident „ con ricca Bi- bliografia. e) Tra le grandi collezioni d'itinerari e viaggi in Palestina nell'età di mezzo, indichiamo quella della Société de l'Orient Latin i-v, : Publications de la S. d. V O. L. — Sèrie Geographique, Paris 1877-87, e l'altre della Palestine Pilgrims Text Society Londra, e della Pravoslavnoje Palestinskoje Obscestvo di Pietroburgo. Innumerevoli sono le Rihlah o Itinerari, relazioni di e racconti di viaggi o in parte fatti dai cristiani, soggetti musulmani attraverso paesi all' Islam : tra quelli l'Amari nella sua Biblioteca Arabo-Sicuta (vers. in tutto utilizzati ital., dal- Torino- Note bibliografiche 131 Roma, 1880-81) e nella Storia dei Musulmani di Sicilia, menzioniamo Ibn Giobeir, Viaggio in Spagna, Sicilia, Siria e Palestina, Mesopotamia, Arabia, Egitto compiuto nel sec. Xii. Prima trad., fatta, sull' origli naie arabo da Gel. Schiaparelli, Roma, 1906. d) Quanto alla storia delle Missioni cristiane fra i seguaci dell'Isiàm nelPetà anteriore a Dante, specialmente per opera dei Domenicani e dei Francescani, rimandiamo ai noti Anhales dei due grandi Ordini (quelli dell' Éc hard e gli altri del WaddingSbaralea), menzionando in particolare la preziosa pubblicazione del P. Golubovich, L'Oriente Francescano {Q\x9.\9.cc\)\, primi d'una serie che sarà nu1906-1913-1919, 4»: tre volumi, merosa). Sulle missioni contemporanee v. La conquéte du monde musulman, in Revue du monde musulman. Sulla storia della i diffusione dell' Isiàm mondo nel cristiano medievale, è ancora da consultare il dotto lavoro di T. W. Arnold, The Preaching of Islam,. A history of the propagation 0/ the Muslim Faith. Westminster, 1913'. e) religioso, Fra le epico, leggende sparse per i due mondi, di carattere di portata fantastica e etnologico, geografico, morale, comuni a genti semitiche, ariane, turaniche, alimentate e svolte da varie giudaismo, dal crileggende visionistiche religioni, in particolare dal stianesimo e dal maomettismo, sono, oltre o di peregrinazione per i le regni d'oltretomba, quella dei Sette dormienti, quella di Alessandro, quella di Intorno alla prima, oltre le Gog e Magog. note e vecchie ricerche del Koch abbiamo il recente studio comparativo di M. Huber, Die Wanderlegende von den Siebenschlàfer Leipzig, Harrassowitz, 1910, particol. a pp. 371-376: " Orient u. Okzident in den e del Guidi, . ersten christlichen Jahrhunderten Sull'ultimo dei tre cicli „. leggendari su indicati, vedali A. Graf, La leggenda di Gog e Magog, Append. al voi. II, 506-563 dell' opera Roma nella memoria e nelle immaginazioni del Medio Evo, Torino, 1883. In fatto di elementi precipuamente letterari, G, Paris illustra Les contes orientaaux dans du moyen la littérature fran^aise aumoyen dge {La poesie D'Ancona Le fonti del Novellino, studia - dge, Paris 1903*) in Romania II ; e A. e III, poi in Studi di critica e storia letteraria (Bologna, Zanichelli, 1880; 1912»). Note bibliografiche 132 Dimna o Discorsi degli animali, basterà, pel nostro scopo, indicare il Sul ciclo novellistico od apologhi del Calila e piccolo saggio del De Gubernatis in fondo al Manuale (Hoe- Storia della letteratura indiana. pli) di (3) italiano Abbiamo su questo argomento un pregiato recente lavoro (Giorgio La Vx^nz., Le rappresentazioni sacre nella letteratura bizantina dalle origini al secolo al teatro sacro d' Occidente. IX con rapporti Grottaferrata, 1912), che è molto che completa per i neàsi greco-orientali fondamentali ricerche di A. D'Ancona. istruttivo e (4) e r Nel cap. V. della sua monografia " les grecs en Calabre et la colonisation religieuse byzantine ditori moines il Gay, tra noi di usanze liturgiche e leggende tradizionali del- Oriente. Al Capitolo e „, 1904) illustra l'attività culturale dei basiliani quali diffon- (Paris, l' dotte e meridionale sull' Italia Impero Bizantino, capitolo dedicato appunto a le II: (5) Anche dopo il lavoro di V. Cian su Vivaldo Belcalzer V enciclopedismo italiano delle origini (1902), che trascura del tutto ogni menzione dell'enciclopedismo orientale. Su que- anche nei suoi rapporti con 1' Occidente, discorre con molta dottrina ed acume I. Pizzi, nel già menzionato cap. ix della sua Storia della poesia persiana (1894). sto, (6) nelle Su queste letterature idee, raffigurazioni orientali antiche, ed espressioni onfaliche particolarmente semitiche, abbiamo recenti studi molto eruditi di W. H. Ròscher, Der Omphalosgedanke bei verschied. Volker, besond. den semitischen (Berichte Sachs. Gesellsch. II), d. Wiss., phil-hist. Kl., a compimento dei suoi Omphalos e LXX, 1918 Neue Omphalosstudien The ideas of Earth (Verh, Akad. Wetensch. Amsterdam, Afd. Letterk., N. R., XVII, i, 1916), che esamina l'origine della precipua concezione di Gerusalemme (1913-1915); e particolarmente di A. J. Wen.sinck, the western Semites concerning the Navel of the quale ombelico della terra, e della sua comunicazione topografica con l'Inferno e il Paradiso, nelle tradizioni ebraiche, mudiche, siriache, arabiche, abissine, ecc.. tal- Note bibliografiche (7) ciso Per della farsi un'idea adeguata dei 133 limiti e del contenuto pre- geografia dantesca, tanto nella particolare somma e specificazione dei luoghi o toponomastica, quanto nelle nozioni di geografia generale e fisica, gioverà dare un'occhiata al vec- compendio tedesco Eine Geographie aus den dreizehnten Jahrhundert, herausg. v. J. V. Zingerle, in Sitz. Wien. Akad. d. phil. hist. CI., L (1885), 371-448, o scorrere Wiss due opuscoli di Vitt. Bellio, Le cognizioni geografiche di Giovanni Villani, Roma, Soc. Geogr. ital., 1903, 1906, con le due tavole o chio ; i , mappamondi nelle sue ivi tracciati. fonti, — La cosmografia dantesca è illustrata specialmente orientali, dal Santarem, Essai sur r histoire de la Cosmographice et de la Cartographie aa M'A. Paris, 1848-52, i, 97 107; e dal Moore Studies in Dante. Quali fossero le tempo principali nozioni cosmografiche al musulmani, si può ^vedere per gli uni in Ristoro d'Arezzo, La composizione del mondo. Testo italiano del 1282, pubblicato da E. Narducci. Roma 1859 (sui riscontri fra Ristoro e Dante, cfr. quanti ne ha rilevati il Torraca nel suo Commento alla D. C, dopo lo studio iniziale di L. Cuccurullo, La Comp. del mondo di R. d'A. e la D. C. Torre Annunziata, 1900); e per gli altri nell'opera, contemporanea alla precedente, di Sciams addinxad - Dimaschi (1256- 1327): Manuel de la cosmographie du Moyen Age, traduit de l'arabe et accompagné d'éclarcissements, par A. F. Mehren. Copenhague, 1874, oltre alla ben nota Introdtiction generale à la geographie des Orientaux par M. Reinaud, Paris, 1848, che è il primo volume della Geographie d' Aboulféda traduite de l'arabe en fran^ais. di Dante, tra i cristiani e tra i — Al Capitolo (8) ' Lo III: studio più comprensivo sui rapporti fra Dante e rittori classici (inchiudendo tra questi in senso lato anche i gli primi anche per quel che si riferisce del Moore Scripture and classical Au/hors in Dante, nel primo volume (Oxford, 1896) dei suoi Studies in Dante, al quale rimandiamo perciò chi desideri averne particolare notizia, per le classiche non meno che Padri, Girolamo, Agostino, ecc.) alla per storia orientale, le fonti bibliche. resta quello No^^ bibliografiche 134 Chi oggi voglia leggere, brevemente e fedelmente espo- (9) musulmani d'Oriente al tempo di Dante, può consultare la biografia, scritta dal Reinaud, del principe e storico musulmano Abulfeda, contemporaneo dell'Alighieri sta, la storia degli stati (1273-1331) e preposta alla su citata Introduction. Un quadro ampio (io) XIV XIII e si e vivace di questa Turcs et fra Mon- fra trova nel bel libro stoire de l'Asie. lotta Mongoli e Turchi, nei secoli del Cahun, Introduction à l' hi- Turchi e Arabi, goli e Arabi, fra Mongoles des origines à 1405. Paris, 1896. Al Capitolo IV: Intorno (il) al cosi detto Averroismo o Avicennismo di Dante, o piuttosto agli elementi arabo-neoplatonici nel pensiero d antesco, ha più volte trattato B a) Sigieri di . Nard i filosofico : Brabante nella Divina Commedia, e le fonti in Riv. di filos. neoscolastica, della filosofia di Dante, 1911-12 ; Intorno al tomismo di Dante b) e alla quistione di Sigieri, Dantesco, XX, 5", 1914 Dante e Pietro d' Abano, in Nuovo Giorn. Dantesco, in GiORN. e) IV, 1920, ; 1-15. due primi di questi studi sono stati largamente discussi nel Boll, della Società Dantesca Italiana, dove nel voi. del 1919 il Parodi, a proposito del De Monarchia tocca a lungo dei concetti di Dante di probabile derivazione o riflesso I averroistico. Sull'episodio di Sigieri nel lo studio di Brabant, XXV, Revue de philosophie, XXIV et (1914), Siger de 553-575, 25-52. (12) sodio in Paradiso, apporta luce M. Chossat, Saint Thomas d'Aguin Conosco tre soli saggi critici ed estetici su questo epi- : V. Crescini, // canto XXVIII dell' Inferno in Lectura Dantis, Firenze, Sansoni s. d. N. Zingarelli, Ber tram de Born e la sua bolgia, in Riv. d'Italia, 1908, II, 689-714; V. Rossi^ Maometto, Pier da Medicina e compagni nell' Inferno dantesco, in Nuova Antologia,, sett. 1918, 20-31 , ; ; Note bibliografiche e tutti e tre gli espositori 135 moderni sono concordi nell' escludere ogni benevolenza, o anche un semplice indizio di essa, verso il fondatore deli' Islamismo nell'animo di Dante. Crescini, Il ironica, se il " non dopo aver rilevato la coincidenza fosse fortuita Corano (XCIV, petto col passo del Non t'abbiam di questo „ noi aperto i) " che sarebbe Maometto che ove Dio dice s' apre al profeta: petto? (sul quale episodio della il M. vedi le osservazioni e raffronti raccolti da T. Andrae, Die Persoti Muhammeds in Lehre u. Glauben seiner Gemeinde, Stockholm 1917, pp. 52-54), nota finamente intorno alla similitudine grottesca e nauseabonda con due tercui M. viene introdotto: "Immagine e immaginato, mini comparativi, s'intrecciano, s'aggrovigliano e confondono biografia tradizionale di i insieme sinteticamente... gevole il dannato cui : si volgarissimo paragone, quant' è spreapplica, con tutti quali provocano, cosi sono sconciati, su tutto alita Lo il i compagni suoi, i un'ironia miseranda che canto,,. Zingarelli rileva anche nel gran malvagio che ha del lui una certa grossezza e tardità pesante e del goffo, e che Dante " siccome stava nella tradizione e nella coscienza comune, ben lungi dal giudicarlo obbiettivamente, nella sua importanza storica ed etnica... Il taglio del volto di Ali dal mento in su è troppo preciso per non lasciarci subito pensare all'intenche esso, compiendo il taglio che traversa il zione simbolica corpo di M., significa il compimento dello scisma „. Secondo il Rossi, il M. dantesco è "un infelice che avrebbe qualche velleità di essere Capaneo e non riesce nemmeno ad rappresenta ; Vanni Pucci... Il ciclo della sua figurazione si chiude com'era cominciato (la similitudine della veggia ah! quel corpaccio sbudellato, in piedi, su una gamba sola, e partirsi movendo un passo lesto strisciato, come un ballerino I), con un essere : tocco che rileva tutto il grottesco morale e materiale del perso- naggio,... la goffaggine della sua ostentata iattanza Sembrami che vedere tesi piii di il „. Rossi, caricando troppo le tinte, finisca per quel che Dante ha voluto rappresentarci è una " simpatia „ sostenuta : soggettiva diametralmente opposta alla dall'Asin, forse raca, il non meno quale, assai più arbitraria. Cfr. il Maometto, nota nei suoi primi atti e parole compassione, rilievo il Commento temperato nell'analisi dato ài il del Tor- psicologica di desiderio di destar suo nome, pronunciandolo per Note bibliografiche 136 ultimo, l'affetto con cui fra tutti il i compagni della bolgia, addita piangendo col viso spac- solo AH, che va dinanzi a lui e va — Perchè cato. fido Ali precede, anziché seguire, il il falso pro- non potendo altrimenti alleviar la sua tristezza con lamenti e sospiri, impeditigli o resi malagevoli dall'orribile spacco nel viso? feta e perchè piange? Forse per isfogare la sua pena, ; {i^) XV, et doine Recherches sur V iconographie de V Èvangile aux XIV, XVI siècles, d'après les monuments de Misira, de la Macedu Mont Athos. Paris (1916, 8: pp. lxiv, 809: Bibl. Rome, fase. 109; con ricchissima bibliografia). et Éc. d'Ath. et de (14) S. Fleury, Islatnische Ornamente in einem grie- chischen Psaeter von ca. jogo Cr., in Der Islam, vi (1917), 155-170. Al Capitolo V: (15) trattare la L'opera il di M Asina cui ci . nostro argomento, è Divina Commedia. Madrid, La 1919. dantesche nel presente libretto sono ford, 1904». — siamo sì spesso Escatologia — riferiti nel musulmana en Le citazioni delle opere fatte sull'edizione di Ox- SOMMARIO E INDICE Prefazione intendimento e dedica dello : scritto, p. vii-xi, Oriente ed Occidente al tempo di Dante z i due mondi circummediterranei possono distinguersi, non separarsi, Cap. p. 1-3. - I. — Processo di azione a reazione che li unisce sin dalla più antica età, nel periodo romano-ellenistico, nel primitivo pe- riodo cristiano, p. 3-5. — L' Islam nella sua funzione storica anti- ma anche unificatrice e educatrice generale poco studiato, p. 5-9. L' Islam e europea, di razze — mondo musulmano vano; e interessi p. 9-13. e la Cristianità: pratici, politici, dommi in il che uniche separavano, religiosi territoriali, — Mutui contatti e rapporti: umane, Cristianesimo, il commerciali, di proselitismo, nel Mediterraneo orientale, in Sicilia, in Spagna, nei secoli X-XII, — — Contrasto di coscienze etniche e culturali, p. 20-23. Babelica miscela di razze e di credenze nell'Asia musulmana, e p. 13-20. suoi probabili riflessi nelle eresie Bisanzio, p. 23-26. popolari d'Occidente attraverso — Le rappresentazioni sacre greco-bizantine, pe- culiare veicolo di concezioni e raffigurazioni orientali della vita d'oltretomba, p. 26-28. Cap. II. - L' Oriente geografico di Dante: Fonti delle conoscenze geografiche di D., in particolare per l'Oriente, e preci- puamente provenienza orientale, di medievale: il Paradiso Terrestre p. 29-33. e castigo e della purgazione, p. 33-36. P Tì^-TÌ^- — il — — Geografia Mondo mitica sotterraneo La cosmografia del di D., Elenco sistematico delle cognizioni dantesche, topo- grafiche e toponomastiche, relative all'Oriente, p. 38-41. Cap. III. - La storia orientale di Dante: Fonti classiche e bibliche; loro portata, p. 43-47. — Ignoranza di Dante e dei suoi Sommario 138 contemporanei intorno Indice e dopo alla storia orientale l'età giustinia- nea: l'origine dell'Islamismo era per essi avvolta fra tenebre e leggende, — Se p. 47-49. di dantesco di Mao- l'analisi dell'episodio metto, dal lato storico e plastico, possa rivelare D. traccie d'erudizione islamica, come sostiene Le Crociate, come e loro i e perchè, p. 53-58. storia dei Saraceni Cap. IV. nella - // — Che cosa D. seppe o potè dopo il cultura nella Asin, p. 49-53. — Divina Commedia nella riflessi : sapere della mille, p. 58-59. pensiero orientale di Dante: linguistica di D. entrassero cultura p. 61-67. La scarsi l' l' Se e quanto ebraico e l' arabo, — La letteratura biblica nel pensiero dantesco, p. 67-68. — medioevo letteratura araba: scienza e filosofia araba nel tino occidentale, p. 69-7^. — la- Ricerche degli orientalisti moderni — La C, p. 73-78. Memoria di M. Asin intorno alla escatologia musulmana nel Poema Sacro: il Miiràg o Ascensione di Maometto, p. 78-80. intorno alle pretese fonti orientali della D. — Rappresentazione e ripartizione del mondo letteratura escatologica islamica, p. 8i-86. i regni della pena, dell'espiazione — Abbozzo o riflesso della D. p. 86-94. — Ria.ssunto eclettico e musulmana, o peregrinazione d'Abdalla sintetico della Visione attraverso oltretomba nella d' C. ?, e della p. 94-98. gloria, — Ibn Arabi e Dante: impossibilità logica e storica di alcun rapporto fra loro o fra il loro pensiero, p. 98-102. — Esame psicologico del Mao- — — metto dantesco, p. 102 108. D. e l'eresie occidentali, p. 108-109. Come si possano spiegare le coincidenze e rispondenze, accumulate dall' Asin, p. 110-113. Se e come la storia dell'arte me- — dievale, chiarir di il spiccata influenza bizantina, problema iconografico della D. simo orientale, Cap. V. - le possa C. : contribuire D. e il a Cristiane- miniature orientali, p. 114- 120. Conclusione', quanta e quale conoscenza si può attribuire a D. del vecchio Oriente, e in particolare dell' Oriente musulmano, Note p. 121-127. bibliografiche, p. 129-136. Finito di stampare il dì XX Agosto MCMXXI nella Tipografia di A. in Bologna Cacciari BINOING LIST JUL 1 1934 University of Toronto Library h| o» bo t-^ H >-» a DO NOT REMOVE THE CARD FROM 1 THIS Ci Ci CV2 O fcO (d: Pii cai di •H nH POCKET d I a> « co n o 3 Acme Library Card Pocket -t: LOWE-MARTIN CO. Limited