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Dante e l`oriente

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Dante e l`oriente
mm
l'ili
iiii
m
•^^^
m
Miniatura del Ms. Pers. Caetani-Linceo 82 (Laylah
di
Nizami:
fol. 4 v),
wa-Magnùn,
rappresentante V Isrd o viaggio notturno
metto sul Buraq, cavallo alato dal volto femmineo:
cfr.
di
Mao-
pag. 78 e segg.
G.
DANTE
GABRIELI
E L'ORIENTE
Ficcando gli occhi verso
l'oriente
...
Pur?. Vili, 11.
BOLOGNA
NICOLA ZANICHELLI
EDITORE
L'
EDITORE ADEMPIUTI
ESERCITERÀ
I
I
DIRITTI SANCITI
DOVERI
DALLE LEGGI
ALLA CARA E VENERATA MEMORIA
DI
ITALO PIZZI
(30 NOV. 1849
-
9
Die. 1920)
PREFAZIONE
Questo
e tanto
ma
non pretende
libretto
meno
di
di provare, nulla di
dire,
nuovo,
solo di raccogliere e ordinare alcuni
elementi storici e letterari già noti, sebbene
sparsi
qua
e
certe osservazioni, indu-
là,
zioni o constatazioni
insieme disposte,
utili
illustrate
ad aversi
o
tutte
accennate,
intorno ad un argomento che di recente
ha interessato, fors' anche appassionato, gli
studiosi di Dante e il pubblico colto, al
quale particolarmente il mio scritto s'indirizza: la questione cioè dei probabili o
possibiH rapporti letterari, o nessi genetici,
fra
la
Divina Commedia e
orientali,
letterature
affermati e sostenuti da alcuni,
negati ed esclusi da
di
le
Per mettere
giudicare da
il
altri.
grado
andare
lettore italiano in
sé,
senza lasciarsi
Prefazione
vili
a
facili
consensi o ad arbitrarie negazioni,
mi è parso opportuno ed acconcio d'in-
come
formarlo,
dice,
si
della questione,
studiando, dopo una preliminare rassegna
storica delle molteplici sicure relazioni fra
Oriente e Occidente sino all'età di Dante,
quanto questi seppe effettivamente, o potè
sapere, della geografia, della storia e del
pensiero
(sia letterario sia artistico)
orien-
tali.
La esposizione piana e sommaria, necessariamente breve e spoglia
di quella mostra
documentazione o erudizione, che per
fortuna comincia a non piacere più nemmeno
di
agli eruditi (la
poca
e più necessaria biblio-
grafia
è
relegata in fondo al volumetto),
forse
non
riescirà inutile e sgradita agli stu-
diosi e
ammiratori
di
Dante (non dovremmo
esserlo tutti oggi, specialmente in Italia?),
a quanti, senza diventare idolatri, hanno
avuto e conservato fede salda nella originalità
e
sovranità
del
nostro primo
e
maggior Poeta nazionale.
Il
presente libretto potrebbe anche con-
smontar V avversione preconcetta
pur illustri e benemeriti, dantisti
tribuire a
di certi,
I
Prefazione
ix
a ricerche di simil genere, da essi consi-
come
derate a priori
vuote
e
divagazioni
presentuosa.
stiano
gente
di
'^
riconoscere
delF intimazione,
r ingiustizia
o
orientaHsti
gli
loro posto '\ vorrà
al
oziosa
Spero che chi ha detto e
questo proposito
scritto a
invasioni
arbitrarie
e
il
danno
che deriverebbe a molti studi da questo
o simile giudizio sommario
buon
Si dovrebbe invece far
plicista.
parmi, ed
purché
di
troppo sem-
esser
a
grati
simili
viso,
tentativi,
con serietà di preparazione e
metodo, anche se dimostrinsi alla prova
fatti
fallaci nelle loro
conclusioni; incoraggiare
anzi ed invitare gli orientalisti a rivolger
attenzione alle cose nostre,
la loro
occidentalisti
gli
accolti
al
i
benvenuti e bene
quando indirizzano
mondo
tare
sono
e
campo
orientale.
assicurare,
di
le loro
Solo così
in
si
ricerche
può affretmodesto
ogni più
comparativo,
studio
come
storico
o
letterario, la ricostruzione della verità; la
quale in
siffatti
argomenti è quasi sempre
multilatere e complessa, spesso complicata,
ne conosce differenze
ma
si
concede e
si
di punti
cardinali,
rivela allo sforzo con-
Prefazione
X
di quanti la
corde
cercano con rispettosa
volontà
movendo
talvolta
anche dalle più lontane. Comunnemmeno il più modesto stu-
dalle più diverse parti,
que, oggi
dioso
letterature^
di
vorrebbe
ripetere
romanze potrebbe o
che,
ciò
alcuni
anni
or sono, sentenziava un altro pur chiaro
e operosissimo nostro professore universitario
^^
:
Noi
non
romanisti
pensiamo
da parte, agli
orientalisti sognatori, perchè per i nostri
studi esso non importa nulla '•.
air Oriente;
lo
lasciamo
Parole e propositi cattedratici, che rivelano
a non dir altro
-
molto...
-
una psicologia
elementare ed oggi, speriamo, del
quantunque essa abbia per
più di quaranta anni tenacemente e spesso
acremente avversato ogni tentativo (i) che
tutto superata,
in
senso
contrario
(^ioè
per
arguire
e
dimostrare influenze letterarie deir Oriente
suir Occidente) facesse tra noi, con
nità e dottrina soda,
iranista,
il
meno
venuto
sere-
nostro più insigne
alla
vita
or sono
appena alcuni mesi, e sembra che quasi
nessuno se ne sia accorto nemmeno tra i
nostri
letterati
e
filologi
di
professione.
Prefazione
Mi
sia
permesso
xi
d' inscrivere
su queste
umili pagine, per atto d'accorato e reve-
omaggio,
rente
nome onorato
il
del prof. Italo Pizzi
!
e caro
Orientalista ed umani-
lavoratore molteplice indefesso, maestro
sta,
solerte
affettuoso,
uomo
integro candido
generoso, spirito limpido temperato mode-
ahimè e troppo inadeguatamente, io pago alla sua memoria,
in questa pubblica per quanto umile forma,
il
mio debito di sincera ammirazione, di
sto
:
troppo
tardi,
devota riconoscenza.
Roma, maggio
1^21.
!
ORIENTE ED OCCIDENTE AL TEMPO
DI
DANTE
Che " Oriente ed Occidente non siano più da
separare " (nicht mehr zu trennen) secondo il motto
del Goethe, nessuno dubiterà più, per verun rapporto,
oggi che alla lunga
immane
tragedia,
dapprima guer-
resca poi economica e sociale, della vecchia Europa,
tanta parte ha preso o sta per prendere l'Asia anti-
chissima con
le
ancora entro
gli
sue rinnovate
stirpi,
rimaste chiuse
originari confini geografici, o dilagate
da secoli per tutta l'Africa del nord, o infiltratesi ed
abbarbicate con indomita tenacia nelle contrade sudorientali della stessa Europa. Puf attraverso gli spasimi cruenti e le procellose convulsioni dell'orgoglio,
dell'
egoismo, del cieco nazionalismo od imperialismo,
della folle anarchia; nonostante l'ignoranza, l'ingor-
digia e l'odio, che inevitabilmente separano, isolano,
contrappongono l'uno all'altro i singoli al pari che
le nazioni: malgrado tutto ciò, l'umanità nel suo
complesso sembra oggi più che mai vicina per immancabile reazione a riconoscere, a ristabilire nel debito
Dante
e l'Oriente
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
2
culto la sua unità originale, la fraternità spirituale
del genere
umano, quale hanno
ogni clima proclamata
ha
a
i
in ogni età e sotto
savi più veggenti, e
il
Cristo
suo sangue suggellata e garantita in eterno
gli uomini di buona volontà.
col
tutti
L'orientazione storica e critica del pensiero moderno, nel ricostruire la scienza e la letteratura, la
filosofìa e l'arte, la religione e la vita delle
zioni passate, tende ora più che
bile
curiosità a rintracciare
relazioni,
tra
genera-
mai con inappaga-
nessi innumerevoli, le
i
reciproci fra popolo e popolo,
gì' influssi
paese e paese, anche tra
più lontani di
i
tempo
e di spazio, ritraendone con intima soddisfazione
convincimento che pur nella vita dello
in quella della natura,
cabiU;
ma
da per
tutto
non
sono
iati
invar-
meno
vi
salti
comunica
circola e si
umano, a traverso
contrasti, reazioni,
crisi
più o
meno
ne
il
come
per mille tramiti, più o
palesi e profondi,
o
spirito,
violente,
il
pensiero
conflagrazioni
conservandosi uno e
rinnovandosi senza esaurirsi o perir mai, come
materia cosmica, l'energia e
il
moto
nel
mondo
la
e
neir universo.
La
ma
possibilità, anzi la necessità,
non solo
letteraria
d'una storia umana
generale o, come dicesi, universale, è ormai acquisita alla nostra coscienza moderna, onde oggi s'afferma per tutto l'opportunità dei vari tentativi ed
abbozzi miranti a questa sintesi storica; di cui un
primo passo ben promettente è quello già fatto per
l'Europa, ad illustrare l'etnografia, la linguistica, la
storia politica civile economica, l'arte, il diritto, la
anche logica e
letteratura
tutta
dei
filosofica,
popoli
antica medievale e moderna.
mediterranei
nell' età
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
Non
libretto,
mente
sarà estraneo
se
all'argomento del presente
fermeremo a riassumere brevissima-
ci
circolo o linea unitaria di questo
il
3
storico, a cui la
mente
dell' Alighieri
processo
non restò chiusa,
se pur molte fasi di esso
non potè scorgere o assai
imperfettamente conobbe,
ma
e profonda, anima,
del quale la sua vasta
pur inconsapevolmente, raccolse
per certo l'eco indistinta, assorbì e rispecchiò in sé
i
molteplici e lontani
riflessi
Profondo,
rinverò
vetusto
e
(2).
quasi
originario,
appare
contrasto psicologico tra l'Oriente e l'Oc-
il
due mondi affacciati sul medesimo mare,
e commerciale per eccellenza, il Mediterraneo: divisi e ravvicinati a volta a volta da una
incessante alternativa di urti e di attrazioni, dal cozzo
frequente d' armi e d' incursioni guerresche, ma anche
dallo scambio di idee e di merci, d'uomini e di cose,
cidente,
mare
i
storico
di religioni e d'arti, di conquiste
e morali.
Le
principali tappe,
insomma
ricorsi
materiali
o periodi, di
questa più volte millenaria vicenda, assomigliata
al
moto e quasi al ritmo di un immenso pendolo, sono
ben note. All'antichissima civiltà assiro-babilonesepersiana dell'Asia anteriore si contrappone, come
riflesso e poi come reagente occidentale, la primitiva
civiltà
propriamente mediterranea (egeo-cretese, pelai Fenici fanno la
sgica, etrusca, greca, italo-romana)
spola fra
:
due estremi della trama eurasiatica, trapiantando e deponendo negli empori da loro frequentati i germi del pensiero, come gì' insetti vagabondi
trasportano sulle loro zampe, sulle ali o sulle antenne
i
Oriente ed Occidente al tempo di Panie
4
il
polline fecondatore
regione.
La
tardi le guerre
di
da
puniche segnano
gli
episodi principali
questo primo contatto storico tra l'Oriente e l'Oc-
cidente mediterraneo: furono
che raccolsero e sparsero
civiltà.
la
primi ventilabri
i
vento
si
grano della
il
rammenti, non sono
mobih, mutevoli, talora equivoci
relativi,
persino identificabili o
come
come
al
Oriente ed Occidente,
che termini
e
da regione a
fiore a fiore,
inupresa troiana, le guerre mediche e più
intervertibili
:
ogni terra,
nostra antica Madre, potrebbe esser deno-
minata a volta a volta, rispetto
Ausonia ed Esperia.
La momentanea
mondi, a cui portò
la
meravigliosa
alle
sue contigue.
fusione dei
due
gesta asiatica di Alessandro
e la consegifente espansione della cultura ellenistica
fin
negli angoli più remoti dell'Asia centrale,
s'appianò
strativa di
dominio
onde
via alla conquista militare e ammini-
la
Roma, cooperando organicamente
il
pre-
con l' imperialismo politico
e giuridico dei Romani: questo breve periodo o sogno
di fusione e pace mondiale si chiuse ben presto in
Asia con una lenta ma ostinata reazione antiellenica
intellettuale greco
e antioccidentale, rappresentata per ultimo dalla lotta
dell'impero Sassanida contro Bisanzio, che durò molti
secoli
ed acuì
Fallito
ellenistica,
il
il
tutte
le'
cause dell'immane contrasto.
tentativo di
una pace mondiale romano-
Cristianesimo riprese
p,er
suo conto
grandioso provvidenziale disegno di conquista
il
unifi-
catrice: dalla sua culla palestinese esso s'era subito
rivolto all'Europa,
seguendo
la linea di
minor
resi-
stenza, assorbendo grecità e romanità in larga misura,
raccogliendo l'idea e quasi l'organismo imperiale,
ricomponendo intorno a
Roma
caput mundi, e sai-
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
vando dal diluvio barbarico,
l'unità
5
intellettuale
e
prepacare e compiere
morale
asiatica,
per cui primaed
orientale
la sua missione
Senonchè
la
sua estrema
sorto.
mente pareva fosse
Orientale
o
Greco-siriaco,
Cristianesimo
il
destra,
ala
infiacchito e frazionato da molteplici cause e dissensi
d'Occidente, in attesa di
natura
(di
politica,
ficare le
dottrinali,
disciplinari
ecc.),
si
compito titanico di assimilare e unimolteplici frammentarie stirpi dell'Asia, ormai
trovò impari
al
languenti da secoli in un' inerzia senile, dove
crociavano imputridendo
i
s'
in-
resti di tante civiltà estinte
o moribonde. Allora sorse l'Islam, che, costituitosi,
nelle sue origini teologiche di culto e di rito, con
elementi prevalentemente cristiani, per quanto alterati
o, come altri direbbe,* falsificati, si può considerare,
per certo verso, come un altro organismo unificatore,
espresso quasi dal fianco del cristianesimo stesso
(sebbene in senso e modo ben differente da come se
lo raffiguravano
i
contemporanei
di Dante) e allevato
quasi nella medesima culla sinaitica, per quella funzione assimilatrice o conquista morale dell'Asia.
L'Isiàm, nato in epoca di reazione antieuropea,
e
quasi
diremmo
antiariana, divenne fra le popola-
zioni asiatiche in breve volger d'anni, per effetto di
strepitose vicende guerresche, poHtiche ed economiche,
ma
senza
la
più lontana intenzione del suo fondatore,
come un simbolo
di nazionalità, quasi vincolo e
prova
che l'Oriente semitico
a noi più vicino non aveva sin allora chiaramente
sentita mai: si svolse rapidamente in gigantesco
di quella unità etnica asiatica
6
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
strumento di diretto e polemico contrasto, di specifica
differenziazione, conservazione e difesa dell'Oriente
contro l'Occidente.
Si drizzò così quella muraglia
bronzo tra Europa e Asia, cui invano le prime
fortunate ambascerie cristiane ai Khan Mongoli (quelle
di Pian dei Carpini, del Montecorvino ecc.), poi l'indi
cessante operosità delle nostre gloriose repubbliche
marinare, e da ultimo
vadere ed infrangere.
oltrepassarla,
il
Crociate tentarono di per-
le
Non potendo
in
alcun
modo
genio latino fu obbligato a ripiegarsi
su se stesso, a cercar la via e la maniera di girare
attorno
all'invarcabile
barriera,
guisa l'esistenza del nuovo
in certo
modo
divinando
mondo
(già
per
tal
adombrata
dal Purgatorio dantesco, intuita chia-
ramente e quasi scorta dal Petrarca), ed aprendo così
l'età delle
grandi scoperte geografiche, che congiun-
sero l'Estremo Occidente all'Estremo Oriente.
prima che
ciò avvenisse,
l'
Ma
Islam ad occidente, nonché
aveva
Mori l'Africa del nord,
la Spagna e la Sicilia, e si preparava a piantare nel
fianco stesso dell'Europa orientale, con i Turchi ottomani, il suo campo trincerato che sfiderà i secoh.
lasciarsi penetrare e dissolvere dalla Cristianità,
inondato con
i
Saraceni e
i
Accanto a questa funzione separatrice,
isolatrice,
di ferrea barriera tra l'Occidente e l'Oriente, l'Islam
nei primi sei secoli di vita (quanti ne contava, quando
nacque Dante), un'altra ne aveva assunta e già avviata,
in gran parte anzi compiuta: funzione più vasta e
più profonda, adunatrice e unificatrice di razza umane.
In meno di un secolo il dominio delle spade arabe
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
musulmana ad Allah
e la invocazione
si
7
estesero, per
quasi quattromila miglia, dall'Indo all'Atlantico, dallo
Mar
Jassarte al
di Persia,
riunendo insieme per la
prima volta genti tra loro lontanissime, razze e civiltà
diverse, opposte: Semiti, Ariani, Mongoli, Camiti.
L'orgoglio illimitato dei nuovi conquistatori, il dovere
religioso del pellegrinaggio annuale alle due città
sacre dell'Islamismo, Mecca e Medina, l'attrattiva degli
studi tradizionistici e giuridici nei grandi centri della
nuova cultura islamica (Damasco, Bagdad, Bukhàra^
Samarcanda; in occidente Cairo, Cairuàn, Cordova),
la nuova rete di traffici per tutto distesa, il gusto
dei viaggi,
il
mirabile funzionamento delle vie postali
-ed itinerarie, favorirono, sollecitarono nel vastissimo
impero dei
Califfi
di cose, d'idee.
un rimescolio incessante
Il
mondo
antico
fu
di
uomini,
traversato per
lungo e per largo, in Asia e nell'Africa mediterranea,
da mercanti, da studiosi e raccoglitori
Con
profetiche.
di
tradizioni
vecchi mer-
la curiosità e l'avidità di
catanti consumati al negoziare, questi irrequieti instan^
cabili
pcregrinatori del
capacità,
civiltà;
il
mondo portavano anche
insieme con
viduali, notizie,
scritti (siriaci,
merci per
le
i
traffici
memorie, spesso anche vecchi maho-
greci,
latini,
copti,
peelevici, indiani),
che poi erano dai dotti traduttori, per
in
e gli scambi,
trasportavano osservazioni indi-
essi raccoglievano,
cristiani
la
desiderio di ricercare e studiare le antiche
origine,
residenti
alle
lo più sirii e
corti
califfali
di
Bagdad, Samarra ecc., volti e rimaneggiati in arabo,
fornendo il sostrato e gli elementi costitutivi di quella
cultura scientifica e filosofica, che gli Arabi rapidamente assorbirono, per diff*onderla nel mondo asiatico,
e trasmetterla poi
all'
Occidente.
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
8
Così
la civiltà
musulmana, anche se povera
ginalità e
modesta
nelle sue conquiste ideali e scien-
tifiche,
in
confronto del
mondo
classico
cristiana,
nello spazio
un vero prezioso anello
fra
le
ed anche
diventò tuttavia nel tempo e
della civiltà
civiltà
d'ori-
asiatiche tramontate
di
congiunzione
dell'evo antico e
quelle nascenti dell'età moderna. L'Islam ha stabilito,
se non l'unità (vincolo di
cui
esso fu capace solo
compagine della stirpe araba, ed anche solo
sino a un c^rto punto), almeno la contiguità e connella
coesione (con tutte le innumerevoli e incalconseguenze morali e materiali) fra tutte le
grandi civiltà antiche del mondo, avvicinando la terra
dei Faraoni al Celeste iriipero, i paesi circummeditertinuità, la
colabili
ranei dell'Alia occidentale, dell'Africa e dell'Europa,
all'India ed al Turchestan.
Questa funzione orientale, connettiva e ordinadel mondo si può dire
quasi compiuta nei secoli XIII - XV con la conquista
morale sui Turchi e" sui Mongoli; le cui migrazioni
e vittorie strepitose, da Gengiscàn a Tamerlano, spostando violentemente e mettendo in subitaneo contatto
trice dell'Islam nella storia
i
popoli e
e cinese,
le
e
idee appartenenti alla civiltà persiana
poi
attraendo
nell'orbita
della
civiltà
iranica-musulmana anche gli elementi dell'antica cultura braamanica, prepararono il terreno all'unificazione religiosa e morale, cioè islamica,
— anzi
tico,
per un breve periodo
allorché
il
—
dell'
di tutto
Asia storica,
il
mondo
an-
Mediterraneo, da Mare nostrum e poi
mare cristiano, fu ridotto quasi a un lago arabico. Ricordiamo la grande fulminea scorreria mongola che,
quasi a metà del secolo XIII, portò gli eserciti tartari
da Samarcanda sino alla Leida ed all'Adriatico, ritraen-
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
9
con non minore rapidità nell'Asia centrale e
dosi
trasportandosi dietro, con brutali
sizioni,
dalla
Dalmazia,
ma
sapienti requi-
Germania
dalla
orientale,
dalla Polonia, dalla Siria e Mesppotania, sino in fondo
al
Turchestan ed
alla Cina,
uomini (particolarmente
semi di civiltà, di isti-
artigiani), animali, cose, idee,
tuzioni
dottrine
e
società sfracellate
riflusso
:
religiose,
frantumi e residui di
vertiginoso rimescolio di popoli,
o risucchio gigantesco
seguito
alla
marea
islamica che aveva prima innondato l'occidente, e poi
al
deflusso asiatico-europeo che da due secoli, cioè
quanto durò
molteplici
il
Non sembreranno,
portune o divaganti
fatte
metteva in contatti
l'età delle Crociate,
mondo musulmano
spero,
le
e
il
cristiano.
troppo lunghe, inop-
osservazioni
sommarie qui
intorno alla funzione storica dell'Isiàm, ove
si
consideri ch'esso era già da un pezzo, e più che mai
si
al tempo di Dante, come l'esponente od
comune denominatore della civiltà asiatica, allo
presenta
unico
stesso
modo
che
il
Cristianesimo aveva funzione di
comune denominatore
della
civiltà"*
europea od occi-
dentale. Nell'eccletismo o miscela babelica del primo,
dell'Isiàm cioè arabico, in origine più che mai tolle-
rante e indifferente, attorno al
domma
fondamentale
giudaico-islamico della unità originaria di Dio e della
sua rivelazione mediante
ed allocati
i
resti in
asiatiche (babilonese,
i
Profeti,
s'erano adagiati
dissoluzione delle antiche civiltà
bizantina,
faraonica e iranica,
indo-braamanica, cinese); quasi come nel prudente e
bonario sincretismo del cristianismo primitivo e dell'alto
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
IO
medioevo
s'
erari
venuti
fondere sopravvivendo,
a
attorno al primigenio nucleo giudaico-evangelico, ele-
menti di pensiero e di psiche ellenistica, romana,
germanica. Germi comuni, particolarmente biblici ed
ellenici,
non mancavano
in contrasto.
E
il
nelle
due
unità, nei
due mondi
Cristianesimo, più anziano di sei
secoli, più colto, più elaborato dalla vivida e industre
anima ariana^ già molti elementi aveva
accennammo, alla formazione dottrinaria
dell'Islam:
dato,
come
e culturale
elementi della cui origine ne l'Oriente
musulmano né l'Occidente
cristiano
chiara consapevolezza e talvolta
avevan più una
nemmeno un vago
ricordo.
Questa posizione
— che andremo pre— dell'Oriente islamico verso
di fatto,
cisando nei particolari,
l'Occidente cristiano nei primi secoli dopo
è
in
il
mille,
generale trascurata o in parte ignorata dagli
Dante
onde vediamo con meraviglia, ad
storici della nostra letteratura e dagli studiosi di
in
particolare
;
sulla " Genesi
il Vossler nel suo bel libro
Divina Commedia " prender le mosse dalle
credenze oltramondane dei popoli orientali (gli Egizi,
i Babilonesi ed Assiri, i Fenici, gl'Israeliti, i Persiani,
ma non dedicare nemmeno poche parole
i Greci),
all'Islamismo, che pur quelle credenze in gran parte
assorbì e trasmise, con i suoi molteplici rapporti ed
influssi, all'Occidente latino od europeo. Questo errore
esempio,
della
elementare di prospettiva nasce dall'abituale errata
valutazione del primitivo
mondo
islamico, la cui cono-
scenza è anche oggi d'ordinario superficiale, limitata
alle
grandi hnee generali, politiche ed economiche,
o che abbian rapporto con la storia delle scienze o di
alcune
arti,
ma
quasi mai approfondita nella sua
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
vita culturale e letteraria, nella sua
zionale di connessione
ii
importanza fun-
e trasmissione fra le civiltà
asiatiche e la Cristianità.
Da
ciò negli uni,
più,
i
un
certo ostentato dispregio e silenzio sulla letteratura
arabo-musulmana, considerata come prodotto
rozzo e insignificante
infantile,
confronto delle grandi
lette-
rature classiche, orientali ed occidentali; negli
altri,
al
pochi e più recenti, quasi per reazione, una esagerata
importanza di essa, spinta sino a cercarvi e vedervi
la luce o punto di partenza per molti problemi artistici,
medioevo,
forme metriche neo-latine, del
tecnici o letterari del nostro glorioso
quali l'origine
" dolce
delle
nuovo ", e perfino la genesi del poema
Anche qui la verità è molto più modesta
mezzo, come ci proponiamo di mostrare,
stil
dantesco.
e sta nel
esaminando brevemente innanzi
duzione
il
gioni in contrasto,
i
e poi
enumerando
in
tempo
musulmano
nell'età di
il
di Dante.
Considerando da vicino
fra di esse, in origine,
L'Islam originario
una
le
due
religioni nei loro
la
si
stessa
si
trova
un vero contrasto irreducibile.
può definire, quale fu, e quale
coscienza Cristiana medievale,
setta antitrinitaria del Cristianesimo.
domma
mondo
mezzo sino
punti fondamentali, dommatica e morale, non
lo ritenne
reli-
particolare
rapporti e contatti molteplici che uniscono
cristiano a quello
al
tutto a guisa di intro-
nucleo ideale o dottrinario delle due
Comuni
il
dell'unità di Dio e della sua personalità quale
e signore dell' universo e dell' uomo, le
credenze negli Angeli, negli Apostoli, nelle Sacre
creatore
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
12
Scritture quali rivelazioni e
dotta o
il
Giudizio
simo
norme divine
sulla con-
destino del genere umano, nel giorno del
dell'anima;
finale, nell'immortalità
piano
o
rappresentazione
il
mede-
escatologica
della
anche quattro) stati
delle anime o " novissimi ", chiaramente affermati
e distinti: Inferno, Paradiso, .Purgatorio (e Limbo);
esplicitail medesimo decalogo morale, più o meno
mente accettato anche dall'Islam. La divinità di Gesù
Cristo, il culto stesso della Vergine (perfino la sua
immacolata Concezione) trovano nel Corano le loro
giustificazioni o addentellati, mefitre la venerazione
vita oltremondana, cioè
dei
Santi
all'Isiàm,
o
agiolatria
i
tre (o
non
è
per
suoi martiri,
i
estranea
nulla
che ebbe ed ha anch'esso
i
suoi eroi,
i
suoi santoni. D'altro canto la poligamia
potrebbe essere considerata come varietà locale o
provinciale del Cristianesimo orientale, non altrimenti
che
la facoltà di
connubio nel clero ortodosso rispetto
al celibato del clero latino.
Ciò che separa l'Isiàm dal Cristianesimo, è piuttosto diversità, contrarietà di
organamento funzionale,
un vero
di evoluzione storica: sopratutto l'assenza" di
potere spirituale, di gerarchia e di clero.
Ma
questa
diversità organica, data la naturale tolleranza dell' Islam
primitivo,
non avrebbe necessariamente portato
al
contrasto ed alle asprezze irreducibili, se non fossero
intervenute Cause politiche, economiche, militari,
ignoranza vicendevole e
fanatismo ed orgoglio. Algazàli,
toriali,
mutuo
il
terri-
disprezzo,
dottore o santo
padre musulmano per eccellenza, si direbbe più o
altrettanto cristiano che musulmano: egli giunge ad
ammettere, se non a ritenere legittima, perfino la
confessione. Ibn al-Fàrid e
gli
altri
grandi
mistici
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
13
ortodossi dell* Isiàm hanno dottrine, atteggiamenti e
spesso anche terminologia molto
a
quella
dei
mistici
anzi simile,
affine,
particolarmente esacerbò, rese insanabile
fra le
due
religioni, fra
Ciò
medievali.
cristiani
il
che
contrasto
due mondi convergenti sul
i
Mediterraneo, fu l'occupazione, l'appropriazione dei
Luoghi Santi:
nequizia
la
di quella legge
il
cui popolo usurpa,
per colpa dei pastor, vostra giustizia.
La Terra
Santa, dove
tre, religioni
bicati, fu
il
pomo
insegnando
sacri
di
due, anzi
della discordia per molti secoU tra
Oriente ed Occidente
divino, che
ricordi
i
s'erano sovrapposti, mescolati, abbar-
:
aveva dato
loro
la
bagnata dal sangue del Martire
la sua vita per tutti gli uomini,
fraternità
dall'unico Padre, essa diventò
e
il
l'unica figliolanza
segno, l'aiuola delle
più feroci e cruente competizioni tra
i
popoli dell' età
media.
Al rapido e vittorioso diffondersi dell'Isiàm su
le terre mediterranee (Siria, Egitto, Africa
del nord. Spagna, Francia e Italia meridionale, Baleari
quasi tutte
e Sicilia), pronto e continuo
le
due
civiltà,
cristiana
e
si
stabili
il
contatto fra
musulmana, per condotti
costanti e normali, guerreschi e pacifichi.
Tra questi
sono da enumerare
innanzi tutto i rapporti di carattere economico, l'attivo cioè e molteplice commercio, terrestre e marittimo per le due grandi vie allora più battute: l'una
più antica, del nord (Caspio-Volga-Baltico), attraverso
canali o tramiti di comunicazione
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
14
Moscovia, Finlandia, Scandinavia,
Britanniche; l'altra più tarda
nelle
ma
Danimarca,
Isole
assai più frequentata,
opposte e reciproche direzioni,
attraverso
il
Mediterraneo, su navi musulmane, greche, veneziane,
genovesi, pisane,
provenzali,
catalane. Varie e
ben
note ricerche di storici ed orientalisti moderni sul
commercio arabo
nelle terre
baltiche,
colonie
sulle
commercio del Levante
mezzo documentano, in misura strabiliante,
latine in Oriente e sul
di
complessità di queste
relazioni
nell' età
la ricca
economiche, che
i
geografi e storici arabi, più ancora delle nostre cro-
nache occidentali, registrano a ogni passo.
delle
vocabolari
I
europee, particolarmente delle
lingue viventi
neolatine, ne serbano molteplici tracce. Noi
ancora oggi (per parlar soltanto
oggetti
d' uso,
sui
cui
nomi
è
di
tessuti
rimasta
l'
abbiamo
od altri
impronta
d'esportazione dagli originari centri industriali dell'Oriente
le bugie,
come a
musulmano)
i
le
mussole, ì fustagni, ì damaschi,
marocchini, ecc.
tutti
E
già Dante menziona,
note nel suo tempo,
le stoffe
o tessuti
importati dall'Oriente:
con più color sommesse e sovrapposte
non fèr mai drappo Tartari né Turchi.
{Inf. XVII,
16-17)
All'incentivo economico s'unì ben presto l'ideale
promotore dei pellegrinaggi cristiani in
Terra Santa, individuali e collettivi, che movevano
da tutte, anche le più remote, terre d' Europa, agereligioso,
volati dall' erezione di ospedali,
monasteri e
basili-
che nei Lugghi Santi, particolarmente nei secoli IXXI. Nei due secoli successivi le Crociate con la con-
seguente fondazione di colonie europee e
stati cristiani
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
tra r Eufrate e
il
Nilo, nel cuore
stesso
15
dell' Isiàm,
stabiliscono intima e durevole comunicazione fra esso
La
e la Cristianità.
quale finalmente, a partire dal
secolo XIII, annoda nuovi rapporti
mondo musulmano, mirando dopo
spedizioni
guerresche
anime mediante
alla
lo
il
delle
la catechesi,
affi-
Francescani e Domeni-
frati
ognor meglio preparati
cani,
con
conquista
pacifica
predicazione e
missioni dei
date alle
con
la
spirituali
l'insuccesso delle
al
loro
scopo,
anche
studio della lingua e della letteratura religiosa
dei popoli musulmani. Questi studi
arabici
dei
due
grandi Ordini evangelizzatori formano epoca nella
della
storia
coltura,
e
meriterebbero una precipua
illustrazione.
Dante ricorda la " sete del martiro
San Francesco a predicar Cristo
„
che trasse
nella presenza del Soldati superba.
A
temperare
"
a conversione
modo
acconcio
delium,
si
"
1'
acerbità
„
delle
genti
musulmane
„,
cioè per agevolare in qualche più
le
missioni cristiane in partibus
provvide appunto con l'insegnamento
infi-
del-
metà del secolo XIII
Jativa, di Murcia e di
l'arabo, istituito già nella prima
nelle
scuole domenicane di
Tunisi,
poi
nel
1275
insieme
con
l'insegnamento
della lingua ebraica nel Collegio majorchino france-
scano della SS. Trinità di Miramar, e finalmente per
disposizione del Concilio di Vienna del 1312, in ciascuna delle grandi università cattoliche di Roma,
Parigi, Oxford,
due
soli
arabisti,
Bologna e Salamanca. Limitandoci a
che potremmo dire di missionari
menzioniamo Raimondo Lullo 3° O. Min.,
nomi,
apostolo e martire dell' Oriente (morto nel 1315), e
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
i6
Ricoldo da Montecroce (morto nel 1320) predicatore
domenicano, che soggiornò lunghi anni a Bagdad e
conobbe dei musulmani lingua, letteratura, vita, dottrina, come forse nessun altro del suo tempo: entrambi
contemporanei di Dante, il secondo anche concittadino.
Ma
il
contatto più intimo e più vicino, quasi la
fusione delle due
civiltà,
musulmana
e cristiana, s'era
avuta già in Occidente, nei secoli X-XII, in Sicilia
La
ed in Spagna.
di
corte prima normanna, poi sveva,
Palermo, sotto Ruggero
II,
specialmente sotto
e
Federico imperatore, era ritrovo di Cristiani e musulmani,
e
bilingui
araba e nella
letteratura
nella
greca: scienziati, medici, astro-
matematici,
geografi,
loghi,
versati
trilingui,
filosofia
poeti,
trovatori
arabi,
conviventi accanto a trovatori cristiani, che nella
lin-
gua volgare da poco sorta a dignità letteraria cercavano di emulare l' abilità metrica e melodica dei
loro colleghi infedeli. Basterà ricordare
grafici dell'
arabo
corrispondenza
con
i
filosofica
dell'
i
lavori geo-
a re Ruggero, e la
Edri'si dedicati
imperatore
Federico
savi musulmani, particolarmente con ibn Sabifn.
Nella
università di Napoli,
fu
raccolta
una
scelta
collezione di manoscritti arabi, da cui lo svevo fece
tradurre
le
opere
dandone copie per
Con
più
Aristotile e di Averroè,
la diffusione a Parigi e a
man-
Bologna.
da assai
conoscenza delle
e delle scienze arabe eran diffuse nella Spaintensità ed estensione maggiori e
tempo
lettere
di
la
cultura islamica,
gna, e di là al resto dell'
la
Europa
cristiana per la più
vasta, e più stretta convivenza e quasi fusione, che
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
ivi si
ebbe, tra
bero ed
1'
elemento conquistatore arabo-ber-
sudditi mozarabici, cristiani cioè
i
arabizzati;
quali a
i
ed entusiasmo
17
allo
ben presto
Cordova si davano con avidità
studio non solo della lingua e
ma
anche delle dottrine filosofiche e teorichiedevano ed ottenevano la
traduzione in arabo persino della Bibbia e dei Canoni
ecclesiastici
ed a Toledo, anche dopo la riconquista del secolo XII, usavano ancora la lingua e la
letteratura,
logiche
dell' Islam,
;
scrittura araba negli atti pubblici.
I
riflessi di siffatta
cultura islamica erano naturalmente diffusi nel resto
della
Spagna
e poi in Europa, specialmente quando,
iniziatasi felicemente la riconquista,
tomessi
{Mudejares
politica
dei vincitori
e
i
musulmani
Moriscos), attratti
corti
alle
dei
re
sot-
dall' abile
castigliani o
cooperano attivamente all' influsso letterario arabo, che culmina sotto Alfonso il Dotto. Il
quale, conoscendo direttamente la lingua e la letteratura araba, fonda in Murcia e in Siviglia scuole
miste o interconfessionali per l' insegnamento della
aragonesi,
medicina, della filosofia e d' altre scienze, impartito
ad arabi, giudei e cristiani, per opera d' insegnanti
cristiani e musulmani; e fa tradurre dall' arabo opere
astronomia, di letteratura ricreativa o
di fisica e di
novellistica, morale, storica e religiosa, intensificando
il
lavoro della scuola di traduttori già fondata
cuni anni prima in Toledo dall'arcivescovo
per volgere in latino, con
la
collaborazione di inter-
preti arabi e giudei e di dotti cristiani
e stranieri
—
,
gli scritti
colti
in
pochi decenni,
traduttori
Dante
e
(fra
V Oriente
cui
—
spagnuoli
più celebri di scienza arabica,
specialmente naturalistici, matematici e
Così,
al-
Raimondo
filosofici.
per opera di
attivi
e
menzioniamo gl'itahani più
,
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
i8
da Pistoia, Andrea Alpago da Belluno,
Gherardo Cremonese, Platone da Tivoli, Salomone
da Padova, Simone Genovese e Stefano di Messina),
i cristiani non
solo conobbero, attraverso le tradunoti: Accursio
zioni o rifacimenti arabi, parecchie opere degli antichi filosofi, medici o matematici
tile
e Alessandro
greci, quali Aristo-
d'Afrodisia, Ippocrate e Galeno,
Tolomeo, Archimede, Euclide, Autolieo, Teodosio,
ecc.;
ma lessero
gli scritti stessi, filosofici, naturalistici,
astronomici, medici di molti dotti commentatori e autori arabi: citiamo, tra
i
meno
noti.
Costa ben Luca,
al-
Geber V alchimista, Johannitius (Honain), Messahala (Masciallà), il
famoso Razi, Mesue 1' antico (ibn Masawayh), Thabit
ibn Qurrah, Arzachél, Avenzóar, ecc. ecc. Alcune
Kindi, al-Faràbi, Albategni
di queste
(Battàni),
opere, particolarmente fisiche o mediche,
furono tradotte in Sicilia alla corte normanna.
Alla corte spendida e poliglotta di Alfonso X,
furono parecchi
contemporanei di Dante: fra
1260, ambasciatore del
Comune fiorentino per chiedere aiuto contro i Ghibellini; fors* anche Sordello; certo. negli anni 1252-54,
il trovatore genovese Bonifazio Calvo, che poetò in
provenzale e portoghese o galiziano, e visse in conBrunetto
altri
italiani
Latini,
tatto di maestri e poeti
nel
musulmani e
che di trovatori provenzali,
israeliti
oltre
spagnuoli e portoghesi,
facendo ritorno a Genova fra
il
1266 e
il
1273.
Altri fattori o strumenti di contatto, di diff'usione
e connessione tra la
Spagna musulmana
e le princi-
d'Europa, erano i mercanti giudei attivissimi, naturalmente adatti all' apprendimento delle linpali città
gue e
i
delle scienze, e in particolare alle traduzioni;
prigionieri di guerra sia cristiani,
sia
musulmani,
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
di solito riscattati
o scambiati e reduci
loro sedi d' origine
per ragioni
;
d' interesse,
Tra questi
ultimi
di
e
alle rispettive
ambasciatori e
gli
menzioniamo
viaggiatori
i
o
religione
di
19
di
studio.
giudeo Beniamino
di Tudela, e l'arabo andaluso ibn Giubayr, che percorsero entrambi il Mediterraneo, le terre d'Italia e
Sicilia,
pregiate
e
il
lasciarono relazioni
importanti,
di
viaggio molto
di
un'età in cui
i
viaggi in
Oriente erano, se non più agevoli, certo più frequenti
non siano mai più stati dopo, come
1' epopea cavalleresca,
dove cavaheri passano con tanta facilità da Ponente a Levante
e viceversa: ad esempio Orlando néW Entrée d^ Espagne^ poema francese-italiano contemporaneo alla Divina Commedia,
Aggiungiamo ancora un altro strumento o incentivo a mutue informazioni, a comunione sia pur cone continui che
ne
fa
fede anche
i
tradittoria di idee, di dottrine, di ragguagU: la polemica religiosa, nelle sue varie forme di discussione
pubblica o privata, individuale o collegiale, ujfficiale
o scolastica, improvvisata o indetta e compiuta con
solennità
per
in
giostra, alla corte, nelle
rite
Non
era raro
il
dagli stessi sovrani
caso che
musulmani, come accadeva
Cr.),
una
cui
moglie, e
il
sultano
madre
al-Aziz (976erede pre-
dell'
suntivo al-Hàkim, era cristiana, cristiano
Nestorius, e
di
piazze,
cristiani,
dispute teologiche fossero provocate e favo-
frequente in Egitto sotto
996
musulmani e
dapertutto, fra
Oriente e Occidente.
siffatte
di
come una
le strade,
i
due
fratelU
della
moglie
il
visir ibn
patriarchi
Alessandria e di Gerusalemme: cristianesimo ed
islamismo
si
trovavano dunque a contatto immediato,
sotto lo stesso
tetto
regale, nel gineceo, alle corti
;
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
20
dove quasi sempre medici
erano
musulmani,
cristiani e giudei
favorevolmente accolti accanto
ai colleghi
talvolta a preferenza.
La
stiani,
letteratura polemica ed apologetica dei Cri-
Giudei,
dei
pubblicazioni
greci,
di
latini,
siriaci,
dei*
Musulmani
vari
testi
e
le
molteplici
suU' argomento,
giudaici,
arabi,
.
mostrano quanto
ci
fervore dialettico e teologico di dispute fossero dal-
una
quanta cura reciproca a
ragioni o prove dell'avversario, a partire da Giovanni Damasceno, che per
primo ci lasciò in greco un dialogo o disputa fra un
l'
e dall'altra parte, e
conoscere ed oppugnare
le
Cristiano e un Saracino, e venendo sino
polemisti
quali
Pietro
Pascasio
tempo
di Dante.
ibn
Taymiyyah
(morto
nel
ai
(1263-1327)
dottori
e
San
1312), per fermarsi
al
Bisogna anzi riconoscere e confessare che, in
i polemisti musulmani
dimostrano una assai
più larga e precisa conoscenza dei nostri Libri
generale,
S^acri, della
storia e teologia del Cristianesimo, che
non i Cristiani
diamo a leggere
di
Roma
dell'
Islamismo. Se noi oggi sorri-
la infantile
ed assurda descrizione
nei geografi arabi anche posteriori a Dante
;
con assai maggior ragione
inorridire
potranno sorridere ed
musulmani a leggere quanto scrivevano
i
e credevano
i
dotti in Occidente, al
tempo
di
Dante,
opera di Maometto, in maniera per
contenuto e per forma tanto diversa da quella adoprata dai dottori islamici e da Maometto stesso, nel
sulla
vita
e
1'
parlare o scrivere di
Gesù Verbo
di Dio.
"
Isa Kàlimat Allah,
„
cioè di
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
Il
21
furore teologico e polemico, oltre all'interesse
economico e politico (in qualche luogo, come in
Spagna, anche il sentimento nazionale) acuirono, esacerbarono il contrasto etnico, rendendo sempre più
estranei e nemici i due mondi, incapaci ormai di
intendersi più. Da una parte i musulmani, un impero
vastissimo che, sebbene presto frazionato in molti e
grandi
stati
religione
aveva
— come
d' unità
economiche,
filosofica,
di
si
— nella
disse
nazionale
quasi
ancor giovani, ricchi d'energie
poli
di
periferici,
un vincolo
vitali, di
materie prime, di coltura
po-
:
risorse
scientifica,
professionale, industriale; pieni d'orgoglio,
consapevolezza della propria superiorità politica
militare intellettuale, di spregio verso le razze euro-
da
pee,
essi
alla scienza.
quasi
ritenute incapaci
Dall' altro lato
i
alla
ed
civiltà
consapevoli,
Cristiani,
dell' alto medioevo,
grandezza antica (di cui senti vansi sempre eredi,
se pur non continuatori), riconoscevano bensì la prov-
pur nelle miserie e nelle tenebre
della
superiorità
visoria
militare,
industriale,
particolarmente scientifica degli Arabi,
tempo avevano profonda e
lor
agricola
ma
nel
e
con-
diffusa la coscienza della
propria superiorità morale, religiosa, storica,
direm così nobiliare.
Gli Arabi erano ed apparivano
let-
teraria,
al
diseredato
Occidente come manomissori, anziché legittimi proprietari, del
smettitori,
antico, gli Arabi, o
ceni
;
in
realtà
anche nel seno
discussi,
Alfergani,
Come
sapere antico.
conservatori e tra-
quasi mediatori, del pensiero scientifico
e
meglio
in
i
musulmani (Mori o Sara-
prevalenza
Persiani),
della Cristianità rispettati,
erano
studiati,
imitati
Albumasar, Alpetragio,
Avicenna, Algazali, Averroè, erano nel
ricercati,
:
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
23
Ducente nomi
tra
dotti
i
riveriti e
ma
;
in
citati
tutto
l'
Occidente
una
quali assertori e seguaci d'
reli-
gione così ibrida nei suoi dommi, così deformatrice
e
dottrina
della
falsificatrice
sopratutto
cristiana,
fondata su una Legge o testo
sacro, storicamente,
letterariamente e moralmente tanto inferiore
Libri
ai
santi giudaico-cristiani, sparso e ricinto di tante sco-
leggendarie,
rie
paccie
„
berto da Lecce), di
miae
secondo
„
intraprese a
del
Corano
;
"
dai
sori
ef
della
irreconciliabili
di
di
Ro-
blasphe-
et
Ricoldo
fra
che
una traduzione latina
queste ragioni, i musulmani
naturalmente, spregiati e de-
animosamente avversati come
primordiale
profanatori
bestialità e
nel 1290
per tutte
e
"
di
predicatore, fra
falsitates
V espressione
Bagdad
Cristiani,
violatori
il
fabulae,
erano nel medioevo,
risi
ridicole,
infantili,
(come diceva nel 400
unità
Luoghi
dei
Dio,
di
Santi,
oppres-
fede,
come nemici
Chiesa e della
della
civiltà
cristiana.
Non mancavano naturalmente
le distinzioni e le
ammirazione l' urbaprivata dei musulmani in
eccezioni^ Ricoldo attesta con
nità e la dignità della vita
Siria e in
Mesopotania
e d' altra parte
;
nome
il
Saladino era passato nella novellistica e nella
genda occidentale
ricinto d'
e generosità senza pari
una aureola
altrettanto
:
si
del
Cid Campeador,
nell'
giustizia
di
potrebbe dire,
per valore, pietà e cortesia, di San Luigi
e
del
leg-
il
crociato,
immaginazione e nella
coscienza dei musulmani di Africa e di Spagna di
poco anteriori a Dante.
lari casi di
più o
meno
eccezione,
Ma
la
anche in questi partico-
intolleranza ed
animosità,
consapevoli, dell' una e dell' altra parte,
non poteva che concludere ad un modo
:
"
La
lode
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
23
„, quando anche non aggiungeva
dopo la menzione di lode, più o meno esplicitamente, come davanti a maggior pericolo di ten-
spetta solo a Dio
subito
tazione
Iddio lo maledica
"
:
Giacché
„
1
in quel!' età
avversione dottrinale
di contrasti e di lotte, di
teo-
logica dommatica, di scarsa scambievole conoscenza,
di più scarso
storia,
nità,
i
i
senso
critico e filosofico applicato alla
rapporti più consapevoli fra Islam e Cristia-
soli
rapporti
erano
le parti,
d'
possiam dire da entrambe
ufficiali
opposizione irreducibile,
d'
impla-
cabile ostilità.
Senonchè
rinfocolata
e politici,
dette
e
nuava
sotto questa lotta accanita e diuturna,
dal
contrasto
inimicizie,
ininterrotto,
visibile
degli
ed avvertibile
mutue ven-
mutua ignoranza,
della
anzi
economici
interessi
delle dottrine religiose, delle
intensificato
all'
una e
all'
conti-
quanto meno
parta, lo
altra
vaghe aspira-
scambio
di
zioni, di
leggende, assai più rapide a diff'ondersi e
idee,
di
superstizioni, di
ad attecchire che non fossero
le notizie storiche e
i
dommi, particolarmente da un focolaio in continua
ebollizione qual era l' Oriente dell' Asia anteriore,
dove tante antiche e nuove civiltà, religioni, sette,
razze diverse
s'
late in processi
eran confuse, sovrapposte, rimesco-
sempre
attivi
di
decomposizione e
ricomposizione permanente.
Quale babelica miscela
diverse fosse nell* Asia
di
razze e d' influenze
musulmana dopo
il
1000, è
immaginare che brevemente dire con qualche precisione. Da una parte, una popolazione cripiù facile
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
24
numerosa tenace nelle sue tradizioni secolari,
mal sottomessa, riempiva le città d' Asia Minore,
di Siria, di Palestina, di Armenia, delle provincie
dell' Eufrate, e conservava
più o meno tollerati
in faccia alle Moschee musulmane, le sue Chiese, il
stiana
e
—
—
culto dei suoi Santi, le cerimonie della sua religione.
una variopinta molteplicità di stirpi,
s' era distesa una tenue
uniformità islamica. I Persiani avevano
Dall' altra parte,
di dottrine e di culti, su cui
vernice
d'
abbracciato V Islamismo,
vigore e
fanatismo
del
ma
portandovi, invece del
monoteista
degli
Arabi,
i
capricci della
loro immaginazione, le loro leggende
fantastiche,
mondo
il
che popolavano
pirolatra dei
il
dei buoni e dei malvagi genii
culto di Zoroastro: l'antico culto
Magi sopraviveva ancora, nonostante
le
frequenti persecuzioni, processi ed esecuzioni, accanto
alla
i
nuova fede
islamica.
Beduini del deserto
mezza
idolatria
;
gli
A
questo miscuglio informe
di Siria
aggiungevano la loro
vi portavano
Ansàri del Libano
il
culto del sole e del Mithra orientale
e
i
i
;
gli
Ismaeliti
Drusi, le bizzarrie cristiano-maomettano-idolatre;
Giudei
le dottrine
misteriose della Cabala; e infine,
fra tanta confusione di sette rivali,
sori della fede
musulmana,
i
i
custodi e difen-
sovrani stessi dell'Asia
minore ed emiri di Siria, in gran parte Turchi Seigiucchi, appartenevano a una razza idolatra convertita da poco e solo in parte, che conservava nel seno
stesso dell* Islamismo le sue pratiche superstiziose,
portate dall' alta Asia insieme con il gusto dei saccheggi e delle avventure. In mezzo a questo caos
etnico-politico-sociale, la cui storia è per ora, e sarà
forse
per sempre, quasi impossibile, avvennero
più strane metamorfosi, gU scambi
più
le
stupefacenti
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
di
dommi,
25
idee, rappresentazioni, leggende, fantasmi
religiosi e letterari.
I
prodotti di queste miscele
etniche e culturali
dovevan di necessità, per la loro stessa ibrida natura,
rapidamente diffondersi, attecchire nei vari ambienti
popolari asiatici, trapiantarsi con i commerci, con le
migrazioni, con i pellegrinaggi, con le relazioni molteplici anche all' Europa orientale più vicina, attraverso quel crocicchio delle vie storiche e crogiuolo
influenze spirituali, che fu Costantinopoli. Di
passano quegli elementi leggendari, ascetici e visio-
delle
là
nistici che, provenendo dal Talmud, dalla Gnosi, dal
Manicheismo e Parsismo, suscitarono o almeno alimentarono le numerose eresie popolari mistiche pulpenelulanti in Europa nel secolo XII e seguenti
trati nella penisola Balcanica ed organatisi dapprima
nella setta dei Bulgari o Bogomili, si estesero con
:
una catena di colonie per quasi tutti i paesi dele meridionale spingendosi, probal' Europa centrale
bilmente attraverso
l'
Italia
meridionale quasi impre-
fin nella Francia e
comunità eretiche dei Catari,
gnata di elementi greco-orientali,
nella
Germania,
nelle
Patarini, Albigesi, Valdesi, Gioachimiti, ecc..
Tutti costoro
teoria
si
— d'una rigida
professano amanti
— almeno in
disciplina puritana, di speranze
ed aspettazioni apocalittiche,
d' interpretazioni
goriche dei
sacri, di
fatti
e dei
testi
nuove
alle-
rivela-
messaggi o prognostici; si dilettano
leggende apocrife, racconti demoniaci, rappresen-
zioni e profetici
di
tazioni
e
visioni
pene infernali
conglomerato
di
:
portentose,
tutto
particolarmente
un mondo
di incipiente
delle
in ibrido rimescolio,
razionalismo filosofico e
vecchio rinnovato misticismo, d' ingenui
ardori e
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
26
di sbrigliate fantasie, di
mossa contemplazione
rigorismo ascetico e di com-
e quasi partecipazione
dram-
matica alla lotta fra lo spirito del bene e quello del
male, sotto
l'
influsso più o
di figurazioni provenienti
meno
dall'
distinto di
idee e
Oriente, dall' Oriente
più vicino o greco-bizantino, e da quello più lontano,
ma
pur sempre collegato per tante diverse
vie, siro-
palestinese o irano-semitico.
Un
popolare anche questo,
altro veicolo,
cezioni e rappresentazioni della vita d'oltre
di con-
tomba,
leggende agiografiche e demoniache, fra Oriente ed
Occidente nell' età anteriore al mille, furono le così
di
dette rappresentazioni sacre greco-bizantine, liturgiche
ed eortologiche, illustranti cioè in forma omileticadrammatica le principali festività dell'anno cristiano.
Queste rappresentazioni popolari
liturgiche bizantine,
molto diffuse in Oriente nei secoli VII-IX, che avevano
saldato insieme
del Cristo
(in
r Annunciazione,
il
diavolo e
il
attorno
ai vari
particolare,
la
il
momenti
della vita
preannuncio dei Profeti,
discesa nel Limbo, la lotta fra
Cristo, ecc.) disparati elementi storici,
letterari e dottrinali (quali le
Evangeli apocrifi,
le
ingenue leggende degli
argomentazioni teologiche e la
forma dialogica della sùgtthd od omelia drammatica
siriaca, e finalmente
Mimo
i
tipi
comici e
il
realismo del
popolare): siffatte sacre rappresentazioni bizan-
presto passarono e si sparsero in Occidente,
anche queste attraverso l' Italia, per opera precipua
dei monaci greci (3) della Sicilia e delle Calabrie, in-
tine
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
27
fluenzando e contribuendo all'origine del teatro sacro
occidentale.
il
versi
tutto
Questi monaci irrequieti
"
(4)
—
La Piana
— scrive
sempre dal bisogno di muoe di cambiar sede, ora percorrono da pellegrini
r Oriente, ed ora vanno a seppellirsi nelle più
agitati
selvaggie laure dei monti calabresi
:
poi
attorniano
si
fondano monasteri, edificano chiese,
finché un bel giorno fuggono precipitosamente, vanno
in altre regioni, fondano nuovi monasteri, cercano
nuovi discepoli e portano dapertutto il loro rito, la
di
discepoli,
loro
lingua liturgica,
omelie,
le
loro
i
loro salteri,
raccolte
di
i
leggende.
loro
codici di
Dalla
Sicilia
qui alle Puglie, e poi sino a
alle Calabrie, di
monaci dei
e sino al di là delle Alpi, questi
Roma
secoli
una vera colonizzazione
religiosa bizantina, che doveva lasciare traccie vive
e profonde nella vita religiosa dei popoli. Fra il
IX-XI sono
gli
mondo greco
del IX sec. il
fra cui
il
e
autori
il
di
mondo
grande patrimonio
omelie drammatiche
origine
a nuove redazioni,
nuovi
cicli
i
vestigi e
andarono perduti
largano e
s'
a nuove
aggiunzioni e
ed
„.
i
ricordi
dell' antica
Via via che
artistici,
gli
studi
ai nostri giorni, s' al-
approfondiscono, appare sempre più ve-
rosimile, che in particolare Bisanzio sia stata tra
e
di
il
XII secolo per V Occidente
la
cultura; che la Sicilia e l'Italia,
il
V
grande iniziatrice
ed anche la Fran-
Germania, debbano a lei la parte formale, e
anche essenziale, del loro svolgimento artied anche letterario.
cia e la
talvolta
stico
di
davano
leggendari e drammatici, dove a
poco a poco anche
bizantini letterari
leggende sacre e
di
che, tradotte in latino,
infine a
origine
Napoli è alla fine
latino,
principal centro di scambi intellettuali,
28
Oriente ed Occidente al tempo di Dante
Ora, sebbene la storia dei rapporti culturali fra
r impero Bizantino e il mondo arabo-musulmano sia
ancora in gran parte da scrivere, tuttavia è innegabile
s'
che essi furono frequenti, molteplici, intensi, e
effettuarono specialmente
stina, in Egitto,
nella
Siria,
nella
Pale-
ed anche in più tarda e più esigua
misura in Sicilia e nell' Italia meridionale. Attraverso
il
Mediterraneo orientale e poi anche occidentale,
molto presero certamente ed appresero gli Arabi,
prima di dare e d' insegnare alla loro volta.
Così, in questa rapida e forse troppo secca rassegna sommaria dei rapporti politici, religiosi, economici e culturali fra Oriente ed Occidente, partendo
dai tempi più lontani siamo scesi giù giù fino all' età
di Dante e a Dante stesso; al quale ora ci volgiamo
come a mèta prefissa, e mai perduta di vista, della
nostra alquanto errabonda peregrinazione attraverso
le età storiche del passato.
IL
V ORIENTE
GEOGRAFICO
Le conoscenze geografiche
DI
DANTE
dell' Alighieri
furono
tempo suo, in particolare per i luoghi e contrade ch'egli non potè vedere
e visitare^ o di cui non potè avere come che sia
notizia, letteraria od orale, per tutto quanto cioè in
naturalmente quelle comuni
particolare
al
riferisce a paesi fuori d'Italia, sopratutto
si
all'Oriente. L'Oriente
mediterraneo
— anche
(nel
quale van com-
presi
— come
frica
del nord), frequentato dai mercanti europei
specialmente
dal
Marocco
dicemmo
italiani nei suoi scali
al
Mar Nero,
l'Egitto e tutta l'A-
e
ed empori scaglionati
era comunemente, per quanto
superficialmente, noto in Occidente, e quindi all'Ali-
Lo possiamo con sicurezza ritrarre dalle sue
opere e dalle fonti che egli cita o ci fa arguire, dai
documenti geografici e cartografici del tempo suo,
da quanto sappiamo attorno alla storia delle cono-
ghieri.
scenze geografiche nel medioevo.
E noto quali furono le principali fonti geografiche
di Dante. In ordine di
frequenza e famigliarità che
L^ Oriente geografico di Dante
30
l'Alighieri ebbe con esse,
si
possono così enumerare:
Tesoro di B. Latini; 2°
1°
-
P.
Orosio
Il
citate
espressamente "
-
in
le
Historiae di
sua mundi descri-
ptione " per determinare nel monte Atlante e nelle
isole, "
quas Fortunatas vocant
dell'Africa
{Mon.
Astronomica
di
II,
ni,
",
87-90);
Alfraganus
i
3°
limiti occidentali
-
gli
Elementa
come sono menzionati
o,
(II, vi,
134), il Libro delV aggregazione
opera d'astronomia, ma con alcuni capitoli interamente dedicati alla geografia, come meglio
più avanti indicheremo, 4° - il Whro Della natura dei
luoghi d'Alberto di Colonia o della Magna {Conv.
Ili, V, 113-114); 5° - probabilmente, Isidoro da Siviglia,
le cui Etimologiae furono una vera enciclopedia del
suo tempo, cioè dei secoli VI- VII.
Ora, se osserviamo che Isidoro attinge frequentemente ai Collectanea di Solino (vissuto e. 230 di
Cri.), e che Li Livres dou
Tresor, come è ormai
dimostrato, seguono nella parte geografica prevalentemente questa medesima fonte latina, andhe in
certi casi nei quali ser Brunetto potrebbe dir qualcosa di suo (come ad esempio per ciò che riguarda
Giaffa); siamo condotti a risalire per Dante a due
prime categorie d'informazioni geografiche rispetto
nel Convivio
delle stelle:
all'Oriente:
le
classiche e le arabe.
È
noto d'altra
parte che quasi tutte le principali conoscenze astro-
nomiche, cosmografiche e meteorologiche di Dante
hanno per principal fonte diretta il libro d' Alfragano,
come
già
le
astrologiche risalgono
Albumassar
non provengono
scritti
di
{Conv.
—
II,
probabilmente
agli
xiv, 170), in quanto
sopratutto le prime
—
da
quella letteratura classica romana, specialmente poetica (Virgilio,
Ovidio, Lucano,
ecc.), di cui
l'Alighieri
L'Oriente geografico di Dante
si
31
alimentò nella sua giovinezza, e la cui portata e
contenuto geografico rispetto
al
mondo
orientale sono
messi in ampia luce sin dal secolo passato da
stati
vari filologi orientalisti.
Altre informazioni geografiche e topografiche sui
d'Oriente,
paesi
che pur non
appaiono nelle sue
opere, Dante potè ritrarre dalle voci e nozioni correnti
contemporanei, da corrispondenze e relazioni di
fra
recenti viaggiatori e missionari nelle terre degli infedeli.
Ricordiamo
già citato Piano Carpini,
il
i
fratelli
Polo, Giov. da Montecorvino, Oderico da Pordenone,
il
più volte nominato fra Ricoldo
dopo
sua morte, nel Dittamondo
la
Liberti,
sarà preso
orientah,
altri
di
frati
'a
come Solino
(che,
di
pochi anni
Fazio degli
guida e cicerone per
è per
il
mondo
i
paesi
antico), e tanti
Minori e Predicatori correnti sulle orme
San Francesco a
" predicar Cristo e
gli altri
che
il
seguirò ".
Di Ricoldo da Montecroce, che Dante potè
tamente o indirettamente conoscere, perchè
molti anni nel convento di Santa Croce e vi
segnaleremo V Itinerarium o giornale delle sue
grinazioni compite attraverso la Terra Santa,
menia,
la Cicilia, la
diret-
visse
morì,
perel'Ar-
Persia e l'Iran, fra Tartari, Turchi,
Arabi, Kurdi, nestoriani, giacobiti, musulmani, predi-
cando e disputando in arabo, in greco, in caldaico:
Itinerarium composto verso il 1290 e presto conosciuto, volgarizzato anche in italiano ed in francese.
Fi-a queste fonti geografiche contemporanee, due
ne rileveremo ancora, che alla loro volta risalgono e
ci
riportano direttamente a informazioni scritte orien-
tali,
anzi
propriamente arabiche: Marin Sanudo e
L'Oriente geografico di Dante
32
Fra Ristoro d'Arezzo.
Il
Liber secretorum fidelium
Crucis super Terrae Sanctae recuperatione
Qonser-
et
composto intorno al 1306, era fornito di carte
o mappe, con il tracciato e contorno prevalentemente
vatione,
nautico o
costiero
Mediterraneo, dell'Egitto e
del
della Siria; dov'è innegabile l'influenza della Carta
Rogeriana
Mappamondo
o
disegnato
e
illustrato
dall'arabo Edrisi, assai più che quella dei recenti,
per quell'età, viaggiatori occidentali; come del resto
riproducendo
è noto che la cartografia medioevale,
di solito
con molta fedeltà modelli anteriori, «va molto
tarda nell' utilizzare dati e ragguagli recenti.
contemporaneo di Dante e quasi suo
cosmografo e naturalista eminente per la sua
L' altro
vicino,
particolarmente studioso e utilizzatore di fonti
età,
arabe, è fra Ristoro d'Arezzo,
come
l'
Humboldt medievale,
come noi vor-
è stato chiamato o piuttosto
remmo
dirlo
—
il
—
Ruggero Bacone
d'Italia.
Il
suo
MondOy che aspetta ancora
speriamo venga da Italiani) uno studio particolare
profondo sulla valutazione, importanza ed origine
libro sulla Composizione del
(e
e
delle sue notizie astronomiche, cosmologiche, fisiolo-
giche
ecc., fu
e studiato:
quasi certamente dall' Alighieri conosciuto
il
Torraca ne ha
Or
è certo
tratto
gran partito per
cosmografica della Divina Commedia.
la illustrazione
che
le
fonti
scientifiche
furono in prevalenza arabiche; ed
di
come
figliuolo d' El
Almansore " alla die del
Mansùr al Mausili,
(cioè
al
Jahya ibn abi
" delli
le
savi "
partitamente,
quelle
fra
egli
re
:
Ristoro
nomina
Jovanni
Mannone
sotto
il
"
califfo
Mamùn), Zale
al-Zarkali
?),
aliter Algazel (al-Ghazàli, o piuttosto
Averrois " grandissimo e lo maggiore
dispositore d' Aristotele
",
Avicenna, Albumassar (cioè
U Oriente geografico
Cr.) " altissimo
abu Maasciar m. 883
logia
e
di Dante
maestro d'astro-
finalmente Alfragano, da cui riporta un intero
",
lungo tratto che descrive o passa
rassegna
in
sette climi della terra abitata.
i
interessante, perchè
geografiche
scenze
33
mostra
ci
del
sommaria
E un
passo
in estratto quali cono-
mondo avessero
dotti
e
come
le
i
conterranei di Dante al tempo di Dante, e
ripetessero direttamente dalla scienza araba.
maggiore che da
contemporanee, scritte od
In complesso però, in misura
probabili
sicure o
orali,
fonti
l'erudizione geografica orientale del tempo di
Dante e di Dante stesso riportavasi alla letteratura
antica greco-romana, cioè latina o classica, attinta
direttamente ai testi originali o rimaneggiata e condensata nelle grandi enciclopedie medievali. L'uso
e gusto di esse era dall'Occidente passato nell'Oriente
arabo-persiano, e di là tornato tra noi dopo
e
loro
la
diffusione
e
sembrano ancora esser
state
cognizioni
delle
suir Oriente
dipresso
mille,
sufficentemente messe
in luce fra noi (5°). In generale
somma
il
funzione didattica non mi
possiam dire che
geografiche
la
dell'Alighieri
può ancora esser rappresentata a un
dall'
Orbis terrarum dei Mss. di Tolomeo
e di Strabone, che si trova per solito riprodotta nei
nostri
Atlanti storici o nelle
opere
di
storia
della
geografia.
* *
I
due punti principali essenzialmente nuovi
medievale sono quelli relasito del Paradiso terrestre ed in parte alla
soli
nella cultura geografica
tivi
al
topografia del
Dante
mondo
e l'Oriente
sotterraneo (Inferno e Purgax
U Oriente geografico di Dante
34
torio); punti considerati
allora
come vere
geografiche,
seriamente discussi
cartografati,
non solo
ed
da moralisti
questioni
anzi
illustrati,
e
ma
teologi,
anche da geografi e cosmografi. Essi costituiscono
nel concetto dell'età di
mezzo
altrettanti
capitoli
di
geografia descrittiva, giacché della loro reale e continuata esistenza
si
dubitava presso a poco come di
quella dell'India o della Britannia, o d'altro paese
raramente
assai
visitato.
celebre
Il
misterioso
e
Mandeville, pochi anni dopo la morte di Dante,
si
proponeva di visitare il sito del Terrestre Paradiso,
e ne dava una minuta descrizione nei suoi viaggi
romanzeschi, sulla fede "d'una saggia persona";
quasi come Sallàm àl-Targiumàn nella letteratura
geografica musulmana allestisce e compie la sua spedizione esploratoria alla favolosa contrada di
Magog, presentandone poi
la
Og
e
relazione (conservataci
dai geografi e storici, quali ibn Khordadbeh, Masuudi,
Yaqut)
Edrisi,
al
califfo
al-Wathiq verso
la
metà
del secolo IX.
Quanto
al sito
o posizione geografica del Para-
diso edenico nella credenza medievale, è noto che
la
sua esistenza reale universalmente ammessa
ticò le
menti e accese
le
affa-
fantasie alla ricerca della
sua collocazione. Per effetto della menzione bibhca
del Tigri e dell'Eufrate in connessione col Giardino
dell'
Eden, era diffusa
la
credenza che
il
Paradiso
terrestre fosse naturalmente in Oriente, nell'estremo
Oriente, in India,
la
come
dice Brunetto Latini, copiando
sua descrizione da Isidoro, e facendo del Paradiso
e del
Gange
(identificato col
fiume Phison, come
il
Nilo col Gion) l'estremo hmite orientale dell'Asia.
Questa opinione, prevalsa
fra
gli
scrittori
sacri
ed
U Oriente geografico
di Dante
35
anche tra i geografi ed i cosmografi, mosse questi
(incominciando dall' Indicopleuste) a tracciare
ultimi
il
sito
orientale in carte e
candolo in un'isola di
mappe
là dall'India
molteplici, collo-
o
nell' antictone,
od emisfero australe o antipodico.
E da che negli ultimi secoli del medioevo sempre
più acquistò fede la credenza che il Paradiso delicioè nella terra
ciano fosse in un'isola, tra
rita
(per
incrocio
di
le isole orientali la prefe-
riflessi
classici
indo-persiane-musulmane) fu Seilan,
Tabropane dei
arabi, la
la
con leggende
Serendib degli
greci e dei latini.
Di contro alla tradizione antichissima, sacra ed
che
universale,
collocava
il
Paradiso
Oriente, una tradizione diversa
mano che
le
a diventare
solito
il
si
terrestre
leva,
a
mano
in
a
più occidentali genti latine s'avviano
civili
nell'Occidente: dove relegavasi di
termine e quasi
superficie della terra,
si
il
tramonto della vita
cercò anche
prima origine; onde, sovrapponendosi
il
i
sulla
paese della
miti pagani
e comSaturno con i Campi Elisi e
con gli Orti delle Esperidi, insieme con vaghe memorie
di remote Atlantidi, sprofondate in seno all'oceano,
e con più distinti ricordi di continenti intravisti in
climi tropicali, nacquero nuovi miti: il Paese dei vivi,
la Terra e fontana di gioventù, l'Isole fortunate, che
dove più dove meno si confusero e identificarono
con un Paradiso terrestre in Occidente.
e cristiani alle tradizioni celtiche e galliche,
binandosi
Regno
il
di
Utihzzando e armonizzando poeticamente queste
diverse credenze e leggende, orientah e occidentali.
Dante
nell'
ideare
il
suo Purgatorio con in cima il
1' opinione
di quelli che
Terrestre Paradiso conciliò
ponevano
il
Paradiso
nell' antictone,
con quella
di
U Oriente geografico
36
chi lo collocava in un' isola
che
facevano
lo
;
;
egli fuse
ameno
giato nel più
il
credenza di coloro
la
inaccessibile
interposto, con l'altra di chi lo
monte altissimo
di Dante
immenso mare
immaginava come un
per
concetto dell'
sito della terra
Eden ada-
con quello della
il capo neh' aere fino
zona del fuoco, tanto da sentire il moto della
sfera lunare. Si piegò di buon grado verso le opi-
vetta imperturbabile che spinge
alla
nioni ortodosse che collegavano
terra con la
città
celeste;
il
luogo
felice della
umanisticamente indulse
per amore dei suoi
classici, che avevan
dov? soggiornano i morti
eroi, le terre dove son uomini continuamente sereni:
sdoppiando 1' EUsio classico e virgiUano nel Nobile
alle altre,
cantato
Elisi, le isole
gli
Castello del
Limbo
e nella Valletta abitata dai prin-
cipi dell' Antipurgatorio.
semplici e sommarie parole (conchiudo con
In
G. Salvadori) Dante nella sua costruzione edenica o
geografica del Paradiso di dehzie, congiunse la tra-
dizione poetica dei popoli di nostra stirpe, Elleni e
Italici,
con
mosaica;
la tradizione biblica o
memo-
le
da Virgilio e da Orazio, echi d' Eschilo
di
e
Esiodo, con quelle d'Israele e dell'Oriente indo-iranico, riuscendo anche qui poeta veramente uni-
rie raccolte
versale.
Ma abbandonando
veniamo a precisare,
siano
all'
i
le
cognizioni
la geografia
dalle
opere
geografiche
per dir così mitica,
dantesche,
particolari
quali^
relative
Oriente, che l'Alighieri espone e distribuisce fra
sette climi o
zone della superficie terrestre
abitata,
•
L'Oriente geografico di Dante
neir emisfero
boreale,
solo allora noto
il
37
divisione
:
che Dante stesso apprese da Alfragano e che certo
nel menzionare [Mon. I, xiv, 43-44, 47-48)
Scythas extra septimum clima viventes „ e " Garasub aequinoctiali habitantes „, "nel primo
mantes
seguì
"
climate
„
(Conv.
v,
Ili,
119; Par. XXVII,
81).
Com'è
naturale, la parte a lui più nota, per quelle fonti su
indicate, è
la
clima mediterraneo
il
maggior
valle in che
fuor di quel
tra
tra
o
"
discordanti
i
acqua
si
spanda,
{Pur. IX, 82, 84-85),
XXVI,
— Do
v'
Ercole segnò
XXVI, 104)
Gade „ o dalla
(Inf.
dal varco folle di Ulisse, di là da
foce stretta
(Inf.
liti...
l'
la terra inghirlanda,
da Morocco
estremi
punti
i
"
mar che
:
li
107) sino alla Fenicia: "il
suoi riguardi
lito,
„
— Nel qual
Europa dolce carco „ (Par. XXVII, 83-84). Dove
vede la nomenclatura ed onomastica geografica
dantesca serbar V impronta della diversa e talvolta
contaminata derivazione, da fonte ora classica-mitologica ed ora recente od arabo-berbera.
Questa parte della terra abitata costituiva (Dante
lo precisa più volte e nella D. C. e nelle altre sue
opere
cfr. Terra et Aqua, XIX, 40-61) un quarto
della sfera celeste o 90 gradi, mentre altrettanti se
ne contavano fra il punto estremo orientale di essa
e r India o foce del Gange, rappresentando Gerusalemme, come già dicemmo, il primo meridiano o,
come dicevano gli antichi, V ombelico, cioè la posisi
fece
si
:
zione centrale della terra
:
concetto e rappresenta-
zione primitiva, originata o avvalorata tra
dall'
V,
espressioni bibliche
5),
"
in
medio terrae
"
„
in
i
cristiani
medio gentium „ (Ezech.
(Salmo LXXIII, 12), ma
U Oriente geografico
38
comuni
concezioni
alle
di Dante
geografiche
anche
genti sia iraniche sia particolarmente
Concludendo e
con
le loro riferenze
riente, cioè
orientale
all'
precisando,
i
nomi
di altre
semitiche
enumereremo
di luogo relativi
(6).
qui
all'
O-
Africa mediterranea, al Mediterraneo
ed all'Asia anteriore, che Dante ha avuto
occasione di menzionare nelle sue opere; non senza
aver prima avvertito che
la
nomenclatura geografico-
storica di Dante, specialmente nella, designazione dei
popoli mediante etnici o appellativi
spesso dell'impreciso e
ha
né sempre
geografici,
dell' anacronistico,
per libertà poetica sia di parlar figurato sia di rima,
ma
per quella ingenua mistione e alterna trasposi-
zione di antico e di moderno, che in tutta la letteratura
e
specialmente
nell' arte
medievale era frequentislui chiamati " Arabi „
sima. Cosi, ad esempio, sono da
(Par. VI, 49)
i
Cartaginesi ed Africani
che diretro ad Annibale passaro
1'
alpestre rocce.
Movendo da
occidente verso oriente, indichiamp
innanzi tutto le regioni, regni o continenti,
i
quali
sono nominati o direttamente o con perifrasi indubbiamente identificanti in quest' ultimo caso, i nomi
sono chiusi in parentesi quadre.
Affrica (Conv. Ili, iii, 65 IV, v, 171 Mon. II,
iii-v passim
Purg. XXVI, 44 XXX, 89 ecc.),
Marocco o Morrocco, limite occidentale del mondo
abitato (Inf. XXVI, 104; Purg. IV, 139); l'antica
:
;
;
;
;
;
L'Oriente geografico di Dante
39
Mauritania, più nota col termine berbero, Marràchesc,
mezzo e perpetuatosi fino a noi;
[NuMiDiA
Jarba (Purg. XXXI, 72),
Libia {Ed II, 23 Inf. XXIV, 85; Mon. II, iv, 36),
Asia (Epist. X, 7; Inf. V, 60; XXIV, 90; XXVII,
Mon. II, iii-ix passim; Vulg. Eloq. I, 8; ecc.),
invalso nell'età di
o] teì'ra di
;
90;
—
Egitto, considerato
Latini
Epist.
— come
X,
VI,
143
Mon.
;
Etiopia (Canz.
XV,
XXVI,
21),
109; Purg.
già secondo Orosio e B.
Asia (Conv. II, i, 59;
Purg. II, 46),
Inf. XXIV, 89; Par. XIX,
appartenente
II,
14;
all'
ix,
Arabia {Purg. VI, 49;
che sopra il Mar Rosso èe "
65
Inf.
;
;
XXIV,
Vita
90:
"ciò
Nuova XXX,
2,
dove determina e indica il giorno della morte di
Beatrice " secondo l'usanza d'Arabia „, derivando
il calcolo probabilmente da Alfragano),
Palestina o Terra Santa {Par. IX, 125, ecc.),
con
le
sue principali regioni:
Giudea {Conv. II, i, 60; Epist. X, vii, 144),
Galilea {Conv. IV, xxii, 157-8, 186-7), del
nome
cui
l'Alighieri conosce la pretesa etimologia greca
(non la ebraica) appresa da Isidoro o dai suoi utilizzatori, il Bellovacense o Uguccione {Liber Ugutionis
de Derivationibus Verborum: Conv. IV,
[Fenicia] (Par.
Frigia {Mon.
XXVII,
II,
vi, 40) ecc.;
83-84),
in, 63),
Assiria {Mon.
II,
Persia {Purg.
XXVI,
ix,
23; Purg. XII,
59),
21),
India {Inf XIV, 32; Par. XIX, 69-70 ecc.).
Nel medesimo ordine seguono i nomi di città e
luoghi abitati, a cominciar dalla costa africana medi-
terranea
:
Bugea
(Par. IX, 92), Utica (Purg.
1,
74),
U Oriente geografico
40
di Dante
Cartagine (Conv. IV,
v,
Z AMA
170-1; Inf.
124-9; Epist. Vili, x,
169),
{Conv.
IV,
IV,
Mon. II, XI, 59-61),
Dami ATA (Inf. XV,
XXXI,
115;
104);
poi nel Mediterraneo orientale:
Cipri [Inf. XXVIII, 82), Nicosia e
XIX,
(Par.
Famagosta
146);
Terra Santa: Gerusalemme: (anche nominata
Civitas Dei, Sion ecc. passim), Betlemme
(Purg. XX, 23), [Emmaus] (Purg. XXI, 7-9),
[Gerico] (Par. IX, 124 " la prima gloria di Josuè "),
SoDDOMA e Gomorra (Inf. XI, 50 Purg. XXVI,
in
quale
;
40, 79)»
GiosAFFAT (Inf X, II), Acri (Inf XXVII, 89),
Libano (Purg. XXX, 11).
Ida in Frigia
Nel resto dell' Asia anteriore
Abbandonati i suoi
(Purg. XI, 22 " là dove foro
da Ganimede "), Troia o Ilion (Purg. passim-. Iliaca
il
:
—
:
urbs, Pergamo),
Babilonia (Inf. V, 60 " la terra che il Soldàn
corregge "; Par. XXIII, 135; Mon. II, ix, 43-5; Epist.
VII,
8: con probabile
I,
confusione, già anteriore a
due o tre città aventi detto nome in
Egitto, in Mesopotamia, ecc.);
più a settentrione Abido e Sesto (Purg. XXVIII,
Dante, fra
le
74).
Dei mari, fiumi e corsi d'acqua troviamo menzionati
il
:
Mar Rosso
o
Lito Rubro (Inf.
XXIV,
90;
Par. VI, 79; XXII, 95; Purg. XVIII, 134), la Palude
Meotide (Vulg. El. I, viil 26), 1' Ellesponto (Purg.
XXVIII, 21) Mon.
II, IX,
52-58);
il
Nilo (Inf
XXXIV,
.
U Oriente geografico
45; Purg.
XXIV,
di Dante
41
XX,
64; Par. VI, 61; Canz.
46);
Giordano {Purg. XVIII, 135; Par. XXII, 94); il
Caistro (£'c/. II, 18), il Fattolo [Ed. II, 53) Eufrates
e Tigri {Purg. XXXIII, 112), TIndo {Par. XIX, 71),
il
Gange (Purg. II, 5; XXVII, 4; Par. XI, 51; Aq.
et Terra XIX, 40-3).
il
,-
Con
la
quale enumerazione siamo ben lontani
dal ritenere ch'essa rappresenti la
somma
o indice
Dante intorno
ai paesi orientali; come certo le parole da lui adoprate nelle sue opere non ci danno tutto il patrimonio lessicale di cui egli era in possesso, ma soltanto
quella parte che ebbe occasione e volontà di usarvi.
Si può tuttavia ritenere, com* era da supporre apriori,
che la geografia orientale di Dante si limitasse ai
completo delle cognizioni geografiche
paesi
di
circummediterranei, abbracciando
particolarmente
gli scafi,
i
luoghi,
e
per ragioni letterarie o sto-
riche più noti o più importanti
(7).
HI.
LA STORIA ORIENTALE
men
Assai
è
facile
il
DI
DANTE
determinare, anche solo
approssimativamente, sino a che punto
si
estendessero,
preciso contenuto abbracciassero
e quale
cogni-
le
zioni dantesche intorno alla storia dei popoli orientali
antichi,
Com* è
e di quelli a
lui
più vicini o contemporanei.
non facciam distinzione qui tra storia
e leggenda, limitandoci a ricercare donde derivino
le informazioni di Dante e quale portata abbiano.
Senza fermarci sulle fonti generaU o indirette, quali
le enciclopedie di cui più sopra toccammo (e tra
queste vanno rammentati in particolare: il Tesoro
naturale,
del Latini,
gli
distinguiamo
e
b)
scritti
d'Isidoro Ispalense, e simili),
le fonti dirette
o particolari
contemporanee; e quelle
in a})
in: a)
antiche
classiche
e
a»)
bibliche o scritturali.
È
fece,
latina,
noto quale largo e assiduo studio l'Alighieri
sin
dalla
che era
il
prima giovinezza, della letteratura
fondamento e l'elemento essenziale
La
44
storia orientale di
Dante
tempo; e come innanzi
solo l'epica, ma anche
la lirica e la didascalica, rispondesse con tante voci
canore non pure alle aspirazioni estetiche ed alla
fantasia creatrice del suo spirito, ma anche all'ardente
brama di sapere realistico e storico, nonché alle idee
politiche, in cui la sua mente s'esaltava, relative all'imperio mondiale ed ai provvidenziali disegni di egemonia romana (Mon. II, ix). Virgilio, Lucano (citato
intorno a Serse e il suo passaggio dell'Ellesponto),
Stazio; Ovidio nelle Metamorfosi (su Nino e Semiramide) i quattro ** regulati poetae ", *' quos amica
solitudo nos visitare invitat " ( Vulg. Eloq. II, iv. 79-85),
offrono a Dante materiali oltreché di elaborazione e
imitazione poetica, anche di ragguaglio geografico e
della cultura superiore al suo
Roma, non
tutto la poesia di
;
storico orientale. Più copiosi e diretti informatori gli
sono naturalmente
glitori di
i
sentenze e
prosatori e gli storici,
fatti
i
racco-
memorabili: Livio (intorno
ad Annibale ed Alessandro), Plinio e Frontino, forse
ma più frequentemente
Giustino e Valerio Massimo,
—
intorno a
e specialmente Orosio [Par. X, 1 18-120
Nino e Semiramide, Ciro e Tamiri, Sardanapalo,
Vesoges rex Aegypti, Alessandro, Annibale, Giugurta,
ecc.):
quello stesso Orosio spagnuolo, le cui Historiae
adversus paganos furon mandate in dono dall'imperatore greco al Califfo
ommiade
di
Cordova, come
racconta lo storico ibn ahi Usàibia, e probabilmente
tradotte in arabo, verso
Quanto
alle
fonti
il
mille
bibliche
(8).
esse furono, com'è
ovvio pensare, più che mai predilette e famigliari a
Dante, " diurna atque nocturna manu versatae ", sin
continuo e vi tal nutrimento del
il
che da esse potè (come in ogni tempo
dall'adolescenza,
suo
spirito,
La
tutti
i
grandi che
profondità
alle
e
le
Dante
conobbero) apprendere
bellezza
dell'
45
là nobiltà,
idea religiosa,
l'
anelito
cose celesti ed eterne, ad " invisibilia per quae
visibilia
e
storia orientale di
cognoscuntur";
meditazione
("
la cui
assidua contemplazione
speculari ubique sub coelo ": Epist.
amarezze nostalgiche del lungo
Qual parte i 24 libri del Vecchio e Nuovo
Testamento (enumerati da San Gerolamo nel Prologus
Iv,
48-49) gli addolcì le
esigilo.
Galeatus) avessero nella cultura intellettuale e spirituale
può essere graficamente dimo-
dell'Alighieri,
strato dalla figurazione dei
24 seniori nella mistica
processione che accompagna la comparsa di Beatrice
entro la selva del Terrestre Paradiso {Purg.
XXIX,
83-84).
Le Sacre Scritture iniziarono Dante alla conoscenza del pensiero e dell'anima orientali, in quanto
l'Oriente semitico ed ebraico ha di più profondamente umano e divino. Esse furono
la più diretta
e autorevole fonte d' informazione storica sulle vicende
delle genti asiatiche antiche che
Israele:
Assiri,
Babilonesi,
ebbero rapporto con
da esse derivò
Egizi;
di Nabuccodonosor {Par. IV,
X, xxviii, 560), di Sennacherib [Purg. XII,
di Nembrotto {Inf. XXXI, 77; Purg. XII, 34;
quanto Dante seppe
14; Epist.
52-54), e
XXVI, 126; Vulg. El. I, vii, 26), la cui natura di
gigante e la sua partecipazione alla costruzione della
Par.
Torre
le
di
Babele non sono già nel Genesi,
ma Dante
trovò nella tradizione patristica in Agostino o in
Orosio, segufti già
Latini.
Fra
i
anche qui da Isidoro e da B.
Vecchio Testamento, Dante
testi sacri del
utilizza innanzi tutto
i
Libri storici, citando
espres-
samente, talvolta parafrasando e talvolta traducendo,
naturalmente dalla Vulgata:
La
46
il
storia orientale di
Genesi (Inf. XI, 107; Purg. XIV, 133; Par.
IV, XII, 143-144; Vulg. El. I,
XXVII, 67-70; Conv.
IV, 9, 13-18; ^o«. I,
XIV, 68-73;
II,
11-14;
IV,
Levitico [Mon.
il
Detiterononio [Mon.
i
viii,
II,
III,
57-59;
I,
37-42;
viii,
XIII,
36-37);
66-76);
xiii,
III,
xiv,
23-4;
15-73;
I);
Numeri [Purg. XVI,
xiv, 33-5;
Vulg. El.
12930);
Giosuè [Purg.
Epist. VII,
II,
131-2; XVIII, 133-5; Mon.
I,
II,
45; Epist. VIII,
XX, 109^1;
Par. IX,
1
vili,
16-125;
28);
Re
(compresivi
Samuele-. Conv. IV, xxvii,
60-3; Mon.
i
11; V, 8-10);
IV,
42; XXXII, 131-2; Mow.I,
vili,
il
Epist, VI,
lo-ii;
vili,
XXVI,
V Esodo (Par.
Ili,
Dante
quattro Libri dei
I
il
Ili,
e
il
vi,
II
di
4-5;
Epist. VII, V, 100-12; Par. XIJI, 93), ecc.
Com'è naturale, in questa cultura storica biblica
dell' Alighieri,
d'Israele,
parte
intesa
già
predominante aveva
come preannunzio
e
la
storia
simbolo,
quasi come sommario preliminare di tutta la storia
umana, quale capitolo introduttivo o prologo del
dramma divino ed umano che è la Redenzione. Era
la storia del popolo eletto, la storia sacra per eccellenza, patrimonio intellettuale e vitale del genere
umano anziché d'un solo piccolo popolo d'Oriente:
come tale essa campeggia e si svolge in tutta la
Commedia, accolta ed alternata con la storia d'Occidente
o dell'Imperio, spesso mescolata a questa con bonario
sincretismo, in reminiscenze molteplici, in quadri plastici
e drammatici quasi parlanti, in figurazioni allego-
riche, in rievocazioni dirette,
Quanto
gli Atti e la
da
Adamo
ai
Maccabei.
alla storia evangelica, la vita del Cristo,
predicazione epistolare degli Apostoli,
La
storia orientale di
Dante
47
essa aveva di pieno diritto acquistato completa cittadinanza nella cultura occidentale: era storia cristiana,
non più
orientale, e
come
tale
appresa
pata in aria fra
di folgori,
i
due mondi,
potrebbe
si
— Quasi
dir col battesimo in tutto l'Occidente.
rivestita
cam-
simboli e
di
dramma, restava
profezia e storia, visione e
l'Apocalisse, a cui le letterature religiose d'Occidente
e d'Oriente
dovevano attingere a piene mani
parti-
colarmente nelle loro escatologie, e Dante, che ne fu
stu-
diosissimo, trarne elementi molteplici di poesia e di
figurazione allegorica meravigliosa alla sua Visione.
Ma
se con le Sacre Scritture del Vecchio e del
Nuovo Patto
dall'Oriente
le
nozioni storiche di Dante
classico
a
quello
più
si
estendono
particolarmente
biblico dell'Asia anteriore e dell'Africa settentrionale,
su cui
si
stolico
e
svolse poi l'azione del
patristico,
Cristianesimo apo-
una vasta lacuna
di
quasi
un
millennio s'apre dipoi nella cultura dantesca e occidentale rispetto all'Oriente, per quel periodo che va
dagli ultimi secoli dell'Impero sino all'età delle Crociate.
L'ultimo capitolo di storia orientale avanti
o in certo
modo connessa con
conobbe e celebrò,
fu quello
il
mille,
Dante
chiude con lo
l'Oriente, che
che
si
splendore imperiale di Giustiniano, e che è riassunto
nella grandiosa,
del canto
VI
veramente epica, allocuzione sovrana
del Paradiso-,
Poscia che Costantini l'aquila volse
Contra
'1
corso del
ciel,
ch'ella seguio
dietro all'antico, che Lavinia tolse....
La
48
Dopo
storia orientale di
una
d'allora
fitta
Dante
nebbia avvolge
cose
le
d'Oriente agli occhi grami dell'Europa, la cui visione
degli eventi mondiali s'offusca
sempre più
e dilegua
nel turbine delle trasmigrazioni barbariche, le quali
inondano e frantumano le disieda membra dell' impero
d'Occidente; mentre il Cristianesimo attende a ricomporre con lenta e paziente opera di secoli l'unità,
non più
politica,
del vecchio
ma
religiosa e quasi direi giuridica,
mondo. Qualche rara e sfigurata notizia
arriva di tanto in tanto all'Europa occidentale, di quel
che
nel
frattempo
lontananza,
accade in Oriente.
Dalla fosca
sempre maggiore per
resasi
la
quasi
completa ignoranza della lingua greca in Occidente
una folgore che
sempre l'unità con tanta fatica già ricomposta: spuntò un drago che ruppe con " la coda
maligna " il ben connesso carro simbolico della Santa
Chiesa cristiana [Purg. XXXII, 130-135): Maometto,
l'eresia musulmana. Il sorgere e il rapido dilagare
dell'Isiàm nel mondo, non solo in Oriente, ma perfino
nei secoli dell'alto medioevo, balenò
scisse
in
per
Occidente e sino
al
centro stesso della Cristianità
apparve all'immaginazione medievale d'Europa quale
opera
inesplicabile,
diabolica
affatto
;
e
presto
si
circondò di leggende e di grottesche invenzioni, ispi
rate dallo stupore, dall'orrore, dall'odio, dalla paura
dall'
ignoranza.
La Memoria
Maometto
in
del
D'Ancona
sulla
Leggenda di
Occidente è quanto mai significativa a
questo riguardo
:
bandito, ciurmatore,
monaco
sfratato
e persino ex-cardinale di S. R. Chiesa: che cosa
ìm
Maometto per
i
volghi e anche per
dentah durante quasi tutto
il
i
medioevo?
dotti
non
occi-
La
storia orientale di
Dante
49
Senza accogliere le leggende correnti al suo
tempo sul fondatore e i primordi dell'Isiàm, l' Alighieri
introduce tra i fraudolenti della bolgia nona o dei
seminatori di scandalo e di scismi, Maometto ed AU,
tratteggiandoli in
dalle
modo
caratteristico, alquanto diverso
dei
raffigurazioni
abituali
contemporanei.
In
questa rappresentazione dantesca, un arabista spa-
dovremo
gnuolo, dei cui studi
Michele Asin, ha creduto
tra
di recente
breve intrattenerci.
poter scorgere una
prova d'erudizione islamica, cioè della conoscenza
specifica e niente affatto superficiale, che l'Alighieri
avrebbe avuta, intorno al predicatore dell'Isiàm ed
al suo primo seguace e fautore. Mette conto di fermarsi brevemente a discutere l'argomento, almeno
dal
esteriore
lato
o puramente storico e plastico,
rimettendo a più tardi l'esame del problema psico-
Maometto dantesco.
logico e letterario del
Secondo
l'
Asin, Dante avrebbe condannato Mao-
metto in Malebolge non come fondatore
positiva o eresia nuova,
e della Incarnazione,
di una religione
non come negatore della Trinità
ma
semplicemente quale semina(allato ed alla pari di
scandalo e di scisma
tore
di
altri
fautori d'insignificanti scissioni religiose o civili,
Mosca dei Lamberti, Bertram
come un conquistatore insomma
quali Pier da Medicina,
dal
Bornio,
ecc.),
che ruppe con la violenza delle armi
fraternità
cristiana
fra
gli
uomini.
i
vincoli
di
Non che Dante
i
vari lineamenti della vera
Maometto, autore d'una profonda rivoluzione
religiosa, sociale e politica, origine di enormi danni
ignori, arguisce l'Asin,
effige di
Dante e l'Oriente
4
La
50
alla
storia orientale di
Chiesa ed
limitato a
alla Cristianità;
una sobria
Dante
ma
egli
sarebbe
si
e " piuttosto indulgente " rap-
presentazione del castigo, per contrastare tacitamente
air assurda e favolosa
immagine
diffusa
tra
i
suoi
contemporanei dalla credulità e dall'ignoranza; e
sopratutto avrebbe ciò fatto Dante per " simpatia
verso la cultura islamica ". È questa in sentenza la
tesi fondamentale dell' Asin, che più avanti esporremo
tutta quanta, e brevemente discuteremo.
Una prova " incontestabile ", che questa sobrietà
e silenzio nel ritratto dantesco di Maometto non sia
già effetto d'ignoranza storica, l'Asin addita nel fatto
di avergli associato nella pena il genero e fido Ali
(ritenuto dalla tradizione
musulmana autore o causa
del vero scisma eretico, che fu lo Sciismo, rispetto al
Sunnismo od ortodossia
dell'Islam), e sopratutto nel
particolare d'avere rappresentato Ali " con tratti let-
teralmenti storici": fesso nel volto dal mento al ciuffetto)
come
proprio
quarto
cronisti
i
charigita,
arabi
ci
narrano perisse
assassinato a Cufa da un
Califfo,
con un colpo
di
spada che
il
fanatico
fendette la
gli
fronte penetrando sino al cervello e inondandogli di
sangue
la barba.
Ora, osserva l'Asin, nessuno degli
Dante, tranne San Pietro
menziona Ali nella biografia di Maometto
nessuno ne conosce i particolari della morte.
Non si può negare che l'argomentazione, a prima
storici cristiani del secolo di
Pascasio,.
giunta,
parte.
ci
Ma
:
lascia
perplessi specialmente nell' ultima
osserviamo e distinguiamo.
Il
Maometto
dantesco è collocato nel nono recinto o fossa dei
—
quale
appunto è considerato
un certo aspetto realmente, sebbene inconsa-
fraudolenti, perchè
sotto
pevolmente, fu
—
maligno seminatore
di
discordie
,^
La
mondo;
religiose nel
Dante
storia orientale di
e
gravezza e
la
non solo
della sua colpa risultano
51
enormità
la
dall'
apparir egli
il rappresentante della bolgia
anche dall'ampiezza e profondità del suo
squarcio sanguinante e della sua pena, in propor-
l'antesignano e quasi
stessa,
ma
zione ai compagni di peccato e di supplizio: egli è
lungo tutta
infatti rotto
persona, dal mento in giù,
la
colle budella penzolanti
tra
gambe, mentre Ali,
i
musulmani
le
reo solo di aver causato lo scisma tra
(una
ha
di sottoscisma
specie
o divisione secondaria),
spaccata dall'alto in basso;
la faccia
amputazioni e mutilazioni degli
altri
e
altre
le
dannati nella
medesima bolgia sono più o meno parziali, a seconda
della gravità, sempre minore rispetto a quella di
Maometto,
delle
discordie
civili
e
religiose
cui
di
furono suscitatori o fautori. Se Dante, che certamente
conobbe
tutta,
e,
per lucida intuizione, non accolse
forse
anzi attenuò la grottesca e carnascialesca figu-
razione di Maometto corrente tra
i
suoi contemporanei,
non aggrava la mano (né saprei come
avrebbe potuto) nella pena di lui già per sé così
d'altra parte
profonda e tormentosa, né, collocandolo ad
eresiarchi, accenna alla maggior colpa
Maometto negato l'Incarnazione
colare quest'ultimo non nuovo
resie cristiane,
da Sabellio
Par.
XIII,
—
"
ma
—
e la Trinità
(parti-
dell'e-
storia
ciò
nelle sue
può
alle scritture
tuttavia
poeta.
più
Il
probabile
—
„
spiegarsi
—
ed
per esempio all'opinione
conseguenze
sociali
scisma sia peggiore dell'eresia, od anche
parmi
aver
già professato ad es. da Ario e
126-128):
dantesca che
d'
nella
che furon come spade
a varie cause,
attribuirsi
tra
es.
gli
—
—
lo
come
a semplice ignoranza nel
quale, forse, un'altra sola volta in tutta la
La
52
storia orientale di
Dante
sua opera nominerebbe Maometto, nella chiusa della
O
Canzone
"
Dante
ancora da
sia
patria degna di trionfai
attribuire),
"
fama
(se
a
dove afferma Fiorenza
divorata, fra tante altre sciagure, dalla divisione reli-
giosa o scisma, personificando questo in "Machometto
cieco " (Canz'. XVIII, 72).
Del pari con semplice fortuito incontro parmi
si
possa spiegare
il
particolare del
sul viso di Ali, corrispondente,
ma
o spacco
taglio
certo punto, allo storico fendente con cui ibn
assassinò
il
a un
Mùlgiam
solo sino
genero del Profeta. Dante potè trovarne
ragguaglio negli
Pier Pascasio, o più vero-
scritti di
similmente in quelli di Ricoldo o di
altri
che non
conosciamo, ovvero anche apprenderli dalla viva voce
di chi, missionario o mercante,
tica
con
i
paesi soggetti
nozioni semplici e
facili
all'
avesse qualche praesse sono
Islam: tanto
a comunicarsi e diffondersi,
particolarmente nel periodo delle Crociate o subito
dopo. Quanto
nome ed
persona di Ali, ai
sua iniziativa o
responsabilità nelle origini dello scisma islamico,
senza arzigogolare, si può aggiungere che^ forse, il
al
suoi rapporti con
alla
Maometto ed
alla
diavolo accismatore o conciatore e loico, dalla spada
cosi precisa sicura e starei per dire intelligente nella
sua opera vendicatrice, come un abile macellaio o
un elegante chirurgo, abbia voluto completare sul
viso di Ali lo spacco principale praticato in Maometto,
riprendendolo proprio al punto iniziale, " dal mento ",
mento infin dove si tr-ulla
"/esso nel volto dal mento al ciuffetto
(" rotto dal
e
*'
"),
portandolo con gesto o direzione inversa di
taglio sino all'alto
della fronte, tanto
da operare
la
La
Dante
storia orientale di
53
dilaccamento completo della persona,
dissezione o
separazione o scissione della
comunità islamica dal corpo della Cristianità, dovuta
simbolo
della intera
due corifei del Sunnismo o dello Sciismo.
Ma, rimettendo a più oltre di completar l'esame
a quei
del Maometto dantesco rispetto al Maometto storico,
veniamo alle Crociate o piuttosto a quanto di esse si
ritrova nella D. C.
La
storia
due volte secolare
di
queste grandi
imprese guerresche, che produssero si largo e profondo rimescolio di genti e spostamento durevole
dell'Europa verso l'Asia, squarciando con il cozzo
armi e il conseguente flusso dei traffici quel
come osservammo
denso velo o nebbia, onde
delle
—
—
avvolto
s'era
l'Oriente
asiatico
e
musulmano
occhi dell'Occidente cristiano fin verso
storia delle
il
agli
mille;
la
Crociate ha lasciato ben poche tracce
od echi nelle opere di Dante, in particolare nella
D. C. dove pure, in apposito luogo, nel cielo di
Marte, sono accolti entro le Uste di un'immensa Croce
luminosa gli spiriti beati dei guerrieri che in vita
combatterono per la Fede. Non so se sia stato già
osservato come questo grandioso avvenimento, la cui
;
importanza religiosa, sociale, economica, culturale
va sempre crescendo ai nostri occhi via via che si
approfondisce lo studio di esso e dell'età in cui si
svolse, i secoli XI-XIII, passi nella D. C. quasi inosservato.
Delle
sette
Crociate,
enumerano, non troviamo
di solito se ne
Dante che brevissimo
quante
in
La
54
storia orientale di
Dante
due prime, nel nudo nome del Duca
47) il liberatore del Santo
Sepolcro, e nel racconto di un guerriero fiorentino,
accenno
alle
Gottifredi
(Par. XVIII,
d'altronde quasi ignoto, che partecipò probabilmente
seconda Crociata: Cacciaguida, l'avolo del Poeta;
al seguito dell' imperator Currado,
che lo aveva cinto cavaliere, andò e peri, martire
della Fede, " incontro alla nequizia " della Legge
musulmana. Comunque s'abbia a risolvere la questione,
dibattuta tra i commentatori e gli espositori, se Dante
confondesse qui i due Curradi (il secondo, regnante
negli anni 1124-1129^ che nella sua prima discesa in
Italia, fermatosi a Firenze, armò cavalieri di sua mano
più cittadini, e presili al suo servizio " andò in Calavria contro a' Saracini che erano venuti a guastare
il paese, e con lofo combatteo e con grande spargimento di sangue dei Cristiani li cacciò e conquise ",
quando Cacciaguida avrebbe contato in circa 35 anni
ovvero il terzo Currado, 1137-1152, che non venne
mai in Italia, ma che condusse con Luigi VII di
alla
il
quale narra come
;
Francia la disastrosa seconda Crociata, 1 147-1 149;
allorché Cacciaguida più che cinquantenne l'avrebbe
seguito, accompagnandosi forse a Guido Guerra terzo),
mi sembra tuttavia indubbio, dall'accenno stesso di
Cacciaguida ai Luoghi Santi, che Dante attribuisca
realmente all'avolo suo, a dritto o a torto,
la parte-
cipazione alla seconda Crociata, quantunque a riguardo
essa nessuna allusione vediamo nelle frequenti
menzioni ed accenni, qua e là ricorrenti nel poema
(Par. XXXI, 102-139; XXXIII,. 49 ecc.), a San Bernardo, che pur ne fu l'anima e l'ispiratore.
Certo nessuna allusione, nemmeno vaga e lontana,
troviamo negli scritti danteschi alle altre Crociate,
di
La
Dante
storia orientale di
55
sebbene nella D. C. T occasione diretta o indiretta
non mancasse, là dove si parla o si fa cenno sia
"del buon Barbarossa " {Purg. XVIII, 119; Epist.
buono " marchese
VI-v. 135-6), sia di Bonifazio II, il
'*
di Monferrato {Conv. IV-xi, 125-8), sia di Federico
secondo, lo " imperadore " tante volte menzionato,
o finalmente si allude a San Luigi re di Francia
{Purg. VII, 127-9), il pio integro condottiero e martire
delle due ultime Crociate.
direbbe
Si
che
Dante,
entusiasmi guerreschi,
da passioni ed
alieno
uomo
sf
di parte
civile,
ma
mente
bellico-religioso, abbia nutrito
per
e
d'ardore
scevro da ogni fanatismo bellico e special-
le Crociate,
se
fra
gli
otto
poco entusiasmo
spiriti
di
guerrieri
nominati nella risplendente Croce marziale: Giuda
Maccabeo, Carlo Magno, Orlando " quello della santa
gesta"
{Inf.
XXXI,
Antinel, Roberto
il
Duca
ultimi
tutti,
i
17),
Guglielmo
Guiscardo, e
il
Gottifredi e Cacciaguida,
sono
tranne
Rinoardo
due già
ricordati,
i
—
solo questi due
vero ciclo delle Crociate, sebbene
primo, eroi storici o romanzeschi contro
tolti
il
d' Grange,
al
Saracini: esclusi affatto tuttavia, o taciuti,
di tanti illustri principi
e famosi per certo
partecipato
i
nomi
e condottieri, anche italiani
anche nel trecento, che avevan
gloriosamente
e
direttamente
a quelle
memorabili imprese.
La
ragione è forse che alla fine del secolo XIII
l'entusiasmo popolare per le Crociate era già sboltra i Cristiani anche in Italia, dopo le dure e
sanguinose lezioni della realtà, quando con la presa
di Acri (Inf. XXVII, 89) l'ultimo baluardo dei Latini
lito
in Palestina era
caduto in
mano
ai
delle Crociate poteva dirsi chiusa
Saraceni,
^e l'età
per sempre, con
La
56
un
storia orientale di
Dante
risultato politicamente e socialmente quasi nullo
per la Cristianità e per l'Europa, moralmente anzi
disastroso, o che
contemporanei
almeno
siffatto
potè sembrare
ai
di Dante.
Il quale d'altro canto non esclude da sé e non
nasconde l'ammirazione per un principe musulmano,
il Saladino, che, pur combattendo accanitamente contro
Cristiani, e strappando loro per sempre Gerusai
lemme, era noto e riverito in Occidente perii suo valore,
clemenza e munificenza. Ispirandosi in ciò all'aureola
di cui la novellistica popolare e la leggenda avevano
cinto il nome di lui nella cristianità, Dante lo men-
ziona nel Convivio (IV,
ognuno
xi,
126) tra
i
principi
gene-
"
ha nel cuore ", e lo colloca nel
Limbo {Inf. IV, 11, 29) insieme con i grandi eroi di
Grecia e di Roma, ma " solo in parte ", in una
rosi che
posizione di caratteristico isolamento che, simile a
quelle di
SordeUo e
di
Arrigo d'Inghilterra {Purg.
vaga e incerta ragion d'essere,
ne fa spiccare di più la ben accetta
VII, 131), nella sua
ne ingrandisce e
e riverita figura.
In conclusione, sia per poca simpatia di tempe-
ramento, sia per sdegno e contrasto
ressate^
mosso
i
inte-
e spinto quelle sciagurate spedizioni, sfruttando
popolari entusiasmi è talvolta
il
fanatismo dei volghi
d'Europa, a vantaggio di sovrani e
quali
mire
alle
mondane, commerciali che spesso avevano
avevan
tutto (per es.,
poi con
XXVII, 85; Par. IX,
altre ragioni.
conobbe
di
pontefici,
i
disinteressarsene del
"lo principe dei nuovi Farisei "; Inf.
finito
il
137, ecc.)
—
per queste o per
Dante probabilmente poco ricercò e poco
la storia delle Crociate, cioè la storia orien-
tale degli ultimi
due
secoli a lui anteriori.
Né
si
può
La
Dante
storia orientale di
dire gliene facessero difetto.!
57
mezzi d'informazione,
che non solo in Francia (dove quasi un'intera
ratura storica sulle Crociate era già sorta)
in Italia
e
ciali
lette-
anche
dovevano anzi abbondare memorie provinconoscenze personali con figli o
:
famigliari,
ragguagli
discendenti dei Crociati,
scritti,
o narrazioni quali erano già composte
al
ma
e
cronache
ben note
suo tempo, in latino e anche in volgare, in prosa
o in rima, corrispondenze e relazioni di viaggiatori,
di missionari, di mercanti, ecc.
Ma
mezzo a
l'ambiente in
vita operosa,
Dante
cui
menare
fu costretto dagli eventi a
non dovettero
la
in Firenze e fuori,
lunghe peregrinazioni errabonde
nelle
visse,
inevitabilmente faziosa ch'egli
fattiva,
a
ozio
lasciargli
dell' esiglio,
studi
semplice
di
interesse storico; mentre lo spettacolo delle cupidigie,
dei
livori,
delle rivalità, degli odi
fra
e
città
città,
fra partito e partito, fra italiani e italiani
" di quei che un
muro ed una
fossa serra, "
principi e sudditi;
fra cristiani e cristiani,
parte l'abbandono e l'imbarbarimento
defezione degl'imperatori e dei pontefici,
mento
della
Chiesa,
la
e d'altta
dell'Italia,
il
la
decadi-
degenerazione dei costumi
pubblici e privati, gli facevan piuttosto
sentire
più
cocentemente l'inferiorità non
ma anche morale della Cristianità al confronto degli
infedeli.
L' impudica sfacciataggine delle donne di
solo politica e militare,
Firenze
le fa
svergognate
103-105);
le
apparire
delle
quali
suoi occhi più disoneste e
ai
donne
pur,
saracine
stando
(Purg.
alle
XXIII,
informazioni
dell'Ottimo, sono " cosf date alla lussuria, che dovun-
que
la
volontà
giunge,
quivi
per
l'
Alchorano
di
La
58
Maometto
storia orientale di
dee soddisfare
si
Dante
Onde, facendo eco
".
all'angosciosa interrogazione rivolta a Dio:
" son
Dante
giusti occhi tuoi rivolti altrove?
li
sconsolatamente
scrive
—
Cardinali
ai
italici:
"Impietatis fautores,Judaei, Saraceni, et gentessabbata
nostra rident,
ut fertur, conclamant:
et,
eorum?
„ {Epist. Vili, xiv, 33-36).
ai potentati d'Italia: " Laetare iam,
Italia,
E
egli
musulmani d'Africa, d'Egitto e
per,
quasi nulla.
Deus
epistola
23-24).
11,
—
sapesse in realtà delle vicende e
delle condizioni dei Saraceni del
elementi
est
nunc miseranda
etiam Saracenis.... " {Epist. IV,
Che cosa
Ubi
nella
tempo
suo, cioè dei
non abbiamo
precisare; ma, crediamo, ben poco o
di Siria,
(9)
Assicuratisi della impotenza dei Franchi, o Cristiani d'Occidente, e
domate
le
loro velleità di ricon-
Luoghi Santi, i principi
un sistema quasi feudale
quista e colonizzazione dei
musulmani, dipendenti
in
Soldano,
o sultano ayyubita
imperante in Egitto e in Siria, attendevano a farsi
la guerra tra loro, a vivere nello splendore di pompe,
di studi, di poesia delle loro piccole corti, a guerregdalla
sovranità
giare con più o
e
assai
del
meno ardore
contro
più terribile dei Crociati,
il
i
nemico comune,
Tartari invasori
che avevano innondato l'Asia anteriore e minacciavano
di travolgere tutta la civiltà
Di tutto questo
sa,
non mostra
di
mondo
araba e l'Isiàm,
(io)
Dante non
quantunque notizie
in eboUizione
saper nulla,
molteplici e osservazioni personali su di esso fossero
La
storia orientale di
largamente diffuse nel trecento
:
Dante
59
particolarme.nte
il
Liher Tartarorum o Historia Mongalorum quos nunc
Tartaros appellamus del francescano Giovanni di
Pian del Carpine, utilizzato da Giov. di Beauvais
nello Speculum historiale, e probabilmente da G. Villani
il celebre Milione di M. Polo, frequentemente
da R. Bacone nell' Opus maj'us, nonché dal medesimo Villani ;e il su menzionato Itinerarium di Fra
Ricoldo. Di questa letteratura che l'AUghieri potè avere,
(VI, 37)
;
citato
diremo, sottomano, nessuna traccia affiora nelle sue
se, come io penso, l'adombramento del gran
Cane dei Tartari nell'enimmatico Veltro è tutto un sogno di moderni espositori in caccia d'ipotesi peregrine.
opere;
Tutto ciò che Dante sa o mostra di sapere intorno
Tartari ed ai Turchi, è ch'essi erano al suo tempo
ai
abilissimi
e
che
al
drappi a vari disegni e colori,
Giudei
e dei Saracini, avevan fede
pari dei
tessitori di
nell'immortalità dell'anima (Conv.
ciò,
II,
ix,
70-71).
più che alla storia propriamente detta,
alla civiltà
ed
al
Ma
si riferisce
pensiero orientale, di cui passiamo
a dire.
In complesso, le informazioni che Dante potè
avere intorno alla storia dei popoli orientali sono
tutte tratte direttamente dalla letteratura classica, o
in particolare
le
dalla
letteratura
biblica
e
patristica;
cronache latine medievali poco vennero nelle sue
mani, o poco
gli
lasciarono nella
memoria
e
nella
fantasia; scarse comunicazioni verbali o scritte giunlui sulle vicende dell'Oriente più vicino o
contemporaneo: nessuna, per quel che sappiamo o
possiamo arguire, di origine o provenienza direttamente orientale.
sero a
IV.
IL
PENSIERO ORIENTALE IN DANTE
Venendo ora a questo punto
principale del no-
argomento, ne divideremo la trattazione in tre
parti, in rapporto: a) al pensiero teologico, filosofico
stro
e scientifico;
terario; e
o all'arte
b)
a quello immaginativo, poetico e let-
da ultimo e) al pensiero artistico figurativo,
orientale propriamente detta. E per distin-
guere nettamente ciò che è più sicuro e specifico,
da quanto appare meno noto o più discusso, tocche-
remo prima brevemente
della Bibbia di Dante, e poi
del pensiero orientale a
lui,
per tempo e per luogo,
più vicino, cioè della letteratura arabo-mussulmana,
che sicuramente o con una certa verosimi-
la sola
glianza,
venne o potè pervenire, direttamente o
in-
direttamente, nelle sue mani: la sola attraverso la
quale potè giungere a
mento
lui
di cultura orientale
qualche elemento o frampropria degli
altri
d'Oriente più lontani, estranei o posteriori
biblico.
Letteratura
ebraica
dunque, e
al
popoli
mondo
letteratura
62
Dante
// pensiero orientale in
araba.
Ma
prima
conviene toccare delle conoscenze
ci
a queste due
linguistiche dell'Alighieri in relazione
letterature: se egli potesse cioè, in qualche
modo
e
misura, accedervi e attingervi direttamente.
La cultura linguistica di Dante si può ricostruire
con sicurezza dalle sue opere, in particolare dal De
vulgari eloqueniia. Egli conosceva e possedeva, in
più o meno larga misura, oltre al latino ed al volgare
e
"
il
italico,
Hispani,
42-44):
oc
„
"
francese o
il
delectabilis
provenzale o lingua d'oc:
(
"
Franci
Latini
et
dico Hispanos
V. E.f
II,
comprendeva
„
„
parlate
[Vulg.
lingua
d'oj/,
cioè
degli
Eloq.
I,
viii,
qui poetati sunt in vulgari
20-21).
XII,
nella
le
Donde
Provenza, o
chiaro
è
piuttosto
eh' egli
riteneva
parlassero provenzale, o almeno scrivessero (giacché
qui
gli
si
tratta
sopra tutto di idiomi
letterari)
anche
Spagnuoli; delle cui Ungue o idiomi particolari
(aragonese, gahziano, portoghese ecc.) l'Alighieri evi-
dentemente non ebbe veruna sicura notizia letteraria,
mentre pure i rapporti politici, commerciali, culturali dell' Italia con la Spagna, col Portogallo e la Catalogna erano, già vedemmo, molto frequenti, e
vari trovatori italiani facevan soggiorno in quelle
corti e poetavano in quelle lingue.
Le
tre
hngue del
si,
d'oil
e
d'oc costituiscano
per Dante gl'idiomi letterari dell'Europa meridionale,
mentre
l'
la lingua di
Europa centrale
e
jò abbracciava
settentrionale
i
vari parlari del"
per Sclavones,
Ungaros, Teutonicos, Saxones, Anglicos
et alias
na-
tiones quamplures per diversa vulgaria derivatum
„
// pensiero orientale in
Dante
63
I, vili, 29-35). Nell'Europa orientale e nelusava il Greco; della qual lingua è innegabile che Dante avesse qualche elementare conoscenza lessicale ed anche alfabetica o grafica {Mon. I,
XIV, 38). Tutti codesti idiomi eran, per lui, derivati
dalla confusione babelica delle lingue, mentre gU Ebrei,
popolo eletto, ereditarono e conservarono il linguaggio primitivo del genere umano: "Fiat ergo hebraicum
idioma illud quod primi loquentis labia fabricaverunt „
(Vulg. El.f I, VI, 59-61). O piuttosto (si corregge nel
Par. XXVI, 124-138) la hngua parlata da Adamo era
già totalmente spenta prima della Torre di Babele;
e nessuna traccia ne rimase più nemmeno nell'ebraico,
{Vulg. El.
l'Asia
si
nome
Dio fu El (siccome nei nomi propri
Raphael, "Medicina
Dei „, Michael " Quis ut Deus „, e nella forma
Eli o Eloi in Matteo XXVI, 46 e Marco XVI, 34,
Salmo XXII, i, Purg. XXIII, 74); mentre in origine
era stato il monogramma /, oppure /, cioè Jah o
Jehovah (Esodo VI, 3), come pare debba leggersi:
dove
il
ebraici
di
di
notoria etimologia:
Pria ch'io scendessi all'infernale ambascia,
/ s' appellava in terra il Sommo Bene,
Onde vien la letizia che mi fascia;
El si chiamò da poi. E ciò conviene,
Che l'uso de' mortali è come fronda
In ramo, che sen va ed altra viene.
Della lingua ebraica Dante ebbe
dunque queste
e qualche altra rudimentale conoscenza,
tanto lessicale e
derivata,
da notizie o studio
diretto,
Romani
i;
sol-
tanto
quanto da fonte latina
apostohca, patristica o letteraria:
[Par. VII,
seppur
come sembra, non
ad
es.
il
Sàbaòth
Epist. VII, 8) dalle lettere di Paolo
(IX, 29) e di
Giacomo
ai
(V, 4) nella Vulgata;
II pensiero orientale in
64
Dante
Malachóth (forma errata, in luogo della corretta
Mamlachóth) del medesimo passo, da San Girolamo
o dalla Htstoria ecclesiastica di Petrus Comestor o
il
d'altronde.
Quanto
ai
"
(Inf.
XXXI,
infantile
il
parole messe in bocca a Nembrotto,
alle
dolci salmi
„,
il
cui significato a
"
nullo è noto
appare certamente
„
ed
voler dare a ogni costo, o cercarne, una
67-80), se
illogico
interpretazione sintattica e discorsiva del verso
Rafel mai amech izahi almi:
d'altra parte è
radicali di
pure innegabile che parecchi elementi
queste enimmatiche parole sono spicca-
tamente semitici, né
scelti
a caso; e che,
come
è'
o inventa artificiosamente
stato osservato, chi crea
frase, che non sia di
nessuna lingua, non sa tuttavia staccarsi del tutto
dalle vere parole delle lingue che conosce o di cui
ha notizia: tanto più quando la frase da foggiare si
consideri e si voglia far apparire come un babelico
un vocabolo,
e tanto più
una
miscuglio di elementi lessicali
e proprie lingue
preesistenti.
appartenenti a vere
Onde
credo,
è lecito,
ritenere verosimile che Dante raccogliesse quei pochi
brandelli di semitico dalla viva voce
sillabo
ma-i non dittongato,
dargli
senso) di
badi
(si
al bi-
una pronunzia semitica vocale od orale può render bene e
l'ebraico o
il
alcuno
il
che
cui iato solo
conosceva o
parlava
caldaico o l'arabo o qualcosa sapesse,
anche per pratica, di queste o simili lingue: forse
da qualche dotto giudeo con cui ebbe dimestichezza.
E
qui ricorre
al
queir Immanuel
Giudeo, che nel
pensiero,
ben
1321
naturalmente,
Salomo
Zifroni,
il
o
nome
di
Manoello
prese parte con Bosone da
// pensiero orientale in
Dante
65
compianto poetico per la morte dell' Aliautore d'una visione poetica
in lingua ebraica; quantunque sulle sue relazioni personali o letterarie con Dante nulla ancora sia chiara-
Gubbio
al
ghieri e fu lui stesso
mente accertato.
Da questo o simile fonte orale, o anche da fonte
o meno a lui vicina od accessibile (fosse
Tesoro del Latini, o le Magnae derivaiiones di
il
Uguccione da Pisa, o Isidoro di Siviglia, o San Giscritta più
rolamo: l'uno ripeteva l'altro rispettivamente anteriore), l'Alighieri
seppe
nome ebraico Giovanna
sione nelle
il
significato etimologico del
[Par. XII, 81), e ne fa allu-
parole di Bonaventura in lode di
San
Domenico:
O madre
sua veramente Giovanna,
soggiungendo prudentemente (ma poco logicamente,
si badi, in bocca a un santo Dottore, ed a qual Santo!)
se interpretata vai
Nella qual
riserva é
stata
come
si
dice.
giustamente additata
la
prova, quasi la esplicita confessione di Dante, ch'egli
non aveva alcuna diretta e sicura nozione, come noi
diremmo grammaticale o filologica, di lingua ebraica.
Tanto meno (e a più forte ragione possiamo'
argomentarlo) egli conobbe dell'altra lingua orientale, viva e parlata al suo tempo, cioè dell'arabo.
Non che
fosse logicamente o materialmente impossi-
Dante il sapere d'arabo (vedemmo come al
suo tempo detta lingua veniva insegnata e studiata
anche per scopi dottrinari e scientifici, non mai però
con criterio propriamente letterario); ma nessuna notizia o induzione positiva della sua vita ci rende
bile a
Dante
e l'Oriente
5
66
// pensiero orientale in
Dante
verosimile ch'egli se ne occupasse mai; e se qualche
nozione ne avesse come che sia procacciata, abbiam
la sicurezza logica che ne avrebbe lasciato testimonianza o traccia nelle sue opere, particolarmente
nella
Divina Commedia
spesso
gli
occorre,
e nel
De
Vulg. Eloq., dove
per ragioni poetiche o storiche
o dottrinarie, di far menzione di lingue varie, del
loro uso, origine, evoluzione, di formazione e distri-
buzione geografica dei hnguaggi. Si osservi quanto
agevole, commodo e opportuno, oltre che consentaneo
all'indole del suo ingegno così curioso e nudrito di
vasta e molteplice cultura, nonché
al carattere enci-
clopedico della sua opera maggiore, sarebbe stato
per l'Alighieri facile e direi inevitabile, se qualche
nozione diretta o indiretta avesse avuto della lingua
araba,farne mostra e argomento nella sua trattazione,
particolarmente
data
l'affinità
linguistica
ed etnica
nonché religiosa fra Arabi ed Israeliti, tra giudei e
musulmani: affinità storica e pratica, antica e moderna, comunemente nota anche al tempo di Dante.
De
Quando
nel
nosce
plerasque nationes
"
Vulg. Eloq.
36-38)
egli
rico-
(I,
vi,
et
gentes delectabiliori
quam latinos „, non può
mi sembra, che al francese
e al provenzale, non mai a lingue orientali o semitiche, come il già menzionato arabista spagnuolo
Asin parrebbe suggerire. Quanto all' idioma dei musulmani in particolare, io immagino che Dante non
si domandò mai l'arabo che lingua fosse (sebbene
in Italia e nelle corti da lui frequentate non gliene
doveva mancare la possibihtà di sincerarsene; sì gli
mancò, congetturiamo, l'opportunità o la voglia o
l'occasione), ovvero non lo ritenne degno d'alcuna
atque
utiliori
evidentemente
sermone
riferirsi,
uti
// pensiero orientale in
attenzione,
non reputandolo forse
valore propriamente letterario
Dante
67
suscettibile d'alcun
o poetico. Della
esi-
stenza di una letteratura propriamente araba o
mu-
sulmana, che non fosse quella di semplice e casuale
tradizione e trasmissione della cultura antica filosofica
penso che Dante non ebbe alcun sennonché conoscenza diretta: la quale
ignoranza, verosimile per tante altre ragioni che a
suo luogo diremo, si può intanto argomentare dagli
stessi scritti danteschi, non tanto per quel che in
essi visibilmente è, quanto piuttosto per quel che vi
manca: qualche volta (e il caso di Dante ci par desso),
il silenzio
è forse altrettanto eloquente che la pae scientifica,
tore o sospetto,
rola stessa.
Con
ciò siamo ben lontani dal voler sostenere
mente dell'Alighieri restasse chiusa ed estranea
al pensiero arabo-musulmano. Qui abbiamo parlato
soltanto di conoscenza linguistica, ed affermato o con-
che
la
getturato, in certo
modo a
priori, l'inesistenza, l'im-
un rapporto diretto ed immediato tra
il pensiero
di Dante e la letteratura orientale del
tempo suo od a lui anteriore, compresa la letterapossibilità di
tura biblica.
la
Andremo
ora analizzando e svolgendo
nostra affermazione.
Accennammo
già
al
lungo ed amoroso studio
che l'Alighieri fece delle Sacre Scritture, in particolare dei Libri
poetici, storici e profetici del
Vec-
chio Testamento, sia nelle scuole domenicane e fran-
cescane ch'egli
commosse
frequentò, sia nelle sue pensose e
letture
personali
sin
dalla
prima giovi-
68
// pensiero 07'ientale in
nezza,
come
mente
le
Dante
rivelano le sue opere giovanili, specialRime, che hanno qua e là visibile l'impronta del Salterio in particolare: i Salmi ricorrono
poi frequentemente nel poema sacro, in bocca agli
Angeli ed alle anime espianti, nel testo latino, quale
più naturale linguaggio di celestiali anime commosse.
Gli studiosi ed espositori della Commedia hanno in
tutti
particolari
i
ricercato
e
detcrminato
quale e
quanta conoscenza ebbe Dante della Bibbia, e donde
gli venisse, e quale autorità egli vi riconobbe, quale
ispirazione ne trasse al concepimento ed alla esecuzione del poema, quale efficacia ne subisse nei pensieri e nelle
immagini, nel linguaggio metaforico, nella
ideazione e colorimento delle allegorie e dei simboli, ecc.
Ma
più che la dotta rassegna delle mutua-
zioni, reminiscenze, fedeli e libere citazioni e
a
zioni,
importa
noi
essenziale e vitale, di
qui
di
rilevare
Bibbia
:
di
insomma l'arte
lungo ed amoroso
caratteristico
dantesca sia debitrice allo studio
della
imita-
quanto
specialmente,
sincerità
e
profondità
d'ispirazione, semplicità, intensità e potenza pittorica,
per cui la sua parola scolpisce e dipinge e sembra
penetrare attraverso
le
cose sino all'intima loro es-
senza; malinconia, nobiltà di pensiero; preoccupazione assidua e quasi diretta visione del Divino e
dell'Eterno nel
mente
fu
mondo
e nell'universo.
osservato dal Carlyle
:
"
Onde
Per
giusta-
verità,
fer-
Dante non ha pari nel mondo
moderno: per trovargli un parallelo, dobbiamo ricorrere alla Bibbia ebrea, e vivere quasi con gli antichi
vore,
profeti
profondità.
„.
'
// pensiero orientale in
Dante
69
Passando ora alla letteratura musulmana, o piuttosto diremo alla letteratura araba (il primo termine
si
riferisce
secondo
e
contenuto etico-religioso-teologico;
al
di solito alla lingua,
il
ed è perciò più vasto
comprensivo), rammentiamo di aver già rilevato
l'utilizzamento di opere ed autorità arabe nella eru-
dizione geografica, cosmografica, astronomica e scientifica di
Dante. Qui
ci
bisogna precisare e specificare
alquanto.
La
cultura filosofica e scientifica del
mondo me-
maggior parte, innegabilmente, rappresentata dai dotti musulmani i quali
ne erano venuti in possesso, attingendola ed elaborandola, con proprie traduzioni e commenti, dalle fonti
classiche elleniche od ellenistiche, conosciute per opera
precipua dei cristiani orientali sirii o irachensi, con
cui gli arabi s'eran trovati in contatto e convivenza
dievale verso
mille era per la
il
;
nella loro rapida travolgente
trice.
espansione conquista-
Medicina, geometria, astronomia, geografia, co-
smografia, logica, filosofia: tutte le principali scienze
matematiche e filosofiche, che l'antiaveva investigate e svolte,
particolarmente nel periodo originale od ellenico, la
naturali, fisiche,
chità classica occidentale
civiltà islamica se le assorbì,
per
diffuse
sulla
società
dizione
isolati
il
cristiana
letteraria
—
rari
s'appropriò, conservò,
mondo musulmano;
di
occidentale,
Roma
proprio
imperiale
nantes in gurgite vasto
più dense e letargiche, più
bre dell'ignoranza.
mentre
rottasi la
in
tradi-
frantumi
— premevano
vaste e diffuse, le tene-
Dante
// pensiero orientale in
70
Ma quando
dopo
mille, sì
il
tra
le
genti
determinò
mico, intellettuale,
cristiane d'Occidente,
risveglio civile, econo-
il
artistico; e
T Europa ridomandò
suo obliato patrimonio spirituale, specialmente innanzi tutto quello scientifico, più urgentemente necessario alla vita, alla sanità fisica, al
all'Oriente
il
al raziocinio:
traffico,
acuto era
meno
paesi dove
nei
allora,
contrasto fra islamismo e cristianesimo,
il
dove i Cristiani eran riusciti a scuotere il giogo
musulmano, conservandone tuttavia gli elementi culturali, per temperamento di carattere e per saggezza
di prìncipi, in Sicilia dunque e particolarmente e più
durevolmente in Spagna, il sapere islamico od arabico fu ricercato, riconosciuto, ammirato nell' Europa
là
occidentale; derivato, mediante
latine, nelle
parafrasi e versioni
scuole e nella cultura superiore; discusso,
accettato, confutato, fatto oggetto di studio, d'imita-
zione e spesso di venerazione fra
come oggi diremmo,
i
dotti: divenuto,
certe discipline fondamentali. Così accadde che
di Averrois,
essere
far),
tanto
quasi
nomi
Avicenna, Algazel, Albumasar (che potè
al Farabi, quanto abu
Masciar GiàAlfragano,
Petragius,
breve volger d'anni, mediante
sone
i
Alchindus, Albubater o Rhazes, Arzachel
Zarkali),
per
unico
d'istruzione,
testo
letterali, noti
a
tutti
i
ecc.,
le
dotti e
(o al
divennero
traduzioni
anche
media cultura in Occidente.
Nato e cresciuto in questo contorno
alle
in
latine
per-
di
e di simpatia verso la scienza
arabica,
di
rispetto
quasi unica
scienza del suo tempo, Dante, più d'ogni altro bra-
moso
a
di
siffatti
scrittori
sapere e
d'
imparare, partecipò naturalmente
sentimenti:
arabi,
nelle
ebbe tra mano i libri degli
su enumerate, se ne
versioni
// pensiero orientale in
valse a istruirsi,
li
citò
Dante
71
frequentemente, con una certa
predilezione, e quasi ostentazione, nelle
sue opere,
diede forma immaginosa e solenne alla sua ammirazione,
collocando con storica e logica valutazione
mezzo
magni del Limbo, accanto a
gli arabi (o tali da lui ritenuti) Avicenna e Averroè: i due più alti o più noti
rappresentanti delle dottrine arabico-saracene, in mein
agli
spiriti
Euclide e ad Ippocrate,
dicina
ed in
filosofia, in
connessione
—
si
badi
—
e quasi direi in dipendenza, dei loro predecessori e
maestri,
greci.
i
come
In filosofia,
ma non
è noto,
Dante
siero tanta, d'accogliere talora dottrine
o non espresse da San
a quelle
sopratutto,
fu
del tutto, tomista; serbò cioè libertà di pen-
della
Somma
"
Tommaso,
„,
non seguite
o non conformi
particolarmente dottrine
averroistiche, quali quelle relative alla eternità della
terra, alla
materia prima, alla sfera del fuoco,
alle
macchie lunari ecc.: teorie cosmologiche, teologiche
ed anche psicologiche più vicine, sembra, all'Avicennismo-averroistico anzi che al Tomismo. Ora, non è
dubbio che Dante conoscesse di Averroè e di Avicenna quanto al tempo suo era tradotto in latino e
andava per le scuole (del primo specialmente opere
filosofiche, del secondo in particolare scritti medici
e
naturalistici);
Averrois (Mon.
l'uno e l'altro egli cita
I,
iii,
77-8; Conv. IV,
xii,
qua e
là:
68-69; -^^•
Ter. V, 5-6; XVIII, 36-39; Purg. XXV, 63); Avicenna {Conv. II, XIV, 27-32; XV, 69-67; III, XIV, 38-41;
IV, XXI, 15-17); Algazel con Avicenna nella prima e
nell'ultima delle qui indicate citazioni; ed entrambi
et
i
primi sottrae all'Inferno e colloca fra
Magni del nobile
Castello,
come innalza
gli
agli
Spiriti
splen-
// pensiero orientale in
72
dori
della
Brabante.
sfera solare
Ma
noto averroista Sigari di
sino a qual punto egli abbia approfon-
od accolga
dito e approvi
lo
il
Dante
il
pensiero averroistico e
riproduca nelle sue opere, è
dire,
difficile
né è
per anco chiaramente assodato.
Giacché anche lì dove i filosofi arabi sono esplicitamente citati, non è sempre agevole, e talvolta anzi
impossibile, il decidere se Dante attinga direttamente
alle traduzioni di essi,
da
ovvero
Tommaso
o confuta-
alle citazioni
da Alberto Magno.
E d'altra parte si badi che, se per un verso l'indipendenza e serenità di giudizio di Dante gli permette di
collocare nel Limbo quell' Averroé che l' opinione più
comune, per quanto falsa, del suo tempo riteneva ateo
ed impudente negatore del Cristo e d'ogni fede religiosa (tanto che nella cappella degli Spagnuoli di
Santa Maria Novella esso vien dipinto da Taddeo
Gaddi ai piedi dell' Aquinate fra Ario e Sabellio, e
così a Siena nell'opera di Fr. Traini, e certo tra i
fattene sia
zioni
reprobi
dannati
sia
Camposanto
nel
di
Pisa);
d'altro
canto r esaltazione di Sigeri per bocca di San
maso non
significa
già necessariamente
Tom-
che l'Ali-
ghieri approvasse gl'invidiosi sillogizzati veri di lui
non sappiam nemmeno quali fossero, a quali
Dante precisamente alluda), come la encomiapresentazione, messa sulle labbra di San Bona-
{che poi
cioè
stica
ventura, dell'
dotato
„
"
abate Gioacchino di spirito
non dimostra
l'
adesione di Dante
profetico
al
misti-
cismo simbolico ed ascetismo del dottore calabrese
né tanto meno dei Gioachimiti.
La psicologia complicata e multivoca di Dante,
in cui
l'uomo
volentieri con
di scienza si
il
confonde
sì
spesso e
sì
poeta, sicché questo soverchi quello
// pensiero orientale in
e talvolta lo occulti e lo surroghi,
Dante
73
non permette sicure
induzioni nella introspezione del suo pensiero riflesso
personale.
Anche qui sovente
l'indagine necessaria-
mente procede sopra calcoli di probabilità, il cui
valore è sottoposto ad alterazioni e revisioni incessanti, senza speranza di inconcusse conclusioni. La
misura e la prudenza sono perciò più che mai consigliabili e necessarie in questo campo, sopra un terreno malsicuro e ricco in abbagli
(11).
Oltre a questa siffatta conoscenza del sapere scienarabico, ebbe Dante altra notizia del pensiero
arabo e della forma poetica, letteraria, teologica di
cui esso s'era rivestito in Oriente e nell'Occidente
tifico
Potè egli trarne elementi
sua ispirazione poetica, alla costruzione del suo
africano-siculo-andaluso ?
alla
mondo
elaborazione della
artistico, in particolare alla
Commedia
?
Sino a qualche anno
bero sembrate a
tutti,
fa,
domande
come che sia
queste
dantisti o
e studiosi di Dante, affatto oziose
materia ed anche qua e
fantastica
della
là
ed
inutih.
sareblettori
Che
la
l'invenzione o ripartizione
D. C, specialmente
sua
la
ed assegnazione delle colpe e delle pene
ai
classifica
dannati,
qualche corrispon-
presentassero qualche analogia,
immaginose
non si durava
fatica a creder possibile: la fantasia umana, in fondo,
ha pure suoi limiti, precipuamente in argomento sì
denza o
lontana
somiglianza
con
le
raffigurazioni orientali dell'oltretomba,
i
specifico e determinato e presente ad ogni coscienza
religiosa e
morale
in ogni
tempo.
Ma
che una deri-
II pensiero orientale in
74
Dante
meno una imitada tanto diverso e da tanto
noi si rifiutava anche soltanto di
vazione diretta o indiretta, e tanto
zione, potesse esservi,
ognuno
lontano,
accoglierne
siderare
il
solitaria,
contorno
di
dubbio
il
:
Poema
abituati,
sacro
più
come eravamo, a concome una montagna
un massiccio maestoso ed eccelso senza
d'approcci di sistema orografico
di alture e
ascendente
verso
di
esso
o
digradante,
anziché
come una vetta culminante in mezzo a un altipiano,
o un promontorio che si erga sul mare, preannunciato
e preparato
da una serie
stanza derivi.
Onde
messe innanzi da
le
di colli e di
s'attacchi e
studiosi
specialmente indianisti e
di
letterature
iranisti,
nemmeno
quasi non furon
cime in catena,
da cui in soprime osservazioni ed ipotesi
esso
a cui visibilmente
orientali,
rimasero senza eco,
prese in considerazione,
presentate com'erano con dati e raffronti molto fram-
mentari e con scarsa o inadeguata conoscenza della
Divina Commedia stessa, di Dante e dei suoi tempi.
Rimandando a un mio precedente libretto, " che per
necessità qui
registra
si
„
— Intorno alle fonti orientali
:
—
per un più
Divina Commedia (Roma,. 1919),
congetture
prime
ipotesi
o
largo riassunto di queste
orientalistiche, mi limito qui a ricordare i due più
noti proponitori e sostenitori di esse: un indianista
e un iranista, A. De Gubernatis ed É. Blochet. Nel
suo volume Su le orme di Dante (Roma 1901), il De
della
Gubernatis, raccogliendo e precisando
appunti qua e
gende
iranica
pubblicati,
là
i
suoi anteriori
addita in alcune leg-
e figurazioni fantastiche della letteratura indoi
così
prototipi orientali di rappresen-
detti
tazioni dantesche,
Purgatorio con
il
precipuamente a) il Monte del
Paradiso Terrestre in cima, sore
:
// pensiero orientale in
gente
nell'isola
Seilan
di
nel
e
Dante
75
Picco
d'Adamo,
umano (già
ritenuto quale sede primitiva del genere
Plinio
o Solino avevan
dell'isola
di
colossale di
dato a
Br.
Latini
notizie
Tabropane); b) la figura mostruosa e
Lucifero, adombrata nel dio Yàma delle
leggende popolari seilaniche;
e)
morale
la topografia
e la scenografia penitenziaria dell'Inferno, nella vi-
sione peelevica nota sotto
di
figlio
1872, in
sto
il
nome
di
Virdf (tradotta in inglese
francese dal Barthélemy nel
materiale
leggendario
e
Arda
Haug nel
Libro di
dall'
1887).
Di que-
orientale
visionistico
Dante avrebbe avuto sentore, o più o meno distinta
il De Gubernantis), da probabili rifache
cimenti, riassunti o " versioni „ ebraico-latine
per altro nessuno conosce, di cui non si ha il benché
notizia (secondo
;
minimo cenno o
indizio
I
Fermatosi a studiare più da vicino
Arda-Virdf m una
il
ulteriore elaborazione
Blochet [Les sources orientales de
medie,
Paris,
1901)
—
afferma,
la
il
Libro di
musulmana,
Divine Co-
senza dimostrarlo,
il
D. C. e quel
„
viaggio visionistico o peregrinazione oltremondana
di Arda, occupandosi più che altro a rintracciare le
vie che detta leggenda irano-islamica può aver percorso " per arrivare dal fondo dell'Iran fino alle rive
dell'Arno „, ma senza ricercare o provare se veramente le abbia percorse e se ci sia mai arrivata. In so"
parallelismo
quasi completo
tra la
stanza, fra molte arbitrarie cervellotiche affermazioni,
e interessanti
ma
inutili
divagazioni,
il
Blochet so-
stenne che Dante abbia imitato questa Visione orientale
indirettamente e inconsapevolmente
dizione è nei
termini
1),
attingendo
cioè varianti e rifacimenti,
(la
dalle
contradversioni,
occidentali di essa,
vale
-
76
// pensiero orientale in
Dante
a dire da quei racconti meravigliosi o leggende
cri-
stiane, redatte specialmente in latino, di viaggi attra-
verso
il
mondo
invisibile di oltretomba, diffuse
l'Europa occidentale tra
tutta
e "tutte
impregnate
Questo
intuito
visioni
sulle
il
di elementi
sicuro
dell'
IX
e
per
XIII secolo
il
iranico-musulmani
influenza
„.
irano-islamica
medievali è la
escatologiche cristiane
quella che
avrebbe dovuto e potuto svolgere utilmente,
ampliando e approfondendo lo studio già fatto nel
1891 da un altro orientalista, l'olandese De Goeje,
parte più seria del libretto
del Blochet,
egli
su
La
legende de saint Brandan, invece di gingillarsi
attorno alla D. C, che conosceva quasi soltanto per
d'una
sentito dire, con affermazioni e giudizi
incre-
dibile leggerezza e inconsistenza.
Ma
il
nocciolo
buono del suo pensiero
è stato
recentemente ripreso, con assai maggiore preparazione, e con qualche migUor fortuna, dall'arabista
spagnuolo Don Miguel Asin Palacios; il quale gli ha
dato svolgimento e parziale dimostrazione scientifica,
avviando il problema a non lontana risoluzione, con
anahzzare specialmente le forme o elaborazioni arabe,
letterarie e mistiche, che l'antica visione d'oltretomba
rivestì neir Oriente a noi più vicino, tra
musulmani
i
cioè d' Africa e di Spagna. Senonchè, per naturale
incauto
desiderio
ambita e più
miraggio,
di
arrivar
alla
novità e importanza
scoperta di nuove
ma
meta più
sue ricerche, affascinato dal
alta delle
dalla
presto
della
fonti
della
tesi
(la
D. C), l'Asin ha
er-
rato anche lui nei suoi passi anticipando frettolosa-
mente
e perciò falsando
volgarmente — legando
di
i
i
risultati,
quasi
buoi dietro
— diremmo
al carro.
mettere a base della sua indagine
il
Invece
raffronto,
// pensiero orientale in
completo ed esauriente, tra
musulmane
della
le
Dante
77
leggende escatologiche
e quelle cristiane medievali precorritrici
D. C,
egli
ha innanzi
tutto
statuito e
appro-
fondito la comparazione tra le visioni islamiche e
poema Dantesco;
il
un secondo momento,
quasi per tardo scrupolo critico, ha passato in una
rapida e alquanto frettolosa e non diretta rassegna
le
solo in
e
leggende occidentali d'oltretomba, spigolando ed
illustrando
in
esse solamente le tracce e gl'influssi
del pensiero musulmano. Da questo errore di metodo
o di prospettiva è derivato che TAsin, pur avendo
fatto di Dante e della sua opera una studio coscienzioso e per molti aspetti sicuro, pur essendo egli
di una indiscutibile, forse unica competenza filologica, storica e teologica,
di letteratura
gliato
le
su questo particolar territorio
musulmana, l'Asin ha
affrettato e sba-
sue ultime conclusioni, come spiegheremo,
affermando un rapporto specifico
di
derivazione e
filiazione, la imitazione cioè di concetti e figurazioni
islamiche nella D. C.
suo libro è così denso di sicura
presenta raccolta,
sistemata e messa in opera una sì lunga e ricca coCiò nonostante
e peregrina
il
erudizione islamica,
pia di materiali e di
fatti,
rispondenze e coincidenze
di raffronti, analogie, cor-
impressionanti,
ricerchi con investigazioni comparative sulle
i
per chi
origini,
Poema Sacro
campo di questi
precedenti letterari o precorritori del
;
ha levato nel
studi sì alto, e in parte ben meritato rumore, che ci
sembra di non poter fare a meno di darne qui ame d'altra parte esso
pio e preciso ragguaglio nel trattare,
come
noi fac-
ciamo, sia pure in forma e misura di semplice compilazione divulgativa, dei rapporti fra
il
pensiero di
// pensiero orientale in
78
Dante
Dante e quello dell'Oriente a lui contemporaneo.
Tanto più che detta memoria dell' Asin, a parte
r errore della tesi specifica, ha il merito indiscutibile
di avviare, di far avanzare verso prossima e sicura
risoluzione il problema sulla origine prima e remota
di alcune immaginazioni e raffigurazioni dantesche.
Intorno a un breve e vago
passo del Corano
XVII, vers. i): "Spetta la lode ad Allah, che
fece viaggiar durante la notte il servo suo (Maometto)
dal Tempio sacro (della Mecca) sino al tempio più
remoto (di Gerusalemme ?)
per mostrargli i suoi
(cap.
portenti
„
,
nel quale
si
una notturna pere-
allude a
grinazione meravigliosa, visione o sogno che fosse,
compiuta dal Profeta attraverso
onnipotenza, che non
si
segni della divina
i
dice quali siano: la fantasia
popolare musulmana, e poi e più l'industria inventiva degl'interpreti coranici, utilizzando specialmente
antiche e diffuse
escatologiche d'ori-
fantasticherie
gine persiana (quali incontransi nel già menzionato
Libro di Arda), foggiarono in una moltitudine di
che si possono raggruppare in
—
principali, —
redazioni varie,
tre cicli
la
leggenda religiosa moraleg-
un viaggio attraverso le regioni o regni
d'oltretomba. Questa peregrinazione visionistica ebbe
due momenti, o parti essenziaU (ma nel corpo della
leggenda non ben distinte e separate, anzi spesso
giante
di
confuse):
il
terrestre,
e
così
il
detto
Miirdg o
Isrà o
"
"
scalata
viaggio
„
notturno
„
ascesa per gradi,
propriamente detto, nel quale descrivonsi, con molti
minuti particolari meravigliosi, le tappe ed episodi
// pensiero orientale in
di quella,
Dante
79
pretesa o sognata, trasmigrazione o visione
sue due parti o atti principali,
ed ascensione al Cielo. Tutte queste redazioni erano già divulgate nel mondo islamico
(perciò anche in Siria, Palestina, Egitto, Africa set-
drammatica,
nelle
visita dell'Inferno
Spagna,
tentrionale.
IX
Sicilia) al
più tardi sin dal se-
Alcune di esse, pur anteriori
al secolo IX, presentavano già saldate e fuse in una
sola azione drammatica complessiva le due parti
colo
della nostra èra.
principali costitutive della
remo
l'Inferno e
il
leggenda, o come noi
di-
Paradiso.
L'Asin raccoglie ed espone minutamente questo
leggendario, detto con termine comprensivo,
del Miirdg o Ascensione di Maometto, studiandolo
nella sua genesi, nelle sue varie redazioni, nei comciclo
mentari teologici di esso, nelle adattazioni allego-
che
rico-mistiche e nelle imitazioni letterarie
teratura islamica ne fece sino al secolo XIII
;
la let-
e passo
passo comparandolo, in raffronti analitici multilateri,
con la, struttura materiale e morale, cioè architettonica e distributiva, con la topografia e scenografia,
con l'azione drammatica, con gli episodi, e talvolta
con
i
caratteri e personaggi, e persino
o veste verbale della Divina Commedia.
oltre la visione o
resto della
commenti,
profetiche,
coi
zioni, popolari e dotte, intorno al
sofi,
scritti
mu-
Corano e delle
loro commenti e supertratti
relativi all'oltretomba;
per ultimo molti
stile
l'Asin esplora ed utilizza tutto
ricchissima letteratura escatologica
sulmana, che comprende vari
Tradizioni
lo
tale scopo,
leggenda del Miirdg nei suoi vari
testi e rielaborazioni,
il
con
A
del
leggende e figuraGiudizio
finale, e
dottrinari di teologi e filo-
specialmente di mistici, che sistemarono, inter-
8o
// pensiero orientale in
pretarono e raziocinarono
della rivelazione
tutti
Dante
questi sparsi documenti
musulmana intorno
ai
Novissimi.
Senza riprodurre qui la larga e precisa esposizione, data nel mio già citato opuscolo, del graduale
e completo raffronto istituito dall' Asin (raffronto
ormai riassunto ampiamente ed analizzato in varie
anche di cultura generale, dell'Italia e delricomporrò qui come un estratto complessivo ed armonistico di questa analisi e sìntesi comparativa, dando
secondo il metodo stesso del chiaro
riviste,
l'estero),
—
arabista, spinto sino
specie
all'
racconto
di
o
ultimo limite logico
tela
generale
della
—
una
visione
escatologica musulmana, quale l'Asin ha raccolta e
messa a fronte
del viaggio
del
poema
dantesco. Al protagonista
d'oltretomba, che spesso ne è
islamico
anche il narratore, e che fu in origine impersonato
Maometto, poi in un certo ibn Qàrih od altro
santo e illustre personaggio musulmano, da ultimo,
nelle elaborazioni mistiche, in un semplice ed umile
uomo qualsiasi, variamente nominato, o anche anonimo e simboleggiante (dichiararono espressamente
quelli scrittori mistici) l'anima umana che compie la
sua rigenerazione morale salendo dalla schiavitù del
peccato alla libertà dello spirito mediante la fede e
in
le altre virtù teologali
attraverso
i
:
regni del
a questo pellegrino
mondo
musulmano
daremo
invisibile, noi
dunque per comodità del racconto o esposizione, il
appellativo generico di " Servo di Dio „ o
nome o
Abdalla, che ne è per etimologia, e per consuetudine o spediente onomastico, l'equivalente.
// pensiero orientale in
Ma
per
il
si
scomparte, per
cristiano,
in
nella vita futura,
immediato e
8i
rammentiamo che questo mondo
il musulmano
come
innanzi tutto
d'oltretomba
Dante
quattro
dopo
il
l'altro finale e
—
umano:
i° il luogo
Giahdnnam (Gehenna:
non „, depressione o
regni o stati dell'anima
primo giudizio personale
complessivo del genere'
e stato di
dannazione eterna,
l'antichissima "Valle di Hin-
fossa presso Gerusalemme,
dove ardevansi vivi
fanciulli in onore di Moloc),
con il duplice castigo della separazione o privazione
2° lo stato
di Dio, e il tormento generale del fuoco;
di eterna salvezza e godimento perpetuo nel Ftrdaws
i
—
(Paradiso: antica parola zendica o babilonese, significante vastissimo parco o giardino arborato) o
nàt cioè giardini di delizie,
Giànas
piuttosto
sede dei beati
la
"
circoli
fu,
„
più
tardi
detti
o sfere celesti
Gian-
anche o
(quando
dai teologi e mistici,
spiritua-
—
3° quello
lizzata e trasferita dalla terra in cielo);
della purgazione, cioè del castigo
temporaneo o prov-
visorio {Siràt: strada, ponte, aspra costa tra l'inferno
e
il
ma
cielo),
per coloro che morirono bensì nella fede,
senza aver
peccati;
—
fatto
adeguata
e finalmente, 4° V
penitenza dei
Aaràf
loro
(estremità, orli,
lembi. Limbo), luogo privo di pena e di premio, per
le
anime vissute senza merito né demerito, cioè senza
aver né servito né offeso Dio.
non in tutte .le rappresentazioni
musulmane appaiono tutti e quattro,
Certamente
escatologiche
l'uno
accanto
né
visioni e
le
Dante
all'altro,
questi
peregrinazioni
e l'Oriente
regni
d'oltretomba;
leggendarie e teolo6
82
// pensiero orientale in
gico-mistiche
cessione
si
svolgono
d' itinerario,
ma
col
Dante
medesimo ordine
e suc-
anzi con innumerevole va-
rietà e molteplicità di particolari descrittivi, topografici,
episodici,
sebbene con stucchevole uniformità e ripe-
tizione di figurazioni e concetti generali, di infantili
inconseguenti
esagerazioni,
e
senza quasi nessuna
proporzione o freno d'arte. Questa stessa
misura,
sbrigliata e arruffata varietà di linee generali rende
più opportuno al nostro scopo, e starei per dire più
naturale, o sia pur
meno
artificiale,
il
nostro seguente
riassunto eclettico e sincretistico, tanto descrittivo della
struttura e funzione dei
regni
d'oltretomba quanto
narrativo della visione musulmana, fatto con molteplice complicazione e contaminazione delle varie fonti
e
cicli
o redazioni,
scopo di rappresentare ed
il
raffronto con la
Asin e messo a fondamento della
allo
epitomare, oltre che
confutare,
D. C, istituito dall'
sua tesi sulla cultura islamica di Dante.
Ecco qui in primo luogo, per procedere con
ordine e chiarezza, lo schema topografico o descrizione
generale del
mondo
escatologico
visitato
dal
pere-
grino islamico, nelle sue quattro partizioni o regni.
UAaràf,
maniera varia od incerta
in rapporto (come già
nel testo coranico) or con l'uno or con l'altro dei
due regni eterni, presentasi come» un' altura o colle
cinto da muraglia, dove su prati di fresca verzura,
in un' amena valle ricca d' alberi e rigata da fiumi,
albergano in vari gruppi, speciali categorie di spiriti attivi, contemplativi ed infanti: gli eroi martiri
della guerra santa ma stati disobbedienti ai loro
genitori; i savi e giureconsulti che peccarono per
vanagloria; i figli dei musulmani e degli infedeli
a).
tra
il
cielo e
l'
situato in
inferno,
messo
// pensiero orientale in
avanti
morti
nel
l'
uso della ragione
mondo s'equipararono
azioni
„
gli
;
Dante
le anime
buone e le
le
mento,
d'
tutti
di cui
cattive
Angeli mascolini o Virangeli, e
ferenza che patiscono
il
"
;
o demoni che credettero in Maometto.
islamico è
83
i
Limbo
questi abitatori del
desiderio, senza
entrare nel Paradiso
appaga-
possibilità di
:
Geni
L'unica sof-
sospesi tra
i
dannati
conoscono gli spiriti dell'uno e delregno e posson rivolgere loro il discorso.
e gli eletti, essi
l'altro
musulmano è raffigurato come
h). L'Inferno
un profondo abisso sotterraneo, vaneggiante e con
r ingresso aperto precisamente al di sotto di Gerusalemme: costituito da sette graduali scaglioni, o
balzi circolari concentrici, che digradando discendono
sino al centro della terra,
in
gironi
o
fosse
minori,
suddivisi alla loro
con grande
volta
ricchezza e
varietà di particolari oro-idrografici e architettonici:
montagne, precipizi,
roccie,
Ognuno
valli, fiumi,
muri, castelli,
maggiori o minori
ha una propria fisonomia topografica e una sua denosepolcri.
di questi cerchi
minazione speciale, o toponimia propria, desunta, sia
dal nome di alcuni personaggi che vi patiscon supplizio (es. Gog e Magog, Faraone per i tiranni. So-
doma
e
Gomorra per
i
peccatori contro natura, abù
pagano e nemico di Maometto, per
i politeisti,
ecc.), sia da condizioni fisiche e morali del
luogo stesso (es. Giahdnnam, Fuoco bruciante^ Fuoco
vorace, Fuoco fiammante. Fuoco ardente. Fuoco intenso. Abisso, Sciagura, Perdizione, ecc.). A maggior
profondità corrisponde maggior gravità di colpa, e
maggior tormento o dolore nella pena, secondo le
Giahl, famigerato
categorie
e
sottocategorie
sono variamente
distribuiti
dei
peccatori.
secondo
criteri
I
peccati
domma-
Dante
// pensiero orientale in
84
ed
tici
per
etici,
una
es. in
serie corrispondente, dal-
con cui furono
commessi, cioè occhi, orecchie, lingua, mano, ventre,
organi sessuali, piedi; ed ogni categoria o cerchio
è suddiviso in quattro quadranti, che accolgono ril'
alto in basso, ai vari organi corporei
spettivamente gl'infedeli,
criti
nella
fede,
da destra verso
ecc.
i
poUteisti, gli atei, gl'ipo-
reprobi camminano
I
sinistra, e
sempre
sono assoggettati a
casti-
ghi diversi e correlativi, or per analogia or per contrapposizione, alle loro colpe. Eterna è la loro con-
danna e
pena.
la loro
Tra
e).
l'Inferno e
Cielo, situato precisamente
il
fuori e al disopra di quello, al di sotto di questo, sorge
r aspro monte del Purgatorio islamico, dove
le anime
sono trattenute " finche restituiscano mutuamente i
debiti che contrassero nel mondo con le loro colpe
non espiate da penitenza „ diviso in assai vario
:
numero
di stanze, sedi e recinti,
balzi e ponti, tutti
ripartiti gli spiriti
irti
consta di sette ripiani,
di ardui ostacoli; tra cui
sono
purganti con un criterio etico fon-
dato sui sette peccati capitali della teologia morale
musulmana,
contrario cioè
il
o
trasgressioni dei
le
sette precetti religiosi: fede, preghiera, digiuno, ele-
mosina,
pellegrinaggio
giustizia verso
il
ai
luoghi
santi,
abluzioni,
prossimo.
All'estremo del Siràt o Purgatorio, in cima d'un
alta
—
montagna
già
si
orientale (geograficamente identificata
disse
di Seilan),
è
—
con
situato
il
il
Picco di
luogo di delizie e di serena
praterie, foreste aromatiche,
lieve
e
monde
Adamo
nell'isola
Paradiso terrestre islamico,
vigilia,
dove, tra verdi
armonia
di canori uccelli,
dolcemente fresco venticello,
le
anime già
delle loro colpe, purificate alfine con duplice
Dante
85
abluzione d'ogni residuo pur minimo di
bruttura e
// pensiero orientale in
di peccato,
sostano
al pie d*
un albero
in attesa d* es-
sere assunte ed introdotte nel Paradiso.
a).
quale, cioè
Il
dapprima
(adombrato
simbolica che
poi
deterso
il
Paradiso celestiale islamico
nella
sublimato
e
grossolana,
nella
stelle fisse. In
planetarie,
cima
al
di
coranico;
rappresentazione e
sistemazione dei teologi e dei mistici)
sopra delle sfere
materiale o
dell'Eden
descrizione
sia,
si
là dal
primo Mobile è
slarga al di
Cielo
il
delle
Trono
di
Allah, circondato dagli angeli e risplendente di luce
La sede
eterna.
dei
effettiva
menso compreso
tra
Mobile essa consiste
:
la
beati è lo spazio im-
sfera
stellare /e
il
primo
in sette celestiali giardini, sfere
concentriche o circoli di raggio progressivamente
minore dall'alto in basso, con il rispettivo nome di
Casa della Perseveranza, Casa della Pace, Giardino
dell* Eternità, del Rifugio, della Delizia, del Paradiso, delV
in
Eden, dividendosi ognuno di questi cerchi
di gradini o file circolari
un numero incalcolabile
di seggi, quasi
ad anfiteatro rovesciato, ed ogni gra-
dino in categorie, magioni, abitazioni o loculi individuah,
in
un piano architettonico
e
cosmologico
corrispondente a quello dell'Inferno e del Purgatorio,
e sulla
salemme
La
medesima
linea geometrica
della
Geru-
terrestre.
visione beatifica di Dio, causa ed essenza del
viver glorioso e del gaudio dei celesti,
e manifesta ad essi in luce, ardore,
si
comunica
armonia, movi-
lo sguardo nel fulgore della luce divina,
ne ricevono, godono e rirspecchiano in diverso
grado, secondo la rispettiva attitudine o recettività
del soggetto, cioè in proporzione della naturalezza
mento. Fisso
essi
86
// pensiero orientale in
Dante
e quantità o intensità del conoscimento che
l' anima
ebbe di Dio nella sua esistenza mortale. Il gaudio o
diletto generato nei celesti abitatori dalla visione
beatifica,
pur nella varietà
di
grado, è sempre e in
ciascuno tanto vivo e profondo, che produce nel-
l'anima estatico rapimento od amnesia, e sopore o
quasi incoscienza. Né la differenza di grado o intensità, sia
nella visione beatifica sia nel gaudio conco-
mitante,
genera verun senso di rammarico, d'infedei vari ordini, per
della completa uniformità tra il volere di
riorità o d'invidia tra gli eletti
effetto
ciascun beato e quello del Primo Amore.
Ma veniamo
ormai
al
riassunto sintetico
visione escatologica islamica, al
romanzo
della
teologico o
azione drammatica, compiuta e narrata dal nostro
anonimo Abdalla.
In una buia notte, al destarsi da un letargico
sonno profondo, in compagnia dell'angelo Gabriele,
che d'improvviso gli appare e gli si offre per guida,
l'anonimo Abdalla (pellegrino della leggenda o visione
musulmana) inizia il suo viaggio d'oltretomba; e innanzi
tutto scansa, con l'aiuto del celeste compagno, due
belve minacciose, un lupo ed un leone, che vorreb-
bero serrargli
annunciasi a
e di dolore.
il
passo.
lui col
Il
La
prossimità
dell'
Inferno
confuso tumulto di grida d'ira
portiere o guardiano del triste regno,
un angelo severo e
collerico, tutto incandescente e
seduto sopra igneo scabello, nega di aprire ad Abdalla la visione
ma una voce dall' alto
non contrastare in cosa alcuna
dell'Inferno;
risuona, ingiungendo di
Dante
// pensiero orientale in
il
pellegrino.
fatale
87
Più innanzi, un feroce demonio
con un tizzone ardente lo insegue, ma Gabriele ne
spegne il fuoco per virtù d' un' orazione che insegna
suo protetto.
al
Nel primo vano infernale questi vede un oceano
plaghe ergonsi innumerevoli tombe
ignee o sepolcri infocati, entro cui sono puniti i rei
di fuoco, nelle cui
di frode sui beni altrui e
preghiera
loro
la
avanzando
i
credenti che trascurarono
obbligatoria.
attraverso
regno
il
dolore senza speranza,
Mira poi via
colpe
delle
via,
del
e
peccatori di gola e di lus-
i
suria sbattuti, storditi e travolti da violento uragano
pioggia
sotto
acqua
di
andare in tondo
"come
bollente
l'asino intorno
;
fuso
metallo
e
alla noria „
che non conformarono la loro condotta ai
propri insegnamenti, talvolta accompagnati da quelli
stessi che ebbero discepoli nel mondo; battuti dalle
savi
i
sferze dei
i
demoni
"
sul viso, sulle spalle, sui fianchi
„,
calunniatori di coniugi fedeh, o falsi accusatori di
adulterio; gli ubbriachi, abbeverati con fetide pozioni;
confitti in
con la testa in giù „ gli
moventi incontro alle loro vìttime, che
pozzi di
assassini, o
fuoco
"
tenendo in mano per i capelli la propria te^ta e sgorgando sangue dalle giugulari „ stravolti con la testa retroversa i Giudei che negarono
fede al Corano, gli spergiuri ed altri scellerati. Vede
ancora serpi ed idre velenose che mordono ed emas'
avanzano
"
;
ciano
con
le
con
e
i
gli
usurai
e
gli
mani mozze;
gli stessi
i
adulteri;
suicidi
i
ladri
scannati
loro coltelli con cui
si
e
gli
dai
avari
demoni,
tolsero la vita;
carnefici spaccati nel ventre trascinar per terra le
proprie interiora; altrove
i
calunniatori,
usurai
ed
ubbriachi, tormentati da scabbia schifosa, fame e sete
68
da febbri ardenti
inestinguibile,
il
loro corpo, ed essi
mettere a nudo
race che
viscere e
un lago
li
infocate
li
„...,
"
soffrono una fame vo„...,
" li
ah che ardore datemi un
Altrove ancora gli usurai nuotano
fa urlare
„.
di sangue,
da cui
l'orlo,
ossa
rogna invade
la
sete ardente e febbrile, che brucia loro
sorso d'acqua!
in
le
"
:
raschian di continuo fino a
si
obbliga ad azzanarsi da se stessi
li
consuma una
le
Dante
// pensiero orientale in
:
"
!
cercando invano di raggiunger
gli sbirri infernali
con lancio
obbligano a rituffarsi giù;
i
malvagi
di pietre
figliuoli,
immersi in un mare di fuoco e arroncigliati da demoni
quando chiedon misericordia. Altri rei sono croper terra e calpestati
cefissi
il
;
altri
finalmente patiscono
supplizio del freddo, esposti al soffio d'un vento
gehdo e al contatto dell'acqua ghiaccia, dentro un
pozzo " nel quale le lor membra si disgregano e si
staccano per
l'
preferibile
fuoco stesso, che qua o
tormento a cui è
là, a seconda
della gravità del peccato, brucia con fiamme più o
meno alte in su le persone dei dannati, inarcocchiate
talvolta sino al punto d' avere " i piedi legati con i
capelli
il
intensità del gelo
:
„.
GÌ' infedeli, abitatori
nale,
„
hanno
—
dell'
ultimo
girone
infer-
per somministrar più vasta materia
—
stature di
ai
supplizi cui sono condannati
mostruose dimensioni, tanto da sembrare orribili
giganti. Tale anche, e in maggior proporzioni appare
Iblis il re dell'Inferno: egli è un angelo che, in castigo della sua tracotante superbia, fu già precipitato da Dio dal cielo in su la terra, e che nel cadere
attraversò successivamente i vari strati di essa sino
a restar confitto e sospeso nel più profondo abisso,
impietrato nel gelo, ma con i piedi senza appoggio
:
Il pensiero orientale in
Dante
89
gigantesca è la sua corporatura, giacché con
le spalle
e con le braccia sostiene su di sé le gravanti
zone
un angelo e per-
circolari della terra; egli è tuttora
ciò fornito d'ali;
mail peccato ha
sostituito alla sua
mostruóso aspetto d'un' enorme
che con le sue bocche aperte divora
originaria bellezza
bestia policefala,
i
il
peccatori.
Uscito dalla sede dei dannati, Abdalla, seguendo
i
passi della sua guida, e animato dalle incoraggianti
lui, sale penosamente 1' erta balza di
un monte scosceso, il Purgatorio islamico; le cui
anime soUecitan variamente, anche apparendo in
esortazioni di
sogni e visioni sulla terra
preghiere espia-
ai viventi,
con lamenti e suppliche, l'intercessione degli Angeli e dei Beati, affinchè Dio abbrevi le loro torture e, pel ministero di
torie o suffragi
;
e qui implorano,
Gabriele, le innalzi al cielo. Tristezza, dolore,
timento sono
gli
spinti,
condo
il
i
ripartiti
nei
loro
recinti
o
stanze, se-
peccato e la corrispondente pena espiatoria,
tra cui principale
avari e quelli che
quella del fuoco che
s'
purifica. Gli
arricchirono con male arti sono
condannati a trasportare sulle spalle, su per
sceso
il
pen-
sentimenti assidui e comuni di que-
sentiero
del Siràt,
come
fardello dei loro tesori o del
tormentosa cecità sono
mal
gli infedeli,
tolto. Affetti
fumo avvolge
tutti
i
azioni,
„.
Un
coloro che
rono dei Profeti. Gli ubbriachi hanno
manettate e
piedi impastoiati, e
da
o quelli che non
conformarono alla loro fede le proprie
sero il Corano, ma non lo praticarono
e soffocante
lo sco-
opprimenti,
carichi
le
si
" les-
denso
burla-
mani am-
vanno strisciando
// pensiero orientale in
90
Dante
proni per terra. Sull'orlo estremo del Siràt, Abdalla
•
mira
tre
grandi alberi dalla fresca ombra e dai pomi
sotto cui le anime purganti, tormentate
fame e dalla sete, invano implorano di fermarsi
a prender riposo e cibo.
A un certo punto dell'ascesa, il pellegrino incontra una vecchia donna, coperta d' ogni più vistosa
gala, che con dolci parole e cenni procaci lo chiama
ed invita ad abbandonare il suo cammino per fer-
succulenti;
dalla
marsi presso di
lei;
ma
Gabriele
gli
spiega esser
non altro che rappresentazione simmondo, adorno di tutto T orpello dei pia-
quella femmina
bolica del
ceri e della effimera felicità seduttrice.
Finalmente, traversato un fiume che segna l'estremo limite del Siràt, Abdalla penetra nel Giardino delle delizie o Paradiso terrestre, in cima alla
montagna del Giacinto, sorgente in mezzo all' oceano
quivi, vagando per verdi prati tra fiori e uccelli,
fra l'alito di freschi zefiri e l'ombra dehziosa di
alberi dai frutti profumati, egli s' immerge in due limpidi anonimi fiumi cristallini, e ne beve, riuscendone
mondo nel corpo e nello spirito d' ogni bruttura,
d'ogni cura e preoccupazione della vita passata.
Quindi si riposa al rezzo d'un bell'albero, mentre,
:
fra
gU
inviti e le
grida gratulanti degli Angeli,
gli
viene incontro, in mezzo ad una splendida cavalcata
di servi e donzelle, la donna pudica e bellissima, da
Dio destinata a sua compagna d'eterno godimento.
Ella gli dà il benvenuto, gli narra da quanto tempo
l'attende, vegliando dal cielo
ai
suoi
falli
su di
lui,
trepidando
o trascorsi; ed ecco che ora alfine può
accorglierlo ed introdurlo nel Paradiso, dov'egli entra "nell'età di Gesù,,,
compiendo
cioè
il
suo tren-
Dante
// pensiero orientale in
91
anno di vita, e dopo che il marchio o
stimma infernale impresso sulla sua fronte viene
ormai cancellato, e sostituitovi V appellativo di " litatreesimo
berto di Dio
...
L* ascensione
attraverso
i
cieli
(che Maometto
suo Miirdg, trasportatovi dall' alato quadrupe Boràq) Abdalla compie invece trasvolando
nel
fece,
miracolosamente dietro la sua angelica guida " con
la velocità del vento „ o della " saetta „; e " salendo
in minor tempo che un aprire e chiuder d'occhi „,
per una immensa scala d'oro, d'argento e di sme-
una duplice
raldo, tra
sfolgoranti
"
la
cui
neve
„.
colori,
occhi.
fila
luce e di
di
metà inferiore è di
Fenomeni luminosi e
splendori
Ad
si
Questi sono
Angeli.
di
candore; ve ne ha alcuni,
fuoco,
superiore di
la
acustici,
musica,
luce,
presentano da per tutto
ai
suoi
ogni nuova tappa nell'ascesa, Abdalla resta
abbagliato dalla progressiva sempre maggior luce di
ciascuna sfera: crede dapprima
diventar
cieco
ed
mani avanti agli
occhi; ma Gabriele lo rincora, e Dio rende sempre
più valida e acuta la sua vista, onde finisce per contemplare agevolmente ogni nuovo più sfavillante
istintivamente
si
fa
schermo
delle
splendore.
Dalla loro
unica ed effettiva sede
che è l'Empireo o primo Mobile,
per dare
al
simbolico viatore un'immagine sensibile
dei vari gradi di loro felicità, e
stribuiti
paradisiaca,
beati discendono
i
gU appariscono
ed aggruppati, secondo
nei sette cieli planetari attraverso
diretto verso
il
Trono
di Dio,
i
i
rispettivi
di-
meriti,
quali egli ascende,
passando
in
dramma-
// pensiero orientale in
92
tica
rassegna
le
Dante
innumerevoli schiere dei celesti abi-
provando egli stesso i medesimi sensi di
gaudio luminoso od intuizione del Divino, che son
tatori,
e
propri dei beati.
Nei
cieli
astronomici, a ciascun dei quali è pre-
posto un correlativo spirito
magno
(a
Venere
il
casto
Giuseppe; a Giove, Mosè; a Mercurio, Gesù verbo
di Dio ecc.), e nelle varie sedi celesti per cui ascende,
;
il
nostro pellegrino incontra alcuni dei Profeti biblici
(Adamo, Enoc,
Idrfs,
Abramo, Mosè, Aronne, Ezedi anime che nel
circondati da moltitudini
chiele)
mondo ne
furon seguaci; incontra
altri
personaggi
biblici
(Maria madre di Mosè, Maria Vergine) e musul-
mani
(Bilàl
il primo
muezzino di Maometto, il pio
abù Bekr, Zaid figlio di Hàritha uno dei primi
compagni del Profeta); e poi un grandissimo numero
di uomini e donne, di varia condizione, classe sociale,
dottrina e professione, principalmente letterati, grammatici, poeti celebri nella storia dell'Isiàm, ed anche
altri, contemporanei e conosciuti personalmente dal
viaggiatore d'oltretomba, suoi conterranei od amici
trasfigurati nella luce celestiale. Venuto alla presenza
del primo padre Adamo, Abdalla s'intrattiene con
lui precipuamente e lo interroga intorno alla primitiva lingua parlata dal genere umano nell' Eden.
califfo
Dall'alto
dei
cieli
Gabriele invita
il
suo compagno
a contemplare in giù ai suoi piedi, nella lontananza
sterminata,
Abdalla
si
il
nostro
mondo
creato,
la
terra; che
meraviglia di trovare così piccola e me-
schina in confronto dell'immensità dello spazio.
Come aveva già fatto con i dannati, e con le
anime purganti, Abdalla va incontro, interroga, apostrofa o risponde agli spiriti beati, identificandoli un
Dante
// pensiero orientale in
93
per una e nominandoli or con l'aiuto della sua celeste guida, or facendosene ragguagliare dai personaggi stessi o dai loro compagni
Con
anime
le
della
loro vita in
loro gioie o
di
pene o
di gloria.
egli conversa, intrattenendosi sui fatti
questo
dolori,
letterari, sui misteri
mondo
e nell'altro,
sulle
problemi teologici, su temi
su
d'oltretomba, con allusioni alla
cabala matematica e alfabetica, alla magìa ed
mfa, informando le sue
domande
alchi-
e la sua narrazione
a esposizione di dottrina enciclopedica, a spirito
edificazione
didattica e
simbolica,
suo viaggio visionistico
al
il
imprimendo
doppio carattere
di
così
.d'alle-
goria idealistica e di realtà storica.
Al giungere
in ogni
cielo,
il
pellegrino
gonista e narratore della visione musulmana,
ogni anima di beato ascendente
all'
prota-
come
Empireo, subisce
un esame particolare sopra ciascuno dei
precetti
fondamentali della legge islamica: Fede, Preghiera,
Elemosina, Digiuno,
ecc.
Superato questo esame
di
dottrina e di coscienza, Abdalla giunge in vista dell'
"
Albero Paradisiaco o della
menso
sfera
prolissi,
pendenti attraverso
sì
del
:
i
strano e im-
spazianti nel-
cosmo astronomico
l'ultima
sti,
felicità „
albero, capoverso, dalle radici
e
dai rami
gradi e mansioni cele-
che ogni eletto rappresenti quasi una foglia
del mistico vegetale.
Arrivato
lica
in
prossimità del trono di Dio, l'ange-
guida abbandona Abdalla, che nell'ultima tappa
sua ascensione viene elevato pel ministero
d'una luminosa ghirlanda spiritale, sino all'apoteosi
finale od Epifania della Divinità. Dio appare, all'apice
spirituale della gloriosa ascensione, quale un foco
di luce vivissima sfolgorante, circoncinto da nove
della
94
pensiero orientale in Dante
J^l
circoli concentrici, formati
innumerevoli
una
delle
da
strette e
spiriti angelici sfavillanti
circolari
file
dense
file
di
raggi di luce:
più vicine al centro è quella
dei Cherubini; ogni circolo cinge quello immediata-
mente
inferiore,
nove roteano senza sosta
e tutti e
all'intorno dello sfolgorante foco divino.
Due
contempla Abdalla
volte
apoteosi:
prima
alla fine del
di
giungere
e l'altra direttamente,
trono di Dio.
gli
La
abbaglia e
lo
spettacolo
di
una volta da lontano,
questa grandiosa
suo mistico viaggio,
immediatamente
di
fronte al
estatica beatissima visione
dapprima
quasi
gli
accieca la vista; la
quale
poco a poco, resasi più acuta e affinata,
gli permette di penetrare via via più a fondo sino
all' intimo del rutilante
incendio chiuso nel punto
divino, di fissarlo e contemplarlo in maniera continua e sicura. Questa divina inscrutabile essenza, pare
al mistico viatore di vedere effigiata o raffigurata in
tre cerchi rotanti in sul medesimo piano, quantunque
eccentrici l'uno all'altro, simbolizzanti la Materia
spirituale, e V Intelletto universale, e V Anima universale^ che possono altrimenti denominarsi V Essenza,
la Volontà, e la Parola di Dio. Ma egli si sente poi
incapace di descrivere e precisare ciò che ha veduto:
solo ricorda che provò nella sua contemplazione
come un'estasi profonda o letargo spirituale, preceduto da intenso gaudio.
E la visione ha fine.
tuttavia, a
—
Chi legga questo riassunto unificatore, che abbiamo
e compilato nelle precedenti pagine con la
maggiore possibile brevità e completezza dalla parte
raccolto
// pensiero orientale in
principale
non può
e
95
fondamentale della Memoria dell' Asin,
meno, a prima giunta, di riconoscervi
fare a
innegabilmente,
o un riflesso della
o un abbozzo,
L* Asin
Commedia.
Divina
Dante
un disegno
presenta
lo
come un
ed elementare che
Dante avrebbe conosciuto, imitato, sublimato con la
sua arte sovrana; noi lo riteniamo piuttosto, nella
abbozzo,
originale
come un riflesso, un'ombra delischermo della erudizione escatologica
musulmana dell' Asin dallo studio assiduo, amoroso
bensì, ma inficiato da preconcetto e da illusione
islamica, dell'opera dantesca. Ond'egli ha finito per
"trattare l'ombra come cosa salda".
Ma qui consua unità
neata
artificiale,
sullo
—
viene spiegare e distinguere
chiuso " discorso.
La leggenda
il
nostro forse " troppo
o visione islamica dell'Ascensione
come possiamo chiamarla con termine
convenzionale e più comprensivo, il viaggio romandi
Maometto
o,
zesco teologico di Abdalla per
i
regni d'oltretomba,
non ha mai rivestito la forma unica e completa che
noi gli abbiam data, e perciò non è mai esistito nella
redazione su esposta. Né l'Asin ha mai lontanamente
preteso
ciò;
anzi
ha fedelmente raggruppato,
egli
distinto e analizzato, ciclo per ciclo,
zioni tradizionistiche,
le
le
varie reda-
elaborazioni letterarie, teo-
logiche e mistiche della leggenda escatologica musulmana, istituendo e svolgendo, passo a passo, per ogni
ciclo e per ogni redazione, il raffronto con la Divina
Commedia, raccogliendo le sue osservazioni in sintesi
parziali
alla
fine
d'ogni sezione,
e
queste in una
sintesi generale di tutte le particolari analogie, relative,
alla
architettura
topografica,
alla
dell'
oltretomba,
simmetria
della
alla
decorazione
concezione,
agli
// pensiero orientale in
96
episodi
scene
e
particolari,
Dante
concludendo che
e
letteratura islamica contribuisce a spiegare
enimmi danteschi, che non
più
le
la
da sé sola
letterature
altre
prese insieme.
Ma
non
è
stato
se
il
nostro racconto sincretistico e sommario
imputabile all'Asin direttamente, è per altro
messo assieme con
i
zione e compilazione, da
medesimi
lui
criteri di sele-
adoprati, scegliendo e
spigolando, sdoppiando con sfaldature e abbinamenti
e unificando,
stemperando
e
ricomponendo
i
frammenti
leggendari e visionistici in ibridi conglomerati, arbi-
trariamente "per maggior suggestione dimostrativa ";
di
maniera che
tutti gli
elementi per sé presi, a uno
a uno, ed anche molti degli aggruppamenti parziali,
risultano autentici, effettivamente attinti alla letteratura
ma formano nel loro insieme
da noi compilato ed inquadrato, un complesso del
tutto artificiale, immaginario: sono il romanzo del
romanzo. L*Asin per vero non l'ha scritto, ma l'ha
avuto in mente, insinuando, senza sostenerlo esplicitamente, che un cotale riassunto possa Dante aver
avuto davanti, o essersi da sé foggiato, più o meno
consapevolmente, ed aver preso a soggetto o modello
escatologica islamica,
di sistematica imitazione.
La
quale ipotesi potrebbe avere un fondamento
di verità, solo se si riuscisse a dimostrare, o
a sostenere
conoscere
potesse
escatologica
Torme
come probabile o
tutta
almeno
verosimile, che Dante
quanta codesta letteratura
musulmana, dove noi abbiamo, dietro
dell' Asin, mietuto e spigolato.
conoscenza nessuno, nemmeno l'Asin,
oserà attribuire a Dante, né diretta né indiretta; e
Ma
e
l'esempio
sififatta
perciò tutto Tedifizio ipotetico, costruito dall'arabista
// pensiero orientale in
Dante
97
spagnuolo con tanta erudizione e tanta industria
persuasiva, si risolve in un castello di carte, se
veramente vogliam fargli rappresentare quello che
non è mai potuto essere, il prototipo o modello ispiratore della Divina Commedia.
Senza ripetere ciò che fu detto, con la dovuta
modestia e discrezione, nel nostro opuscolo su citato,
o quanto più particolarmente aggiungemmo nella
conclusione di
continuazione e
Dante
articolo
giorni
tra
gli
esso
risldm, che vedrà
e
Scritti
(nell'apposito
la luce in questi
pubblicati
scelti
in onore
di
Dante per cura della Rivista di filosofia neoscolastica",
Milano, 1921) intorno alla tesi fondamentale delFAsin,
^^
ci
contenteremo, in questo presente scritto espositivo
anziché critico e tanto
meno
polemico, di accennare
innanzi tutto all'assoluta impossibilità che l'Alighieri
o altro qualsiasi letterato o dotto, in
mondo
d'Italia nel
e
Italia
fuori
cristiano, possedesse, direttamente
o indirettamente, tanta e
siffatta
erudizione musulmana,
quanta ne raccoglie e mette in opera l'Asin, traendola non già da una o alcune opere di quella speciale
letteratura,
ma da una
arabici,
di scritti
di
molteplicità e varietà stragrande
varia
età
e
dell'Oriente ed Occidente islamico.
luogo di origine,
Se anche Dante
avesse saputo d'arabo (che non è dimostrato, anzi
si
può dire
il
contrario),
se
anche
avesse
potuto
(che è logicamente e storicamente impossibile) acce-
dere da
ratura
sé,
o con l'aiuto altrui, a questa vasta
tradizionalistica,
anche per
gli orientalisti
teologico-mistica,
lette-
cosf
irta
d'oggi di difficoltà stilistiche
lessicali: dove mai avrebbe egli trovato questi
volumi raccolti insieme, in quale biblioteca d'Italia
al suo tempo ? Dubito che persino nella Spagna, nel
e
Dante
e l'Oriente
7
// pensiero orientale in
98
Dante
una biblioteca così fornita e speciamusulmana, salvo che
si conservasse ancora in Cordova,
cosa del tutto
inverosimile, la ricchissima biblioteca del califfo ommiade al-Hakam (961-976 di Cr.), della quale gli storici
andalusi (per es. al-Maqqari) narrano mirabilia, calcolando a circa 400 mila i volumi ivi raccolti: il solo
catalogo abbracciava 44 volumi, ciascuno di 20 quatrecento,
fosse
lizzata in scritti di escatologia
derni!
—
Ma
in Italia?
Pensiamo se
tutto
questo materiale librario arabo
musulmano potesse lontanamente essere noto o anche
soltanto accessibile a Dante, il quale non seppe forse
mai nemmeno del Cid Campeador, ed ignorava perfino che gli spagnuoli del suo tempo, quelli di Leon
e di Castiglia o Spagnuoli propriamente detti, aves-
sero una particolare loro lingua letteraria!
Consapevole
damentale,
che
di questa insuperabile
rende inutili tutte le
difficoltà fonaltre,
e
ne
risparmia perfin l'enunciazione, l'Asin nel corso della
sua ricerca e della sua memoria, è andato via via
limitando e scorciando il campo delle sue comparazioni,
determinando e accentuando
zione o imitazione dantesca negli
l'ipotesi
scritti
di
filia-
del mistico
murciano (morto nel 1240) Muh i ad-di'n ibn Arabi,
poligrafo, autore di versi d'amore commentati poi e
spiegati da lui stesso quali allegorie mistiche, di visioni
e trattati vari di filosofia mistica. Questi scritti l'Asin
riassume, traduce saltuariamente, analizza, commenta,
illustra in tutto ciò
che
si
riferiscono alla vita d' oltre-
// pensiero orientale in
tomba,
simbolismo
al
Dante
99
di visioni escatologiche
o ascen-
sioni allegorico-mistiche, particolarmente dal suo Libro
del viaggio notturno, dalle Rivelazioni Meccane, e dalle
Provviste
e
concerne
la
per quanto
sopratutto
e
cose preziose,
descrizione e figurazione della vita cele-
stiale, l'architettura
dei tre regni, specialmente dell'In-
ferno e del Paradiso. Dei quali in particolare ibn Arabi
lasciò nelle sue opere,
come
scorge ancora in alcuni
si
manoscritti, vari piani e schizzi geometrici, che coin-
cidono esattamente, afferma
dai
moderni
dantisti
l' Asin, con quelli tracciati
ad illustrazione della D. C.
Così r Asin, restringendo
e
canto
d'altro
ibn Arabi e Dante,
i
il
compito
di
campo
e
di eplorazione,
intensificando,
tra
raffronti, le coincidenze, le ana-
logie, le somiglianze, le
volarglisi
il
moltiplicando
corrispondenze, crede age-
provar
la
sua
tesi
d'ispirazione
una vera fonte cioè orientale
D. C, non s'avvedendo che anche
e imitazione dantesca, di
e
musulmana
della
nell'ambito più limitato,
il
quesito ritorna identico e
Maggiore infatti è il numero di queste,
vere o pretese, rispondenze più larga e più profonda
la comparazione paritetica o parallelo unificatore di
episodi concreti, immagini o simboli precisi, di linee
insolubile.
;
architettoniche, criteri morali ed estetici,
perfino
dottrine e teorie artistiche e letterarie, tra
di ibn
Arabi
gli
di
scritti
e quelli dell'Alighieri (del quale si attrae
nel raffronto dell' Asin tutto
il
pensiero e tutta l'opera,
investendovi persino correnti generali
principi del suo secolo): e più difficile,
anzi impossibile,
riuscirà
di idee e di
meno
abbia accolto ed imitato, nel suo Poema,
svariatissimi elementi,
credibile,
l'affermazione che Dante
tutti
questi
— salvo a poter provare ch'egli
veramente conobbe, direttamente o indirettamente,
// pensiero orientale in
loo
tutta l'opera
si
prova ne
Come
di
si
ibn Arabi.
Dante
nemmeno
che
Il
l'Asin
sente di sostenere.
invero,
quando
dove,
e
da
chi.
Dante
avrebbe avuto notizia precisa, sicura, sostanzialmente
completa, seppur sommaria, degli scritti di questo
teosofo mistico andaluso, che visse la maggior parte
della sua vita in Oriente, della cui attività letteraria
nome suo nessuna
e perfin del
traccia
ne durante
troviamo in
sua vita,
né dopo mai, nemmeno presso quei pochi tra noi che
sapevan d'arabo e s'occupavan direttamente di letteratura musulmana, per ragioni polemiche o scientifiche?
tutto l'Occidente cristiano,
Scritti, di cui
esser
mai
sino ai nostri giorni nessuno
stato
d'Occidente:
tradotto
testi irti
della
in
ci risulta
nessuna delle
di termini propri della
artificiale creata dai Sufi,
r influenza
la
filosofia
Hngue
hngua
o mistici musulmani, sotto
greca neo-platonica e
volontaria ricerca delle oscurità, destinata a sviare
rigori dell'inquisizione ortodossa;
d'algebra filosofica
",
come
le
ha
" vere
definite
la
i
equazioni
uno
spiritoso
islamista.
L'Asin ha sentito tutto il peso di questa inchiesta,
pur sfuggendo di darle precisa risposta, mentre per
la conoscenza generica della Visione di Maometto o
Miiì^dg congettura il veicolo informativo di Brunetto
e
più verosimile a noi sembrerebbe quello di
od altro siffatto), riguardo ad ibn Arabi è
costretto ad almanaccare qualche ignota e parziale
Latini
(e
Ricoldo,
traduzione latina, scritta o forse piuttosto verbale,
di qualcuno,
e che
giudeo o cristiano, intendente d'arabo,
leggesse e interp.retasse a Dante
del mistico di Murcia, o piuttosto
gli
scritti
queUi di qualche
suo discepolo e continuatore, quale
il
già menzio-
// pensiero orientale in
Dante
loi
nato ibn Sabiin della corrispondenza con l'imperator
Federico.
Strano è che l'Asin non abbia piuttosto pensato
e insistito, a questo proposito, sul terziario francescano
Raimondo Lullo, il vero erede spirituale di ibn
Arabi in Occidente, l'ardente apostolo di Maiorca,
conoscitore sicuro e scrittore di lingua araba non
meno che
di latino e di catalano; del
Asin, in un suo precedente lavoro, ed
il
quale lo stesso
Ribera avevan
già studiato la filosofia e la mistica in rapporto con
la
teologia
la
filosofia,
particolare di ibn Arabi
e
;
la
il
mistica musulmana, in
Lullo che fu più volte in
restò a lungo (molti manoscritti di sue
conservano ancora oggi nelle nostre biblioteche), a Genova, a Pisa, a Roma, proprio durante
gli anni nei quali la vita dell'Alighieri si svolgeva
nel versante occidentale degli Appennini. Già prima
Italia,
e vi
opere
si
Asin e del Ribera, l'acuto e geniale
aveva
ben caratterizzato l'importanza e la
Ozanam
ancora
dell'
funzione trasmettitrice di R. Lullo come dialettico e
mistico. " Questo dottore nato sotto il cielo di
Maiorca e in vicinanza della dominazione musulmana,
avendo corso in lunghi viaggi sulle coste d'Africa
e in Levante, s'era infocato a tutti gli ardori del
misticismo arabo e alessandrino: questi ardori egli
raggiava e diffondeva a sua volta tra la folla, che
l'ammirazione della sua vita avventurosa riuniva
come
avida attorno a
Senonchè
lui ".
tra
il
Lullo e l'Alighieri, nessuna traccia
o indizio di rapporto, personale diretto o indiretto
se anche
si
:
fossero mai incontrati e avessero avuto
occasione di comunicare fra di loro, abbiam l'impressione che
si
sarebbero vicendevolmente scansati e
// pensiero orientale in
I02
sfuggiti
tanto
;
due
le
psicologie
Dante
eran
diverse
e
contrarie.
Quanto a Brunetto
Latini,
è del tutto inverosi-
mile che abbia potuto mettere a disposizione di Dante
meno
testi originali (e tanto
traduzioni) di escatologia
musulmana. Egli conosceva solo libri latini e francesi,
al- più qualche compilazione mozarabica ( i particolari
sulla vita di Maometto, menzionati dall' Asin come
usciti dalla penna di Brunetto, furono invece inseriti
nella traduzione italiana o versificazione del
e attinti,
sembra,
egli si trattenne
alla
Leggenda aurea))
pochissimo
(come rileva
dalla sua esplicita dichiarazione nel
sanza soggiorno,
mente
di quel
—
ripresi
Spagna
il
Torraca
Tesoretto
mio ritorno
Tesoro
in
**
e poi
"); e final-
poco che vide o
Firenze, raccontare
al "
udi, potè, tornato in
discepolo " solo venti e più
anni dopo figuriamoci con quanta verosimile esattezza
:
e
abbondanza
Ma
di particolari.
questa, od altra che
si
adduca, è una spie-
gazione del tutto ipotetica, immaginaria, non confortata
da verun elemento storico o paleografico, da nessun
argomento persuasivo: una spiegazione che non spiega
nulla, e che in fin dei conti non è sostenuta nemmeno
dalla necessità impellente di trovarne una. Giacché
niente al postutto ci obbliga a postulare od argomentare che Dante avesse questa conoscenza: tutto
quanto anzi sappiamo di lui, della sua vita, dei suoi
studi, dei suoi gusti letterari, dei suoi spedienti arti-
Ne
Poema, c'induce ad escluderla.
enimmi danteschi sono poi tali, che
e drammatici nel
stici
i
così detti
// pensiero orientale in
si
debba cercare
la
Dante
103
chiave assolutamente nella lettera-
tura escatologica e mistica
musulmana,
ebbe
con tutta probabilità Dante non
quale
della
la
menoma
nozione.
Poco o punto verosimile ci sembra persino che
r Alighieri avesse una qualche contezza, chiara e
precisa, delle leggende correnti nel mondo musulmano
intorno al Miirdg, già pur in qualche modo volgarizzate in Occidente da Pier Pascasio e da Ricoldo
da Montecroce, o anche soltanto dall'Ascensione del
Profeta, sia
come
visione
pia credenza, sia come
" sensibilmente " vero e storico dai
fatto
ritenuto
fedeli
musulmani nel qual caso sembrerebbe probabile
;
che un qualche accenno od allusione Dante avrebbe
pur
fatto
nella
Commedia, o
là
dove incontrasi e
parla con Maometto, o nel prologo stesso dove
men-
ziona due precedenti, ben diversamente accreditate,
peregrinazioni per
i
Enea
Maometto in Malecon qualche modesto acume
regni d'oltretomba, quella di
e quella di S. Paolo. L'episodio di
a esaminarlo
anche dal lato o aspetto psicologico, riesce
per questo riguardo precipuamente significativo.
Il Maometto dantesco (12) non ha nulla d'orientale
bolge,
critico
e d'arabo, altro che
il
nome
e la
compagnia del
Ali: nel suo atteggiamento, nel gesto,
nel
pensiero,
storica o
nelle
fido
parole,
nulla che richiami la sua personalità,
leggendaria,
di
profeta o
pseudo-profeta
arabo, corifeo e iniziatore d'un sovvertimento sociale
cambiò
faccia
in lui della passata
gran-
e religioso, quale fu l'Islam, che quasi
al
mondo. Nessun ricordo
dezza, della vita fortunosa; nessun accenno alla storia
strepitosa
grandi
del
Califfi,
suo popolo e dei suoi successori,
i
all'immenso impero mondiale, conqui-
II pensiero orientale in
104
stato
da poche torme
dall'originaria
riarsa
di laceri
Dante
predoni appena
penisola,
ai
milioni
usciti
e milioni
uomini che veneravano ancora nel mondo il suo
nome, che lottavano e morivano per assicurare il
di
"
trionfo della sua parola, della sua " proclamazione
o Corano contro
tutto
il
il
Vangelo. Tutto
il
suo passato,
trascorso e recente cozzo di armi e di popoli
in Oriente e in Occidente, prò* e contro
il
suo
nome
quale "segnacolo in vessillo" in contrasto con quello
del Cristo, le Crociate,
flusso e riflusso sanguinoso
il
dei verdi e bianchi e neri stendardi per
il
Mediter-
raneo, per tutte le costiere d'Africa, d'Italia, di Spagna;
la società, la civiltà, la letteratura
tutto ciò
non
per ombra,
esiste pel
nemmeno
da
lui
denominate:
Maometto dantesco nemmeno
in
iscorcio
o di sbieco o in
lontananza.
L' unico pensiero che gli sopraggiunge nella
mente, e che gli fa " sospendere un pie ", quando
viene a sapere che Dante non è già' un dannato, sì
un vivo che " forse " rivedrà presto il sole: l'unica
premura e desiderio ch'egli esprime senza indugio
(" Or dì' dunque "), cogliendo quasi a volo l'occasione di questo insperato messaggero o veicolo trasmettitore, è
chi lo avrebbe immaginato ?
di
avvertire Fra Dolcino da Romagnano che in tempo
si provveda di vettovaglie,
se non vuole, sopraf-
—
fatto
dai
—
Novaresi, ben
bolgia infernale.
presto
Non dunque
le
raggiungerlo
nella
Crociate contro
i
musulmani, così famose e che, al principio del trecento,
v'era ancora in Italia e attorno a Dante chi predicava
e sosteneva,
i
in
ma
la piccola provinciale crociata contro
cosi detti Apostolici: ecco ciò che desta interesse
questo accismato Maometto.
Il
quale, predicendo
Dante
// pensiero orientale in
105
prossima sconfitta di fra Dolcino a monte Zebello,
fa bene scorgere se sia mosso da peccaminoso
la
non
desiderio che la nuova eresia
trionfi
(in
quali
mai
poteva essa considerarsi con
rapporti o analogie
nequizia della legge islamica
?
— forse
nella vera
la
o
presunta licenza dei rapporti sessuali?); o se ironicamente sfoghi una gelosa compiacenza che essa
resterà annientata.
Questo strano interessamento
come un anacronismo
tanto come se Virgilio
metto
("
Ma
tu chi se'
strana
e
chiari
alla naturale
psicologia,
naturali
sorprende quasi
domanda
Mao-
di
che in sullo scoglio muse?„) sod-
disfacesse indicando nome,
Questa
ci
storico geografico, quasi altret-
criteri
cognome
in
di
e patria di Dante.
contrasto
convenienza
con
i
più
storica
e
drammatica, a cui troviamo pur sempre ligia l'arte
dantesca nella rievocazione e rappresentazione delle
sue dramatis personae, quando non si riducano a
meri simboli o a nudi nomi, semplici comparse nella
economia del poema (dove invece ognuno dei beati
o dei reprobi o delle anime purganti porta di là il
suo proprio
grafico:
di
mondo
sopporto anche
tasma
morale, intellettuale, storico, geo-
un nucleo cioè
di
realtà
storica
alla trasfigurazione
poetico): questa incongruente
anacronistica psicologia
si
che serve
ideale o fan-
ed incolore, quasi
spiega soltanto,
ci
sembra,
completa e assoluta ignoranza o indifferenza,
che doveva essere in Dante, della vera e reale figura
con
la
Maometto, dell'ambiente naturale, etnico e storico
il Profeta d' Arabia, della importanza ed
efficacia personale ch'egli ebbe sui destini del mondo.
Dante non conobbe di Maometto press' a poco altro
che il nome e, vagamente, la sua opera, nella parte
di
in cui visse
ro6
// pensiero orientale in
Dante
più politica e militare anziché religiosa, disgregatrice
e scismatica, cioè amputatrice
Se
altro
unità
della
cristiana.
avesse saputo intorno a
egli
lui,
di
preciso e concreto, di storico o leggendario, di essenziale alla figurazione
in
sarebbe venuto fuori
poetica,
qualche modo, in prospetto o in scorcio, in parola
aperta o sottintesa, attraverso questo episodio della
Commedia^ dove la scena è disegnata, colorita e svolta
con ampiezza nei suoi particolari, dove Virgilio
da una parte muto e mimico,
interviene nel dialogo
—
dall'altra parlato
e sceneggiato
—
tra
ver così com'io
ti
parlo"),
ch'egli
("
il
già, si badi,
eresiarca!), per prevenire l'incredulità di
assicurandolo con vivace asseveranza
poeta e
il
seminatore di scandalo e di scisma (non
Maometto,
E
questo è
morto conduce
uno ancor vivo e non dannato, attraverso tutto l'Inferno, " di giro in giro ", non già per tormentarlo,
ma
" per dar lui esperienza piena ", cioè per dargli
conoscenza completa e diretta del male, del peccato
e dei suoi effetti, della sua punizione eterna, della
eterna vendetta o giustizia di Dio, della sua terribile
onnipotenza. Notiamo
medesimo,
lo
scopo
:
non era
attribuito,
tale
appunto, anzi
casualmente quasi con
medesime parole, già nel passo originale del
Corano, e tanto più chiaramente nelle redazioni postele
riori, al
per
i
viaggio miracoloso o visione di Maometto
regni d'oltretomba?
Se
di
questa tanto diffusa
e favoleggiata peregrinazione o visione del dilaccato
caposcismatico, Dante avesse avuto, non dico già la
profonda e compiuta conoscenza che gli attribuisce
l'Asin, ma una qualche pur vaga notizia; non l'avrebbe
egli, in si opportuna sede ed occasione, in qualche
modo espressa, messa innanzi o fatta trapelare, per
// pensiero orientale in
menzione o per
allusione,
Dante
107
per bocca di Virgilio, o
sua propria, o di Maometto stesso, con qualcuna di
quelle maliziose insinuazioni o reticenze eloquenti
o acerbi sarcasmi, in cui
il
poeta era maestro insu-
perabile ?
—
Se non
lo
ha
fatto
—
è,
per noi, sicuro indizio
che nulla egli ne seppe mai, o
nulla ne ricordò. Altrimenti, se qualche pur esiguo
fondamento potesse avere la congettura specifica
lo
ripetiamo
dell' Asin, bisognerebbe concludere proprio con l'assurdo morale, con l'impossibile: ammettere cioè che
l'Alighieri venisse a conoscenza, per una via a noi
occulta e ragionevolmente inimmaginabile, degli scritti
di ibn Arabi,
ne utilizzasse largamente
il
contenuto
leggendario, poetico, architettonico, plastico, simbolico,
e poi cancellasse
con
della sua illegittima
la
cura più meticolosa ogni traccia
appropriazione, nascondesse la
mano, come il più astuto e consumato plagiario.
S'aggiunga l'osservazione che Dante qua e là
nel corso della Commedia, e talvolta proprio in episodi, immaginazioni o rappresentazioni, di cui l'Asin
vede il prototipo o modello, più o men vicino, nelle
leggende musulmane. Dante afferma esplicitamente
l'originaUtà e indipendenza delle sue concezioni:
L'acqua ch'io prendo giammai non
E
si
corse... {Par. I)
quel che mi convien ritrar testeso
Non portò voce mai né scrisse inchiostro,
Né fu per fantasia giammai compreso... {Par. XIX,
Al plagio avrebbe
egli
dunque aggiunto
7-9), ecc.
la più
spu-
dorata menzogna? Ragioni di critica storica e letteraria,
di logica e di
buon senso, ed anche
di
elementare
io8
// pensiero orientale in
rispetto all'onestà
mente
di accogliere
Dante,
di
la
tesi
ci
Dante
proibiscono recisa-
precipua
dell'
Asin
sui
rapporti tra T Alighieri e ibn Arabi.
Potè Dante avere qualche nozione
di concetti,
immaginazioni, fantasticherie escatologiche orientali
per altra via che non
sette religiose
a lui
che
anteriori
dicemmo
la letteraria, attraverso le varie
od eresie del suo tempo, o
di
poco
(alcune arrivate a Firenze stessa), e
già
commiste
di
elementi
originari
dall'Oriente, specialmente gnostici, e quindi di lontana
provenienza iranica? Non pare. Quale fosse l'atteggiamento dell' Alighieri verso gli " sterpi eretici "
{Par. XII, loo), ha indagato acutamente il Tocco nei
suoi vari scritti sull'eresia nel medioevo, e in particolare nell'opuscolo Dante e r eresia; dove, domandandosi perchè mai nella D. C. non si trovi veruna
menzione o cenno né dei Catari né dei Patarini del
suo tempo, né di Pietro Valdo, o di Arnaldo da
Brescia o di Jacopone da Todi e simili figure, con
cui lo spirito dantesco aveva innegabili affinità di
pensiero e di sentimento, concludesi che l'Ahghieri
dovette avere dell'eresia un concetto vago, e par
che storicamente poco la conosca; e se anche di
qualche eresia del suo tempo ebbe contezza, non ne
fece gran caso, non potendo lo spirito di lui, misurato
ed equilibrato anche nei suoi impeti e negli scatti
di sdegno, sentire alcuna simpatia per le intemperanze
ereticali e i fanatismi settari, avversi quasi sempre,
e
tanto
più in quell'età,
all'ordine
costituito,
alla
Dante
// pensiero orientale in
109
,
serena libertà dello spirito, agli studi, air amore, a
quanto insomma
uomini hanno di più
gli
prezioso
nella vita sociale e di più caro. Dante, poeta innanzi
uomo
tutto,
il
dotto e cittadino
movimento
indirizzato
ai
e
filosofico
scopi
noti
tre
per
operoso, era più
politico
civili
suo
del
di
tempo
progresso
(la
del pensiero, l'autonomia dello stato, la ria-
libertà
bilitazione della vita, di questa vita che è passeggiera
bensì,
ma proemio
oltreterrena
ed
essenziale a quella
e condizione
eterna),
anziché
per
il
movimento
polemico-religioso od eretico. Egli fu e rimase e
si
sentì sempre, pur nel libero giro del suo libero pensiero,
fondamentalmente, radicalmente, incrollabilmente catcome tale riscuote, nel suo esame teologico, il plauso di tutta la corte celeste, e può senza
tolico; e
"jattanza " mettere in bocca a Beatri^ce la solenne
affermazione in sua lode:
La Chiesa
militante alcun figliuolo
Non ha con
Da
più speranza {Par.
XXV,
52-53).
quest'altezza di virtù teologale e d'irrepren-
come poteva l'occhio grifagno di
Dante posarsi con simpatia spirituale sulle aberrazioni
ereticali nel seno della cristianità, e tanto meno poi
(se mai le conobbe, come vorrebbe sostenere l'Asin)
ortodossia,
sibile
sulle caotiche fantasmagorie
mistico-letterarie dell'I-
siàm,
improntate di panteismo, d'emanatismo e di
altre
follie
filosofico-teologiche
piuttosto " nequizia
",
che
è,
d'una
religione,
nel suo fanatismo
matico,
così
negativa ed avversa alla speranza
stiana,
alle
dottrine
cristiane
della
della
Redenzione?
cri-
responsabilità
individuale e collettiva delle anime, del libero
trio,
o
dom-
arbi-
no
Dante
// pensiero orientale in
Ma
se Dante
non ebbe, come a noi sembra
in-
dubbio, nessuna conoscenza immediata, né mediata,
né
diretta,
ratura
né indiretta
musulmana
consapevole, delia
lette-
tempo suo o a lui anteriore:
le numerose innegabili rispon-
e teologo-mistica del
come
ma
escatologica e visionistica, coranica
spiegano allora
si
denze, analogie, somiglianze, riscontri e talvolta persin
medesimezze, avvertibili
logico
letterario
Islam
dell'
tra
(i
su trascelti e composti) e la D.
mune
di idee,
il
materiale escato-
elementi
cui
CI
-
abbiam
quel fondo co-
d'immagini, di figurazioni,
di
concezioni
architettoniche, topografiche, morali, rappresentative
che restano altrettanto certe, pur
fatta
la
scru-
più
polosa tara e cernita nei raffronti accumulati dall'
Asin
E una
?
legittima
domanda, che reclama an-
sua risoluzione; la quale non è facile a
dare nella sua completezza (tanto meno in una espoch' essa la
come la nostra), appunto
manca ancora quello studio preliminare,
di cui sopra accennammo, sulle leggende arabo-persiane di escatologia musulmana e quelle latine coeve
sizione sintetica e generale
perchè
ci
della D. C, tanto in comparazione
quanto e specialmente nelle loro fonti primigenie od origini, da ricercarsi nelle civiltà o lette-
o precorritrici
fra loro,
rature
svolse
ma
religiose
il
più
antiche
(dove
più
intenso
si
culto dei trapassati e le indagini suU'enim-
morale della morte) quaU
la giudaica,
l'egiziana,
la
la
blema
letterario e storico questo
tale e
tutt' altro
che
"
indiana,
la
greca,
ellenistica-cristiana:
pro-
d'importanza capisecondario e quasi estraneo
Dante
// pensiero orientale in
al
come
nostro attuale obiettivo,,,
toccandone appena e
Dopo aver
iii
T Asin
sostiene
di volo.
dimostrato, com'era agevole fare, la
immeDante nella parte
irrealità e l'impossibilità d'influenze dirette e
diate
pensiero
del
propriamente
su
islamico
letteraria,
simbolico-mistica,
estetica,
dobbiamo dunque riconoscere che
il
problema delle
tante e svariate analogie e somiglianze additate dal-
Asin fra la letteratura escatologica musulmana e la
D. C, resta per ìioi spostato, ma non risolto: giacl'
ché in fondo
questione diventa tutta predantesca,
la
e s'allarga a tutto
dievale ed a
campo
del pensiero latino me-
elementi di mutua infiltrazione
due società musulmana e
tra le
loro
il
tutti gli
e
fattori
veicoli
Bisognerà dunque
di
cristiana,
vicendevole
ricercare
e
in
tutti
i
trasmissione.
con una
musulmani (siano
illustrare,
serie di monografie, tutti gli elementi
autoctoni ed originali dell'Islam, siano prodotti d'im-
portazione e trasmissione straniera) entrati nel pen-
d'Occidente (economici,
siero e nella vita cristiana
agricoli, industriali, civili, militari, cavallereschi, dottrinali, scientifici, artistici, estetici, stihstici,
per tutte
religiosi, ecc.)
siffatte
quando
per
e per
di ritenere,
ogni
leggendari,
vie e per tutte le parti. Finche
non siano
ricerche
determinato
le
istituite
serie
il
e
come,
compiute, e
il
quanto,
il
qual via, noi dobbiamo accontentarci
per conclusione logica e per esclusione
a priori, che Dante trovasse questi elementi già trapiantati,
inseriti,
del suo
tempo
acclimatati,
assorbiti
nella
cultura
suo ambiente, e li utilizzasse
senza aver consapevolezza della loro provenienza
musulmana,
mondo
altri
e del
come
utilizzò
elementi
e
fuse nel
suo poetico
ellenici, ebraici, ecc.,
nutrendo
// pensiero orientale in
112
fors'
anche talvolta
la
Dante
persuasione o l'illusione di
averli egli stesso inventati e plasmati.
il
Non
altrimenti
Boccaccio, e più tardi e in maggior copia l'Ario-
sto
fra altro, l'episodio della
(cfr.,
che sembrerebbe
grafo arabo
tolto di
Bakri,
al -
ma
del quale
il
Rajna mostrò
provenienza) elabo-
più latina
la assai più vicina e
morte d'Isabella,
peso da un passo del geo-
rarono nelle loro opere di poetica fantasia elementi
od anche schiette invenzioni
di fatto, episodi
di lon-
tana indiretta provenienza orientale, senza volerlo e
senza saperlo.
Rimandando
alla
mia particolare rassegna
già menzionata la spiegazione
più
o
meno
delle principali coincidenze rilevate dall'
critica
sicura
Asin
tra
la
la
leggenda musulmana d'oltretomba, con
la parziale
dimostrazione della comune loro origine,
D.
C. e
o intercomunicante,
parallela
riassumendone qui
delle volte, o si tratta di
cristiani,
dire
come
ovvero
anteriori; e
fonti
diremo che il più
elementi precedentemente
mutuati dall'Islam e poi rientrati, per così
di ritorno,
cavalli
nel qual caso,
debitori
da
le conclusioni,
il
più frequente,
anziché
trattasi
nel
creditori,
gli
quali
d'immaginazioni e
mondo
cristiano:
Arabi sarebbero
l'Asin
li
ritiene;
figurazioni natu-
ralmente e indipendentemente svoltesi per somigliante
evoluzione logica nei due campi contigui; o infine
di concetti e rappresentazioni derivati
più o
meno
lontane sorgenti, da fonti
cumfluenti tanto
dei teologi
al
pensiero di Dante quanto a quello
e mistici
quale
super ior
rivum
siti
da identiche,
dunque cir-
quale
compulsi.
musulmani, che ne attinsero,
longe
inferior....,
ad eundem
// pensiero orientale in
Dante
113
Completando un'altra più comprensiva
similitu-
dine ideata dal Vossler, possiamo rappresentarci la
letteratura apocalittico-escatologica, anteriore alla
su tutte
C. (e distesa
umane,
le civiltà
D.
in particolare
sopra il Giudaismo, il Cristianesimo, e l'Islamismo)
quale una polvere d'oro che, caduta qua in fini gratenue mobile
Dante assorbì da ogni
nelli e là in grossi chicchi, ricoprisse di
nube
tutta
quanta
la terra.
dove l'occhio suo d'aquila potè giungere, o
grandi correnti aeree potevan portargliene
sino al suo contorno materiale e intellettuale, raccolse e fuse questa polvere celeste e terrestre in un
parte,
donde
le
monumento d'oro
sonante. Eretto sul vertice dell'evo
medio e quasi alla soglia dell'età moderna, questo
monumento, veramente " aere perennius „ fu disegnato, plasmato e fuso per
entro
le
forme,
gli
filosofico-estetiche,
il
mano
schemi
della
fluì
nella industre fucina (nell'
l'anima, profonda e ardente
del
mondo
„)
l'
"
come
come
le
Ma
immortale idea conardente fornace del-
da ogni parte della
dire dai quattro venti,
occidentale.
cristianità
metallo destinato a rivestire
sovrano
od impronte
dell'artefice
dottrinali,
il
fuoco centrale
potremmo
Roma, come
terra,
aquile di
grandezza raccolto dalda tutte le genti e da
tutti i paesi, nel vasto cuore centrale ed italico del
Cattolicismo romano: governo mondiale e religione
universale. Chiesa ed Impero, che il pensiero di
Dante sublimò, vagheggiò, sia pur utopisticamente,
in un supremo duumviratp perpetuo, alla pace ed al
progresso del genere umano.
l'anelito di
religiosità e di
l'Oriente e dall'Occidente,
Dante
e l'Oriente
^^ pensiero orientale in Dante
114
Una
strare o
via, ancora poco o punto
almeno rischiarare la genesi
studiata, per
illu-
delle figurazioni
dantesche dei regni oltremondani, è
la storia dell' arte
medievale, specialmente pittorica, musiva, alluminatrice,
E
neir età predantesca.
un segreto
probabile che più
delle invenzioni figurative e della
sia creatrice o iconografica di
Dante
ci
di
fanta-
una volta
sia
o l'altra rivelato da questi studi, che ancora sono
e che molto verosimilmente ci
anche parecchie di quelle analogie,
coincidenze, corrispondenze e magari identità di
rappresentazione, rilevate dall' Asin fra la escatologia
musulmana e la dantesca, e rimaste enimmatiche
nella
fase
iniziale,
spiegheranno
alla sola
indagine storico-letteraria.
Tutti sanno qual
cospicua
parte
cultura
nella
ebbe l' arte in generale, la
musica in particolare, e precipuamente lo studio delfigurativa. Dante sapeva quasi certamente disel' arte
gnare, fors* anche dipingere: molto s'intendeva di
giovanile
dell' Alighieri
colore, di plastica pittorica e sculturale, e stretti rapporti personali
miniatori.
colori,
di
aveva con
La sua
artisti, in
particolare con
tavolozza così ricca di
cromatica
sì
così dire
grafica dei rilievi o altorilievi
ripiani
tinte,
di
sua copiosa nomenclatura
varia, propria e precisa, l'ideazione per
sfumature, la
del
Purgatorio,
architettonica del suo
tutta
mondo
e precisione rapida nel
artistica,
plastici nei
struttura
mirabile
oltreterreno,
l'
esattezza
notare e riprodurre
colari descrittivi: tutto ciò
una educazione
la
attesta
in
lui
i
parti-
un gusto,
una conoscenza tecnica
del-
Dante
// pensiero orientale in
l'arte
del
naria.
Non
115
disegno o figurativa veramente straordiè
dunque naturale che
tra le fonti d'ispi-
razione del suo pensiero e della sua fantasia siano
da annoverare
le
produzioni artistiche del suo tempo,
quelle almeno a lui accessibili?
noto
le
principali
E
queste,
tra
non
è
provenire dall'Oriente, o essere
sorte sotto influenze orientali, specialmente bizantine?
Gli studi recenti di Vlad.
Zabughin su questo argo-
greca in " Roma e VOriefite „
1915, 211-23; 1916, 9-17) ci soccorrono in buon punto,
e più la pubblicazione che egli prepara dei Codici
mento {Dante
e la chiesa
danteschi istoriati della Biblioteca vaticana e d'altre
ha dato una breve ma
un suo articolo Dante e l'ico-
biblioteche d'Italia, e di cui
sostanziale notizia in
nografia medievale d'oltre tomba, apparso nel " Corriere d' Italia „ 22 febbraio 1920, e sviluppato nella Prefazione o primo fascicolo di questo magistrale lavoro
(Roma, Alfieri e Lacroix, 1921).
L'Oriente cristiano antico poco o punto interessò
Dante,
il
quale assai scarsa attenzione presta
della cristianità orientale;
quantunque non
ai fasti
gli
man-
casse la possibilità di procacciarsi notizie intorno ai
reprobi della Chiesa greca, pure nella
appaiono, in prospetto o in iscorcio, poche e
santi e ai
D.
C.
insignificanti figure di essi: Potino
Buti, habuit
del
errorem Macometti
1)
(che,
il
papa Anastasio (Inf. XI, 9; ma né Fozio né
"il metropohtano Crisostomo,, (Par.
CerullarioI);
XII, 136 e segg.), e
storicamente
49).
secondo
V eretico consigliere
Ma
il
"
contemplante
problematico
—
„
Macario
— per quanto
(Par.
sto nelle reminiscenze letterarie di
dire altrettanto di quelle artistiche.
XXII,
modeDante, non si può
Vivendo gli ultimi
se Bisanzio occupa un posto più che
// pensiero orientale in
ii6
suoi anni fra
Verona e Ravenna,
Dante
fra tanto splendore
di fulgidi ricordi bizantini, è probabile
che Dante abbia
potuto derivare la sua splendida visione della Costantinopoli giustinianea (Par. VI), in parte almeno, dal
mosaico
celeberrimo
di
San
Vitale:
questa
fonte
ad intendere perchè mai Giustiniano assurga insieme a Cacciaguida
agli onori della sdoppiata figura d'Anchise, mentre
pittorica sì eloquente ci aiuterebbe
Magno
Carlo
(Par. VI, 96;
17; Monarchia
III,
xi,
1-13),
XXXI,
XVIII, 43; Inf.
il
restauratore dell'im-
pero d'occidente, passa innanzi all'Alighieri come
fuggevole fiammella.
Ma
vissimi
specialmente nella rappresentazione dei NoOccidente,
in
dantesca
iconografia
nella
e
d'oltretomba, scorgiamo innegabili traccie dell'influen-
za
artistica
bizantina,
trovandosi
l'
zioni o tradizioni artistiche: l'una
e Dante
due irradia-
Italia
alla confluenza, o linea di contatto, fra
orientale,
appunto da Bisanzio, attraverso
dominazione politica e militare di quella
niente
attraverso l'immigrazione del
l'altra,
la
capitale, o
monachismo
occidentale o anglo-sassone,
provediretta
basiliano;
che viene dal-
l'Irlanda attraverso la Francia.
Occupandoci soltanto della prima, osserviamo
la guida del Zabùghin) nell'Inferno
la figura di.Gerione. Il " tergeminus Geriones „ dell'Eneide (Vili, S12) con i suoi " nodi e rotelle „
branche
dipinti su tutta l' epidermide, con le sue
pilose „ fino alle ascelle e la " venenosa forca „ da
scorpione (Inf. XVII, 13-15; 26-27), ci appare quale
(sempre dietro
**
svolgimento della echidna del Fisiologo o antico bestiario, e
che
precisa traduzione poetica del serpente allegorico
nelle
rappresentazioni
pittoriche
del
Giudizio
Dante
// pensiero orientale in
Universale, nei narteci e sui muri
chiese
distende
bizantine,
le
occidentali delle
sue volute coperte di
cerchietti, entro cui apposite scritte
guisa di bizzarro
catalogo
117
enumeravano, a
criminale,
vari
i
peccati
da punirsi dalla fiamma infernale. Anche il
cetaceo di Giona e la serpe tentatrice dei primi
puniti o
hanno
parenti
nella
dipinti sulla pelle.
roglifico „ dei
pittura
— Nel
bizantina
i
cerchietti
Purgatorio V elegante
due fiumi paradisiaci,
il
"
ge-
Lete e l'Eunoè,
tradizionale
quadripar-
tizione idrografica del Paradiso deliziano,
può essersi
sostituito dall'Alighieri
ispirato ai
alla
due fiumi paradisiaci, Gior
tradizione pittorica bizantina.
—
E
Dane, della
e
finalmente in per-
fetto accordo col canone artistico bizantino Dante si
mostra in un episodio o quadro d'importanza cardi-
nale, nella figurazione e ripartizione cioè della
celeste
per. entro
„
i
"
corte
Rosa, into-
petali della mistica
nata appunto alle rappresentazioni del Paradiso nelle
iconi
greche e slave, e specialmente,
si
badi,
alla
parte bizantina, o certo bizantineggiante, del celebre
mosaico del Battistero Fiorentino. Questa pittura,
che Dante ebbe agio di ammirare spesso e sin dalla
prima infanzia, si può dire contenga in germe la
visione della D. C, almeno altrettanta quanto il VI
canto dell'Eneide; e certo è la più importante tra
le figurazioni pittoriche dell'oltretomba che poterono
ispirare
Ma
se
si
dell'Oriente
tatto fu
del
l'architettura
la fonte iconografica
può dire che Dante
cristiano
solo
inconsapevole,
l'arte del rito latino, in
stico
del
poema dantesco:
poeta
è forse
principe della D. C.
rimase
si
trovi a contatto
nell'arte, e
questo con-
perché avvenuto attraverso
quanto l'orizzonte ecclesiainteramente e strettamente
ii8
Dante
// pensiero orientale in
latino;
si
rifletta d'altra
parte alla possibilità,
e molteplicità, che gli
lità
si
offrirono
in
faci-
Ravenna
Can Grande, di aver sotto gli occhi
mani miniature bizantine, o imitazioni e
riproduzioni di esse, raffiguranti V oltretomba, in
o
alla corte di
e tra le
Salteri, Evangeliari, Giobbi, Apocalissi,
una serie
tutta
da
secoli, vinta la
noclasti,
il
insegnava
come
in
i
crociata spirituale
contro gl'ico-
moiiachismo bizantino rappresentava ed
misteri della fede in forma simbolica,
una specie
Ora
fabeti.
Martirologi:
di manufatti artistico-religiosi in cui
noti
si
di teologia grafica per gli anal-
che
uno dei
principali
centri
d'ispirazione e d'elaborazione di queste rappresentazioni pittoriche o miniature, era
appunto l'Oriente
siro-palestinese.
Ricercando
le fonti della
al
il
esercitò
Millet (13)
larga influenza artistica e culturale,
come, passando attraverso
trano
l'
iconografìa evangelica
dopo aver ricordato che dal V
IX secolo nell'ItaUa del sud e a Roma, la Siria
latina,
nell'iconografìa
l'Italia,
carolingia.
i
I
rileva
pene-
tipi siriani
manoscritti
del-
contengono un ciclo evangehco già
che convien riattaccare non, come s'è creduto
età degli Ottoni
svolto,
sinora, all'antica arte cristiana d'Occidente,
ma
piut-
tosto alla redazione dei mss. greci illustrati in Palestina, al
da
IX o
pellegrini,
X secolo, e portati allora in Europa
da mercanti o da monaci specialmente
basihani. Nella lunga influenza bizantina che durante
i
secoli
XI-XIII
si
fa
ancora sentire in Occidente,
particolarmente in Italia e in Germania,
si
può
distin-
guere una precipua tradizione siriana e palestinese,
nei mosaici e nelle miniature. Così motivi palestinesi
arrivano sino alla scuola senese e a Duccio,
l
»
Dante
// pensiero orientale in
119
.„..,.„.,„,.
trono nelle miniature del medio evo greco
ritrova
si
sull'iconografia della Sapientia nel trecento italiano,
Simone Martini a Firenze
si può negare un legame,
sui molteplici affreschi di
o del Lorenzetti a Siena.
se non altro
Né
fratellanza
di
spirituale,
fra la
Beata
Beatrice del Paradiso dantesco e la Divina Sapienza
glorificata
Padri e dai poeti sacri della chiesa
dai
greca, raffigurata nei mss. e codici bizantini, fra cui
Rossano detto
quello celebre di
La lunga
il
purpureo.
digressione ha ancora un ultimo passo
induttivo o congetturale. Chi può negare la possibilità
che su queste miniature dedicate con predilezione
iconografia
alla
d'oltretomba
e
come
provenienti,
abbiam veduto, da scuole e laboratori siro-palestinesi nei primi secoli dopo il mille, s'insinuassero
elementi di fattura o d'ispirazione musulmana, dal
momento che gli stessi musulmani, seguiti ed emulati
in ciò ben presto dagli israeliti, avevan finito per
accettare nella sua
È
stiano?
quasi integrità l'oltretomba
d'inverosimile,
ricordiamo
se
d'idee, di simboli
e
di
cri-
mi sembra nulla avere
che
un'ipotesi
la
dottrine,
babelica
che
miscela
notammo
già
musulmano siro-palestinese di quell'età.
mancano a tutt'oggi le prove documenta-
neir ambiente
Che
rie
se
di
come
ci
questa congetturata contaminazione,
lo studio critico sulle
torno
al
mille sia
ancora
parte
si
rammenti
la facilità di
minuti
ai
siffatti
accanto alla
facilità e rapidità
mondo.
possiam trovare forse
Un
in
noti
primi ipassi; e d'altra
struzione di
traslazione nel
si
miniature dei secoli indispersione e di di-
prodotti grafico-artistici,
di
loro
diffusione o
accenno o indizio di prova
un manoscritto greco recen-
I20
temente
// pensiero orientale in
illustrato (14),
Dante
un Salterio del secolo XI, con
miniatura ornamentale di fattura araba, proveniente
probabilmente dal Cairo.
V.
In
conclusione,
dopo aver tentato e indagato
da ogni parte, per scoprire i sicuri o probabili nessi
diretti, se pur non immediati, fra il pensiero dantesco
cerchia del sapere geografico
e l'Oriente,
oltre
e scientifico,
dobbiamo riconoscere che
tivi
fatti
dagli
la
orientalisti
in
tutti
quest' ultimo
i
tenta-
mezzo
secolo di ricerche (comprese quelle sì larghe e sì
ben congegnate dell' Asin) (15) non ci hanno portato
nemmeno d'un passo innanzi, altro che su terreno
molto ipotetico e instabile, riguardo a ciò che gli studiosi di Dante sapevan già, per indagini dirette nel contorno spirituale di Dante, o per ragionevole induzione
da quanto il Poeta stesso nelle sue opere esplicitamente dice. Dante conobbe solo la scienza e la filosofìa orientale nella misura accessibile al suo tempo,
cioè la arabo-musulmana, e dalle traduzioni latine
che egli trovò nelle mani dei suoi contemporanei.
Come, per qual
via o direzione, e sino a qual punto,
possiamo ancora, a ricapitolazione della nostra modesta rassegna, ridirlo quasi con le stesse precise
parole che adoperava,
più
di
70 anni or sono, F.
// pensiero orientale in
122
Ozanam concludendo un
Dante
ben noto
capitolo del suo
e pregiato libro sulla Filosofia di Dante.
Due
vie
aperte, l'una a mezzogiorno,
l'altra a
nord, potevano condurre Dante alle fonti del vecchio
Oriente:
con
i
relazioni
le
frequenti
allora
Saracini da una parte, e con
i
dell'Europa
Mongoli dal-
Pur nel cozzo guerresco fra Cristianità e IslaSpagna e in Palestina, le scienze, quasi
protette da una salvaguardia o immunità ospitaliera,
eran passate dall' un campo all' altro, e avevan stretto
un'attiva corrispondenza che da Bagdad e da Cordova si estendeva per tutte le contrade cattoliche,
l'
altra.
mismo
in
e sopratutto
in
Italia.
Federico
II
nelle
ore d'ozio
trascorse nella sua ricca biblioteca, attigua agli
harem
voluttuosi di Puglia e di Siciha, svolgeva manoscritti
greci
ed arabi, e in un rescritto redatto dal suo
Vigna ne prometteva, e poi ne
cancelliere Pier della
faceva eseguire, la traduzione all'Europa. Già
le
Cro-
avevan familiarizzato i Latini con le lingue della
Grecia e dell'Oriente, mentre arditi pellegrini andavano a cercare alle scuole di Toledo e di Cordova la
scienza musulmana depositaria od interprete del sapere antico. Al principio del secolo XIV l'antichità
ciate
ricevono a dir così solenne ospitalità
Repubblica cristiana, quando, al concilio di
Vienna, si dà ordine di fondare nelle quattro università principali e nel luogo dove la corte romana
soggiornerà, cattedre d'ebraico, di caldaico, d'arabo
e l'Oriente
nella
e di greco.
Le
traduzioni
latine
tempo di
nelle mani
di
Avicennaj
mani degli
Dante, non potevan mancare
d'Averroè, andando per
di lui:
le
ripetute
citazioni
d'Algazali,
studiosi al
di
cadere
ne fanno fede
Dante
// pensiero orientale in
nei suoi
scritti.
musulmane
si
Una conoscenza
123
esatta delle dottrine
riconosce particolarmente nel giudizio
egli ne dà. Mentre la maggior parte dei suoi
contemporanei riteneva per pagani i seguaci del
Corano, e Maometto per un idolo^ Dante considera
l'Islamismo come una setta ariana, e Maometto come
il capo del più grande scisma che abbia desolato la
Chiesa, castigato a sua volta dalla divisione separatista dei suoi adepti sotto le bandiere nemiche di
che
Moavia e
Or
di Ali.
questi medesimi
fantasticherie del Sufismo
per due
lati
ultimi
Saracini,
sincretismo alessandrino, iniziati
d'altra
persiano,
eredi
del
parte alle
toccavano così
saggezza indiana, che sembra
all'antica
aver diffuso emanazioni feconde sulla Persia e sulr Egitto. Essa saggezza
dommi fondamentali
si
ritrovava altresì con
nella
i
suoi
religione di Budda, che^
dopo
scacciata dalla penisola indostana
lotte
sangui-
Asia settentrionale e trascinato
sotto le proprie leggi le orde mongole sparse per
l'Aitai e il Caucaso. Questi popoli si scossero: spaventevoli irruzioni verso la metà del XIII secolo
desolarono le contrade slave e germaniche. Più tardi
la politica saggia della Santa Sede li arrestò: pacinose, aveva invaso
fici
rapporti
si
l'
stabiUrono fra
nipoti di Gengiscan.
presentarono
mandarono
nella
Roma:
a
cattolicità,
ai
nuovi
portar loro la fede
anch'essa
le
i
principi cristani e
Ambasciatori del Buddismo
capitale
in
alleati,
con
ed
cambio
al
i
si
convegno della
Roma
e
la
Francia
missionari incaricati di
la .pace.
L'industria ebbe
sue missioni avventurose. Le vie trac-
da Pian de' Carpini e Rubruquis, furono seguite
da mercanti veneziani; numerose relazioni di viaggi.
ciate
I^ pensiero orientale in
124
scritte
o verbali,
si
Dante
sparsero per l'Occidente; e in
quell'età, preoccupata più che la nostra, dagli
ressi
della* vita
futura,
le
opinioni
inte-
teologiche
dei
Mongoli non dovettero restare ignote ai dotti europei.
Dante sopratutto, avido di sapere, sempre in
cerca di tradizioni e di dottrine che potessero trovar
luogo
neir insieme
poetica, egli che
della
del resto
sua
vasta composizione
aveva dovuto incontrar
più d'una volta alla corte dei principi italiani
tati tartari,
i
non aveva certo omesso d'informarsi
loro credenze.
EgU
anzi
li
depudelle
ricorda e cita a testimo-
nianza delle proprie asserzioni.
Un
duplice commercio
metteva dunque, a sua insaputa, in lontana relazione con i sacerdoti e filosofi delle rive del Gange. E
se rammentiamo che la loro scienza, sì vantata nello
l'antichità,
era stata consultata più volte dai saggi della
Grecia, e che essa aveva lasciato traccie persino negli
scritti di
alcuni
Padri della Chiesa,
si
dovrà forse
scorgere qui un terzo punto o mezzo di comunicazione, per quanto
tra
Dante e
il
remoto e
starei per dire capillare,
pensiero orientale.
Queste conclusioni di F. Ozanam, in apparenza
il suo tempo ma pur ponderate e prudenti,
si potrebbero agevolmente diluire, commentare, precisare (ciò che in parte abbiamo già fatto) con erudizione oggi facile; ma nulla potrebbe aggiungervisi
di sicuro e provato, o anche solo di probabile o veroardite per
simile, intorno alle così dette
D.
C.
strasi
La
"
fonti orientali
„
della
quale espressione, presa alla lettera, dimo-
ancor oggi superficiale, insignificante e vuota
Dante
// pensiero orientale in
d'ogni
con
libretto,
noi ci
a darle l'ultimo crollo.
approfondisce
si
critico:
aver contribuito, modestissimamente,
di
presente
il
Più
si
contenuto filologico e
serio
lusinghiamo
125
moltiplica e
si
lo studio
della
D. C, più
allarga intorno ad essa l'indagine
filosofica e storica: e più essa ci
ginale fra ogni altra opera di
appare unica,
umano
ori-
intelletto nella
sua unità organica, e nella sua profonda sincerità e
complessità poetica. Anche dopo le larghe esploraogni direzione attraverso tutte
zioni, fatte in
e le letterature, sulla genesi del sacro
le età
poema; esso
resta opera e gloria di Dante, sebbene in verità ap-
partenga a
"
dieci secoli cristiani
(come fu detto; e
„
potremmo aggiungere, nel senso e nella misura
su spiegata " a tutto il medio evo, anche non crinoi
:
stiano
„),
cui fu
di
la
più
nobile e la più intensa
voce ritmica rappresentatrice. Si potrebbe forse dire
osservava il Carlyle
che non la vastjtà ma
r intensità, con tutto ciò che ne deriva, fosse la carat-
—
—
teristica principale del
dezza
s'è,
ogni
in
genio di Dante.
senso,
energia e profondità. "Egli è grande
non perchè
sia
vasto
La
concentrata
come
ma
com'esso,
sua granin
fervida
l'universo,
perchè come
l'universo è profondo,,. Quanto alla sua estensione
di cultura o
ampiezza
di sguardo, tutto c'induce a
conosce ben^ e acutamente quanto
è a lui vicino; ma in un tempo come quello, senza
libri stampati, né libero scambio di comunicazioni,
Dante non poteva conoscere bene quanto era lontano
ritenere ch'egli
da
lui.
dirlo
"
La
meglio
piccola
luce
dello
stesso
per quant'è da presso,
bile chiaro-scuro,
si
chiara
—
Carlyle
non sapremmo
—
potentissima
frange in singolare e mo-
battendo su ciò eh' è lontano,,.
126
// pensiero orientale in
Dante
Tale conclusione possiamo a buon diritto ripetere,
anche per ciò che si riferisce ai rapporti fra l'Alighieri e l'Oriente, che qui abbiamo cercato d'indicare sommariamente, chiarire e precisare. Sono per
la maggior parte
e specialmente nel campo del
pensiero letterario, poetico ed artistico, e tanto più
—
con l'Oriente musulmano
relazione
in
indiretti, diffusi, di
—
rapporti
radiazione o interferenza perife-
rica anziché d'intercomunicazione centrale, per incon-
sapevole assorbimento
d'
ambiente contiguo e saturo
non per deliberata orientazione o
di elementi simili,
specifica derivazione.
Se volessimo condensare
impressione definitiva che
sta
nostra umile rassegna
stiche
il
ci
intorno
pensiero
una simihtudine la
mente que-
in
lascia nella
d' esplorazioni
orientali-
D. C, potremmo rappresentarci
Dante come una montagna eccelsa
alla
di
cima agile e diritta verso il cielo si scopre un'ampia distesa di terra e di mare, per gran
tratto contiguo in ogni direzione ma via via che lo
sguardo si allontana e si protende verso 1' estremo
orizzonte, dove l' aria si afFosca per dense nebbie e
nuvole circumvaganti, ogni chiarezza e precisione
di contorno vien ftieno. I vapori si addensano in
dalla cui
;
particolare verso
1'
oriente e lo chiudono in
rio quasi completo, traine in
un punto
(la
un
vela-
Palestina
o Terra santa), dove un raggio di sole si fa strada,
disvelando ed illuminando le bibliche contrade che,
per illusione
ottica,
sembra
si
stacchino dal continente
mediterraneo
ed europeo, dominato dalla dantesca vetta superba.
Alla quale, per la sua altitudine stessa, giungono di
asiatico
per
accostarsi
all'
Occidente
tanto in tanto dal resto di quel misterioso continente,
// pensiero orientale in
Dante
127
non tanto lontano quanto recinto di nebbie isogiungono portate dai venti, dai riflessi di luce
latrici,
diffusi nell'aria, dai
rari
pellegrini che ne tornano,
voci vaghe, echi, bagliori, confuse notizie del presente,
memorie
rare incerte
solitario
che
s'erge
Al genio o monte
del passato.
quasi
nell'estremo
occidente,
talvolta arrivano, in particolare dalle più vicine terre
musulmane
del Mediterraneo, viaggiatori
che ripor-
tano nella loro favella latina nozioni di
di
geografìa,
cosmografìa, di astronomia colà apprese; o anche
pervengono altre parole distinte, nomi esotici di cose
o di persone, articolati e latinizzati, particolarmente
questi ultimi, da interposta pronunzia iberica [Aven
Rósced,
Aven Sina)
dell'aprica
:
montagna
gli
echi
italica
li
multipli
e
raccolgono e
tono fedelmente con moltephci risonanze.
sonori
li
Ma
ripe-
nulla
più. L'Aquila abitatrice della vetta eccelsa più facilmente può spiccare il volo eti ergersi librata nel-
l'azzurro sulle lunghe rubeste
ali
incontro
al sole,
anziché, radendo le circostanti assai più basse cime,
calare e perdersi nella nebbia
....
che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte
il
guardo esclude.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
Alla Prefazione:
(i) I principali
concetti
e
scritti
argomenti
Occidente durante"
il
del
letterari,
Pizzi
intorno alla migrazione di
influssi
medio evo, sono
i
e
soggetti
seguenti;
perchè indirettamente contribuiscono a dar luce
desta trattazione,
li
orientali
in
indichiamo
alla nostra
mo-
particolarmente alla sua parte generale:
—
Le somiglianze e le relazioni tra la poesia persiana e
nostra nel Medio Evo, nelle Memorie della R. A ce. di Scienze
di Torino, 1892, voi. ili, riprodotta poi, quale capitolo nono,
nella Storia della poesia persiana, Torino, 1894.
la
—
in
L' origine persiana del romanzo di Tristano e Isotta,
Riv.
d'Italia,
gennaio 1911, a proposito della memoria
di
Zenker, Die Tristansage und das persische Epos von
Wìs und Ràmin, in Ròm. Forsch., xxix, 1910.
R.
Al Capitolo
(2)
a)
Le
I:
linee generali dell'alterno contrasto e vicendevole
due mondi, europeo ed asiatico, cristiano
musulmano, sono illustrate sinteticamente da L. Caetani,
La funzione dell' Isiàm neW evoluzione della civiltà, in Scibntia, voi. XI, anno 6», n». xxiii, 3 (1912); e più recentemente da
C. W. C. Oman, East and West (in Transact. of the R.
HisTORiCAL Society, London, 4, iii. 1920, 1-24), in particolare
per il periodo delle Crociate, considerate e rappresentate non
azione e reazione fra
i
e
Dante
e l'Oriente
o
Note bibliografiche
130
più come fenomeno unico ed irrazionale irrompere di cieco fanatismo (quale riguardaronle i cosi detti storici della teoria filo-
ma come uno
cosmopolita),
sofica
dei
piiì agitati
e pittoreschi
perenne lotta fra Oriente ed Occidente (" of the
unending struggle between East and West „).
b) Sui rapporti economici, politici, culturali fra l'Oriente e
episodi
della
l'Occidente nell'età antica e medievale, danno attendibili informazioni, generali e particolari,
tetico e divulgativo
seguenti
i
scritti di
carattere sin-
:
R e n a u d Relations poUtiques et commerciales de V Empire
romain avec V Asie orientale (V Hyrcanie, V Inde, la Baclriane
et la Chine) pendant les cinq premiers siècles de V è. chr., d'ai
près
les
,
temoignages
chinois.
L.
Paris,
laiins, grecs, arabes,
persans, indiens
et
1863;
Bouvat, Essai sur les rapports de la Perse avec V Euau commencement du XIX s., in Revue
rope, de Vantiquité
du Monde Musulman, xxxvi (1919), 58-105, in contin.
W. Heyd, Histoire du commerce du Levant au moyen;
àge. Ed. fran9aise refondue et considérabl. augmentée par l'auteur, pubi, par
Furcy Reinaud. Leipzig,
1885-86.
Schaube,
Storia del commercio dei popoli latini del
Mediterraneo [dal sec. x] sino alla fine delle Crociate. Trad. it,
A.
del prof. P. Bonfante. Torino, 1910 (Bibl. dell'Economista,
I
risultati di questi
due ultimi
sunti e messi in luce dall' orientalista
M
.
J.
De Goeje,
nationaal Handelsverkeer in de middeleeuwen, in
Meded. K. Akad.
Inter-
Arabes
(Paris, 1913), n, 14-128 cap. 22»
commerciales avec
les
4.
ix
Huart nella Sua Histoire des
e più recentemente
dall'
en
Versi,
Wetensch., Amsterdam, Afd. Letterk.,
(1908);
et
5, xi).
lavori fondamentali sono rias-
"
Relations diplomatiques
Puissances d' Occident
„
con ricca
Bi-
bliografia.
e)
Tra
le
grandi collezioni d'itinerari e viaggi in Palestina
nell'età di mezzo, indichiamo quella della Société de l'Orient
Latin
i-v,
:
Publications de la S. d. V O. L.
— Sèrie
Geographique,
Paris 1877-87, e l'altre della Palestine Pilgrims
Text Society
Londra, e della Pravoslavnoje Palestinskoje Obscestvo di
Pietroburgo. Innumerevoli sono le Rihlah o Itinerari, relazioni
di
e racconti di viaggi
o in parte
fatti
dai
cristiani, soggetti
musulmani attraverso paesi
all'
Islam
:
tra quelli
l'Amari nella sua Biblioteca Arabo-Sicuta (vers.
in tutto
utilizzati
ital.,
dal-
Torino-
Note bibliografiche
131
Roma, 1880-81) e nella Storia dei Musulmani di Sicilia, menzioniamo Ibn Giobeir, Viaggio in Spagna, Sicilia, Siria e
Palestina, Mesopotamia, Arabia, Egitto compiuto nel sec. Xii.
Prima trad., fatta, sull' origli naie arabo da Gel. Schiaparelli,
Roma,
1906.
d)
Quanto
alla storia delle Missioni cristiane fra
i
seguaci
dell'Isiàm nelPetà anteriore a Dante, specialmente per opera dei
Domenicani e dei Francescani, rimandiamo ai noti Anhales dei
due grandi Ordini (quelli dell' Éc hard e gli altri del WaddingSbaralea), menzionando in particolare la preziosa pubblicazione del P. Golubovich, L'Oriente Francescano {Q\x9.\9.cc\)\,
primi d'una serie che sarà nu1906-1913-1919, 4»: tre volumi,
merosa). Sulle missioni contemporanee v. La conquéte du monde
musulman, in Revue du monde musulman. Sulla storia della
i
diffusione dell' Isiàm
mondo
nel
cristiano medievale, è ancora
da consultare il dotto lavoro di T. W. Arnold, The Preaching
of Islam,. A history of the propagation 0/ the Muslim Faith.
Westminster, 1913'.
e)
religioso,
Fra
le
epico,
leggende sparse per
i
due mondi,
di carattere
di portata
fantastica e
etnologico,
geografico,
morale, comuni a genti semitiche, ariane, turaniche, alimentate
e svolte
da varie
giudaismo, dal crileggende visionistiche
religioni, in particolare dal
stianesimo e dal maomettismo, sono, oltre
o di peregrinazione per
i
le
regni d'oltretomba, quella dei Sette
dormienti, quella di Alessandro, quella di
Intorno
alla
prima, oltre
le
Gog
e
Magog.
note e vecchie ricerche del Koch
abbiamo il recente studio comparativo di M. Huber,
Die Wanderlegende von den Siebenschlàfer Leipzig, Harrassowitz, 1910, particol. a pp. 371-376: " Orient u. Okzident in den
e del Guidi,
.
ersten christlichen Jahrhunderten
Sull'ultimo dei tre
cicli
„.
leggendari
su
indicati, vedali A.
Graf, La leggenda di Gog e Magog, Append. al voi. II, 506-563
dell' opera Roma nella memoria e nelle immaginazioni del
Medio Evo, Torino, 1883.
In fatto di elementi precipuamente letterari, G, Paris illustra
Les contes orientaaux dans
du moyen
la
littérature fran^aise
aumoyen dge {La
poesie
D'Ancona
Le fonti del Novellino,
studia
-
dge, Paris 1903*)
in
Romania
II
;
e A.
e III,
poi in Studi di critica e storia letteraria (Bologna, Zanichelli,
1880;
1912»).
Note bibliografiche
132
Dimna
o
Discorsi degli animali, basterà, pel nostro scopo, indicare
il
Sul ciclo novellistico od apologhi del Calila e
piccolo saggio del
De Gubernatis
in
fondo
al
Manuale (Hoe-
Storia della letteratura indiana.
pli) di
(3)
italiano
Abbiamo su questo argomento un pregiato recente lavoro
(Giorgio La Vx^nz., Le rappresentazioni sacre nella
letteratura bizantina dalle origini al secolo
al teatro sacro
d' Occidente.
IX
con rapporti
Grottaferrata, 1912), che è molto
che completa per i neàsi greco-orientali
fondamentali ricerche di A. D'Ancona.
istruttivo e
(4)
e r
Nel cap. V. della sua monografia
"
les
grecs en Calabre et la colonisation religieuse byzantine
ditori
moines
il
Gay,
tra
noi di usanze
liturgiche e leggende tradizionali del-
Oriente.
Al Capitolo
e
„,
1904) illustra l'attività culturale dei basiliani quali diffon-
(Paris,
l'
dotte e
meridionale
sull' Italia
Impero Bizantino, capitolo dedicato appunto a
le
II:
(5) Anche dopo il lavoro di V. Cian su Vivaldo Belcalzer
V enciclopedismo italiano delle origini (1902), che trascura
del tutto ogni menzione dell'enciclopedismo orientale.
Su que-
anche nei suoi rapporti con 1' Occidente, discorre con molta
dottrina ed acume I. Pizzi, nel già menzionato cap. ix della
sua Storia della poesia persiana (1894).
sto,
(6)
nelle
Su queste
letterature
idee,
raffigurazioni
orientali
antiche,
ed espressioni onfaliche
particolarmente
semitiche,
abbiamo recenti studi molto eruditi di W. H. Ròscher, Der
Omphalosgedanke bei verschied. Volker, besond. den semitischen
(Berichte Sachs. Gesellsch.
II),
d.
Wiss., phil-hist. Kl.,
a compimento dei suoi Omphalos e
LXX,
1918
Neue Omphalosstudien
The ideas of
Earth (Verh,
Akad. Wetensch. Amsterdam, Afd. Letterk., N. R., XVII, i, 1916),
che esamina l'origine della precipua concezione di Gerusalemme
(1913-1915); e particolarmente di A. J. Wen.sinck,
the western Semites concerning the Navel of the
quale ombelico della terra, e della sua comunicazione topografica con l'Inferno e il Paradiso, nelle tradizioni ebraiche,
mudiche, siriache, arabiche, abissine, ecc..
tal-
Note bibliografiche
(7)
ciso
Per
della
farsi
un'idea adeguata dei
133
limiti e del
contenuto pre-
geografia dantesca, tanto nella particolare
somma
e
specificazione dei luoghi o toponomastica, quanto nelle nozioni
di geografia generale e fisica, gioverà
dare un'occhiata
al vec-
compendio tedesco Eine Geographie aus den dreizehnten
Jahrhundert, herausg. v. J. V. Zingerle, in Sitz. Wien. Akad. d.
phil. hist. CI., L (1885), 371-448, o scorrere
Wiss
due opuscoli di Vitt. Bellio, Le cognizioni geografiche di Giovanni Villani, Roma, Soc. Geogr. ital., 1903, 1906, con le due tavole o
chio
;
i
,
mappamondi
nelle sue
ivi tracciati.
fonti,
— La
cosmografia dantesca è illustrata
specialmente orientali,
dal
Santarem, Essai
sur r histoire de la Cosmographice et de la Cartographie
aa M'A. Paris, 1848-52, i, 97 107; e dal Moore Studies in
Dante.
Quali fossero
le
tempo
principali nozioni cosmografiche al
musulmani, si può ^vedere per
gli uni in Ristoro d'Arezzo, La composizione del mondo.
Testo italiano del 1282, pubblicato da E. Narducci. Roma 1859
(sui riscontri fra Ristoro e Dante, cfr. quanti ne ha rilevati il
Torraca nel suo Commento alla D. C, dopo lo studio iniziale
di L. Cuccurullo, La Comp. del mondo di R. d'A. e la D. C.
Torre Annunziata, 1900);
e per gli altri nell'opera, contemporanea alla precedente, di Sciams addinxad - Dimaschi
(1256- 1327): Manuel de la cosmographie du Moyen Age, traduit
de l'arabe et accompagné d'éclarcissements, par A. F. Mehren.
Copenhague, 1874, oltre alla ben nota Introdtiction generale à
la geographie des Orientaux par M. Reinaud, Paris, 1848, che
è il primo volume della Geographie d' Aboulféda traduite de
l'arabe en fran^ais.
di Dante, tra
i
cristiani
e tra
i
—
Al Capitolo
(8)
'
Lo
III:
studio più comprensivo sui rapporti fra Dante e
rittori classici
(inchiudendo tra questi in senso lato anche
i
gli
primi
anche per quel che si riferisce
del Moore Scripture and
classical Au/hors in Dante, nel primo volume (Oxford, 1896)
dei suoi Studies in Dante, al quale rimandiamo perciò chi desideri averne particolare notizia, per le classiche non meno che
Padri, Girolamo, Agostino, ecc.)
alla
per
storia orientale,
le
fonti bibliche.
resta
quello
No^^ bibliografiche
134
Chi oggi voglia leggere, brevemente e fedelmente espo-
(9)
musulmani d'Oriente al tempo di Dante,
può consultare la biografia, scritta dal Reinaud, del principe
e storico musulmano Abulfeda, contemporaneo dell'Alighieri
sta, la storia degli stati
(1273-1331) e preposta alla su citata Introduction.
Un quadro ampio
(io)
XIV
XIII e
si
e vivace di questa
Turcs
et
fra
Mon-
fra
trova nel bel libro
stoire de l'Asie.
lotta
Mongoli e Turchi, nei secoli
del Cahun, Introduction à l' hi-
Turchi e Arabi,
goli e Arabi, fra
Mongoles des origines à
1405. Paris,
1896.
Al Capitolo
IV:
Intorno
(il)
al cosi
detto Averroismo o Avicennismo di Dante,
o piuttosto agli elementi arabo-neoplatonici nel pensiero
d antesco, ha più volte trattato B
a) Sigieri di
.
Nard
i
filosofico
:
Brabante nella Divina Commedia, e le fonti
in Riv. di filos. neoscolastica,
della filosofia di Dante,
1911-12
;
Intorno al tomismo di Dante
b)
e alla quistione di Sigieri,
Dantesco, XX, 5", 1914
Dante e Pietro d' Abano, in Nuovo Giorn. Dantesco,
in GiORN.
e)
IV, 1920,
;
1-15.
due primi di questi studi sono stati largamente discussi
nel Boll, della Società Dantesca Italiana, dove nel voi.
del 1919 il Parodi, a proposito del De Monarchia tocca a
lungo dei concetti di Dante di probabile derivazione o riflesso
I
averroistico. Sull'episodio di Sigieri nel
lo studio di
Brabant,
XXV,
Revue de philosophie, XXIV
et
(1914),
Siger de
553-575,
25-52.
(12)
sodio
in
Paradiso, apporta luce
M. Chossat, Saint Thomas d'Aguin
Conosco
tre soli saggi critici
ed
estetici
su questo epi-
:
V. Crescini, // canto XXVIII dell' Inferno in Lectura
Dantis, Firenze, Sansoni s. d.
N. Zingarelli, Ber tram de Born e la sua bolgia, in
Riv. d'Italia, 1908, II, 689-714;
V. Rossi^ Maometto, Pier da Medicina e compagni nell' Inferno dantesco,
in Nuova Antologia,, sett. 1918, 20-31
,
;
;
Note bibliografiche
e tutti e tre gli espositori
135
moderni sono concordi
nell'
escludere
ogni benevolenza, o anche un semplice indizio di essa, verso
il
fondatore deli' Islamismo nell'animo di Dante.
Crescini,
Il
ironica, se
il
"
non
dopo aver
rilevato la coincidenza
fosse fortuita
Corano (XCIV,
petto col passo del
Non t'abbiam
di questo
„
noi aperto
i)
"
che sarebbe
Maometto che
ove Dio dice
s'
apre
al profeta:
petto? (sul quale episodio della
il
M. vedi le osservazioni e raffronti raccolti da T. Andrae, Die Persoti Muhammeds in Lehre u.
Glauben seiner Gemeinde, Stockholm 1917, pp. 52-54), nota
finamente intorno alla similitudine grottesca e nauseabonda con
due tercui M. viene introdotto: "Immagine e immaginato,
mini comparativi, s'intrecciano, s'aggrovigliano e confondono
biografia tradizionale di
i
insieme sinteticamente...
gevole
il
dannato cui
:
si
volgarissimo paragone, quant' è spreapplica, con tutti
quali provocano, cosi sono sconciati,
su tutto
alita
Lo
il
i
compagni
suoi,
i
un'ironia miseranda che
canto,,.
Zingarelli rileva
anche
nel gran malvagio che ha del
lui
una
certa grossezza e tardità
pesante e del goffo, e che Dante
" siccome stava
nella tradizione e nella coscienza
comune, ben lungi dal giudicarlo obbiettivamente, nella sua importanza storica ed etnica... Il taglio del volto di Ali dal mento
in su è troppo preciso per non lasciarci subito pensare all'intenche esso, compiendo il taglio che traversa il
zione simbolica
corpo di M., significa il compimento dello scisma „.
Secondo il Rossi, il M. dantesco è "un infelice che avrebbe
qualche velleità di essere Capaneo e non riesce nemmeno ad
rappresenta
;
Vanni Pucci... Il ciclo della sua figurazione si chiude
com'era cominciato (la similitudine della veggia ah! quel corpaccio sbudellato, in piedi, su una gamba sola, e partirsi movendo un passo lesto strisciato, come un ballerino I), con un
essere
:
tocco che rileva tutto
il
grottesco morale e materiale del perso-
naggio,... la goffaggine della sua ostentata iattanza
Sembrami che
vedere
tesi
piii di
il
„.
Rossi, caricando troppo le tinte, finisca per
quel che Dante ha voluto rappresentarci è una
" simpatia „ sostenuta
:
soggettiva diametralmente opposta alla
dall'Asin, forse
raca,
il
non meno
quale, assai
più
arbitraria. Cfr.
il
Maometto, nota
nei suoi primi atti e parole
compassione,
rilievo
il
Commento
temperato nell'analisi
dato
ài
il
del Tor-
psicologica
di
desiderio di destar
suo nome, pronunciandolo per
Note bibliografiche
136
ultimo, l'affetto con cui fra tutti
il
i
compagni della bolgia, addita
piangendo col viso spac-
solo AH, che va dinanzi a lui e va
— Perchè
cato.
fido Ali precede, anziché seguire,
il
il
falso pro-
non potendo altrimenti alleviar la sua tristezza con lamenti e sospiri,
impeditigli o resi malagevoli dall'orribile spacco nel viso?
feta
e perchè piange? Forse per isfogare la sua pena,
;
{i^)
XV,
et
doine
Recherches sur V iconographie de V Èvangile aux XIV,
XVI siècles, d'après les monuments de Misira, de la Macedu Mont Athos. Paris (1916, 8: pp. lxiv, 809: Bibl.
Rome, fase. 109; con ricchissima bibliografia).
et
Éc. d'Ath. et de
(14)
S.
Fleury,
Islatnische
Ornamente in einem grie-
chischen Psaeter von ca. jogo Cr., in
Der
Islam, vi (1917),
155-170.
Al Capitolo V:
(15)
trattare
la
L'opera
il
di
M Asina cui ci
.
nostro argomento, è
Divina Commedia. Madrid,
La
1919.
dantesche nel presente libretto sono
ford, 1904».
—
siamo
sì
spesso
Escatologia
—
riferiti
nel
musulmana en
Le
citazioni delle opere
fatte
sull'edizione di Ox-
SOMMARIO E INDICE
Prefazione
intendimento e dedica dello
:
scritto, p. vii-xi,
Oriente ed Occidente al tempo di Dante z i due
mondi circummediterranei possono distinguersi, non separarsi,
Cap.
p.
1-3.
-
I.
—
Processo di azione a reazione che
li
unisce sin dalla
più antica età, nel periodo romano-ellenistico, nel primitivo pe-
riodo cristiano,
p. 3-5.
—
L' Islam nella sua funzione storica anti-
ma
anche unificatrice e educatrice
generale poco studiato, p. 5-9.
L' Islam e
europea,
di razze
—
mondo musulmano
vano; e interessi
p. 9-13.
e la Cristianità:
pratici,
politici,
dommi
in
il
che uniche separavano,
religiosi
territoriali,
— Mutui contatti e rapporti:
umane,
Cristianesimo,
il
commerciali, di proselitismo,
nel Mediterraneo orientale, in Sicilia, in
Spagna, nei
secoli
X-XII,
—
— Contrasto di
coscienze etniche e culturali, p. 20-23.
Babelica miscela di razze e di credenze nell'Asia musulmana, e
p. 13-20.
suoi probabili
riflessi nelle eresie
Bisanzio, p. 23-26.
popolari d'Occidente attraverso
— Le rappresentazioni sacre greco-bizantine, pe-
culiare veicolo di concezioni e raffigurazioni orientali della vita
d'oltretomba, p. 26-28.
Cap. II. - L' Oriente geografico di Dante: Fonti delle conoscenze geografiche di D., in particolare per l'Oriente, e preci-
puamente
provenienza orientale,
di
medievale:
il
Paradiso
Terrestre
p. 29-33.
e
castigo e della purgazione, p. 33-36.
P
Tì^-TÌ^-
—
il
—
— Geografia
Mondo
mitica
sotterraneo
La cosmografia
del
di D.,
Elenco sistematico delle cognizioni dantesche, topo-
grafiche e toponomastiche, relative all'Oriente, p. 38-41.
Cap.
III.
-
La
storia orientale di Dante: Fonti classiche e
bibliche; loro portata, p. 43-47.
— Ignoranza
di
Dante e dei suoi
Sommario
138
contemporanei intorno
Indice
e
dopo
alla storia orientale
l'età giustinia-
nea: l'origine dell'Islamismo era per essi avvolta fra tenebre e
leggende,
— Se
p. 47-49.
di
dantesco di Mao-
l'analisi dell'episodio
metto, dal lato storico e plastico,
possa
rivelare
D. traccie d'erudizione islamica, come sostiene
Le Crociate,
come
e
loro
i
e perchè, p. 53-58.
storia dei Saraceni
Cap. IV.
nella
-
//
— Che cosa D. seppe o potè
dopo
il
cultura
nella
Asin, p. 49-53.
—
Divina Commedia
nella
riflessi
:
sapere della
mille, p. 58-59.
pensiero orientale di Dante:
linguistica di D. entrassero
cultura
p. 61-67.
La
scarsi
l'
l'
Se e quanto
ebraico
e
l'
arabo,
— La letteratura biblica nel pensiero dantesco, p. 67-68. —
medioevo
letteratura araba: scienza e filosofia araba nel
tino occidentale, p. 69-7^.
—
la-
Ricerche degli orientalisti moderni
—
La
C, p. 73-78.
Memoria di M. Asin intorno alla escatologia musulmana nel
Poema Sacro: il Miiràg o Ascensione di Maometto, p. 78-80.
intorno alle pretese fonti orientali della D.
—
Rappresentazione e ripartizione del
mondo
letteratura escatologica islamica, p. 8i-86.
i
regni
della
pena,
dell'espiazione
— Abbozzo o riflesso della D.
p. 86-94.
— Ria.ssunto
eclettico e
musulmana, o peregrinazione d'Abdalla
sintetico della Visione
attraverso
oltretomba nella
d'
C.
?,
e
della
p. 94-98.
gloria,
— Ibn Arabi
e Dante: impossibilità logica e storica di alcun rapporto fra loro
o fra
il
loro pensiero, p. 98-102.
—
Esame
psicologico del
Mao-
—
—
metto dantesco, p. 102 108.
D. e l'eresie occidentali, p. 108-109.
Come si possano spiegare le coincidenze e rispondenze, accumulate dall' Asin, p. 110-113.
Se e come la storia dell'arte me-
—
dievale,
chiarir
di
il
spiccata
influenza
bizantina,
problema iconografico della D.
simo orientale,
Cap. V.
-
le
possa
C.
:
contribuire
D. e
il
a
Cristiane-
miniature orientali, p. 114- 120.
Conclusione',
quanta e quale conoscenza
si
può
attribuire a D. del vecchio Oriente, e in particolare dell' Oriente
musulmano,
Note
p.
121-127.
bibliografiche, p. 129-136.
Finito di stampare
il dì
XX
Agosto
MCMXXI
nella Tipografia di A.
in
Bologna
Cacciari
BINOING LIST JUL 1
1934
University of Toronto
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