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interno cubano con viSta. Sull`arte

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interno cubano con viSta. Sull`arte
scatti proibiti
interno cubanO
con vISTa. sull’ARTE
Un fotografo indipendente ha rischiato
l’arresto per ritrarre ventidue giovani
creativi a casa e in studio. Noi li abbiamo
incontrati, ci hanno parlato di un desiderio
di libertà. Ancora lontana nell’isola che
aspetta la visita del Papa
di Ilaria Morani, foto di Niccolò Guasti
Yornel Martínez,
artista minimalista,
dipinge in salotto.
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io donna – 12 settembre 2015
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scatti proibiti
Per la mostra Incuba,
le foto sono state
nascoste in valigia,
le cornici di cartone
ammesse come
materiale scolastico,
il luogo dell’esposizione
pagato in nero...
Sopra, Luis Enrique,
che ha esposto all’ultima
Biennale d’Arte di Cuba.
Nella pagina accanto:
in alto, Adislén Reyes;
sotto, Niel Reyes.
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L
uis enrique lópez condivide un laboratorio con altri
artisti nel quartiere borghese
del Vedado, all’Havana. Nella sua stanza usa
lunghi listelli di legno recuperati da
bancali, li inchioda e costruisce tele:
difficile trovare il legno a Cuba. Lo
ha imparato alla Scuola d’arte quando i 50 pesos che passava il governo
non bastavano nemmeno per comprare la pittura.
ora le opere di Luis Enrique valgono qualche migliaio di dollari e sono
state esposte anche all’ultima Biennale d’arte di Cuba, la più grande del
Sud America. Ma è presto per essere
indipendente e Luis ancora costruisce tele per artisti e amici.
Tanti pensano che l’arte sia l’unica strada per comunicare in un luogo
dove, nonostante lentissime aperture, la libertà di espressione è ancora
una favola. Così tutti ci provano e l’isola è piena di pittori, scultori, musicisti alcuni validi, altri meno. L’arte
è l’unico prodotto davvero originale
che Cuba può vendere al turista, per
questo è molto controllata dal governo. Oggi la scena artistica cubana è
cambiata, grazie al disgelo con gli
Usa gli artisti possono viaggiare ed
esporre all’estero. Ma tra le mura di
un laboratorio fatto di tele, libri, pennelli disposti con ordine quasi maniacale tra schizzi di pittura, l’arte si
scontra con la povertà del Paese, l’assoluta mancanza di materie prime, le
limitazioni di vivere in una dittatura.
Gli artisti cubani sono stati quasi tutti “battezzati” all’Isa, l’Istituto superiore di arte, un’opera grandiosa fatta costruire da Fidel Castro
io donna – 12 settembre 2015
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scatti proibiti
Oggi gli artisti
espongono all’estero.
Ma devono scontrarsi
con mancanza
di mezzi, assenza
di materie prime
e limitazioni imposte
dalla dittatura
Alejandro Campins: per lui,
le novità politiche a Cuba
sono soltanto “maquillage”.
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negli anni Sessanta a tre architetti,
il cubano Ricardo Porro e gli italiani Roberto Gottardi e Vittorio Garatti. Una scuola così grande da essere la più bella del mondo era il sogno
della Rivoluzione. Ma l’esperimento col tempo è stato ostacolato, si insegnavano principi troppo liberi per
l’ideologia. Quello che accade oggi
con ogni forma di creatività.
«essere artista a Cuba significa avere a che fare con il governo»
spiega Luis Enrique. «All’università se non facevi parte dell’Unione
dei giovani comunisti avevi problemi a superare gli esami. Nessuno ci
crede più, ma tutti chiudono il pugno. Si sopravvive solo assecondando». Altrimenti c’è la galera, o l’impossibilità di esporre e avere il via
libera per lasciare l’isola. Durante
l’ultima Biennale d’arte, il fotografo
italiano Niccolò Guasti ha rischiato
tanto per organizzare la sua mostra
in un circuito esterno, fuori dal controllo governativo. La sua esposizione, Incuba, era il frutto di un lavoro
fotografico per scoprire 22 giovani
creativi all’interno dei loro laboratori. «Le foto erano nascoste in valigia, le cornici di cartone sono state
ammesse come materiale scolastico
dopo ore di interrogatorio, il luogo
della mostra è stato pagato in nero:
il proprietario non poteva segnalare
che affittava a stranieri e la polizia ci
ha sempre controllato» spiega Guasti.
Anche Alejandro Campins, il cui
nome, per molti critici, segnerà questa generazione di artisti cubani, è
stato immortalato per Incuba. Lavora con Luis Enrique e non è interessato alla politica. Anche lui, come
io donna – 12 settembre 2015
scatti proibiti
nel Vedado, ampie stanze e tante
mensole colme di piccole statue di
pongo che sono i modelli dei suoi
quadri. Classe 1982, le sue enormi
tele raggiungono le 5 cifre. «C’è chi
scommette sulla pittura e la rinnova
assorbendo le influenze internazionali, come me; chi segue le direttive governative anche solo per avere
spazi dove esporre; e chi è discepolo
di Tania Bruguera, che fa arte politica ed è sempre nel mirino».
La libertà corre
sempre su binari
segnati, se li scavalchi
finisci come Tania
Bruguera, artista
dissidente, scappata
negli Usa dopo
vari arresti a Cuba
Dall’alto: Reynier Levia
Novo, artista concettuale;
l’emergente Mabel Poblet.
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tanti, non vede un vero cambiamento
nel Paese della Rivoluzione, ma solo
«un maquillage, l’anima è sempre la
stessa e noi non siamo liberi» dice. La
libertà corre sempre su binari segnati, se li scavalchi finisci col diventare
come Tania Bruguera, una delle artiste dissidenti più controverse, scappata negli States dopo essere stata arrestata a Cuba più volte.
«Ci sono diversi tipi di artisti»
racconta Michel Perez Pollo nel laboratorio dove è stato ritratto. È
una casetta con giardino sempre
pollo lavora tanto, espone in una
galleria a Zurigo e ora anche gli americani lo hanno scoperto. Nel terzo
gruppo citato da Pollo ci sono anche Celia e Yunior e Reynier Leyva
Novo. Trentenni tutti, i primi due
lavorano sui concetti: «Mettiamo in
rapporto il singolo e l’amministrazione per renderlo consapevole delle limitazioni alla libertà personale.
La nostra arte serve per capire perché la gente scappa da Cuba». Non
dipingono ma lavorano su numeri e
testimonianze, creando documenti
realistici delle contraddizioni dell’isola. Lei studia in Ecuador, lui vive
in Scozia. Lavorare a Cuba è pericoloso. Novo invece abita all’Havana
e in uno scatto di Guasti fuma uno
spinello, sfidando i Castro.
Mabel Poblet ha 29 anni e riesce a
girare il mondo portando le sue opere intrise di temi femminili. Pensa
alla sua arte, allarga le braccia e ammette: «Cuba rende la vita dura, ma ci
ha anche insegnato tanto. Abbiamo
imparato a essere per forza creativi e
a usare quello che abbiamo per creare, che sia cemento, terra o pittura.
Cuba cerca di tagliarci le ali, ma, in
realtà, è stata lei a costruircele».
•
gli altri giovani
artisti cubani su
iodonn a .it
io donna – 12 settembre 2015
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