PARTE 1. Le mani sull`acqua. L`inchiesta televisiva come strumento
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PARTE 1. Le mani sull`acqua. L`inchiesta televisiva come strumento
Introduzione In questa tesi si è cercato di definire il contenuto dell’inchiesta televisiva come prodotto informativo. Si è cercato di capire perché s’inizia un'inchiesta, quali sono i suoi scopi e come si realizza. Il primo capitolo tratta dell'inchiesta filmata nelle sue caratteristiche generali, definendone gli obiettivi, i temi e la ricaduta sociale. Il secondo entrerà nello specifico dell'inchiesta televisiva in Italia. Dopo una panoramica sulle sue origini storiche e sulla sua diffusione, si passeranno in rassegna i generi principali dell'inchiesta televisiva e le linee guida per la sua realizzazione. Tra queste, verrà dato rilievo all'intervista, vista la sua importanza all'interno dell'inchiesta. Inoltre, per dare un quadro il più chiaro possibile si è preferito ricavare nozioni generali e teoriche anche dall'analisi di concrete esperienze televisive, piuttosto che limitarsi ad affrontare problematiche astratte e generali. Si sono quindi analizzati i principali protagonisti e programmi televisivi attuali che si basano sulle inchieste. In particolare, i programmi presi in esame sono: Report, Presa diretta e RaiNews 24 (emittente pubblica), Le Iene e Il Testimone (emittenti commerciali). I capitoli riguardanti i singoli programmi prevedono una breve descrizione del loro funzionamento e l’analisi di come questi hanno affrontato un tema in particolare, quello dell’acqua. Prima di procedere nell'analisi, si è ritenuto opportuno presentare la tematica in tutti i suoi aspetti, in modo da fornire le conoscenze necessarie per cogliere le diverse strategie utilizzate dalle singole inchieste. Lo scopo è quello di individuare quali fini comunicativi si pongono nei confronti del pubblico, quali modalità di conduzione adottano, di quali mezzi di produzione si servono e quali strategie di postproduzione utilizzano per creare il risultato finale. Come vedremo, ci sono delle inchieste che si basano su un’esperienza televisiva estetizzante, come nel caso de Le Iene, inchieste che si basano sul fare giornalistico più tradizionale, come quelle del canale satellitare RaiNews24 o sull’esplorazione sul campo, come quelle di Presa diretta o Il Testimone. Quest'analisi, oltre ad essere utile per capire come si può affrontare un'inchiesta, è finalizzata alla ricerca di una o più modalità per realizzare un'inchiesta personale su una problematica legata all’acqua: la privatizzazione dell'acqua. 1. Definizione e scopi dell'inchiesta filmata Prima di illustrare l'inchiesta nei suoi aspetti puramente televisivi, andiamo a definire il contesto in cui si inserisce e successivamente cos'è e quali sono i suoi scopi generali. 1.1 Un quadro generale dell'odierno sistema dell'informazione Questa è l'epoca della comunicazione, segnata dal boom dei media. Accendendo la radio o la televisione riceviamo informazioni su tanti avvenimenti che, pur accadendo lontano da noi, ci sembrano vicini; i media che veicolano le notizie accorciano infatti le distanze tra l’evento e il pubblico ricevente. L'uomo sembra integrato con il resto del mondo, ma lo è solo in apparenza, perché le informazioni che riceve sono (o sembrano) estranee alla sua capacità d’intervento. Egli inoltre riesce ad avere una conoscenza solo superficiale degli eventi, che vengono presentati velocemente (nei pochi minuti dedicati a un servizio del TG, per esempio), senza che lo spettatore e/o ascoltatore sia stimolato ad approfondirli. Il modo di proporre le notizie porta chi le riceve ad un coinvolgimento personale immediato, ma di breve durata, senza che le nuove informazioni modifichino il suo modo di vivere e/o pensare. Spesso, il pubblico non riesce a sviluppare nemmeno una propria critica sociale e civile riguardo a quello che lo circonda. La debole capacità d’azione (e quindi di partecipazione) si trasforma in un’implicita passività, che rende l’individuo inerte e indifferente di fronte all’insieme di notizie che riceve ogni giorno. Questa passività è data anche dal ritmo con cui sono presentate le informazioni, un ritmo incessante che non concede un tempo sufficientemente ampio per valutarle e quindi distinguere quelle importanti da quelle che si possono trascurare. Ad esempio dopo una notizia di rilevanza socio economica, come la Legge Finanziaria, spesso segue una notizia di costume e spettacolo su un qualche politico o attore. Questo livellamento dell’importanza delle informazioni raggiunge indici notevoli nei mezzi audiovisivi e in particolare nella televisione. Inoltre l’informazione è sempre più prodotta negli studi televisivi, dove ognuno può sostenere la propria visione, facendo della notizia una vittima del relativismo, della personificazione delle vicende e delle logiche dello spettacolo Con il mezzo televisivo il flusso informativo piomba sullo spettatore con maggior forza rispetto alla notizia stampata o a quella fruita sul web. Ciò gli impedisce una verifica e un’analisi critica dei contenuti. Inoltre il susseguirsi continuo delle immagini costringe il suo sguardo e la sua mente a passare sempre oltre. Lo spettatore non ha il tempo necessario per impadronirsi del significato di questi messaggi e, per di più, l'immagine fa passare in secondo piano il contenuto informativo. Lo sguardo non si impadronisce delle immagini, ma sembra che siano queste ad impadronirsi dello sguardo. Il sistema informativo funziona in modo che la gente si saturi gli occhi e gli orecchi di informazioni e che attraverso di esse sia convinta di acquisire una quantità di concetti. In verità essa è imbottita di nozioni o stimoli irrilevanti, che dopo poco svaniscono e non gli trasmettono nessuno strumento di crescita personale e sociale. Se queste sono le caratteristiche dell’informazione odierna, il prodotto “inchiesta” ha qualità peculiari, che la distinguono nel complesso del sistema informativo. 1.2 Cos'è un'inchiesta filmata L’inchiesta filmata è un’investigazione che si propone di appurare lo svolgimento di certi avvenimenti. È un’indagine che si sviluppa su determinate vicende della realtà e su piani diversi di queste, in cui ogni piano, anche se staccato dall’altro, si lega agli altri nel coordinamento di una vasta operazione di ricerca, la cui aspirazione è quella di non trascurare alcun livello della realtà indagata. In sostanza l’inchiesta si propone di fare chiarezza su un insieme di fatti o di eventi che, presi singolarmente, non avrebbero di per sé un significato rilevante e da quest’insieme si matura un punto di vista diverso e innovativo della realtà. L’inchiesta quindi consiste nello scegliere un tema o un evento e sviscerarlo in tutti i suoi aspetti, così da dare forma e forza alle idee, alle opinioni e ai valori dei suoi protagonisti. Molto spesso l’inchiesta parte da una notizia, uno spunto, un fatto che solleticano la curiosità. Lo scopo dell’inchiesta, quindi, è quello di mettere in relazione fatti diversi tra loro e capire se vi è un filo conduttore o un senso più profondo della realtà che rappresentano. L’inchiesta è un insieme di fatti con il quale si vuole mostrare una tesi, raccontare una dinamica, un processo, attraverso la concatenazione di documenti, testimonianze, suoni, immagini e fotografie. Riccardo Iacona definisce l’inchiesta con una metafora. Egli la immagina come “l’enorme cima da ormeggio di una grande nave”, 1 dove i fili che la compongono sono le storie dell’inchiesta. Ogni filo è un elemento di una storia che si intreccia con gli altri, per restituire attraverso un percorso di senso il prodotto finito. Iacona definisce l’inchiesta come uno strumento essenzialmente narrativo (questa sua visione ha una ricaduta sul suo modo di operare, che analizzeremo più avanti nel capitolo dedicato al programma Presadiretta), ma più che un semplice percorso narrativo, è meglio pensare all’inchiesta come la metafora di un viaggio. L’inchiesta, infatti, prima di intrecciare storie, vicende e quant’altro, è un viaggio tra le notizie, con cui l’autore può conoscere parti del mondo. Il viaggio incorpora in sé la ricerca delle cose e parte dalla curiosità e dall’analisi di qualcosa che non si conosce. È lungo questo viaggio che si scoprono le vicende personali della gente comune o meno, che nel momento in cui verranno raccontate ed intrecciate tra loro, diverranno testimonianze di una realtà, (e quindi l’enorme cima da ormeggio di una nave). 1 Riccardo Iacona, Racconti d'Italia, Einaudi, Torino 2007, Pag. 30. 1.3 Le finalità dell’inchiesta filmata Nel marasma informativo l’inchiesta filmata occupa un posto di assoluto privilegio, perché è un ponte ideale che permette la comprensione di ciò che l’uomo ha fatto del mondo, quello che potrebbe e che dovrebbe fare. Così facendo risponde alle esigenze dell'uomo, un essere in continua evoluzione e crescita che richiede lo stimolo di nuove esperienze e nuove idee, poco praticabili se si fa riferimento al flusso informativo sopra citato o al solo intrattenimento spesso offerto dalla televisione. I temi di un’inchiesta filmata possono essere i più svariati, da quelli di attualità, come scioperi, questioni ambientali e lavorative, alle realtà sociali, come la famiglia, oppure a vicende individuali, legate a particolari personalità. Si possono anche approfondire tematiche legate alle istituzioni, come le carceri, i manicomi o i tribunali; possono essere indagati movimenti politici, fenomeni di costume etc. La decisione di trattare uno di questi temi attraverso l’inchiesta è dovuta al proposito e all’auspicio di smuovere le coscienze e/o suscitare delle emozioni a riguardo, in modo da raggiungere un fine sociale e sensibilizzare lo spettatore. Riprendendo il pensiero di Giulio Morelli, 2 “L’inchiesta è uno strumento sociale, che può essere perfettamente articolata sul piano razionale come mera indagine e informazione, ma, se non veicola delle emozioni al pubblico, diventa una cattiva inchiesta. Dal punto di vista sociale non servirà a nulla, in quanto non provocherà nessuna reazione.” Inoltre, se le immagini non susciteranno un forte coinvolgimento l’inchiesta non sarà efficace. L'inchiesta può partire dalla riproduzione obiettiva di opinioni e dati su un certo argomento, ma deve essere realizzata secondo un fine sociale e morale, oltre che informativo. Non basta presentare i problemi per quello che sono, ma è necessario trattarli secondo una logica d'interpretazione, che susciti un'emozione in chi ascolta. Bisogna tuttavia tener sempre presenti i vincoli di verità e di obiettività, che sono i presupposti di base per mantenere l'autenticità del discorso esposto. Come prodotto informativo e di indagine, scopo dell’inchiesta è far conoscere ad un pubblico situazioni sconosciute, che magari non sono analizzate in tutti i loro aspetti dagli altri mezzi di comunicazione, o delle quali s’ignora l’effettiva importanza. Chi fa un’inchiesta comunica con le persone per provare ad innescare processi culturali e sociali, che possano diventare significativi; prova a costruire una percezione e una consapevolezza collettiva di un fenomeno, arricchendo e irrobustendo il patrimonio conoscitivo dello spettatore. Per arrivare a questo l'inchiesta deve, oltre a trasmettere emozioni, approfondire le situazioni e perciò necessita di tempi di elaborazione e di 2 Giulio Morelli, L’inchiesta filmata e la crisi televisiva, in Claudio Bertieri, L’inchiesta filmata come strumento di comunicazione, Lerici Editore, Milano 1965, Pag. 85. raccolta delle informazioni maggiori, rispetto a quelli dedicati alle notizie dai telegiornali. Inoltre, non deve sottostare ai criteri di notiziabilità 3 e alle leggi dello spettacolo, inteso come industria culturale. L'elaborazione di questa raccolta di materiale di ricerca restituisce allo spettatore un ruolo attivo e la capacità di sfuggire all’atteggiamento passivo di consumatore di notizie. L’approfondimento dell’inchiesta gli propone un'esperienza formante, che accresce e fortifica le sue possibilità di scelta e le sue conoscenze del mondo circostante. Con l’inchiesta lo spettatore “vede arricchite le sue stesse capacità riflessive”. 4 È possibile muovere gli animi solo se l’autore di un’inchiesta è consapevole che, grazie alle sue conoscenze, è possibile stimolare l’esperienza altrui. Diventa quindi fondamentale che egli condivida la sua ricerca con lo spettatore e, per arrivare a questo risultato, deve ambire a stabilire un rapporto alla pari con l’utente. L’inchiesta assume una certa rilevanza nel momento in cui si pone come strumento conoscitivo per entrambi. 2. L'inchiesta televisiva in Italia Premessa L'inchiesta filmata, nella televisione di servizio, si propone espressamente a favore del cittadino e, tra tutti i generi d'informazione praticati in televisione, è forse l’oggetto narrativo più complesso. Prima di affrontare l'inchiesta come prodotto televisivo, è opportuno richiamare brevemente qualche informazione sul suo sviluppo storico in Italia. 2.1 L'influenza del modello zavattiniano sulle inchieste attuali Negli anni del dopoguerra l’Italia è un Paese da conoscere e raccontare. Se ne occupano il cinema e la letteratura, con le opere del neorealismo. L’Italia, dal nord al sud, viene esplorata e raccontata e, per la prima volta, al centro dei percorsi narrativi diventano protagonisti uomini e donne semplici, con problemi concreti e fatti quotidiani. Raccontare l’Italia di quegli anni permise l’elaborazione di un’importante e significativa stagione culturale e di entrare nelle problematiche della ricrescita del dopoguerra. Questo lavoro di indagine e di ricerca ha radici profonde nel lavoro e nel pensiero di Cesare Zavattini. Cesare Zavattini nasce a Luzzara nel 1902 e muore nel 1989. Fu sceneggiatore, 3 Notiziabilità: attitudine di un evento ad essere trasformato in notizia. È un neologismo utilizzato in ambito giornalistico, che indica il raggiungimento da parte di un fatto o di un avvenimento dei criteri minimi necessari alla sua pubblicazione o diffusione sotto forma di notizia. In genere indica i criteri di valutazione per capire se un'informazione è divulgabile e pubblicabile in termini di: rilevanza in un dato ambito ed interesse suscitato nel pubblico. 4 Claudio Bertieri, L’inchiesta filmata come mezzo di comunicazione, Lerici Editori, Milano 1965, Pag. 54. protagonista indiscusso del neorealismo italiano, pensatore libero e pungente, attento analizzatore della sua epoca sociale e culturale. Egli ha elaborato idee e intuizioni destinate a produrre effetti innovativi a lungo termine, soprattutto nei cineasti e autori televisivi di tutto il mondo. Il suo pensiero e la sua produzione letteraria sono stati determinanti nell’introdurre un principio di realtà nella messa in scena e scardinare la produzione cinematografica legata esclusivamente alla finzione. Egli, infatti, professava di abolire la categoria della fiction, nonché il ruolo del personaggio cinematografico, per lasciare spazio ad un cinema che doveva diventare copia della vita quotidiana diretta. Lo spazio tra vita e spettacolo doveva annullarsi. Per Zavattini era quindi necessario “imparare a guardare la realtà in modo diverso, poiché la realtà si deve raccontare da sola e le cose diventano significative nell'essere come sono”, 5 senza l'ausilio di mediazioni stilistiche. Il tentativo, quindi, che dovevano perseguire i nuovi cineasti del periodo, non era “inventare una storia che parli di realtà, ma raccontare la realtà come fosse una storia”. 6 Ecco allora che l'interesse di Zavattini si rivolgeva a storie di gente comune e anonima, che per un sistema culturale e ufficiale, erano senza alcun rilievo. Uno dei suoi motti era infatti: “Bisogna far capire che all'anagrafe siamo tutti nominati e che quindi siamo tutti ugualmente interessanti”. 7 Zavattini afferma così l'intenzione di creare un “cinema di tanti per tanti”. 8 Per mostrare il quotidiano e lasciare che i fatti si raccontassero da soli, secondo Zavattini, il cineasta doveva sviluppare una capacità di osservazione empirica diretta di ciò che lo circondava, con la quale escludere a priori la finzione e quindi garantire una registrazione più fedele possibile delle cose, in modo così da raccontarle per quello che erano veramente. Per catturare la realtà immediata, l'apparato cinematografico doveva farsi agile, continuo e a costo zero. Zavattini a proposito aveva una grande fiducia nel mezzo tecnico, che non era più solo uno strumento per registrare, ma uno strumento con cui registrare. Egli diceva: “Raccontare, raccontare, per raccontarsi vicendevolmente. Mettere la macchina da presa a disposizione del reale. E usarla come mezzo che può aiutare a capire la totalità delle cose. Io sentivo che la macchina da presa era un mezzo che metteva tra me e la realtà il minor spazio possibile. Allora ecco la macchina da presa, buttiamola lì, perché essa ci aiuta prendendo quello che lei prende e compiendo un'operazione di rivelazione. La macchina da presa basta buttarla, ovunque perché quello che ingurgita è sempre materiale da conoscere.” 9 Zavattini ha così insegnato che la macchina da presa può dare un contributo più delle parole e che Roberto Nepoti, Storia del documentario, Pàtron, Bologna 1988, Pag. 76. Roberto Nepoti, Storia del documentario, Pàtron, Bologna 1988, Pag. 76. 7 Marco Rossitti, Un lampo esplosivo tra la “strada” e il “fosso”: il film-inchiesta di Cesare Zavattini, in Il film a episodi tra gli anni Cinquanta e Settanta, Alberto Perdisa Editore, Bologna 2005, Pag. 36. 8 Tullio Masoni - Paolo Vecchi, Cinenotizie in poesia e prosa. Zavattini e la non - fiction, Lindau, Torino 2000, Pag. 26. 9 Tratto da un programma d’approfondimento su Cesare Zavattini sul sito: www.rai.it 5 6 essa poteva allargare la conoscenza e il senso democratico. 10 Egli identificava questa nuova capacità di osservazione, di conoscenza e approccio alla realtà, nel mezzo tecnico della cinepresa e nel mezzo espressivo dell'inchiesta filmata e in particolare nei cinegiornali. 11 A supporto di questa sua visione, per l’epoca rivoluzionaria, elaborò diverse teorie e tecniche stilistiche come la tecnica del pedinamento: pedinare una persona, una vicenda giudiziaria, una festa di paese etc...Il tutto per un cinema che osservava le cose come fosse dietro al buco della serratura. Inoltre elaborò il cinema del durante, che documentava le situazioni nel loro svolgersi compiuto e il cinema lampo, che doveva realizzare un prodotto agile, ridotto nei tempi e nei costi, ideale per sganciarsi dai condizionamenti del mercato e per realizzare un prodotto che fosse il più realistico possibile. 12 Tutti questi principi e invenzioni espressive erano rivoluzionari al tempo e oggi sono più che validi: pensiamo alla tecnica del pedinamento, che è alla base delle produzioni televisive come i Reality show e, rimanendo nell'ambito dell'inchiesta, si prefigura come una tecnica base dell'inchiesta investigativa attuale. Le suggestioni zavattiniane hanno influenzato i cineasti successivi e, come vedremo, sono alla base del modo di fare inchiesta ancora oggi. L'interesse per l'uomo comune, della strada nelle sue azioni quotidiane e l'aver intuito che qualsiasi piccola storia ha in sé il codice genetico della storia più grande, ha orientato grandi autori di inchieste televisive come ad esempio Mario Soldati e Ugo Gregoretti. Mario Soldati (Torino,1906 - Tellaro, La Spezia, 1999) Mario Soldati fu scrittore, regista, sceneggiatore e autore televisivo. Dopo anni di gavetta Soldati esordisce alla regia nel 1938 e dirige diversi film, come La signora di Montecarlo o La provinciale (da un racconto di Moravia), ma il vero grande successo cinematografico arriva con Piccolo mondo antico del 1941. Il suo versatile ingegno si espresse in tutte le forme letterarie della narrazione: dal diario di viaggio al romanzo - con classici come America Primo Amore e Lettere da Capri - dalla critica d'arte fino al teatro. Mario Soldati fu un pioniere assoluto della televisione, ne esplorò ogni potenzialità dell’epoca e ne intuì le capacità comunicative e persuasive sul piano dei costumi. Egli utilizzò ampiamente il mezzo televisivo, producendo diversi documentari d'inchiesta verso gli anni cinquanta. I suoi celebri programmi Viaggio nella Valle del Po, alla ricerca dei cibi genuini (1957) 10 L’anticipazione dell’impiego della camera come strumento di ricerca e di analisi per sostituire le sceneggiature ha radici nella teorizzazione di Dziga Vertov, con le sue esperienze del cine - occhio e del Kino - Pravda. 11 Cinegiornale: cortometraggio di attualità ed informazione che veniva proiettato nelle sale cinematografiche prima dell'inizio dello spettacolo. Era caratterizzato da un taglio generalmente documentaristico da un ritmo abbastanza veloce dei servizi, determinato dalla sua durata contenuta. Un cinegiornale aveva una lunghezza tipica di circa 300 metri di pellicola per una durata complessiva di proiezione di circa dieci minuti. 12 Cfr. Tullio Masoni - Paolo Vecchi, Cinenotizie in poesia e prosa. Zavattini e la non - fiction, Lindau, Torino 2000. e Chi legge? Viaggio lungo il Tirreno del 1960 (in collaborazione con Cesare Zavattini), costituiscono ancora oggi un modello d’indagine sul campo con il quale Soldati ha indagato le realtà rurali e quotidiane dell'Italia del tempo, restituendoci uno spaccato genuino, quotidiano e storico del Paese. 13 “Con i suoi reportage si rivelò un brillante intrattenitore culturale stravolgendo i canoni tradizionali del reportage televisivo”. 14 Ugo Gregoretti (Roma,1930) Collaborò con la RAI dal 1953 e nel 1960 creò la Sicilia del Gattopardo, premio per il migliore documentario televisivo dell'anno e lanciò la trasmissione Controfagotto, in cui fuse reportage e satira di costume, commentando sarcasticamente i servizi in prima persona. Gregoretti perseguì la strada della satira sociale, che lo distinse anche nella produzione a più mani di RoGoPaG. Con due documentari di lungometraggio, Apollon: una fabbrica occupata e Contratto, fece da bandiera del cinema militante di controinformazione (gravitante nell’area della sinistra storica), che si sviluppò negli anni della Contestazione. 15 Gregoretti comprese la potenza comunicativa del mezzo televisivo: i suoi lavori sono percorsi da un'instancabile ricerca di nuovi linguaggi e le sue riletture ironiche ed intellettualistiche hanno sempre cercato di coniugare spettacolo, divertimento e cultura. Come scrive Aldo Grasso “L'obiettivo di Gregoretti è sempre stato quello di utilizzare il mezzo televisivo in modo nuovo, cercando di produrre con la telecamera ritmi inediti e di compiere rivisitazioni personali, spesso a discapito dell’indice di gradimento”. Gregoretti di se stesso disse: “La mia ambizione televisiva è quella del sociologo strutturalista, però popolare, non specialista: diciamo un Propp economico per venti milioni di spettatori. È un ruolo che corrisponde alla mia vocazione pedagogica”. 16 Questi due autori, dopo la fase zavattiniana di esaltazione del mezzo tecnico, riscoprono la funzione dell’io (della conduzione personificata, in prima persona) nell’uso delle tecniche televisive. Il loro lavoro di indagine si riflette tuttora nel modo di fare inchiesta, pensiamo alle inchieste televisive di Riccardo Iacona (vedi capitolo su Presa diretta) o alle inchieste ironiche di Pierfrancesco Diliberto nel suo programma Il Testimone (vedi capitolo su Il Testimone). Ritornando a Cesare Zavattini, il voler fare un cinema lampo, continuo, basato sul pedinamento delle cose e delle persone, è la base fondante di un preciso modello di giornalismo televisivo, quello dell'inchiesta investigativa. In particolare il programma Professione Reporter: effetto video 8 13 14 15 16 17 Cfr. Dizionario dei registi del cinema mondiale, Einaudi, Torino 2005. Aldo Grasso, Enciclopedia della televisione, Garzanti, Milano 2006, Pag. 685. Cfr. Dizionario dei registi del cinema mondiale, Einaudi, Torino 2005. Aldo Grasso, Enciclopedia della televisione, Garzanti, Milano 2006, Pag. 317. Cfr. nota 21. 17 del 1994 e più attualmente il programma Report (vedi capitolo su Report), si prefigurano come i figli diretti delle innovazioni zavattiniane e mettono in pratica i suoi metodi e principi. Gli autori di queste due trasmissioni, Milena Gabanelli e Giovanni Minoli, hanno fatto propri l’idea di un cinema a costo zero, del film lampo e del pedinamento. In questo senso Minoli e in particolare la Gabanelli optano per un giornalismo a basso costo: il videogiornalismo. Come dice la stessa Gabanelli “Una decina di anni fa per il free lance che si occupava di giornalismo d’inchiesta i budget diventavano sempre più magri e gli spazi nei palinsesti isolati. In attesa di tempi migliori, era necessario trovare alternative economiche e linguaggi più diretti, in sostanza bisognava uscire dal circuito produttivo televisivo tradizionale e tentare la strada del videogiornalismo”. 18 Il sindacato USIGRAI tentò addirittura di bloccare la trasmissione della Gabanelli per tutelare le competenze professionali degli operatori e fonici. La trasmissione era percepita come un luogo di formazione di nuove professionalità che potevano sopprimere le categorie di operatori di ripresa e fonici. La trasmissione non venne bloccata e non avvenne alcuna riduzione dei ruoli: come scrive la stessa Gabanelli “L’avvento della fotografia non aveva soppresso i pittori”. 19 (Per approfondire il tema del videogiornalismo vedi capitolo dedicato alla trasmissione Report). 2.2 L'inchiesta nella televisione italiana dagli anni Sessanta ad oggi In Italia, l'inchiesta televisiva in senso stretto è stata introdotta dalla RAI, tra gli anni Sessanta e Settanta (basti ricordare le inchieste che hanno contraddistinto la RAI negli anni Settanta, con le quali si è cercato di fare chiarezza su certe faccende intricate e di estrema attualità). In quel periodo i collaboratori e i giovani che entravano a lavorare in televisione provenivano dall’esperienza del Sessantotto ed avevano un modo nuovo di approcciarsi alla notizia e alla comunicazione televisiva. Al regime di stretto monopolio interno di ispirazione democristiana, vigente fino agli anni Sessanta, seguì una fase di maggiore pluralismo interno al monopolio, che diede voce alle istanze politiche della sinistra (socialista, comunista, etc.). All’informazione istituzionale della RAI, si affiancarono Tullio Masoni - Paolo Vecchi, Cinenotizie in poesia e prosa. Zavattini e la non - fiction, Lindau, Torino 2000, Pag. 100. 19 Tullio Masoni - Paolo Vecchi, Cinenotizie in poesia e prosa. Zavattini e la non - fiction, Lindau, Torino 2000, Pag. 101. 18 inchieste più coraggiose, come quelle di Pino Adriano sui cosiddetti misteri d’Italia o le inchieste sugli attentati ai treni e sulle stragi di Giancarlo Santalmassi. Le grandi novità di questo periodo furono l’attenzione al sociale e la volontà di raccontare quello che l’informazione ufficiale non divulgava. Con l’introduzione dell’inchiesta televisiva nei palinsesti RAI, si incoraggiò un’informazione alternativa, più ricca e più libera dai controlli preventivi del sistema monopolistico. 20 Negli anni Ottanta il genere dell’inchiesta ebbe un certo rallentamento a favore di altre forme di approfondimento informativo. Sul nostro tema il ruolo più significativo fu assolto in quegli anni dalle inchieste di Giovanni Minoli in Mixer: “il programma, rotocalco di attualità politica, culturale e di spettacolo, nacque con lo scopo di contrastare l'appuntamento fisso settimanale della prima rete della RAI dedicato al "film del lunedì". È ricordato soprattutto per i faccia a faccia di Minoli con personaggi celebri e per importanti scoop giornalistici, oltre che per aver fortemente innovato lo stile dei programmi televisivi di informazione in Italia” . 21 E Professione reporter: effetto video 8 22 con le quali diede un taglio più personalizzato e spettacolarizzato alle stesse: il programma (realizzato da: Milena Gabanelli, Giovanni Minoli e Aldo Bruno), promosse un modo nuovo di fare giornalismo, a prescindere dall’utilizzo di attrezzature sofisticate, costose e di una troupe organizzata (una Video 8 consentiva al giornalista di essere reporter e operatore. Un approccio non convenzionale con il reportage che inizia a basarsi sull’immediatezza ed estemporaneità del servizio giornalistico). Questo metodo troverà negli anni a seguire sviluppi, che riscontriamo ancora nel periodo attuale. Rispetto agli anni precedenti (Sessanta e Settanta), l'inchiesta aveva comunque, nelle singole reti, più spazio di quanto non ne abbia attualmente. Oggi nei palinsesti lo spazio dedicato all’inchiesta è ristretto sia nelle reti commerciali, sia in quelle pubbliche. Alle prime non interessa oggettivamente, poiché richiede tempi lunghi di realizzazione, costi notevoli e rischi penali (querele e diffamazioni a causa di indagini “scomode”), senza garantire l'audience (e quindi introiti pubblicitari). Anche nella rete pubblica, che deve combattere la concorrenza delle reti commerciali, viene dedicato poco spazio al genere dell'inchiesta, a vantaggio dell'infotainment dei talk show. 23 L'informazione di qualità dovrebbe essere suo dovere istituzionale, in qualità di servizio pubblico, ma le esigenze di 20 Cfr. Massimo Veneziani, Controinformazione. Stampa alternativa e giornalismo d'inchiesta dagli anni Sessanta a oggi, Castelvecchi, Roma 2006. 21 Cfr. Aldo Grasso, Enciclopedia della televisione, Garzanti, Milano 2006. 22 Mixer: è una trasmissione televisiva andata in onda su RAI DUE a partire dal 21 Aprile 1980 il lunedì in prima serata. Gli autori erano Aldo Bruno, Giovanni Minoli e Giorgio Montefoschi. Professione Reporter: effetto video 8: trasmissione televisiva andata in onda a partire dal 16 Settembre 1994 il venerdì in seconda serata su RAI DUE. 23 Infotainment: termine derivato dalla crasi delle due parole information (informazione) e intertainment (intrattenimento). È entrato nell’uso corrente per indicare la spettacolarizzazione dell’informazione. audience e il legittimo timore di rischi penali, la portano ad adottare le stesse politiche delle reti private. Non mancano comunque nella RAI programmi di gran pregio informativo come (oltre a quelli che si analizzeranno) Tv7 su RAIUNO e Tg2 Dossier su RAIDUE. Questi programmi tentano di realizzare “una televisione che parli della realtà quotidiana, proponendosi come rappresentanti del cittadino, delle sue esigenze e del suo modo di guardare e interpretare l'attualità”; 24 optano per l’approfondimento e l’investigazione e cercano di fornire un’informazione attendibile, che non si basi solo sulla conversazione da salotto. Anche nelle reti commerciali non mancano esempi di programmi d’inchiesta: Striscia la Notizia su Canale5, Password su Rete4 ed Exit su La7. Questi programmi, dovendo conciliare la volontà di fare una buona informazione con le esigenze d'intrattenimento, utilizzano modalità diverse e linguaggi innovativi, comunque efficaci, di fare inchiesta rispetto ai modelli del passato. 2.3 I generi dell’inchiesta televisiva È possibile distinguere diversi tipi di indagine televisiva a seconda dell'argomento trattato, del modo e dello scopo con cui ci si avvicina alla realtà e del fine che si intende perseguire. Aldo Grasso distingue due differenti modi di fare inchiesta: l’inchiesta-illustrazione e l’inchiestascoperta. 25 Nella prima si tenta di offrire allo spettatore una rappresentazione efficace dei fatti. L’autore indaga attraverso l’osservazione diretta, le interviste e la ricerca sul campo. Tenta di ricostruire i fatti assieme ai protagonisti autentici delle vicende indagate e di chiarire delle situazioni controverse. Nell’inchiesta-illustrazione si cerca di non far vedere gli strumenti di ripresa, come telecamere e microfoni (elementi di messa in scena), per dare un senso di maggiore autenticità ai fatti. Condizione essenziale è infatti la veridicità delle cose. Inoltre l’inchiesta illustrazione si basa sull’analisi attenta dei dati.. Per le sue caratteristiche si presta, ad esempio, al filone del giornalismo investigativo. L’inchiesta-scoperta invece cerca di illustrare l’aspetto sociale dell’uomo da un punto di vista antropologico. I dati sono verificati direttamente con gli strumenti di ripresa sul momento e attraverso interviste estemporanee ed improvvisate. La macchina da presa diviene un operatore del racconto. Questo tipo d’inchiesta si basa sulla partecipazione degli autori che cercano di interagire profondamente e umanamente con i protagonisti, in modo da cogliere le emozioni di questi e 24 25 Gianpietro Mazzoleni - Anna Sfardini, Politica Pop, Il Mulino, Bologna 2009, Pag. 118. Cfr. Aldo Grasso, Massimo Scaglioni, Che cos'è la tv, Garzanti, Milano 2003. trasmetterle al pubblico. L’inchiesta-scoperta si avvicina più al documentario, indaga realtà esistenti della società e del sapere umano, con il fine di diffonderne i diversi aspetti alla conoscenza altrui. Alberto Papuzzi individua due grandi categorie: l’inchiesta investigativa e l’inchiesta conoscitiva. 26 L'inchiesta investigativa punta all'accertamento di vicende controverse, la cui natura e le cui responsabilità rappresentano un mistero per l'opinione pubblica. In questa categoria rientrano quelle su casi giudiziari, su scandali politici, su guerre economiche etc. Per realizzare un lavoro di questo tipo è necessario un buono spirito di osservazione, capacità di ricerca e il possesso di una vera e propria cultura dell'investigazione, della legalità, del dettaglio e del riscontro. L’inchiesta investigativa richiede impegno, molto tempo e anche coraggio, infatti procura spesso nemici e avversità, perché la verità su cui indaga è tenuta accuratamente nascosta da qualcuno che, come minimo, è pronto ad adire le vie legali per evitare che le proprie attività siano rese note. Il giornalista diventa quasi come un detective che deve affrontare ostacoli e rischi di ogni genere. L’inchiesta investigativa è tipica del lavoro di Report (vedi capitolo su Report). L'inchiesta conoscitiva informa sulla società e la cultura del tempo in cui viviamo (un esempio sono le inchieste di Riccardo Iacona in Presadiretta). In Italia ha conosciuto una stagione di gran fortuna durante gli anni Cinquanta e Sessanta, in coincidenza con le profonde trasformazioni del paese, dopo la ricostruzione post bellica e nel corso del boom economico. Carlo De Martino e Fabio Bonifacci 27 individuano invece tre tipi d’inchiesta, accanto all’inchiesta investigativa troviamo l'inchiesta documentaria, che mira a diffondere informazioni già esistenti, ma poco conosciute perché racchiuse in ambienti specialistici oppure non prese in considerazione dai mass media. L’autore dell’inchiesta documentaria non svela nulla di segreto o di misterioso, non formula ipotesi personali, ma documenta una realtà, mosso dalla domanda: “Cosa succede in…?”. Individuano poi l'inchiesta interpretativa, un’inchiesta che affronta fatti noti, ma con lo scopo di spiegarne le cause e l'evoluzione, spesso utilizzando parere di esperti. In un'inchiesta interpretativa, l'autore è libero di scegliere, di accostare esempi o prove come meglio crede, di trarre le conclusioni che più gli aggradano e di intrattenere con lo spettatore un rapporto colloquiale, facendo ricorso ad uno stile particolare, riconoscibile e caratterizzato dall'uso abbondante della prima persona singolare e di espressioni del discorso diretto, senza più voce fuori campo, ma protagonistanarratore della scena e dell'azione rappresentata. Come vedremo più avanti queste due modalità si rispecchiano principalmente nelle inchieste dei programmi Il Testimone e Le Iene. A queste diverse tipologie d’inchiesta si può aggiungere un ulteriore criterio di classificazione, che 26 27 Cfr. Alberto Papuzzi, Professione giornalista, Donzelli, Roma 2009. Cfr. Carlo De Martino - Fabio Bonifacci, Dizionario pratico di giornalismo, Mursia, Milano 1990. risponde alla domanda: “Come raccontare le vicende?” Ci sono principalmente due modi per farlo: protagonismo e osservazione. L'autore può stare dentro la storia e raccontarla a chi ascolta facendosi vedere in faccia, o con la presenza della sua voce. Oppure può raccontare la storia dal di dentro con le voci dei protagonisti, mentre lui rimane fuori ad ordinare e cucire i vari passaggi. La scelta di una di queste due vie narrative (che possono mescolarsi), assieme al tipo d’inchiesta che si sceglie di realizzare, consegue un determinato modo di porsi nei confronti del pubblico. Abbiamo visto che ci sono modalità differenti di indagare e presentare i fatti: autori e critici televisivi hanno cercato di fare una classificazione dei possibili generi dell’inchiesta, spesso dicendo le stesse cose in termini diversi. Però, cercare di inquadrare l’inchiesta secondo certe definizioni operative, è piuttosto limitante, poiché l’inchiesta è uno strumento in cui l’apporto dell’autore è molto importante e diverso in ciascuno e i linguaggi e le intenzioni si mescolano in continuazione. Certo è, che se si sceglie a priori di utilizzare un modo di indagine, piuttosto che un altro, questo influirà sul risultato finale del lavoro. 2.4 La progettazione di un'inchiesta televisiva Per ottenere una visione credibile della realtà l'inchiesta televisiva presume una visione generale dell’argomento analizzato, implica perciò continui accertamenti, rielaborazioni e sintesi da parte dell'autore, richiede uno schema di indagine adattabile e man mano correggibile. Presuppone un impegno totale dell'autore, un suo coinvolgimento attivo e duttile. Per avere una buona inchiesta non basta ricostruire cronologicamente una vicenda, occorre inquadrarla e interpretarla nella sua cornice economica, politica e sociale. Il lavoro dell'autore può così restituire il maggior numero di dimensioni possibili dell'argomento su cui sviluppa l’inchiesta. La vasta ricerca e la flessibilità del suo modo di porsi gli offrono la possibilità di proporre punti di vista diversi e realizzare riflessioni differenti dai suoi primi presupposti. L'autore deve essere curioso, umile e mosso da un impegno sociale e civile. Infatti chi affronta un'inchiesta è mosso da una forza interiore, perché la sua volontà è quella di aiutare qualcuno a prendere in considerazione certi aspetti della realtà. In questa sua attività interagisce nel prodotto finale con il suo pubblico di spettatori, offrendogli degli stimoli di riflessione e analisi. Ognuno potrà così trarre le proprie conclusioni. Il messaggio dell’inchiesta può raggiungere una quantità rilevante di persone: un'inchiesta è tanto più efficace quanto più è seguita da un pubblico qualificato e interessato. 2.4.1 La produzione La produzione di un’inchiesta televisiva inizia quando un responsabile di struttura, o autore giornalistico, decide di avviarla. Si mette in moto un meccanismo organizzativo che coinvolgerà tutti gli individui utili alla realizzazione della stessa. Nella fase organizzativa si scelgono il tema, gli operatori e i fonici, e si programmano i periodi in cui saranno impiegati. Una volta organizzata la base di produzione, l’autore o la redazione inizia a documentarsi sull’argomento cercando le fonti, che possono essere innumerevoli: pubblicazioni altrui, colloqui con le persone coinvolte, dati documentali, interviste pubbliche, fonti riservate, o anche la mezza parola di un portinaio, o di un inquilino che abita nello stabile di una persona chiave dell'inchiesta. Questa fase preparatoria, che può durare anche uno o due mesi, serve a chiarire le idee all’autore e permettere che si formi un’opinione personale sul tema. Non sempre, però, si ha a disposizione un periodo di tempo così lungo. Per esempio, quando le inchieste svolgono la funzione di servizi d’approfondimento giornalistico, da inserire in programmi che hanno una scadenza settimanale (come Exit, Annozero, Ballarò, o anche programmi dell’ultima ora), spesso sono strutturate su temi di attualità, o si basano sulla documentazione di precisi avvenimenti da cogliere in diretta. Le redazioni, gli inviati e le troupe devono quindi realizzare e mandare in onda in pochi giorni il prodotto audiovisivo, che dovrà adattarsi a scelte di sceneggiatura, schemi e strutture elaborati dagli autori del programma. Quindi il tempo limitato a disposizione causa non poche difficoltà alle redazioni le quali, oltre a dover essere efficienti e operative, devono realizzare una solida organizzazione e comunicazione interna fra redazione e troupe, in modo da non perdere tempo e andare a colpo sicuro sul materiale da raccogliere e da montare poi. Alla fase oggettiva iniziale segue una fase soggettiva, che consiste nel trovare le modalità più idonee con le quali veicolare i contenuti. In questa fase si realizza una minima previsione di montaggio (scaletta) e si delineano le premesse emozionali, le scelte strategiche sul piano estetico e di comunicazione visiva, per mezzo delle quali ci si propone di arrivare al pubblico. Le premesse operative verranno poi concordate e spiegate alla troupe, in modo da raccogliere un materiale coerente ai fini comunicativi scelti (ad esempio se si decide di fare un'inchiesta d'assalto, gli operatori sapranno come muoversi). Come già visto nel capitolo relativo ai generi dell'inchiesta, essa può essere realizzata in svariati modi. Il suo sviluppo può essere influenzato dai fini comunicativi che si vogliono ottenere, dalle linee editoriali del programma in cui è inserita o più semplicemente dalla sensibilità dell’autore. La sostanziale diversità tra le varie inchieste sta nella rappresentazione e nell’interpretazione delle tematiche prese in esame. Questa diversità non implica differenze qualitative, ma solo formali. In sostanza ad “un atteggiamento corrisponde uno stile e a uno stile corrisponde un atteggiamento”. 28 La fase successiva è quella operativa, in cui l’autore e i suoi collaboratori concordano gli incontri con i protagonisti della vicenda scelta. Scendono in campo facendo uso degli strumenti tecnologici, con i quali ricercano e analizzano il materiale da raccogliere. Una volta raccolto il materiale di ricerca, si arriva in fase di montaggio, in cui l’autore cercherà di mettere assieme il materiale per creare un percorso emozionale ed informativo sul tema. Nel montaggio non c’è una sceneggiatura ferrea da seguire, ma un obiettivo: che si tratti di crack finanziario o che si tratti di precariato, la linea guida che si deve seguire in sede di montaggio è l’obiettivo informativo e di sensibilizzazione, che fa riferimento alle premesse emozionali prese in considerazione precedentemente. L’inchiesta quindi va componendosi come un puzzle. L’intreccio dei dati, delle interviste, dello scritto, del virgolettato (le parole riportate in un’intervista), della voce e delle immagini, costituisce il materiale necessario per una buona riuscita e per una fluida continuità narrativa. Non sempre la dose di informazioni raccolte è sufficiente, in alcuni casi può essere sovrabbondante. Bisognerà, quindi, scegliere e avere il coraggio di buttare via qualcosa. È utile, come metodo generale, seguire sempre la “scaletta” iniziale e, se necessario, trasformarla in una sorta di drammaturgia. In questo modo si potrà rendere il lavoro più chiaro e si avrà una sua piena visione, così da ottenere un'inchiesta interessante, che informi e al tempo stesso tenga il pubblico appeso al filo narrativo, con meno distrazioni o cali di interesse. Una volta creata l’ossatura, si registrano il commento parlato e la musica. Questi sono elementi di supporto da usare con criterio. Il commento parlato dovrebbe servire a creare un legame fra le varie situazioni presentate, quindi a fornire solo le informazioni indispensabili. In un’inchiesta quindi sono più efficaci le immagini e i suoni originali, che sono più genuini e autentici. Pure la componente musicale deve essere inserita con discrezione. La musica è un elemento di sostegno e di commento delle immagini di cui non si deve abusare, poiché può connotare troppo le situazioni e quindi pregiudicare l’impressione di realtà cui si aspira con l’inchiesta. 2.5 Metodologie e tecniche dell'intervista filmata Il fulcro dell’inchiesta è rappresentata dall’indagine e dalla ricerca delle testimonianze. Il giornalista, oltre a documentarsi su un dato argomento, deve raccogliere dichiarazioni, testimonianze e opinioni, mediante l'intervista. Vediamo allora, in sintesi, quali sono le modalità e le tecniche dell’intervista. 28 Claudio Bertieri, L’inchiesta filmata come mezzo di comunicazione, Lerici Editori, Milano 1965, Pag. 12. Essa può seguire due principali tipologie: l’intervista giornalistica televisiva (classica) e l’intervista documentaria, che si propongono obiettivi diversi e utilizzano un approccio differente con l'intervistato. 2.5.1 Categorie d’intervista In generale ci sono due macro categorie d’intervista (che si differenziano per il grado di flessibilità di conduzione della stessa), a cui può far riferimento il giornalista. Se non segue uno schema organizzato di domande, ma si basa su una sequenza di argomenti da affrontare durante il colloquio, l’intervista può essere definita libera, ha spesso uno scopo esplorativo e permette di ottenere dichiarazioni utili per le fasi successive (vedi capitolo su Presa diretta o Il Testimone). L’altro genere d’intervista è quella guidata, che è l'opposto e si basa su domande organizzate. L'intervista libera viene utilizzata soprattutto nell'intervista documentaria (che vedremo in seguito), mentre la guidata è preferita dalla giornalistico televisiva, in cui l'autore pone domande per ricevere determinate risposte e raccogliere del materiale informativo didattico, coerente con i suoi scopi. Shirly Biagi individua diversi tipi d’intervista giornalistica: 29 Interviste ad imbuto: è un’intervista con la quale il giornalista inizia con un insieme di domande aperte e generali, che affrontano un argomento in modo ampio, per poi passare a domande più specifiche con le quali si vogliono ottenere risposte precise. (quest’intervista è generalmente usata dalla troupe di RaiNews24 - vedi capitolo su RaiNews24). Interviste ad imbuto rovesciato: è un’intervista che dallo specifico arriva al generale e ha lo scopo di scovare l'opinione dell'intervistato. Partendo da domande che riguardano la sua esperienza personale, il giornalista arriva gradualmente a all'argomento centrale dell'intervista. Partire da un punto specifico è un modo per dare all'intervistato la possibilità di presentarsi allo spettatore. In questo modo anche la sua opinione sull'argomento generale acquista credibilità. Interviste a tunnel (ma anche interviste a grappolo): consiste in una serie di domande sullo stesso argomento, che possono essere o tutte aperte o tutte chiuse. L’intervista a tunnel serve per raccogliere una serie di informazioni riguardo a uno specifico argomento. Usare questo approccio è come condurre l’intervistato ad un percorso obbligato. (Vedi capitolo su Report). Interviste a bersaglio nascosto: l’intervistatore che usa questo tipo d’intervista alterna domande semplici a domande difficili, domande aperte a domande chiuse, ponendole in modo più o meno aggressivo e apparentemente casuale. È un’intervista che si effettua quando si devono affrontare 29 Wolfgang M. Achtner, Il reporter televisivo. Manuale pratico per un giornalismo credibile e di buona qualità, Morlacchi, Perugia 2006, Pag. 206. argomenti delicati, oppure dannosi per l’intervistato, ed è molto usata nell’inchiesta investigativa. Interviste M.O.S: sono interviste fatte per la strada e sono usate per rappresentare i punti di vista della gente comune, che viene fermata a “caldo”, su un tema specifico. La sigla in inglese sta per “Man of the street”. Questo tipo d'intervista può essere chiamata anche “d'assalto” (sono tipiche delle inchieste de Le Iene - vedi capitolo su Le Iene). L'intervista documentaria, invece, è molto di più: risponde alla logica di una “relazione dialogata fra personaggio, autore e mdp”. 30 La messa in scena di questa relazione, oltre ad essere un'intervista nel senso stretto del termine, “potrebbe diventare una 'dichiarazione' o 'monologo' del personaggio”. 31 L'intervista diventa allora una testimonianza e, in questo senso, oltre a raccogliere informazioni si prefigura come un oggetto narrativo autonomo. L'intervista classica è infatti “la cattura immediata di una dichiarazione slegata da qualsiasi processo di evoluzione spazio temporale”, 32 mentre una testimonianza è il risultato di un rapporto di fiducia instaurato con l'intervistatore. Questa testimonianza, nel momento della registrazione, restituisce una relazione e non si limita a fornire un contenuto informativo. In sostanza, quando si realizza un'intervista di questo tipo, bisogna essere consapevoli di aver fatto una scelta narrativa precisa che, oltre a fornire informazioni, trasmette emozioni, che a loro volta contribuiscono al senso del contenuto stesso. Serena Checcucci afferma che: “l'intervista - testimonianza è prima di tutto un rapporto fisico, emotivo, esperienziale, conoscitivo, tra intervistatore e intervistato. Ad essere filmata non è una serie di contenuti funzionali al racconto e alla sua veridicità, quanto una relazione tra individui mediata (e arricchita) dal mezzo cinematografico”. 33 In entrambi i casi, comunque, per ottenere un'intervista efficace non è sufficiente preparare le domande e leggerle ad alta voce con una buona dizione. Bisogna sempre prendere appuntamento con l’intervistato (che dev'essere d’accordo nel rilasciare l’intervento e conoscere le nostre intenzioni), scelto “in base alle sue competenze sull’argomento” 34 e decidere in anticipo cosa si desidera ottenere con le nostre domande o curiosità. Bisogna comunque fare attenzione alla qualità del rapporto interpersonale tra intervistatore e intervistato, in quanto la disponibilità psicologica dell’intervistato è un prerequisito al fine di ottenere un’intervista fluida. Prima di affrontare un'intervista (sopratutto in quella documentaria), 30 Alessandro Rossetto, “5 domande a 9 documentaristi italiani”, Duellanti, n° 23, febbraio 2006, Pag. 54. Alessandro Rossetto, “5 domande a 9 documentaristi italiani”, Duellanti, n° 23, febbraio 2006, Pag. 54. 32 Alessandro Rossetto, “5 domande a 9 documentaristi italiani”, Duellanti, n° 23, febbraio 2006, Pag. 57. 33 Serena Checcucci, “Speciale intervista”, Duellanti, n° 23, febbraio 2006, Pag. 52. 34 Paolo Parmeggiani - Roberta Altin, L'intervista con la telecamera. Giornalismo, documentario e ricerca socioantropologica, Lampi di stampa, Milano 2008, Pag. 79. 31 sarebbe utile conoscere le abitudini dell'intervistato e instaurare con lui un profondo rapporto di fiducia, ma questo dipende sempre dal fine comunicativo che l'autore si pone. 35 Nelle situazioni in cui non si ha la possibilità di fare una conoscenza approfondita (accade spesso nell'intervista classica) Angelo D'Alessandro consiglia di avere un colloquio generico, evitando però di parlare dell'argomento specifico.36 È quindi consigliabile che l'intervistatore, mentre l’operatore (se c'è) sistema l’attrezzatura, spieghi all’intervistato il taglio dell’intervista e gli indichi l’argomento, in modo da metterlo a suo agio, soprattutto se non è abituato a comparire in video. Sia nell'intervista classica, sia in quella di tipo documentario, l'intervistatore ha un ruolo di responsabilità nei confronti dell'intervistato: deve simulare una sorta di partecipazione spontanea e nello stesso tempo deve cercare di osservarne l'umore, le motivazioni e le incertezze. Bruno Migoni dice: “La variabile chiave nel momento di un'intervista è la consapevolezza dell'autore del proprio ruolo e dell'impatto che il suo comportamento può avere sulla situazione. Per consapevolezza intendo il risultato della combinazione di valenze razionali (ambiti di responsabilità) ed emozionali (l'identificarsi con il risultato complessivo, il senso di appartenenza e di responsabilità verso il lavoro che si sta realizzando)”. 37 Il rapporto tra i due non dev'essere solo una comunicazione funzionale, poiché verrebbe meno, in tal caso, l'intento del dialogo e si manifesterebbe un palese opportunismo da parte dell'intervistatore. L'intervista si baserebbe solo sugli interessi di una persona, facendo diventare il dialogo una comunicazione a senso unico. Anche in mancanza di un contatto preventivo, il dovere dell'intervistatore è sempre quello di accogliere chi ha di fronte, senza assumere un atteggiamento dominante (in tale situazione è bene mettere l'intervistatore direttamente di fronte alla camera e lasciarlo parlare, senza porgli troppe domande). Durante l’intervista, che sia documentaria o giornalistica, l’intervistatore deve mantenere il necessario distacco, perché un’intervista è sempre, in misura diversa, un’intrusione nella vita di qualcun’ altro, che ti offre la sua esperienza e testimonianza. Questo concetto è ben descritto nella testimonianza di Luca Pastore, che dice: “ Per quanto riguarda il rapporto col personaggio: ovviamente cerco di costruirlo prima del momento dell'intervista, senza però entrare in un ruolo diverso da quello di regista del film, cioè di una persona sostanzialmente estranea con un ruolo professionale ben definito, che è però molto interessata anche umanamente a trasmettere delle opinioni e, se possibile, delle emozioni.” 38 Cfr. Paolo Parmeggiani - Roberta Altin, L'intervista con la telecamera. Giornalismo, documentario e ricerca socioantropologica, Lampi di stampa, Milano 2008. 36 Angelo D’Alessandro, Tecniche dell’inchiesta filmata come mezzo di comunicazione, in Claudio Bertieri, L’inchiesta filmata come strumento di comunicazione, Lerici Editore, Milano 1965, Pag. 61. 35 37 38 Bruno Migoni “La questione della distanza”, Duellanti, n° 23, febbraio 2006, Pag 61. Luca Pastore, “5 domande a 9 documentaristi italiani”, Duellanti, n° 23, febbraio 2006, Pag 59. 2.5.2 La “giusta distanza” Nel realizzare un'intervista è importante sapere che la presenza della macchina da presa non è ininfluente sulle reazioni emotive dell'intervistato. “Scegliere di stare ad una certa distanza ha un preciso significato e non dovrebbe essere una scelta casuale”, 39 in quanto la distanza/invadenza della videocamera influenza le risposte e quindi l'effetto complessivo del prodotto. Tuttavia, mentre nel documentario o in altre produzioni c'è quasi sempre la possibilità di tener presente quest'aspetto, nell'inchiesta risulta più difficile mettere in pratica tali indicazioni. I tempi, infatti, sono spesso più stretti e non è possibile prevedere variabili come: luogo dell'incontro, tempo a disposizione e occasione. Premesso questo, è indubbio che le distanze abbiano un peso nello svolgimento dell'intervista. Esse sono fondamentali nel determinare l'intervista come relazione: “La distanza pianificata, creata, non sarà solo fisica, geografica, quanto più emozionale, esistenziale, infine cinematografica. Al cambiare distanza si modificherà anche il risultato visivo, empatico dell'intervista stessa”. Hall ha individuato quattro distanze fondamentali, classificandole in base all'effetto da esse prodotto. 40 a) La distanza intima (0-45 cm) è quella dei rapporti intimi (es. tra partner) e sconfina nel contatto fisico. A questa distanza, si può sentire l'odore, il calore dell'altro e si possono avvertire le sue emozioni; gli sguardi diretti poco frequenti; il tono delle voce é più basso, così come il volume. È la più coinvolgente a causa della vicinanza che aumenta i rapporti sensoriali. Se non è scelta da entrambi può risultare fastidiosa. Se si sceglie questo tipo di distanza l'intervistatore dev'essere stato in grado di sviluppare una forte complicità con l'intervistato, il quale gli permetterà di tenere questo grado d'intimità. La si può simulare con l'uso del primo piano, un campo la cui funzione “non è tanto mostrare o presentare, quanto di significare, di dar senso, di determinare” . 41 b) La distanza personale (45-120 cm) è quella adottata per l'interazione tra amici; a questa distanza, si può toccare l'altro e lo si guarda più frequentemente che nel caso della distanza intima . Può essere definita anche la distanza che ci separa dagli altri per mantenere il controllo sulla percezione di noi stessi. “Aiuta l'intervistato a mantenere una certa sicurezza” 42 sia su ciò che dice, sia sulla postura fisica. È usata tipicamente dagli operatori televisivi e rende le interviste, rispetto alle prime, più piatte e meramente informative. 39 Bruno Migoni, “La questione della distanza”, Duellanti, n° 23, febbraio 2006, Pag 60. Cfr. Edward T. Hall, La dimensione nascosta, Bompiani, Milano 2001. 41 Bruno Migoni, “La questione della distanza”, Duellanti, n° 23, febbraio 2006, Pag 60. 42 Bruno Migoni, “La questione della distanza”, Duellanti, n° 23, febbraio 2006, Pag 60. 40 c) La distanza sociale (1,2-3,5 metri) è una distanza formale adottata nei rapporti formali: con impiegati negli uffici, con commercianti, con professionisti. Nell'intervista si perdono i dettagli del viso. È tipica anche delle interviste fatte a personaggi pubblici importanti. d) La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) è la capacità di percepire una persona o di farsi percepire a distanze superiori a due metri; normalmente, a questa distanza siamo percepiti come parte dell'ambiente. Non vi è nessun tipo di relazione tra chi filma e chi viene filmato. La troviamo nelle riprese di strada e nelle immagini rubate in luoghi pubblici, che in sé non presentano dettagli significativi per il racconto. 2.5.3 Conclusioni Vista da fuori, l’intervista può sembrare semplice da realizzare, ma necessita di: profonda preparazione tecnica, talento, intuito, sensibilità e capacità di relazione. Nell'inchiesta però l'intervista ha un peso specifico diverso ed è meno vincolata a standard di genere, di quanto non sia in un documentario, un programma televisivo o in un TG. La scelta della tipologia d'intervista (documentaria o giornalistica, d'assalto o a grappolo, a distanza intima o pubblica, per esempio) è strettamente legata al taglio e ai fini che l'autore dell'inchiesta si propone. Inoltre, i registri e i modelli di approccio variano e si adattano in modo diverso in base alle differenti realtà soggettive (carattere e disponibilità dell'intervistato) e oggettive (spazi, occasioni, tempi) che si hanno di fronte e che non sempre sono prevedibili (e quindi programmabili a priori). Questa versatilità dell'intervista e dell'intervistatore all'interno dell'inchiesta risulterà evidente nelle analisi dei singoli programmi. 2.6 Informazione e intrattenimento: un equilibrio difficile Come abbiamo visto, nel sistema televisivo l’inchiesta è un prodotto a sé, volto all’approfondimento piuttosto che all’intrattenimento. È un genere lontano dalle logiche dell’infotainment (che oramai pervadono il sistema informativo televisivo degli ultimi vent’anni). Questo però è vero in parte, poiché l’inchiesta televisiva è un prodotto televisivo e in quanto tale anch’essa deve adattarsi alle esigenze dell’industria televisiva. L’inchiesta non è esente dalle logiche dell’infotainment, anche se in modo non esplicito. Per coprire le spese di realizzazione e le necessità economiche e di visibilità della rete, anche l’inchiesta deve proporre contenuti che fidelizzino lo spettatore al programma e alla rete televisiva che la ospita. Per far sì che un’inchiesta sia presa in considerazione dal pubblico, gli autori delle inchieste devono utilizzare delle strategie che siano efficaci (pubblicità accattivanti, musiche a forte impatto emotivo, etc.), oppure fedeli ad una certa linea editoriale, attraverso le quali riescono ad attirare e mantenere l’attenzione del pubblico. C’è chi, per esempio, si pone come “protagonista confidenziale” che interpreta e si fa intrattenitore in campo dell’azione (Vedi capitolo sul programma Il Testimone), chi usa strategie di conduzione interventiste e di postproduzione marcate (Vedi capitolo sul programma Le Iene), chi utilizza strumenti retorici accattivanti nell’introdurre e indagare gli argomenti (Vedi capitolo sul programma Report), oppure chi fa appello al puro sentimento di condivisione della miseria umana (Vedi capitolo sul programma Presa diretta). Queste modalità, oltre a rispondere a diversi fini comunicativi propri della sensibilità dell’autore, sono dal punto di vista commerciale degli espedienti per vendere il prodotto inchiesta. L’autore dell’inchiesta televisiva si trova quindi tra due colonne: se una cade, trascina con sé anche l’altra. L’autore dell’inchiesta sembra libero. Egli deve invece trovare sempre un equilibrio tra le esigenze informative e le esigenze televisive. 3. L'acqua: un tema scottante su cui indagare Premessa Per analizzare le inchieste prese in esame è necessario illustrare le diverse problematiche legate al tema dell'acqua. Questo ci permetterà di aver chiare le diverse modalità d'indagine usate nelle in- chieste per trattare il tema dell'acqua e quindi cogliere le diverse sfumature che differenziano il raggiungimento dei fini comunicativi. Perché l’acqua Il tema dell’acqua è un tema “scottante” che attualmente ha suscitato notevole interesse, dagli enti sovranazionali come l’ONU o la BMI, alle istituzioni politiche locali, dalle organizzazioni non governative al semplice pescatore di fiume o cittadino comune. In questo senso si è scelto di trattare uno dei temi di attualità più controversi, che sta allarmando il mondo. L’acqua è un tema che tocca tutti direttamente e lo strumento dell’inchiesta può essere il più utile e completo per indagare, informare e capire cosa stia succedendo a riguardo. 3.1 Una risorsa limitata L'acqua è fonte di vita. È un elemento che non possiamo rimpiazzare con nessun altro per la sua valenza di risorsa vitale. L'acqua è un patrimonio comune dell'umanità. Non soltanto la salute e la vita degli esseri umani dipendono dall'acqua, ma l'agricoltura, l'industria e la qualità della vita vi sono legate. La quantità sulla terra è di circa 1.4 miliardi di km cubi. Ma la quantità di acqua dolce è di circa 36 milioni di Km cubi, pari al 2.6% del totale. Di questi, lo 0.77%, sono da considerare parte del ciclo idrico. Tuttavia, l'acqua dolce è rinnovabile solo con le precipitazioni. Gli esseri umani possono fare affidamento solo sui 34.000 km cubi di pioggia, che ritorna al mare con i fiumi e sull'acqua del sottosuolo. Questa è la sola acqua considerata disponibile per il consumo umano, perché può essere utilizzata senza incidere sulle limitate riserve idriche. Queste fonti d'acqua sono oggi messe a dura prova per diversi motivi: aumento demografico, uso eccessivo d'acqua in agricoltura, cambiamenti climatici e inquinamento. Il consumo globale d'acqua raddoppia ogni vent'anni. L'uso domestico incide del dieci per cento del consumo totale. L'industria incide sulle riserve d'acqua dolce mondiali per il venti per cento. Il restante settanta per cento è interamente assorbito dalla produzione agricola. Al mondo ci sono 31 paesi che stanno affrontando una crisi idrica e la scarsità d'acqua. Un 1.3 miliardi sono privi di servizi fognari e di smaltimento rifiuti. Queste cifre sono destinate ad aumentare, tanto che si prevede che nel 2025 la domanda generale d'acqua supererà del cinquantasei per cento la sua disponibilità. La drammaticità della situazione è ancora più evidente se si considera come le riserve d'acqua dolce non siano limitate, bensì sottoposte a fattori d'inquinamento e dispersione. 3.2 Le principali problematiche legate all'acqua 3.2.1 Surriscaldamento degli oceani e scioglimento dei ghiacciai Le acque marine contengono disciolta una grande quantità di CO2 ed il riscaldamento dei mari ne causa l'emissione in atmosfera. Inoltre, il riscaldamento dovuto all'aumento della temperatura, produce una maggiore evaporazione dei mari, liberando in atmosfera ulteriori quantità di vapore acqueo, il principale gas serra. Ciò, accresce ulteriormente la temperatura globale, aumenta la quantità e la violenza di piogge ed uragani, tropicalizzando il clima e causando anche il progressivo scioglimento dei ghiacciai. Maggiori precipitazioni e lo scioglimento dei ghiacciai, contribuiscono alla diminuzione del livello di salinità degli oceani. Questo fenomeno potrebbe interrompere, rallentare o comunque alterare le grandi correnti transoceaniche, con disastrose conseguenze sul clima e sull'agricoltura in Europa e con impatti su tutti i mari e sulle temperature in tutto il mondo. A causa delle immissioni in atmosfera di gas serra si prevede, nei prossimi cent’anni, un aumento del livello medio del mare compreso tra i 9 e gli 88 centimetri. Quest’innalzamento dipenderà sia dal progressivo scioglimento dei ghiacciai, sia dalla naturale espansione degli oceani, dovuta al fatto che l'acqua aumenta di volume quando aumenta di temperatura. 3.2.2 Inquinamento idrico L'acqua dolce è minacciata dagli inquinamenti diretti provocati dall'attività industriale, agricola e urbana. Inquinare l'acqua, vuol dire modificarne le caratteristiche qualificative, al punto da renderla inadatta al consumo degli esseri viventi. L'inquinamento idrico può avere diverse origini: Inquinamento naturale L'inquinamento naturale non avviene per opera dell'uomo ma a causa di frane, alluvioni, eventi atmosferici e stagionali. Questo fenomeno non crea problemi particolari, perché l'acqua è in grado di auto depurarsi, entro certi limiti. Inquinamento urbano L’inquinamento urbano proviene dalle fogne delle città. Ognuno di noi consuma da 100 a 200 litri di acqua potabile al giorno: quest’acqua, che contiene residui organici, saponi, detersivi e rifiuti di natura varia, finisce nei tubi di scarico, di lì nelle fogne e, in genere senza alcun trattamento di depurazione, nei fiumi e poi in mare. Ciò significa una quantità da cinque a dieci miliardi di litri di prodotti inquinanti che finiscono nelle acque pubbliche, con il risultato che a causa di questa concimazione forzata, le alghe, le piante dei fiumi e dei laghi, aumentano in gran copia, consumando ossigeno durante la notte. Poi muoiono e marciscono, aggravando lo stato dell'inquinamento, sottraendo ossigeno alle creature acquatiche e provocandone la morte. Questo fenomeno si chiama eutrofizzazione ed è la causa della morte biologica di molti corsi d’acqua. Inquinamento industriale L'inquinamento industriale è dovuto all'immissione di sostanze chimiche non biodegradabili nelle acque dei fiumi, dei laghi e dei mari. Ogni giorno migliaia di fabbriche scaricano nel sistema idrico quantitativi enormi di coloranti, acidi, tinture, schiume, polveri di metalli e mille altri veleni che danneggiano irrimediabilmente la flora e la fauna acquatica. Inquinamento termico L'inquinamento termico è dovuto all'immissione, nei fiumi e nei torrenti, dell'acqua calda usata per raffreddare gli impianti. Ne sono responsabili le centrali termoelettriche e termonucleari, oppure le industrie siderurgiche. Inquinamento agricolo L'inquinamento agricolo è provocato da un uso indiscriminato di fertilizzanti, concimi chimici e pesticidi. Queste sostanze tossiche, finiscono nel sottosuolo o nei fiumi e giungono, attraverso la catena alimentare, fino all'uomo. 3.2.3 Il mercato delle acque minerali Un altro aspetto legato all'acqua, è quello del mercato delle acque minerali, che in Italia vale oltre tre miliardi di euro e produce 300 mila tonnellate di plastica ogni anno, di cui solo un terzo viene riciclata. Siamo tra i più grandi consumatori di acqua minerale a livello mondiale, i primi in Europa e il consumo continua ad aumentare, nel 2007 di quasi il due per cento. Ma a guadagnarci sono solo le società imbottigliatrici, che alla fonte, bene demaniale, estraggono l’acqua praticamente gratis. Ad esempio in Emilia Romagna non c’è alcun canone di concessione sull’acqua che viene imbottigliata. 3.2.4 Acqua e salute L'assenza di acqua e/o la presenza d'acqua inquinata, causano notevoli drammaticità alla popolazione sul piano della salute. Malattie infettive causate da batteri patogeni, virus e protozoi parassiti, sono tra i più comuni e più diffusi rischi per la salute, causati dall'acqua potabile. La gente entra in contatto con questi micro organismi attraverso l'acqua potabile contaminata, le gocce dell'acqua e lavandosi o bagnandosi. Alcuni esempi di malattie sono la febbre da tifo, il colera e l'epatite A o E ma più semplicemente la diarrea. Soprattutto le persone con bassa resistenza, come anziani e bambini, sono soggetti a queste malattie. In tutto il mondo 1,2 miliardi di persone non hanno accesso a fonti di acqua potabile pulita e 2,4 miliardi sono privi di un adeguato sistema di sanificazione. Ogni anno, cinque milioni di persone muoiono a causa di malattie portate dall'acqua. L'acqua impura e la mancanza di igiene, costituiscono la seconda causa di morte nei bambini nel mondo. 3.2.5 Le guerre dell'acqua L’acqua è destinata a rivestire un’importanza sempre più rilevante nei rapporti tra gli Stati, con il rischio di dare origine a violenti conflitti. In alcune regioni del mondo, la scarsità di acqua potrebbe diventare quello che la crisi dei prezzi del petrolio è stata negli anni Settanta: una fonte importante di instabilità economica e politica. Quasi il quaranta per cento della popolazione mondiale dipende da sistemi fluviali comuni a due o più paesi. L'India e il Bangladesh disputano sul Gange, il Messico e gli Stati Uniti sul Colorado, la Cecoslovacchia e l'Ungheria sul Danubio. Una zona calda emergente è l'Asia centrale, dove cinque ex repubbliche sovietiche, da poco indipendenti, si dividono due fiumi già troppo sfruttati, l'Amu Darja e il Sjr Darja. È soprattutto nel Medio Oriente tuttavia, che le dispute sull'acqua stanno modellando gli scenari politici e i futuri economici. Pure l'Egitto è un esempio dei dilemmi e delle incertezze che devono affrontare i paesi con una rapida crescita demografica e fonti di approvvigionamento idrico molto limitate sul proprio territorio nazionale. Cinquantasei milioni di persone in Egitto dipendono quasi interamente dalle acque del Nilo, ma le origini del fiume non si trovano all'interno dei confini del paese. 3.2.6 Dighe e sfruttamento del territorio Un business connesso con la politica dell'acqua è la costruzione di dighe. Negli ultimi anni si sono costruite "grandi dighe" in molti paesi: se ne contano in tutto 45.000, di cui 35.000 costruite dal 1950 ad oggi. Il maggior numero di esse è in Cina, negli Stati Uniti, nell'ex Unione Sovietica, in Giappone e in India. La costruzione di queste opere gigantesche comporta l'allontanamento di un gran numero di persone (si parla di 30-60 milioni), danni irreversibili all'ambiente, grossi rischi, come le inondazioni catastrofiche del 2000 in Cina, pochi vantaggi effettivi e grandi profitti per i costruttori. Nel quadro dei programmi delle Nazioni Unite di aiuto ai paesi sottosviluppati, i lavori delle grandi dighe vengono finanziati dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale e sono affidati alle imprese multinazionali americane, europee e giapponesi che traggono profitti dalla costruzione, dalla gestione e dalla consulenza, con il risultato che le popolazioni locali spesso risultano più indebitate di prima. La consapevolezza di questi rischi ha suscitato movimenti di opposizione alla costruzione di “grandi dighe”, che sono riusciti ad ottenere risultati significativi. È il caso dell'India dove si è riusciti a bloccare la costruzione della diga di Narmada, finanziata dalla Banca mondiale. 3.2.7 La privatizzazione dell'acqua La probabile scarsità futura della risorsa, ha aperto la corsa alla sua “monetabilizzazione”. L’acqua è considerata come un bene economico e molti pensano che l’unico modo per risolvere i problemi di penuria e di rarefazione, sia ricorrere alle leggi del mercato. Si può aderire a quest'ideologia, ma non si può negare che l'acqua è una risorsa vitale, unica, particolare e di natura diversa da tutte le altre. La sua unicità è legata alla sua insostituibilità. Non si può sostituire l'acqua, con altri servizi o merci, per vivere. Tutti hanno bisogno dell'acqua, è dunque un bene fondamentale che non può essere assoggettato a qualsiasi principio settoriale di regolamentazione. La rarità di un bene comune non implica necessariamente la sua mercantilizzazione e privatizzazione, è auspicabile quindi un rinforzamento del suo valore sociale e collettivo. L'acqua sta diventando un mercato ad alto potenziale e dunque molto attraente e malgrado sia considerata fondamentale per la vita umana, la sua rarefazione richiede l'imposizione di prezzi elevati I protagonisti della liberalizzazione della risorsa, sanno che anche i poveri sono disposti a pagare per l'acqua, poiché l'acqua è un bene di cui non se ne può fare a meno e quindi, un bene a domanda garantita. Per la sua gestione, c’è da fare i conti con un crescente fenomeno di privatizzazione dell’acqua. Nel Regno Unito è stata l’espressione di una scelta politica del governo Thatcher. La privatizzazione alla francese (fondata sul sistema della "gestione delegata" dei servizi alle compagnie private) è di gran lunga la più usata. In Canada vi sono stati dei tagli drastici alle spese per le infrastrutture e le municipalità locali sono state costrette ad affidare gli investimenti in materia di acqua alle compagnie private. Forti spinte per la privatizzazione sono presenti in Germania federale, in Irlanda, nei Paesi Bassi. Moltissime le città nel Sud del Mondo in cui da diversi anni tale privatizzazione si è verificata. “Qualunque sia la motivazione” - afferma Riccardo Petrella – “la privatizzazione dell’acqua non è una soluzione efficace dal punto di vista politico, sociale, economico, ambientale, etico. Non è giustificabile considerare l’acqua come una fonte di profitto. In quanto fonte di vita, l’acqua è un bene patrimoniale che appartiene agli abitanti del pianeta (così come agli organismi viventi). La privatizzazione del petrolio è stata e resta un errore storico fondamentale, che non può essere ripetuto: bisogna impedire la petrolizzazione dell’acqua”. La privatizzazione fa gonfiare i prezzi dell’acqua in maniera smisurata. Il capitale privato è consapevole del fatto che i servizi per l’acqua sono diventati un settore di attività molto redditizio. Così, le grandi multinazionali dell’acqua, (tra cui le francesi Suez-lyonnaise Des Eaux, VivendiGenerale, Saur-Bouygues, o le più note Danone e Nestlé) spingono perché si sviluppi il mercato dell’acqua. Grazie alla loro potenza finanziaria, alla loro tecnologia e alle loro enormi competenze accumulate negli anni, esse sperano di assicurarsi il controllo di questi mercati. Il fenomeno della privatizzazione non è isolato, è l'espressione di un fenomeno generale che da trent'anni ha investito tutti i campi della vita economica delle società contemporanee e la tendenza non ha risparmiato l'Italia, che il 20 novembre 2009 con la legge n. 166 ha convertito il decreto legislativo 135/09 Recante disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e l’esecuzione di sentenze della Corte di Giustizia della Comunità europea (così detto Decreto Ronchi), in cui l’Art. 15 - Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, sembra dichiarare una forte spinta alla privatizzazione nella gestione del servizio idrico. 43 43 Per approfondire il tema dell’acqua: Marco Bersani, Acqua in movimento. Ripubblicizzare un bene comune, Edizioni Alegre, Roma 2007. Riccardo Petrella, Il Manifesto dell’acqua, EGA, Torino 2001. Sabrina Tonutti, Acqua e Antropologia, EMI - Editrice missionaria italiana, Bologna 2007. Margherita Ciervo, Geopolitica dell’acqua, Carocci, Roma 2009. Crf. Appendice. 4. Le Iene: l'inchiesta-intrattenimento 4.1 Il programma Le Iene è uno show televisivo, in onda su Italia1 dal 1997. Ora nel 2010 è in onda il venerdì in prima serata. Il programma è tratto dal format argentino “Caiga quien caiga” (Tocca a chi tocca). Partito in sordina è passato da una collocazione pomeridiana alla seconda e alla prima serata. Diversi personaggi televisivi ne hanno segnato la conduzione, tra cui Simona Ventura, Alessia Marcuzzi e Fabio de Luigi. L'edizione 2010 è condotta da Ilary Blasi, Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. Il nome del programma deriva dal film di Quentin Tarantino Le Iene. Oltre al nome, gli elementi di riferimento al film sono le divise dei conduttori e degli inviati (un chiaro elemento formatizzante). Questi sono tutti rigorosamente vestiti in giacca e cravatta nere, camicia bianca e indossano un paio di occhiali da sole. Un altro riferimento alla pellicola è il logotipo Le Iene-show, creato secondo lo stile della locandina italiana del film. Il programma alterna la presenza in studio dei conduttori e la programmazione di servizi filmati. I creatori di questi filmati sono gli inviati, le cosiddette Iene. Alcuni degli inviati più noti della trasmissione sono: Andrea Pellizzari, Enrico Lucci, Gip, Giulio Golia, Luigi Pelazza, Marco Berry, Sabrina Nobile e Alessandro Sortino. I servizi dei vari inviati rappresentano il vero nucleo del format. Questi possono essere: sketch comici o satirici trattati a volte con la modalità della candid camera, interviste nella modalità dell'intervista doppia e più in particolare inchieste giornalistiche. Nella stagione 2008-2009, la media di ascolto è stata di 2,900,000 spettatori, con un target centrato sulle fasce d'età adolescenziali, giovani e adulte (dai 14 ai 44 anni), di livello socio demografici medio-alti e livelli di istruzione trasversali. Il programma coniuga il varietà con l'inchiesta, la satira con la denuncia, l'informazione con l'intrattenimento. I temi che gli inviati trattano sono spesso di interesse generale e spaziano dallo scoprire malefatte, cattivi costumi, comportamenti riprovevoli della classe politica; all'informazione riguardo temi poco conosciuti o scottanti. Coniugando intrattenimento e informazione Le Iene, secondo l'enciclopedia della televisione curata da Aldo Grasso, è un programma catalogato sotto la voce di Infotainment. 44 Il programma si basa su una struttura portante riconoscibile dal pubblico e su un modo, attraverso il quale, sono fornite le informazioni. Il peso specifico del programma è costituito dalle Iene (elemento di performance) e da quello che dicono (elemento informativo), infatti, ciò che attrae lo spettatore è l’insieme dei servizi in grado di stimolare la sua attenzione e il suo interesse. Ne Le Iene da un lato, prevalgono le così dette soft news, notizie incentrate sulle persone concrete, che rincorrono il pettegolezzo e la “varia umanità”. 45 Esse sono trattate con stili discorsivi, ritmo e linguaggio tesi a divertire il pubblico secondo gli schemi tradizionali dell'intrattenimento, come la satira. Dall'altro lato, quando sono trattati temi di interesse pubblico, il programma propone inchieste d'assalto (il clou del programma), nelle quali gli inviati si propongono come paladini del cittadino e della giustizia. Mettono a nudo le finzioni che dominano la vita pubblica e politica, prendendosi gioco dei leaders. Nel trattare questi temi Le Iene passano dal serio al faceto utilizzando come strumento di denuncia la comicità, toni dissacratori, ironici ed irriverenti, presentando le inchieste come risultati di “indagini”. Il programma si pone una finalità informativa secondo la retorica della denuncia sociale, rifacendosi all'idea di televisione come servizio pubblico. Esso dichiara così una volontà interventista e di azione sociale, proprie del genere dell’inchiesta. www.iene.mediaset.it 4.1.1 La struttura La struttura del programma è modulare. È caratterizzata da segmenti/moduli autonomi, i servizi, che fanno parte di un flusso continuo, il programma. Una puntata si compone di tante “storie” che seguono principalmente gli stessi schemi narrativi (la presa in giro, la candid camera, la denuncia nascosta, il buono e il cattivo etc…), trattando diverso materiale umano. Il programma si basa su un continuo passa parola fra lo studio e i servizi degli inviati, che per il carattere modulare sono spesso di durata breve. La modularità e la brevità delle inchieste permettono la ripetizione degli elementi linguistici ed estetici, come le strategie di postproduzione o di conduzione, fornendo elementi costanti e riconoscibili che creano un’azione rassicurante e fidelizzante nello spettatore. Inoltre la brevità delle inchieste ha una funzione specifica: intrattenere lo spettatore, senza richiedere un impegno d'ascolto e di attenzione alta. Permette che lo spettatore s’inserisca agevolmente nella fruizione dei contenuti, soddisfacendo l'esigenza di essere informato e allo stesso tempo essere divertito. Difatti il programma è preferito da un “pubblico definito leggero, che ama i 44 Aldo Grasso, Enciclopedia della televisione, Garzanti Editori, Milano 2003, Pag. 335. 45 Cfr. Gianpietro Mazzoleni - Anna Sfardini, Politica Pop, Il Mulino, Bologna 2009. programmi d'intrattenimento puri, che non disdegna l'infotainment e trascura l'informazione”. 46 4.1.2 Temi e modalità operative La struttura modulare dei servizi e la loro brevità, influiscono sulle modalità di approfondimento dei temi. Gli inviati non approfondiscono tematiche generali ma il caso concreto, che è parte delle stesse. Le Iene fanno denuncia mostrando l'esempio, in modo da condensare tutti gli aspetti di un problema. Così, mentre Giovanna Corsetti, inviata di Report (vedi capitolo su Report) approfondisce i problemi della sicurezza ferroviaria, Le Iene denunciano la situazione dei bagni delle ferrovie dello Stato o dei treni di Matera. In questo modo vanno al nocciolo della questione: intervistano le persone coinvolte e smascherano il bersaglio. Essendo un programma volto all'intrattenimento, non affronterà mai temi di particolare importanza nei loro svariati aspetti. Si limita a prendere in considerazione aspetti sociali e di costume, che coinvolgono lo spettatore più da vicino. Le inchieste de Le Iene vertono sugli scandali, su temi tabù e sui paradossi del Paese, facendo leva sulla curiosità popolare, poiché questi sono temi che hanno un possibile interesse di cronaca e un riscontro di ascolto generale. Per affrontarli, Le Iene illustrano il paradosso, vanno per strada, intervistano le persone comuni e attaccano la casta politica con l'intervista d'assalto. Mettono in relazione la situazione concreta dei cittadini e le condizioni che essi stessi devono subire a causa delle decisioni dei potenti. Le Iene svolgono una funzione sociale di denuncia, dando voce ai cittadini e mettendo a disagio chi ha torto. Invece quando trattano temi sociali, come le comunità Rom o le comunità dei Trans, raggiungono il luogo e si fanno filmare partecipi delle situazioni e delle azioni dei protagonisti con cui vengono in contatto, facendo così conoscere le loro realtà quotidiane, che spesso sono avvolte dal pregiudizio collettivo. 4.1.3 Il conduttore-inviato e il rapporto con lo spettatore Le Iene oltre a competenze giornalistiche hanno molta abilità nel comunicare. Comunicano con carisma, imponendo la loro presenza scenica con uno stile riconoscibile. La comunicazione de Le Iene è caratterizzata da tre delle funzioni della comunicazione di Jackobson: emotiva, conativa e poetica. 47 46 Gianpietro Mazzoleni - Anna Sfardini, Politica Pop, Il Mulino, Bologna 2009, Pag. 124. 47 Cfr. Luciano Paccagnella, Sociologia della comunicazione, Il Mulino, Bologna 2004. Funzione emotiva: quando il mittente cerca di dimostrare, nel suo messaggio, il proprio stato d'animo utilizzando vari mezzi, come una particolare elevazione o modulazione del tono della voce, espressioni "forti" o alterazione del normale ordine delle parole. Funzione conativa: quando il mittente cerca di influire sul destinatario mediante l'uso del vocativo o dell'imperativo. Funzione poetica: quando, orientandoci sul messaggio, si pone al centro dell'attenzione l'aspetto fonico delle parole, la scelta dei vocaboli e delle costruzioni. Il linguaggio verbale è un elemento caratterizzante dell’identità del programma, è semplice, diretto e formale. Le Iene esercitano una funzione di commento connotata anche dal linguaggio non verbale, come la mimica facciale, lo sguardo e l'intonazione della voce, che spesso sono modulati secondo l’evento trattato. Proponendosi come paladini dei cittadini, si prendono a cuore i problemi che vanno ad affrontare con i loro servizi e non si pongono l’esigenza dell’imparzialità, anzi dichiarano apertamente la loro posizione di parte, nella convinzione che essa sia condivisa e fatta propria anche dal cittadino-spettatore. Gli inviati sono sempre presenti in prima persona nella conduzione delle inchieste: da quando lanciano il servizio a quando termina; si propongono come veri e propri anchor-man. Le Iene si rivolgono direttamente allo spettatore: tutti i giornalisti in generale si rivolgono allo spettatore, ma Le Iene marcano quest’aspetto in modo originale, a cominciare dalla presentazione del servizio, al riepilogo delle vicende indagate. Utilizzano zoom a schiaffo che terminano in primi piani molto stretti, con la funzione di dare una punteggiatura ritmica al flusso delle immagini e con la funzione di instaurare un contratto d'attenzione con lo spettatore. È simulato un rapporto “faccia a faccia”, così facendo lo spettatore s’immedesima nel conduttore seguendone le sue azioni. Per mantenere questo rapporto Le Iene innescano una partecipazione emotiva ponendo, durante le inchieste, domande al pubblico con lo scopo di coinvolgere attivamente lo spettatore e di far avanzare lo svolgimento dell'inchiesta, aiutandosi massicciamente anche con le tecniche di postproduzione. 4.2 Analisi del servizio Censura sull’acqua di Alessandro Sortino 4.2.1 Gli intervistati Riccardo Petrella: Professore di mondializzazione all'Università di Lovanio (Belgio). Beppe Grillo: comico televisivo Carlo Schiatti: Ex Presindente dell'Aato (autorità d’ambito territoriale ottimale) Paolo Ricci: Presidente della società NuoveAcque S.P.A (AR) Rosa Russo Iervolino: Sindaco di Napoli Alessandro Sortino, inviato de Le Iene, nella puntata del 15 Dicembre 2005 tratta il tema dell'acqua in termini di privatizzazione della risorsa. Il modo con cui apre l'inchiesta è diretto, egli focalizza da subito la questione. Introduce il tema facendo una domanda diretta al pubblico: “Lo sapete di che cosa è fatto il 70% del corpo dell'uomo? Di acqua. Se qualcuno s'impossessa dell'acqua s’impossessa dell'umanità. Fantascienza?!”. Il tema dell'acqua viene introdotto attraverso l'assioma idealistico uomo-acqua, per poi collegare la proprietà della risorsa al concetto di mercificazione della vita. Questi concetti entrano in contraddizione tra loro. Per spiegare il perché si parla di mercificazione, la prima intervista è fatta al Professore Riccardo Petrella, uno dei massimi esponenti della lotta contro la privatizzazione dell'acqua a livello mondiale. Dopo aver tracciato a grandi linee la questione dal punto di vista internazionale, Sortino va a vedere com'è la situazione in Italia. Prende a titolo d'esempio Napoli e poi Arezzo. Napoli è un comune che ha deciso di istituire una società mista pubblico privata, dove le quote di partecipazione sono quaranta percento al privato e sessanta per cento al pubblico. Il comune sta attendendo l'esito della gara d'affidamento del servizio idrico integrato, ad una società privata. Con il caso di Napoli si afferma la prima presa di posizione: un comune affida la gestione dell’acqua ai privati. La questione è scottante. Per sottolineare la contraddittorietà della questione, Sortino inizia da Napoli citando un episodio di cronaca: la censura del discorso contro la privatizzazione tenuto da Alex Zanotelli (Padre missionario Comboniano), durante uno spettacolo di Beppe Grillo. Segue un'intervista a Beppe Grillo, al quale viene chiesto il suo parere riguardo alla privatizzazione dell'acqua: secondo il comico la privatizzazione non è una scelta saggia, perché l'acqua è un bene comune di tutta l'umanità e un diritto fondamentale dell’uomo. Con quest’affermazione si dà allo spettatore la seconda presa di posizione. Per capire chi ha ragione e quindi le sorti di Napoli, Sortino va ad Arezzo, prima città italiana che ha introdotto una società privata, la NuoveAcque S.P.A., nella gestione del servizio idrico. All'interno della società figura una multinazionale francese, la Suez Luinex Des Eaux S.P.A. Ad Arezzo le tariffe sarebbero aumentate in cambio di investimenti. Per capire se è andata effettivamente così, Sortino interpella la gente comune. Tutti lamentano del rincaro tariffario. Per quanto riguarda gli investimenti, intervista Carlo Schiatti, il quale ha gestito il passaggio della gestione alla S.P.A. Carlo Schiatti spiega che gli investimenti sono stati minori di quanto concordato. Successivamente Sortino intervista Carlo Ricci, Presidente della società privata. Si scopre che chi decide è la parte privata nonostante abbia quote partecipative minoritarie (46%). L'acqua ad Arezzo è stata privatizzata. Ora che l’imbroglio è chiaro, si può parlare apertamente di privatizzazione. Schiatti è etichettato da Sortino come uno degli artefici della privatizzazione e con la continuazione dell'intervista, l’ex presidente si dimostra pentito della scelta fatta, infatti, durante l’inchiesta Sortino gli chiede: “I cittadini contrari alla privatizzazione facevano bene a non fidarsi?” Carlo Schiatti: “Facevano bene”. Dopo aver capito che l'entrata dei privati non è una buona soluzione e che ad Arezzo non riescono più a contenerli, Sortino torna a Napoli. Ora può mettere in relazione la situazione fallimentare d’Arezzo, con il possibile futuro di Napoli. Con un'intervista d'assalto ferma Rosa Russo Iervolino, sindaco della città, che ha deciso per la privatizzazione anche in quel territorio. Le sono chieste spiegazioni e alla domanda conclusiva e provocatoria: “Sebbene le quote di partecipazione siano simili a quelle d’Arezzo, ci si può fidare che a Napoli in futuro non comandino i privati?” La Iervolino risponde frettolosamente e con imbarazzo “Sì fidi”. Nonostante la risposta, Sortino interpreta la fuga del sindaco, attorniato da molti giornalisti, rivolgendosi inaspettatamente verso l’obiettivo ed esclamando: “Non ci possiamo fidare!” Lo sguardo è molto connotato, canzonatorio e da ebete. Con quest’affermazione, Sortino chiude con una conclusione forte tutto il percorso compiuto fino a quel momento. 4.2.2 Sortino e lo spettatore Il fine comunicativo dell’inchiesta è rilevare l'incombenza e la pericolosità della privatizzazione e la mercificazione della vita a lei connessa, basandosi su esperienze concrete come Napoli e Arezzo. L'inchiesta gioca molto sul modo di porsi del conduttore, sui casi presi in esame e sul tipo di montaggio utilizzato. Il conduttore è sempre presente, è il garante fisico e ideale dello svolgimento dell'inchiesta. La sua funzione è di descrivere e di legare tra loro le varie notizie, per conferire continuità e ritmo alle informazioni che si susseguono. Si pone come conduttore oggettivo in funzione dei casi che illustra, ma esercita anche un ruolo di commento e di valutazione. Sortino come conduttore non è imparziale. Da subito prende una posizione con il tipo di frasi sopra riferite. Viene così da subito introdotto il concetto di mercificazione della vita e anche la scelta di intervistare Beppe Grillo non è casuale al fine di suffragare questa presa di posizione. Alla fine quando Sortino intervista il sindaco di Napoli, lo fa deridendolo e con la frase conclusiva avvalora ulteriormente la sua posizione. Sortino da “brava iena” incarna la figura del paladino dei cittadini e per questo non assume un atteggiamento obiettivo: Le Iene quando svolgono un’inchiesta assumono un punto di vista dichiarato. Perfino il tono di voce è modulato secondo la sfera emotiva che si vuole creare: un senso di allerta e ansia per la minaccia della dilagante privatizzazione. Con l'interrogazione iniziale: “Lo sapete di che cosa è fatto l'uomo?” il conduttore lancia un ponte ideale verso l’altra parte dello schermo, mettendo in scena una comunicazione di tipo conativa ed emotiva, rafforzate dall’uso sistematico di primi piani durante tutta l’inchiesta. L'attenzione dello spettatore è sollecitata dal flusso continuo di parole e il volume e il tono di Sortino sono costanti. La voce segue andamenti enfatici, musicali e sincopati: il ritmo delle parole è scandito, sostenuto e si caratterizza secondo un andamento a terzine. La commistione di monotonia e ritmo è quindi funzionale alla sensazione di ansia e allerta: lo spettatore è letteralmente “martellato” dalla serie continua di domande e informazioni e per questo costretto a seguire con attenzione l’inchiesta. Acquistano particolare rilevanza anche gli elementi non verbali, come la mimica facciale, la posizione del corpo (sempre teso verso lo spettatore) e lo sguardo. Si pensi allo sguardo in macchina in primo piano all’inizio, o lo sguardo con cui si conclude il servizio. Come scritto precedentemente, lo sguardo in macchina è tipico della televisione, ma combinato ai primi piani rafforza il contratto fatto con lo spettatore. Il pubblico non può più mantenere il ruolo di semplice spettatore: è chiamato ad una “partecipazione cognitiva e affettiva forte” sul tema. 48 Augusto Sainati - Massimiliano Gaudiosi, Analizzare i film, Marsilio, Venezia 2007, Pag. 140. 48 4.2.3 Strategie di postproduzione Il tema dell'acqua è trattato con la suspense, che “consente di garantire tenuta e solidità all'intero servizio”. 49 Il montaggio è curato, serrato ed incalzante, predilige stacchi netti tra i vari piani e vengono utilizzati primi piani che si alternano velocemente attraverso zoom in e zoom out. Il montaggio del servizio converge con il linguaggio pubblicitario e del video clip. Un tipo di montaggio che aumenta la concitazione della scena e coinvolge prioritariamente la sfera percettivo-emotiva dello spettatore. Gioca sul flusso continuo, rapido di immagini e suoni non tutti controllabili a livello cognitivo, per la troppa velocità con la quale passano sullo schermo. Si pensi agli inserti visivi tra un'inquadratura e un’altra (fumetti, immagini, frame, foto..). L’irruzione sorprendente di questi elementi richiederebbe un maggior tempo di lettura, che sembra essere volutamente negato da una durata breve. È come una sottrazione del sapere. Lo spettatore è colto all’improvviso e allo stesso tempo vuole sapere cosa viene immediatamente dopo. Gli inserti, oltre a questa funzione, svolgono anche un ruolo di punteggiatura. “Aprono la porta” ai concetti successivi. Oltretutto avvalorano ciò che dice il conduttore sul piano concettuale. Un esempio è quando Sortino parla di degenerazione dei privati e subito dopo appare l’immagine di una prosperosa tirolese, che sembra travolgere lo spettatore. Questa è una chiara metafora visiva che pone l’accento sul concetto della degenerazione. Inserti visivi La lunghezza delle singole inquadrature è fondamentale nella creazione del ritmo: esse non superano la durata di sei secondi. Attraverso il montaggio rapido di brevi inquadrature, la scena è frammentata, creando così un ritmo concitato che accresce la tensione emotiva. Per fare ciò è utilizzato un tipo di montaggio chiamato a secco o ad effetto, che viene realizzato con una velocità nella sequenza di tagli delle immagini. Per quanto riguarda il montaggio delle inquadrature, il punto 49 Axel Fiacco, Capire i format. Che cosa sono, come funzionano, come si progettano, Editori Riuniti, Roma 2007, Pag 103. in cui si effettua lo stacco su un’inquadratura successiva e diversa, si effettua al termine di ciascuna frase compiuta. Durante l’intervento diretto di Sortino, ci sono principalmente collegamenti spaziali sulla sua persona, per esempio si passa da un campo medio ad un primo piano nella continuità dell’esposizione orale. 50 Un altro metodo di montaggio è quello cosiddetto in macchina, in pratica quando è ripresa l’azione intera con l’inquadratura principale, il così detto master shot e successivamente si effettua una ripresa della stessa azione per ogni angolazione e campo differente, che si aggiungono successivamente al master shot in sede di montaggio. Così ad esempio, Sortino esordisce parlando del comune di Napoli e si coglie alle sue spalle uno scorcio della città, nella frase successiva viene modificato il punto di ripresa con un diverso scorcio. La funzione è di creare un flusso narrativo che simula un evento non-fictional, ma che in realtà è del tutto organizzato a priori. Es. di montaggio in macchina durante la conduzione Un'altra caratteristica della postproduzione, in quest’inchiesta, è l’alterità temporale. Sono usati effetti di accelerato e di rallenti. Ad esempio: nella scena in cui Sortino parla della situazione Aretina appoggiato su una fontana, viene fatto uno zoom in con un leggero rallenti sulla fontana che sgocciola e successivamente uno zoom out accelerato che ritorna su Sortino. Queste strategie sembrano commentare la scena: il rallenti da un lato sottolinea la metafora visiva della fontana, anticipando le conclusioni negative sul problema dell'acqua ad Arezzo (in altre parole i mancati investimenti promessi dai privati ai cittadini), dall’altro è uno strumento provocatorio che rileva nuovamente la visione imparziale di Sortino. Metafora visiva tra Arezzo e l’acqua 50 Wolfgang M. Achtner, Il reporter televisivo. Manuale pratico per un giornalismo credibile e di buona qualità, Morlacchi, Perugia 2006, Pag. 337. L’accelerazione è usata anche negli spostamenti del conduttore, evidenziando l’azione senza interrompere lo svolgimento dell’inchiesta. Un altro effetto utilizzato è quello del frame stop, ad esempio quando è citato Alex Zanotelli, oppure quando è ripreso il cartello della società NuoveAcque S.P.A. Il frame stop opera una pausa temporanea, “congela” il tempo e il movimento dell’inquadratura. Molteplici sono le sue funzioni: focalizza l’attenzione dello spettatore su personaggi od oggetti ed enfatizza particolari istanti, come il frame stop sulla notizia della censura dello spettacolo di Beppe Grillo. Frame stop di Alex Zanotelli Frame stop di Beppe Grillo Il montaggio di quest’inchiesta non è invisibile. Primi piani, stacchi netti, espressioni “forti”, sguardi in macchina, alterazione della normale scansione delle parole e alterazione del tempo, sono tutti espedienti usati per creare interesse, trasmettere determinati significati e creare una risposta emotiva dall'altra parte dello schermo. 4.2.4 La grafica Nell’inchiesta la grafica appare principalmente nei sottopancia. 51 I font sono senza grazie e rigorosamente di colore bianco su sfondo nero. Anche questi sono pensati in modo diverso a seconda della scena e della funzione nelle quali s’inseriscono, rafforzando il diverso fine comunicativo di ogni scena alla quale si collegano. Così, i font sono di colore giallo, che per definizione dà un senso di allerta, nella sotto-titolatura dell’intervista nascosta a Paolo Ricci, oppure in altri casi sono utilizzati con modalità diverse per condizioni di migliore leggibilità del testo. Nelle interviste istituzionali i sottopancia sono composti da due mascherini rettangolari neri, uno sul lato superiore e uno sul lato inferiore, su quello superiore vi è il titolo: “Acqua ai privati?” e su quello inferiore compaiono il nome e le credenziali dell’intervistato. 51 Sottopancia: tutto ciò che si riferisce a titolazioni, per maggiore comprensione e informazioni riguardo al video. In genere nomi o luoghi che compaiono in video. Grafica: i mascherini La grafica oltre ad avere una funzione di supporto alle informazioni e a ciò che lo spettatore vede, ripete quello che il conduttore dice oralmente. Per esempio quando Sortino elenca i numeri delle quote associative, compaiono in sovrimpressione gli stessi, sotto forma di titolo colorato. Grafica: i numeri Lo stile complessivo della grafica è in linea con il mood dell’intero servizio. Riprende la grafica Pop, che usa font senza grazie, colori saturi, piatti e linee curve. Uno stile non impegnativo, puramente estetico e diretto. 4.2.5 Il sonoro La parte sonora è presente come elemento di sostegno delle immagini e come veicolo di emozioni. Ci sono per lo più effetti sonori che fanno sì che il servizio, oltre al ritmo visivo, abbia pure un ritmo uditivo accattivante e simbolico. Questi effetti sono utilizzati principalmente in combinazione con gli inserti visivi prima citati. La loro funzione è simbolica, è trattata secondo il linguaggio del cartone animato e del fumetto, commentando le scene. Si pensi ai bip sonori (ormai entrati nel linguaggio televisivo acquisito dal pubblico, in sostituzione di parolacce irriferibili), utilizzati nelle interviste di Paolo Ricci e Rosa Russo Iervolino. Per quanto riguarda la musica, i brani musicali utilizzati sono incalzanti e trasmettono il mood delle scene in cui sono utilizzati, ad esempio durante gli accelerati di Sortino, si ascolta un brano punkrock, oppure nei momenti di conduzione del servizio si ascolta un brano elettronico in loop, con cui si sottolineata la componente d’ansia e la continuazione in itinere del servizio stesso. 4.2.6 Le interviste Le interviste di quest’inchiesta sono strutturate differentemente tra loro e organizzate in funzione del fine complessivo dell'inchiesta. Ci sono interviste istituzionali, interviste d’assalto, interviste nascoste e interviste del genere M.O.S. Le interviste istituzionali sono fatte a Riccardo Petrella e a Carlo Schiatti. Questi due personaggi nell’inchiesta svolgono una funzione d’attendibilità, sono i pilastri imparziali della questione. Petrella è l’esperto di globalizzazione, Carlo Schiatti è la voce obiettiva della situazione aretina. Riccardo Petrella e Carlo Schiatti Le domande fatte agli intervistati non sono provocatorie, Sortino non cerca di metterli in difficoltà, chiede loro un’efficace testimonianza. La composizione dell'immagine nell’intervista è classica, il soggetto è centrale, frontale e il suo sguardo è posto sul terzo superiore, nel rispetto della regola dei terzi. L'inquadratura è a mezzo primo piano (mezzobusto), inquadratura tipica dei lettori del telegiornale. Gli intervistati guardano in macchina, o leggermente fuori campo con lo sguardo rivolto all’intervistatore seduto vicino alla macchina da presa. La camera non è “in piano”, è leggermente angolata verso l'alto. La ripresa dal “basso” accentua l'importanza dei soggetti intervistati. La videocamera sembra essere fissata su un cavalletto (non si esclude l’uso di un faro per schiarire la scena), ma è molto probabile che sia direttamente appoggiata sulla scrivania dell'intervistato. Le interviste d’assalto sono quelle fatte invece a Paolo Ricci, presidente di NuoveAcque S.P.A e al sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino. Narrativamente questi due personaggi sono gli antagonisti, coloro che hanno privatizzato o vogliono privatizzare. Paolo Ricci L’intervista a Paolo Ricci è fatta con la camera a spalla, in presa diretta. In seguito alla domanda provocatoria di Sortino: “C’è qualcosa di cui si pente?”, l’attesa della risposta viene sottolineata da un rallenti e da un “bip” sonoro. Questa scelta anticipa i paradossi della privatizzazione. Successivamente, la camera riprende di nascosto Paolo Ricci. In questa parte dell’intervista Paolo Ricci spiega a Sortino la contraddittorietà dei patti parasociali, che, di fatto, danno pieni poteri alla parte privata. È probabile che la camera accesa e non in posizione di ripresa, sia una scelta stilistica del momento per enfatizzare il paradosso della privatizzazione aretina e aumentare il senso d'allerta, dando così l’idea di uno scoop, ma in realtà si tratta di un’informazione costruita, poiché il tono della risposta di Paolo Ricci è normale nella forma di un sereno colloquio e quanto viene a riferire è in realtà facilmente riscontrabile negli stessi documenti pubblici dei patti parasociali, di cui si fa menzione. L’intervista al sindaco di Napoli, è un’intervista d’assalto vera e propria, nel senso che non c’è un accordo preventivo con l’intervistato e lo stesso viene trattenuto in condizioni non ufficiali, ma occasionali. Il sindaco, attorniato da altri giornalisti ed operatori, è colto senza preavviso. Sortino, assieme l’operatore che lo segue, si fionda e placa Rosa Russo Iervolino Qui l’operatore ha la camera a spalla e cerca di seguire l’intervistatore e il bersaglio in mezzo alla folla. Per queste ragioni l’inquadratura è stretta, in modo da essere incentrata sul soggetto dell’intervista. Le domande di Sortino sono di sfida. Il sindaco per ben due volte inverte la parola “pubblico” con “privati” e Sortino se ne prende gioco, sottolineando i lapsus. Sortino deride il sindaco di Napoli L’intervistatore si pone con un atteggiamento fastidioso, come fosse un bambino indisponente, mettendo in difficoltà l’intervistato. Pure in quest’intervista, alla domanda: “Mi fido?” sono usati il rallenti e il bip sonoro, che sottolineano l’attesa della risposta; e così una frase o un’incertezza, che nell’intenzione dell’intervistato può non aver alcun valore di ufficialità, al contrario la consegue nell’intenzionalità dell’intervistatore. E di conseguenza si sminuisce il significato e la sicurezza della risposta successiva (“Sì fidi”). Questa scelta, ha sempre la funzione di giustificare la posizione di Sortino. Un'altra intervista con la camera a spalla è quella fatta a Beppe Grillo, nelle quinte di uno spettacolo. Beppe Grillo Interessanti sono i movimenti di macchina che fa l’operatore, egli si avvicina con un movimento ondulatorio verso l’intervistato. Questo per focalizzare l’attenzione sulle risposte di Beppe Grillo, che con lo sguardo in macchina si rivolge manifestamente al pubblico di casa. L’intervista a Beppe Grillo non è casuale. Egli è un comico che, emarginato dai palcoscenici televisivi, si è formato un suo pubblico e una cerchia di seguaci (i Grillini), strumentalizzando facilmente il malcontento giovanile e l'anti-politica. È una figura carismatica popolare, che attraverso la sua immagine riesce a dar voce al popolo, trasformandola in una corrente di pensiero. Si propone come leader delle masse e quindi, chi meglio di lui può personificare la sfiducia nella privatizzazione dell'acqua? Al suo posto poteva essere intervistato una qualsiasi persona facente parte dei comitati attivisti, ma a danno di un minore impatto mediatico. Beppe Grillo è il personaggio buono della vicenda trattata, che indirizza l’autore del servizio. Inoltre la specifica domanda di Sortino: “Cosa ne pensa della Privatizzazione?” non è fatta agli altri personaggi. Questa scelta dichiara ulteriormente la mancata neutralità del servizio della iena. Un altro tipo d’intervista d’assalto è quella fatta alle persone per strada. Questo genere d’intervista è conosciuto con il termine tecnico M.O.S., Sortino intervista le persone comuni per avere un’opinione sulle tariffe dell’acqua ad Arezzo. Sortino intervista due signore per strada Utilizza queste interviste a titolo d’opinione pubblica e per dare visibilità alle “vittime” della privatizzazione. Tali rappresentazioni in televisione acquistano credibilità. Ma secondo Achtner, 52 non bisogna utilizzare questo tipo di soundbite 53 come un sondaggio che determina le opinioni della maggioranza dei cittadini, è quindi scorretto non rappresentare i vari punti di vista di una questione quando si fa uso di questo tipo d’intervista. Infatti, in quest’inchiesta i pareri dei cittadini sono tutti negativi, ancora una volta l’inchiesta segna la sua parzialità. Le interviste del servizio sono edite principalmente con tagli contenutistici combinati a dissolvenze incrociate molto veloci, impiegate per ammorbidire il taglio e quindi garantire la continuità del discorso e della scena. Questi tagli si notano nell’intervista di Petrella e di Carlo Schiatti. Sono utilizzati anche tagli stilistici (jump cut), come ad esempio durante l’intervista di Paolo Ricci. Questi tagli non tolgono informazioni all’intervista, ma i movimenti dell’intervistato. Lo scopo di questa strategia è sempre volto a garantire la concitazione e a porre l’accento sulla risposta, che spesso è l’elemento chiave del discorso. 4.2.7 Conclusioni La questione della privatizzazione dell'acqua è contraddittoria. Nell’inchiesta sopra descritta si vuol dimostrare che se si privatizza, si mercifica la vita. A Napoli si è a un passo dalla privatizzazione. Ad Arezzo è già successo e i risultati non si sono fatti attendere. La contraddittorietà diviene ufficiale con l'intervista a Riccardo Petrella. Per indagare il tema della privatizzazione lo s’identifica con il fatto di cronaca che ha coinvolto Beppe Grillo e Alex Zanotelli. Per capire se la privatizzazione è una soluzione efficace, sono presi in esame le città di Napoli e Arezzo. Sono intervistati gli addetti al settore, dando allo spettatore molteplici punti di vista. Presentando varie testimonianze si arriva ad un giudizio negativo: la privatizzazione non è una soluzione efficace. L’inchiesta di Sortino sull’acqua è un tipico esempio, della maniera di fare inchiesta del programma 52 Cfr. Wolfgang M. Achtner, Il reporter televisivo. Manuale pratico per un giornalismo credibile e di buona qualità, Morlacchi, Perugia 2006. 53 Soundbite: breve frase dal forte impatto mediatico. Le Iene. Attraverso strategie di conduzione e di postproduzione, si cerca di intrattenere lo spettatore, perché come detto sopra, il servizio è una piccola parte del programma che, come fine ultimo, si pone quello di divertire più che informare. Il tema dell’acqua è affrontato con parzialità ed è affrontato prendendo in esame due casi concreti che illustrano secondo gli esiti, il concetto simbolico e più ampio della mercificazione della vita. Il caso di cronaca legato a Beppe Grillo è un pretesto per parlare di acqua. La brevità del servizio non consente un approfondimento dettagliato sul tema, Sortino si limita a raccogliere le informazioni base utili ai i fini comunicativi fin qui illustrati. 5. RaiNews24: un'informazione essenziale 5.1 Un canale satellitare per l'informazione Nell’introduzione del primo capitolo, abbiamo parlato di boom dell’informazione, un periodo in cui si assiste anche alla rapida convergenza dei diversi media. Di questo scenario di sinergie dell’informazione, un’emittente televisiva italiana, accoglie le nuove modalità, nasce in Italia, il 26 Aprile del 1999 RaiNews24, un canale all news di informazione. La realizzazione di un canale pubblico all news, era previsto dal Contratto di Servizio tra la RAI e il Ministero delle comunicazioni. RaiNews24 trasmette in simulcast notizie no-stop 24 ore su 24, su piattaforma sia satellitare che internet: è disponibile in chiaro sul digitale terrestre e satellite, sul web e in tecnologia iptv. Il 10 novembre 2006, l'emittente ha creato il suo canale Youtube, con il quale pubblica video tratti dai notiziari e dalle rubriche andate in onda. Il capostipite di questo formato all news è la CNN, che propone notiziari cadenzati per l’intero arco della giornata e tra un notiziario e l’altro colloca magazine e approfondimenti su sport, meteo ed economia. Nel panorama della convergenza mediale, RaiNews24 è un esempio di innovazione di linguaggio informativo a costi contenuti: è stato il primo canale europeo ad adottare un'interfaccia “multifinestra”, che le conferiva un aspetto particolare ed unico. Input audio, video e testuali erano presenti e impaginati contemporaneamente sullo stesso schermo, in modo da offrire le notizie su più canali e in continuazione. Convivono cioè in una sola schermata più schermate (finestre) impaginate ad hoc e in ogni finestra va in onda simultaneamente un contributo a sé stante, come fossero le schermata di un computer. Inoltre, la particolare architettura basata sull'Html, rende RaiNews24 anche particolarmente economico in fatto di gestione tecnica. Innovazione, convergenza e trasparenza di linguaggio, sono i principi che hanno guidato e condotto la RAI nel realizzare un canale all news digitale-multimediale italiano. Unico nel panorama europeo, per fattori innovativi e fattori scelti di eccellenza, come: il glocal (è un'emittente che si interessa di notizie nazionali che hanno uno spessore globale), il linguaggio obiettivo (un linguaggio chiaro, esente da qualsiasi coloritura linguistica e che risponde sempre alle 5W del giornalismo anglosassone) e la ricerca multi fonte: RaiNews24 si approvvigiona da fonti multiple di sistema, (come le “Borse”), anche molto diverse tra loro, per garantire al suo utente uno sguardo il più internazionale possibile. Seguendo questi obiettivi, RaiNews24 si propone come la prima emittente di news 24 ore su 24, basata su un’offerta, se pur internazionale, anche nazionale. RaiNews24, infatti, si offre come canale di servizio di pubblica utilità, di approfondimento e analisi, con uno sguardo rivolto alla sfera internazionale ma allo stesso tempo attento al locale, rilanciandone tutto ciò che ha una natura e un riverbero globale. Perciò RaiNews24, non segue la cronaca e le vicende di interesse umano (come il ragazzo che non ha più una mano a causa di un petardo difettoso), ma piuttosto rivolge il suo interesse a realtà più estese, come ad esempio la nuova politica economica del Brasile. Dedicherà quindi maggior spazio ad informazioni che hanno un raggio di interesse sui possibili risvolti del Paese. www.rainews24.it 5.1.1 Il palinsesto RaiNews24 divide l’intera giornata in novantasei moduli di quindici minuti l’uno. La programmazione si configura in vari formati: notizie, approfondimenti di notizie, rassegne tematiche, rassegna internet, agende su eventi e incontri, rassegne stampa e apertura/chiusura delle Borse. Con un palinsesto così disposto, l’obiettivo di RaiNews24 è quello di offrire un’informazione dedicata, ricca, imparziale e completa, che si propone come possibile strumento di lavoro, di valutazione della realtà e di approfondimento dell’ opinione. Così facendo, RaiNews24 accompagna la sua utenza attraverso la mole di informazioni quotidiane che provengono da qualsiasi media, internet compreso. Il concept di RaiNews24 si basa sulla selezione delle informazioni. RaiNews24 deve essere efficiente nella selezione dei contenuti e prestare maggior cura (rispetto alle altre emittenti) nel vaglio e aggiornamento delle notizie, in modo da soddisfare l’esigenza informativa del suo pubblico. L’utenza non è quella generalista che attende l’appuntamento serale dei TG, ma è un’utenza specifica: il target group è formato dal ceto professionale, di istruzione medio-alta, che sa che accedendo al canale all news può avere una visione degli avvenimenti, integrata e di respiro internazionale. Nella selezione, il canale si assume il compito di individuare le notizie attimo dopo attimo e quindi di isolarle e mandarle in onda, si propone quindi secondo un giornalismo di composizione piuttosto che di descrizione, il quale registra, individua, confeziona, ridistribuisce e archivia il materiale informativo. Queste fasi rendono RaiNews24 un’emittente di postproduzione, che adotta sempre il digitale per ogni fase produttiva e postproduttiva, in modo da delineare il materiale oltre che per la TV e web tv, anche per il sito e portale web di ricerca. 54 5.1.2 La catena produttiva Le redazioni del canale, sono strutturate per mandare in onda notiziari a cadenze fisse e ripetute, ma anche occasionali. Le fasi principali della catena produttiva sono: 1. Si ricava del materiale informativo da internet, dalle agenzie, dai free lance, da tutte le fonti possibili. 2. Si immagazzina il materiale in alta risoluzione video in stazioni di backup, gestite da un video server. Successivamente i contenuti sono organizzati in data base. 3. I testi sono gestiti in un server, a cui hanno accesso diversi computer organizzati secondo una rete interna. 4. Si scelgono le notizie e i redattori hanno a disposizione le immagini immagazzinate in bassa risoluzione, su queste possono scrivere i servizi, evitando così di fare “radio in video”. 55 5. I servizi poi vengono montati seguendo un’edit list delle immagini in bassa risoluzione. 6. Si organizzano i servizi secondo la scaletta di redazione, che poi andranno in onda gestiti dalle varie workstation delle diverse piattaforme. 5.1.3 Le inchieste di RaiNews24 La redazione inchieste di RaiNews24 nasce nel 2004, dal lavoro di Maurizio Torrealta, giornalista, redattore del Tg3 e collaboratore della trasmissione radiotelevisiva Samarcanda. L'inchiesta (del novembre dello stesso anno), realizzata insieme a Sigfrido Ranucci, sull'uso del fosforo bianco durante la battaglia di Falluja (Falluja, la strage nascosta), inaugurò il lavoro del 54 55 Cfr. Michele Mezza - Edoardo Fleischner - Pierluigi Boda, Internet e le madri di tutte le tv. Il progetto RaiNews24, Rai-Eri, Roma 2000. Enrico Menduni, I linguaggi della radio e della televisione. Teorie e tecniche, Editori Laterza, Bari 2002. Cfr. Wolfgang M. Achtner, Il reporter televisivo. Manuale pratico per un giornalismo credibile e di buona qualità, Morlacchi, Perugia 2006, Pag. 41. gruppo di giornalismo investigativo di RaiNews24. 56 La risonanza internazionale che quell'inchiesta ebbe, convinse l’allora direttore di RaiNews24, Roberto Morrione, dell’importanza di creare una struttura che si occupasse a tempo pieno di giornalismo investigativo. Fu quindi costituita una piccola redazione di cinque persone (Maurizio Torrealta - Caporedattore, Flaviano Masella - Capo servizio, Mario Sanna - Inviato, Angelo Saso Inviato, Valentina Fenu - Redazione), disposte a svolgere questo lavoro, pur con mezzi contenuti (pure loro applicano la tecnica del videogiornalismo - Vedi capitolo su Report). Dal 2005 la redazione inchieste di RaiNews24, ha realizzato più di cento documenti televisivi. Ogni settimana va in onda un programma dal titolo: L’inchiesta, in cui si trasmette un’inchiesta della durata di circa ventiquattro minuti, il cui obiettivo è quello di analizzare e scoprire fatti sociali e politici, facendo chiarezza sui loro aspetti più controversi , senza fermarsi alle apparenze. Il programma cerca di scoprire meccanismi causali, protagonisti nascosti, senza limitarsi alle dichiarazioni ufficiali delle agenzie e dei vari portavoce informativi, cercando così di scoprire e/o ricostruire i fatti, non limitandosi ad una semplice narrazione di questi. Il nucleo giornalistico di RaiNews24 è stato creato con il proposito di fare luce su temi più scottanti dell’attualità e dei temi che hanno influenza sul vivere civile o che comportano un coinvolgimento di interessi internazionali sia in modo pacifico che conflittuale. Il modello di giornalismo seguito, è quello definito dalla celebre immagine americana del Watchdog (il cane da guardia dell’interesse pubblico). Ma accanto alle inchieste di sapore puramente investigativo, il programma crea anche inchieste con uno sguardo al sociale e divulgativo, su temi meno contraddittori in termini di relazioni internazionali, ma sempre specchio delle diverse inefficienze del Paese. 5.1.4 I temi delle inchieste Le inchieste affrontano temi nazionali, internazionali, legati all’economia politica e alla società civile, come ad esempio la mafia. Questo tema è stato trattato varie volte per indagare le organizzazioni diffuse sul territorio italiano e le loro connessioni internazionali. Qui di seguito alcuni esempi di inchieste. AFFARI CINApoletani di Flaviano Masella (19 giugno 2008) L'inchiesta "Affari CINApoletani" si occupa dei business criminali dei clan cinesi a Napoli. È un’inchiesta sulla mafia cinese, che si muove con la stessa ferocia e spregiudicatezza della mafia e camorra, ma senza dare nell'occhio. La mafia cinese è sempre più diffusa nel nostro Paese. I clan asiatici sono talmente potenti da essere diventati la quinta mafia, come si legge nei dossier 56 Indirizzo u.r.l dell’inchiesta: http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchiesta/body.asp inediti della Dia e dello Scico, il reparto specializzato contro il crimine organizzato della Guardia di finanza. Se rapimenti, estorsioni e investimenti in ristoranti sono business che le Triadi gestiscono all'interno della comunità senza infastidire nessuno, i nuovi interessi della mafia cinese confinano spesso con quelli di camorristi, 'ndrine e famiglie siciliane. Mafia cinese, camorra e 'ndrangheta hanno messo in piedi una rete che si basa sullo sfruttamento del nostro sistema portuale, per introdurre nel nostro paese prodotti contraffatti, il cui racket costituisce una parte cospicua degli affari milionari delle organizzazioni cinesi. La Slovacchia nell'euro. Un'arma a doppio taglio di Mario Forenza (2 aprile 2009) Un’inchiesta sulla Slovacchia che dal primo gennaio del 2009 è entrata nell’unione europea. Dal 1993, anno della scissione della Cecoslovacchia e della separazione dalla Repubblica Ceca, l'economia di questo Paese dell'Est Europa non ha fatto che crescere. Oggi la Slovacchia può vantare un sistema finanziario robusto, che la rende resistente agli urti della crisi globale e le fa fare la parte del “leone” rispetto alla vicina Repubblica Ceca, che sta vivendo una crisi economica e politica. Angeli fai da te di Mario Forenza e Flaviano Masella (25 dicembre 2008) Sono quasi tremila, in Italia, le persone che vivono in stato vegetativo a causa di gravi cerebrolesioni. La maggior parte di loro è assistiti a casa dai propri familiari. L’inchiesta compie un viaggio in questo mondo, fatto di tanta fatica per le famiglie, finanziamenti pubblici spesso al limite dello stretto indispensabile, ma anche di solidarietà. Quello che risulta è un quadro in “chiaroscuro”, con forti differenze fra il nord e il sud del Paese riguardo l’erogazione di servizi domiciliari per questi pazienti, costretti a stare a letto per mesi, a volte anche per anni. Un altro argomento trattato diverse volte con sguardi differenti dalla redazione di RaiNews24 è la Guerra. In particolare la redazione inchieste ha svolto un continuo monitoraggio sui retroscena e le irregolarità che si sono verificate nei diversi teatri di guerra, in particolare quello mediorientale. È qui infatti che è stato riscontrato dalle cronache l'uso di armi non convenzionali (come quelle al fosforo bianco o come le cluster bombs). L'innovazione dell'industria bellica è anche al centro dell'inchiesta "Protesterai con Dolore. Il paradosso dell'arma innocua che può cambiare la Democrazia"di di Mario Sanna, Angelo Saso e Maurizio Torrealta. Un'indagine sul dispiegamento, in Iraq di armi a energia diretta, basate sulle microonde, come l’Active Denial System (ADS), e sulle possibili conseguenze dell'uso di armi non letali per fini di ordine pubblico. 5.2 Analisi del servizio Fino all’ultima goccia di Mario Sanna L’inchiesta di Mario Sanna (del 13 febbraio 2009) si occupa del tema dell’acqua, proponendo un percorso che parte dalla constatazione della scarsità della risorsa e che arriva alla sua privatizzazione. L'acqua sarà la causa della prossima crisi globale. È questo l'allarme a meno di due mesi dal Forum Mondiale sull'acqua, che si terrà in Turchia dal 16 al 22 marzo 2009. Secondo la FAO, nel mondo 1,1 miliardi di persone non ha accesso sufficiente a fonti d'acqua pulita e 2,6 miliardi non dispone di servizi igienici adeguati. Il problema della desertificazione, inoltre, preoccupa, sempre di più. Secondo l'ONU è necessario un cambio di rotta, eliminando gli sprechi individuali e collettivi. La questione dell'acqua è destinata dunque a diventare un tema centrale, perché la pressione demografica si farà sempre più forte. Così come lo sfruttamento delle risorse idriche: molti fiumi cinesi e indiani non arrivano più al mare, si stanno prosciugando dopo uno sfruttamento eccessivo. Il crescente aumento di domanda idrica sta spingendo verso la privatizzazione delle fonti idriche, in virtù degli enormi profitti che si possono ottenere dalla vendita del prodotto acqua, sempre più scarso, a volte creando contrasti politici. Ci sono, però, anche fenomeni di contro tendenza come la Municipalità di Parigi (alla scadenza della gestione privata del servizio idrico, la Municipalità di Parigi ha deciso di non rinnovare la gestione, rivelatasi fallimentare e di optare per una ripubblicizzazione del servizio, dal gennaio 2010). L’inchiesta si propone, con un chiaro scopo divulgativo e pedagogico, di offrire allo spettatore uno sguardo sull’ampio spettro di tematiche legate all’acqua, presentandogli diversi problemi, soluzioni, realtà ed esempi. L'autore dell'inchiesta non ricerca sul campo le diverse realtà legate all'acqua e le contraddizioni annesse, ma si limita ad offrire delle testimonianze ed opinioni a riguardo. Privilegia l’aspetto contenutistico rispetto a quello formale e per questo adotta strategie comunicative semplici, dirette e chiare, tipiche di un servizio giornalistico. 5.2.1 Gli intervistati Valerio Calzolaio: ONU Pasquale Seduto: Responsabile unità acqua – FAO Canio Zolo: Docente Università di Firenze Riccardo Petrella: Presidente contratto mondiale sull’acqua Tommaso Fattori: Comitato italiano contratto italiano sull’acqua Luciano d’Antonio: Forum italiano dell’acqua Anne Le Strat: Assessore municipalità di Parigi 5.2.2 Il linguaggio Il linguaggio, inteso come voce narrante e come scelta di taglio da dare al testo, è uno dei fattori che connotano le inchieste di RaiNews24. Il linguaggio dell’inchiesta è caratterizzato da brevi e chiari incisi di frasi coordinate. È probabile che questa scelta sia fatta nell’eventualità che il prodotto possa essere tradotto in lingue straniere. Il linguaggio utilizzato è pur sempre professionale e manca di qualsiasi sentimentalismo. È sobrio, appropriato, il più preciso possibile, non è allusivo ed eccessivamente ricercato. Mario Sanna utilizza esclusivamente la voce fuori campo, come se fosse un conduttore televisivo che spiega e rilancia i contenuti acquisiti. Lo fa attraverso esposizioni “scolastiche” e domande, le cui risposte sono date dalle testimonianze degli intervistati che si susseguono nella continuità dell’inchiesta. Egli non fa commenti personali, si limita a collegare i diversi temi, che man mano si sviluppano dalle interviste fatte agli esperti. Per rendere meglio questa modalità, si propone la trascrizione dei primi dieci minuti dell'inchiesta, in cui si capisce la struttura schematica di rilanci, domande e riassunti fatti dal giornalista, che si intrecciano con le interviste e che danno forma al testo dell'inchiesta. Giornalista Intervistati Intro - immagini Titoli di testa Giornalista voice over - 1° domanda: Quali le cause della scarsità d’acqua accanto all’aumento demografico? Intervistati rispondono e introducono ulteriori elementi legati alla scarsità del bene: desertificazione, produzione industriale massiccia e spreco quotidiano. Giornalista voice over - 2° domanda: Come si può ovviare al problema? Intervistati rispondono elencando una serie di soluzioni. Giornalista voice over - introduce il terzo intervistato che spiegherà un’ulteriore questione, quella dei conflitti per l’acqua. L’intervistato parla del conflitto israelo - palestinese e illustra le falde acquifere di Israele. Giornalista voice over - 4° domanda: E la falda acquifera più importate dové? Intervistato risponde facendo vedere una falda su una cartina. Giornalista voice over rilancia la questione dei conflitti, riassumendo che quello in medio oriente è solo un esempio dei tanti conflitti al mondo per l’acqua. Intervistati rimarcano la miriade di conflitti per l’acqua studiati anche statisticamente. Giornalista in voice over afferma che si possono trovare degli accordi. Intervistato parla di accordi e benefici legati a questi accordi. Giornalista in voice over - 5° domanda: può farmi qualche esempio? Intervistato risponde e fa l’esempio dell’accordo sul fiume Nilo. Giornalista in voice over fa un breve riassunto rimarcando la pericolosità dei contenziosi per l’acqua. Intervistato nella continuità dell’intervista ribatte facendo il punto su un altro problema: manca un regolamento internazionale che garantisca il diritto all’acqua per ogni vivente. Giornalista in voice over – 6° domanda: in relazione ad un diritto per l’acqua come bene comune, esiste una normativa internazionale che lo garantisce? Intervistato risponde negativamente. Giornalista in voice over – 7° domanda: C’è qualche paese che ha cercato di rimediare alla mancanza di questa normativa? Intervistato risponde e fa degli esempi, i paesi sono pochi. Viene inserita l’intervista di un altro intervistato che evidenzia che il diritto all’acqua diventerà sicuramente un diritto nuovo oltre a quelli già riconosciuti. Giornalista in voice over si rivolge all’intervista, introducendo il fatto che quest’ultimo sostiene che la questione è molto più complicata. Intervistato risponde rimarcando che l’acqua di cui ha bisogno l’uomo è quella potabile e quindi quella trattata dall’attività dell’uomo stesso, paragonandola a prodotti come il cibo Giornalista in voice over si rivolge alle immagini, introducendo e spiegando la questione boliviana. Questa conduzione rigorosamente giornalistica, risponde all’esigenza di una separazione tra narrazione dei fatti (Mario Sanna) e opinioni sui fatti (intervistati), in modo da non influenzare i giudizi dei telespettatori. Questa linea di conduzione è strettamente legata al concept dell'emittente, che come abbiamo visto precedentemente, si propone come canale prettamente informativo e obiettivo. Il clima imparziale è subito dichiarato allo spettatore dall’introduzione dell’argomento da parte di Valerio Calzolaio dell’ ONU e Pasquale Seduto, Responsabile unità acqua-FAO. Solo successivamente entra l’esposizione di Sanna. Viene offerto al pubblico un testo narrativo oggettivo e non ricercato, quasi fosse un articolo di giornale riportato in forma visiva. 5.2.3 Strategie di postproduzione Pure l’editing di quest’inchiesta rispetta il concept del canale televisivo e principalmente segue la tipologia del montaggio dei servizi tele giornalistici (parlato - immagini). Come detto in precedenza, l’inchiesta privilegia i fatti, senza troppe manipolazioni formali, pertanto, il montaggio non è personalizzato, ma anzi lineare e pulito. Le immagini sono usate principalmente come copertura del testo narrato e come supporto descrittivo di ciò che presenta il commento orale. Le immagini utilizzate, sono immagini di archivio e sono coerentemente combinate al testo. Sono tutte riprese con l’ausilio del treppiede, in modo da renderle stabili (sia se fatte in campo fermo sia se fatte con movimenti di m.d.p) e utilizzabili per scopi diversi. Il testo è sia direttamente correlato a ciò che lo spettatore vede al momento di sentire la narrazione (immagini descrittive), sia usato in modo complementare a certi aspetti della storia, senza descriverli (immagini di copertura). Rispettivamente queste tecniche sono conosciute con il nome di: writing to the picture e writing away from the picture. 57 Utilizzando entrambe le tecniche il giornalista ottiene in certi casi una sintonia tra immagini e il parlato, rendendo il messaggio più diretto, in altri casi, invece, arricchisce il quadro globale dell’inchiesta. 57 Wolfgang M. Achtner, Il reporter televisivo. Manuale pratico per un giornalismo credibile e di buona qualità, Morlacchi, 2006, Pag. 312. Esempi Parlato writing to the picture Valerio Calzolaio parla di spreco quotidiano dell'acqua: “Quando ci si pulisce i denti con lo spazzolino è meglio che il rubinetto sia chiuso (…) è meglio non innaffiare le piante con l'acqua potabile... Immagini di rubinetti aperti e persone che annaffiano il giardino di casa. Parlato writing away from the picture Queste immagini descrittive rafforzano il messaggio di Valerio Calzolaio. Mario Sanna: “ C'è qualche paese che ha cercato Immagini generiche di acqua. di rimediare? (...) Queste immagini non descrivono ciò che viene esposto dal parlato ma lo accompagnano. Le immagini sono inserite sopra al parlato degli intervistati e/o alla fine degli interventi, in modo da fare una pausa per ravvivare la lunga esposizione e anche per inserire successivamente il commento fuori campo del giornalista. Quando s’inseriscono le immagini, tra le varie interviste, si fa spesso uso di ponte sonori in modo da connettere le parti visive con le interviste, più precisamente per dare un senso di continuità visiva e di ascolto tra immagini e interviste senza creare bruschi passaggi tra le varie sequenze.58 Gli stacchi tra le immagini sono netti e puliti, come da consuetudine sono fatti al termine dei movimenti di macchina, ove ce ne sono e a volte invece sono accompagnati da leggere dissolvenze incrociate. Nell’introduzione dell’inchiesta, sempre in sede di montaggio, Mario Sanna e il montatore hanno scelto di creare una sequenza di apertura (pre-credits) 59 che anticipa i titoli di testa (open credits),60dove nell’introdurre il tema, oltre all’uso di immagini sull’acqua, gli intervistati parlano in 58 In relazione al tempo il suono si distingue in simultaneo: in un’inquadratura vediamo dei personaggi che parlano e nello stesso tempo ascoltiamo le loro parole e non simultaneo: in un’inquadratura ascoltiamo i suoni o le parole dell’inquadratura successiva, come nel caso del ponte sonoro. 59 Pre-credits: in produzioni cinematografiche e televisive con il termine pre-credits si intende la sezione del film, serie televisiva o prodotto televisivo in senso lato che è mostrata prima dei titoli di testa (open credits). È una breve sequenza che può introdurre i personaggi principali della storia, oppure una scena decisiva oppure qualcosa che all'inizio sembra non avere nessuna coerenza con la storia ma che nello sviluppo si rivela significativa. Nel caso di quest'inchiesta la sequenza è determinante nel dichiarare allo spettatore il tema che va a trattare. Questa tecnica ha quindi lo scopo di lanciare direttamente lo spettatore nella visione del prodotto e attirare l'attenzione dello spettatore. Questa tecnica è chiamata anche cold open o teaser format. 60 Open credits: in produzioni cinematografiche e televisive con il termine open credits si intende la prima sequenza di titoli di testa che mostrano i nomi dei membri principali della produzione. Di solito sono mostrati in sovrimpressione su uno schermo nero o su una fotografia o fermo fotogramma, oppure su qualche azione in movimento. Quando sono inseriti in una sequenza autonoma questa prende il nome di sequenza di titoli. generale di tutti i temi che si affronteranno successivamente, creando così un’aspettativa. Si cattura l’attenzione del pubblico e lo si sprona a volerne sapere di più. L’uso dei pre-credits, è un espediente con il quale si cattura l’attenzione del pubblico. Successivamente ai pre-credits, sono montati i titoli di testa. Questa è una breve sequenza in cui si citano le persone che hanno collaborato allo sviluppo del prodotto: Mario Sanna in qualità di autore e Massimiliano Cantatore in qualità di montatore. Fra i due titoli sono inserite immagini che creano una continuità con le prime immagini di apertura, entrambe le sequenze preludono all’argomento rappresentato. 5.2.4 Le interviste Le interviste sono riprese con un taglio classico da telegiornale: gli intervistati sono ripresi a mezzo busto, con lo sguardo rivolto leggermente fuori campo verso il giornalista. La macchina da presa a volte è fissa su un treppiede, in modo da dare stabilità all’intervista e non inficiare sul contenuto, a volte invece è libera, come ad esempio nelle interviste a Tommasi Fattori o a Riccardo Petrella. Nelle interviste le inquadrature rimangono fisse, ciò fa capire il rilievo che il giornalista vuole dare al contenuto e il modo in cui sono state riprese. Il giornalista è infatti da solo, come i video giornalisti di Report. Egli fa le riprese da sé con una sola videocamera e il microfono per ragioni operative e di comodità, è direttamente dato in mano all'intervistato. (Vedi capitolo su Report)